DIETRO AL CINESE
a Silvia Laura e SoďŹ a
La Veranda
Il corridoio
Il Salotto
La Cucina
Cameramia
Camera di SoďŹ a
Camera di Laura
Camera di Silvia
Il Bagno
La Terrazza
2
1
3
Via Otello Putinati 2 Via Otello Putinati 2, dietro al cinese. Grammaticalmente sbagliato, era il nostro indirizzo; altrimenti sia la posta, che le pizze, non arrivavano. E il problema era più per le pizze. Vivevamo in 4, poi si è aggiunto un bassotto. Era la formazione ufficiale. 4 ragazze e un cane abbaiante ad ogni citofonata e padrone dei divani. Poi c’erano i passanti, chi lavorava con noi, c’erano gli invitati a pranzo e gli invitati per il caffè, c’erano le cene e gli aperitivi in terrazza, poi c’erano le feste e i dopo feste, c’erano gli accampamenti improvvisati per dormire tuttiassieme o semplicemente per dormire. C’erano le rondini da sud e i continui rumori della strada da nord, c’era l’apertura e la chiusura della bulloneria sottocasa, e l’apertura aveva un che di impetuoso alle 8.30 della mattina; c’erano le vecchine che portavano i nipotini all’asilo e le vecchine della masnada; c’era il cancello, della masnada, anche lui pronto alla mattina a sbattere contro il lato della casa facendoci ognivolta vibrare. Poi c’era il tetto con i coppi, le perdite d’acqua, le visite dei topolini, gli scarafaggi ogni tanto, le zanzare vive e le zanzare morte sulle pareti e sul soffitto, anche sul soffitto. C’era il freddo del risveglio d’inverno e c’era poi per tutta la giornata. C’era il caldo senza pace fuori e noi dentro, senza pace e col caldo. C’era a volte la nebbia in terrazza, che veniva in pace. C’era la terrazza e il suo bitume e sul bitume le nostre piante. C’era la veranda come terradimezzo, secondo salotto e unico deposito di qualsiasicosa. C’erano poi tutte quelle finestre! un’affaccio su diverse immagini che a poco a poco si conoscevano a memoria. C’era la cucina senza la porta e la porta fuori in veranda senza la sua cucina. C’era la colazione in 3 alla mattina, perché anche se eravamo in 4, in cucina c’erano solo 3 sedie. C’era poi quella sedia sotto alla credenza che era meglio non sedersi lì, c’era la puzza delle patate e cipolle e aglio e forse chissà che altro che a primamattina non era molto indicato (neanche nel resto della giornata in realtà). C’erano cose appese ai muri, ricordi di cose appese ai muri, ricordi di muri bianchi. C’erano cose appese ai lampadari, su palle di natale. C’erano le mattonelle delle varie stanze, bellissime, quasitutte diverse. C’era il bagno trapezoidale e in bagno nessuna presa. C’erano le nostre camere e c’eravamo noi, principalmente in salotto. Via Otello Putinati 2, era dietro il ristorante cinese. In una corte che era un po’ il retro della strada, il retro del cinese, il retro del palazzo, il retro della bulloneria, il retro del sottocasa e, in ultimo, un parcheggio. Ci abbiamo abitato per diversi anni, chi 6, chi 5, chi 4. Siamo state bene. C’era anche una targa, dedicata al signor Otello. Aveva alloggiato nel palazzo all’ingresso della via, all’ingresso della corte, sul ristorante cinese, lui.
Via Otello Putinati 2 Via Otello Putinati 2, dietro al cinese. Grammaticalmente sbagliato, era il nostro indirizzo; altrimenti sia la posta, che le pizze, non arrivavano. E il problema era più per le pizze. Vivevamo in 4, poi si è aggiunto un bassotto. Era la formazione ufficiale. 4 ragazze e un cane abbaiante ad ogni citofonata e padrone dei divani. Poi c’erano i passanti, chi lavorava con noi, c’erano gli invitati a pranzo e gli invitati per il caffè, c’erano le cene e gli aperitivi in terrazza, poi c’erano le feste e i dopo feste, c’erano gli accampamenti improvvisati per dormire tuttiassieme o semplicemente per dormire. C’erano le rondini da sud e i continui rumori della strada da nord, c’era l’apertura e la chiusura della bulloneria sottocasa, e l’apertura aveva un che di impetuoso alle 8.30 della mattina; c’erano le vecchine che portavano i nipotini all’asilo e le vecchine della masnada; c’era il cancello, della masnada, anche lui pronto alla mattina a sbattere contro il lato della casa facendoci ognivolta vibrare. Poi c’era il tetto con i coppi, le perdite d’acqua, le visite dei topolini, gli scarafaggi ogni tanto, le zanzare vive e le zanzare morte sulle pareti e sul soffitto, anche sul soffitto. C’era il freddo del risveglio d’inverno e c’era poi per tutta la giornata. C’era il caldo senza pace fuori e noi dentro, senza pace e col caldo. C’era a volte la nebbia in terrazza, che veniva in pace. C’era la terrazza e il suo bitume e sul bitume le nostre piante. C’era la veranda come terradimezzo, secondo salotto e unico deposito di qualsiasicosa. C’erano poi tutte quelle finestre! un’affaccio su diverse immagini che a poco a poco si conoscevano a memoria.
C’era la cucina senza la porta e la porta fuori in veranda senza la sua cucina. C’era la colazione in 3 alla mattina, perché anche se eravamo in 4, in cucina c’erano solo 3 sedie. C’era poi quella sedia sotto alla credenza che era meglio non sedersi lì, c’era la puzza delle patate e cipolle e aglio e forse chissà che altro che a primamattina non era molto indicato (neanche nel resto della giornata in realtà). C’erano cose appese ai muri, ricordi di cose appese ai muri, ricordi di muri bianchi. C’erano cose appese ai lampadari, su palle di natale. C’erano le mattonelle delle varie stanze, bellissime, quasitutte diverse. C’era il bagno trapezoidale e in bagno nessuna presa. C’erano le nostre camere e c’eravamo noi, principalmente in salotto. Via Otello Putinati 2, era dietro il ristorante cinese. In una corte che era un po’ il retro della strada, il retro del cinese, il retro del palazzo, il retro della bulloneria, il retro del sottocasa e, in ultimo, un parcheggio. Ci abbiamo abitato per diversi anni, chi 6, chi 5, chi 4. Siamo state bene. C’era anche una targa, dedicata al signor Otello. Aveva alloggiato nel palazzo all’ingresso della via, all’ingresso della corte, sul ristorante cinese, lui.
AVANTI, IL CINESE