Angela Galeano
Antichi spazi nuove funzioni Restauro e rifunzionalizzazione di una residenza di campagna alle pendici dell'Etna
Relatore: Prof. Ing. Santi Maria Cascone 1
UniversitĂ degli studi di Catania FacoltĂ di Ingegneria Dipartimento Ingegneria Civile e Architettura C.d.L. Ingegneria Edile Architettura a.a. 2014/2015 Relatore: Prof. Ing. Santi Maria Cascone
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Angela Galeano
Antichi spazi nuove funzioni Restauro e rifunzionalizzazione di una residenza di campagna alle pendici dell'Etna
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“I manufatti architettonici ereditati dal passato sono percepiti, non come testimonianze intangibili ma come materie vive, come exempla che proprio attraverso disponibilità all’ ”alterazione” manifestano la propria vitalità nel tempo” B. Messina
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/Indice
1 Introduzione 2 Premessa
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3 Analisi della preesistenza 3.1 Cenni storici su Giarre 3.2 Inquadramento planimetrico e descrizione dell'azienda 3.3 Cenni storici sulle residenze di campagna nei secoli XVII e XVIII 3.4 Analisi diacronica delle vicende costruttive
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4 Rilievo 4.1 Indagine geometrico-spaziale 4.2 Rilievo fotografico 4.3 Indagine tecnico-costruttiva 4.4 Descrizione dei degradi 4.5 Mappatura dei degradi
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7 Il progetto 7.1 Introduzione al progetto 7.2 Concept 7.3 Casi studio 7.4 Analisi progettuale 7.5 Mappa funzioni e percorsi 7.6 Involucro esterno 7.7 Prospetti di progetto 7.8 Frangisole 7.9 Arredo 7.10 Illuminazione 7.11 Sezioni di progetto 7.12 Viste
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8 Conclusioni
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9 Ringraziamenti
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10 Bibliografia
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5 Diagnosi del degrado 5.1 Introduzione 5.2 Patologie da interazione manufatto-ambiente e cause 5.3 Patologie da umiditĂ e cause 5.4 Patologie da dissesto statico e cause
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6 Terapie riabilitative 6.1 Consolidamento e risanamento 6.2 Procedimento operativo 6.3 Indice degli interventi previsti 6.4 Schede tecnico-operative 6.4.1 Consolidamenti 6.4.2 Risanamenti 6.4.3 Demolizioni nuove costruzioni 6.4.4 Puliture 6.4.5 Aggiunte 6.4.6 Protezione
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/Introduzione
La nascita del progetto In un’epoca storica come quella attuale, caratterizzata da una profonda incertezza dell’economia mondiale e degli equilibri sociali, in cui sembra venir meno la fiducia nell’inarrestabile ascesa del progresso, il tema del riuso diventa di estrema attualità per l’intera società contemporanea e in particolare modo per il mondo dell’architettura di oggi. Riuso diventa innanzi tutto espressione di una rinnovata sensibilità comune, l’atteggiamento mentale di ogni individuo, di ogni cittadino e di ogni progettista, sempre più consapevoli della limitatezza delle risorse ambientali disponibili e della necessità di evitare sprechi di materiali, spazi e risorse nei processi di trasformazione dell’ambiente costruito. Il riuso e il restauro dell’architettura s’impongono oggi soprattutto allo scopo di preservare gli edifici che lo meritino per il loro valore di bellezza e di comunicazione. Il territorio italiano è così ricco di monumenti del passato e di grandiose opere architettoniche che non può e non deve permettersi il lusso di intervenire sui suoi monumenti solamente per lasciarli vuoti e cristallizzati nel tempo poiché difficilmente mantengono le destinazioni per cui erano originariamente costruiti. La conservazione degli edifici storici non si conclude in un ambito puramente tecnico di recupero strutturale e dei materiali, ma spesso sono necessarie trasformazioni per poter accogliere nuove funzioni in grado di rivitalizzarli.
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LA CONSERVAZIONE E RIQUALIFICAZIONE DEL PAESAGGIO E DELL’ARCHITETTURA RURALE È ALTRETTANTO FONDAMENTALE NON SOLO PER TUTELARE E TRAMANDARNE LA CULTURA MA ANCHE PER CONTRIBUIRE AL MIGLIORAMENTO DELLA VITA LOCALE. La mia scelta progettuale è finalizzata al restauro e valorizzazione di una residenza di campagna all’interno di una azienda agricola sulle pendici dell’Etna. La riqualificazione di tale residenza prevede una utilizzazione pubblica degli antichi ambienti destinati alla produzione e la progettazione di una nuova struttura che dialoga con la preesistenza, diventando parte di un Museo di Arti e Mestieri della tradizione Siciliana. Gli edifici rurali infatti, fanno parte di un patrimonio culturale che racconta e conserva le memorie del mondo contadino e vanno valorizzati per il bene della collettività in termini di turismo culturale. Giancarlo De Carlo, sulla complessità del rapporto nuovo-antico, evidenzia come alcune fabbriche, nel corso dei secoli, riescano ad adeguarsi a nuove funzioni, spesso assai diverse da quelle originarie. Questa capacità che De Carlo definisce “riverberazione”, è riprova della vitalità di un edificio e segna il limite di ciò che può essere soggetto a riuso e restauro.
“Un progetto non è un'invenzione, ma una scoperta. Esiste già nelle cose: lo devi solo dispiegare, sviluppare” F. Montanari
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/Premessa
Le fasi del restauro L’unicità di ogni Bene Culturale, inteso in senso lato come totalità delle testimonianze culturali create dall’uomo, è determinata dalla somma di numerose componenti storiche, tecnologiche, materiche e culturali, di cui il Bene è testimonianza stratificata. Lo scopo proposto a chi interviene su una testimonianza del passato è quello di mantenere, nei limiti del possibile, la presenza dei dati materiali, nella loro complessità e spesso contraddittorietà senza censure che possano derivare da aprioristiche tesi di natura storiografica o estetica. L’approccio metodologico al progetto di restauro seguito nel manufatto, oggetto della mia tesi, si riconosce nell’ambito della cultura della conservazione architettonica. Indagini preliminari consentono di conoscere l’oggetto al fine di capire quali sono le modalità migliori di intervento, e poter preservare le varie fasi storiche che si sono succedute e che hanno fatto di quell’oggetto ciò che è oggi. Per consentire l’integrale trasmissione al futuro di tali opere, infatti, occorre che il restauro si attui in assenza di alterazioni irreversibili dell’originali, nel pieno rispetto, quindi, della documentazione autentica. La procedura seguita è sintetizzabile nei seguenti punti: • INDAGINE STORICO-ARCHIVISTICA ho recuperato materiale storico in biblioteca e documenti in archivio privato della famiglia Grassi, riportati in bibliografia; • RILIEVO GEOMETRICO-SPAZIALE durante i vari sopralluoghi ho effettuato rilievi fotografici e misurazioni;
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• INDAGINE TECNICO-COSTRUTTIVE ho potuto rintracciare l’effettiva tecnica costruttiva delle strutture murarie del manufatto attraverso l’attenta osservazione di parti di muratura senza intonaco; • MAPPATURA DELLE MANIFESTAZIONI VISIBILI DEI DEGRADI utilizzando il raddrizzamento fotografico e sovrapponendo l’immagine risultante al rilievo geometrico, ho realizzato delle mappature molto attendibili e precise delle manifestazioni visibili dei degradi; • DIAGNOSI DELLE PATOLOGIE PRESENTI ho individuato le patologie che affliggono il manufatto sulla base dell’evidenza fisica, con indagini all’interno degli ambienti e infine mettendo in relazione i sistemi costruttivi con le manifestazioni visibili dei degradi; • DEFINIZIONE INTERVENTI PREVISTI gli interventi sono stati scelti in funzione della loro reversibilità, congruenza, specificità e seguendo il principio del minimo intervento.
/Analisi della preesistenza Cenni storici su Giarre “IN QUESTA TERRA RICCA DI STORIA E DI LEGGENDE, IN QUESTA TERRA DOVE SI SONO STANZIATI I SICULI E DOVE GLI ANTICHI GRECI FONDARONO CALLIPOLIS, QUI CENTOCINQUANTA ANNI FA SORSE IL COMUNE DI GIARRE, CHE SI CONFIGURA COMPOSTO DA GENTE TIPICAMENTE BORGHESE” Così, lo scrittore Santi Correnti, parlava in una sua conferenza. Giarre (30.000 abitanti) è situata in provincia di Catania, ad un passo dalle assolate spiagge del mar Jonio e dalle nevi dell’Etna. L’agricoltura, l’artigianato e il commercio sono da sempre stati i pilastri dell’economia cittadina. La sua posizione a metà strada tra Catania e Messina e la sua centralità di un vasto hinterland composto da floridissime cittadine (Riposto, Mascali, Sant’Alfio, Milo, Fiumefreddo di Sicilia e via via fino a Piedimonte Etneo, Linguaglossa, Calatabiano e dall’altro versante, Santa Venerina, Zafferana Etnea) ne hanno esaltato la naturale vocazione di comune leader della zona Jonico-etnea settentrionale. Giarre non ha nobili ed antichissime origini ... Potrebbe comunque trovare come progenitrice Kallipolis, città greca fondata nel VII secolo a.C. in Sicilia dagli abitanti di Naxos.. e distrutta dall’esercito di Ippocrate da Gela nel V secolo a.C. che intraprese una guerra contro le città joniche-calcidesi della costa orientale della Sicilia e assoggettò fra le altre anche Kallipolis, che da quel tempo non appare più nella storia e fu probabilmente anche distrutta.
Per tentare di individuare l’antico sito della città seguiamo gli studi effettuati dai ricercatori; procediamo per esclusione tra quelli indicati nel corso degli anni. Alcuni scarterebbero la zona di Gallodoro (a nord di Taormina) in quanto i Calcidesi di Naxos sicuramente non avrebbero scelto un posto cosi accidentato. Sarebbero da scartare sia il territorio di Calatabiano per la estrema vicinanza con la stessa Naxos sia anche la zona di Mascali - Fondachello - Carrabba perché, in quel tempo, acquitrinosa. Sembrerebbe resistere, invece, unicamente l’ipotesi che Kallipolis (bella città, in greco) si trovasse nel territorio dell’odierna Giarre perché vicina ad un corso d’acqua (lato sud del torrente Macchia), vicina al mare utile per i commerci, su di un terreno adatto per l’agricoltura e per il pascolo e soprattutto nei pressi di un rigoglioso bosco che avrebbe fornito il legname per le imbarcazioni. Quindi, sebbene vi siano pareri discordi, si ritiene che l’antica Kallipolis sorgesse nel territorio dell’odierna Giarre, tutto questo suffragato da alcuni rinvenimenti archeologici.
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/Analisi della preesistenza
FIG. 1
Area di progetto
Inquadramento planimetrico e descrizione dell’azienda L’ edificio oggetto del mio intervento di restauro e riqualificazione, è sito nel comune di Giarre in Contrada Coste o Sciarelle. Situato all’interno di un’azienda agricola, estesa circa Ha 4 ed oggi coltivata a limoneto, presenta una struttura a pianta, approssimativamente rettangolare. La posizione geografica esatta del complesso rurale, risulta chiaramente dalle ortofoto (FIG. 1 - 2). Si allegano i documenti della catastazione del primo piano risalente al 1939 (FIG. 4) e la più recente del 2011 (FIG. 3). Dal PRG di Giarre del 2005 si evince che la zona oggetto di studio è destinata a Parco Urbano (FIG. 5). La zona territoriale omogenea “PU” è quella che conserva i caratteri di interesse paesistico ed ambientale: sono consentiti interventi di restauro e manutenzione sugli edifici esistenti il mantenimento e/o l’incremento delle colture esistenti, con recupero di zone degradate ed abbandonate (Norme di Attuazione art. 8).
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FIG. 2
Riposto
Giarre
Zoom area di progetto
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/Analisi della preesistenza Inquadramento planimetrico e descrizione dell’azienda FIG. 3 Elaborato planimetrico Catastazione 2011
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FIG. 4 Catastazione del 1939
FIG. 5 PRG di Giarre 2005 - Estratto dalla Tavola 8
Zona PU - Parco Urbano
Zona InedificabilitĂ
Zona VPR - Verde Privato
Zona INEDIT. - Torrente Zona INEDIT. - Impluvio
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/Analisi della preesistenza
Cenni storici sulle residenze di campagna nei secoli XVII e XVIII Dopo il terremoto del 1693, le ricostruzioni nelle città e nel territorio circostante sono lente ed i segni del disastro perdurano per lungo tempo, oltre che nella memoria collettiva, anche nelle rovine degli edifici. A partire dal terzo decennio del sec. XVIII, in tutta la Sicilia e specialmente nelle zone costiere, si verifica una crescita economica e demografica, grazie allo sviluppo dell’agricoltura e del commercio del vino, di tessuti e di legname. In questo periodo si ha il consolidarsi di un ceto borghese che costituisce la spina dorsale dell’economia della zona, nella quale la grossa nobiltà ha un ruolo abbastanza secondario. Gran parte delle risorse economiche disponibili, vengono impiegate sia per dissodare e bonificare estensioni sempre più vaste di terreno, nel quale vengono ricostruiti piccoli o grandi edifici rurali destinati alla conduzione del fondo ed indispensabili alla produzione (abitazione dei coloni, palmenti, cantine, magazzini), sia per la costruzione di una rete capillare di strade, tra le più importanti la consolare che da Messina conduceva a Catania, e per l’utilizzo del letto dei torrenti, i cosiddetti “lavinari”, cui facevano capo le trazzere di accesso ai vari fondi. Conseguentemente, man mano che aumenta la produttività del fondo e la disponibilità di risorse finanziarie, i modesti edifici costruiti dopo il terremoto del 1693 con tecniche povere e con gli esigui mezzi a disposizione, vengono gradualmente sostituiti da impianti sempre più efficienti e solidi.
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In queste costruzioni, mentre rimangono ancorati alla tradizione dei secoli passati gli schemi distributivi e funzionali degli ambienti destinati alla produzione e del palmento, legati ai processi produttivi, la residenza invece si trasforma, in relazione alle rinnovate esigenze legate ad un maggiore benessere ed al modo nuovo di concepire il soggiorno dei proprietari presso i luoghi di produzione. Scompaiono quindi, soprattutto nei fondi più estesi, le vecchie costruzioni rustiche, dalle finestre relativamente esigue e dalle piccole terrazze, per lasciare il posto a nuove residenze dotate di ampie porte-finestre che si proiettano su ampie terrazze e con una suddivisione degli ambienti più aderente all’elevato tenore di vita dei proprietari.
Analisi diacronica delle vicende costruttive L’azienda in cui sorge l’edificio, di cui mi occuperò nella tesi, si inserisce in questo contesto storico. Nel 1524 il vescovo catanese Caracciolo e nel 1600 il vescovo Massimo, concedono salme 3.12 di terra in contrada Coste in favore di Alessandro Cavallaro, così come si evince dall’atto di concessione del 7 Ottobre 1625, rogato dal notaio Alessandro Scudero. Il giorno 8 Ottobre 1679, la vedova Antonina Cavallaro vende 10 tumuli di terra a Cirino Grasso e per successivi atti, il 19 Febbraio 1724, la famiglia Cavallaro vende, appezzamenti di terreno coltivato a vigneto con casa e palmento, a vari esponenti della famiglia Grasso o Grassi di Acireale (FIG. 7). L’ultimo esponente della famiglia Grassi, proprietaria di questo terreno con casa, è stata Maria Grassi Grassi deceduta il 18 Ottobre 1955. Attualmente l’azienda è di proprietà della famiglia Galeano Figuera, erede della famiglia Grassi. Si allegano copie degli atti di vendita (FIG. 9). Per quanto riguarda l’edificio, la costruzione del primo nucleo residenziale, si può fare risalire alla seconda metà del XVII secolo. Successivi ampliamenti e sovrapposizioni sono avvenuti nel corso dei secoli, come dimostrano le diverse tecniche costruttive e materiali. Il primo nucleo residenziale quindi, risultava costituito da quattro ambienti a piano terra, con volte in muratura a crociera su base quadrata e mostre su porte e finestre in pietra lavica. Il primo piano, realizzato alcuni anni dopo, si componeva di altri tre ambienti con volte a concrezione e mostre in pietra lavica.
Contemporaneamente, a seguito della bonifica e impianto del vigneto, venivano realizzati, poco distante la residenza, il palmento e la cantina che costituivano un corpo a sé stante. Nella seconda metà del XVIII secolo veniva realizzato un primo ampliamento sul lato ovest dell’edificio, costituito da un piano terra con quattro volte a crociera e archi in pietra lavica e un primo piano di tre ambienti con volte di centine in legno e canne e gesso. Le mostre delle finestre furono realizzate in pietra calcarea di Siracusa, secondo l’uso dell’epoca. Successivi ampliamenti riguardarono la costruzione, a piano terra, di un più grande palmento con cantina e di altri ambienti adibiti a magazzini, che unirono i due corpi originari del fabbricato. In questi ambienti si notano nuove tecniche costruttive dei solai, come l’impiego di putrelle in acciaio e voltine in pomice e gesso o profilati in acciaio con getto in pomice e cemento. Gli ultimi lavori di ristrutturazione e ampliamento risalgono al 1925 come da contratto stipulato tra la proprietaria Sig.na Maria Grassi Grassi e l’impresa di costruzione Di Bartolo Rosario di Acireale, su progetto dell’Ing. Giuseppe Tuttobene (FIG. 8). Gli interventi successivi hanno riguardato solo la manutenzione ordinaria. STATO ATTUALE DELL’EDIFICIO Attualmente l’edificio risulta in evidente stato di degrado, il manto di copertura da ripristinare e la cantina è parzialmente crollata, come visibile anche dai rilevamenti fotografici.
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/Analisi della preesistenza
Analisi diacronica delle vicende costruttive FIG. 6 METÀ DEL XVII SECOLO: Inizio della costruzione della casa colonica, del palmento e della cantina.
SECONDA METÀ DEL XVII SECOLO: Costruzione del vano scala e della prima elevazione.
PRIMI ANNI DEL XVIII SECOLO: Ampliamento sul lato Sud–Ovest della casa colonica e successiva sopraelevazione.
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SECONDA METĂ€ DEL XVIII SECOLO: Ampliamento sul lato Ovest e successiva aggiunta di magazzini e nuovo palmento.
FINE DEL XIX SECOLO:
Ampliamento della casa padronale con l'agginta di due ampi vani.
INIZIO DEL XX SECOLO:
Chiusura della corte con l’aggiunta delle due elevazioni sul lato Ovest. La fabbrica appare come allo stato attuale.
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/Analisi della preesistenza
Analisi diacronica delle vicende costruttive FIG. 7 Stemma della famiglia Grassi Grassi, dipinto nella volta del vano d'ingreso della casa padronale.
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FIG. 8
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/Rilievo
Indagine geometrico-spaziale La fabbrica sorge nella parte più alta dell’antico vigneto per assicurarsi centralità e panorama. La residenza di campagna è costituita da un nucleo principale ad L a cui si aggiungono altri corpi: il vano scala con terrazzo, il palmento, la cantina e la cucina risalente all’ultimo ampliamento. La tipologia è quella della casa “appalazzata” del ‘700. Il lato più lungo è in direzione nord-sud con cantina situata a nord per una migliore climatizzazione, con dimensioni lineari di 30 metri circa. L’edificio è composto da un piano terra, che ospitava la casa del colono, magazzini, palmento e cantina e un piano primo, con terrazza collegato al cortile da una scala interna, destinato alla residenza padronale. Come nella tradizione settecentesca il volume della residenza, completato da un tetto a falde, prevale sugli altri. Si accede alla residenza padronale dal lato Nord, attraverso un portale decorato con stucchi che si apre su una scala racchiusa all’interno di una scatola muraria affiancata al corpo principale e coperta da un loggiato. Le aperture collocate a piano terra presentano mostre e gradini in conci di basalto etneo. Al primo piano sul prospetto Est vi sono quattro porte finestre che danno sul ballatoio con mostre intonacate ad imitazione della calcarenite. La facciata Sud si eleva su un solido basamento inclinato in conci di basalto etneo murati a secco e presenta a piano terra tre finestre, due delle quali con mostre in pietra lavica e un portoncino. Il pri-
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mo piano è invece scandito da quattro finestre con mostre in pietra lavica sulla destra e in calcarenite sulla sinistra. A piano terra del prospetto Ovest si possono individuare le finestre che servivano ai vendemmiatori per scaricare le ceste piene di uva all’interno del palmento. Il primo piano, è scandito da quattro portefinestre che si affacciano su balconcini alternate da quattro finestre. Dal marcapiano è visibile la differenza di quote tra i diversi corpi della fabbrica. Si individuano inoltre le diverse falde di copertura e il solaio piano nella zona centrale del fabbricato. Il prospetto Nord si presenta su diversi piani in base ai corpi di fabbrica che si sono aggiunti negli anni ( la cantina in rovina in primo piano e a seguire la cucina con terrazzo e scala esterna, in fondo il vano scala con loggiato e terrazzo). Per quanto riguarda gli ambienti interni, a piano terra troviamo la casa colonica costituita da due grandi ambienti quadrati coperti da archi in pietra e otto volte a crociera con funzione portante; altri quattro ambienti adibiti a magazzini con solaio piano; palmento e vasche per il mosto. Nel piano superiore sono presenti ampie stanze disimpegnate da un lungo corridoio e adeguati spazi per i servizi igienici. Accanto al vano di ingresso troviamo un stanza destinata a cappella privata. • Vedi Tavole nº 1 - 11
“…Ho l’aspetto solido delle case dei primi del secolo, un portone massiccio, una fila di finestre al primo piano e tre balconi al secondo. Lo scalone è di pietra. Le stanze danno in parte verso il mare e in parte sul giardino. Adesso che per lunghi mesi resto chiusa, il mio odore più forte, quello che mi distingue è l’odore dell’umido: del legno, delle mura, delle cantine. Quando dentro di me si viveva con regolarità avevo tanti odori diversi, a seconda delle stagioni. …Con la bella stagione erano gli odori della terra che avevano il sopravvento: venivano dai grandi cesti colmi di pomodori e di pesche, dal basilico e dai peperoni arrostiti, dalle marmellate d’uva e di amarene. …La terra sembra benedetta dal cielo perché produce in abbondanza e tra terra e mare la gente ha avuto sempre di che vivere e non ha mai patito la miseria. E’ un paese antico dove sono stati in tanti ad essere padroni. Nella parlata restano tracce di tutti i popoli che hanno dominato o anche solo avuto commerci con questo luogo: greci, arabi, francesi, spagnoli… Sono stata la più bella casa del paese per molti anni.”
G. Alberico "Madrigale" 33
/Rilievo
Rilievo fotografico
FIG. 10
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FIG. 11
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/Rilievo
Rilievo fotografico FIG. 12 Fotoraddrizzamento Prospetto Est.
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FIG. 13 Fotoraddrizzamento Prospetto Ovest.
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/Rilievo
Rilievo fotografico FIG. 14 Fotoraddrizzamento Prospetto Nord.
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FIG. 15 Fotoraddrizzamento Prospetto Sud.
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/Rilievo
Indagine tecnico-costruttiva Riferimento normativo: UNI 82901 STRUTTURE ORIZZONTALI PORTANTI: SOLAIO A piano terra il solaio piano più antico è quello del palmento, costruito con putrelle metalliche e voltine in pomice e gesso. I solai più recenti costruiti dopo la sostituzione dei solai in legno sono in putrelle e getto in pomice e cemento. Al primo piano l’unico solaio si trova negli ambienti centrali posti ad Ovest.
Solaio in ferro con putrelle poste ad interasse 50 cm e impalcato con voltine di getto concrezionale realizzato in pomice vulcanica e malta di gesso.
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Solaio pieno in cemento armato e travi.
VOLTE Il sistema voltato è prevalente nel piano terra, con volte a crociera. La tecnica utilizzata è quella in pomice e gesso che garantisce il percorso di scarico attraverso il materiale informe. Al piano primo sono presenti volte a scafo negli ambienti di costruzione più antica. Sono volte costruite a concrezione con getto di inerti (pietra pomice) e malta legante di gesso, intonacate e dipinte all’intradosso.
Volta a crociera in pomice e gesso.
Archi in conci di pietra lavica.
Volta a scafo in pomice e gesso con costolature.
Archi in mattoni pieni.
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/Rilievo
Indagine tecnico-costruttiva Riferimento normativo: UNI 82901
STRUTTURE ORIZZONTALI AUTOPORTANTI: SOFFITTI PIANI E INCLINATI Soffitti autoportanti con scheletro di centine in legno e manto di canne rifinite con malta di gesso all’intradosso.
Soffitti in canne e gesso.
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SOFFITTI VOLTATI Volte autoportanti con scheletro di centine in legno e manto di canne rifinite con malta di gesso all’intradosso.
Volta a botte in canne e gesso.
Volta a botte con testate a padiglione in canne e gesso.
Volte a crociera in canne e gesso.
Volta a scafo in canne e gesso.
Volte a padiglione in canne e gesso.
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/Rilievo
Indagine tecnico足足足足-costruttiva Riferimento normativo: UNI 82901
STRUTTURE INCLINATE: SCALE Le scale di accesso al piano superiore sono realizzate con una struttura in putrelle di ferro e getto in pomice e cemento.
Scala in cemento e inerti con armatura in ferro e gradini in cotto.
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Scala in cemento e inerti con armatura in ferro e gradini prefabbricati in graniglia di marmo in getto di cemento.
STRUTTURE VERTICALI: MURATURA PORTANTE I muri portanti della fabbrica sono realizzati in pietrame informe o conci rozzamente squadrati di basalto etneo e frantumi di laterizio legati con malta di azolo. Vi è l’utilizzo di mattoni pieni nei piedritti delle aperture esterne e nel loggiato e anche nelle tramezzature sottili tra gli ambienti.
Muratura in conci rozzamente squadrati di basalto etneo e frantumi di laterizio con malta di calce e azolo. Arriccio e rinzaffo in malta di calce e azolo.
Muratura in pietrame informe, frantumi di laterizio e pietrame minuto con malta di calce e azolo. Arriccio e rinzaffo in malta di calce e azolo.
Muratura in mattoni di cotto pieni con malta di calce e azolo. Arriccio e rinzaffo in malta di calce e azolo.
Pilastrini in cemento con armatura e rivestimento con malta di calce e sabbia di Palermo.
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/Rilievo
Indagine tecnico-costruttiva Riferimento normativo: UNI 82901
CHIUSURE VERTICALI: APPARECCHIATURA LAPIDEA DEL BASAMENTO Il basamento, visibile solo dal prospetto Sud, è in conci squadrati di pietra lavica etnea murati a secco.
Basamento in pietra lavica murata a secco.
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Gradini in pietra lavica
APPARECCHIATURA LAPIDEA DELLE APERTURE Le mostre in materiale lapideo sono presenti solo nel prospetto Sud e realizzate in pietra bianca di Siracusa o in conci di pietra lavica. Sono molto semplici: si impostano come una essenziale dilatazione del perimetro dell’infisso, per le finestre del livello inferiore. Al livello superiore sono più articolate, arricchendosi di fregio non decorato e cornice superiormente e un piccolo davanzale inferiore.
INTONACO Tutti i prospetti sono rifiniti con intonaco in malta di calce e azolo con tonachina giallo ocra, attualmente inscurito a causa del naturale decadimento dell’azolo stesso e della patina. Nel prospetto Sud sono poi numerose le zone restaurate che quindi presentano “rattoppi” con intonaci differenti. Le mostre delle porte, delle finestre, dei marcapiani, dei coronamenti e degli archi del loggiato sono decorati con intonaco in malta di calce e sabbia di Palermo.
Mostra in pietra lavica.
Intonaco in malta di calce e azolo con tonachina giallo ocra.
Mostra in calcarenite tenera di SR.
Intonaco di malta in calce e sabbia di Palermo.
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/Rilievo
Indagine tecnico-costruttiva Riferimento normativo: UNI 82901 CHIUSURE VERTICALI:
Finestra in legno a due ante con scuri alla palermitana.
INFISSI Gli infissi presenti sono originari: in legno,a due ante; il sistema di oscuramento è realizzato mediante scuri alla palermitana, disposto sul lato interno o con scuri alla maltese. Alcuni di essi mostrano inferriate di protezione. Al piano terra si trovano anche semplici portoncini in legno a due ante, in tavolato di legno massello e portoni in lamiera a due ante per gli ingressi ai magazzini.
Portafinestra in legno a due ante con scuri alla palermitana.
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Finestra in legno a due ante con scuri alla maltese.
ELEMENTI TECNOLOGICI
Pluviale in cotto rivestito con intonaco.
โ ข Vedi Tavole nยบ 12 - 15
Pluviale in plastica.
Chiave del tirante.
Ringhiera in ferro battuto.
Canna fumaria in cotto rivestita con intonaco.
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/Rilievo
Indagine tecnico-costruttiva Riferimento normativo: UNI 82901 CHIUSURE ORIZZONTALI DI COPERTURA: La copertura è realizzata da un sistema a capriate lignee con grande e piccola orditura su cui si appoggiano i coppi siciliani. Il sistema di smaltimento delle acque meteoriche è differente a seconda del prospetto. I pluviali dei tetti sono tutti collegati a tre cisterne che si trovano dislocate attorno all’edificio. Il terrazzo smaltisce le acque attraverso cannocce che riportano le acque al piano di campagna. Manto di copertura in coppi siciliani - Deflusso diretto Manto di copertura in coppi siciliani - Deflusso indiretto su canaletta aggettante Manto di copertura in coppi siciliani - Deflusso indiretto su canaletta interna Copertura in tegole di cemento amianto - Deflusso diretto Copertura piana in C.A. - Deflusso indiretto su canaletta interna Parapetto e seduta in laterizio ed intonaco Terrazza con mattonelle in cemento 25x25 Terrazza con mattonelle in cotto 12x12 Balcone con mattonelle in cemento Ballatoio in cemento armato 50
FIG. 16 Pianta delle coperture.
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/Rilievo
Descrizione dei degradi
Riferimento normativo: UNI 1118, 2006 Di seguito è riportato l'abaco dei vari degradi individuati con la relativa descrizione e con le cause che presumibilmente li hanno generati. • Vedi Tavole nº 17 - 18
UMIDITÀ DISCENDENTE: Definizione: Patologie che si verificano quando nei componenti edilizi si riscontrano delle masse d’acqua generate da inefficienze di tenuta provocate da vetustà, mancate manutenzioni, usi impropri, ecc.. Cause: Mancata manutenzione e impermeabilizzazione dei sistemi di smaltimento dell’acqua.
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UMIDITÀ PUNTUALE: Definizione: Patologie di umidità che si verificano quando l’accesso risulta localizzato in un luogo ben preciso e circoscritto. Cause: Malfunzionamento di pluviali interni, dei sistemi di smaltimento nelle terrazze, ecc..
UMIDITÀ ASCENDENTE: Definizione: Patologie generate da masse di acqua provenienti dal terreno che tramite moti di risalita per capillarità invadono la muratura di base. Tale patologia si manifesta con la formazione di efflorescenze e/o perdita di materiale. È accompagnato da variazioni della saturazione del colore nella zona sottostante. Cause: Presenza di masse di acqua nel sottosuolo, mancata manutenzione, assenza di adeguati vespai e opere di drenaggio.
FESSURAZIONI: Definizione: Degradazione che si manifesta con la formazione di soluzioni di continuità nel materiale che implica lo spostamento reciproco delle parti. Cause: Dissesto dell’ apparato murario di supporto, incompatibilità di tipo fisico-meccanico e dilatazioni differenziali tra materiali di supporto e finitura.
LESIONI: Definizione: Manifestazione di uno stato di trazione non compatibile con le caratteristiche tensionali dell’elemento. Si manifesta con la formazione di soluzioni di continuità nel materiale che implica lo spostamento reciproco delle parti. Cause: Alterazione dello stato originario di equilibrio.
DISGREGAZIONE: Definizione: Decoesione con caduta del materiale sotto forma di polvere o minutissimi frammenti. Talvolta viene utilizzato il termine polverizzazione. Cause: Infiltrazioni di acqua e risalita capillare.
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/Rilievo
Descrizione dei degradi
Riferimento normativo: UNI 1118, 2006
ESFOLIAZIONI: Definizione: Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguita da caduta, di uno o più strati laminari, di spessore molto ridotto e sub-parallele tra loro, dette sfoglie. Cause: Movimento dell’acqua all’interno del substrato, azioni di microrganismi.
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LACUNA: Definizione: Caduta e perdita di continuità di superfici (parte di un intonaco e di un dipinto, porzione di impasto o di rivestimento ceramico, tessere di mosaico, ecc.). Cause: Conseguenza del distacco dello strato di intonaco per perdita di aderenza.
DISTACCO: Definizione: Soluzione di continuità tra strati di un intonaco, sia tra loro che rispetto al substrato, che prelude, in genere, alla caduta degli strati stessi. Cause: I fattori che maggiormente influenzano questo fenomeno sono: le perdite localizzate degli impianti di smaltimento e/o di convogliamento delle acque, la presenza di fenomeni di umidità, la consistente presenza di formazioni saline, le soluzioni di continuità conseguenti alla presenza di fessurazioni o agli stress termici.
PATINA BIOLOGICA: Definizione: Strato sottile ed omogeneo di natura biologica, aderente alla superficie dei materiali, sui toni del verde. Si compone di microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio, ecc.. Cause: Azione di microrganismi autotrofici, presenza di umidità o acqua e caratteristiche morfologiche del substrato ( scabrosità, asperità, rientranze ecc..).
EFFLORESCENZA: Definizione: Formazione superficiale di aspetto cristallino o polverulento o filamentoso, generalmente di colore biancastro.” Nel caso di efflorescenze saline, la cristallizzazione può avvenire anche all’interno del materiale provocando distacco delle parti superficiali. Cause: Dovuta alla pressione di cristallizzazione dei sali, alla condensazione, e alle perdite localizzate di impianti.
PATINA: Definizione: Modificazione naturale della superficie dei materiali non collegabile a fenomeni di degrado e percepibile come una variazione del colore originario del materiale. Cause: Invecchiamento naturale del materiale.
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/Rilievo
Descrizione dei degradi
Riferimento normativo: UNI 1118, 2006
PRESENZA DI VEGETAZIONE: Definizione: Presenza di individui erbacei, arbustivi o arborei. Cause: Accumuli di umiditĂ e attacco di organismi autotrofi soprattutto nelle cavitĂ e/o fessurazioni delle superfici esterne dove si depositano spore e semi.
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COLATURA: Definizione: Traccia ad andamento verticale. Frequentemente se ne riscontrano numerose ad andamento parallelo. Cause: Dilavamento delle acque meteoriche.
CORROSIONE: Definizione: Processo di deterioramento dei materiali metallici in seguito all’ossidazione della superficie del materiale a contatto con l’ambiente. La trasformazione del materiale metallico in ruggine avviene con aumento di volume successiva fessurazione ed espulsione del materiale di ricoprimento. Cause: Reazione chimica del ferro (Fe) e l’ossigeno (O2) e l’ acqua (H2O) contenuti nell’aria.
MANCANZA: Definizione: Caduta e perdita di elementi tridimensionali (braccio di una statua, ansa di un'anfora, brano di una decorazione a rilievo, ecc.). Cause: Soluzioni di continuità dovuti alla presenza di fessurazioni e/o di lesioni strutturali o soluzioni di continuità conseguenti agli stress termici in prossimità dell’innesto di elementi metallici.
MACCHIA: Definizione: Variazione cromatica localizzata della superficie, correlata sia alla presenza di determinati componenti naturali del materiale sia alla presenza di materiali estranei al substrato (acqua, prodotti di ossidazione di materiali metallici, sostanze organiche, vernici, microrganismi). Cause: Presenza di biodeteriogeni e ossidazione di elementi metallici.
INTERVENTO NON CONGRUENTE: Definizione: Interventi di restauro e non eseguiti con materiali e metodi che alterano le condizioni originarie del manufatto. Cause: Intervento da parte dell’ uomo non rispettoso del manufatto.
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/Rilievo
Mappatura dei degradi PROSPETTO EST: Il prospetto Est presenta gravi forme di degrado dovute principalmente all’ umidità ascendente e all’utilizzo improprio di un locale anticamente adibito alla torchiatura successivamente trasformato in serbatoio d’acqua, la cosiddetta “gebbia”, per l’irrigazione dell’agrumeto piantato in sostituzione della vigna. Nell’intonaco di rivestimento riscontriamo vaste zone di disgregazione ed efflorescenze localizzate e sovrapposte alla macchia dell’umidità di risalita lungo l’intera fascia inferiore. Distribuite puntualmente vi sono anche patina biologica, lacune e distacco. Nella fascia alta a contatto con il cornicione l’intonaco presenta macchie di umidità discendente dovute alla presenza della canaletta aggettante di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche provenienti dal tetto a falde. All’interno della canaletta troviamo anche presenza di vegetazione.
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Le mostre delle aperture a piano terra sono caratterizzate da un intervento non congruente di pitturazione. Il ballatoio in cemento armato provoca fenomeni di umidità puntuale sulla muratura adiacente dovuti alla mancanza di tenuta all’ acqua. In corrispondenza degli architravi armati si riscontrano fenomeni di ampie fessurazioni e distacco dovute al rigonfiamento del ferro di armatura. Inoltre sul corpo adiacente le scale troviamo numerose lesioni dovute a dissesto statico. I serramenti originari, in legno, sono anch’essi molto degradati a causa della lunga esposizione ai raggi solari che ne hanno compromesso il rivestimento. Le stesse patologie le ritroviamo negli altri prospetti. Di seguito descrivo solo i degradi che caratterizzano maggiormente i singoli prospetti.
PROSPETTO OVEST: Rispetto al prospetto Est qui è presente in maniera piuttosto diffusa la patina biologica su tutta la chiusura verticale della seconda elevazione. Nelle parti intonacate sono stati riconosciuti depositi su-
perficiali, patine e colonizzazione biologica. I balconi della quattro portefinestre sono attaccati da una forte corrosione nella struttura portante che ne ha compromesso la stabilità.
PROSPETTO SUD: In quest’ ultimo prospetto è evidente il malfunzionamento della canaletta di raccolta delle acque meteoriche che provoca forte umidità discendente con efflorescenze dovute alla cristallizzazione dei sali. In corrispondenza dei due pluviali in cotto
è visibile l’umidità puntuale da infiltrazione e sottostanti alle mostre delle finestre si riscontrano numerose colature dal tipico andamento a strisce verticali.
PROSPETTO NORD: A causa dell’ esposizione a Nord del prospetto anche qui è diffusa la patina biologica che lo ricopre quasi interamente. Inoltre una considerevole
umidità ascendente si riscontra nella fabbrica a contatto con il terreno, nella zona del giardino ornamentale.
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/Diagnosi del degrado
Introduzione Dalle indagini sul luogo e dall’analisi delle manifestazioni visibili del degrado sono giunta alla diagnosi delle varie patologie presenti. In generale è evidente la presenza di patologie da umidità che si palesa in macchie, efflorescenza, disgregazione e distacco, presenti in maniera indistinta su tutti i fronti. Altre manifestazioni del degrado sono dovute a patologie da dissesto statico (lesioni) e patologie da interazione ambiente-manufatto (patina biologica). Conduciamo adesso un’analisi sulle singole patologie.
Patologie da interazione manufatto-ambiente e cause In generale, un qualsiasi manufatto si trova in equilibrio con l’immediato intorno, costituito, in questo caso, dalla campagna circostante. I degradi dovuti a questa patologia sono causati esclusivamente dall’ orientamento geografico dei vari fronti. I prospetti Est e Sud, colpiti da una maggiore radiazione solare, sono evidentemente più chiari, mentre l’ intonaco dei prospetti a Nord e Ovest meno esposti al sole, è ricoperto da una patina biologica che rende il colore più scuro.
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/Diagnosi del degrado
Patologie da umidità e cause Siamo in presenza di una patologia da umidità quando la quantità di acqua presente nel componente edilizio è superiore a quella che sarebbe dovuta alla sola umidità esterna. I degradi dovuti a patologie di umidità sono di solito riscontrabili nella parte bassa e nella parte alta dei prospetti; anche nell’edificio oggetto di studio sono presenti di questi degradi. È facile stabilire la presenza di umidità di risalita vista la disuniformità cromatica che individua il fronte di risalita, che va comunque verificata; anche l’umidità discendente è deducibile macroscopicamente vista la presenza di una diffusa macchia lineare di umidità; l’umidità discendente puntuale è visibile in corrispondenza dei pluviali e quindi dovuta al cattivo smaltimento delle acque meteoriche. Ho individuato tre tipologie di umidità, in funzione della loro localizzazione e, quindi, delle cause che le hanno generate: FIG. 17 Prospetto Est.
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UMIDITÀ ASCENDENTE: che nel nostro caso è causata dalla mancata impermeabilizzazione della struttura interrata e l’elevata presenza di malta caratteristica della muratura in pietrame informe; UMIDITÀ DISCENDENTE: che dipende dalle carenze nell’ impermeabilizzazione nel sistema di smaltimento delle acque e dalla mancata manutenzione delle canalette non ripulite dalla cenere vulcanica accumulata nel tempo; UMIDITÀ PUNTUALE: umidità puntuale, dovuta a difetti e malfunzionamenti del sistema dei pluviali ed alla mancata impermeabilizzazione del ballatoio.
FIG. 18 Prospetto Ovest.
FIG. 19 Prospetto Sud.
FIG. 20 Prospetto Nord.
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/Diagnosi del degrado
Patologie da dissesto statico e cause Il problema statico è pregnante in una zona storicamente colpita dai sismi come è, di fatto, la costa ionica della nostra isola. L’ultimo grande terremoto, quello del 1693, è avvenuto poco dopo della costruzione di parte dell’edificio oggetto di studio. Successivamente è stato effettuato un intervento di consolidamento, infatti sono evidenti nei prospetti Est, Sud e Nord dei tiranti in ferro con capochiave ad ipsilon. Questo intervento è però insufficiente a garantire un ottimo comportamento della struttura perché riguarda solo parte della fabbrica (sono visibili i corrispondenti capochiavi all’interno dell’edificio sulla parete del corridoio). I successivi ampliamenti della fabbrica non risultano del tutto solidali con il resto della struttura muraria, è necessario dunque intervenire.
FIG. 21 Prospetto Est.
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LESIONI FESSURAZIONI CAPOCHIAVI
FIG. 22 Prospetto Ovest.
FIG. 23 Prospetto Sud.
FIG. 24 Prospetto Nord.
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/Terapie riabilitative
Consolidamento e risanamento Come abbiamo già visto nel capitolo sulla diagnosi, i degradi principali sono dovuti a patologie da dissesto statico e da umidità. Prima di procedere con la mitigazione degli effetti dei degradi (tipicamente tramite le puliture) e il ripristino dello strato funzionale (tramite integrazioni) è opportuno realizzare i consolidamenti necessari e dopo il risanamento delle zone affette da patologia d’ umidità. Dalla mappatura dei quadri fessurativi si evince la necessità di eseguire diversi interventi di consolidamento a partire da un cordolo sommitale lungo tutto il perimetro dell’ edificio.
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/Terapie riabilitative
Procedimento operativo Il processo base seguito è il seguente: • Demolizioni, aperture di vani e rimozione della copertura; • Consolidamenti o sostituzione (cuci e scuci) delle murature e degli elementi portanti in ferro; realizzazione del cordolo di sommità; • Risanamento del componente edilizio tramite opere di drenaggio e vespaio limitando l’accesso d’acqua proveniente dal terreno. Revisione e sostituzione dei canali di gronda e dei pluviali adeguando l’impermeabilizzazione e attenzionando maggiormente le zone di attacco e collegamento dei vari elementi; • Rimozione delle polveri e pulitura con i più idonei mezzi in relazione alla situazione di degrado presente sulle superfici (nel nostro caso si prevede l’uso di acqua a bassa pressione con spazzole di saggina, e trattamenti per la rimozione dei biodeteriogeni);
FIG. 25 Prospetto Est.
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• Utilizzo di trattamenti chimici antisalinità su intonaci e murature, per evitare che i sali comunque presenti all’interno dei componenti edilizi degradino le zone che andremo a trattare; • Riparazione delle lacune e posa in opera dei nuovi intonaci per il ripristino della funzionalità di filtro del paramento murario tra esterno ed interno; • Realizzazione di uno strato idrofobizzante sulla pietra per rendere più duraturi gli interventi e protezione dell’ intonaco.
FIG. 26 Prospetto Ovest.
FIG. 27 Prospetto Sud.
FIG. 28 Prospetto Nord.
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/Terapie riabilitative
Indice degli interventi previsti LEGENDA MAPPATURA E INTERVENTI: /CONSOLIDAMENTI
CO01 Sostituzione di muratura con il metodo scuci e cuci CO02 Consolidamento mediante iniezioni di miscele leganti per murature CO03 Incatenamento mediante cordoli murari di sommità CO04 Iniezioni a base di miscela legante per intonaci parzialmente distaccati CO05 Risarcitura intonaco C006 Consolidamento di elementi portanti in ferro mediante miscele ricostituenti /RISANAMENTI
RI01 Deumidificazione tramite opera di drenaggio e vespaio RI02 Revisione e sostituzione canale di gronda interno RI03 Revisione e sostituzione pluviali RI04 Impermeabilizzazione ballatoio e terrazze /DEMOLIZIONI E NUOVE COSTRUZIONI
DN01 Demolizioni DN02 Apertura di vani DN03 Rimozione e sostituzioni infissi DN04 Revisione e ripristino della copertura DN05 Livellamento quote piano di calpestio /PULITURE
PU01 Pulitura con spray d'acqua a bassa pressione e spazzole di saggina PU02 Trattamenti biocidi sulla microflora PU03 Pulitura con idro-sabbiatura controllata PU04 Rimozione intonaco pulitura e sigillatura comenti /AGGIUNTE
AG01 Riparazione lacune intonaci AG02 Nuovi intonaci con malta composita o bastarda AG03 Velatura /PROTEZIONE
PR01 Protezione dell'intonaco all'attacco a terra PR02 Protezione dell’intonaco dalla rapida disidratazione PR03 Trattamenti chimici antisalinitá PR04 Trattamenti protettivi idrofobizzanti materiali lapidei PR05 Protezione delle teste dei muri con copertine
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/RIMOZIONE DELLE CAUSE
01 02 03 04
/INTERVENTI
05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23
RI01 RI02 RI03 RI04
CO03 CO05 CO06 PU01 PU01 PU01 PU01 DN01 DN02 DN03 DN04 DN05 PU01 PU01 PU04 PU01 PU03 PR05 PR01
CO04 CO04 CO02 CO01
AG03 AG01 AG03 PR02 PR03 AG02 AG03 PR02 AG02 AG03 PR02
AG03 PU02 AG03 PR04
FIG. 29 Sezione di dettaglio. Vedi tavole nº 22–23
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/Schede tecnico-operative
Consolidamenti CO01_SOSTITUZIONE DI MURATURA CON IL METODO DELLO SCUCI E CUCI Scopo dell’opera: Nel caso di murature che si presentano degradate e dissestate in porzioni limitate o localizzate si ricorre a sostituzioni, lavorando per sottocantieri alternati. Modalità dell’intervento: • Suddivisione del solido murario in un numero finito di sottocantieri ideali su cui si lavorerà alternativamente; • Puntellatura di tutte le strutture che trasmettono carichi o spinte sulla muratura da sostituire; • Esecuzione della demolizione aprendo una breccia nella zona di intervento estraendo i conci e/o il pietrame con i sistemi più adatti a evitare pericolose sollecitazioni sulla muratura degradata (si esclude l’utilizzo di attrezzi meccanici a percussione); • Pulitura dell’interno della breccia; • Rifacimento dei singoli setti murari che costituiscono i vari sottocantieri, utilizzando mattoni pressati o materiali simili a quelli estratti. I ricorsi di malta saranno preferibilmente di calce idraulica; • Predisposizione di valide ammorsature fra la nuova struttura e la muratura preesistente; • Sospensione della ricostruzione prima della posa dell’ultimo filare; • Attesa dell’indurimento delle malte leganti; • Inserimento a forza dei cunei di legno al fine di mettere in tensione la muratura appena ricostruita; • Posa dell’ultimo filare e ad indurimento avvenuto, estrazione dei cunei;
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Specifiche sui materiali: È buona norma integrare la muratura con materiali simili a quelli preesistenti. L’uso di mattoni pressati e di leganti eccessivamente resistenti quali cementi speciali o resine sintetiche risulta immotivato ed anche pericoloso. Avvertenze: L’uso dello “scuci e cuci” in assenza di una sistematica eliminazione delle cause che hanno provocato il disteso, non risolve il problema. FIG. 30 Ammorsamento trasversale mediate la costruzione di una brecia di muratura di mattoni, da posizionare nelle zone di minore qualità.
CO02_CONSOLIDAMENTO MEDIANTE INIEZIONI DI MISCELE LEGANTI PER MURATURE Scopo dell’opera: La muratura si presenta con le malte leganti degradate e poco affidabili, piena di lesioni, di vuoti e di altre discontinuità diffuse. Le iniezioni o “coli a pressione” di miscele hanno lo scopo di sostituire le parti pulverulente della malta disgregata con una nuova miscela (cementizia) che iniettata a bassa pressione, riempie gli interstizi e le cavità presenti nella muratura aumentando quindi le sue capacità di resistenza. Modalità dell’intervento: • Eliminazione dei vari strati di intonaco con conseguente messa in vista della struttura muraria; Sigillatura della muratura in corrispondenza delle zone degradate; • Foratura della muratura secondo uno schema a quinconce mediante fioretto a rotazione per ottenere un foro di diametro minimo di 6 cm; • Cementazione di una estremità del foro ed apposizione nell’altra di un tuboforma avente diametro minimo pari a 5 cm; • Lavaggio della muratura mediante immissione nei fori di cui al punto 3 di acqua a bassa pressione; • Cementazione della muratura attraverso l’immissione di miscele binarie o ternarie a bassa pressione dai fori più bassi a quelli superiori; • Iniezione di latte di cemento (dopo 24 ore dall’operazione di cui al punto 6) per riempire i vuoti che il cemento rappreso lascerà. Eliminazione del tuboforma dal masso murario e sigillatura mediante cemento a presa rapida, del foro; • Eseguite le dette operazioni per il primo filare di fori, dopo 24 ore, si procede seguendo le stesse modalità per il filare superiore;
Specifiche sui materiali: La malta da iniettare, può essere, in genere, ottenuta dalla miscelazione di acqua e di calce idraulica nella proporzione in peso di 1:1 ( 1 quintale di legante ogni 100 litri di acqua), o meglio da miscele a base di leganti idraulici, di sabbie, di specifici additivi fluidificanti ed antiritiro. Avvertenze: E’ importante effettuare i controlli di qualità tramite carotaggi a rotazione nella muratura bonificata, al fine di accertare il grado di diffusione della miscela iniettata all’interno della massa muraria.
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/Schede tecnico-operative
Consolidamenti CO03_INCATENAMENTO MEDIANTE IL CORDOLI MURARI DI SOMMITA’ Scopo dell’opera: Lo scopo è quello di rendere solidali le strutture murarie, impedire l’eventuale insorgere di fenomeni di instabilità elastica, contrastare eventuali sforzi di trazione causati da strutture spingenti soprastanti. Si realizza così una struttura di irrigidimento che impedisce le oscillazioni e quindi il ribaltamento delle pareti esterne vincolandole alle pareti trasversali. Modalità dell’intervento: • Demolizione del tetto esistente e della muratura di appoggio della struttura di copertura; • Creazione di un cordolo perimetrale in c.a. o in muratura armata in grado di evitare concentrazione di carichi favorendone la ripartizione sulla muratura; • Allestimento degli appoggi e collocazione della copertura. Specifiche sui materiali: Il cordolo di sommità conterrà un’armatura costituita da una barra Ø24 per muri di spessore fino a 50 cm, o più grossa per muri di maggiore spessore, ancorata alle estremità con una semplice piegatura che la riporta per circa 1 metro nel cordolo trasversale. Si può usare per l’ancoraggio un capo chiave angolare, prefabbricato o realizzato in opera, fermando i tiranti con un bullone racchiuso nell’apposita sede.
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Avvertenze: Poiché il cordolo è efficace a contenere la muratura sottostante solo in virtù del peso che lo tiene ad essa aderente è opportuno che la sua altezza dalla quota a cui è disposta l’armatura, sia di circa 50 cm. La posizione delle catene inoltre è pressoché obbligata al livello dei solai ed alla sommità dell’edificio.
FIG. 31 Particolare del cordolo murario armato (2barre Ă˜24 e staffe Ă˜8/20).
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/Schede tecnico-operative
Consolidamenti CO04_INIEZIONI A BASE DI MISCELA LEGANTE PER INTONACI PARZIALMENTE DISTACCATI Scopo dell’opera: Il distacco si può presentare sotto forma di parti esfoliate come nelle zone marginali di una lacuna, oppure si può manifestare, senza soluzione di continuità, su alcune parti della superficie dell’intonaco, con rigonfiamenti percettibili soltanto al tocco o dietro prova strumentale. Le iniezioni devono consentire l’efficace riadesione dell’intonaco al supporto. Modalità dell’intervento: • Ispezione delle superfici e individuazione delle zone interessate dai distacchi; • Perforazioni con piccoli trapani (esclusivamente a rotazione) limitando l’intervento alle parti distaccate ed iniziando la lavorazione a partire dalla quota più elevata; • Aspirazione dei detriti della perforazione e delle polveri depositatesi all’interno dell’intonaco; • Iniezione con un’apposita siringa della miscela acqua/alcool all’interno dell’intonaco al fine di pulire la zona distaccata e di umidificare la muratura; • Applicazione lungo i bordi del foro di un batuffolo di cotone; • Iniezione di una soluzione a base di adesivo acrilico in emulsione, avendo cura di evitare il reflusso verso l’esterno; • Attesa per la presa dell’emulsione acrilica; • Iniezione di una malta idraulica operando una leggera ma prolungata pressione sulle parti distaccate, avendo cura di evitare il percolamento della miscela verso l’esterno.
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Specifiche sui materiali: I materiali adatti alle iniezioni devono presentare caratteristiche simili a quelle dell’ intonaco preesistente; in ogni caso questi prodotti devono avere: porosità simile all’ intonaco preesistente; ottima presa idraulica; assenza di sali solubili; buona lavorabilità; ritiro limitato. Come legante si usano calci idrauliche naturali bianche; come additivi alcuni lattici acrilici. Gli aggregati consigliati sono la pozzolana superventilata e lavata (per eliminare eventuali sali) e il cocciopesto. Nello specifico verrà impiegato MAPE-ANTIQUE F21© del’italiana Mapei, a base di calce ed eco-pozzolana. Avvertenze: Si deve garantire la sicurezza tramite accorgimenti e puntellature per quelle zone che possono accusare danni a causa delle sollecitazioni prodotte dai lavori di conservazione. Il consolidamento di intonaci distaccati va eseguito ricorrendo preferibilmente a maestranze specializzate.
CO06_CONSOLIDAMENTO ELEMENTI PORTANTI IN FERRO MEDIANTE MISCELE RICOSTITUENTI Scopo dell’opera: Nel caso in cui una trave metallica costituente l’elemento portante di una struttura orizzontale risulta degradata per fenomeni corrosivi e non è facile sostituirla, si ricorre al consolidamento mediante l’uso di miscele “ricostituenti”. Modalità dell’intervento: • Puntellatura della struttura da consolidare; • Divellimento del pavimento, del massetto sottostante e del materiale di riempimento (in corrispondenza delle travi da consolidare)sino a mettere in vista l’estredosso dei laterizi all’elemento metallico; • Spalmatura a pennello della parte metallica interessata dalla corrosione in una miscela anticorrosiva; • Ricostituzione, mediante uso di “stucchi metallici epossidici”, delle parti metalliche mancanti; • Esecuzione di un getto di calcestruzzo sino a ricostituire la parte di caldana precedentemente divelta.
Specifiche sui materiali: I materiali adatti sono gli stucchi epossidici, cioè resine organiche a due componenti aventi la capacità ( dopo aver miscelato le due parti) di formare una pasta avente elevate caratteristiche meccaniche alle sollecitazioni esterne e una grande forza di aderenza. Avvertenze: I materiali adatti sono gli stucchi epossidici, cioè resine organiche a due componenti aventi la capacità ( dopo aver miscelato le due parti) di formare una pasta avente elevate caratteristiche meccaniche alle sollecitazioni esterne e una grande forza di aderenza.
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/Schede tecnico-operative
Risanamenti RI01_DEUMIDIFICAZIONE TRAMITE OPERE DI DRENAGGIO E VESPAIO Scopo dell’opera: La funzione dei drenaggi è quella di allontanare l’umidità dal terreno posto a diretto contatto con una parete interrara o seminterrata convogliando, tramite opportune canalizzazioni, l’eventuale acqua di invasione. L’intervento consiste nell’inserire in uno scavo condotto fino al piano di fondazione o in prossimità di esso, un vespaio avente alla base un dispositivo per l’allontanamento delle acque di invasione. Modalità dell’intervento: • Scavo a sezione obbligata, di profondità pari almeno a quella della fondazione della fabbrica e di larghezza adeguata, per realizzare una trincea adiacente alla struttura da risanare; • Formazione, lungo la superficie orizzontale di base dello scavo di cui al punto precedente, di un letto di posa in malta magra che dovrà essere opportunamente inclinato, per allontanare le acque meteoriche che fluiranno dei dispositivi di raccolta posti su di esso, evitando ristagni; • Impermeabilizzazione del paramento esterno del muro per impedire l’infiltrazione dal terreno umido adiacente; • Collocazione di un tubo opportunamente forato sopra il letto di malta di cui al punto 2, per la raccolta e il convogliamento delle acque, provenienti sia dall’adiacente terreno e sia dal superiore drenaggio, verso la rete di allontanamento; • Creazione di un vespaio mediante posa a mano di pietrame arido avente le stesse dimensioni, sino a saturare tutta la trincea realizzata con lo scavo di cui al punto; • Ricostituzione della chiusura orizzontale nella zona apicale del drenaggio. 78
Avvertenze: L’intervento richiede lavorazioni (demolizioni e scavi) che possono risultare lesive per l’equilibrio statico dell’edificio. Le demolizioni e gli scavi andranno eseguiti solo dopo aver effettuato eventuali lavori di consolidamento delle strutture in elevazione. Per evitare infiltrazioni di acque meteoriche e migliorare, quindi, le condizioni generali del terreno circostante, occorrerà creare o ripristinare sia la pavimentazione lungo tutto il perimetro dell’edificio che i pozzetti adibiti al convogliamento delle acque provenienti dai pluviali. In tal modo l’assorbimento di umidità sarà ridotto al solo piano di appoggio della fondazione. FIG. 32 Drenaggi con pietrame arido e guaina impermeabilizzante.
RI02_REVISIONE E SOSTITUZIONE CANALE DI GRONDA INTERNO Scopo dell’opera: Assicurare, attraverso la revisione o la sostituzione del canale di gronda, l’agevole deflusso delle acque meteoriche dalla copertura, in assenza di infiltrazioni. I canali di gronda, incassati nello spessore del muro o del cornicione, costituiscono, per la difficoltà della loro manutenzione, una causa frequente di infiltrazioni. Modalità dell’intervento: • Integrare il canale di gronda con delle impermeabilizzazioni che non permettano, in presenza di forti piogge, il riflusso delle acque meteoriche in direzione delle murature o della copertura. • Predisposizione di idonee scossaline, opportunamente sagomate, in relazione alle singole particolarità costruttive dell’edificio. • Posizionamento dello strato impermeabile su di un supporto realizzato in malta idraulica (con tenore di solfati >1%) avendo l’accortezza di raccordarlo al di sotto dell’eventuale manto impermeabile della copertura. • Realizzazione di uno scarico di sicurezza, che consenta il deflusso delle acque in caso d’occlusione dei bocchettoni di scarico. • Prevedere una pendenza della gronda non inferiore al 5%. • Prevedere uno scarico di emergenza diretto verso l’esterno.
Specifiche sui materiali: Le membrane bituminose consentono il massimo adattamento alle discontinuità delle strutture, ma presentano le seguenti controindicazioni: • Difficile agganci al supporto in relazione ai possibili scorrimenti differenziali dovuti alle forti escursioni termiche; • Facile deperibilità (perdita di elasticità e conseguente fessurazione) se esposte all’azione diretta dei raggi U.V. Le lamiere zincate o riverniciate si degradano rapidamente in atmosfera marina; in ogni caso il loro spessore non deve essere inferiore a mm 0,6. Le lamiere in acciaio inox o in rame, spessore minimo 0,6 mm, rappresentano la soluzione più idonea e duratura. Avvertenze: Impermeabilizzare la gronda interna ricorrendo semplicemente a vernici o pitture metallizzanti è una soluzione di breve durata.
FIG. 33 Scossalina-gronda sagomata in rame.
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/Schede tecnico-operative
Risanamenti RI03_REVISIONE E SOSTITUZIONE PLUVIALI Scopo dell’opera: Assicurare, attraverso la revisione o la sostituzione del pluviale e dei gomiti di collegamento, l’agevole deflusso delle acque meteoriche dalla copertura in assenza di infiltrazioni. Modalità dell’intervento: I pluviali esterni saranno realizzati con lo stesso materiale utilizzato per le gronde e verranno ancorati alla muratura in modo da evitarne accuratamente il contatto con essa. Nei casi in cui il pluviale rientra all’interno della muratura, occorre predisporre un efficiente gocciolatoio poco prima del gomito. I terminali dei pluviali esterni saranno realizzati per un’altezza minima di circa 2 metri, in ghisa o in materiali di equivalente resistenza al fine di assicurare una sufficiente resistenza agli urti. Per i pluviali non collegati alla rete sarà predisposto un gomito che allontana il flusso dell’acqua dalla costruzione. In presenza di rete ogni pluviale sarà munito di un pozzetto d’ispezione. Specifiche sui materiali: Quando i materiali impiegati per la formazione delle gronde sono metallici occorre accertarsi, al fine evitane il rapido degrado, sulla compatibilità elettrochimica con i materiali di sostegni e di ancoraggio ed è necessario che le tecniche di fissaggio siano idonee ad assecondare gli effetti dovuti alla dilatazione/contrazione termica. La giunzione fra i vari elementi deve essere realizzata mediante la brasatura dolce (a stagno) o con sistemi di equivalente efficacia in relazione alla loro tenuta e durabilità.
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RI04_IMPERMEABILIZZAZIONE BALLATOIO E TERRAZZE Scopo dell’opera: Evitare, attraverso l’inserimento di una guaina impermeabilizzante, l’infiltrazione di acque meteoriche. Modalità dell’intervento: • Divellimento del pavimento e del massetto sottostante se degradato; • Pulitura della superficie di estradosso; • Ricostruzione del massetto delle pendenze e attesa che venga raggiunto il giusto grado di maturazione prima dell’applicazione della guaina; • Posa di guaina impermeabilizzante, in strato singolo o doppio, saldando lo stesso con apposito cannello a gas al sopporto ; • Ripristino del massetto, della malta di allettamento e della pavimentazione. Specifiche sui materiali: Lo strato di impermeabilizzazione è costituito da una membrana a base di bitume e modificato con polimeri. Avvertenze: Gli strati impermeabili di qualunque natura devono essere risvoltati verso l’alto, per almeno 15 cm dal piano, in corrispondenza di tutti gli elementi strutturali o meno in elevazione come pareti, pilastri o gradini. Al termine del lavoro non si devono riscontrare bolle, rigonfiamenti, e parti danneggiate o forate.
DN01_DEMOLIZIONI DN02_APERTURE DI VANI
DN03_RIMOZIONE E SOSTITUZIONE INFISSI E SERRAMENTI
Scopo dell’opera: Eliminare le aggiunte di corpi e di tramezzi incongruenti con la fabbrica originaria e apportare delle lievi modifiche utili alla realizzazione del progetto senza pregiudicare l’ aspetto e la struttura del complesso. Nel caso dell’ apertura di vani nella muratura si cercherà di ripristinare le antiche aperture che erano state murate in precedenti interventi.
Scopo dell’opera: Gli infissi e i serramenti presenti attualmente nella fabbrica sono quasi tutti in legno e a causa della mancata manutenzione non è conveniente il loro recupero. E’ stato scelto di utilizzare infissi in legno rivestiti di alluminio della Makrowin. Modalità dell’intervento: • Rimozione degli infissi e dei serramenti presenti; • Posa in opera del telaio fisso e del battente in marmo; • Montaggio degli infissi in alluminio-legno.
FIG. 34 Realizzazione di una piattabanda in mattoni sopra i travicelli e rinzeppamento accurato di tutti i vuoti.
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Demolizioni e nuove costruzioni DN04_REVISIONE E RIPRISTINO DELLA COPERTURA Scopo dell’opera: Il tetto a falde presenta evidenti degradi e difetti costruttivi. Si prevede quindi la sua demolizione in modo da mettere a nudo la sommità delle pareti portanti dove sarà possibile realizzare i cordoli armati che contribuiranno a migliorare la stabilità della fabbrica nell’eventualità di un sisma. Modalità d’intervento: • Demolizione del tetto esistente; • Realizzazione del cordolo armato (CO03); • Allestimento degli appoggi e collocazione delle capriate lignee; DN05_LIVELLAMENTO QUOTE PIANO DI CALPESTIO Scopo dell’opera: Pareggiare le quote di calpestio degli ambienti a piano terra per eliminare le barriere architettoniche e rendere lo spazio di progetto più omogeneo e maggiormente fruibile. Modalità d’intervento: • Svellimento della pavimentazione e dello strato di allettamento; • Dismissione del cretonato e scavo fino alla quota necessaria; • Formazione del nuovo vespaio e realizzazione di ventilazione; • Realizzazione di un massetto in malta di calce e posa in opera di un coibente; • Ricollocazione della pavimentazione su un apposito letto di malta.
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• Realizzazione dell’orditura secondaria (arcarecci) e del tavolato ligneo; • Disposizione della barriera a vapore , dei pannelli termoisolanti e dello strato di impermeabilizzazione; • Montaggio di una doppia listellatura per creare un intercapedine di ventilazione; • Collocazione del manto di copertura in coppi e canali.
FIG. 35 Copertura isolata e microventilata con uso di barriera al vapore.
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Puliture PU01_PULITURA CON SPRAY D’ACQUA A BASSA PRESSIONE E SPAZZOLE DI SAGGINA Scopo dell’opera: Pulitura di un elemento lapideo, costituito da materiali porosi integri ricoperti da polveri e da stratificazioni prevalentemente idrosolubili che ne alterano esclusivamente il colore. Pulitura dell’intonaco per il successivo intervento di velatura. Modalità d’intervento: Lo spray di acqua, ottenuto mediante piccoli nebulizzatori manuali da giardinaggio, viene diretto verso le superfici lapidee utilizzando per il tempo sufficiente ad ammorbidire lo strato di polveri e di stratificazioni che ricoprono la pietra evitando il prolungamento dell’intervento oltre i 15/20 minuti. La pulitura deve essere condotta seguendo una sequenza di superfici limitate. Trattandosi di materiali lapidei porosi si deve utilizzare un quantitativo di acqua limitato allo stretto indispensabile al fine di evitare la movimentazione dei sali presenti all’interno dell’elemento lapideo. E in ogni caso preferibile utilizzare acqua deionizzata. Le stratificazioni solubili vengono eliminate attraverso l’azione solvente dell’acqua, mentre quelle più tenaci possono essere rimosse tramite piccole spazzole di saggina. È sempre necessario provvedere alla raccolta ed al convogliamento dell’acqua impiegata attraverso modalità differenziate in funzione delle specifiche esigenze; è, inoltre, necessario provvedere alla protezione con teli impermeabili (ben sigillati fra loro) di quelle parti che, non interessate alla pulitura, potrebbero risentire del contatto con le acque di lavaggio.
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Specifiche sui materiali: Nel corso della pulitura è sempre da escludere tassativamente: • l’utilizzo di strumenti abrasivi quali: spazzole metalliche (indipendentemente dalla loro dimensione), raschietti, spatole, carte abrasive e pietra pomice; • l’utilizzo di getti d’acqua a pressione mediante specifiche idropulitrici ad acqua (fredda o calda); • l’utilizzo di getti di vapore acqueo; • l’aggiunta, in soluzione acquosa, di acidi, basi (soda caustica) o di generiche sostanze emulsionanti (saponi, detergenti, ecc.). Avvertenze: Operando sui paramenti di facciata, la pulitura deve essere effettuata procedendo dall’alto verso il basso. Occorre evitare la pericolosa usanza di permettere all’acqua di scorrere verso il basso al fine di ammorbidire i depositi sottostanti agevolando, in tal modo, i lavori di pulitura.
PU02_TRATTAMENTI BIOCIDI SULLA MICROFLORA Scopo dell’opera: Bonificare una parete o un apparato decorativo su cui è presente una patina biologica. Questo degrado si manifesta con una intensa colorazione variabile dal grigio al verde. Modalità d’intervento: • Eliminare tutte le cause, riscontrabili nel contorno (raccolta e convogliamento delle acque, copertine di protezione, ecc), capaci di agevolare l’evolversi di questa specifica patologia. • Applicare sulla superficie lapidea specifiche sostanze biocide in soluzione acquosa utilizzando l’esatta diluizione consigliata dal produttore. • Ove occorre, i trattamenti devono essere ripetuti nel numero di volte sufficiente a debellare la crescita. • Rimuovere manualmente gli organismi e infine dovranno essere eseguiti ripetuti lavaggi atti ad eliminare ogni residuo di sostanza biocida. • Nei casi più ostinati e difficili, possono essere utilizzate soluzioni più concentrate, ricorrendo a impacchi (di argilla, metilcellulosa, etc.) da lasciare agire per tempi sufficientemente lunghi (3-7 giorni). • Quando sulla superficie delle murature si riscontrano patine uniformi, spesse ed aderenti, si può (eccezionalmente) fare precedere alla applicazione del biocida una parziale rimozione meccanica della biomassa; in questi casi si utilizzano spatole o meglio (al fine di evitare danni alle superfici) pennelli dotati di setole rigide.
Specifiche sui materiali: I requisiti fondamentali di un formulato ottimale per il controllo dei microrganismi sono: • l’assenza di qualsiasi azione fisica o chimica, diretta o indiretta nei riguardi delle strutture murarie; • la trasparenza e l’assenza, dopo l’applicazione, di residui inerti stabili. Sono da escludere pertanto tassativamente tutti quei prodotti colorati ed oleosi che possono lasciare tracce permanenti in seguito al loro impiego; • l’inerzia chimica; • la non tossicità nei riguardi dell’uomo e degli animali sia domestici che selvatici; • la biodegradabilità nel tempo. Sulla base dei test eseguiti in laboratorio il principio attivo che ha mostrato una maggiore efficacia è costituito da una miscela di benzalconio cloruro (sale d’ammonio quaternario) e di stagno naftenato. (Attenzione: la miscela deve essere già venduta come tale e non preparata in cantiere).È comunque valido l’impiego del solo benzalconio cloruro. Nel caso in esame impiegheremo sinoctan10® della sinopia restauro s.r.l , una soluzione a base di benzalconio cloruro. Avvertenze: In alcuni casi, i sali d’ammonio quaternario hanno provocato la comparsa di tenui macchie di varia colorazione in seguito alla fuoriuscita delle membrane cellulari di pigmenti fotosintetici. La colorazione può essere rimossa facilmente pulendo la superficie con acqua deionizzata immediatamente dopo il trattamento biocida.
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Puliture PU03_PULITURA CON IDRO-SABBIATURA CONTROLLATA Scopo dell’opera: Pulitura di un materiale lapideo poroso, privo di apparati decorativi, ricoperto da una pellicola pittorica. Modalità d’intervento: Si deve utilizzare un sistema centrifugo a bassa pressione (0,5 a 1,5 bar) che tramite appositi microiniettori è in grado di proiettare un vortice di aria/acqua (dai 10 ai 60 litri/ora) e di polveri a base di micro particelle di varia natura e durezza del diametro medio di qualche decina di micron. • Prevedere la protezione con teli impermeabili delle parti che, non interessate alla pulitura, potrebbero risentire del contatto con le sostanze solubili presenti nell’acqua di risulta; • La pulitura dovrà essere effettuata con temperature esterne superiori ai 14° e verrà effettuata ad intervalli regolari; • Ad ogni ciclo di pulitura vanno alternate ampie pause adatte al completo prosciugamento del materiale. Specifiche sui materiali: La scelta dell’abrasivo (carbonato di calcio, ossido di alluminio, polvere di vetro) va eseguita in relazione alla durezza del materiale da pulire. E’ buona norma, al fine di non provocare danni irreversibili, utilizzare sempre un abrasivo di durezza inferiore a qualla del materiale lapideo. Avvertenze: La idro-sabbiatura provoca, soprattutto quando si opera in zone ristrette o chiuse, forti emissioni di polveri che possono risultare dannose per gli operatori, quindo va previsto l’utilizzo di caschi con visiere. 86
PU04_RIMOZIONE INTONACO PULITURA E SIGILLATURA COMENTI Scopo dell’opera: Eliminazione del vecchio intonaco incoerente per portare a vista la pietra lavica dell’antica muratura. Modalità d’intervento: • Asportazione dell’intonaco preesistente; • Pulitura con scalpello degli interstizi tra le pietre; • Pulitura con acqua a bassa pressione per bagnare la muratura; • Sigillatura dei giunti con malta a base di calci idrauliche o pozzolaniche naturali.
Aggiunte AG01_RIPARAZIONE LACUNE INTONACI Scopo dell’opera: Conservare un intonaco generalmente ben conservato che presenta, in alcune zone, un degrado dovuto alla caduta di parti limitate in seguito a urti o ad altri stress meccanici. Modalità d’intervento: Nelle parti delle fronti esterne dove sono presenti delle lacune si può intervenire ricostituendo l’omogeneità e la continuità della superficie intonacata tramite l’applicazione di un impasto compatibile con quello esistente in modo da ricostituire non tanto l’omogeneità estetica della facciata, quanto la continuità funzionale del rivestimento. Se le lacune sono profonde si procede preventivamente al riempimento con malta idraulica (formata da grassello di calce con aggregati grossolani di cocciopesto o di pozzolana), per definire in seguito la parte superficiale con un impasto più fine. In presenza di discontinuità strutturali (lesioni, cavità, ecc.) di efflorescenze saline ecc., si deve provvedere ad eseguire le opere di predisposizione della muratura per i successivi interventi ( vedi consolidamenti). Specifiche sui materiali: Per realizzare rappezzi duraturi e gradevoli alla vista occorre utilizzare materiali simili e del tutto compatibili con quelli esistenti, soprattutto in relazione al reciproco comportamento nei confronti delle escursioni termiche.
Si devono, quindi, impiegare leganti della stessa natura da caricare con inerti ben crivellati e di idonea granulometria, costituiti, di volta in volta, dall’equilibrato dosaggio di ghiaie, di sabbie e di terre; ove occorre, all’inerte si deve miscelare del cocciopesto o altro genere di componente idraulico; per migliorare le caratteristiche delle malte, al fine di favorire l’adesione al supporto e di evitare un eccessivo fenomeno di ritiro con conseguente comparsa di fessurazioni, occorre utilizzare specifici additivi acrilici. Nello specifico l’intonaco dovrà essere con aggrappo in malta di calce ed azolo, la finitura o tonachina sarà in malta di calce con frantumato di pietra calcarea, analoghi a quelli impiegati nella fabbrica originaria. Avvertenze: Per la buona riuscita dei lavori occorre: • scegliere aggregati che non contrastino eccessivamente, per colore e granulometria, con l’aspetto della malta esistente; • rendere lavorabile l’impasto diminuendo la quantità di acqua ed aggiungendo additivi fluidificanti; • evitare di usare malte di calce aerea e sabbia che possono dar luogo ad efflorescenze sulle parti limitrofe.
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Aggiunte AG02_NUOVI INTONACI CON MALTA COMPOSITA O BASTARDA Descrizione: Si chiamano bastarde tutte le malte ottenute con diversi leganti ed inerti, in vario rapporto (calce aerea, idraulica naturale e artificiale, pozzolana, cocciopesto). L’intonaco di malta bastarda eseguito a regola d’arte, fornisce infatti alte garanzie di tenuta e di durata unitamente ad un apprezzabile aspetto estetico. La tipica versatilità di queste malte risiede nella possibilità di variare, nel corso del confezionamento, le percentuali dei leganti fornendo in tal modo prodotti con prestazioni appropriate, caso per caso, in funzione della natura del supporto e delle caratteristiche dell’ambiente in cui l’intonaco andrà a operare. Nelle opere di conservazione, al fine di garantire il massimo grado di compatibilità e di collaborazione fra l’intonaco e il suo supporto si realizzano tre strati: arriccio, rinzaffo e tonachina con idonea granulometria degli inerti. Il rinzaffo, nell’intonaco a tre strati, ha anche la funzione di uniformare l’assorbimento idrico della superficie quando non si è stati in grado di uniformare sufficientemente quello del supporto. Modalità d’intervento: L’intonaco di malta bastarda è combinato utilizzando: • calce idraulica/calce aerea: la calce aerea è caratterizzata da un ritiro contenuto; la sua presenza diminuisce quindi sensibilmente il fenomeno delle cavillature; la calce idraulica conferisce all’impasto sia una maggiore resistenza meccanica che caratteristiche di idrorepellenza.
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Per valutarne il comportamento occorre riflettere sui criteri generali: • la lavorabilità e la duttilità dell’impasto si ottengono aumentando nel legante la quantità della calce grassa (quella ottenuta da un calcare puro al 95%); • e tonalità desiderate si ottengono calibrando la miscelazione dei diversi inerti; • le resistenze meccaniche si ottengono, ove occorre, con l’accurata scelta dell’inerte (qualità e granulometria medio/grossa) ed aumentando nel legante le quantità della calce idraulica o del cemento; • l’impermeabilità viene data dalla presenza della calce idraulica o degli inerti a comportamento idraulico. Avvertenze: È diffusa l’usanza di utilizzare miscele di componenti con soli leganti idraulici; tuttavia, quando al rivestimento è richiesto un comportamento meno rigido, capace, quindi, di adeguarsi ai movimenti differenziali della muratura, è corretto utilizzare anche la calce aerea calibrandone il dosaggio rispetto ai leganti idraulici. Occorre ricordare inoltre che l’introduzione di leganti idraulici limita l’evaporazione dell’acqua contenuta all’interno della muratura, con pericolo di probabili rigonfiamenti dovuti alla pressione dei vapori.
AG03_VELATURA Scopo dell’opera: La superficie dell’intonaco ha perso, in alcune sue parti, più o meno ampie, la tinta originale oppure, in seguito all’esecuzione di alcuni rappezzi, il colore si presenta disomogeneo. L’intervento ho lo scopo di rendere omogenea la tinta. Modalità d’intervento: Una volta eseguiti i necessari lavori preliminari di spolveratura e di pulizia dell’intera superficie da trattare (PU01), si esegue la velatura con il seguente sistema: • tinte a calce: si esegue uno strato di imprimitura, di colore bianco o leggermente in tinta, realizzandolo in modo da regolarizzare efficacemente la capacità d’assorbimento del supporto, al fine di diminuisce il quantitativo di pigmenti da applicare nelle successive mani di finitura e di accentuare l’effetto velo. Specifiche sui materiali: Le caratteristiche dei materiali variano in relazione al prodotto utilizzato.
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Protezione PR01_PROTEZIONE DELL’INTONACO ALL’ATTACCO A TERRA Modalità d’intervento: Il distacco delle zone dell’intonaco a diretto contatto col terreno o con le pavimentazioni è fra i fenomeni di degrado dell’intonaco più diffusi. Affinché l’acqua piovana non ristagni nelle suddette zone devono essere presi opportuni provvedimenti (risanamento delle murature entroterra, pendenze di scolo ecc.). Occorre, inoltre, provvedere a specifici trattamenti contro la proliferazione dei microrganismi e ad interrompere prima del contatto col terreno l’intonaco, predisponendo uno strato di materiale sigillante resistente all’umidità ed all’insudiciamento. Specifiche sui materiali: Nella scelta della soluzione tecnica più appropriata si deve tenere conto del requisito di resistenza agli urti, prodotti principalmente da persone e da veicoli. Le protezioni posizionate in corrispondenza dell’attacco a terra devono essere realizzate con elementi e materiali che limitano l’ascesa per capillarità dell’acqua piovana, che presentano una buona resistenza meccanica agli urti e all’erosione, che trattengono poco lo sporco o la polvere e siano in grado di pulirsi sotto l’azione della pioggia.
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FIG. 36 Sigillatura all’attacco a terra.
PR02_PROTEZIONE DELL’INTONACO DALLA RAPIDA DISIDRATAZIONE Modalità d’intervento: Occorre proteggere l’intonaco sia quando è appena applicato per condurlo a una corretta maturazione (presa e indurimento), sia quando è pienamente maturato al fine di permettergli di mantenere nel tempo le caratteristiche richieste. • Protezione dell’intonaco fresco: L’intonaco va protetto da una rapida disidratazione, fenomeno capace di provocare la precoce conclusione del processo di presa e di indurimento della malta. Negli intonaci a base di malta di calce aerea, per esempio, si possono formare i “calcinaroli” (grumi di particelle di calce non spenta che a contatto con l’acqua, anche a distanza di tempo, si carbonatano rigonfiandosi). Il vento, il sole e le alte temperature in genere, costituiscono elementi negativi. Per evitare o comunque limitare i danni si possono utilizzare, come protezione, teli di juta bagnati, di incannucciato o di plastica.
Nei periodi più caldi e ventosi occorre irrorare periodicamente l’intonaco d’acqua per circa 8 giorni, evitando le ore più calde della giornata quando l’intensa evaporazione aumenta il ritiro. Se si ricorre a teli in materiale plastico, occorre evitare il contatto diretto con la superficie intonacata; si rischia, in questi casi di surriscaldare la superficie e si limita l’apporto di aria utile per la reazione di carbonatazione. • Protezione dell’intonaco maturato: Una condizione ottimale per l’intonaco si ottiene impedendo il più possibile alla pioggia battente di raggiungere la parete. Fenomeno che, oltre a un abbondante apporto di umidità, produce una sensibile erosione del rivestimento e delle pigmentazioni. Risultano perciò utili in questo senso tutti quegli sporti orizzontali che proteggono efficacemente le superfici intonacate sottostanti.
PR05_PROTEZIONE DELLE TESTE DEI MURI CON COPERTINE Scopo dell’opera: La muratura che non verrà ricostruita (rudere della cantina) deve essere protetta al fine di conservare lo stato in cui ci è pervenuta nel tempo. Modalità d’intervento: • Asportazione del materiale incoerente e pulitura delle teste murarie; • Stesura di uno strato di intonaco additivato per rendere impermeabile la testa del muro.
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/Schede tecnico-operative
Protezione PR03_TRATTAMENTI CHIMICI ANTISALINITÀ Scopo dell’opera: La superficie della muratura si presenta segnata, in una o più parti, da specifiche tipologie di degrado conseguenti a: perdite localizzate impianti, presenza di fenomeni di risalita per capillarità, distacco o erosione degli intonaci, assenza di protezione alla sommità delle murature e microclima umido. Occorre quindi evitare che i sali solubili assorbiti dalla muratura provochino, in seguito ai lavori di restauro, danni alle superfici trattate. Modalità di intervento: • Generiche opere di preparazione della muratura per la successiva posa degli intonaci. Si rimuovono le polveri e si consolidano le superfici friabili, si fissano le parti da conservare (per esempio le zone poste al margine delle lacune) e quelle in via di distacco, si provvede con cura alla pulizia ed alla probabile reintegrazione delle giunzioni fra i vari componenti della muratura • Accurata pulizia con acqua e spazzole di saggina della muratura; oltre a pulire la superficie si attiva una utile dinamica di soluzione/ricristallizzazione dei sali presenti • Spolverare ulteriormente la superficie asciutta. • Sulle superfici così preparate si applica, in modo omogeneo e preferibilmente con un irroratore manuale, una sola stesura di prodotto consistente, in genere, in una dispersione acquosa pronta all’uso; il tutto seguendo sempre ed accuratamente i suggerimenti del produttore.
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Specifiche sui materiali Per i trattamenti antisalinità si utilizzerà AntolRisan System Antisale, prodotto da Torggler. Questo prodotto, a basi di resine silano-silossaniche in dispersione acquosa, ha la proprietà di formare un filtro antisalinità ad ampio spettro contro diversi tipi di sali (cloruri, nitrati e solfati). Avvertenze Occorre accertarsi che le resine utilizzate per l’intercettazione di sali abbiano in termini “tensione superficiale” un angolo di contatto adeguato allo specifico utilizzo. Diverse formulazioni di tali prodotti, infatti, sono modificazioni apportate a sostanze aventi spiccate caratteristiche idrorepellenti ed antiadesive. L’effetto idrorepellente, attivato in questi prodotti dalla presenza d’acqua nelle malte, non agevola ma contrasta il legame polare tra le diverse componenti cristalline; si corre, quindi, il rischio di non assicurare una sufficiente adesione fra la muratura trattata ed il successivo strato di finitura (intonaco).
PR04_TRATTAMENTI PROTETTIVI IDROFOBIZZANTI SUI MATERIALI LAPIDEI Scopo dell’opera: I trattamenti protettivi con effetto idrofobizzante devono essere eseguiti quando: • l’elemento lapideo, costituito da calcare poroso, si presenta ampiamente degradato in relazione all’assorbimento delle acque meteoriche ricche di composti chimici dannosi; • l’elemento si presenta in buono stato di conservazione ma deve essere protetto dagli effetti dell’assorbimento dei composti chimici; • si sono eseguite opere di pulitura; la pulitura lascia, in genere, la superficie degradata libera di assorbire le sostanze inquinanti; • un nuovo elemento, posto in sostituzione di uno eccessivamente degradato, deve essere protetto dagli effetti dell’assorbimento di composti chimici. Modalità di intervento: I prodotti devono essere applicati su supporti lapidei puliti, asciutti in presenza di temperature ambientali comprese fra +5° e +25° C. L’applicazione si effettua irrorando le superfici e procedendo, in maniera uniforme, dall’alto verso il basso. In genere le sostanze impregnanti possono essere applicate con le seguenti tecniche: • a pennello fino al rifiuto, utilizzando per la prima mano una soluzione più diluita ed aumentando con gradualità la concentrazione nelle ultime mani (senza fare trascorrere consistenti intervalli di tempo); • ad airless, tramite l’utilizzo di specifiche apparecchiature in grado di vaporizzare il liquido (in assenza d’aria) tramite una pompa oleopneumatica. In zone molto ventilate si consiglia di montare sugli ugelli, a protezione del flusso, degli specifici coni sporgenti per circa 30-40 centimetri.
Specifiche sui materiali: I prodotti da utilizzare per i lavori di idrofobizzazione devono possedere: • basso peso molecolare, elevato potere di penetrazione ed alta idrorepellenza; • resistenza all’attacco fisico/chimico degli agenti atmosferici; • resistenza chimica in ambiente alcalino; • assenza di effetti collaterali (prodotti secondari dannosi); • perfetta trasparenza ed assenza di alterabilità del colore; • capacità di traspirazione tale da non ridurre, nel materiale trattato, i valori preesistenti di permeabilità ai vapori oltre il valore limite del 10%. Le sostanze più idonee (sottoposte a diverse verifiche sperimentali) sono gli alchil-alcossi-silani. Il nostro intervento prevede l’utilizzo di PROCRETE P® (Protettivo oleo-idrorepellente in fase solvente traspirante) della Draco Edilizia s.r.l.: è un polimero organico in fase solvente con le caratteristiche suindicate. Per le specifiche si rimanda alla scheda tecnica allegata. Avvertenze: L’applicazione dei protettivi chimici richiede cautela ed attenzione sia per il materiale che per l’operatore; quest’ultimo dovrà essere munito di una apposita attrezzatura di protezione (guanti, visiere, ecc.) secondo la vigente normativa. Diversi prodotti vengono fomiti pronti all’uso. In questi casi ogni diluizione successiva provoca il decadimento degli effetti protettivi e la durata della sostanza impregnante.
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/Il progetto
Introduzione al progetto Il mio intervento di restauro non si limita solo al recupero strutturale e ad arrestare i processi di degrado della fabbrica, ma mira a dare un valore aggiunto alla preesistenza tramite il progetto di una nuova struttura che la rivitalizza. IN RELAZIONE ALLA MERA DESTINAZIONE D’USO, IL TEMPO PUÒ DECRETARE PER UNA COSTRUZIONE LA SUA FINE, MA SE È PRESENTE L’ARCHITETTURA L’EDIFICIO VIENE TENUTO VIVO DA UN RINNOVATO USO E, PERTANTO, MANTENUTO DIACRONICAMENTE CON LA SUA STORIA. Il progetto mira, dunque, alla riqualificazione di spazi dismessi e con essa all’elogio della memoria, non solo da un punto di vista architettonico, grazie alla nuova struttura, ma anche tramite l’aggiunta di una nuova funzione, quella appunto del museo. Si punta ad un intervento in grado di far convivere il nuovo con l’esistente, senza snaturare il carattere dell’opera, ma generando un equilibrio dialettico tra le due parti.
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Nell’ottica di una coerenza progettuale il museo ha l’obiettivo di far rivivere nel visitatore memorie passate, coinvolgendolo in un percorso dedicato agli antichi mestieri. L’obiettivo è quello di far rivivere i ricordi di un tempo che, seppur passato, si lega in modo indissolubile alla nostra cultura e alle nostre tradizioni. La visita all’interno del museo vuole, dunque, sottolineare quanto sia importante per le nuove generazioni la conoscenza della bellezza e della semplicità della vita contadina. Immergendosi in questo cammino nel passato, si evocano i ricordi attraverso le tracce lasciate dal tempo sulla superficie delle cose, leggendo in esse non consumismo e caducità, bensì bellezza e storia.
“Possiamo conoscere il tempo soltanto indirettamente, attraverso quanto in esso avviene: osservando cioè mutamento e permanenzaâ€? G. Kubler
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/Il progetto
Concept Il progetto nasce dall’ idea di riscoprire nuovi valori negli oggetti del passato, sfruttandone il loro “essere” come occasione di stimolo e di creatività. NEL MIO CASO L’OGGETTO DI RIFERIMENTO, CHE HA COSTITUITO LA METAFORA PROGETTUALE, SONO STATE LE BOTTI PRESENTI NELLA CANTINA. Esse si sono inserite alla perfezione nella filosofia di sostenibilità ambientale attraverso il loro riciclo. Custodia preziosa nella vita del vino, le botti dopo la loro prima vita di albero, hanno il poetico compito di conservare e maturare il loro importante contenuto. Alla fine della loro opera, purtroppo, molto spesso vengono abbandonate ad una fine non degna del minuzioso lavoro svolto, venendo usate come legna da ardere.
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Nell’ottica della filosofia di sostenibilità ambientale, le botti potranno avere un meritato riscatto nella vita quotidiana di tutti noi. Il riuso della botte mi ha ispirato sia per la progettazione degli esterni (frangisole) che per gli interni (arredi e illuminazione). COSÌ COME IL LEGNO DELLE BOTTI ACQUISTA UNA NUOVA VITA, ANCHE LA VECCHIA RESIDENZA, CON I LOCALI ADIBITI ALLA PRODUZIONE, ASSUME UNA NUOVA VESTE, UN NUOVO VALORE E UNA NUOVA FUNZIONE, RISPONDENDO A BISOGNI E NECESSITÀ DEL PRESENTE.
METAFORA • LA SCOMPOSIZIONE DELLA BOTTE
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/Il progetto
Casi studio KENGO KUMA_ KAYANOYA SHOP-RISTORANTE_TOKYO,2014 Kayanoya rappresenta proprio la riproduzione della warehouse tradizionale, visitata dallo stesso Kuma. Botti, arredi, tavoli e vassoi sono realizzati interamente in legno di cedro, prodotti nell’isola di Kyushu dagli artigiani locali. Le grandi botti in legno, solitamente impiegate per la conservazione della salsa di soia, sono state appese al soffitto del locale, sospese sopra le testa dei clienti; mentre confezioni di ‘Koji Buta’ sono state impiegate con funzione di accessorio d’arredo, alllo scopo di esporre al meglio le bottiglie di Shoyu in vendita.Il negozio presenta anche delle scatole in legno utilizzate per l’impiego del malto di riso, uno degli ingredienti della salsa di soia, impilate una sopra l’altra formando dei ban-
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chi espositori riguardo prodotti diversi. I clienti hanno la possibilità di prendere bottiglie da diverse sezioni, come se fossero dei comodi e pratici cassetti. Vassoi in legno dal design funzionale e sofisticato dall’effetto sorprendente. Al centro dell’area si trova un lungo tavolo in legno, schermato da divisori in vetro e sistemi d’illuminazione interni che contribuiscono a illuminare le bottiglie collocate nella parte superiore. Gli scaffali in legno vengono riempiti da prodotti di ogni tipo, affiancati a lastre aggiuntive di vetro lungo i bordi dello spazio. Tra gli obiettivi principali di progetto, come lo stesso Kengo Kuma spiega, quello di raccontare in Kayanoya la varietà e la forza delle abilità della comunità giapponese.
RUBIN & ROTMAN ARCHITECTS_ AANISCHAAUKAMIKW CREE CULTURAL INSTITUTE_CANADA,2011 Aanischaaukamikw Cree Cultural Institute nasce Cree, dei metodi di caccia, delle arti e dell’artigiacon l’obiettivo di trasmettere la tradizionale cultu- nato, nonché nella promozione del turismo. ra Cree alle generazioni future. Il progetto fa ampio uso del legno, evocando l’imIl concept dell’edificio si ispira alla classica archi- portanza fondamentale della foresta per il popolo tettura delle tradizionali case lunghe dei Cree, le Cree. Shaptuan, e al particolare contesto del villaggio di Particolare attenzione è stata posta alla trasposiOujé-Bougoumou. In questo villaggio, costruito nel zione architettonica di elementi simbolici che ri1992 e unico sotto molti aspetti, i principali edifici flettono il tradizionale habitat Cree. L’open space sono stati disposti in un ampio cerchio al centro e la trasparenza del piano terra rendono il centro del nucleo abitato. L’Aanischaaukamikw Institute si il cuore della comunità. trova all’interno di questo spazio, insieme alla sede del Band Council. Il centro culturale comprende una sala espositiva progettata secondo gli standard museali internazionali, ma è anche un luogo di incontro. Le attività comunitarie si svolgono al piano terra, dove la danza e gli spettacoli musicali si alternano a incontri più intimi come i racconti degli anziani. Al piano inferiore si trovano gli uffici delle associazioni impegnate nella conservazione della lingua
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/Il progetto
Casi studio MVRDV_STEDELIJK MUSEUM SCHIEDAM_OLANDA, 2006 Lo studio olandese MVRDV trasforma una cappella neoclassica nella hall di ingresso del museo . Il museo di arte moderna è ospitato in un edificio storico dove la cappella neoclassica centrale è stata adibita ad area di ingresso, bar e caffetteria: la nuova trasformazione dello spazio aggiunge un elemento che spicca alla vista, una scaffalatura rossa contenente tutto il programma funzionale per l’area. Evidente ma rispettoso, funzionale ma rimovibile: l’intervento si riassume quindi in una serie di scaffalature color rosso acceso che inglobano tanto le facilities di un moderno museo (biglietteria, guardaroba, bar, bookshop) quanto
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i preziosi elementi della cappella neoclassica firmata nel 1787 da Jan Giudici che le ospita (organo, pulpito, colonne). Il colore rosso è stato scelto dai progettisti per fungere da elemento caldo e di contrasto nello spazio neutro, determinando una chiara contrapposizione tra aggiunta ed esistente. Il vincolo che protegge la cappella con l’inalterabilità della struttura ha stimolato il gruppo di progettazione olandese alla scelta di un materiale – pannelli di MDF – che permette sia il controllo dell’umidità, sia il miglioramento dell’acustica e dell’illuminazione. E, in caso di ripensamento, è eliminabile senza lasciare traccia nel monumento.
MARCH STUDIO_ HOTEL HOTEL_ AUSTRALIA, 2014 March Studio è stato incaricato di progettare la hall del palazzo Nishi, un misto di sviluppo dell’usato delle arti di Canberra e della cultura del distretto di New Acton. Assi in legno di recupero avvolgono la grande scalinata di ingresso che collega i condomini con il bar e con l’hotel, il cui design è stato sviluppato da 50 artisti, designer e responsabili, tra cui lo studio giapponese Suppose Design Office. Lo spazio dispone di migliaia di pezzi di legno riciclato, fissati intorno alle pareti ed al soffitto per creare schemi irregolari intorno a pilastri di cemento prefabbricati dell’edificio. Il legno sospeso filtra la luce esterna e la vista verso spazi interni, dove ombre sono gettate sul pavimento e su nude pareti come fossero pixel. Le diverse lunghezze degli assi di legni creano movimento e sfocano i confini. Le assi sono supportate da barre di acciaio che corrono dal soffitto al piano terra, mentre grappoli di canne vuote in legno ricoperto di acciaio vanno dall’ingresso fino all’estremità. Ogni parte della scala è costituita da tre diversi tipi di profili in legno lamellare che sporgono dalla metà della scala per creare una balaustra centrale illuminata.
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/Il progetto
Analisi progettuale Il mio progetto si vuole inserire a servizio dell’esistente, in un delicato rapporto tra le parti. Nuovo e antico si fondono nel reciproco rispetto ridando vitalità ad un manufatto che inizialmente sembrava dimenticato. Il nuovo corpo, all’interno della rovina, emerge dalle creste dei muri dell’ex cantina per riconfigurare le spazialità perdute. “NELLA ROVINA SI PALESANO FORME NUOVE, CHE POTREMMO DEFINIRE ATEMPORALI, SI CONSERVANO UNA MIRIADE DI SEGNI DI UN TEMPO DIVENUTO MATERIA E CHE IN ESSA SI DEPOSITA E SI MOSTRA” A. UGOLINI L’intervento si compone di due volumi. Il primo a piano terra è caratterizzato da un pavimento in vetro sospeso e sostenuto da una intelaiatura in acciaio che permette al visitatore di percepire la sottostante quota originaria della cantina e gli appoggi in pietra lavica delle botti.
Questo ambiente ospita la hall di ingresso del museo adibita ad area espositiva, con espositori a cornici e sottili supporti di altezze diverse realizzati in ferro. Altro elemento di spicco è la scala le cui pedate in legno, estendendosi lungo la parete, diventano mensole espositive. La scala connette la hall con il volume al primo piano dove si trovano il bar, la caffetteria, la doppia altezza sul palmento e un’ ampia terrazza panoramica.
CASA LUOGO
CONOSCERE
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IL PROGETTO
DÀ SENSO E FORMA AI RAPPORTI TRA UOMINI, COSE, AMBIENTE. MIRA AD INTEGRARE E RICOMPORRE PER “SUGGERIRE” CIÒ CHE NON È PIÙ IN FORME E CON STRUMENTI DIVERSI.
STORIA CREATIVITÀ FUTURO
BISOGNI
MEMORIA
IMMAGINARE
INFORMAZIONE 103
/Il progetto
Analisi progettuale
FIG. 37 ESTRUSIONE E SOTTRAZIONE: Il nuovo volume rispetta i limiti di altezza della vecchia costruzione; La copertura a spiovente del palmento viene sottratta.
SECONDA ESTRUSIONE:
dalla sottrazione si ricava un secondo volume che tramite la doppia altezza permette la vista sulle vasche.
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INTERAZIONE CON LA PREESISTENZA: L’edificio si affianca alla facciata Nord della residenza integrandosi e dialogando con essa; Raggiungimento della massima altezza nel rispetto della preesistenza; La terrazza è orientata a Nord e si apre su un suggestivo e luminoso paesaggio.
STRUTTURA PORTANTE:
La struttura portante in acciaio, realizzata con colonne a sezione circolare e intelaiatura con travi IPE140 e IPE160, genera effetti di leggerezza e trasparenza.
INVOLUCRO E FRANGISOLE:
Ampie vetrate scorrevoli e tamponamenti in cemento a faccia vista si alternano creando un gioco di superfici trasparenti e opache; I montanti in alluminio sorreggono le doghe delle antiche botti filtrando la luce solare.
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/Il progetto
Mappa funzioni e percorsi Il piano terra, attualmente inutilizzato, nel nuovo progetto è stato rifunzionalizzato per accogliere le sale espositive del museo, integrando così gli spazi vecchi e nuovi. La scelta è stata quella di creare un percorso che coinvolge attivamente il visitatore grazie alla presenza di laboratori interattivi che permettono di rivivere antichi usi e tradizioni del nostro paese. Mantenendo lo spazio aperto e fruibile, il percorso unisce molteplici funzioni: spazi espositivi, zona degustazione, laboratori, sala conferenza e caffè letterario. Così strutturato il museo è uno spazio flessibile che non solo racconta il passato ma diviene centro culturale e dinamico per la vita della comunità locale. • Vedi Tavole nº 26 - 28 FIG. 38 Sezione A'-A'.
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LEGENDA DELLE FUNZIONI: Panorama Palmento Reception La viticoltura La produzione dell’olio Forno a legna La pesca Zona degustazione L’impasto del pane La lavorazione del rame
L’arte dell’intreccio Sala conferenze Zona relax Toilette Caffè letterario Belvedere
FIG. 39 Pianta piano terra.
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FIG. 40 Pianta piano primo.
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/Il progetto
Involucro esterno La nuova struttura è pensata in perfetto accordo con la tradizione e con i luoghi, pur presentando quei caratteri di innovazione richiesti dal modo di vivere di oggi. L’uso di materiali moderni (vetro, acciaio, alluminio, cemento) è perfettamente coniugato con i materiali del luogo (pietra, luce, acqua, sole). L’importanza di coniugare passato e presente, di beneficiare dei materiali contemporanei combinati con quelli tradizionali, di risolvere problemi nuovi con risposte sedimentate nella cultura del luogo sono istanze di cui si fa spesso FIG. 41 Vista ingresso museo.
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portatrice l’ architettura. Stabilire un rapporto di continuità ma anche di innovazione, tra modernità e tradizione. L’ involucro presenta dei tamponamenti in cemento a facciavista sulle creste della rovina. I tamponamenti sono volutamente di spessore inferiore rispetto alla muratura in pietra lavica per creare un distacco tra vecchio e nuovo. Tutte le altre superfici verticali sono definite da moduli in vetro di 170 cm scorrevoli.
Prospetti di progetto
FIG. 42 Prospetto Nord.
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/Il progetto
Prospetti di progetto FIG. 43 Prospetto Est.
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/Il progetto
Frangisole L’ involucro in vetro e cemento è schermato dalle doghe delle botti che impreziosiscono la struttura rievocando il passato, la storia e la memoria e l’antica funzione del luogo (la cantina). Le doghe si intrecciano tra di loro creando uno schermo per la protezione solare e proiettando gli spazi interni verso l’esterno e gli spazi esterni verso l’interno. Da qualsiasi punto si percepisce sempre la trasparenza sulla campagna circostante e sul panorama. Disposte secondo schemi irregolari le doghe che si diradano verso il basso, ad altezza d’ uomo per lasciare libera la vista, filtrano la luce esterna, creando un gioco di luci e ombre all’interno. Lo schermo frangisole (lungo 25x7 metri) supportato da montanti in alluminio è staccato dalla facciata per garantire la manutenzione.
FIG. 44 Esploso del sistema di montaggio del frangisole.
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FIG. 45 Sezione di dettaglio. Vedi tavole nº 33–34
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/Il progetto
Arredo Nell’ ottica del recupero e della trasformazione nasce un design degli arredi rispettoso dei materiali e del contesto. Gli arredi infatti, sono realizzati con le doghe in legno di castagno recuperate dalle botti. Ritroviamo quindi gli stessi elementi e materiali tipici di una cantina, ma nuovi nella loro funzione, capaci di generare nel visitatore un effetto sorpresa.
FIG. 46 Schizzi progettuali degli espositori.
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FIG. 47 Le doghe intrecciate compongono il tavolo della reception.
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/Il progetto
Illuminazione I grandi lampadari sono stati disegnati utilizzando i cerchi in ferro delle botti e applicandovi delle strisce led.
FIG. 48 Schizzi progettuali degli apparecchi di illuminazione.
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Sezione di progetto
FIG. 49 Sezione B'–B'. Vedi tavola nº 32
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/Il progetto
Sezione di progetto FIG. 50 Sezione A'–A' Vedi tavola nº 30.
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/Il progetto
Viste FIG. 51 Vista della hall del museo e della zona espositiva a piano terra.
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/Il progetto
Viste FIG. 52 Vista della zona espositiva e del terrazzo panoramico a primo piano.
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/Conclusioni
Considerazioni e riflessioni finali La Carta europea del patrimonio architettonico (1975) aveva adottato e proclamato un principio fondamentale: “il patrimonio architettonico europeo non è formato soltanto dai monumenti più importanti, ma anche dagli insiemi degli edifici, che costituiscono le nostre città e i nostri villaggi tradizionali nel loro ambiente naturale o costruito. Questi edifici devono essere conservati in quanto tali”. La scelta progettuale, oggetto della mia tesi, è stata quella di valorizzare un’antica residenza di campagna, assicurando il maggior rispetto possibile dell’autenticità materiale del monumento/ documento e arricchendo questa architettura di nuovi segni e significati, aggiungendovi una nuova struttura. Obbiettivi principali del mio progetto sono stati la conservazione e l’integrazione, risolte sottolineando le relazioni reciproche attraverso un dialogo tra antico e contemporaneo, nella consapevolezza che le molteplici stratificazioni che si sommano su ogni edificio, sono la testimonianza e misura della sua vitalità che si manifesta anche a dispetto di un più o meno prolungato abbandono e che il mutamento continuo è condizione della nostra esistenza come delle cose che ci circondano. Un mutamento che non deve però far perdere la memoria di se.
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• L’intervento conservativo ha previsto lavori minimamente invasivi, capaci di fermare i processi di degradazione dei materiali ed il dissesto delle strutture, salvaguardando il potenziale di informazioni che il manufatto ha potuto fornire. • L’inserimento del nuovo volume all’ interno del rudere esistente, è nato dall’ esigenza di ricomporre i piani e gli spazi interni della residenza, in modo particolare al piano primo, per dare vita a un percorso museale avente come tematica le arti e i mestieri della tradizione siciliana. L’ utilizzo di materiali quali il vetro e il legno, è stata una scelta voluta per la realizzazione del nuovo spazio architettonico nell’intento di integrare l’edificio con la natura, affermando allo stesso tempo la propria identità sul luogo. La mia idea progettuale è nata quindi dalla consapevolezza che il patrimonio architettonico presenta un valore educativo determinante e quindi va tutelato. Purtroppo questo patrimonio è spesso minacciato dall’ignoranza, da ogni forma di degradazione e dall’abbandono. La conservazione integrata, risultato dell’uso congiunto della tecnica del restauro e della ricerca di funzioni appropriate, può restituirne valore e dignità.
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/Ringraziamenti
Grazie a tutta la mia famiglia, “alla mia mamma buona, al caro mio papà” e a mia sorella Rosalia per l’aiuto che mi hanno dato in questi anni di studio. Grazie alla mia bellissima nonna Rosa, a Francesca con la sua magia, a Enrico per le sue fotografie e a tutti gli zii per il loro sostegno. Grazie anche a chi della mia famiglia non c’è più.. soprattutto a mia nonna Angela che mi ha sempre consigliata e a Rosario che mi è stato vicino. Ringrazio Ludovico per la sua pazienza nella mia difficoltà di comprensione del suo speaking, per il suo contributo e per essere stato coraggiosamente il nostro capo gruppo in questi anni passati, sia che si trattasse di studio/lavoro sia che si parlasse di feste/sorprese. Ringrazio il professore Santi Cascone che mi ha costantemente seguito nella realizzazione di questa tesi e che è stato sempre disponibile e puntuale. Sono molto riconoscente anche verso tutti i professori che ho avuto il piacere di incontrare in questi anni. Grazie a Silvia perché in quest’ ultimo anno ha condiviso con me dalle sue preziosissime carote alle sue splendide idee; Grazie a Giovanni perché c’è sempre stato e a Carmelo perché c’è solo il suo buon profumo. Ringrazio Giustina per avermi tenuto compagnia durante le polverose ricerche di archivio. Un grazie a Marco per avermi rivolto il suo interesse. Grazie a Rory, Vale e Ale perché con loro sono sempre a casa. Voglio ringraziare di cuore tutti i PorcING che in questi lunghi anni di studio, di avventure, viaggi e divertimento mi hanno fatta sentire parte del gruppo. 126
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/Bibliografia e sitografia
Fonti MONOGRAFIE Alberico G., Madrigale, Sellerio Editore, Palermo, 2000. Campo G. Salemi A., Centro storico: Problematiche normative e tecniche d’intervento, Catania, 1984. Carbonara G., Trattato di restauro architettonico, UTET, Torino, 1996. D’Urso S., Il senso dell’abitare contemporaneo, Mafìggioli Editore, 2009. Giovanetti F., Manuale del recupero città di Castello, Dei, 1993. Giuffrè A., Sicurezza e conservazione dei centri storici, Editori Laterza, 2006. Milone V., Architettura e tempo, Editrice Caracol, Palermo, 2008. Palumbo G. Magnano, Le residenze di campagna nel versante orientale dell’Etna, DAU, 1991. Salemi A., Il recupero e la conservazione degli edifici. Patologie da umidità, Gangemi, Roma, 2000. Tiné S., Codice di pratica professionale per il restauro delle fronti esterne degli edifici, D. Flaccovio, 2001. Ugolini A., Ricomporre la rovina, Alinea editrice, Firenze, 2010.
RIVISTE Casabella n°636, Conservazione, restauro, riuso, Luglio/Agosto 1996. I Maestri dell’Architettura, Frigerio Design Group, collana Hachette, 2009. The Plan architecture & tecnologies in detail n°030, Novembre, 2008 The Plan architecture & tecnologies in detail n°065, Aprile, 2013
DOCUMENTI La carta del restauro e della conservazione dei beni mobili ed immoboli, 1997.
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SITI INTERNET http://www.novararchitettura.com/riuso http://www.designerblog.it/ http://www.edilportale.com http://www.domusweb.it/ http://www.dezeen.com/ http://www.progettarearchitettura.it/ http://www.ddarcart.com/ http://europaconcorsi.com/ http://www.abitaredesign.it/ http://www.desimonifranzosi.it/ http://www.bibliotecheoggi.it/2002/20020404001.pdf http://www.calabria.coldiretti.it/misura-323 portale.unibas.it/site/home/archivio-news/documento3677.html
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