Angela Marcon architecture portfolio 2015
Angela Marcon architecture portfolio 2015
Indirizzo via Zuccarello 67 30020 Marcon, Venice, Italy (+39) 34863665741 angela.marcon88@gmail.com su flickr: Angela Marcon (angemarc)
CV
AngelaMarcon L.M. in Architettura per la Conservazione e la Costruzione Abilitata all’esercizio della professione. interessi: architettura, interni, design, fotografia
Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n. 196 "Codice in materia di protezione dei dati personali�
Esperienza professionale 04/2015 – in corso Incarico di ricerca, collaboratrice. Incarico per lo svolgimento di attività di supporto al Progetto di Ricerca “Le trasformazioni dell’Architettura nel dopo-sisma: storia, conservazione, progetto”, Università IUAV, Venezia. 10/2013 – 12/2013 Tirocinio formativo c/o Soprintendenza B.A.P. di Venezia e Laguna (ora Belle Arti e Paesaggio) Introduzione alle problematiche del consolidamento degli edifici danneggiati dal sisma e della vulnerabilità al rischio sismico. Ricerca di un punto di sintesi e di equilibrio che consentisse la contemporanea messa in sicurezza e conservazione di un manufatto architettonico. Durata: 250 ore Settore: pubblica amministrazione, progettazione architettonica
03/2010 – 05/2010 Tirocinio formativo c/o Favaretto e Favero Architetti Associati (Treviso) Durante il periodo di tirocinio è stata prevalentemente affrontata la gestione dei processi amministrativi e dei rapporti tra committenti e pubblica amministrazione. Durata: 250 ore Settore: progettazione architettonica
Istruzione e formazione 20/07/2015 Abilitazione all’esercizio della professione presso l’IUAV 2011-2015 Laurea magistrale in Architettura per la Conservazione e la Costruzione, 110/110 2007-2011 Laurea triennale di 1° livello in Scienze dell’Architettura, 103/110 2002-2007 Maturità scientifica, valutazione 82/100
Competenze personali Lingue: Italiano Inglese, livello B2 Quadro Comune Europeo di Riferimento delle Lingue in possesso di FCE, University of Cambridge ESOL examination Competenze informatiche: - concetti di base dell’ICT - word processing - spreadsheets - presentation - web browsing and communication - software per la gestione e l’elaborazione di mappe, immagini, grafica, disegno e modellazione 3d Adobe Photoshop Adobe Illustrator Adobe InDesign Autodesk AutoCAD Graphisoft ArchiCAD PTLens RDF SketchUP Vray
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Conferenze 23/11/2012 Partecipazione alla conferenza “Le costruzioni in zona sismica: il patrimonio storico monumentale e gli edifici strategici” alla presenza dei relatori Ing. I. Cancian, Ing. D. Carlea, Prof. Ing. L.Jurina, Ing. A.Lionello, Prof. Arch. V. Manfron, Prof. Ing. A. Migliacci, Ing. M. De Miranda, Arch. E.Vio. Seminari, corsi 26-27-28/11/2015 Partecipazione al corso “Fotorealismo” per la visualizzazione dell’architettura basato sui software Sketchup 2015 e Vray 2.0 per SKP.
CONTENUTI
01 folding architecture Architettura d’interni 02 spazi pubblici nel post-sisma San Felice sul Panaro, Urbanistica 03 ex cotonificio veneziano Venezia, Laboratorio integrato di progettazione 04 riprogetto di una casa nel villaggio Eni Borca di Cadore, Rappresentazione 05 provvisionale vs stabile: il Duomo di San Geminiano San Felice sul Panaro, Tesi di Laurea Magistrale 06 proposta di ampliamento visualizzazione grafica del concept progettuale 07 utilizzo del software Vray realizzazione di immagini fotorealistiche 08 viaggio studio nella regione della Ruhr “Paesaggi industriali� estratto dal reportage fotografico
01 folding architecture Architettura d’interni Arch. Franca Pittaluga
Dal foglio allo spazio. In architettura si possono integrare elementi non correlati in una sorta di misura continua. Il folding consente ciò sovrapponendo, distorcendo, piegando le griglie geometriche di riferimento alla costruzione del progetto. Il folding impiega una stratificazione flessibile, non è omogeneo, ma anzi eterogeneo ed armonioso; non c’è un’organizzazione preliminare ma elementi intrecciati attraverso una manipolazione articolata. Abitare la piega: Franco Purini parla del “piegare” come “prima operazione compositiva capace di dar luogo ad uno spazio” e sottolinea come la valenza dell’atto compositivo non cambi in presenza di linee curve o di un reticolo prospettico-cartesiano: “piegare e’ piegare sia nel mondo di Borromini sia nell’universo di Terragni”. Il concetto di “piega” che si pone in evidenza e’ in prima istanza quello dell’architettura del suolo, della “architettura-suolo”, del landform, della piegatura o folding come ope-razione tettonica, stratigrafico-
topografica che lavora facendo emergere o immergere strati e pieghe “geologiche” del palinsesto territoriale, alle diverse scale.Il suolo emerge come fondamentale elemento ed attore di un’architettura che riconosce da un lato il paesaggio come primo interlocutore e si costituisce inoltre come parte di esso, modificazione, alterazione, ibridazione dello stesso. Questo particolare modo di concepire il progetto interpreta “intensamente” il rapporto tra edificio e suolo fino ad assumere quest’ultimo come elemento generativo dell’idea di architettura. Il concept di partenza riguarda le azioni dell’accogliere, del riparare, del riflttere, del meditare, del sostare. L’espressione finale traduce il concept in un piccolo padiglione declinabile per molteplici usi: dal riparo in un ambiente esterno al piccolo espositore in un ambiente interno. Nella pagina a fianco: origami del concept progettuale in cartoncino; nelle pagine seguenti: fotomontaggio del progetto nella versione esterna.
02 spazi pubblici nel post-sisma San Felice sul Panaro, Urbanistica Arch. Stefano Munarin Quando il terremoto nella primavera del 2012 ha colpito l’Emilia Romagna, la facoltà di Architettura di Venezia ha scelto di prendere posizione rispetto ad un territorio e ai suoi abitanti toccati dalla calamità. Quattro Comuni sono stati indicati dalla Regione come ambiti per questo lavoro di ideazione di futuro: San Felice sul Panaro, Medolla, Concordia sulla Secchia e Novi di Modena. La necessità di operare rapidamente nelle aree industriali e di portare fuori dai centri le attrezzature e i servizi, come ad esempio municipi, chiese, scuole, attività commerciali rischia di provocare nel tempo medio lungo una sorta di “effetto ciambella”: tutt’intorno la vita riprende ma i centri urbani consolidati (storici o meno) si dimostrano “inadeguati”. Abbiamo voluto prendere sul serio l’idea di “consumo di suolo zero” abbiamo voluto provare a ripensare ai nostri modi di costruire la città, mettendo in discussione l’idea che l’ambito già urbanizzato sia “consolidato” perché questa categoria analitica ci porta inevitabilmente a pensare che qualsiasi cosa si debba fare bisogna farla “fuori”. Il laboratorio ha immaginato risposte
ai problemi di ri-organizzazione dello spazio pubblico e della sua capacità di essere luogo di connessione, di incontro, di socializzazione. L’ambito di lavoro riguarda la zona di via Milano, nel centro urbano di San Felice sul Panaro: una strada che collega il centro storico al cimitero, completamente occupata, durante l’emergenza, da piccoli edifici prefabbricati adibiti al commercio e ai servizi per la popolazione. La suddetta area è interessata dal progetto di nuova costruzione di un’ampia area commerciale, della nuova chiesa (ormai ultimata) e della canonica attorno ad una nuova piazza centrale. L’obiettivo è quello di fornire una soluzione alternativa che consenta di ricostruire l’asse di via Milano recuperando le aree verdi ad essa connesse e creando una zona pedonale attrezzata; di ridare vita al borgo storico favorendo l’unità e la fluidità spaziale; di riposizionare la chiesa e la canonica in modo da creare un polo stabile nelle immediate vicinanze del centro storico; di inglobare ed adattare le aree limitrofe al cimitero come parco delle rimembranze. Nella pagina a fianco: ortofoto di San Felice sul Panaro.
Attacco a terra
Viste dell’area di progetto post sisma e simulazione dell’intervento
03 ex cotonificio veneziano Venezia Laboratorio integrato di progettazione Arch. Massimo Carmassi, Ing. Alberto Lionello
L’ex Cotonificio Veneziano è un edificio risalente al 1882. In stato di abbandono dal 1960, è stato restaurato dall’arch. Gino Valle nel 1990 ed è attualmente una delle principali sedi della facoltà di Architettura dell’IUAV. Il progetto si propone di adeguare gli spazi universitari alle nuove esigenze di utilizzo, comprensive di laboratori per la modellistica, la cartografia, la fotogrammetria, gli archivi e la biblioteca, eliminando le problematiche di accessibilità ora presenti. Il progetto fornisce una reinterpretazione della struttura come con-
tenitore di funzioni eterogenee razionalmente distribuite su tre piani in relazione alla frequentazione e alle esigenze di illuminazione naturale od artificiale. Inoltre tramite l’inserimento di una nuova griglia strutturale interna, si assolve all’esigenza di consolidamento delle pareti perimetrali del settore nord, proponendo invece un intervento più conservativo del corpo centrale e del blocco adiacente con affaccio diretto sul canale della Giudecca. Nella pagina a fianco: ortofoto dell’area di Santa Marta con fotoinserimento del progetto.
Vista assonometr
rica del progetto
Pianta dell’attaco a terra.
Piante di primo e secondo piano
Vista della copertura
Vista del ballatoio coperto sul lato ovest
04 riprogetto di una casa nel villaggio Eni Borca di Cadore, Rappresentazione Arch. Fiorenzo Bertan La redazione dei disegni di progetto per una piccola casa di vacanze si propone come occasione per approfondire le tecniche del disegno e della rappresentazione del progetto alla scala esecutiva. La possibilità di inserire il progetto all’interno del contesto urbanistico-paesaggistico del Villaggio di Borca di Cadore, progettato negli anni ’50 dall’architetto Gellner, consente di indagare la definizione dello spazio domestico in relazione con l’occasionalità dell’utilizzo, la particolarità della collocazione montana e del paesaggio circostante. Lo stretto rapporto tra lo spazio funzionale e il luogo esterno, in cui l’architettura appare fortemente integrata, permette un esercizio progettuale coerente con le attuali esigenze dell’indagine architettonica. Infatti, se nella prima fase, il ridisegno e la scomposizione dell’opera gellneriana permettono di ripercorrere tutte le scelte progettuali operate, grazie alla particolare cura con cui lo studio Gellner definisce i disegni di progetto, nella seconda fase l’esercizio compositivo mira a ridefinire e attualizzare le medesime
problematiche incontrate al momentodell’incarico. Il “genius loci”, il paesaggio e il clima possono quindi apparire come elementi di continuità, mentre le condizioni normative, tecniche e di realizzazione sono soggette a cambiamenti. Tuttavia il “modus operandi” che l’architetto Edoardo Gellner ha tracciato rimane paradigmatico di una prassi che è possibile approfondire e sviluppare. L’analisi dell’opera eseguita e le nuove esigenze di progetto definiscono un esercizio per l’apprendimento delle tecniche di rappresentazione, congiuntamente a una approfondita riflessione sulle scelte compositive sottese da ogni disegno di progetto. L’esercizio permette di mantenere il processo progettuale strettamente correlato alla storia, dei luoghi e dell’architettura, adeguato alle mutate esigenze normative e tuttavia correlato alle scelte collettive sulle tecnologie sostenibili e continuamente aperto alla riflessione personale sulla necessità della forma e dei suoi contenuti socio-culturali nel processo ideativo. A fianco: planimetria dell’area progettata da Gellner.
Sezione nord-sud
Viste prospettiche di progetto e spaccato assonometrico
05 provvisionale vs stabile: il Duomo di San Geminiano San Felice sul Panaro Tesi di Laurea Magistrale Arch. Valeria Tatano Arch. Alfonso Cendron Ing. Arch. Paolo Faccio
L’evento sismico che ha colpito l’Emilia-Romagna ha avuto un singolare impatto sul territorio, nell’area del cosiddetto cratere gli edifici maggiormente colpiti, infatti, sono stati quelli con caratteristiche di pregio: torri, castelli, palazzi pubblici e soprattutto chiese e campanili. Le cause del danno sono molteplici, ma forse la più significativa è stata provocata dalla mancanza di memoria di terremoti precedenti – troppo lontani nel tempo per suggerire un modo di murare più resistente. Le chiese – chi ha potuto vedere l’area del cratere dall’alto, ha paragonato lo scenario a quello di un bombardamento mirato –
presentavano e presentano ancora in gran parte cumoli di elementi costruttivi e decorativi crollati, che vanno a costituire il primo ostacolo per gli interventi anche solo di messa in sicurezza, tuttora molto complessa. Ad oggi la preoccupazione, il timore è che la porta di questi edifici venga chiusa definitivamente e che al loro posto vengano innalzate nuove chiese più funzionali ed accoglienti, cancellando la storia del luogo. La necessità di riprendere le celebrazioni non può prevaricare quella del valore culturale ed identitario che le chiese delle “terre vecchie” costituiscono.
“Da architetti, siamo abituati a misurare lo spazio urbano attraverso le attività e i flussi che lo animano e a osservare i comportamenti degli abitanti per comprendere come esso venga attraversato e occupato. Camminando per le vie deserte mi accorgo che questi parametri sono stravoltie che è possibile lasciarsi andare, estraniati dalla realtà, alle sollecitazioni visive e formali, come se ci si trovasse in un collage surrealista. Inizio a osservare le opere provvisionali con più attenzione. [...] Se le rovine provocano di per sé una distorsione percettiva […], il contrasto inquietante tra il peso dei sostegni e la fragilità delle facciate impacchettate evoca sperimentazioni artistiche e induce alla tendenza di leggere la città come una potente installazione a scala urbana. I fittissimi reticoli di tralicci tubo-giunto addossati ai palazzi mi appaiono come ossessive ripetizioni geometriche della struttura. […] Massicce travi di abete trentino ricalcano i caratteri dei prospetti accostate a lamiere e coperture mo-
bili che riparano i crolli: sembrano sperimentazioni decostruzioniste dei primi lavori di Coop Himmelblau. Ci sono soglie private della loro funzione e murate dalle macerie dei crolli interni che fanno pensare alle “porte chiuse con pietr” di Jannis Kounellis, ci sono crepe profonde che attraversano le facciate come “dissezioni edilizie” inflitte ai corpi da Gordon Matta-Clark. Ci sono tracce di un’architettura che, sconvolta da una catastrofe naturale, è sfuggita all’ordine della norma e poi protesi, stampelle, sostegni che ci assicurano che presto sarà riparata. L’intera città è stata messa in sicurezza. Mentre proteggono premurosamente le rovine del passato, le opere provvisionali mettono in mostra le più avanzate tecnologie di protezione, assicurandoci che adesso siamo al sicuro, che nessun bene architettonico degraderà ulteriormente, che nessuno si farà più male, che l’ordine della norma sarà presto ristabilito. [...]” da Lotus 144, di Nina Bassoli
Pianta del Du
uomo e intorno
Prospetto est, sezione nord-sud, sezione est-ovest
La convinzione che le opere provvisionali possano essere elemento facente parte di un progetto che permetta l’utilizzo funzionale dell’edificio in oggetto, è il nucleo dell’idea fondante della tesi. In una situazione in cui la copertura è il grande elemento assente e sono presenti numerose mancanze generate dai crolli, il tentativo vuole essere quello di ricomporre la rovina, mantenendo al centro dell’attenzione il tema della leggibilità che apre alla ricerca di una nuova immagine dei monumenti danneggiati. L’obiettivo è il raggiungimento di un miglioramento nella comunicazione reciproca tra le rovine e la collettività senza che sia necessario il ripristino dell’integrità materiale perduta -il cosiddetto com’era, dov’era-.
Sezioni di studio del concept progettuale
Pianta assonometrica di progetto.
Prospetto est di progetto
Sezioni nord-sud di progetto
Prospetto nord di progetto
Sezioni est-ovest di progetto
Vista interna di progetto
Vista esterna di progetto
06 proposta di ampliamento visualizzazione grafica del concept progettuale
Proposta di ampliamento di edificio residenziale secondo le normative vigenti, viste interna ed esterna del concept progettuale
07 utilizzzo del software Vray creazione di immagini fotorealistiche (corso di aggiornamento)
08 viaggio di studio nella Ruhr “Paesaggi Industriali� estratto dal reportage fotografico
Vista sul retro, casa Lange, Krefeld
Stiftung Insel Hombroich
Dusseldorf
Zeche Zollverein, Essen
Zollverein School of Management and Design, Essen
Bruder-Klaus-Feldkapelle, Wachendorf
Angela Marcon angela.marcon88@gmail.com