Bento _ Modulo abitativo per studenti universitari

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BENTŌ MODULO ABITATIVO PER STUDENTI UNIVERSITARI



BENTŌ


INTRODUZIONE - CASE STUDY

INDICE

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PARTE UNO 8 ABITAZIONI tipologie edilizie 9 l’unitè d’habitation 14 le cabanon a cap martin 18 le nano house moderne 22 PARTE DUE 24 STUDENTI necessità 26 abitudini 29 la casa-dormitorio 32 PARTE TRE 34 RESIDENZE STUDENTESCHE tipologie di alloggi 36 le funzioni delle residenze 36 criteri generali di intervento 41 PARTE QUATTRO 44 BENTŌ il concept 46 il percorso 48 il concept definitivo 54 il progetto 56 PARTE CINQUE 66 STRUTTURA il sistema costruttivo 68 telaio lamellare 70 pannelli laripan® 72 ancoraggio al suolo 74 pianta pt 76 pianta 1°p 77 sezione A-A’ 78 sezione B-B’ 79

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PARTE SEI 80 SPAZI E OGGETTI 82 cucina 84 living inferiore 86 camere da letto 89 zona studio 90 living superiore 92 PARTE SETTE 94 IMPIANTI 96 energia 98 acqua 101 PARTE OTTO TRASPORTO E MONTAGGIO trasporto montaggio

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

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INDICE IMMAGINI

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INTRODUZIONE - CASE STUDY <”Sono iscritto alla facoltà di economia. Abito in una casa abbastanza grande, ma comunque molto vecchia, con mobili direi scadenti. Vivo con altri 2 coinquilini e pago una cifra assurda secondo me. Il canone mensile è di circa 400€ a testa senza NIENTE incluso( tutte le bollette sono a parte). Il contratto è regolarmente registrato, quindi tra affitto spese varie diciamo che 800€ mensili se ne vanno (vivendo con pochissimi svaghi). Spesa media per materiale didattico non so di preciso, cerco sempre di usare libri in prestito, appunti e cose varie, compro solo quando è strettamente necessario. Retta universitaria annuale circa 1,500€. Purtroppo (non è che mi piaccia tanto questa cosa) mi mantengono quasi nel totale i miei. Non ho borsa di studio.”> <”Abito in una camera singola, fuori centro, con contratto 334€ compresi riscaldamento e condominio. A casa siamo in 5 con un bagno. Se escludo l’affitto tra spesa e spese casalinghe, abbonamento autobus, arrivo a 300€ (e infatti non posso fare sport e non esco quasi mai). La retta universitaria è di circa 750€. Studio architettura e le spese per il materiale sono alte, mettiamo 25 euro in un anno (e i libri li prendo in biblioteca il più possibile). Non ho diritto alla borsa di studio, non lavoro e mi mantengono i miei”.> <”Vivo da un anno a Palermo, sono iscritta alla facoltà di scienze matematiche fisiche e naturali. Palermo è una bellissima città ma ha i suoi mille difetti. I mezzi di trasporto sono molto poco efficienti e molto cari. I costi nei negozi di alimentari nella zona dell’università sono cari. Io vivo con altre 4 ragazze, ho una stanza singola e pago 180€ mensili, più 5€ di condominio, più circa 15€ d’acqua ogni 3 mesi. Settimanalmente spendo circa 50 euro. Torno a casa quasi tutti i venerdì e spendo 12,50€ andata e ritorno. Dimenticavo di dire che nel corso dell’anno sono aumentati i prezzi sia del bus in città sia dei treni che sono sempre pieni e a volte si rimane anche in piedi nel corridoio. L’ateneo non è per niente ben organizzato, la segreteria generale dell’università no comment, gente sgarbata e con poca voglia di lavorare. L’anno scorso per immatricolarmi ho

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fatto fila per 3 settimane. E ancora un’altra fila dopo 6 mesi per avere finalmente il libretto. Ho dato 4 materie e ancora solo una è stata caricata sul mio piano di studi. Insomma, uno schifo. A settembre vorrei cambiare università e città! Spero di riuscirci!”> Estratti da Studenti.it - “Studenti fuori sede raccontano” Da questi tre brevi racconti emergono dei dettagli rilevanti sulla vita degli studenti/esse universitari fuori sede: l’alto costo della vita, comprendente affitto, spese per le utenze, cibo, materiale didattico e tasse universitarie; organizzazione delle città in cui si vive (nei tre brevi racconti sopra riportati si parla rispettivamente di Firenze, Siena e Palermo); organizzazione degli Atenei; difficoltà negli spostamenti e costi dei trasporti urbani. Lo scopo di questa breve introduzione è quello di portare alla luce delle problematiche spesso ignorate dalle istituzioni, dagli Atenei e dai soggetti privati locatori di appartamenti per studenti. Ed è proprio quest’ultima categoria che ha giocato un ruolo fondamentale nell’ideazione di questa tesi. Chi scrive è anch’esso uno studente fuori sede che vive in affitto a 180€ al mese, più spese per le utenze, tasse universitarie, vitto e quant’altro. Per questo motivo, quando più avanti si parlerà di “studenti”, si potrà notare che molti dei dati raccolti sono stati stabiliti empiricamente, dopo anni di osservazione. In questa sede, quindi, verrà trattato uno degli aspetti fondamentali della vita da studente universitario, l’abitazione, e si proporrà una soluzione progettuale a riguardo. Come si vedrà nel corso dell’analisi dei capitoli II e III, le problematiche relative all’alloggio influiscono negativamente sulla vita dello studente universitario, compromettendone rendimento e qualità della vita.

Angelo De Iesi


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PARTE UNO



ABITAZIONI TIPOLOGIE EDILIZIE

La tipologia edilizia indica un fabbricato che comprende degli alloggi ed è contraddistinta in diverse categorie dalla presenza di determinate caratteristiche dimensionali, distributive ed organizzative. Nel Decreto interministeriale 2 aprile 1968, n. 1444 sono contenute le norme per la determinazione dei limiti di densità edilizia e per i relativi Standard urbanistici. Le tipologie di edilizia residenziale saranno poi specificate meglio negli strumenti urbanistici comunali: Piano Regolatore Generale (PRG), Piano urbanistico comunale (PUC) e soprattutto nel Piani particolareggiati (PP). In aree a utilizzazione estensiva Sono tipologie caratteristiche delle aree a indice di utilizzazione territoriale (It) bassa, per cui in aree a utilizzazione estensiva. Casa unifamiliare: destinata ad ospitare un solo nucleo famigliare, è isolata e circondata da uno spazio verde privato. Questa tipologia abitativa richiede un considerevole sviluppo di strade e condutture per i servizi. Casa a schiera: sono costituite dall’aggregazione di alloggi unifamiliari, ciascuno dei quali ha due lati in comune con gli alloggi contigui e dispone di due fronti liberi, l’ingresso e il giardinetto privato, e generalmente si dipana su due piani. Un’altra tipo di aggregazione a bassa intensità è la tipologia della casa a corte. Altra tipologia, sempre più in disuso, è quella della casa a ballatoio.

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In aree a utilizzazione semi-intensiva Sono quelle caratteristiche delle aree a indice di utilizzazione territoriale (It) media, per cui in aree a utilizzazione semi-intensiva. La palazzina pluri-familiare è un condominio consistente in un fabbricato solitamente libero da ogni lato, costruito su aree piuttosto ristrette, con 2-6 appartamenti per piano e con un numero variabile di piani solitamente 3-6. Caratteristico di questa tipologia abitativa sono i cortili interni o le chiostrine sulle quali si affacciano i vani di servizio. Questa soluzione abitativa si è diffusa nelle prime fasce periferiche delle grandi città nel secondo dopoguerra, non sempre con effetti positivi. Difatti questa soluzione abitativa spesso dà luogo a edifici isolati ma vicinissimi gli uni dagli altri, senza i servizi pubblici e le aree verdi. La casa in linea è un impianto strutturale che è determinato dall’aggregazione di almeno due palazzine unifamiliari. Il numero di piani (da tre fino a sei), dei corpi scala e degli alloggi per piano (da due fino a quattro e più) è variabile. Il corpo di fabbrica ha generalmente dimensioni costanti lungo l’asse trasversale e può crescere indefinitamente lungo l’asse longitudinale. Questo tipo di soluzione abitativa è detta “a stecca” quando l’asse longitudinale è rettilineo, “a crescent” quando tale asse è curvo, “ad angolo” quando segue assi di aggregazione ortogonali. Nel migliore dei casi tali costruzioni sono ubicate nel verde e dotate di scuole, servizi commerciali e per il tempo libero.


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In aree a utilizzazione intensiva  Sono tipologie caratteristiche delle aree a indice di utilizzazione territoriale (It) alta, per cui in aree a utilizzazione intensiva. La casa a torre è un particolare tipo di condominio isolato a sviluppo verticale le cui origini nascono dalla necessità di diradare nel verde gli edifici pur mantenendo alta la densità abitativa. Questa soluzione abitativa fu promossa soprattutto dagli architetti razionalisti nella prima metà del Novecento perché offriva maggior superficie libera di suolo per uso pubblico e gli alloggi erano dotati di migliori condizioni di illuminazione e aerazione. La casa a torre può superare i 30 metri e presenta un numero variabile di appartamenti per piano. È caratteristica delle aree a indice di utilizzazione territoriale (It) alta, per cui in aree a utilizzazione intensiva.

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RIPENSARE L’ABITAZIONE Ora che l’efficienza energetica è qualcosa che molte persone stanno imparando a prendere in considerazione, l’idea che potremmo essere in grado di vivere sia con meno consumi sia con meno spazio costruito sta alimentando il dibattito sull’uso e sulla creazione saggia di energia. Se siamo in grado di inviare un uomo sulla luna, dovremmo essere in grado di riscaldare le nostre case senza danneggiare il nostro pianeta. Pensando al viaggio sulla luna, potrebbero venire in mente alcune idee, come ad esempio il concetto di “quantità di spazio chiuso” di cui una persona, effettivamente, ha bisogno per soddisfare le necessità quotidiane. L’idea non è di vivere in case pieghevoli o completamente riciclabili, o addirittura cercare di vivere in una sorta di navicella spaziale. Mentre ci sono certamente esempi di popolazioni legate alla terra che vivono con il minimo riparo strutturale - la yurta, per esempio, è stata felicemente utilizzata per millenni - la maggior parte di noi nei paesi sviluppati è abituata ad un’esistenza meno dura. Inoltre, non è spesso una politica di successo suggerire l’astensione dai progressi tecnologici (e del comfort) volti a minimizzare l’impatto ambientale, attuale e futuro. Bisognerebbe effettuare un uso più efficiente dello spazio, renderlo più attraente, più utile, più soddisfacente. In quel caso si avranno anche maggiori probabilità di coinvolgere nel cambiamento delle proprie abitudini coloro che preferiscono ancora le ville lussuose e sfarzose o la cui definizione di lusso è “accendere il riscaldamento centrale nei freschi pomeriggi primaverili”. L’unitè d’habitation Nel secolo scorso, Le Corbusier introdusse nel mondo la sua visione dell’abitare lo spazio privato e la città con la celeberrima Unitè d’Habitation. L’Unitè d’Habitation, alta 17 piani, è composta da una successione di 337 appartamenti, quasi come se fossero stati costruiti in serie e poi assemblati, a testimoniare la sua idea, secondo la quale la casa si sarebbe dovuta trasformare in una “macchina per abitare”, adeguandosi al periodo storico rivoluzionato dall’invenzione delle macchine,

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nel quale possono abitarvi fino a 1500 persone. Ogni unità abitativa è del tipo “duplex”, cioè disposto su due livelli diversi accessibili mediante una scala interna. Gli ingressi sono disposti lungo un corridoio-strada situato ogni due piani. Al settimo e ottavo piano sono presenti una parte dei servizi generali necessari alla popolazione (asilo nido, negozi, lavanderia, ristorante, ecc.), in modo da eliminare, secondo la teoria di Le Corbusier, il salto dimensionale tra il singolo edificio e la città, cosicché il primo divenga un sottomultiplo della seconda. Per l’architetto non esiste una sostanziale distinzione tra l’urbanistica e l’architettura e la sua attenzione si è rivolta a studiare un sistema di relazioni che, partendo dalla singola unità abitativa, intesa come cellula di un insieme, si estende via via all’edificio, al quartiere, alla città, all’intero ambiente costruito. Un’altra innovazione è rappresentata dal tetto abitabile (o tetto giardino, secondo i famosi “Cinque punti”), il quale, grazie all’utilizzo del calcestruzzo armato, può essere adibito a diverse funzioni sociali e sarebbe potuto divenire, secondo le idee dell’architetto, un enorme giardino pensile. Osservando il basamento si può notare l’adozione dei pilotis, a forma di tronco di cono rovesciato, per sorreggere tutto il corpo di fabbrica, separando le abitazioni dall’oscurità e dall’umidità derivanti dalla collocazione a terra, ma, soprattutto, rinunciando definitivamente alle mura portanti e quindi affidando il sostegno del solaio ai soli pilastri. L’ennesima intuizione si può evincere dall’arretramento degli stessi pilastri rispetto al filo dei solai. Questa tecnica consente uno sviluppo della facciata indipendente dal resto dell’appartamento e in particolare permette l’utilizzo di finestre a nastro, capaci di scorrere lungo la parete e di fornire un’illuminazione eccellente. Quel nuovo modo di concepire l’architettura suscitò spesso accesi dibattiti e subì violente stroncature. Nel realizzare piani urbanistici, i suoi progetti si rivelarono avanti, rispetto al corso dei tempi, di almeno trent’anni.


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Le Cabanon à Cap Martin Le Cabanon à Cap Martin rappresenta forse il primo esempio di unità abitativa elementare estrapolata da un contesto come quello dell’unitè d’habitation di Marsiglia. Ideato e realizzato dallo stesso Le Corbusier, il capanno nacque dalla necessità dell’architetto di avere una casa delle vacanze a pochi metri dal mare, un luogo di solitudine e riflessione di fronte al Mar Tirreno. Le dimensioni sono ridotte, appena 366 x 366 x 226 cm, misurato dal modulor.  Lo spazio interno prevedeva all0interno solo oggetti incorporati alla costruzione. Come su una barca, il tavolo, la libreria, i due letti, il guardaroba, il lavello e il servizio sono in un angolo della stanza. Non sono mobili aggiunti ma veri “arti” del corpo della casa. All’interno non c’è una cucina, perché l’architetto si preparava i pasti all “Etoile de mer”, un piccolo caffè lì accanto, così vicino da sembrare tutt’uno con il capanno. Dal legno grezzo di pino per l’esterno alla quercia all’interno, dal compensato per le pareti al tavolo in noce, ogni elemento fu prefabbricato in Corsica e trasportato sul luogo per essere assemblato. In origine il rivestimento esterno era stato previsto in lamiera d’alluminio scanalata. Le Corbusier non spiegherà mai in modo esaustivo il perché di questa scelta, limitandosi a dichiarare che “l’esterno e la copertura sono indipendenti dal problema che qui si pone”, quello della disposizione interna. Le inclusioni e le sovrapposizioni provengono perlopiù da due altri mondi: dal mondo ferroviario con i reperti da cabina di wagon-lit (wc dietro la tenda rossa, dall’effetto surreale; minuscolo lavandino in acciaio con portasapone) e alpino (a proposito del rustico involucro esterno). Sembra che Le Corbusier faccia fatica ad affidare un problema complesso nelle mani di un falegname o a rivolgersi alle conoscenze acquisite attraverso un mestiere. Le forme che concepisce richiedono l’uso di tecniche rudimentali alla portata di un dilettante. Le Corbusier termina questa serie di studi con un ripensamento sul trattamento plastico e policromo di alcuni elementi, trattamento che non ha l’aspetto sistematico delle precedenti operazioni del processo progettuale.

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Egli introduce un nuovo grado di differenziazione nella logica spaziale del “cabanon” con trattamenti particolari per ogni elemento senza visibile riferimento ai loro caratteri strutturali. Si tratta di un lavoro di finitura che usa come unità d’intervento elementi particolari di architettura o di arredamento. Non sembra essere animato da alcuna visione d’insieme, se non per il fatto che si riferisce nella sua totalità all’opera scultorea e pittorica di Le Corbusier. Non è facile coglierne le intenzioni su un piano strettamente architettonico animare verosimilmente lo spazio del cabanon (“ci vuole del tumulto nell’insieme”) - infatti contiene in se stesso la sua propria finalità. ABITAZIONI - 21


Le Nano House moderne Nelle nostre città, sempre crescenti, lo spazio è diventato un privilegio. Nelle campagne, vogliamo preservare il paesaggio ed edificare costruzioni il più “leggere” possibili. E nelle parti del mondo meno sviluppate, la necessità di abitazioni economiche e sostenibili è più forte che mai. Allo stesso tempo, soluzioni tecnologicamente avanzate, ecomateriali e nuove tecnologie di prefabbricazione ci hanno portato ad un esplosione di idee innovative per i nostri spazi domestici. La sfida di oggi per gli architetti ed i designer è quella di progettare piccole abitazioni che siano più ecologiche, flessibili ed efficienti, aderendo comunque ai moderni standard di styling e comfort. Gli esempi presenti nel panorama mondiale sono molti e abbracciano le più svariate tipologie di abitazione: da quelle incentrate sull’eco-sostenibilità e l’autosufficienza energetica, alle soluzioni pensate per la mobilità, passando per i microrifugi e le soluzioni pensate per costituire veri e propri piccoli isolati. La sfida affrontata in questa tesi consiste nel percorrere un percorso progettuale che mira a soddisfare un target diffuso, e che nel panorama delle nano houses non trova alcun riscontro concreto: la progettazione di un modulo abitativo dedicato agli studenti universitari.

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PARTE DUE



STUDENTI

La vita dello studente universitario (fuori-sede) è un’esperienza che, chi l’ha vissuta, la descrive come “formativa”, nel bene o nel male. La decisione di affrontare questo percorso progettuale scaturisce, come già annunciato nell’introduzione, dalla mia esperienza diretta da “fuori-sede”. Ad oggi, e da molto tempo, esistono delle soluzioni appositamente progettate per la vita delle comunità studentesche: case dello studente, dormitori, alloggi vari, ecc.., quasi sempre di proprietà degli atenei o delle istituzioni, statali e private. Più rozzamente, si sono formate negli anni delle tipologie di abitazioni private, adibite a “case per studenti”. Non sono altro che appartamenti privati, i cui locali, ad esclusione dei servizi, vengono privati della loro originaria destinazione d’uso e adibiti a camera da letto. Nei casi più rosei, rari peraltro, permangono delle stanze adibite a spazio comune (un salotto/soggiorno), prerogativa comunque degli appartamenti più ampi. Necessità Trasferirsi in un’altra città per frequentare un’università è una tappa importante nella vita di un’adolescente, o meglio, segna la fine dell’età adolescenziale per passare ad una fase di maturità ed indipendenza, una sorta di fase di formazione che porterà alla totale indipendenza economica e all’inserimento nel mondo del lavoro. Oltre al dover affrontare un nuovo percorso di studi, lo studente deve fare i conti con una realtà alla quale, nella quasi totalità dei casi, non è abituato: condividere degli

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spazi privati con altre persone (spesso estranee), svolgere mansioni domestiche, provvedere al proprio sostentamento, gestire oculatamente le proprie finanze, garantite da un lavoro part-time o dai genitori, oltre che, ovviamente, organizzare il tempo da dedicare allo studio. Il nodo critico della questione che qui si intende affrontare, riguarda proprio la condivisione del proprio spazio privato con altre persone e sugli accorgimenti che gli studenti, quasi automaticamente ed inconsapevolmente, attuano per organizzare la vita all’interno dello spazio domestico. Per esperienza diretta, posso affermare che le necessità abitative che regolano il grado di soddisfazione nel vivere in un ambiente domestico condiviso sono principalmente due: la condivisione di uno spazio comune correttamente gestito ed il potersi “rifugiare” nel proprio spazio privato. E’ ovvio affermare che la seconda (per ordine, non per grado) necessità è sempre presente in quanto sta alla base della tipologia di abitazione. La prima non lo è sempre per vari motivi, alcuni già citati precedentemente. Indubbiamente avere la possibilità di poter condividere uno spazio dove incontrarsi all’interno della casa, alza non di poco l’asticella della soddisfazione derivante dallo spazio domestico.


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Abitudini La tendenza nella vita con i coinquilini è, senza esagerare, sempre una: ritagliarsi i propri spazi all’interno delle aree comuni. E’ usuale il caso in cui ogni inquilino della casa abbia la propria dispensa (o il proprio ripiano dell’unica dispensa presente nella casa), il suo spazio all’interno di frigo e freezer nel quale riporre il cibo, il proprio ripiano nel mobile del bagno e così via. Ugualmente frequente è il caso in cui ognuno ha le proprie abitudini, incompatibili con quelle degli altri inquilini e viceversa. La convivenza con un individuo simile per abitudini e ritmi è pari alla probabilità di una vincita alla lotteria e di conseguenza, al fine di promuovere la pacifica e sana convivenza, è buona prassi cercare di venirsi incontro onde evitare il degenerare della convivenza stessa. È una prassi che porta alla creazione di turni per le pulizie, tabelle orarie con ore riservate allo studio e “ore libere” nelle quali può regnare il caos (con buona pace del vicinato), calendari con elenchi di mansioni da svolgere da ognuno degli inquilini, tabelle contabili per gestire le spese, turni per l’utilizzo della cucina. Proprio quest’ultimo punto, la preparazione dei pasti, rappresenta molto spesso una fase critica nella giornata dello studente. Escludo a priori le considerazioni sulle capacità culinarie del singolo individuo sulle quali non intendo porre l’attenzione, che invece va posta sull’organizzazione di quel vano comune (spesso l’unico, bagni esclusi) che è la cucina. Come detto prima, abitudini e ritmi simili sono possibili ma alquanto rari, così come i gusti in fatto di cibo. Non di rado, negli appartamenti abitati da studenti, ci si trova in 2-3 o più persone a cucinare altrettanti pasti, a turno o contemporaneamente. Se la cucina è di dimensioni poco generose, non è difficile immaginare il caos che viene generato. In questi casi, dato che non esistono vere e proprie soluzioni progettuali degli spazi che possano ovviare al problema, la soluzione si riduce, come già detto, ad un’autoregolamentazione della preparazione dei pasti, imposta dagli stessi inquilini. Per ogni aspetto della gestione di un appartamento condiviso, quindi, vi è un insieme di regole non scritte che mirano a coordinare le attività all’interno della casa. STUDENTI - 29


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La casa-dormitorio ed il rapporto tra coinquilini Gli appartamenti abitati da studenti, come detto, vengono trasformati in veri e propri dormitori, dove svariate camere da letto si appoggiano ai servizi. Dalle varie osservazioni dirette ed indirette che ho compiuto, posso affermare con certezza che un fattore non poco influente sulla qualità della vita domestica è il numero di inquilini presenti in un’abitazione. Durante il mio percorso di studi ho cambiato tre abitazioni: la prima fu un monolocale, dove ovviamente vivevo da solo; la seconda un appartamento con tre camere da letto, bagno e cucina abitabile, dove ho vissuto con altre quattro persone (due camere erano doppie); la terza ed ultima un appartamento con quattro camere da letto, bagno e cucina abitabile. Tre situazioni completamente differenti tra loro, ognuna con i propri vantaggi e svantaggi, derivanti da spazio disponibile e numero di coinquilini. Nel primo caso, durante la permanenza nel monolocale, il vantaggio evidente era rappresentato dalla totale autonomia nella gestione della casa, il che mi consentiva di organizzare gli spazi secondo il mio volere. Ovviamente bisognava far fronte all’impossibilità di avere degli spazi adeguati per lo studio (non avevo un piano abbastanza grande da potervi stendere sopra una tavola per un esame), ma il problema più grande fu rappresentato dai costi di gestione della casa, che gravavano solo sulle mie spalle. Spazi così ridotti portano, ovviamente, a delle conseguenze che vanno ad intaccare la sfera sociale: non vi era la possibilità di ospitare persone in casa, per studiare o semplicemente per trascorrere una serata in compagnia. Visto il peso degli svantaggi, decisi di trasferirmi l’anno seguente. Ebbi la fortuna di trovare una casa abitata da poco da alcune mie conoscenze, che mi proposero l’unica camera singola all’interno della casa. Non voglio dilungarmi su quest’esperienza di condivisione, piuttosto voglio incentrare l’attenzione sul confronto tra questa e l’ultima che ho appena vissuto. Come ho già detto, nella mia seconda esperienza di condivisione i miei quattro coinquilini condividevano due camere doppie, diversamente dalla mia attuale sistemazione dove ognuno dei coinquilini ha una camera privata. Nel primo caso mi colpii un particolare aspetto: condividere uno spazio con un’altra persona porta, quasi automaticamente ed inconsapevolmente, ad una sorta di vita in simbiosi, nella

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quale abitudini e bioritmi si vanno appianando fino a diventare molto simili. Nel caso specifico, questa simbiosi fu aiutata dal fatto che due inquilini erano (e sono tutt’ora) studenti di architettura e gli altri due studenti di giurisprudenza. Coincidevano persino i ritmi legati allo studio. Nel mio caso attuale, invece, ognuno ha i suoi ritmi, il suo spazio privato, le sue abitudini alimentari e legate allo studio così come al tempo libero. Il confronto riguarda proprio questo aspetto: nel primo caso era quasi come vivere con altre due persone. Gli inquilini in simbiosi si muovevano all’interno dell’abitazione come un’unica entità, usufruendo degli spazi comuni allo stesso tempo (eccezion fatta per il bagno, ovviamente). Questo non accade nella situazione attuale dove regna un caos generale, uno scontro continuo, quasi una gara a chi arriva prima per poter usufruire di quello spazio. Questa fu la base di partenza per la mia osservazione delle altre realtà di condivisione di appartamento. Straordinariamente, ho ritrovato esattamente le stesse dinamiche anche in altri gruppi di coinquilini. Tra i tanti casi osservati, quelli in cui vi sono due persone a condividere un appartamento portano ad una vita domestica in perfetta simbiosi, dove bioritmi, abitudini ed organizzazione si incontrano creando una perfetta (o quasi) armonia. Da lì la conclusione: il modulo abitativo oggetto di questa tesi deve essere pensato per due persone. In questo caso il numero perfetto è il due.


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PARTE TRE



RESIDENZE STUDENTESCHE

TIPOLOGIE DI ALLOGGI E RESIDENZE PER STUDENTI Per “residenza studentesca” si intende quella particolare tipologia edilizia riservata agli alloggi per studenti universitari. Si differenziano dalle altre tipologie edilizie poiché vengono pensate per quel particolare tipo di utenza. Oltre agli alloggi, le residenze comprendono dei complessi dedicati ai servizi, quali mensa, lavanderia, aule comuni per lo studio, area amministrativa, parcheggi, ecc. Al fine di evitare confusioni nella progettazione di questi complessi edilizi, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (di seguito MIUR) ha stabilito, con vari decreti di cui l’ultimo è il D.M. 27/2011, le linee guida relative ai parametri tecnici ed economici e gli standard qualitativi minimi. Esso distingue le tipologie di alloggi per studenti in quattro grandi categorie: ad albergo, dove l’organizzazione spaziale delle camere (preferibilmente singole) è impostata su lunghi corridoi sui quali si affacciano le camere stesse. In questo tipo di struttura i bagni sono di pertinenza delle singole camere, o condivisi da due camere al fine di risparmiare sui costi della struttura. I servizi residenziali collettivi sono definiti in aree separate da quelle di competenza degli alloggi; a mini-alloggi, tipologia che prevede l’alloggiamento degli studenti in veri e propri mini-appartamenti per una o due persone, distribuiti su una superficie. Ogni appartamento è autonomo poiché dotato di tutti i comfort, zona cottura, servizi igienici ed eventualmente una zona giorno. Gli spazi comuni dell’intero complesso di strutture sono molto ridotti e comunque destinati a servizi essenziali; a nuclei integrati, costituiti da un numero variabile

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di camere (preferibilmente singole) che possono ospitare, complessivamente, da 3 a 10 studenti. Per quanto riguarda alcuni servizi (preparazione pasti, pranzo e soggiorno) i nuclei di camere fanno riferimento ad ambiti spaziali riservati, dando luogo a nuclei separati di utenza; misti, soluzione nella quale sono compresenti diversi tipi distributivi. LE FUNZIONI DELLE RESIDENZE Il MIUR ha stabilito che nelle residenze per studenti deve essere garantita la compresenza delle funzioni residenziali e dei servizi correlati, in modo tale da ottemperare alle esigenze di individualità e socialità. A tal proposito, vengono stabilite quattro Aree Funzionali, ognuna con delle caratteristiche specifiche: AF1, residenza; AF2, servizi culturali e didattici; AF3, servizi ricreativi; AF4, servizi di supporto. L’area di competenza di questa tesi è relativa all’Area Funzionale 1, quella relativa alle residenze. Il progetto, presentato nel prossimo capitolo, si propone come obiettivo quello di contribuire alla creazione di un campus universitario composto da mini-alloggi, al quale si affiancheranno i vari servizi previsti dalle altre Aree Funzionali.


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CRITERI GENERALI RELATIVI AGLI INTERVENTI DI EDILIZIA RESIDENZIALE PER STUDENTI Nell’ultimo D.M. vengono stabiliti anche dei criteri da seguire in fase di progettazione ex-novo o di intervento su su strutture esistenti. Essi riguardano: parametri di compatibilità ambientale, che prevedono studi di fattibilità, caratterizzazione del sito, analisi dei fattori ambientali che possono essere influenzati, studio di fonti rinnovabili e di soluzioni mirate al risparmio energetico ed idrico; integrazione con la città ed i servizi, al fine di garantire un continuum con il tessuto sociale e dei servizi; compresenza dei livelli di individualità e socialità nella fruizione, ovvero rispondere a quest’esigenza attraverso un’adeguata ripartizione di spazi a carattere privato e semiprivato e spazi a carattere collettivo. Per quanto riguarda la residenza devono essere previsti sia ambiti individuali di studio e riposo, sia ambiti collettivi di socializzazione per il gruppo ristretto dei coabitanti; prevedere integrazione delle tecnologie informatiche e multimediali; orientamento ambientale, ovvero prevedere la fruizione degli spazi collettivi anche da parte degli studenti esterni alla struttura. A tal fine bisogna rendere facilmente distinguibili i punti d’accesso degli spazi collettivi; manutenzione e gestione, che comprende requisiti di massima manutenibilità, durabilità e sostituibilità dei materiali e componenti, in un ottica di contenimento del costo globale dell’impianto. Le tecniche adottate devono tenere conto delle dinamiche di obsolescenza e degrado, pertanto i dettagli costruttivi devono essere progettati in relazione alla qualità nel tempo.

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PARTE QUATTRO



BENTŌ IL CONCEPT

Innanzitutto perché “bentō”. Il bentō è un contenitore di varie forme e materiali, solitamente plastica o legno, contenente un pasto in singola porzione impacchettato in casa. È molto comune nella cucina giapponese. La scatola da bentō è dotata di divisori interni per separare cibi differenti e viene avvolta in un panno o in borse speciali assieme alle bacchette. Viene sempre confezionato in modo da creare un pacchetto esteticamente gradevole, studiando le combinazioni di colore dei cibi e la maniera di porli, coordinando bentō, cibo, tovaglietta e tutto il resto. Da appassionato di cucina giapponese, mi sono trovato spesso di fronte a questo oggetto affascinante. Osservarlo, sia con del cibo sia vuoto, mi ha sempre portato a pensare ad una planimetria, ad una casa. Il concetto che sta alla base dell’associazione tra il bentō ed il progetto è abbastanza semplice: un contenitore diviso in parti, ognuna pensata per uno specifico contenuto, pronto all’uso ed al consumo. In effetti, in fase di concept, ho sempre pensato di considerare questa abitazione alla stregua di un oggetto con le relative fasi del ciclo di vita, un ragionamento che non si discosta molto da quelli che precedono la progettazione di un interno di un camper o di una roulotte. Ogni spazio, o contenitore, doveva essere pensato per servire e suggerire una specifica funzione, servendosi degli oggetti integrati in esso. Ovviamente alla base di tutto vi era l’analisi sulle abitudini dell’utenza presa in esame, gli studenti universitari, oltre che della normativa vigente in fatto di residenze universitarie. Stabilita la base dell’intero progetto, il passo successivo fu ’ideazione degli spazi.

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IL PERCORSO La prima fase del percorso progettuale riguarda l’aggregazione complessiva degli spazi, dalla quale sarebbe scaturita la forma dell’abitazione. Alla base di tutto doveva comunque esservi un modulo che permettesse un facile assemblaggio. I primi studi si basarono sul modulo inteso come intero blocco funzionale, uno per la zona giorno ed uno per la zona notte. Le varie possibilità di aggregazione consentivano di giocare con le aree esterne, verande o piccoli portici, creando delle estensioni dei due blocchi. Una soluzione che appariva interessante, ma della quale non potevo avere riscontri pratici, non avendo osservato nulla di simile già esistente. Di pari passo andai ragionando sulle componenti d’arredo, sempre in una logica di integrazione con gli spazi d’appartenenza. Dovendo ridurre al minimo le dimensioni dell’intera abitazione, mantenendo un certo grado di vivibilità, sin da subito gettai le basi per quelli che sarebbero stati il fulcro dell’intero progetto, degli oggetti appositamente progettati per assolvere alle normali funzioni domestiche occupando il minor volume

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possibile. Molti degli schizzi progettuali prodotti in questa fase, in effetti, non hanno superato questa fase. Piuttosto sono serviti per verificare, attraverso dei dimensionamenti, quanta superficie e quanto volume fosse necessario ad ogni singolo componente d’arredo. In questa fase le idee furono molte ed in continua evoluzione. Le variabili che influenzarono il progetto furono molte, ad ogni nuova considerazione corrispondeva una variazione nel disegno preliminare, di conseguenza le ipotesi sulla “forma” furono parecchie.


BENTŌ - 49


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Un aspetto particolarmente complesso ed interessante fu rappresentato dalla copertura. Sin dalla prima fase di concettualizzazione ho immaginato che l’abitazione dovesse essere ad impatto zero, altamente eco-sostenibile ed auto-sufficiente (se non del tutto, in buona parte). L’abitazione doveva essere dotata di impianto fotovoltaico, cosa che poteva rappresentare un ostacolo soprattutto per la pesantezza di un impianto di dimensioni adeguate per servire l’intero appartamento. Decisi di servirmi della tecnologia del film sottile, che presenta notevoli vantaggi nella posa a discapito dell’efficienza complessiva. In parole povere, a parità di KW prodotti, il film sottile necessità di una maggiore superficie rispetto al fotovoltaico tradizionale. La possibilità di “stendere” un impianto fotovoltaico su qualunque superficie mi permise di studiare varie forme di copertura, tenendo conto dell’inclinazione ottimale rispetto all’altezza del sole. Particolarmente interessante fu un concept composto da un modulo cubico adibito a zona giorno e posto a livello terra, sovrastato da una copertura arcuata che creava un secondo volume al piano superiore, contenente le due camere da letto. Ipotesi scartata per via degli alti costi di produzione e dell’ingombro in fase di trasporto.

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IL CONCEPT DEFINITIVO La ricerca quasi spasmodica di un modulo alla base di tutto il progetto, portò ad un’idea che, evolvendosi, mi condusse all’ideazione di un punto cardine dell’intero progetto: un nucleo polifunzionale. Questo nucleo doveva assolvere alle quattro funzioni fondamentali della casa, individuate in fase di studio: cucinare/pranzare, studiare, dormire, servizi igienici. Il concept prevedeva il nucleo posto al centro di un contenitore più grande, che vi creava un percorso attorno. Il percorso stesso doveva suggerire le funzioni, con quelle “private” poste dalla parte opposta rispetto all’ingresso. La difficoltà maggiore consisteva nell’inserimento delle due camere, che risultavano come un blocco a sé stante, separato da quello che doveva essere il fulcro della casa. Questa ipotesi fu abbandonata solo in parte, dato che decisi di mantenere l’idea di base di “blocco servizi”. Questo nucleo, infatti, doveva contenere tutti gli impianti dell’abitazione, idrici ed elettrici, in modo da facilitare l’assemblaggio complessivo. Decisi quindi di dedicarlo ai due spazi che necessitano di acqua, cucina e bagno, e di separare gli altri spazi in vani appositi. Il concept finale prevede un’abitazione suddivisa in due livelli, il cui livello superiore sfrutta la superficie del tetto delle due camere poste al piano terra, nonché dal “blocco servizi”. Il tanto agognato modulo sarà rappresentato da un elemento costruttivo, per la precisione da un pannello di tipo “sandwich” prodotto dalla “Bellotti Spa”, di cui si parlerà più dettagliatamente nella parte relativa alla struttura.

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IL PROGETTO Lo sviluppo del concept definitivo ha portato ad un progetto dettagliato nelle sue parti. I vani sono stati dimensionati in base alle esigenze d’utilizzo e gli arredi inseriti in una logica di integrazione col resto della struttura. Le dimensioni complessive dell’abitazione sono state contenute in superficie a favore del volume. La doppia altezza interna rende il volume percettivamente più ampio, contrastando l’altezza netta di 238cm per piano. Due ampie vetrate permettono l’ingresso di molta luce naturale e, date le dimensioni dell’abitazione, ne risultano degli ambienti molto luminosi. Gli impianti, come già detto in fase di concept, sono stati concentrati in un blocco contenente l’angolo cottura ed il bagno. Tubature e cavi elettrici isolati passano all’interno delle intercapedini dei muri, collegandosi agli impianti idrici ed elettrici posti, ovviamente separati ed isolati l’uno dall’altro, in un contenitore accessibile dal living inferiore. Il riscaldamento dell’acqua è affidato ad una stufa a pellet mentre l’approvvigionamento energetico ad un modulo fotovoltaico a film sottile. Nei dettagli mostrati nelle ultime pagine di questa parte è possibile osservare l’aspetto finale del progetto, della composizione e dell’accostamento dei materiali, volutamente di numero ridotto per semplificare i costi di produzione e per proporre un’abitazione che suggerisca la sua natura di “oggetto di massa”, standardizzato, industriale. Nei capitoli seguenti verranno invece approfonditi gli aspetti principali del progetto quali: spazi, oggetti; struttura; impianti; montaggio e trasporto.

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PARTE CINQUE



STRUTTURA IL SISTEMA COSTRUTTIVO

Per rispondere all’esigenza di progettare un’abitazione votata all’eco-sostenibilità, che fosse anche facilmente trasportabile e smontabile alla fine del ciclo di utilizzo, è stato seguito il procedimento costruttivo per assemblaggio a secco. Esso non è altro che il processo di costruzione di un manufatto con parti precostituite, collegate tra loro con tecnologie di giunzione a secco, cioè di tipo meccanico, e predisposte alle operazioni di montaggio e successivo smontaggio. I vantaggi derivanti da questo procedimento costruttivo sono notevoli: consente di ottenere standard qualitativi e prestazionali in grado di ottemperare alle normative tecniche in termini di qualità funzionale (isolamento termico, acustico, ecc..), ed operativa (assemblabilità, ispezionabilità, manutenibilità, ecc..); garantisce il rispetto di tempi e costi di produzione, consentendo una totale corrispondenza tra elaborazioni progettuali ed esiti realizzativi; favorisce la reversibilità e la reimpiegabilità di sistemi e componenti; riduce notevolmente gli impatti ambientali derivanti dalla costruzione. Tra i vari materiali utilizzabili nel procedimento di assemblaggio a secco, per il progetto sono stati scelti il legno lamellare ed i pannelli Laripan Xe-K prodotti dalla Bellotti SpA.

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STRUTTURA - 69


TELAIO LAMELLARE Per quanto riguarda il legno lamellare, esso è stato utilizzato per la progettazione dell’orditura di base sulla quale poggia l’intera abitazione, nonché per la progettazione dell’intelaiatura alla quale vengono fissati i pannelli delle pareti e della copertura. Per le interconnessioni tra le travi ed i pilastri sono stati progettati dei nodi in testa e dei nodi intermedi, rafforzati da perni in acciaio. Questi stessi perni vengono utilizzati anche per il fissaggio dei pannelli Laripan® alla struttura portante, mentre dei perni di dimensioni notevolmente minori consentono il montaggio degli infissi. Degli elementi angolari in acciaio completano il sistema di fissaggio della struttura portante, consentendo la connessione tra i pilastri ed i pannelli del pavimento. L’intero telaio della struttura è invisibile all’esterno, in quanto i pannelli e gli infissi la ricoprono completamente, lasciandola a vista solo all’interno dell’abitazione.

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STRUTTURA - 71


PANNELLI LARIPAN® I pannelli Laripan® Xe-K utilizzati nel progetto sono dei pannelli compositi a struttura monolitica. Sono composti da due strati esterni in legno e da un anima in polistirene espanso Styrofoam® Xenergy® con due nervature di rinforzo in legno. Presentano un notevole isolamento termico-acustico, nonché un’elevata resistenza a carichi accidentali. I pannelli vengono fissati tra di loro per mezzo di listelli di collegamento da inserire nelle appposite fessure ai lati, per poi fissarli con semplici viti elicoidali. Al fine di proteggere l’estradosso, è utile rivestire la superficie dei pannelli con una guaina protettiva.

Dimensioni e distanze ottimali dei chiodi S

mm

ø L

mm

60

80

83

≥4

≥5

≥120

≥140

100

A

105

110

116

120

≥5

≥6

≥160

≥180

minimo 2 cm

B

1 chiodo ogni 25 cm

C

1 chiodo ogni 40 cm

S spess. Laripan ® / ø diam. chiodi / L lungh. chiodi / A distanza dei chiodi dal bordo B distanza tra i chiodi (file esterne) / C distanza tra i chiodi (file interne)

Dimensioni e distanze ottimali delle viti S

mm

ø L

mm

60

80

83

100 105 110 116

≥6

≥6

≥6

≥100

≥120

≥140

A

120

129

150

160

≥6

≥6

≥160

≥180

≥200

minimo 2 cm

B

1 vite ogni 25 cm

C

1 vite ogni 40 cm

S spess. Laripan ® / ø diam. viti / L lungh. viti / A distanza delle viti dal bordo B distanza tra le viti (file esterne) / C distanza tra le viti (file interne)

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140

≥6


Specifiche tecniche intradosso

Pino Multistrato

spessore nominale

mm

dimensioni

mm

105

116

129

2480 x 1240

composizione e spessori faccia

mm

10

10

10

inserto

mm

85

96

109

retro

mm

10

10

10

peso di superficie

Kg/m 2

16,1

16,5

17,1

coefficiente di trasmissione termica “U�

W/m K

0,288

0,258

0,229

2

Carichi utili-interassi spessore nominale

mm

105

116

129

/=248 cm /2 appoggi

Kg/m 2

830

>1000

>1000

/=124 cm /3 appoggi

Kg/m 2

>1000

>1000

>1000

/=82,6 cm /4 appoggi

Kg/m 2

>1000

>1000

>1000

STRUTTURA - 73


ANCORAGGIO AL SUOLO Per la progettazione delle fondamenta è stato utilizzato il sistema T-Block, prodotto dalla Sistemi Chiocciola. Consiste in una matrice di viti auto-bloccanti, le cui teste presentano un foro filettato, da fissare direttamente nel terreno per poi poggiarvi sopra la struttura e fissarla alle viti stesse per mezzo di perni in acciaio. Questo sistema, oltre ad assicurare un’estrema solidità, consente la messa in opera di un sistema di fondamenta ad impatto ambientale pressoché nullo, poiché non necessità di particolari lavorazioni del terreno sul quale lo si andrà a fissare.

DETTAGLI VITE Vite autobloccante T-BLOCK® L1621mm Ø89+Ø60 con 8 spire in acciaio Fe360/S235, zincatura a caldo, testa rotonda e dotata di fori asolati e filettatura centrale M20 per il fissaggio multiplo.v

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STRUTTURA - 75


769.80

364.50

235.10

104.05

248.60

A’

303.55

A

176.05

124.50

280

650

650

248

109.55

93

305.55

piano terra 76 - STRUTTURA


769

119.75

248

B

370 200 84.80

249

287.50

645 280.35 287.50 90

B’

piano superiore STRUTTURA - 77


148.64

210.

50

235.10

71.50

222.90

50

249.00

71.50

552

126.50 126.50

125

176.75 248

104.05

249.60

248

248 367

774

sezione A-A’ 78 - STRUTTURA


148.51 235.60 551.95 249.50

90.00

242.02

234.76 619.91 650.00

sezione B-B’ STRUTTURA - 79


PARTE SEI



SPAZI E OGGETTI

Durante la fase di concept fu già chiaro il ruolo delle componenti d’arredo. Come già detto nella quarta parte, il funzionamento dell’abitazione è molto più vicino al concetto di casa mobile che a quello di abitazione tradizionale. Ogni singolo componente svolge una o più funzioni ed è pensato per integrarsi perfettamente con l’ambiente circostante. La base di partenza è stata rappresentata dall’analisi degli spazi della casa tradizionale adibita a dormitorio per studenti. In quel tipo di appartamenti, essendo i vani privati della loro destinazione d’uso originaria, si perdono i concetti di corretto dimensionamento e di gestione dello spazio disponibile. Gli spazi privati possono risultare troppo piccoli ed inadatti a particolari esigenze o troppo grandi e quindi sprecati, mentre gli spazi comuni quali i servizi non vengono ripensati né dal punto di vista dimensionale né da quello dell’arredo. Ridimensionarli è ovviamente un’operazione costosa e spesso impraticabile, diversamente da quanto accade per l’arredo che rappresenta la parte “malleabile” di un appartamento. Il problema si presenta quando l’arredo non viene scelto in base a criteri di spazialità ma in base a mere considerazioni di natura economica. Le case-dormitorio sono quasi sempre interamente arredate con soluzioni low-cost reperite in loco, il che potrebbe non rappresentare un problema se all’economicità dell’oggetto d’arredo vi si affiancasse anche una corretta scelta in base a criteri d’uso da parte degli inquilini, nonché delle loro necessità. Anche in questo caso, nonostante la “malleabilità” della componente arredo, è quasi impossibile prevedere quali saranno le reali necessità degli studenti-inquilini, pertanto i locatori cercano di rendere i loro appartamenti “universali”,

82 - SPAZI E OGGETTI

fornendo le componenti di base e lasciando ampio spazio alle personalizzazioni da parte degli utenti che, di fatto, vanno ad usufruire di un bene “incompleto”. Proprio il fattore della completezza è uno dei punti di forza del progetto. Il legame vano-arredo è molto forte ed ogni singolo oggetto è stato disegnato per integrarsi perfettamente in un determinato spazio e, al contempo, delimitare superfici e volumi. Gli spazi di “Bento” sono stati dimensionati in base alle reali necessità d’utilizzo da parte degli utenti ed al numero di utenti stessi previsti per ogni unità abitativa, il che consente di usufruirne nel miglior modo possibile. Pertanto gli spazi “statici”, di cui si fa un uso limitato nello spazio e nel tempo, sono stati ridotti a delle dimensioni minime di comfort, privilegiando invece gli spazi “dinamici”, quelle zone della casa che richiedono un elevato grado di versatilità e di cui uno studente fa un largo uso nell’arco della sua giornata.


spazi statici

spazi dinamici

percorsi

cucina

camere

bagno

studio

impianti

living

superfici

SPAZI E OGGETTI - 83


CUCINA Lo spazio cucina rientra nella categoria degli spazi “statici”. È stato considerato come “angolo cottura”, adiacente allo spazio dedicato al pranzo ma indipendente da esso. L’oggetto cucina è stato dimensionato secondo standard ergonomici e rispettando la logica di integrazione di cui si è parlato prima. Dovendo gestirne le dimensioni, si è tenuto conto anche del contesto nel quale sono inserite le varie unità abitative. I campus universitari sono e devono essere dotati, tra i vari servizi, di una mensa, pertanto la cucina dell’alloggio deve servire da supporto per la preparazione saltuaria dei pasti. Gli spazi sono comunque più che sufficienti per le due persone previste all’interno della casa. Sono presenti due dispense personali, una comune, un refrigeratore tipo “small”, scolapiatti, vano comune sotto-lavello e forno ventilato. Dispone di un lavello incassato in acciaio-inox e di un piano cottura ad induzione a quattro fuochi. L’intero piano da lavoro è in bamboo, materiale che assicura resistenza, facilità di pulizia e lungo ciclo di vita.

84 - SPAZI E OGGETTI


SPAZI E OGGETTI - 85


LIVING INFERIORE Lo spazio dedicato al pranzo, posto al piano inferiore dell’abitazione, è delimitato da tre elementi caratterizzanti di cui due fissi ed uno mobile. Il primo è il tavolo da pranzo, l’elemento mobile. Esso è composto da una scocca in pino multistrato e quattro sedie in policarbonato incassate al suo interno. Le peculiarità principali di questo oggetto sono essenzialmente due: la prima è la sua versatilità. È possibile passare facilmente dall’utilizzo di due posti ai quattro disponibili semplicemente scostandolo dalla parete ed estraendo dalla scocca le altre due sedute; la seconda è la doppia funzione di tavolo e contenitore per il corredo da cucina. Lo spazio dedicato ad esso è stato sacrificato nell’oggetto cucina per essere integrato nel tavolo da pranzo. Questo consente una maggiore immediatezza d’uso delle suppellettili da cucina durante la fase del pranzo. Un altro elemento caratterizzante di questo spazio è il blocco degli impianti, che contiene anche il bagno ed alloggia l’oggetto cucina sul lato corto e il pannello con i contatori, l’inverter, il boiler e la stufa a pellet sul lato lungo. Rappresenta il fulcro della casa, tutti gli impianti di tubazione sono installati all’interno delle intercapedini formate dai pannelli di chiusura così come quelli relativi all’elettricità, il che assicura una facile installazione in fase di montaggio dell’abitazione. Il bagno, al suo interno, è composto da tutti i sanitari di base, da un calorifero e da un vano doccia. Il terzo elemento caratterizzante è la scala. È stata progettata in legno di pino, sorretta per mezzo di staffe in acciaio fissate a parete. L’intero sotto-scala è stato progettato per servire da contenitore, il cui utilizzo è a discrezione dell’utente. é previsto anche un vano ripostiglio nello spazio tra la parete delle camere da letto ed il sotto-scala. Una particolarità interessante è il collegamento che vi è tra l’oggetto scala ed il blocco degli impianti per mezzo dell’elemento ringhiera. Quest’ultimo, infatti, funge anche da calorifero, per mezzo di tubi cavi in alluminio che corrono al di sotto del corrimano in legno di pino. L’acqua viene fatta scorrere al suo interno dai due supporti della ringhiera posti sul blocco impianti. La temperatura, ed in generale il funzionamento dell’oggetto, viene regolato dalla stufa a pellet.

86 - SPAZI E OGGETTI


SPAZI E OGGETTI - 87


88 - SPAZI E OGGETTI


CAMERA DA LETTO All’interno di questo progetto, la camera da letto di uno studente mantiene la sua funzione originaria senza contaminazioni. È stata pensata per non essere privata della sua destinazione d’uso, o meglio, per non diventare un contenitore di varie funzioni, come accade nelle case-dormitorio. Pertanto, gli spazi sono stati ridotti in base alle dimensioni degli oggetti che dovevano contenere. All’interno di esse sono previsti un letto di dimensioni standard “una piazza e mezzo” ed un armadio a due ante scorrevoli con cassettiera. Il design dello spazio consente una piacevole fruizione del vano durante la notte o i momenti di privacy, ma al contempo suggerisce di utilizzare il resto della casa per il resto della giornata.

SPAZI E OGGETTI - 89


ZONA STUDIO Lo spazio dedicato allo studio si colloca all’interno degli spazi “dinamici” del progetto. Volendo dare ampio spazio alle possibilità d’utilizzo, sia per uso improprio sia per necessità proprie legate alla tipologia di corso di studi seguito dall’utente, si è pensato di progettare un largo ripiano multi funzionale, inframmezzato da una libreria che funge da separatore. Il piano è pensato per accogliere ed essere utile sia a studenti che frequentano corsi di studio scientifico-tecnici, sia a coloro che frequentano corsi di studio umanistici. Le differenti necessità di spazio fra le due tipologie di studenti, fanno sì che vengano privilegiati coloro i quali richiedono una superficie di lavoro maggiore. L’altezza del piano da lavoro è più alta dei normali standard ergonomici in modo da favorire una posizione corretta per lo studio. Due poltrone regolabili in altezza completano l’oggetto.

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SPAZI E OGGETTI - 91


LIVING SUPERIORE L’altro spazio dinamico presente all’interno dell’abitazione è il living posto al piano superiore. Nella progettazione di un’abitazione parte di un campus universitario, sia la normativa sia il buon senso, impongono la previsione di uno spazio comune, fruibile da tutti gli inquilini. Nelle case-dormitorio è spesso assente, poiché il vano originariamente previsto come salotto viene trasformato in camera da letto, riducendo il numero di spazi comuni pressoché a zero, considerato che la cucina non può e non dovrebbe essere considerata come zona soggiorno. Il living di Bento è posto al di sopra del blocco impianti ed è delimitato dalla ringhiera e dalla parete ovest della casa. L’oggetto presente al suo interno è estremamente versatile: si tratta di un tavolo componibile con sedute a scomparsa. È diviso in tre parti, ognuna dotata di rotelle, e comprende quattro sedute che possono ospitare comodamente fino ad otto persone.

92 - SPAZI E OGGETTI


SPAZI E OGGETTI - 93


PARTE SETTE



IMPIANTI

La progettazione degli impianti idrici ed elettrici dell’abitazione si è basata sull’assunto che il contesto nel quale si prevede di inserirla sarà sempre uno spazio urbano. Non vi era dunque la necessità di considerarlo come autosufficiente, soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico, visto e considerato che nella realizzazione di un campus sono previsti i lavori di realizzazione di fognature, impianti per le acque bianche e rete elettrica. In ogni caso vi è una normativa diffusa in quasi tutta Europa che vieta l’autoproduzione di corrente elettrica senza l’immissione della stessa nella rete elettrica generale. Questo comunque non impedisce la realizzazione di impianti elettrici domestici in grado di sopperire al consumo energetico dell’abitazione e di immettere nella rete generale l’eccedenza. Le tecnologie oggi presenti sono molte ed il loro costo si è abbassato di molto soprattutto negli ultimi 10 anni, ovvero da quando il tema dell’eco-sostenibilità è diventato un forte argomento di dibattito tanto nei Parlamenti quanto nelle comunità cittadine. In Italia la produzione di energia dal complesso di fonti rinnovabili è in misura del 30,8% della produzione nazionale totale di cui il 5,5% proveniente dalla fonte solare tramite impianti fotovoltaici connessi in rete (dati 2012). Proprio quest’ultimo, il fotovoltaico, è il sistema che ha visto crescere maggiormente la propria diffusione, passando da una presenza quasi nulla sul territorio ad una consistente percentuale di produzione nel giro di circa 5 anni. Tale forte incremento, relativo sia al 2011 che al 2012, è stato causato da un boom di installazioni dovuto principalmente al

96 - IMPIANTI

cambio di regime incentivante dal secondo (prorogato per il cosiddetto decreto “Salva-Alcoa”) e dal terzo conto energia nel quarto regime incentivante, avvenuto appunto nel 2011. Con tali valori, l’Italia si colloca al secondo posto nel mondo per potenza fotovoltaica installata (17,3 GW a luglio 2013) dietro la Germania mentre, a livello regionale, è la Puglia cha ha la fetta principale di potenza installata (17,1% del totale nazionale), seguita dalla Lombardia (10,1%).


IMPIANTI - 97


Inclinazione ottimale pannelli

Irradiazione globale e potenziale elettrico

Pannelli orizzontali

1 year Kw/m2 Kw/Kwpeak

ENERGIA La tecnologia utilizzata per l’approvvigionamento di energia elettrica è il fotovoltaico mediante film sottile in silicio amorfo montato su tenda mobile in tessuto. I moduli fotovoltaici a film sottile vengono realizzati tramite la deposizione del materiale semiconduttore su un supporto di tipo vetroso, per i pannelli rigidi da utilizzare all’aperto; oppure di plastica, nel caso di pannelli flessibili per utilizzi meno convenzionali. Il modulo in film sottile viene realizzato in maniera monolitica e non richiede l’assemblaggio di più celle, come nel caso di pannelli in silicio cristallino, inoltre la quantità di materiale semiconduttore presente nel pannello risulta notevolmente inferiore rispetto ai pannelli realizzati con celle standard riducendo i costi di produzione. A parità di dimensione, un pannello in film sottile ha un rendimento inferiore rispetto ad uno monocristallino, ma ha notevoli vantaggi per quanto riguarda leggerezza e facilità di installazione. Inoltre, il pannello in film sottile non richiede inclinazione ottimale, incidenza di luce diretta e alta temperatura per produrre al massimo della

98 - IMPIANTI

sua efficienza, a differenza del modulo monocristallino. Il modulo montato su Bento contiene un sensore vento che ne controlla l’intensità, permettendogli di posizionarsi in posizione orizzontale in caso di forte vento. La superficie è di 23,52 mq, dimensione sufficiente per raggiungere 2,5 - 3 Kw, ottimale per l’impianto domestico. L’efficienza energetica dell’impianto di illuminazione e l’assenza di elettrodomestici ad alto consumo impediscono sprechi di energia, favorendo la produzione di un’eccedenza da immettere nella rete elettrica pubblica.


IMPIANTI - 99


Schema rete elettrica

COLLEGAMENTO FOTOVOLTAICO RETE DOMESTICA RETE ELETTRICA ESTERNA

100 - IMPIANTI


ACQUA

acqua calda acqua fredda scarico wc

Il sistema idrico dell’abitazione si allaccia alla rete idrica urbana, nonché a quella fognaria. Dato il contesto urbano in cui è previsto che si andrà a collocare il progetto, non vi è alcuna necessità di creare un sistema autonomo per l’approvvigionamento idrico. Il sistema è composto da una stufa a pellet e da un boiler elettrico collegato al sistema fotovoltaico. Il serbatoio di accumulo è collegato correttamente alla stufa a pellet, usando una pompa di caricamento insieme a un tubo del giusto diametro. Appositi termostati determinano la temperatura alla quale la pompa si deve attivare per caricare il serbatoio dall’alto con acqua molto calda. Vi è poi una valvola di sicurezza che si attiva se la pompa non funziona e l’acqua calda prodotta dalla caldaia continua ad affluire nel serbatoio. All’uscita del serbatoio viene usata una valvola elettromeccanica che regola la temperatura di uscita dell’acqua mescolando l’acqua di ritorno dall’impianto di riscaldamento con piccole quantità di acqua calda fornite dal serbatoio. Si noti che l’acqua calda viene prelevata dalla parte alta del serbatoio, per prevenirne la “destratificazione”.

IMPIANTI PARTE - 101


PARTE OTTO



TRASPORTO E MONTAGGIO

TRASPORTO Attualmente il trasporto su strada risulta essere la più inquinante modalità di trasporto delle merci. Nonostante le emissioni di NOx e particolato atmosferico (PM) siano state ridotte rispettivamente del 42% e del 72% negli ultimi quindici anni (EEA, 2011), i mezzi pesanti circolanti su gomma continuano a contribuire per un 75,4% alle emissioni totali di anidride carbonica del settore dei trasporti nel suo complesso, immettendo nell’atmosfera circa 4,9 miliardi di tonnellate di CO2 annue. Era necessario, pertanto, cercare di ridurre il più possibile l’impatto ambientale del fattore trasporto, avvalendosi del particolare sistema costruttivo che, di fatto, rende possibile l’ideazione di una sorta di “scatola di montaggio” facilmente trasportabile. L’unità abitativa “Bentō” smontata può essere trasportata da un container 40’ box standard, occupandone quasi interamente il volume disponibile (96% circa), con notevoli vantaggi relativi all’impatto ambientale del fattore trasporto. Grazie alle sue dimensioni contenute, infatti, il modulo abitativo può essere trasportato facilmente via terra o via mare, consentendo una notevole rapidità di consegna e successiva messa in opera.

104 - TRASPORTO E MONTAGGIO


CONTAINER

40’

80x

LOAD 96%

40x TRASPORTO E MONTAGGIO - 105


MONTAGGIO La messa in opera di “Bentō” è stimata in circa 6 - 8 ore per unità abitativa. Si inizia col predisporre la matrice 4 x 4 di viti di fondazione, sulla quale si andrà a fissare l’orditura di base. Successivamente vengono fissati il pavimento ed il telaio lamellare della struttura principale, al quale si andrà a fissare il telaio interno per il solaio superiore ed i tramezzi. Vengono quindi montate le porte interne e gli arredi, nonché gli impianti idrici ed elettrici (tranne il modulo fotovoltaico). Gli step successivi prevedono il fissaggio delle pareti, delle finestre e della copertura. Infine viene montato e collegato alla rete elettrica il supporto meccanico per il telo fotovoltaico ed il telo stesso.

106 - TRASPORTO E MONTAGGIO


TRASPORTO E MONTAGGIO - 107


BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA BIBLIOGRAFIA

SITOGRAFIA

NANO HOUSE Phyllis Richardson - ©Thames and Hudson 2011

SHOEBOX DWELLING www.shoeboxdwelling.com

MICRO ARCHITECTURE Richard Horden - © Thames and Hudson 2008

BELLOTTI SPA www.bellottispa.com

COMPACT HOUSES Carles Broto - ©Structure 2009

NORD COMPENSATI www.nordcompensati.com

DELL’ ABITARE Maurizio Vitta - ©Giulio Einaudi Editore Spa 2008

WIKIPEDIA - MODULO FOTOVOLTAICO it.wikipedia.org/wiki/Modulo_fotovoltaico

HISTOIRE DE CHAMBRES Michelle Perrot - ©Sellerio Editore 2011

ALESSI - ITALIAN DESIGN FACTORY www.alessi.it

ESPÈCES D’ESPACES Georges Perec - ©Editions Galilée 1974

ARCHIEXPO www.archiexpo.it

FARSI UN LIBRO Marcello Baraghini, Daniele Turchi ©Biblioteca del Vascello - Stampa Alternativa 1990

OTTAGONO www.ottagono.com

MATERIALS AND DESIGN Mike Ashby, Kara Johnson ©Casa Editrice Ambrosiana 2005

108 - BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA


7 student on campus; 8-9 veduta aerea; 11 casa singola, casa a schiera, casa plurifamiliare, casa a torre; 12 casa Rasini, Giò Ponti; 13 veduta aerea di Chicago; 15 unité d’habitation Berlino; 16-17 unité d’habitation; 19 le cabanon a cap martin Le Corbusier; 20 ricostruzione le cabanon; 21 disegni cabanon; 22-23 silo house; 2425 inside Harvard; 27 inside student room; 28 student cooking; 29 student laundry service; 30 campus universitario; 33 student home; 34-35 residenza per studenti, villier-sur-marne, Fournet Architects; 37 residenza carlo mollino, Torino, Arch. Andrea Tonin; 38 residenza universitaria delle grazie, Arch. Flora Ruchat-Roncati; 40 residenza universitaria prefab, Vialet Architecte; 41 progetto campus politecnico di Lecco; 4243 residenza universitaria Tor Vergata; 44-45 “Bentō”, vista generale, Angelo De Iesi; 46 casa Schroeder, Gerrit Rietveld; 47 Bentō giapponese; 50-55 schizzi progettuali “Bentō”, Angelo De Iesi; 57 “Bentō” on campus; 58-59 vista piano terra; 60 viste bagno; 61 living; 62-63 zona studio; 64 camera da letto; 65 vista dal piano superiore; 6667 foto Angelo De Iesi; 68 particolare costruttivo con travi lamellari; 69 esempio di struttura in legno lamellare; 70 assonometria struttura Bentō e particolare costruttivo piano terra, Angelo De Iesi; 71 particolare costruttivo piano superiore ed infissi, Angelo De Iesi; 72 collegamento pannelli, posa con viti e posa guaina traspirante, Bellotti Spa; 74 dettagli vite ancoraggio T-Block, Sistemi Chiocciola; 75 particolare attacco a terra, Angelo De Iesi; 76-79 disegni tecnici, Angelo De Iesi; 8485 dettagli cucina; 86 blocco impianti; 87 vista piano terra; 88 vista su armadio, camera da letto; 89 vista dall’alto e dettaglio camera da letto; 91 studio; 92 vista dall’alto living; 93 esempio uso living; 94-95 casa 100k, Arch. Mario Cucinella; 97 facciata fotovoltaica

INDICE IMMAGINI 98 mappa irradiazione italia; 99 modulo solare flessibile Bentō; 100 schema elettrico Bentō; 101 schema idrico Bentō, stufa a pellet, boiler accumulo; 102-103 APH80, Abaton Studio

INDICE IMMAGINI - 109





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