Rivista Fralerighe numero 2

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FRALERIGHE DICE NO ALL’EDITORIA A PAGAMENTO


INDICE Contattaci Gemellaggio con Pescepirata Editoriale -AREA APPROFONDIMENTO SULL'AUTORE Approfondimento su Poe - Un "intervista" particolare -AREA AUTORI EMERGENTI Autori Emergenti: "La giacca di Carmen" di Domenico Porfido "Liguria" di Nuccia Cavallino "La comunità dei conigli" di Aniello Troiano "Conversazione" di Giuseppe Novellino "Gigi Riva non si tocca" di Maria Letizia Musu -AREA CRIME GIALLO: Articolo: Il primo giallo, il primo detective. Recensione: Racconti del Mistero di Edgar Allan Poe – (ciclo di Auguste Dupin) L’Autrice Emergente: Il Mistero d'Arcadia – Simona Tassara Novità Editoriali: Anne Holt – Nella tana dei lupi Per Walhoo - Delitto al trentunesimo piano NOIR: Articolo - Fuori dal Blu (viaggio nell’universo nero di Georges Simenon) Recensione - L’assassino di George Simenon L’autore emergente: Chiamami Buio Novità Editoriali: Ed Mc Bain – Vite a perdere Natsuo Kirino – Una storia crudele PULP: Articolo: Quando la realtà è pulp Recensione de “Il lercio” di Irvine Welsh L’autore emergente: Portello Pulp – Simone Marzini L’autore emergente: Ossarotte – Andrea Mariani Novità Editoriali: Sinfonia di Piombo di Victor Gischler Le belve: Don Winslow

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THRILLER: Articolo: Dell'arte della tensione Recensione: La chimica della morte di Simon Beckett L’autore emergente: La notte dell'erba cremisi - Mario E. Bussini Novità editoriali: Patricia Cornwell – Nebbia rossa L’istinto del predatore - James Patterson

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-AREA FANTASTICO FANTASCIENZA: Articolo: Urania Recensione: I figli di Medusa L’autore emergente: Myriddin di Avalon – Maurizio Vicedomini Novità editoriali: Ritorno alle origini: Scritture Aliene HORROR: Articolo: L'orrore ha un padre americano Recensione dei Racconti Horror di Edgar Allan Poe L’Autore emergente: Otto minuti a mezzanotte - Fabio Monteduro Novità editoriali: Resident Evil: ZERO HOUR di S.D. Perry / Libri di sangue - La sfida dell'inferno di CLIVE BARKER Miglio 81di Stephen King FANTASY: Articolo: Search & Destroy – Come eliminare i cliché del fantasy e rinnovare il genere Recensioni: Skellig di David Almond Oltre le tenebre di Brent Weeks Recensione: Numero Sconosciuto di Giulia Besa L’autrice emergente: Deborah Epifani Novità Editoriali: Tanit – Lara Manni

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INTERVISTE Intervista a Giulia Besa Intervista a Mario de Martino

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-AREA ROMANCE ROMANCE Recensione: La lettera d'amore di Cathleen Schine Le autrici emergenti: Il sangue della luna – Elena Bertani e Elisabetta Tadiello Novità Editoriali Romance

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-AREA VARIO UMORISMO: Articolo: AAA Umorismo cercasi. Recensione: L’Umorismo dove non lo aspetti: La costa d’oro di Nelson DeMille Novità Editoriali VARIO: Articolo: Satura: Quarant’anni dopo Articolo: Una rivoluzione chiamata ebook Recensione: L’ultima riga delle favole di Massimo Gramellini L’autrice emergente: Fragili Armonie – Eleonora Castellano L’Autrice Emergente: La saggezza dei posteri - Cristina Lattaro CREDITI

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CONTATTACI Sei uno scrittore/una scrittrice o un lettore/una lettrice e vorresti collaborare con Fralerighe scrivendo articoli, recensioni e quant’altro?

Hai scritto un racconto o una poesia di grandezza adatta (vedere in area Autori Emergenti gli estremi) a essere pubblicata sulla rivista e vorresti spedircelo? Sei un autore/autrice emergente e vorresti promuovere il tuo libro? Sei interessato a contattarci per qualsiasi altro motivo? SCRIVICI A:

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GEMELLAGGIO CON PESCEPIRATA FORUM SCRITTORI

Pesce PiratA Forum di Scrittura Lettura Editing collettivo Perché pesce? Pesce perché lo scrittore è un po' come un pesce... parla poco, è silenzioso, si muove rasente al fondale muovendo appena coda e pinne, ma scruta tutto, vede perfino quello che succede alle sue spalle. Perché Pirata? Perché come i pirati informatici sposiamo in pieno la filosofia dell'web 2.0 Ovvero il voler rendere pubblico e accessibile il lavoro frutto del singolo o della collettività.

http://www.pescepirata.it/


EDITORIALE Alla fine del 2011 ho riunito alcuni amici conosciuti su Internet o nella “vita reale”, con un’idea ben chiara: creare una rivista letteraria gratuita, in formato ebook, che riuscisse ad andare incontro a ogni tipo di lettore. Il 20 gennaio abbiamo pubblicato il primo numero, che è stato accolto positivamente, con più di 800 visite e poco più di 330 fan sulla pagina Facebook. Ne siamo stati contenti, ma al contempo non ci siamo adagiati sui risultati già apprezzabili e dignitosi che abbiamo raggiunto con il primo numero, e abbiamo deciso di rivoluzionare la rivista nella struttura e nella grafica, per renderla ancora più bella e vicina al lettore. Il percorso che ci ha portato al secondo numero è stato segnato da collaboratori che hanno lasciato il progetto e da altri che si sono uniti allo staff preesistente, da discussioni e da confronti, ma soprattutto da una grande voglia di fare, alimentata dai risultati del primo numero e dal desiderio di migliorare costantemente. Non ci siamo limitati a modificare la struttura preesistente accorpando generi tra loro simili - come Giallo, Noir, Pulp, Thriller nell’area CRIME o Fantascienza, Fantasy e Horror nell’area FANTASTICO- ma abbiamo introdotto due aree completamente nuove, come APPROFONDIMENTO SULL’AUTORE e AUTORI EMERGENTI. Nella prima area, di volta in volta approfondiremo un autore o un’autrice di fama consolidata, cercando di far conoscere ai nostri lettori dettagli degli autori in questione che spesso vengono ignorati o tralasciati. Nella seconda area raccoglieremo racconti e poesie dei lettori, in un numero massimo di 3 racconti e 3 poesie, di grandezza limitata a non più di tre cartelle editoriali (5400 caratteri spazi inclusi, nb) per i racconti e di massimo 1 cartella editoriale per ogni poesia (1800 caratteri spazi inclusi). Così facendo, speriamo di riuscire a coinvolgere fino in fondo i nostri lettori, rendendoli attori partecipi e non solo spettatori. Speriamo vivamente che apprezzerete il nostro lavoro.

Il Direttore, Aniello Troiano, e la Redazione di Fralerighe.



EDGAR ALLAN POE: UN “INTERVISTA” SPECIALE

A.T: Io e la mia amica Christine avevamo deciso di sfidare la morte, di andare oltre i limiti umani e quelli del tempo, per incontrare l'uomo che ha segnato la storia del giallo e dell'horror: Edgar Al-lan Poe. Ci avevano detto che in una vecchia casa diroccata situata in un sobborgo oscuro, una donna anziana e gobba parlava con i morti, interpellandoli con la sua sfera di cristallo e con formule oscure e antichissime. Così, sprezzanti del pericolo e della paura, ci andammo. Bussammo tre volte e il portone si aprì, cigolando. Dietro di esso c'era lei, la strega, piccola e gobba, dall'aria arcigna e misteriosa. Ci fece entrare in casa sua, e in cambio di tre monete d'oro evocò per noi l'anima di Edgar Allan Poe.



Poe: Chi di voi ha evocato quest'anima affannata e senza riposo? A.T.: Salve, signor Poe. Siamo due scrittori alle prime armi che fanno parte di un progetto, una rivista in ebook… Poe: Ah sì, diavolerie senza sentimento e che in nessun modo rinforzano i caratteri. Ricordo molto poco della mia precedente vita, delle membra malate che ospitavano la mia essenza maledetta, eppure ricordo i giornali e coloro che tentarono più volte di tarpare le mie ali. Malevoli privi di talento, ne esisteranno ancora oggi! Fate presto, dico ad entrambi: quelle che vedo sono solo tre monete d'oro. Cosa vorreste da me? A.T.: Solo farle delle domande. Sa, signor Poe, oggi lei viene ancora letto e ammirato da molti fan, e su Internet si fa un gran parlare di lei. Poe: Questo mi lusinga. A.T: Ne siamo content. Abbiamo deciso di dedicarle un certo spazio in questo numero della rivista. A proposito, inizio con la prima domanda. Come è nata in lei l'idea per I Delitti della Rue Morgue? Poe: Ho sempre creduto che noi scrivessimo per diletto e perché altri ne traessero a loro volta, attraverso stimoli pari a null'altro. Enigmi, conoscete qualcosa di più rimarcabile? Assassini, deplorevoli mentecatti che tuttavia son sempre riusciti ad ossessionarmi, come mille voci nelle orecchie. Molti possiedono una sensibilità simile. A.T: Capisco. Lei come vede i romanzi impegnati di oggi? Poe: Come potrete ben vedere, c'è poco con cui trascorrere il tempo in questo luogo che è tutto e nulla. Tuttavia giungono molte voci, molte notizie trasportate da altri dannati come me, esse riguardano delitti fuor d'ogni immaginazione!


Il mio lavoro, le mie opere tutte impallidiscono al confronto con le scellerate belve che il Demonio in persona ha ultimamente sguinzagliato su questa terra. A.T: Però a suo modo anche Il mistero di Marie Roget è un racconto impegnato, non trova? Poe: Forse. A.T.: Oggi si fa un gran parlare di lei per quanto riguarda il giallo. Viene considerato il padre fondatore del genere. Ne è contento? Poe: Certamente, ma mi avrebbe reso ben più lieto una vita meno breve e grama. A.T. Capisco. Non le rubo altro tempo, la lascio parlare con Christine.

C.A.: A quel punto toccò a me. Mi feci forza; trovarmi al cospetto di un simile caposaldo della letteratura - e mia prima ispirazione - fu toccante fuor d'ogni misura. Osservai le tre monete d'oro lasciate in mano all'anziana megera e il mio pensiero tornò ai classici tanto amati da Poe: due monete poste sugli occhi del defunto, la paga per il Traghettatore attraverso lo Stige. C.A. Mi chiedo se qualcuno ha pagato per lei due dracme o se ha condannato la sua anima a vagare eternamente, tormentata, come quelle delle donne che ha molto amato nei suoi racconti. Poe: Costoro mi furon d'ispirazione, affinché riuscissi a liberarmi dell'orrore che attanagliava la mia anima. Ho spesso supplicato la consolazione dell'oblio che solo le acque del Lete avrebbero potuto darmi, eppure quel dispettoso rapace ha stretto il mio povero cuore tra i suoi infami artigli. C.A. Il corvo?


Poe: Il corvo, il corvo! Lui, sciagurato mostro, eco dei miei incubi e dei miei timori! Malevola bestia! Non volle far altro che ricordarmi i miei errori e le mie colpe. C.A. Perché tanta disperazione? Perché tanto orrore? Poe: Perché la vita è vuota e ingrata: ho tentato di annegare i miei affanni nella perver-sione, ma ne ottenni di diventare quanto più simile ad uno dei protagonisti delle mie storie. Ero una folle caricatura di me stesso e voi comunque tentate di rendere onore a questa evanescente figura che sono. Perché lo fate?

Ci guardammo attoniti: che la vera ragione del nostro incontro ci fosse sfuggita a causa dei nostri dubbi letterari? Tentammo di chiedergli cosa fosse realmente accaduto quella fatidica notte d'ottobre, ma lui proseguì nel ripetere il suo perché tanto decisamente quanto lo era il corvo, appollaiato sui busti antichi, nel ripetere mai più. Sollevò una delle mani pallide, le mani di una creatura che non era né Poe né l'anziana medium, le sue dita toccarono due delle monete d'oro ed aggiunse: finalmente potrò godere del favore di Caronte. Quando la megera aprì i suoi occhi, posati questi ultimi sull'unica moneta rimasta, ci intimò di lasciarla alle proprie riflessioni e meditare su quanto era appena accaduto, trarne le nostre conclusioni.

Aniello Troiano, Christine Amberpit... ...e naturalmente l’anima di Edgar Allan Poe



POESIE - La giacca di Carmen La giacca di Carmen è in sospeso da mercoledì trentuno agosto. E' sul retro della macchina non parla non si muove ma sente che mi giro a guardarla. Ieri ho chiamato Carmen per dirle di venire a riprenderla mi ha detto: “Lo farò, sento che la stai indossando tu. Ti vedo” ma Carmen non è più venuta. Temo che non verrà mai. Mi guardo allo specchio ho una grande pancia questa maledetta giacca non mi entra. L'ho riposta nel retro della macchina.

Domenico Porfido


- Liguria Liguria mio spinoso riccio alle tue cime i forti sul trono. Liguria mia corona di castelli e merli solitari. Liguria con i tuoi monti ruvidi e arruffati e pini bruciacchiati. Liguria di valli morbide di ulivi e di basilico. Liguria mia ti vedo come una ghirlanda dolce e gialla di mimosa. Liguria mia succosa dai tirchi e aspri melograni. Liguria mia di mare nero dai porti incatenati. Liguria mia di luna arcata sopra il sale.

Nuccia Cavallino (dalla raccolta “Dalla mia finestraâ€?, 2001, Casa Editrice O CarĂľggio)


RACCONTI - La comunità dei conigli C’era una volta una comunità di conigli. Sì, ho detto conigli. Quegli animali paurosi, non troppo furbi, rapidi nel muoversi e nel cambiare posizione (ma non come le lepri) e preoccupati fondamentalmente solo dell’accoppiamento e delle carote. Questa comunità, come tutte, aveva bisogno di regole comuni per una convivenza pacifica, e di un’organizzazione sociale. I conigli, così, decisero di riunirsi tutti in una caverna grande e spaziosa, e di decidere insieme cosa fare. Dopo l’iniziale chiacchiericcio e la confusione che si genera in ogni riunione, il Coniglio Saggio riuscì ad attirare l’atten-zione della comunità e a fare la sua proposta. – Io penso che a capo dei conigli dovrebbe esserci il più saggio ed esperto. – Giusto- disse uno di quelli che lo ascoltavano, -ma quando tu non ci sarai più, cosa faremo? – Semplice- rispose il coniglio saggio. – Per tutto il tempo in cui guiderò la comunità, aiuterò il più saggio di voi a diventare un buon capo, così quando io sarò morto ci sarà lui al posto mio. I conigli ci pensarono un po’, giusto un poco, e con la loro solita rapidità di pensiero accettarono tutti. Fu così che Coniglio Saggio divenne Re. Il Re allora prese a governare, premiando i giusti e condannando i malvagi ad andare via. Non esitò a fare il bene dei conigli della comunità con tutti i mezzi, e per questo fu visto come arrogante. Così, Coniglio Ribelle, che voleva prendere il suo posto, disse – Conigli! Gestiamoci noi da soli. Consultiamoci tutti per ogni decisione e non nominiamo nessun capo- I conigli ci pensarono un po’, giusto un poco, e con la loro solita rapidità di pensiero accettarono tutti. Fu così che Coniglio Saggio fu cacciato dalla comunità. Coniglio Ribelle per prima cosa cercò il consenso di tutti, per diventare capo senza dire di esserlo, così fece tornare i conigli malvagi nella comunità, dicendo che non esistevano conigli malvagi ma solo re malvagi. Coniglio Ribelle, però, aveva un grosso difetto: sapeva ribellarsi, sapeva aggredire gli altri, ma non sapeva assolutamente governare. E i conigli della comunità, presi com’erano a mangiare carote e accoppiarsi, se ne fregarono della gestione della comunità. Così la comunità fu presa dal caos, anche grazie ai conigli malvagi, e Coniglio Forte ne approfittò. Radunò tutti i conigli dentro la grande caverna e disse: -Per salvarci dal caos serve un coniglio forte, proprio come me.


I conigli ci pensarono un po’, giusto un poco, e con la loro solita rapidità di pensiero accettarono tutti. Fu così che Coniglio Ribelle fu impiccato, per la gioia di tutti. Ma dato che Coniglio Forte doveva tenere tutti buoni con la forza, si mise a capo dei malvagi e fece picchiare tutti quelli che non stavano con lui. A questo punto, i conigli, esasperati, si ribellarono tutti insieme, e uccisero Coniglio Forte. Pensarono allora a come fare per governare, e ricordando del periodo di felicità con il Coniglio Saggio, andarono a cercarlo, ma questo era morto di vecchiaia. E non era riuscito ad addestrare nessuno, perché non glie ne avevano dato il tempo. Non trovando nessun coniglio saggio, decisero di gestirsi da soli. Si impegnarono tutti e stettero bene insieme, ma alla lunga si stufarono, e chi poteva rubare qualche carota la rubava, e chi poteva accoppiarsi con la coniglia di un altro lo faceva. Fu così che quando Coniglio Furbetto disse che avrebbe risolto tutto lui, che avrebbe dato più carote e più coniglie a tutti, i conigli ci pensarono un po’, giusto un poco, e con la loro solita rapidità di pensiero accettarono tutti. Fu così che Coniglio Furbetto divenne Capo. Coniglio Furbetto, non sapendo governare, e conoscendo la natura dei conigli, sempre bramosi di carote e di coniglie, decise di rendersi complice degli altri conigli, di dare a tutti carote e coniglie in cambio dell’appoggio, potendo così avere tantissime carote e tantissime coniglie per se stesso. Coniglio Furbetto, non sapendo governare, portò la comunità alla rovina. I conigli si impigrivano e appena uscivano fuori dalle tane i falchi li divoravano. Quando Coniglio Piccolo chiese a Coniglio Padre perché mai i conigli si facevano guidare da Coniglio Furbetto, che era palesemente incapace di governare, coniglio Padre disse: “Eh, ne abbiamo cambiati tante e un difetto c’era sempre. Il Saggio era severo, il Ribelle era incapace, il Forte era violento, e le responsabilità da soli non volevamo prendercele. Coniglio Furbetto mangia e fa mangiare, poco importa se non sa governare.”

Aniello Troiano


- Conversazione - Il fatto è che sono tremendamente preoccupata per un eventuale atterraggio sulla mia superficie da parte di quegli odiosi, invadenti e superbi figli della Terra. - Non angustiarti, Venere – la rassicurò Mercurio con voce calda. – Sono sicuro che le vuote presunzioni di quei piccoli bipedi non si realizzeranno mai. Sono figli della Terra, in definitiva. Cosa mai può venire da un pianeta comodo e rammollito come quello? - Non essere troppo ottimista; non dimenticare che hanno già messo piede sulla Luna. - Questo è vero – ammise Mercurio. – Un conto è però raggiungere la Luna e un altro è scendere sulla tua superficie, sulla mia o addirittura su quella del nostro caro Giove. Penso che la Luna sia il limite massimo della loro possibile espansione… Dopotutto la Luna è un semplice satellite della Terra, non ti pare? - Sono d’accordo con te – fece Venere, dopo quaranta dei suoi giorni di riflessione. -Ma non mi fiderei troppo. Calò un breve silenzio di sette anni, mentre i due corpi celesti continuavano placidi l’abituale corsa lungo le loro orbite millenarie. Fu Venere a rompere l’attesa. Si rivolse nuovamente a Mercurio: - Da qualche tempo sento un forte desiderio di parlare con la Terra. - Sprecheresti il tuo tempo, mia cara – commentò asciutto il veloce Mercurio. – Da quando la Nube d’Oro ha depositato su di essa il seme dell’uomo, ha rotto definitivamente con tutti i suoi simili. Forse si sente una specie di privilegiata. - Dunque, ama così tanto quei mostriciattoli a due gambe da dare a loro tutta la sua attenzione e le sue cure? Mercurio fece quattro giri intorno al sole, prima di rispondere. – Non lo so con precisione. Penso che non li ami veramente. Forse si è assunta una specie di impegno… nei confronti della Nube d’Oro. - Spero che tu abbia ragione – disse Venere con voce stanca. E si esibì in un poderoso sbadiglio. – Ora vorrei schiacciare un pisolino. - Certo, cara. Penso che anche agli altri pianeti vada a genio un po’ di riposo. Buona notte! - Buona notte! – sussurrò Venere, raccogliendosi nel suo pallido candore. Allora Mercurio, silenziosamente, premette l’interruttore e il Sole si spense. Giuseppe Novellino


- Gigi Riva non si tocca. Mi chiamo Marco, ho 22 anni e una fantastica Clio coi sedili reclinabili. Mi ha aiutato Giorgio a trasformare i sedili di serie in fantascientifiche chez longue da cucco selvaggio. Mi disse: “Fidati.”. E io mi sono fidato. Dopo la modifica, si reclinano talmente che alle ragazze con cui sto va il sangue al cervello. Loro pensano che sia la mia vicinanza a dar loro quel senso di mancamento, invece è la pendenza. Attaccato allo specchietto retrovisore ho un rosario in legno lavorato a mano. Me lo ha regalato mia nonna devota di Padre Pio. Nel mezzo di qualche amplesso noto spesso lo sguardo perplesso della mia lei. Il crocifisso oscilla leggermente e loro si distraggono. Qualcuna ha cercato anche convincermi a toglierlo, ma non ci è riuscita. Le donne tentano sempre di cambiarti. Se non ci riescono, vuol dire che non le amiamo abbastanza. Se ci riescono, alla fine dicono che siamo senza palle. Il crocifisso non si tocca, mia nonna non si tocca. Nella vita bisogna pur avere dei punti fermi. Sul cruscotto ho la mia collezione di calciatori. Piccoli come mignoli, perfette riproduzioni della formazione del Cagliari calcio, anno dello scudetto 1969/70. Tutti e 11 lì, che oscillano in virtù di una molla posta alla base. Domenghini, Cera, Nenè, Albertosi, Gori, Nicolai e gli altri. Ma soprat-tutto lui, Gigi Riva. Per me Gigi Riva è come Padre Pio. Fa i miracoli. Tutto mi puoi toccare, ma non Gigi. Toccare Gigi equivaleva a toccare mia nonna, non so se mi spiego. Sempre in pineta, una tipa che mi piaceva davvero tanto, mentre ci conoscevamo biblicamente, mi disse che non ci riusciva. Non poteva. Pensai fosse colpa del rosario, e per lei avrei anche potuto toglierlo provvisoriamente. Mi disse che il rosario non le creava nessun problema. Era tutti quegli uomini sul cruscotto che non la mettevano suo agio. Si sentiva osservata. Anche lei tentò di cambiarmi. Più ti amano e più voglio cambiarti. Mi si attaccò peggio di una patella, voleva convincermi a sbarazzarmi della mitica formazione. Ma Gigi non si tocca. Quando oscilla, sembra che approvi. Nessuna donna può mettersi tra me e Gigi. “Quando metterai la testa a posto?”, chiese mia nonna. “Quando taglieranno la pineta”, risposi io.


Mia nonna chiese un miracolo a Padre Pio. Di lì ad un anno l’amministrazione comunale decise che era arrivato il momento di tagliare la pineta. Mi disperai, non sapevo cosa fare. Ma a mali estremi, estremi rimedi. Mia nonna aveva giocato sporco, così decisi che avrei usato i suoi stessi metodi. Chiesi a Gigi il miracolo. … La giunta cadde e dopo dieci anni la pineta è ancora lì. Mia nonna è una donna di fede profonda, ma non conosce Gigi Riva.

Maria Letizia Musu



GIALLO INTRODUZIONE AL GIALLO Benvenuti nella sezione dedicata al Giallo, dove il mistero si infittisce e il colpevole deve essere scoperto. Il giallo è un genere dotato di una certa fama, e di una grande seguito da parte di lettori e lettrici di tutto il mondo. Ma questa fama ha comportato una cosa: un uso improprio e esasperato del termine giallo. Ogni volta che c’è un morto, vero o finto che sia, si parla di giallo. Che i giornalisti di cronaca nera vogliano dare un sapore letterario e misterioso ai casi di cui si occupano, non è un problema per noi amanti del genere; ma che qualsiasi racconto o romanzo con dentro un omicidio sia definito un giallo, be’, questo sì! In questa sezione, coerentemente con ciò che è il vero giallo (storia misteriosa che ha come punto finale la risoluzione di un enigma o più comunemente un delitto) leggerete solo articoli relativi a libri questo tipo. Infine, vorrei consigliare agli amanti del Giallo di leggere anche gli articoli nella sezione Noir, perché grazie alla vicinanza tra i due generi, i temi trattati nel settore Noir potrebbero risultare interessanti anche per gli amanti del Giallo e viceversa. Auguriamo a tutti buona lettura, ma soprattutto, di riuscire a scoprire chi è il colpevole!


IL PRIMO GIALLO, IL PRIMO DETECTIVE Nei suoi quarant’anni di vita, Edgar Allan Poe ci ha regalato delle pagine davvero intense ed eccezionali, tra un romanzo, una settantina di racconti e diverse poesie. Come se ciò non bastasse a rendere Poe un grande della letteratura internazionale, l’autore americano ha il merito indiscusso di aver creato uno dei generi che più riscuotono l’interesse del grande pubblico: il giallo. Come ho già detto nel primo numero della rivista, il giallo in inglese viene chiamato Mistery, proprio perché c’è un mistero da risolvere. E chi può risolvere questo mistero se non un investigatore? Magari un uomo che non fa parte della polizia, ma che anzi ne mette in mostra gli errori e le inefficienze, dotato di una grande intelligenza, un ottimo spirito di osservazione e un acume fuori dalla norma. Chi vi ricorda? Sherlock Holmes, probabilmente. “Aspetta un attimo” dirà qualcuno, “Sherlock Holmes non l’ha creato Poe”. Vero. Poe ha dato vita ad Auguste Dupin, nome

ignoto ai più ma modello assoluto dell’investigatore tipo del giallo. Tant’è vero che il ben più noto Holmes lo cita nella sua prima avventura (Uno studio in rosso) e lo stesso Arthur Conan Doyle ammise di aver tratto ispirazione dalla figura di Dupin per creare il suo Holmes. Non che ci sia qualcosa di male in questo: nulla si crea e nulla si distrugge. Non sto scrivendo queste cose per sminuire il riuscitissimo Holmes né per accusare di plagio Conan Doyle, sia chiaro. Auguste Dupin, con la sua logica e il suo intellettualismo pratico ma al contempo filosofico, ha aperto la strada a una lunga serie di personaggi amati dal pubblico (oltre al su citato Holmes, come non citare Maigret, Poirot e simili), ponendosi come vero e proprio modello base dell’investigatore necessario al funzionamento di un buon giallo. Poe fece entrare in scena il suo investigatore solo tre


volte, purtroppo: la prima volta, nel 1841, con il primo racconto giallo della storia, “I delitti della Rue Morgue”; la seconda volta con “Il mistero di Marie Roget” pubblicato tra il ’42

e il ’43; e per la terza e ultima volta nel 1845 con “La lettera rubata”. Nel 1849, quattro anni dopo la pubblicazione dell’ultimo dei tre racconti, Edgar Allan Poe moriva in circostanze mai

del tutto chiarite. Moriva l’uomo, nasceva la leggenda che ancora oggi conosciamo. Ma una domanda irrisolta, come in ogni giallo che si rispetti, resta: chissà quali altre storie avrebbero avuto co-me protagonista Auguste Dupin, il primo detective della storia del giallo, se solo Poe non fosse morto a quarant’anni? Aniello Troiano


Recensione dei

RACCONTI DEL MISTERO di EDGAR ALLAN POE (ciclo di Auguste Dupin)

I delitti della Rue Morgue: Il primo giallo della storia parte da questa premessa: in una notte, in un appartamento al quarto piano di un vecchio palazzo nella

Rue Morgue, vengono barbaramente uccise l'anziana Madame L'Espanaye, ritrovata poi nel cortile interno dello stabile orrendamente mutilata e con la gola tagliata, e sua figlia Camille, strangolata e nascosta nella cappa del camino. La porta è chiusa dall'interno e i soccorritori, richiamati dalle urla delle vittime e di due sconosciuti, devono sfondarla per entrare. La polizia brancola nel buio: la porta e le finestre dell'appartamento sono state trovate ermeticamente chiuse e i vicini hanno udito, insieme alle urla delle due povere vittime, le imprecazioni di un francese e una seconda voce stridula e irriconoscibile che sembra esprimersi in un idioma ignoto, che nessuno dei testimoni riesce a riconoscere. I diversi testimoni affermano ogni qual volta che la lingua parlata dall’altro sia una lingua straniera, ma puntualmente


un testimone che parla la lingua in questione smentisce il fatto che possa trattarsi di quella lingua. A questo punto entra in campo Dupin, che chiede al Prefetto di Parigi di occuparsi del caso. Dopo un attenta analisi, Dupin realizza che l’omicida è un essere di forza e agilità sovrumane, che è fuggito dalla finestra dopo aver commesso il duplice brutale omicidio. A coronare Il mistero di Marie Roget Questo racconto è a suo modo unico. Poe, ispirandosi ad un fatto di cronaca reale piuttosto cruento accaduto a New York, nel quale vittima fu tale Mary Cecilia Rogers, ambienta a Parigi (la città di Dupin, nb) una storia parallela in cui una ragazza di nome Marie viene trovata morta una mattina, proprio come era successo nella realtà dei fatti in America. Poe, nei panni di Dupin, basandosi esclusivamente sulle notizie trovate sui giornali dell'epoca, tenta di risolvere l'enigma dell'omicidio in un racconto costituito soltanto da un unico lungo dialogo tra due interlocutori (Dupin e l’anonimo amico che ci racconta le storie). Marie Roget è una fanciulla, molto nota per la sua bellezza, che un giorno scompare per poi ricomparire diverso tempo dopo. Ella giustifica tale comportamen-

questo racconto riuscitissimo, piacevole e interessante come pochi c’è un finale davvero sorprendente. Per l’importanza storica indubbia e la grandissima originalità del racconto, nonché per aver avuto il merito di aver inventato un genere, do un 10 a questa pietra miliare del giallo.

to dicendo di essere andata a trovare alcuni parenti, ma quando scompare nuovamente, molti percepiscono qualcosa di anomalo e infatti una mattina il cadavere della giovane viene trovato lungo l'argine del fiume. Nonostante il mistero che circonda l'omicidio, la soluzione pare dall'inizio piuttosto facile, tuttavia passano diverse settimane finché la polizia, non essendo venuta a capo di nulla, è costretta a porre una taglia sull'assassino, chiedendo la collaborazione di chiunque possa fornire informazioni importanti in proposito. Auguste Dupin, leggendo le notizie apparse sui giornali di Parigi, inizia una ricostruzione dei fatti, più volte travisati dalla stessa stampa, e giunge a scartare tutte le ipotesi fino a quel punto formulate dagli inquirenti, smascheran-


do la falsità di alcune prove raccolte e la scarsa attendibilità di varie testimonianze, e trovando quindi una traccia, fino ad allora

sottovalutata, che condurrà alla scoperta dell'assassino. Meno bello del primo, ma mosso da intenzioni molto nobili. Do un 9 abbondante a questo racconto. La lettera rubata

Una lettera scottante viene rubata dal ministro francese D. davanti agli occhi del destinatario, che non può opporsi al gesto per la presenza nella stessa stanza di una terza persona, molto altolocata, alla quale doveva rimanere celato il documento. Quanto vi è stato scritto in quella lettera ha il potere di compromettere seriamente l'onorabilità di una nobildonna famosa e potente, dando

così all'illegittimo possessore, il ministro D., tanto astuto quanto privo di scrupoli, l’occasione per ricattare la donna. Le perquisizioni minuziose e accurate effettuate dalla polizia nella casa del ministro a insaputa del ministro stesso per ritrovare la lettera non danno alcun risultato. Stimolato da un ricco premio, dalla disperazione del prefetto, nonché dall'antipatia per l'amorale ministro, interviene Dupin che intuisce come il nascondiglio del documento non debba essere cercato nei luoghi in cui si tenderebbe normalmente a nascondere un oggetto di quel tipo. Sarà così che con uno stratagemma tanto semplice quanto efficace l’investigatore Dupin riuscirà a riappropriarsi della lettera. Tra i tre è il racconto meno intenso, ma comunque piacevolissimo. Do un 9 a questo racconto.


Consiglio questi racconti: - a chi ama il giallo - agli amanti di Poe - agli amanti del mistero e della logica deduttiva - ai lettori di Sherlock Holmes - agli amanti dei racconti Sconsiglio questi racconti: - a chi non ama il giallo - a chi non ama lo stile di Poe - agli amanti dei romanzi d’azione e dei gialli in stile hard boiled - a chi cerca intrecci molto lunghi e duraturi, i racconti in questione sono brevi

Aniello Troiano


L’AUTRICE EMERGENTE: IL MISTERO D’ARCADIA – SIMONA TASSARA Titolo: Il mistero d’Arcadia Autrice: Simona Tassara Pagine: 242 Edito da: Davide Zedda editore – La riflessione Prezzo: 18 € Trama: Cape Emerald, 1938. Claude Balestier, architetto canadese di fama internazionale, ha ricreato sulla costa meridionale della Cornovaglia una fetta di Grecia antica, un golfo dell’Argolide in miniatura per la gioia degli occhi e dello spirito. Tappeti spumosi di fiori bianchi e rossi, la silenziosa baia di Venere… e una casa, la Pastora Bianca, che toglie letteralmente il fiato; la perfezione assoluta, insomma, quanto di più vicino al Paradiso in terra. Ma perfino in Arcadia può insinuarsi la morte: come il filosofo Socrate nel carcere di Atene, qualcuno dovrà fronteggiare un destino avverso e una tazza colma d’amara cicuta… Riuscirà la perla di Scotland Yard – “… barba ruvida alla cappuccina, un groviglio di capelli arancio vivo perenne-mente catapultato all’insù, occhi lupigni, mutevoli… ” – a risolvere il mistero?


NOVITA’ EDITORIALI – GIALLO ANNE HOLT – NELLA TANA DEI LUPI E i n a u d i S t i EINAUDI Stile libero Big 2012 pp. 444 € 19,50 Birgitte Volter viene assassinata un venerdì sera nel suo ufficio a Oslo. Senza lasciare alcun indizio. Ma in realtà chi è la donna che è stata uccisa? La Birgitte primo ministro norvegese, da tempo nel mirino dei gruppi neonazisti? Oppure la comune cittadina, vittima di un qualche regolamento privato? La detective della polizia Hanne Wilhelmsen, assente per un anno sabbatico, torna a Oslo per lavorare sul caso. A svolgere le indagini ufficiali, la squadra della centrale di polizia, e naturalmente i servizi segreti. Le intuizioni di Hanne saranno ancora una volta determinanti, in una vicenda delicatissima che riecheggia foschi

casi di cronaca recente. «Con la mano sulla maniglia appoggiò l'orecchio alla porta. Nessun suono. Con cautela picchiò con il medio sul legno. Anche questa volta non sentì nulla. Aprì la porta piú esterna prima di ripetere il gesto. Inutilmente. Nessuno disse "Avanti" né "Non voglio essere disturbata". Nessuno

disse niente di niente. Con fare cauto ed esitante, e con la possibilità di richiudere la porta in un baleno qualora Birgitte Volter


fosse profondamente concentrata su qualcosa di molto importante, socchiuse la porta... Il primo ministro Birgitte Volter era seduta sulla sua poltroncina girevole con il busto riverso sulla scrivania. In piedi sulla soglia, a una distanza di sei metri e mezzo, Wenche Andersen lo vedeva comunque

nitidamente: il sangue che aveva formato una pozza grande, stagnante sopra la bozza di legge da sottoporre al Parlamento sulla collaborazione al trattato di Schengen. Era cosí visibile che Wenche Anderson non si avvicinò neppure al corpo senza vita».

Simona Tassara

*** PER WALHOO DELITTO AL TRENTUNESIMO PIANO EINAUDI Stile libero Big 2012 pp. 216 € 13,00 In un futuro non lontano in cui lo Stato si fa carico di risolvere i problemi di tutti - abitazioni, disoccupazione, iniquità sociali - qualcosa inaspettatamente sfugge ai controlli. Una lettera minatoria viene recapitata nel palazzo dell'editoria, sede delle centinaia di testate del Paese, tutte scrupolosamente depurate di qualsiasi notizia possa turbare la serenità dei cittadini. Il caso viene affidato al cupo ispettore Jensen, che non appena inizia le sue indagini si trova invischiato nel misterioso trentunesimo piano di un palazzo che ne conta solo trenta.


«La busta era bianca e del tipo piú comune. Era affrancata con tre francobolli e nell'angolo sinistro in basso c'era l'etichetta rossa della raccomandata. La busta conteneva un foglio di carta piegato in quattro. Sia l'indirizzo sia il testo erano composti con lettere incollate, evidentemente ritagliate da un giornale. La carta sembrava essere di ottima qualità e il formato appariva insolito. Jensen tenne il foglio tra le punte delle dita e lesse: Come rappresaglia

per l'omicidio che avete commesso, una bomba a orologeria a elevato potenziale è stata piazzata nell'edificio ed esploderà esattamente alle quattordici del ventitre marzo, fate in modo che gli innocenti si salvino».

Simona Tassara


NOIR INTRODUZIONE AL NOIR: Benvenuti nella sezione Noir, dove è possibile guardare in faccia il crimine in tutta la sua crudezza. Il Noir è un genere molto letto e apprezzato, da circa un ventennio. Ma questo grande successo di pubblico non è servito, a quanto pare, a far accettare all’opinione pubblica che esistono grosse differenze tra giallo e noir (anche perché, se ci pensate, a cosa sarebbe servito mettere su due generi se erano la stessa cosa? Logico, ma non per tutti); e infatti spesso sentiamo parlare di romanzo Giallo quando si tratta di un Noir. Quando invece basterebbe conoscere un minimo il Noir per distinguerlo dal Giallo con grande facilità. In questa sezione parleremo di storie crude, realistiche se non vere e proprie rielaborazioni della cronaca, violente come la gente che ci circonda, spietate come la società di cui facciamo parte. Infine, vorrei consigliare agli amanti del Noir di leggere anche gli articoli nella sezione Giallo, perché grazie alla vicinanza tra i due generi, i temi trattati nel settore Giallo potrebbero risultare interessanti anche per gli amanti del Noir e viceversa. Auguriamo a tutti buona lettura, ma soprattutto, di riuscire a vedere la realtà in un’altra ottica, dopo la lettura di queste pagine.


FUORI DAL BLU (viaggio nell’universo nero di Georges Simenon) Georges Simenon (Liegi, 19-03 – Losanna, 1989) ha lasciato molto, dietro di sé: guadagni da capogiro, innumerevoli amanti, un’insaziabile voglia di grandiosità. E una vastissima, sconfinata produzione letteraria: circa duecento romanzi firmati con il proprio nome e altrettanti sotto vari pseudonimi, un migliaio di articoli e centinaia di racconti, oltre a volumi di dettature e memorie. Viveur formidabile, scriveva al ritmo di ottanta pagine al giorno e tre libri al mese, e collezionava pipe con identica frenesia. A lungo snobbato dalla critica, Simenon ha ricevuto numerosi attestati di stima dagli intellettuali più autorevoli del XX secolo: per Jean Luc Godard, “in Simenon si realizza la felice unione tra Dostoevskij e Balzac”; il Premio Nobel André Gide, che l’autore belga considerava un maestro, lo giudicò “un grande romanziere, forse il più grande e autentico che la letteratura francese abbia oggi”. Se non il più grande, di sicuro Simenon è stato lo scrittore più prolifico della sua generazione: lavorava per sei editori differenti e la tiratura globale delle sue opere ha superato il traguardo

del miliardo di copie. Si narra di una telefonata di Alfred Hitchcock il quale, informato dalla segretaria dello scrittore che “Monsieur è impegnato nella stesura di un romanzo” e conoscendo l’incredibile velocità di scrittura di Simenon, pare abbia risposto con un folgorante: “Ok, signorina, attendo in linea”! Ipertrofico in tutto, anche nelle contraddizioni, Simenon suscita da sempre opinioni e giudizi assai discordanti: vi è chi lo ritiene un “semplice”, ancorché abilissimo, scrittore di gialli, e chi lo considera invece – con qualche buona


ragione – uno dei massimi autori di prosa del Novecento. La domanda che intendiamo porci in questa sede è, più semplicemente, se Georges Simenon sia stato un romanziere noir. Si tratta di un tema assai controverso, così come sono controverse le linee di demarcazione tra i generi letterari e tra questi e la letteratura cosiddetta “alta”. Il nome e il successo di Georges Simenon sono legati principalmente alle inchieste del Commissario Maigret, veri e propri gioielli della letteratura poliziesca che, discostandosi dall’impianto tradizionale del whodunit (il giallo deduttivo o giallo classico all’inglese), spostano il fuoco dell’attenzione dal “chi è stato” (who done it, per l’appunto) al “perché lo ha fatto”. L’indagine psicologica assume, nei romanzi e racconti di cui si tratta, una rilevanza del tutto particolare: Maigret è interessato alle vicende umane che conducono al crimine più che al crimine in sé e alla sua risoluzione; ciò che conta, ai suoi occhi, è il percorso che porta il colpevole ad essere colpevole e la vittima ad essere vittima. Maigret è un conoscitore d’anime che utilizza il “non metodo” (come lo definisce lui stesso) dell’intuito e dell’immedesima-

zione, un indagatore del lato oscuro dei cuori. Il colpevole viene sospettato e talvolta persino individuato assai presto, nell’intreccio, e l’inchiesta non è che il disvelamento del suo dramma interiore e delle circostanze che lo hanno provocato; lungi dall’essere riparatrice o consolatoria, dunque, la risoluzione del mistero si rivela essere piuttosto un anelito di comprensione: Maigret dubita, s’interroga, si sforza di conoscere. E non giudica. E' un investigatore profondamente umano, insomma, con le sue storture e le sue debolezze... e una pietà infinita per chi si perde sulla strada del male: una figura pressoché unica nel panorama letterario poliziesco, saturo di super-detective onniscienti e paladini del Bene con la B maiuscola. Ma è nei romanzi che Simenon stesso definiva “seri” – romanzi in corso di traduzione e pubblicazione da Adelphi sin dal 1985 – che si nascondono le sorprese più ghiotte: “L’assassino”* , “La verità su Bébé Donge”, “Il fidanzamento del signor Hire”, “L’uomo che guardava passare i treni”, per citarne alcuni, sono opere sorprendenti che fanno di Simenon il punto di riferimento imprescindibile per ogni scrittore noir.


“Simenon per la scrittura noir è come Shakespeare per il teatro: non si può fare a meno di lui”: parola di Giancarlo De Cataldo, autore di spicco del noir italiano che sottolinea uno degli aspetti più importanti dell’eredità dello scrittore belga: l’aver saputo superare la dicotomia tra scrittura di genere e scrittura “alta”, imponendosi come autore senza etichette e restituendo dignità letteraria al poliziesco e al noir. In un certo senso si può dire che attraverso l’opera di Georges Simenon il noir diventa noir d’autore, e sbalordisce ancor oggi per la sua contemporaneità. I romanzi simenoniani raccontano una discesa verso l’abisso, una caduta inarres-tabile verso il male e le sue conseguenze. Non vi sono misteri o problemi logici da risolvere, né assassini da smascherare: il protagonista è in genere un uomo qualunque che “passa la linea” e percorre il cammino della dannazione nel convincimento – illusorio – di conquistare con la devianza criminale una forma di emancipazione dalle pochezze dell’esistenza quotidiana. A ben vedere le opere non prettamente poliziesche di Simenon descrivono tutte questa parabola discendente, questa

incrinatura irreversibile; esse indagano il delitto, se non con indulgenza, con una lucida e glaciale impotenza: quasi che il nostro antieroe non potesse far altro che invischiarsi nella ragnatela del male e precipitare in un baratro in cui, lungi dal riscattarsi, ritrova i fantasmi da cui ha tentato disperatamente di fuggire. Fuori dal blu e dentro al nero, verrebbe da dire prendendo in prestito le parole di Neil Young: un infinito spleen declinato in piccole e penetranti storie nere. Non (non solo) perché un certo numero di personaggi, fatalmente, muore; ma perché si racconta la tragedia umana del vivere. Se Barry Gifford non era lontano dal vero quando sosteneva che il noir “é soltanto una storia che inizia male e finisce peggio”, allora Simenon può considerarsi a pieno titolo uno dei più grandi romanzieri noir del secolo scorso nonché un maestro assoluto del genere. Se è vero poi, come scrisse il giornalista e critico cinematografico Giorgio Gosetti, che il noir, al pari del blues, non è un genere bensì “un colore, uno stato d'animo, una sensazione”, possiamo affermare senza timore di smentita che Simenon ha colorato di nero ogni singolo


scritto regalandoci un retrogusto d’amaro in bocca e una miriade di piccoli e grandi capolavori di questo genere letterario.

(*recensito in questo numero). Simona Tassara


L’ASSASSINO – GEORGE SIMENON E’ un martedì qualunque, nel paesino olandese di Sneek, il primo del mese. Come tutti i primi martedì del mese, il dottor Hans Kuperus prende un treno per Amsterdam dove lo attendono la pingue signora Kramm e la riunione dell’Associazione di Biologia: il martedì qualunque di un uomo qualunque. Per tutta la vita il dottor Hans Kuperus si è comportato “come l’uomo più banale del mondo, un olandese identico a tutti gli altri, un dottore come tutti gli altri dottori di provincia, un marito come tutti i mariti”: ha una moglie debitamente impellicciata, una casa conforme al suo rango sociale, un salotto alla moda quanto quello dei vicini Van Malderen. Ha una rispettabile vita qualunque, il dottor Kuperus, e la vive nel rispetto di tutti i rituali, degli schemi precostituiti: lo fa perché così dev’essere, perché la strada giusta è la strada che seguono tutti. Certo gli è capitato di annoiarsi; lo ha colto alla gola, milioni di volte, la smania di buttare via tutto: quella casa così perbene, il salotto fin troppo nuovo... Non ha fatto nulla, tuttavia, per

uscire dai binari della sua vita tranquilla. Fino a quel giorno. E’ il primo martedì del mese ma il dottor Kuperus non fa visita alla signora Kramm, che pure lo attende nell’elegante quartiere del Giardino Botanico, né presenzia alla riunione dell’Associazione di Biologia; imbocca invece la via principale che porta al quartiere dei teatri e acquista una pistola automatica. Ha impiegato un anno, a decidersi. Un anno da quando ha ricevuto il biglietto anonimo che lo informa della relazione che Alice, sua moglie, intrattiene con


il conte Schutter, l’uomo più facoltoso di Sneek. Schutter, che prende ciò che vuole e fa quel che gli pare e piace; che ha ottenuto, senza nemmeno dover chiedere, ciò che in cuor suo il dottor Hans Kuperus maggiormente desidera: la Presidenza dell’Accademia del Biliardo. Ma non è per gelosia, o per vendicare l’onore ferito, che Kuperus acquista la pistola e decide di agire: lo fa per sopire l’insensatezza che lo circonda, la mancanza di senso che descrive i suoi gesti quotidiani. Lo fa, in ultima analisi, per porre fine all’inganno, perché non crede più nella bottiglia di Borgogna in bella mostra accanto al camino e perché quella che riteneva essere l’“armoniosa costruzione” della sua vita si è rivelata fasulla. Il programma è semplice: sorprendere i due amanti nella casa in riva al lago in cui sono soliti incontrarsi ogni primo martedì del mese e fare fuoco su entrambi prima di togliersi la vita. Ma la ruota – come il più delle volte accade – girerà in maniera alquanto diversa... Romanzo giovanile di Georges Simenon (scritto nel 1935 a Combloux, nell’Alta Savoia), “L’assassino” è stato pubblicato da Adelphi nel 2011.

Si tratta di una vera e propria perla della letteratura noir, che colpisce anzitutto per la modernità e la limpidezza della scrittura. In essa Simenon sviluppa con la consueta maestria il tema che più gli sta a cuore: la discesa agli inferi di un uomo comune che percorre la strada del crimine per sfuggire al grigiore dell’esistenza quotidiana. Sebbene narrato in terza persona, il romanzo ha in realtà la forma di una lunga confessione e racconta la parabola discendente dell’antieroe come la tragedia di un individuo che non si rivela all’altezza del proprio gesto, che si vede restituire il guanto di sfida che ha provocatoriamente lanciato alla società e assiste impotente alla propria sconfitta. Nello stile asciutto ed estremamente evocativo che caratterizzerà tutta la sua produzione letteraria, Simenon tratteggia paesaggi cupi e dolenti e analizza con lucida precisione la psicologia del protagonista, il drammatico avvitamento delle riflessioni criminali di un “assassino per noia”: lo scrittore belga regala al lettore la cronaca di un delitto solo apparentemente perfetto che costringe il suo esecutore, e noi tutti, a fare i conti con l’incommensurabile tragicità del vivere.


Un bellissimo noir d’autore, insomma. Per tutti gli amanti del genere (e della buona letteratura).

Simona Tassara

Autore: Georges Simenon Titolo: L’assassino Editore: Adelphi Anno di pubblicazione: 2011 Prezzo: 16 euro Pagine: 153


L’AUTORE EMERGENTE: CHIAMAMI BUIO - MASSIMO RAINER Titolo: Chiamami buio Autore: Massimo Rainer Pagine: 218 Edito da: Todaro Editore Prezzo: 15,50 €

Chiamami Buio non è un romanzo per tutti ma una storia adatta a lettori che amano i sapori forti. Il protagonista, un poliziotto borderline e cocainomane, si muove in una Milano abitata da personaggi che non vor-remmo conoscere. Il linguaggio è crudo, lo stile spesso ironico, ma di un’ironia un po’ malata, che spaventa. A tutti coloro che cercano una lettura “rilassante”, una “bella storia”, un finale rassicurante dove il Bene trionfi sul Male, consigliamo un altro libro. Chi invece cerca una lettura fuori dai soliti percorsi, una storia inquietante e destabilizzante, un finale alla Rambo e, soprattutto, un personaggio, a modo suo, indimenticabile, ha trovato il libro giusto.

Aniello Troiano


NOVITA’ EDITORIALI – NOIR ED Mc BAIN – VITE A PERDERE. 2011 EINAUDI Stile libero Noir pp. 460 € 15,50 Morti impreviste e forse, in realtà, fin troppo spiegabili; piccoli e grandi equivoci dietro i quali covano i mali di un'intera società, dal razzismo alla crisi dei rapporti personali e di coppia; uomini che si trascinano devastati dal ricordo di una guerra che ha segnato irreversibilmente la loro psiche; crudeltà, dolcezze, soprassalti di dignità: le ventidue storie di Vite a perdere vanno a comporre un affresco ampio e variegato nel quale a scorrerci davanti sono trent'anni e piú di storia americana. E ci offrono il ritratto a tutto tondo di un grandi ssimo artigia no della scrittura, che con umiltà pari solo al talento ha

sa-puto esplo-rare, portandola a un pas-so dal-la per-fezione ogni forma possibile di racconto. Senza mai dimenticare quella che è la vocazione piú autentica: la capacità di immergersi con sguardo spietato e partecipe negli abissi piú neri della mente umana. Dopo L'universo del crimine. I racconti polizieschi, una seconda, preziosa raccolta di Ed McBain, dedicata ai «racconti neri». Si completa cosí, attraverso un'ampia scelta di testi per lo piú inediti, il ritratto di uno scrittore versatile e geniale, capace di spaziare dal comico al tragico, dal poliziesco al nero, regalando al lettore piccoli prodigi di stile e verità psicologica.


NATSUO KIRINO – UNA STORIA CRUDELE. Giano Editore Collana: Blugiano Novembre 2011 Ubukata Keiko, trentacinquenne scrittrice di successo nota con lo pseudonimo di Koumi Narumi, e da qualche tempo in crisi di creatività, scompare lasciando un’uni-ca traccia di sé: un manoscritto intitolato Una storia crudele. Atsurō, il marito avvezzo alle stranezze e alla volubilità della donna, lo trova in bella vista sulla sua scrivania con il seguente post-it appiccicato sopra: «Da spedire al Dott. Yahagi della Bunchosha». Editor della casa editrice di Koumi Narumi, Yahagi si getta subito a capo fitto nella lettura dell’opera, nella speranza di avere finalmente tra le mani il nuovo best seller dell’acclamata autrice. Piú si addentra nella lettura, tuttavia, piú rimane sconvolto e, leggendo l’annotazione finale dell’opera: «Ciò che è scritto in queste pagine corrisponde alla pura verità. Gli eventi di cui si parla sono accaduti realmente», non può fare a meno di avvertire un brivido corrergli lungo la schiena. Koumi Narumi narra, infatti, dell’infanzia di Keiko, vale a dire della propria fanciullezza.

Descritta come una bambina di dieci anni triste e solitaria che patisce l’indifferenza e l’irascibilità della madre, Keiko è impaziente di ricevere amore e attenzione dal prossimo. Una sera, sperando forse di trovarvi il padre, si spinge fino a K, un quartiere ad alta concentrazione di bar e locali a luci rosse. Là si sente a un tratto picchiettare con delicatezza sulla spalla. Sorpresa, si volta di scatto e scorge un giovane uomo con in braccio un grosso gatto bianco. I capelli, aridi e spettinati, gli scendono a ciuffi sulla fronte. Le sopracciglia spioventi gli danno un’aria da


ebete. L’uomo la fissa con i suoi occhi piccoli, lo sguardo affettuoso, le pupille che gli brillano. Frastornata, incuriosita, Keiko lo segue in un vicoletto buio, dove lo sconosciuto le infila un sacco nero sul capo e la rapisce. La bambina resta nelle mani di Kenji, il rapitore, per un anno intero stabilendo con lui un rapporto agghiacciante, ambivalente, la cui natura le risulta oscura. Quando infine viene ritrovata, non rivela niente di ciò che è accaduto, né alla polizia né

agli psichiatri che vorrebbero aiutarla. Soltanto Miyasaka, un misterioso detective con un braccio solo, non si stanca d’indagare, forse innamorato della verità o forse di Keiko, oppure curioso di venire a capo di una vicenda che sembra nascondere dettagli morbosi. Da quando ha vissuto l’esperienza del rapimento infatti la capacità immaginifica di Keiko cresce a dismisura e, alimentando un innato talento, le permette di diventare a quindici anni acclamata autrice di uno scandaloso romanzo. Opera in cui ne va della sottile linea che separa i fantasmi della scrittura da quelli della realtà, Una storia crudele è uno dei maggiori successi di Natsuo Kirino, «l’unica vera voce innovativa della letteratura giapponese degli ultimi venti anni» Simona Tassara


PULP INTRODUZIONE AL PULP Benvenuti nella sezione dedicata al Pulp, dove le storie si fanno più violente, esplicite e estreme. Il pulp è un genere novecentesco, che ha avuto due boom: uno nel trentennio 20-50, un altro a partire dai 90, che dura fino a oggi. Questi due boom, specialmente il secondo, hanno fatto entrare il genere nell’immaginario collettivo, rendendo lo stesso termine “pulp” un aggettivo abbastanza usato e abusato. In questa sezione parleremo di storie violente ed esplicite, sia pulp nel senso stretto del termine sia pulp per quanto riguarda l’approccio e lo stile, capace di arrivare al lettore come un pugno in faccia. Non ci resta altro da dirvi, se non che vi auguriamo buona lettura e una buona scorpacciata di violenza.


QUANDO LA REALTA’ E’ PULP Come dicevo nel primo numero della rivista, il pulp nasce come genere di serie B volto a soddisfare la sete di violenza, sesso e parolacce di un pubblico popolare. Un genere scritto per soldi, venduto su riviste scadenti. Ma il pulp col tempo si è affermato, si è evoluto. E più o meno dagli anni 90 il pulp è diventato uno dei modi più efficaci in ambito narrativo, insieme al noir, per rappresentare la realtà dei nostri anni. Vi siete mai chiesti perché? Semplice: è la realtà dei nostri giorni ad essere pulp. Scrivere una storia pulp, oggi, vuol dire trattare in modo crudo il lato peggiore della realtà. Non esistono forse in gran quantità omicidi, violenze, droghe, sesso promiscuo o estremo e altre cose simili, ingredienti basilari del pulp? Certo. E sono anche banalizzate dai mass media, rese accettabili da un linguaggio asettico, monotono e artificiale. Ed ecco che il pulp, con la sua crudezza, riesce a mostrare di nuovo la

realtà (o comunque una parte di essa) per quello che è: violenta, sordida, rancorosa, promiscua, corrotta. Non c’è più il gusto voyeuristico del primo pulp per alcuni elementi tabù; a quello oggi ci pensa la televisione, con una cronaca nera sempre più vicina al gossip e al morboso. Oggi il pulp è solo rappresentazione cruda di una realtà cruda, e per questo è finito col fondersi inevitabilmente col filone del romanzo sociale. Basti pensare a Fight Club, romanzo che fa della critica sociale il suo leitmotiv. O anche a Il Lercio, Trainspotting, o per citare un autore nostrano Strukul, che con la sua Ballata di Mila fa un attenta analisi del suo territorio. Per non parlare del cinema, e chi più ne ha più ne metta. A questo punto restano solo due cose da fare: congratularsi col pulp, per la maturità raggiunta, e preoccuparsi della realtà, che non è tanto dissimile dai romanzi.

Aniello Troiano


RECENSIONE DE “IL LERCIO” DI IRVINE WELSH

Il Lercio (Guanda con TEA Tascabili Editori Associati, 382 pagine, 8,90 €) è un romanzo pulp di Irvine Welsh, l’autore del celebre Trainspotting. Questo romanzo non è nient’altro che la sintesi, riuscitissima tra l’altro, in un unico personaggio di tutto il peggio che c’è nella nostra società. Il lercio in questione è il sergente investigativo Bruce Robertson, della polizia di Edimburgo. Bruce è sulla quarantina, è violento, razzista, omofobo, conservatore nel senso cattivo del termine, ubriacone, cocainomane, disonesto, corrotto, eroto-

mane come pochi, con una spiccata passione per i cibi grassi e la musica dura e un eczema che gli affligge le parti basse e un verme solitario nell’intestino che lo incita a mangiare sempre più. La narrazione dell’intero romanzo è svolta in prima persona. A parlare della vita del sergente Robertson è il sergente stesso, alternando fasi euforiche in cui ruba, umilia, picchia e offende e si sente una sorta di re del mondo, a fasi in cui viene preso da apparentemente inspiegabili crisi d’ansia, tremiti e altro. Il romanzo si apre con la descrizione dell’omicidio di un ragazzo di colore, ucciso a martellate in testa, dopodiché la parola passa a Robertson, che viene incaricato dal suo capo Toal di coordinare la squadra per la risoluzione dell’omicidio. Robertson, da buon’arrivista in lizza per il posto da ispettore, coglie la palla al balzo, per poi battere la fiacca tutto il tempo, aiutato dal suo compare Ray Lennox, poliziotto della narcotici che gli passa la coca, rigorosamente rubata dai sequestri. In tutto il romanzo vedremo Bruce impegnato sempre in qualcosa che soddisfi la sua fame totale; o


degli altri? E quelle voci che interrompono le pagine avvolte in una nuvoletta da fumetto (le ho adorate) sono davvero le parole del verme solitario che si porta nell’intestino, o c’è dell’altro? E riuscirà a risolvere il caso del “negro” ammazzato, per poi diventare ispettore?

nell’avere rapporti sessuali con praticamente tutte le donne che gli si concedono, o nel bere fino a stare male, o nel tirare coca col suo collega-amico Lennox, o nel mangiare avidamente, o nel masturbarsi furiosamente davanti ai porno, o tirare qualche brutto “scherzo” a chiunque, incluso lo stesso Lennox. Bruce Robertson non conosce l’amicizia, non conosce l’onestà, non conosce il rispetto. E’ un egoista violento regredito alla legge del più forte, un aguzzino dei suoi simili, vittima e carnefice allo stesso tempo, incapace di uscire dalle logiche della violenza più becera. E’ a suo modo simpatico, ha quella che potremmo definire la simpatia della canaglia, e nonostante tutto viene facile immedesimarsi nella sua ottica (ma non per questo condividerla). Ma il furbo, lo spietato, il vincente Robertson, è davvero così furbo? E’ davvero meglio

Per quanto riguarda la parte tecnica del romanzo, ho apprezzato tantissimo l’inizio. Il romanzo parte davvero bene e coinvolge da subito. Molto bella anche l’intuizione delle nuvolette che interrompono le pagine contenendo i pensieri di quella “cosa” che si porta dentro. Ci si immedesima da subito col personaggio, e i personaggi minori hanno tutti un loro spessore e una loro funzione. La parte centrale è quella più lenta, paragonata a un inizio e una fine belli “schizzati”, e forse avrebbe giovato di qualche piccolo taglio (alcune delle situazioni presenti nel libro non sono davvero necessarie per caratterizzare il personaggio, avrebbero potuto essere tagliate via per snellire la parte centrale, ma in compenso sono gradevoli come le altre e non “stonano” nel contesto.)


Dovendo dare un voto oggettivo a questo romanzo, darei un bell’8 e mezzo. Personalmente sento di dargli un 9 per come mi ha coinvolto e per il gran numero di messaggi che l’autore è riuscito a comunicare,

pur non essendo mai né moralistico, né patetico, né tantomeno scolastico nel suo scopo. E non è poco. Inoltre, nonostante tutto, Bruce Robertson e le sue gesta depravate mi sono stati simpatici dal principio fino alla fine.

Consigliato a : - chi legge dei libri per guardare in faccia il lato più brutale della realtà - a chi piace il pulp - al lettore che non si impressiona facilmente - a chi cerca un romanzo duro ma al contempo “divertente” e profondo - agli amanti del crudo e dello spietato Sconsigliato a: - chi proprio non regge le volgarità - le persone impressionabili - chi di solito leggere roba sentimentale smielata - a chi vuole solo evasione, pura e semplice - a chi non piace il pulp e il suo approccio alla vita.

Aniello Troiano


L’AUTORE EMERGENTE: PORTELLO PULP – SIMONE MARZINI Titolo: Portello Pulp Autore: Simone Marzini Pagine: 124 Editore: Edizioni La Gru – Collana CortoCircuito Prezzo: 9 euro

“Portello Pulp è come un perfetto spritz veneto: un mix micidiale in cui gli ingredienti sono: il fumetto ipertrofico, il racconto patafisico e il volto devastato e grottesco della città del Santo.Una storia eccitante e forsennata portata avanti con una scrittura punk che diverte riga dopo riga. Astenersi cardiopatici." Matteo Righetto – Sugarpulp Trama: Carlo Benzina occupa un appartamento in zona Portello, a Padova. Una sera, tornando a casa, viene fermato da tre spacciatori. La loro droga è sparita. La nascondevano nella sua cassetta delle lettere. Ora sono fatti suoi! Suoi e di due degni compari: Rambo e Pacciani. Insieme escogiteranno il piano perfetto per salvarsi la pelle. Ma si sa, non esiste il piano perfetto. E se sulla loro strada troveranno lo scalcagnato circo di Piotr Illic e l'efferato gruppo anarchico insurrezionalista MOGH, le palpitazioni sono assicurate. Aniello Troiano


L’AUTORE EMERGENTE: OSSAROTTE – ANDREA MARIANI Titolo: Ossarotte Autore: Andrea Mariani Pagine: 360 Editore: Momentum Edizioni CollanaBlack Prezzo: € 14,00

Un malvivente emofiliaco si lancerà all'inseguimento di una Body Packer nella speranza di trovare polvere bianca da spacciare. Un musicista scheletrito assisterà a quello che sembra essere un omicidio in piena regola: una donna gettata dal balcone di un motel fatiscente. Un terrorista islamico vedrà sottrarsi da sotto il naso l'autobomba predestinata per un attentato. Abilmente giostrate, le vite di questi personaggi arriveranno a tessere una storia corale il cui unico punto in comune sembra essere il contenuto di una misteriosa memoria usb. Una prostituta (Violet) e una tossica dal passato torbido come acqua sporca (Leda) rappresenteranno le uniche chiavi di lettura a questo mistero... Il libro è arricchito da 20 scatti in bianco e nero eseguiti da 9 fotografi milanesi che hanno cercato di immortalare la Milano underground e decadente descritta nelle pagine del romanzo. Aniello Troiano


NOVITA’ EDITORIALI PULP SINFONIA DI PIOMBO: Autore: Victor Gischler Editore: Revolver Pagine: 288 Prezzo: 13,50 € Trama: New York, 1965. Dan e Mike Foley lavorano per la mafia irlandese. Sono sicari. Durante un’esecuzione Mike uccide una ragazzina. Spezzato dal senso di colpa, abbandona la gang e svanisce nel nulla dell’Oklahoma. Quarant’anni dopo, il figlio di Dan, Andrew, segue le orme del padre. Concluso un lavoro facile facile, vede quello che non avrebbe mai dovuto. E attorno a lui si scatena una guerra. La killer più spietata sulla faccia della Terra è sulle sue tracce. Letale e bellissima, Nikki Enders ha trasformato l’omicidio in una forma d’arte. Andrew adesso ha i minuti contati e, per tentare di salvare la pelle, fugge in Oklahoma. Dall’unica speranza che gli è rimasta: Mike Foley. Ma questo è solo l’inizio.

Fra coreografie violente e lampi narrativi geniali, Gischler costruisce una trama complessa e sfodera un cast di personaggi lunatici e sorprendenti. Un sorprendente pastiche pulp–noir d’autore, finalista all’Anthony Award americano.


LE BELVE: Autore: Don Winslow Editore: Einaudi Stile libero big Pagine: 456 Prezzo: € 19,50 Trama: Ben e Chon sono amici per la pelle: un genio delle economie di scala e un prodigio di forza fisica e addestramento militare. Diversi, complementari, accomunati dalla stessa filosofia - vivi e lascia vivere - condividono tutto, inclusa Ophelia, la ragazza dei loro sogni. In California hanno creato un piccolo regno coltivando e smerciando un prodotto speciale: la miglior marijuana degli Stati Uniti. Ora, però, la loro remunerativa attività è finita nel mirino dei cartelli messicani. Che hanno un modo tutto loro di comunicare le proprie intenzioni: spedire un video nel quale mostrano la sorte riservata a chiunque non si conformi alla loro volontà. A Ben e Chon non restano che due alternative: incassare i dividendi e ritirarsi in buon ordine o accettare la sfida in campo aperto e prepararsi a

una battaglia senza esclusione di colpi, nella quale a essere in gioco non sarà solamente la loro impresa commerciale, ma la loro stessa vita. Una lingua secca, carica di umorismo. Ben e Chon, due personaggi avvolti da un insolito, accattivante alone di romanticismo. Loro due soli contro i grandi cartelli della droga. Una storia dal ritmo implacabile, piena di azione e colpi di scena. Le belve è un nuovo, prezioso tassello della saga di confine inaugurata da Il potere del cane.


THRILLER INTRODUZIONE AL THRILLER Benvenuti nella sezione Thriller, dove la tensione regna sovrana e la suspense si fa sentire. Il Thriller è un genere ormai consolidato da quasi un secolo, essendo nato tra le due guerre mondiali. La tensione, la voglia di andare avanti nella storia, o meglio, l’impossibilità di chiudere la storia a metà sono i punti forti di questo genere molto letto e apprezzato dagli appassionati così come dal grande pubblico. Oggi però sembra quasi che il nome del genere sia caduto in disuso, essendo spesso sostituito da termini più in voga (ma non sempre adatti) come noir, horror, crime, ecc ecc. Eppure sono numerosi i Thriller venduti e apprezzati negli ultimi anni, come ad esempio la serie di Robert Langdon di Dan Brown, che ha raggiunto il grande pubblico riscuotendo un ampio consenso. In questa sezione parleremo di storie che tengono il lettore in tensione, stimolandolo ad andare avanti e a non chiudere il libro se non dopo aver pronunciato la parola fine. Storie capaci di incutere paura, e per questo spesso confuse con l’horror, termine che dovrebbe limitarsi alle storie che incutono timore legate a fenomeni paranormali (case stregate, esorcismi, demoni ecc ecc). Auguriamo a tutti una buona lettura, ma soprattutto, di farsi prendere dalle storie senza riuscire a chiudere il libro prima della fine, con quel filo di tensione che non guasta mai.


THRILLER: DELL’ARTE DELLA TENSIONE C’era un tempo in cui bastava accennare a parole come “cadavere”, “assassino”, “omicidio”, per sconvolgere il pubblico e attirare la sua attenzione. Oggi, grazie alla vera e propria passione dei telegiornali per i dettagli truculenti - o splatter – dei vari casi di cronaca nera, non è più così. Ciò ha influito in modo nefasto sull’horror, diventato ormai una sorta di vetrina per le fantasie splatter di scrittori e sceneggiatori; ma il thriller, puntando sulla tensione, non ha bisogno di impressionare con uccisioni più brutali della cronaca quotidiana. Certo, c’è sempre lo scrittore/cineasta che per fare meno fatica prende la scorciatoia dello splatter, ma se si vuole si può evitare, con più facilità in ambito thriller che non in ambito

horror. Perché? Semplice. Le notizie di cronaca sono brutali e truculente ma vengono esposte con indifferenza e freddezza, che recepiamo e che ci inducono a nostra volta ad assumere un atteggiamento indifferente, a perdere la capacità di provare empatia, per lo meno con vicende che non ci toccano da vicino. Il thriller invece, o meglio, il buon thriller, trova nel modo, nella costruzione della tensione e nel mantenimento del ritmo serrato il mezzo per coinvolgerci. Se è vero che oggi si è già detto quasi tutto, in tutte le forme, è anche vero che fondamentalmente è il modo di raccontare a fare la differenza. Finché ci saranno scrittori che sapranno “giocare” con la tensione, ci sarà sempre del buon thriller. Aniello Troiano


LA CHIMICA DELLA MORTE Con questo numero vorrei iniziare la recensione di una saga – purtroppo non molto conosciuta - dalla trama e stile a dir poco interessanti. Si tratta di quattro romanzi che vedono come protagonista l'anatomopatologo londinese David Hunter. Il romanzo d'esordio vede come ambientazione un cupo villaggio del Norfolk di nome Manham, nella campagna inglese. Tre lunghi anni erano passati da quando il dottor Hunter aveva preso la dura decisione di abbandonare il proprio lavoro da anatomopatologo (specializzato, nel suo caso, nella decomposizione) per tornare a dedicarsi alla cura dei vivi. Per Hunter, Manham era sempre stato un luogo discreto nel quale fuggire dai ricordi dolorosi, aiutato da nuovi amici come il vecchio dottor Maitland, costretto da molti anni a vivere su una sedia a rotelle a causa di un incidente stradale. Febbre da fieno ed allergie erano tutto ciò che turbava la quiete di quel luogo, finché… Il corpo di una

donna viene ritrovato in avanzato stato di decomposizione nei boschi limitrofi, una donna conosciuta da tutti gli abitanti del luogo eppure incredibilmente trasformata dall'inesorabile mano della morte. A rendere maggiormente perplessi gli investigatori è però quanto è stato aggiunto al cadavere della donna: un paio d'ali da cigno, accuratamente posizionate in lunghi tagli tra le scapole.


Il sospetto è notoriamente una brutta bestia, così anche il dottor Hunter viene annoverato nella famigerata lista dei sospettati, ma quando la situazione diventa critica anche la sua esperienza nel campo della medicina forense diventa indispensabile. Solo l'amicizia della giovane insegnante della scuola locale, Jenny, riuscirà a non farlo indietreggiare. Un susseguirsi di indagini scientifiche volte a trovare il mostro responsabile del delitto e di quelli successivi. Una storia piena di suspense e terribili verità, passati dolorosi che riaffiorano portandosi dietro mostri spaventosi e senza rimorso. Simon Beckett ha un passato da percussionista jazz e freelancer oltre ad essere, ovviamente, un autore notevole paragonabile a

Jeffery Deaver e Patricia Cornwell. Delle sue opere in Italia sono reperibili solo i quattro racconti su David Hunter e Jacob, scritto nel 1998 ma tradotto solo dodici anni dopo.

Questo libro è consigliato a chi non è facilmente impressionabile, soprattutto per la perizia che viene impiegata nella descrizione dei processi della decomposizione e degli esami autoptici.

Titolo: La chimica della morte Autore: Simon Beckett Editore: Bompiani Data di pubblicazione: 2007 Pagine: 442 Prezzo di Copertina: 9,90€

Christine Amberpit


L’AUTORE EMERGENTE: LA NOTTE DELL’ERBA CREMISI- MARIO E. BUSSINI A Durham, una cittadina della California, un serial killer uccide i bambini. Michael Wesley, Wes, detective dalle doti medianiche, viene chiamato a indagare. Durante le ricerche, tra le visioni e la scoperta di particolari inquietanti, egli ci racconta del suo passato: nella sua memoria c’è un buco di tre anni, durante i quali non ricorda nulla di ciò che gli è accaduto, se non che si è risvegliato, un giorno, con il cranio rasato e ricoperto di tatuaggi e la facoltà di comunicare con gli spiriti dei defunti. Al suo fianco ci sono gli amici e colleghi Williamson e Connor, assieme all’agente Kate Harper, con la quale il rapporto di amicizia e collaborazione sfociano in una relazione coinvolgente. Ma i fatti legati agli omicidi travolgeranno la vita e gli affetti di Wes portandolo sull’orlo della follia. Mario Erminio Bussini è riuscito a creare per il suo romanzo di esordio un thriller dai risvolti esoterici originale e caratterizzato da una notevole fluidità di scrittura. Wes, protagonista e io narrante della vicenda, è un personaggio ben congeniato, il cui lato oscuro incuriosisce e

affascina. Lentamente emergono umanità e fibra morale di questo personaggio, forte anche delle proprie fragilità. La sua lucidità di espressione, anche dinanzi a situazioni drammatiche e inquietanti, le sue frequenti brevi considerazioni, che ne rivelano il carattere, senza rovinare il ritmo, abbinate all’incalzare degli eventi, fanno de La notte dell’erba cremisi un libro da leggere tutto d’un fiato fino a scoprire che al di là della conclusione sconvolgente della vicenda, è stato bello e interessante poterne gustare lo stile chiaro ed essenziale.


Sfaccettato e intrigante è il personaggio di Kate, visto con il filtro degli occhi coinvolti di Wes, che vive con lei una passione raccontata senza eccessi ma con maturità e drammaticità. Forse meno definito e a tratti sfuggente il personaggio di Connor, amico e collega del protagonista, che emerge nella parte finale, facendo da contrappunto con il suo carattere forte ed eroico alla profondità di Wes. La notte dell’erba cremisi è una storia dai risvolti inquietanti, un viaggio nell’umana follia, nel quale non mancano colpi di scena e scoperte al limite della realtà. Un libro che per trama, linguaggio e capacità di catturare il lettore non ha nulla da invidiare ai best seller internazionali, pur essendo scaturito dalla penna di un nuovo talento tutto italiano. Mario Erminio Bussini, nato a Torino nel 1973, è cresciuto con i libri di Arthur Conan Doyle, per poi appassionarsi a Edgar Allan Poe, Howard Phillis Lovecraft e Stephen King. Lettore meticoloso ed esigente, oltre alla scrittura, coltiva la passione della musica assieme al suo gruppo i Firelord. È molto restio a parlare di sé e dichiara di scrivere per dare

forma e sfogo alle visioni che lo perseguitano di continuo. Oltre a La notte dell’erba cremisi, ha pubblicato a fine 2011 Amon Eclipse, prequel de La saga di Amon, sempre con Casini Editore. Anna Giraldo.


PATRICIA CORNWELL – NEBBIA ROSSA Editore: Mondadori Anno di pubblicazione: 2012 Collana: Omnibus Kay Scarpetta deve incontrare alla Georgia Prison for Women una detenuta colpevole di reati sessuali e madre di un diabolico killer. Kay è determinata a far parlare la donna per scoprire che cosa è davvero successo al suo vice, Jack Fielding, ucciso sei mesi prima. E una ricerca personale e anche professionale, dal momento che Kay sta seguendo un’indagine che riguarda una serie di macabri crimini che lei è convinta abbiano a che fare anche con la morte di Jack Fielding. L'uccisione di un'intera famiglia a Savannah, una giovane donna nel braccio della morte e una catena di altre morti inspiegabili sembrano essere tutti collegati fra loro. Ma chi c'è dietro tutto questo e perché? Kay Scarpetta scopre presto che questo è solo l'inizio di qualcosa di più terribile: un complotto terroristico internazionale. E lei è l'unica che può fermarlo.

Simona Tassara


L’ISTINTO DEL PREDATORE - JAMES PATTERSON Georgetown. Sono le undici di sera di una normalissima domenica quando Alex Cross viene convocato dal dipartimento di polizia sulla scena del crimine: una bellissima villa a tre piani in stile coloniale, con tanto di vicini e curiosi in vestaglia radunati sul marciapiede. Dalle facce scure e gli sguardi vitrei dei tecnici che emergono dall'interno, Cross ha già intuito che si troverà davanti uno spettacolo raccapricciante, ma non immagina nemmeno quanto: un'intera famiglia di cinque persone è massacrata con una violenza e una ferocia inaudite. E Cross conosceva bene una delle vittime, Ellie, ex compagna di università e suo primo amore. Ma non c'è tempo per abbandonarsi ai ricordi e alla nostalgia: troppe sono le domande che attendono una risposta, a partire dall'inspiegabile presen-za di due agenti della CIA sul luogo del delitto. Unico indizio in mano a Cross, il libro che la donna stava scrivendo sulla situazione sociopolitica dell'Africa centrale. Chi si nasconde dietro la mano che ha ucciso Ellie? Chi c'è davvero dietro quel nome di battaglia, la Tigre? Che cosa lega quel brutale omicidio al massacro seriale che sembra aver preso di mira gli afroamericani di Washington? Simona Tassara



FANTASCIENZA INTRODUZIONE ALLA FANTASCIENZA Benvenuti nella sezione Fantascienza, dove con l’aiuto della scienza il presente si riflette nel passato e nel futuro. La fantascienza è un genere abbastanza “antico”, essendosi sviluppato a partire dalla fine dell’Ottocento, ma che ha mantenuto sempre un grande successo di pubblico, senza perdere mai quel carattere speculatore e avventuroso che continua a rendere il genere appetibile e al passo con i tempi. A volte si tende a fare confusione tra fantasy e fantascienza: ebbene, la differenza sostanziale sta nel fatto che la fantascienza, o Sci Fi (Science fiction) fonde elementi fantastici e elementi scientifici, spiegando cioè scientificamente mondi o epoche diversi e fantastici. Il lettore di fantascienza è affamato di idee, di teorie, di progetti, di scenari futuri. È colui che vuole interrogarsi sugli orizzonti dentro cui si muove questa nostra realtà, per ipotizzarne sviluppi, pericoli, frontiere, risvolti, ragioni profonde non esperibili se non con la speculazione e con un briciolo di immaginazione. L’appassionato di fantascienza è colui che porta all’estremo la realtà, prospettando il futuro (buono o funesto), individuando possibili distorsioni di ciò che cade sotto i nostri occhi e sotto i nostri sensi. È una persona che vuole leggere con spirito filosofico e scientifico (speculatore), ma senza i legami della verifica. Volando quindi con le ali di una fantasia ragionativa, vuole interrogarsi sui princìpi dell’universo in cui viviamo e in cui ci sentiamo irrimediabilmente perduti. In questa sezione parleremo di storie ambientate nel passato o nel futuro, nate dalla fantasia e supportate dalla scienza, che in questo caso si presta a divenire una sorta di strumento filosofico. Auguriamo a tutti buona lettura, ma soprattutto, di riuscire a conoscere meglio il presente, attraverso il tempo e la fantasia.


URANIA Ogni otto giorni correvo in edicola a comprare il nuovo numero di Urania. Negli anni ’60 era settimanale: cinquantadue promesse di meraviglie rigorosamente mantenute. E tutto cominciava con la sorpresa della copertina. A quell’epoca il disegnatore era Karel Thole. Nei celebri cerchi in campo bianco, l’artista ci dava un vago assaggio della storia, ma soprattutto ci stupiva con quelle immagini fantascientifiche che avevano sfumature surreali. L’occhio veniva gratificato prima della mente. Correvo a casa e mi mettevo subito a leggere. Ma spesso la giornata era incasinata; allora aspettavo la sera e mi mettevo il libretto sotto le coperte e facevo scorrere le pagine al lume di una torcia elettrica. Non era raro che mi immergessi nella lettura durante i compiti, tralasciando una versione di latino che poi avrei dovuto copiare frettolosamente il mattino dopo dal quaderno di un compagno compiacente. E ci fu quella volta che il professore di filosofia mi beccò mentre sbirciavo un numero di Urania che tenevo aperto sotto il banco: era il modo per sopravvivere a una delle sue micidiali lezioni frontali.

Quello che mi capitò la prima volta fra le mani fu il numero 399, del 29 agosto 1965. Era una raccolta di racconti di Ballard dal titolo “Passaporto per l’eternità”. Fu una folgorazione. Ero stufo di leggere romanzi di fantascienza avventurosa per adolescenti, reperiti per lo più nella biblioteca scolastica. Opere come “XP-15 in fiamme” di P. Devaux, oppure “La conquista dell’Almeriade” di H.G. Viot cominciavano a farmi sbadigliare. Ero cresciuto e con me anche la voglia di fantascienza. Il palato si era raffinato, dovevo nutrirmi meglio. E Urania fu fondamentale. Di quelle prime letture, capaci di introdurmi in un mondo ricco di immagini e di idee, ricordo altri titoli che nella mia mente riemer-


gono come degli archetipi. Sono ancora in grado di rievocare la paura che mi suscitò “I giganti di pietra” di Donald Wandrei (Urania n° 410), oppure l’agghiacciante sorpresa provocata da “Dalle fogne di Chicago” di Theodore L. Thomas e Kate Wilhelm (Urania n° 436). Ma potrei elencare altri miei incontri con i mondi dell’impossibile o dell’improbabile: “Cronache del dopobomba” di Philip K. Dick (Urania n° 409), “Oltre l’invisibile” di Clifford D. Simak (Urania n° 414), “La casa senza tempo” di A. E. Van Vogt (Urania n° 420). Divenni un appassionato, in qualche modo anche un esperto di fantascienza. E mi misi a scrivere, ispirato da quelle storie incredibili, alcune delle quali divennero classici indiscussi e opere molto valide della narrativa anglosassone. Nel corso degli anni ’60, la cura del periodico fu affidata a Carlo Fruttero e a Franco Lucentini. Allora i due nomi non mi diceva-

no nulla; più tardi avrei imparato che l’affidamento era stato dato a due letterati di gran classe, che prima di essere autori erano lettori appassionati e curiosi… sì, anche di fantascienza. Le pubblicazioni vedevano l’alternanza di queste tre categorie: i romanzi, i capolavori, le antologie. Tre modi per godere della narrazione fantascientifica attraverso la brevità, la novità e la riproposizione di romanzi che erano già entrati nel mito. E poco importava, a quell’epoca, se a volte il testo non era integrale. Ho continuato a leggere Urania negli anni successivi, ma non con la stessa assiduità. Comunque per me rimase un punto di riferimento. Oggi, con i suoi 1579 numeri, rappresenta un segno prestigioso per la divulgazione fantascientifica.

Giuseppe Novellino


I FIGLI DI MEDUSA di Theodore Sturgeon Urania- Collezione Penso che il romanzo “I figli di Medusa” di Theodore Sturgeon sia oggi di grande attualità. È un classico della fantascienza anni ’50, ma non si può considerare il capolavoro del grande scrittore americano. Ci ha lasciato migliori testimonianze con “Cristalli sognanti” e con lo struggente “Nascita del superuomo”. Gurlick è un vagabondo, un pezzente che scrocca un goccetto nelle bettole e fruga nei bidoni della spazzatura per rimediare qualche avanzo sfuggito ai gatti randagi. Per uno strano caso, ingolla una spora annidata in un residuo di panino alla salsiccia. Il microrganismo non è di questo mondo, viene dalle profondità dello spazio ed è, ovviamente, l’avanguardia di una strana invasione. Gurlick diventa il testimone involontario, anzi il tramite di una incredibile trasformazione che si profila agli occhi dell’umanità. I cittadini del mondo, di ogni razza sesso età, sono destinati ad unire le loro menti a quelle di Gurlick-Alieno e diventare un unico grande organismo psichico. Allora tutti sentiranno le sensazioni di tutti, sperimenteranno gli interessi

degli altri, i loro gusti, le loro pene, le loro gioie. Condivideranno interessi, capacità e conoscenze. L’umanità diventerà un blocco unico, indivisibile. Ma il risultato sarà certo? Qui sta l’attualità del libro, che leggiamo d’un fiato, spinti da curiosità e meraviglia. In questo mondo diviso ( ma destinato a stare unito nel fenomeno della globalizzazione) gli individui diffidano degli altri individui, cercano disperatamente la loro identità, criticano il diverso e si


sentono costantemente minacciati. Eppure c’è un costante richiamo all’unità e alla solidarietà. O si attua il vero incontro tra i popoli o si è destinati a sperimentare nuove guerre e nuove barbarie, ancora peggiori di quelle che si sono già vissute. Questa è la sfida vera dell’immediato futuro. Si legga “Identità e violenza” del filosofo ed economista indiano Amartya Sen, per averne un’idea.

Sturgeon è mosso dalla stessa esigenza e dagli stessi timori. Solo che lui è uno scrittore di fantascienza e preferisce intrattenerci con una storia incredibile e fulminante. Una parabola, ma che ha qualcosa di profetico, sia pure in una visione pessimistica. Giuseppe Novellino


L’AUTORE EMERGENTE: MYRIDDIN DI AVALON – MAURIZIO VICEDOMINI Titolo: Myrddin di Avalon Autore: Maurizio Vicedomini Pagine: 64 Editore: Edizioni Diversa Sintonia Formato: eBook Prezzo: 3.00€ Trama: La dottoressa Eveline Morvilian compie un viaggio nel tempo non autorizzato, tramite una tecnologia ancora sperimentale, per svelare la storicità della materia bretone. Ignote sono le conseguenze, e il professor Liam Salger viene chiamato dall'Avalon per un viaggio di recupero. In un passato oscuro, Liam potrà avvalersi solo della sua conoscenza, sco-prendo come spesso le leggende hanno basi solide di verità, e la magia sia più reale di quanto non sia disposto ad ammettere. Michele Greco


RITORNO ALLE ORIGINI: SCRITTURE ALIENE La fantascienza, si sa, nasce per convenzione con Amazing Stories, una rivista di racconti fan-tastici dall'alto contenuto scien-tifico e verosimile. Sebbene si abbiano precedenti illustri – si pensi anche solo a Verne – l'epoca d'oro della fantascienza si è sviluppata solo in seguito, negli anni quaranta, con grandi nomi come Asimov, Heinlein, Bradbury, solo per citarne alcuni, e il genere preferito era il racconto. Il racconto permetteva alle riviste – ma anche alle raccolte – di variare sul genere di fantascienza, abbracciando testo dopo testo un futuro differente, preso in una prospettiva differente. Alla Space Opera si affiancavano società robotiche, tecnologie particolari e distanti da noi, ma al contempo verosimili per un futuro lontano. Così, prese piede la fantascienza. Inutile dire che negli ultimi anni questo genere ha perso gran parte della sua visibilità, relegato a narrazione di serie B. Poche le case editrici che allestiscono una collana di fantascienza, per la grande distribuzione resiste solo l'Urania di Mondadori e l'encomiabile operato della Fanucci.

Eppure, nel nuovo mondo dell'editoria digitale, già si muove qualcosa. D'altronde lo sci-fi è il genere che più si presta alle sperimentazioni di questo tipo, sia per tematiche che per attitudine. Un esempio notevole è la collana Scritture Aliene della EDS. Le release digitali, suddivise in albi numerati, contengono ognuna un piccolo numero di racconti, intorno ai cinque, per un volume di circa 100 pagine. I racconti contenuti guardano a diversi aspetti della fantascienza, riuscendo nell'intento originario delle riviste anni '40 di non annoiare mai con trattazioni troppo


simili. Una narrazione dopo l'altra, termina un futuro per mostrarne uno nuovo, verosimile e particolare, unico nel suo genere. Sono già sei gli albi usciti per questa collana, e in rete – attraverso blog, magazine e social network – sono numerose le recensioni positive. Circa trenta sono gli autori che hanno partecipato – anche più di una volta – a questa collana, e ancora altri appariranno nei prossimi numeri. Il settimo albo sarà disponibile in download – in PDF o ePub come gli altri volumi – a brevissimo. In comunione con le nuove tecnologie, è possibile tenere d'occhio la collana – e la casa editrice – tramite il sito web o pagine dedicate su Facebook. Di seguito il comunicato stampa: Edizioni Diversa Sintonia, la casa editrice diretta da Marco Milani, che unisce editoria di qualità e utilità sociale, promuo-

vendo narrativa e saggistica verso fantastico, mistero, favole e fumetti, metafisica e psicoscienze, musicbook, arte e oriente, parte con la sua avventura nel mondo dell’editoria digitale con una nuova Collana a tema fantascientifico. Scritture Aliene, esplora gli sconfinati territori della FS con escursioni nei generi paralleli come lo SteamPunk, il CyberPunk, l’Urban Fantasy e il Weird, coinvolgendo il lettore in una serie di viaggi fantastici. Curata magistralmente da Vito Introna già autore di “Antiche Guerre Cosmiche” , vede mani note ed esordienti cimentarsi di volta in volta con deflagrazioni di stelle, vendette dallo spazio profondo, risvegli di dei dimenticati, avvicendarsi in una narrazione polifonica in cui le voci dei diversi autori si fondono armonicamente pur nella loro eterogeneità di stili per dar vita a una antologia di rara originalità. Maurizio Vicedomini


HORROR INTRODUZIONE ALL HORROR Benvenuti nella sezione Horror, dove la paura la fa da padrona. L’Horror è un genere antico, nato a inizi ottocento e tuttora in voga. Il fascino per il male, l’attrazione malsana per le nostre paure, la voglia di spingersi oltre il limite e di mettersi alla prova sono le molle che spingono il lettore horror. E’ inutile girarci intorno: il brivido della paura piace, allo stesso modo in cui piace il brivido dell’azione o quello del mistero. Un po’ come accade negli altri generi, però, nel classificare le storie (sia sottoforma scritta che audiovisiva, come i film) oggi c’è un po’ di confusione. Troppe volte sentiamo parlare di horror quando si tratta in realtà di storie thriller, splatter e simili. Anche in questo caso il successo di pubblico dell’horror non è bastato per evitare confusione di sigle e generi. Sono Horror quelle storie che destabilizzano le sicurezze del lettore, generando sensazioni di orrore, repulsione, spavento o paura attraverso la commistione della realtà quotidiana con elementi di carattere soprannaturale o surreale o tramite l'inserimento inatteso di circostanze non razionali. In questa sezione parleremo di storie che ci mettono davanti alle nostre paure più comuni e antiche, spesso sopite, ma proprio per questo profonde e autentiche. Storie condite da case stregate, demoni, esorcismi, possessioni e quant’altro. Storie capaci di incutere paura, quella vera, e di farvi fare gli incubi per più di una notte. Auguriamo a tutti una buona lettura, ma soprattutto, di fare altrettanto soddisfacenti incubi.


L’ORRORE HA UN PADRE AMERICANO Nel mio precedente articolo ho voluto rendere omaggio a un caposaldo della letteratura horror contemporanea, analizzando, seppur marginalmente, le notevoli influenze che il personaggio di Dracula ha subito nel corso dei decenni. Si è detto del modo in cui il graduale cambiamento nella sensibilità dei lettori abbia creato un incremento della matrice splatter e un decremento di quella paura più intima. Così, tra clown in sella ad un triciclo che propongono giochi in cambio della libertà e uomini in maschera da hockey, poco spazio rimane all'immaginazione: nessuna porta cigolante potrebbe avere lo stesso effetto! Sembra quasi incredibile, eppure l'attuale corrente cinematografica del genere ha influenzato anche i nostri gusti letterari. Era il 1833 quando venne pubblicato a Baltimora un racconto breve, Manoscritto trovato in una bottiglia, cinquanta dollari che diedero inizio alla grande storia di uno dei poeti maledetti più famosi ed apprezzati: Edgar Allan Poe. Vita segnata da costanti delusioni, lutti e dipendenze (dal gioco d'azzardo, che lo spingeva sperperare il proprio patrimonio,

all'alcolismo), Poe è considerato il più grande esponente dell'orrore e del macabro del XIX secolo, inseguito solo da un arrancante H.P. Lovecraft. Trovo opportuno prestare per un istante attenzione alle vicende personali e in breve alla biografia di questo autore prima di addentrarci nel tetro percorso che lo ha portato a una simile fama. Edgar Poe nacque a Boston nel 1809, unico figlio di una coppia d'attori girovaghi. Dopo l'abbandono paterno e la successiva dipartita della madre il giovane Edgar viene accolto in casa di un commerciante di Richmond, John Allan, il quale però non ufficializzò mai l'adozione; Poe decise comunque di aggiungere il suo cognome al proprio. Gran parte della sua formazione letteraria è di stampo Byroniano, perfezionata nel periodo di permanenza in Scozia ed Inghilterra. In seguito alla perdita del proprio patrimonio (di ritorno in America) e alla morte del patrigno, Poe si ritrova senza un centesimo e con molti debiti da pagare. Seguirono una serie di licenziamenti causati dalla sua "dedizione all'alcolismo"; cercò più volte di fondare un proprio gior-


nale, ma in seguito a svariate difficoltà economiche è costretto a trasferirsi a Fordham in condizioni di povertà estrema. Altro importante lutto lo ebbe nel 1847: la moglie (e cugina) Virginia Clemm muore di tubercolosi a venticinque anni. A due anni da quest'ultimo spiacevole avvenimento,dopo aver contratto matrimonio con una sua fiamma di gioventù, Edgar Allan Poe si spegne in ottobre, passando alla storia come uno dei più grandi letterati americani. Fare un elenco delle opere che lo rendono tanto celebre in questo campo sarebbe riduttivo: da Hop Frog a Il pozzo e il pendolo il passo è molto lungo. Nei decenni che seguirono, gli autori americani e d'oltreoceano trassero ispirazione da lui per quanto riguarda, soprattutto, l'horror che si basa sul terrore interiore e la continua lotta con l'Io interiore: i suoi protagonisti sono spesso costretti a fronteggiare colpe oscure, passati cupi e legami torbidi proprio come quelli dell'autore. Ancora oggi sono in pochi a poter vantare una produzione simile, non tanto fatta di numeri quanto di qualità e purezza stilistica. Poe viene citato in diverse antologie nonché in film e serie tele-

visive del ventesimo secolo e successive: dal riadattamento su pellicola di alcune delle sue opere più riuscite alla burlesca citazione de Il Corvo nella serie televisiva de i Simpson. Sono in pochi a poter vantare una simile influenza nella storia letteraria, soprattutto nell'ambito del Nuovo Continente: Edgar Allan Poe rientra senza alcun dubbio tra questi. Christine Amberpit.


Recensione dei RACCONTI HORROR di Edgar Allan Poe Hop-Frog, La mascherata della Morte Rossa, il Pozzo e il Pendolo Hop-Frog: Un re crudele e la sua sadica corte, avvezzi agli scherzi e all'umorismo come pochi altri ai loro tempi; un fenomeno da baraccone, una creatura nata deforme a causa di una Natura insensibile e maligna, un uomo stanco d'essere vittima di sevizie e affronti come l'ultima delle bestie; una dolce ed ingenua ragazzetta, una sensibile danzatrice aggraziata che presto diviene bersaglio delle moleste attenzioni degli uomini del re. Cosa accade quando tutti questi elementi si uniscono in un'unica serata all'insegna dell'inganno e dell'orrore? Cosa accade quando Hop-Frog, uno scherzo della natura, decide di ricorrere al proprio ingegno per preservare l'onore di Trippetta, la giovane ballerina che aveva risvegliato in lui sentimenti umani assopiti? È così che uno scherzo innocuo si trasforma in una orribile trappola e al re viene servita la stessa moneta che aveva rifilato alle sue due principali attrazioni. Tra le urla e lo sconcerto, però, c'è ancora un piccolo spiraglio che permette ad Hop-Frog e alla sua amica di sperare per il meglio.

La mascherata della Morte Rossa: La Morte Rossa ha brutalmente colpito il Paese, mietendo vittime e disperazione tra il popolo. La speranza è poca, ogni giorno sempre nuove vite vengono stroncate da questa nuova pestilenza i cui sintomi sono abbondante sanguinamento dai pori e la finale dissoluzione. Macchie scarlatte e brividi sono l'inizio della tragedia, chiunque viene sorpreso a manifestarli è immediatamente vittima di esclusioni e


costretti alla quarantena. Il principe Prospero, spaventato dal contagio, decide di portare con sé un manipolo di amici e sudditi e rinchiudersi in un castello dove la Morte Rossa non avrebbe potuto entrare, superare gli immensi bastioni e le porte sbarrate. Nulla, a suo dire, avrebbe potuto compromettere il loro festoso isolamento. Il principe decide di organizzare una festa in maschera alla fine del quinto o sesto mese, una festa che avrebbe coinvolto ogni abitante del castello per festeggiare la loro apparente vittoria sulla pestilenza. Le stanze gremite di costumi stravaganti e grotteschi, risate e festosi schiamazzi ovunque, finché qualcuno non decide di mostrarsi a guisa di Morte Rossa. Un orribile epilogo per il De Cameron ideato da Poe, si potrebbe quasi dire che si sia trattata di una punizione inferta a coloro i quali avevano avuto la presunzione di sconfiggere la piaga della Morte Rossa. Il Pozzo e il Pendolo: Una spietata sentenza di morte e tutto perde consistenza. Dopo un'accusa di tradimento nulla ha più senso, ed il protagonista si ritrova a dover affrontare un incubo ad occhi aperti senza avere idea di come ha fatto a ritrovarsi in quella situazione:

immobilizzato, supino, con lo squittio famelico di topi affamati nelle orecchie e una sibilante lama che, inesorabile, compie la sua discesa lungo il pozzo per raggiungere la vittima designata. Il tempo scorre e si viene trascinati in un climax d'orrore e sgomento, il tutto incorniciato dallo spaventoso avvicinarsi del pendolo pronto a far scoccare l'ora della morte. Una storia che riesce a terrorizzare senza avvalersi di particolari elementi splatter ma che, piuttosto, riesce a far risaltare l'elemento della paura che viene dalla consapevolezza di non avere una via di fuga. Questi racconti – così come

gli altri, da me non elencati ma


appartenenti allo stesso genere – sono consigliati agli amanti dell'horror che si colora di tratti thriller e, talvolta, psicologici (validi esempi sono il cuore rivelatore, il gatto nero, William Wilson, il genio della perversione...). Assolutamente sconsigliati a chi non apprezza uno stile letterario poco incalzante e pieno di metafore o digressioni. Christine Amberpit


L’AUTORE EMERGENTE: OTTO MINUTI A MEZZANOTTE FABIO MONTEDURO Titolo: OTTO MINUTI A MEZZANOTTE Autore: FABIO MONTEDURO Pagine: 320 Editore: ACAR EDIZIONI Prezzo: 18 EURO Formato: CARTACEO Trama: Quadri maledetti, case abbandonate, fantasmi e demoni che non danno scampo... e ancora, pericolosi serial killer e luoghi da cui è meglio stare alla larga. Tutto questo ed altro ancora è "Otto Minuti a Mezzanotte". Otto storie da incubo, una per ogni minuto che ci separa dalla mezzanotte, quando non è più oggi e non ancora domani. Un gruppo di ragazzi annoiati decide di affrontare una prova di coraggio: chi entrerà nella casa abbandonata sulla collina, la famigerata Villa Braschi, diventerà capo della banda per tutta l'estate. Uno di loro accetta la sfida e nella villa troverà un quadro orribile, il ritratto di Sabine la maledetta, che cambierà per sempre l'esistenza di tutti loro. Questo è: Antinomia. Un pazzo pericoloso che uccide senza senso... ha già assassinato cinque innocenti... chi sarà il

prossimo? Questo è: La sesta vittima. Perché nessuno è mai entrato in quella casa? Qualcuno dovrà farlo... prima o poi. Questo è: Delirio. Una chiesa dalle finestre murate, un convento di suore dalla dubbia reputazione, un uomo che ha dimenticato il proprio terribile passato. A volte le porte si chiudono perche nessuno entri... altre perché nessuno esca. Questo è: So chi sei. Cosa sei disposto a fare per esaudire il tuo più grande desiderio? Chi può portarti dove nessun altro può? Il diavolo,


forse? Ma attento a ciò che chiedi ed attento a ciò che lui chiederà a te. Questo è: Il signore degli inganni. La reputazione del tuo datore di lavoro ha superato la fantasia stessa. Egli è un uomo dai desideri irrefrenabili che, di tanto in tanto, dà una festa inaccessibile a tutti... quasi a tutti. Questo è: La grande festa del boss. Un pericoloso serial killer che trucida solo bellissime ragazze? O è veramente la mano destra di Dio, incaricato di eliminare "le serve del demonio"? La verità è sempre un passo oltre. Questo è: Sangue Straniero. Una leggenda metropolitana raccontata con garbo, ma con il ghiaccio che scorre sottopelle...

questo è: festeggiato.

La

cravatta

del

Fabio Monteduro, romano, classe 1963. "Otto Minuti a Mezzanotte" è la sua sesta pubblicazione. Dello stesso Autore: So chi sei ...ed altre ossessioni (2004) Avamposto dell'Inferno (2005) Anima Nera (2008) Jodi (2010) Zona di Frontiera (e-book) (2011) Otto Minuti a Mezzanotte (2011) L'autore è presente su Facebook. Sito internet ufficiale: www.montedurofabio.altervista.org


NOVITA’ EDITORIALI -RESIDENT EVIL: ZERO HOUR di S.D. Perry (Edizioni Multiplayer, 2011)

Inviata per investigare su una serie di misteriosi omicidi nei dintorni di Raccoon City, la squadra Bravo S.T.A.R. entra in azione. In volo verso la scena del crimine, l'elicottero ha un guasto e si schianta nella foresta; anche se tutti sopravvivono all'impatto, gli uomini della Bravo si trovano davanti ad una macabra scoperta. Poco lontano scrutano un trasporto militare ribaltato sul ciglio della strada con due cadaveri all'interno, ma questo è solo l'inizio del loro incubo! Ben presto i componenti della Bravo scopriranno il male che cresce intorno loro, ed la nuova recluta, Rebecca Chambers, coinvolta nelle terribili mac-

Simona Tassara

chinazioni della Umbrella, vivrà la sua più terrificante missione…


- LIBRI DI SANGUE- LA SFIDA DELL’INFERNO di CLIVE BARKER (Castelvecchi Editore)

Uno studente che sequestra i compagni di corso per un esperimento che li condurrà ai confini della pazzia; una donna che ha il potere di scomporre e ricomporre i corpi umani; una sfida sportiva tra l'uomo e Satana; una città nel deserto preda di entità demoniache aliene e un nuovo atroce delitto a Rue Morgue. Questo di Clive Barker è il secondo dei sei volumi che com-

pongono la saga dei "Libri di sangue". Cinque racconti in cui Barker cala il lettore nell'abisso delle più grandi paure, lo trascina nei territori più oscuri e spaventosi, negli incubi più crudeli che si celano nella nostra anima.

Simona Tassara


-MIGLIO 81 di STEPHEN KING (solo in versione e-book)

Al Miglio 81 dell'autostrada che attraversa il Maine c'è una stazione di servizio chiusa, dove i ragazzi del liceo vanno a bere e a cacciarsi nei guai. È proprio lì che finisce Pete Simmons con una bottiglia di vodka mezza piena. Poco dopo, una station wagon sfonda l'ingresso dell'area di servizio. La portiera si apre, ma non esce nessuno. Doug Clayton, un assicuratore di Bangor, sta guidando la sua Prius diretto a un convegno. Sul sedile posteriore

c'è la borsa con i documenti mentre su quello del passeggero tiene la Bibbia, che considera l'unico vero manuale di assicurazione. Ma non gli servirà a niente, certo non a salvargli la vita, quando decide di fare il buon samaritano aiutando il proprietario della station wagon in panne. Parcheggia dietro di lui, aziona le luci di emergenza e poi si accorge che la macchina è senza targa. Poco dopo Julianne Vernon, alla guida di un pick-up che traina un rimorchio per cavalli, intravede le due auto e accosta. Julianne trova il cellulare rotto di Doug vicino alla portiera della station wagon - e si china per raccoglierlo. Quando Pete si risveglia dal torpore dell'alcol, ci sono cinque macchine ferme al Miglio 81. Due bambini e un cavallo che si chiama DeeDee sono gli unici esseri viventi rimasti. Se non si conta la station wagon…

Simona Tassara


FANTASY INTRODUZIONE AL FANTASY

Benvenuti nella sezione Fantasy, dove la fantasia più sfrenata non conosce limiti. Potenzialmente potremmo definire fantasy qualsiasi opera fantastica, come l’epica. Questo rende la letteratura fantastica un genere non solo ampio ma antichissimo, probabilmente il più antico, se nel grande calderone che prende il nome di fantasy inseriamo anche il mito e le religioni pagane. Ma il Fantasy vero e proprio nasce nell'ottocento. Gli elementi dominanti sono il mito, la fiaba, il soprannaturale, l'immaginazione, l'allegoria, la metafora e il simbolo. In questo filone rientrano quelle storie di letteratura fantastica dove gli elementi fantastici non vengono spiegati in maniera scientifica, e ciò costituisce la principale differenza dalla Fantascienza. Il fantasy si scompone in più di trenta sottogeneri diversissimi tra loro. Per cui lasciate stare i luoghi comuni su questo genere. Non è vero che il fantasy è solo medioevo-elfi-draghi: questo è fantasy classico ed è composto da soli tre o quattro sottogeneri su più di trenta. Non è vero che il fantasy è solo intrattenimento avulso dalla realtà: molti fantasy sono allegorici e trattano tematiche socio-politiche o filosofiche. Auguriamo a tutti buona lettura, ma soprattutto, di riuscire a conoscere meglio la realtà, attraverso le più disparate fantasie.


SEARCH & DESTROY – Come eliminare i cliché del fantasy e rinnovare il genere Negli ultimi anni abbiamo assistito a un boom commerciale del fantasy, che però ha portato a una sostanziale crisi di idee. Ogni nuova moda è stata cavalcata così tanto da esaurirsi nel giro di pochi mesi, basti citare gli esempi dei vampiri e degli angeli. C’è però un macigno che il fantasy si porta da decenni e decenni: i cliché del fantasy classico (high fantasy, heroic fantasy, sword & sorcery, low fantasy medievaleggiante). Alcuni di voi potrebbero dire che contano poco, in quanto il fantasy è composto da quasi quaranta sottogeneri diversissimi tra loro. Vero, ma è anche vero che, nell’immaginario comune, il fantasy classico è quello più influente. In particolare, in Italia tutte le opere fantasy vengono confrontate con i cliché tolkieniani, anche quelle che non c’entrano assolutamente niente. Più volte mi è capitato di leggere in recensioni di libri steamfantasy

o urban fantasy degli elogi per la lontananza dal fantasy classico, quando in realtà quei sottogeneri non hanno mai avuto nulla a che fare con Tolkien e Howard. Questa distorta mentalità comune sta danneggiando anche buona parte delle nuove generazioni di lettori e di scrittori, che ormai credono che il fantasy esista solo dentro quei cliché ripetuti fino alla nausea. Nulla di più sbagliato! Il fantasy è prima di tutto fantasia, che guarda caso si nutre di originalità. Un fantasy poco originale è un fantasy con poca fantasia, e quindi un fantasy di serie B!


Ma quali sono i cliché incriminati? Netta divisione tra bene e male, ambientazione medievaleggiante, eroe predestinato, signore del male, compagnia che gira a vuoto alla ricerca di qualcosa, disgusto per ogni elemento tecnologico, uso della magia di tipo classico, uso di determinate creature (elfi, draghi, nani etc etc). Dato che ormai tutti i sottogeneri devono confrontarsi col pensiero comune legato ai cliché classici, sarebbe bene spiegare come essere originali. Innanzitutto bisogna conoscere bene il genere, senza fermarsi al sentito dire. Poi si possono fare tre cose: ignorare i cliché, distruggerli platealmente o ribaltarli. Chi sceglie di ignorare i cliché semplicemente li evita come la peste o per lo meno li usa molto raramente. Chi sceglie di distruggere platealmente i cliché inserisce nuovi elementi in modo da portare il fantasy alle sue estreme conseguenze. È il caso, ad esempio, de-

gli autori new weird e bizarro fiction. Chi sceglie di ribaltare i cliché li modifica e innova in modo originale, come nel caso dei draghi biomeccanici di Michael Swanwick, che poi sono anche una presa in giro nei confronti del fantasy classico. Ma ci si potrebbe chiedere da dove prendere i nuovi elementi per innovare il fantasy. Be’, si può ricorrere a mitologie ancora poco utilizzate, come quelle africane, oppure ci si può rivolgere al folklore contadino. Ancora meglio, si possono inventare dal principio nuove creature e nuove ambientazioni, prendendo spunto solo dalla propria personalissima immaginazione. Un’altra tendenza che sta andando di moda negli


ultimi tempi è quella di rendere il fantasy meno fantasy, inserendo solo pochi elementi soprannaturali importanti per la trama. Questo è il caso del realismo magico e del low fantasy, ma anche di parte dello urban e del fantasy storico. Gli autori che seguono questa strada sostengono che, legando ancora di più il fantasy al nostro mondo e puntando l’attenzione sui personaggi, si possa arrivare più facilmente ai lettori scettici. Peccato che in questo modo venga meno il potere allegorico del fantasy, che può trasmettere contenuti sociopolitici o filosofici in modo trasversale e stratificato, con una sottigliezza tale da poter evitare censure e arrivare al lettore in modo quasi subdolo. In questo senso, il fantasy è il romanzo sociale del nuovo millennio e autori

come China Miéville e Philip Pullman lo sanno bene. Senza contare che il fantasy può benissimo aspirare a essere “letteratura alta” senza svendersi, e in questo senso è da citare Jeff VanderMeer. In conclusione, ci si augura che il fantasy si risvegli e si tolga di dosso delle scomode etichette affibbiate dall’ignoranza comune. Per far ciò c’è bisogno anche del coraggio degli editori, che dovrebbero puntare più sull’originalità e la qualità, che non sul seguire passivamente dei fenomeni commerciali morti prima di nascere. La stella della speranza non è ancora tramontata e non resta che confidare nel futuro Michele Greco


“Se le porte della percezione venissero sgombrate, tutto appariirebbe all'uomo come in effetti è, infinito.” William Blake. Skellig è la storia di Michael, un ragazzino alle prese con un momento difficile della sua vita: la sorellina nata prematura è ammalata e la famiglia si è appena trasferita in una casa più grande, tutta da ripulire e ristrutturare. In questo stato di temporanea indigenza, nel garage pericolante, incontra Skellig, strano essere alato sofferente di una grave forma di artrite, abituato a cibarsi di insetti e piccoli animali, ma amante della cucina cinese e della birra scura. Con l’aiuto della coetanea, stravagante amica Mina, Michael si avvicina alla misteriosa creatura. Nasce tra loro un rapporto di magica complicità. Chi o cosa è Skellig? Finiremo per comprendere che non importa. Skellig è lo stupore innocente con cui i bambini si accostano alla diversità. La semplicità con cui affrontano il dolore. La naturalezza con cui sanno dare amore senza mai pronunciarne il nome. Skellig è la possibilità di credere

nei miracoli. È ammalato e scorbutico, affamato e debole, ma se solo apriamo occhi nuovi al mondo, diamo a Skellig il vigore necessario per tornare a volare. Perché Skellig è l’energia di una neonata in lotta per la vita. La forza di liberare l’Angelo fossilizzato dentro ognuno di noi. Con il suo stile innovativo e poetico, lontano dai classici schemi del romanzo per ragazzi, David Almond delinea i tratti di un personaggio indimenticabile in una storia delicata, fatta di sofferenza, amore e meraviglia.


Premiato con il Whitbread Children’s Award e la Carnegie Medal e già presentato in una riduzione teatrale, e come film per la TV, Skellig, opera di rara bellezza dedicata ai ragazzi, coinvolge e affascina anche il pubblico adulto. David Almond, nato a Newcastle nel ’51, è uno dei migliori autori inglesi per ragazzi. In Italia, dopo Skellig, uscito prima con Mondadori e in seguito con Salani, ha pubblicato molti altri romanzi; sicuramente da citare: L’uomo

che mangiava il fuoco e Il grande gioco entrambi editi da Mondadori. Nel 2009 è uscito Il Selvaggio (Ed. BD), una graphic novel con le affascinanti illustrazioni di Dave McKean, mentre nel 2011, l’ultimo romanzo, La storia di Mina (Salani), strutturato come se si trattasse del diario personale di Mina, uno dei personaggi di Skellig.

Anna Giraldo.


OLTRE LE TENEBRE di Brent Weeks Si chiama Oltre le tenebre, è ricco di humor, indimenticabili freddure, un variegato caleidoscopio di personaggi ed è, come d’attesa, semplicemente straordinario. Sto parlando dell’ultimo episodio della trilogia L’Angelo della Notte, di Brent Weeks, appena editato da Newton Compton. Trama: L’Angelo della Notte sa che il suo destino è legato con un nodo indissolubile a quello della terra di Midcyru. Ma il continente è devastato da guerre e conflitti per il potere. Cenaria è sotto assedio, con un esercito allo sbando e poche speranze di riuscire a resistere; per salvarla, re Logan Gyre ha un’unica possibilità: una scommessa disperata che, in caso di fallimento, porterà alla distruzione del regno. Intanto, a nord, il nuovo Re Divino di Khalidor ha un piano ed è disposto a tutto pur di realizzarlo, persino a commettere terribili atrocità. Kylar Stern non ha scelta. Per proteggere i suoi amici, dovrà affrontare le tenebre e superarle, per portare a termine un incarico impossibile: assassinare una dèa. Chi ha amato il giovane sicario Kylar Stern dei primi due episodi, non rimarrà deluso dall’evoluzione matura e sempre più

determinata di questo eccezionale, splendido personaggio: da emarginato ragazzino dei Cunicoli, i quartieri più poveri e malfamati di una caotica cittadella medievale, ad apprendista sicario in cerca di una possibilità, per sé e per i propri amici. Da giovane e promettente assassino diviso tra i logici vincoli della sua professione e un amore impossibile, a uomo finalmente libero di scegliere un’esistenza onorevole, e tuttavia intrappolato in un ruolo che prevarica il bene personale a favore di quello più grande dei popoli. Nel capitolo conclusivo della trilogia, Kylar è ormai pronto a rivestire i panni del mitico An-


gelo della Notte, giustiziere spietato quanto misericordioso, un uomo che sa chi era e chi sarà sempre, un uomo che ama e soffre come tale, un uomo – finalmente eroe - disposto a vivere i propri poteri e la propria condanna fino in fondo. In Oltre le tenebre, Brent ci accompagna per l’ultima volta nel suo mondo complesso e affollato. L’ambientazione è estremamente ricca eppure ben curata, la psicologia dei personaggi, che siano primari o marginali, sempre credibile e in molti casi gustosa. La trama è viva, appassionante, resa ancora più fresca da sofisticati e continui colpi di scena messi in atto con lo stile naturale e schietto di Brent. Forse ritenendole inutili stonature, l’autore non si sofferma mai a dare spiegazioni ai suoi lettori, ma passa direttamente allo step successivo invitandoli a calarsi nella storia e nel mondo di Kylar. Se da una parte ciò non permette alcuna distrazione, dall’altra plasma un tipo di lettore sinceramente interessato e partecipe, libero di dare il proprio contributo immaginativo ai dettagli. Ma la mancanza di tali spiegazioni è solo apparentemente casuale. Nulla è casuale per Brent, nemmeno il nome stesso del protagonista che, con una neanche

troppo velata ironia e la dovuta storpiatura, richiama il ruolo, l’unico possibile, del personaggio: un killer di professione. Caldamente raccomandato a chi ama il fantasy epico per adulti, ma cerca quella nota di originalità, di intensa carica emotiva, di humor e di sensualità sempre più difficili da trovare in un genere così ampiamente sfruttato.

L’autore:

Brent Weeks è nato e cresciuto nel Montana. Dopo aver conseguito la laurea all’Hillsdale College, si è dedicato per qualche tempo all’insegnamento e alla frequentazione assidua di bar, finché, buttando giù idee su tovagliolini di


carta e programmi delle lezioni, ha scoperto la sua vera vocazione: oggi è scrittore a tempo pieno. Oltre le tenebre è il capitolo conclusivo di una trilogia di grande successo, iniziata con La via delle tenebre, a lungo nella lista dei bestseller del

New York Times, e proseguita con Il tempo delle tenebre. Per saperne di più, si può visitare il sito www.brentweeks.com

Deborah Epifani


Recensione: NUMERO SCONOSCIUTO di Giulia Besa Autrice: Giulia Besa Genere: Fantasy Sottogenere: Urban fantasy, Dark fantasy, Mythpunk Editore: Einaudi Pagine: 386 Anno: 2011

Trama: Sara ha vent'anni, vive a Roma e lavora come barista. Nel tempo libero caccia nei boschi per sfogare la sua rabbia e fa regolari visite in ospedale a Marco, l'uomo che un anno fa, in un incidente stradale, ha ucciso i suoi genitori, e da allora è in coma. Un giorno inizia a ricevere sms da un numero sconosciuto, che le impartisce ordini. La paura di mettere in pericolo la sorella costringe Sara a seguire le direttive del Numero sconosciuto. E la costringe a lottare contro gli Dèi. Forme delle passioni umane piú spietate, gli Dèi agiscono nel mondo a loro piacimento e corrompono ogni Materia di cui prendano possesso. Sara si trova a fronteggiare, in un serrato corpo a corpo, Artemide, fascinosa arciera dai denti di squalo, Persefone, bambina

La copertina di “Numero Sconosciuto” che divora e si strugge, Marte, dal bacio sanguigno e sensuale... Ma chi è il numero sconosciuto che ricatta Sara e le ordina di dare la caccia a una divinità dopo l'altra? Che cosa ha a che fare con Marco? Cos'è successo davvero il giorno dell'incidente e perché Sara non riesce a ricordarlo?


Recensione: “Numero Sconosciuto” è il romanzo d’esordio della giovane Giulia Besa. Si tratta di un urban fantasy dalle atmosfere dark e con elementi mitologici greco-romani. Questi ultimi, però, non sono stati usati senza cognizione di causa, ma sono stati rielaborati in modo originale. Ad esempio, ho trovato molto interessanti gli echi a Epicuro e Aristotele. In pratica, gli Déi sono la Forma delle passioni umane e corrompono ogni Materia con cui entrano in contatto. E così abbiamo Artemide/Violenza, Atena/Conoscenza, Mercurio /Curiosità. Ma i due Déi più interessanti sono Marte /Guerra e Persefone/Morte. Il primo desta molta curiosità per via dei suoi tratti caratteristici quali il parlare per proverbi e il grattarsi in continuazione. La seconda, invece, è molto simbolica: Persefone ha una doppia natura di bambina e vecchia in decomposizione, costretta a divorare i cadaveri dei defunti piangendone la triste sorte in modo sincero e commovente. Giulia Besa ha studiato tecniche narrative e si sente: lei mostra ed evita di raccontare anche a costo di sembrare troppo cruda; usa dettagli concreti e accuratamente selezionati, descritti in movimen-

to e usando più informazioni sensoriali. Il romanzo è narrato in terza persona al presente, in modo da lanciare il lettore nel vivo dell’azione. La telecamera del punto di vista è fissa nella testa di Sara, le scene sono ricche di conflitto e i dialoghi sono curati ed efficaci. Siamo di fronte a uno stile trasparente che permette al lettore di immergersi completamente nel romanzo. Non c’è mediazione tra parole e immagini, i fili del burattinaio rimangono nascosti, il mondo svanisce e si viene intrappolati dalla realtà virtuale del romanzo. Ciò nonostante, sparse qua e là ci sono varie sviste stilistiche. Infondo parliamo dell’esordio di una giovane autrice che non ha ancora avuto il tempo per sedimentare le tecniche della narrativa. Però ha studiato e si è allenata, a differenza di molti altri suoi colleghi. Inoltre le macchie stilistiche di “Numero Sconosciuto” si notano poco a una prima lettura, complici la semplicità espressiva e il ritmo incalzante. C’è però un difetto che rovina la lettura e rende il libro un po’ “senz’anima”: la protagonista. Sara è certamente un modo per distanziarsi dalle eroine smidollate e amorfe che vanno tanto di moda (sì, Bella Swan, parlo proprio di te), ma il risultato non è


dei migliori. Sara risulta un personaggio troppo duro, rabbioso, cinico e dal cuore di pietra: è difficile immedesimarsi o anche solo tifare per lei. La sua psicologia complessa e patologica è stata elaborata male, il rapporto con sua sorella è stato descritto in modo troppo distaccato, i sentimenti contraddittori verso Marco sono rimasti a uno stadio superficiale. I personaggi secondari, invece, si mantengono sullo sfondo, immersi in una nebbia anonima. L’unica eccezione è Monica, l’amica scema e stereotipata che però strappa un sorriso. La trama è ben studiata e strutturata, con un buon climax e vari colpi di scena. L’autrice si è documentata e la storia non cade mai nell’inverosimile o nell’incoerente. Solo in un caso viene qualche dubbio: il combattimento con Artemide. Sara era ferita gravemente: come ha fatto a sparare alla dea? Senza contare che pure da sana faticava a reggere quel fucile così pesante e inadatto a lei. Per quanto riguarda il finale, l’ho trovato ottimo. Dopo un’agnizione sconvolgente, il romanzo termina in modo aperto, spianando la strada a un seguito che si preannuncia scoppiettante. Probabilmente, però, un cliffhanger ancora più netto

avrebbe generato più attesa per il prossimo romanzo. In conclusione, “Numero Sconosciuto” è originale e scritto bene, ricco di azione, suspense, tensione e mistero. Una bella ventata d’aria fresca per il panorama sconfortante del fantasy italiano. Certo, questo romanzo non è esente da difetti, ma come esordio è entusiasmante. Giulia Besa ha raffinato il suo talento con lo studio e continuando su questa strada potrebbe davvero

L’autrice: Giulia Besa è nata a Roma nel 1990. Si è diplomata al liceo classico “Pilo Albertelli” e frequenta la Facoltà di Giurisprudenza presso l'Università “La Sapienza” di Roma. “Numero sconosciuto” (Einaudi, 2011) è il suo primo romanzo. Michele Greco


L’AUTRICE EMERGENTE: DEBORAH EPIFANI Chi conosce Deborah Epifani di persona ha di sicuro sperimentato l’entusiasmo e la voglia di fare che la caratterizzano. Già questo la rende una presenza gradita nel mondo letterario fantasy italiano, già prima di accostarsi alle sue opere. Deborah, per gli amici Deb, vive a Omegna, in provincia di Verbania. Laureata in Educazione professionale con una tesi incentrata sull’amicizia in adolescenza, proposta in ambito letterario fantastico, Deborah, oltre a lavorare nel campo della formazione e dell’educazione, coltiva da qualche anno la passione per la scrittura e sogna di avere un gatto nero di nome Silm. Il suo primo progetto è una saga fantasy, immaginata in sei episodi, dal titolo Le leggende di Aron. Il primo libro della saga, uscito nel 2011 con Linee Infinite, si intitola Il segreto degli Undici e ha già ricevuto ottime recensione da parte dei lettori e dei blog letterari. Dopo l’uscita de Il segreto degli Undici, Debora ha iniziato anche a lavorare come editor per la Casa Editrice con cui ha pubblicato e si cimenta come giornalista letteraria per la nostra rivista senza mai trascurare il suo

blog: http://storiedellaltradeb. blogspot.com/ Il segreto degli undici (Linee Infinite Edizioni).

Un muso più nero dell’ombra emerse dal nulla seguito da un corpo possente. La belva che apparve smise di soffiare e dalla gola levò il verso più agghiacciante che Aron avesse mai sentito. Aron ha quindici anni e una vita felice sulla sua piccola isola. Le giornate in mare, i tuffi dalla barca


di Gorgo, il sale che tira sulla pelle e l’amore della sua famiglia sono tutto ciò che possiede, tutto ciò che desidera. Quasi tutto. Manca un giorno al suo compleanno e alla cerimonia che lo ammetterà al Consiglio dei Germogli, giovani pronti a difendere l’isola e i suoi abitanti da qualunque insidia li minacci. Ormai fervono i preparativi che lo renderanno a pieno titolo un uomo del Popolo del Mare. Basterà una notte di tempesta perché tutto cambi: dal buio emerge una misteriosa presenza che lo trascinerà lontano dagli affetti e dall’isola, nel mondo magico e insidioso

di cui ora fa parte. Chi sono i Guardiani che lo cercano? Chi sono i misteriosi Undici il cui destino si intreccerà inevitabilmente con il suo? Quali enigmi nascondono e cosa vogliono da lui? Aron dovrà fare appello a tutto il suo coraggio e imparare a fidarsi della tenebra che lo accompagna, se vorrà salvare se stesso e le persone che ama. Una corsa contro il tempo per sfuggire al nemico comune. Un’avventura alla scoperta di se stesso e di quel Potere che lo rende unico al mondo. Un segreto da svelare per trovare la verità. Anna Giraldo


NOVITA’ EDITORIALI TANIT – LARA MANNI Titolo: Tanit. La Bambina Nera Autore: Lara Manni Editore: Fazi Genere: Fantasy Sottogenere: Urban fantasy, Dark fantasy Pagine: 380 Anno: 2012 Trama: Axieros, l’oscura dea che ha tramato affinché mondi separati venissero in contatto, è scesa sulla terra. Cerca una donna umana piena di rabbia e di odio, che possa partorire e nutrire di astio sua figlia Tanit, la bambina nera che una volta venuta al mondo apparirà tanto potente quanto fatale per il genere umano. Sul cammino di morte che Axieros sta disegnando si incontreranno due demoni, anche loro provenienti da altre dimensioni: Hyoutsuki, in cerca del suo destino, e Yobai, in cerca della vendetta. In questo ultimo episodio ritroviamo Ivy, la ragazza con i potere di disegnare le cose che si avverano. Ha voglia di farsi dimenticare e di costruirsi un futuro normale, ma si troverà di fronte a una scelta, questa volta definitiva. L’autrice: Lara Manni è nata e vive a Roma, lavorando tra librerie e biblio-

teche. Dal 2006 scrive fan fiction su Efp con lo pseudonimo di Rosencrantz. Nel 2009 ha pubblicato il romanzo “Esbat” con Feltrinelli, mentre nel 2011 ha pubblicato “Sopdet” con Fazi. Tanit è l’ultimo romanzo di una trilogia, quindi è doveroso fare un passo indietro. - Trama di “Sopdet. La Stella della Morte”, secondo romanzo della trilogia: Che cosa accade a un demone quando entra in contatto con il mondo degli uomini, e ne conosce gli orrori?


Grazie al potere di una stella, Hyoutsuki e Yobai valicano i confini fra i tempi e le dimensioni e prendono sembianze terrene, celando la loro identità sotto nomi fittizi. Ma niente può frenare l'impeto di una battaglia che si protrae da millenni e che questa volta ha come scenario le guerre degli uomini. Molte figure femminili attraversano il loro cammino: una Dea che ne controlla le sorti, ostacolandoli e traendoli in inganno, e due umane, la misteriosa Adelina e la giovanissima Ivy dai capelli bianchi e dagli occhi tristi, che ama le storie fantastiche e ha il dono di poterle cambiare. Ma quando i mondi si incontrano non c'è comunque scampo. I demoni diventano più simili agli uomini, e gli uomini — e le donne — acquistano poteri che forse non desiderano. Perché c'è una soglia, tra luce e ombra, che non può essere violata nemmeno con lo sguardo.

- Trama di “Esbat”, primo romanzo della trilogia: Ha cinquant’anni, disegna manga, non ha altro nome che quello di Sensei, maestra, con cui i fan di tutto il mondo la onorano. Inventa storie piene di buoni sentimenti ambientate in mondi fantastici. Ma una notte, proprio mentre sta per mettere la parola fine al suo manga più celebre, qualcuno entra dalla sua finestra. Qualcuno che viene da un altro luogo. Qualcuno che viene dalla stessa storia che lei racconta, e che in realtà esiste davvero. Qualcuno che rivendica un finale diverso. Qualcuno che grazie al rito dell’Esbat può attraversare i mondi. Una donna, un Demone, un duello che cambierà profondamente entrambi. Attorno a loro, non soltanto creature fantastiche, ma il mondo dei fan e degli adolescenti, con le loro passioni, le loro paure, le loro manie. Una storia ambientata fra Italia e Giappone, ma anche la storia del mutamento femminile, e del doppio passaggio che porta dall’adolescenza all’età adulta. E dall’età adulta alla morte.

Michele Greco



INTERVISTA A GIULIA BESA 1. Innanzitutto, benvenuta sulla rivista “Fralerighe”. Cominciamo con una domanda di rito: chi è Giulia Besa? Sono una ragazza di 22 anni, studio Giurisprudenza e scrivo. Entrambe le attività per me sono un lavoro, ma se dovessi dire qual è l’hobby, direi Giurisprudenza. 2. Perché scrivi? Com'è nata questa passione? È complicato da spiegare, anche perché le motivazioni non sono sempre le stesse. In ogni caso, scrivo perché in certi momenti mi rende davvero felice. Entusiasta. E non mi capita con nessun’altra attività. 3. In questo numero ho recensito il tuo romanzo d’esordio, “Numero Sconosciuto”. Trovo sia davvero di qualità, una boccata d’aria fresca per il fantasy italiano. Però, al di là del tuo valore, immagino non sia stato facile farti notare da una grande casa editrice come l'Einaudi. Raccontaci la tua esperienza. In realtà mi sono trovata nei guai. A diciotto anni avevo finito un manoscritto (un lavoro precedente a questo). L’ho mandato a diverse case editrici. Poi ho scritto “Numero sconosciuto” e l’ho inviato a Einaudi Stile Libero (speravo che dopo il fantasy classico aprissero anche all’urban fantasy). Ebbene: la proposta contrattuale di Einaudi per “Numero sconosciuto” è arrivata poco dopo che ne avevo ricevuta una per il precedente romanzo da un’altra Casa Editrice (di cui sarebbe poco professionale fare il nome). È stato un bel pasticcio districarmi. Ma volevo pubblicare Sara e alla fine è andata bene.


4. Considerando che sei una studentessa universitaria, non dev'essere facile trovare il tempo per scrivere. Quanto tempo dedichi alla scrittura? Sei una scrittrice diurna o notturna? A entrambe le domande rispondo: “dipende”. Ci sono mesi interi durante i quali trascuro l’università e dedico la giornata a scrivere o leggere. È capitato qualche volta che editassi dal tramonto all’alba, e poi andassi all’università strascicando i piedi. Qualunque sia il periodo, dedico alla narrativa non meno di due/tre ore al giorno. Ho bisogno di esercizio. Come tutti. 5. Quanto tempo hai impiegato per scrivere “Numero Sconosciuto”? Tra le due riscritture e le prime revisioni, circa un anno. Non considero il successivo anno di revising da sola e con le persone che hanno lavorato per me. 6. C’è qualche personaggio del libro che ti rispecchia? Barbara per quanto riguarda i disturbi alimentari e le preoccupazioni per la sorella. Atena per l’onicofagia e gli occhi allucinati a causa del computer. Ah, e la voglia di avere tutto e subito. 7. Nel tuo romanzo rielabori le divinità grecoromane in un modo molto originale. Com'è nata l’idea della “forma” e della “materia”? Dalla filosofia di Aristotele. “Forma” e “materia” sono concetti da lui utilizzati e da me (molto) liberamente interpretati: la forma struttura la materia, e nel mio romanzo la passione (ad esempio la Violenza) struttura il corpo umano in cui si sviluppa (Artemide). Perciò Violenza/Artemide


avrà denti da squalo e artigli affilati, polmoni grandi e gambe robuste, per perseguitare le sue vittime e soddisfare il suo sadico appetito. 8. Certamente Sara è molto differente dalle eroine fantasy che vanno di moda oggi. Com’è nato questo personaggio? Lo stereotipo femminile della ragazzina piagnucolosa mi ha stancata. Sono stufa della Bella che aspetta il belloccio di turno. Prendi Sara, mettile in mano un fucile e guarda cosa fa quando il Dio della Guerra prova a stuprarla. Questo è il genere di situazione che mi interessa molto di più, come autrice. E anche come lettrice. 9. Ti capita mai di farti ispirare dalla musica? E se il tuo romanzo fosse una canzone, a che genere apparterrebbe? Le idee per le nuove storie mi vengono spesso ascoltando musica. Sono una iPod dipendente e una grande fan di Lady Gaga. Tuttavia, nell’atto di scrivere, la musica mi infastidisce. Non posso ragionare su una scena in termini tecnici se ascolto “Il lago dei cigni” o “Marinella”. Se il mio libro fosse una canzone, sarebbe Bad Romance remixata da Kaskade Main. Posso quasi vederci Sara alla fine del romanzo. 10. Leggendo il tuo romanzo si nota una perizia tecnicostilistica davvero rara in autori così giovani. Hai studiato con dei manuali? E se sì, con quali? Intanto ti ringrazio. Non sono proprio degna del complimento che mi fai, e la strada è ancora lunga. Ma fa piacere vedere apprezzato il proprio lavoro.Ho studiato su manuali di tecnica narrativa. Qualche esempio: “Characters and viewpoint” di Scott Card, “Self-Editing for Fiction Writers” di Renni Browne e Dave King, “On Writing” di Stephen King. L’ultimo, invero, di scarsa utilità pratica.


11. “A me piace Alice nel Paese delle Meraviglie. E anche un certo Michael Swanwick, se lo conosci… uh! E tantissimo Facebook!”: da queste parole di Mercurio si nota il tuo amore per Swanwick. Cosa ti ha conquistato di “Cuore d’Acciaio” o “La Figlia del Drago di Ferro” che dir si voglia? Hai letto anche “I Draghi di Babele”? Ho letto solo “Cuore d’Acciaio”, e ho adorato quel mondo di Elfi imprenditori bellici e Fate capricciose avide di lusso. La storia di Jane e la fine tragica del suo drago poi mi sono piaciute moltissimo. Lo stile non è superbo, ma i personaggi (Fata Incolore, Gagliante, Gwen) sono affascinanti e certe scene così divertenti (ricordo quella in cui Jane parla con il grifone sul tetto della scuola) che si soprassiede volentieri sulle imperfezioni. “I Draghi di Babele” è rimasto sul comodino. Non ho apprezzato l’incipit e non so quando lo riprenderò. 12. Oltre Swanwick, quali altri autori fantasy apprezzi e quali non sopporti? È un periodaccio. Ho ripreso in mano autori che leggevo con passione quando ero più piccola e sono rimasta disgustata dalla sciatteria dello stile e dei contenuti. Ora come ora è difficile trovare un romanzo che mi soddisfi, fantasy o meno. Due letture recenti che ricordo con piacere sono “La fabbrica delle mogli” di Ira Levin e “Fiori per Algernon” di Daniel Keyes. “Dracula” di Stoker e “Il maestro e Margherita” di Bulgakov invece li ho letti qualche tempo fa, ma ancora mi colpiscono. 13. Fuori dalla letteratura fantastica, quali opere ti hanno colpito? Non posso parlare con sicurezza, perché sono letture di qualche anno fa. Così di getto ricordo alcuni romanzi che mi sono rimasti impressi, come “Olive Kitteridge” della Strout e “L’armata perduta” di Massimo Manfredi. Mi piacevano molto i romanzi storici come “Il mago e l’imperatrice. Il volto nascosto di Messalina.” della Salvatori.


14. Approssimativamente, quanti libri leggi in un anno? E qual è l’ultimo libro che hai letto? Ci sono anni disgraziati e anni in cui leggo di più, non sono in grado di fare una media. L’ultimo libro che ho letto è “L’isola del Dottor Moreau” di H. G. Wells. Adesso sto leggendo “Uno studio in rosso” di Conan Doyle. 15. Cosa ne pensi delle nuove avanguardie fantasy (new weird, bizarro fiction, steamfantasy…)? Ho letto pochissimo dei generi da te citati. Nella mia scarsa esperienza, preferisco il new weird e la bizarro fiction, almeno finché c’è ancora un minimo di logica, per quanto distorta. Lo steamfantasy non mi entusiasma. Anche se uno dei miei libri preferiti appartiene a uno dei suoi sottogeneri. 16. Ultimamente si parla tanto di “sboom” del fantasy italiano. In che modo, secondo te, si potrà sbloccare la situazione? Cosa prevedi per il futuro del fantasy italiano? Non mi intendo abbastanza di andamenti di mercato per fare pronostici. Di certo le librerie sono piene di cartacce fantasy, in questo momento. Cartacce straniere e italiane. È un’agonia del fantasy. Speranze? Che gli editori decidano di fare spazio per romanzieri validi, a prescindere dalla moda del momento. Non accade spesso. 17.

Cosa ne pensi degli ebook?

Da un anno ormai leggo romanzi solo sul mio Reader. Spendo meno, in camera c’è più spazio, potrei tenere 4700 titoli di romanzi e manuali a portata di indice per un peso inferiore a quello di un unico romanzo cartaceo. Inoltre (nota professionale) come autrice la mia percentuale è maggiore quando il lettore acquista il libro in formato digitale. Dunque sono di parte. Ma spero che la novità si diffonda in fretta, perché il Reader facilita la voglia di leggere con buona pace delle foreste.


18. “Numero Sconosciuto” ha un finale aperto che lascia supporre un seguito. Ci daresti qualche piccola anticipazione? E quando approderà in libreria? Non so quando uscirà, purtroppo, perché non è ancora scritto. Spero di completare la prima stesura entro la fine dell’estate. Mi spiace per il “ritardo”, ma sono sicura che chi mi legge sarà più felice se prima di concludere la storia di Sara (il secondo romanzo è conclusivo) sarò diventata una scrittrice migliore. Anticipazioni: Monica sarà coprotagonista insieme con Sara. I loro pov si alterneranno durante il viaggio per recuperare Marco dalle grinfie di Atena. Fra gli Dei che incontreranno: Esculapio, Afrodite e… qualche vecchia conoscenza. 19.

Hai altri progetti letterari in corso? Ho concluso un romanzo che sto revisionando, non fantasy. Sono in lavorazione altri due romanzi fantasy. Fra poco uscirà un mio racconto per l’antologia horror/erotica di Cordero Editore, intitolata “Horror Lovers”. Tanto sangue.

20.

Che consigli daresti a uno scrittore in erba? Studia manuali di tecnica narrativa ed esercitati giornalmente. Scrivi più che puoi, seguendo le regole di autori che sanno ciò che fanno. Leggi i libri che hanno fatto la storia del genere in cui ti cimenti. Sii consapevole: niente dev’essere fatto “per caso” o “a naso”. Se vuoi essere contento quando il tuo romanzo arriva in libreria, fai in modo che sia almeno buono. Meglio ancora: ottimo. Non dare soldi all’editoria a pagamento. Se mi vuoi bene, non farlo.

21.

Hai altri interessi oltre la scrittura? Ho suonato il pianoforte per quattro anni. Per lo stesso periodo ho fatto karate. Purtroppo non ho più possibilità di portare avanti tutto: il diritto e la narrativa mi prendono l’intera giornata. Quando ho qualche ora, mi piace ascoltare musica, andare ai concerti e offrire qualcosa agli


amici. 22.

Grazie mille per questa intervista e in bocca al lupo! Viva il lupo. E sono io che ringrazio te e la Redazione per la piacevole intervista.

Giulia Besa e Michele Greco


INTERVISTA A MARIO DE MARTINO Casini editore lo definisce in quarta di copertina l’enfant prodige della narrativa italiana e non c’è che dire, ha proprio ragione! Mario De Martino, un ragazzo che si distingue per ottimismo e intelligenza, è a soli diciotto anni, quasi diciannove, uno scrittore esperto e assennato. Il suo romanzo “I figli di Atlantide” (Casini, 2011) è un thriller caratterizzato da un’ottima tecnica narrativa, un linguaggio disinvolto, personaggi perfettamente caratterizzati. In attesa della nuova avventura fanta-thriller in uscita a marzo, Antarctica, sentiamo cosa ci racconta del suo percorso narrativo ed editoriale. 1. Chi è Mario De Martino? Raccontaci un po’ di te. È un ragazzo con la testa tra le nuvole, che adora inventare storie e condividerle con gli altri. Vive in provincia di Napoli, studia Lettere, legge (tanto), disegna (con risultati non sempre soddisfacenti), e scribacchia nelle ore più insolite. 2. Ancora prima di essere uno scrittore sei un lettore. Che tipo di lettore sei? Quali sono i tuoi autori preferiti? Vuoi farci la classifica dei tuoi tre libri preferiti? Cosa stai leggendo in questo momento? Sono un lettore onnivoro, nel senso che leggo di tutto, dai classici alla narrativa di genere. Adoro Stephen King, J.K. Rowling e, a fasi alterne, Nick Hornby. Non sono bravo a stilare classifiche di libri “migliori”; spesso la lettura e il grado di apprezzamento di un libro sono influenzati da numerosi fattori (predisposizione in un determinato periodo, interesse per certi argomenti piuttosto che per altri ecc.). Diciamo che ho apprezzato moltissimo It, di Stephen King (e in generale apprezzo tutti i suoi lavori) e About a boy di Hornby.


Mi piace moltissimo la narrativa per ragazzi. Ultimamente ho letto Flip – Scambio di persona, di Martyn Bedford, che ho trovato molto divertente e interessante. 3. Perché scrivi? E soprattutto cosa porta un ragazzo giovane come a te a scegliere di dedicare il proprio tempo libero a una passione che si svolge in silenzio, in solitudine e che comporta tanto studio e sacrificio? E chi l'ha detto che la scrittura si svolge in silenzio? In realtà la lavorazione di un libro può essere molto rumorosa (già il tic tic dei tasti non è proprio silenzioso) e quando si inciampa nello scrittore pazzo che dialoga coi propri personaggi, è finita! Il fatto è che tutti gli scrittori hanno qualche rotella fuori posto. Credetemi, è un complimento. A lungo andare, la normalità stanca. Tornando alla domanda, il motivo per cui scrivo è che... mi piace scrivere. Sembrerà una risposta ovvia, sciocca, scontata... ma è così. Potrei dire che lo faccio perché voglio insegnare qualcosa, perché ho tanti buoni sentimenti da condividere, perché voglio dare il mio contributo al panorama letterario italiano... tante belle parole, okay, ma che contengono poca sostanza. A me piace scrivere, e credo di aver detto tutto.

4. Come si svolge il tuo processo creativo? Cosa accade prima che inizi a scrivere? Uhm... prima di mettermi a scrivere accendo il computer. Non era una battuta: c'è chi scrive a penna e poi riporta al pc. Io non lo faccio, non ho tutta questa pazienza. Se scrivo è perché ho una storia da raccontare. Di solito, prima di cominciare ho già tutta la storia in mente. 5. Come crei le tue storie e i tuoi personaggi? Semplice, non le creo. Di solito sono le storie a chiedere di essere raccontate. 6. La pubblicazione del tuo primo libro risale a quando eri giovanissimo. Vuoi raccontarci come hai vissuto quel momento e che impatto ha avuto sui tuoi famigliari, sulla tua cerchia di amici, sugli insegnanti a scuola e in generale sulle persone che ti erano vicine? Ti piacerebbe raccontarci qualche aneddoto?


In un attimo sono diventato “quello che scrive i libri”. Da bambino mi sarebbe piaciuto avere un soprannome, diciamo che sono stato accontentato. Sfogliare il proprio romanzo è sempre una grande emozione, che sia il primo o il trentesimo. Benché nel tempo la mia scrittura sia molto cambiata, il primo libro è sempre ricordato con particolare affetto. 7. Il tuo ultimo romanzo I figli di Atlantide denota una maturità stilistica e narrativa invidiabile anche tenendo conto che ti accostavi al genere thriller per la prima volta. Come sei approdato dalle prime opere fantasy e horror al thriller? E perché? Essendo onnivoro, mi piace navigare tra i generi letterari senza limitazioni. È per questo che ho sperimentato varie strade: il fantasy, l'horror, la narrativa per ragazzi e il thriller. Quest'ultimo è quello che mi ha dato più soddisfazioni. 8. Vuoi raccontarci della tua nuova avventura thriller, con Casini editore? Per la primavera 2012 è prevista l'uscita di Antarctica, un romanzo autoconclusivo (lo dico per tutti quelli che detestano le saghe) incentrato sul mistero degli oggetti volanti non identificati. L'uscita del volume è stata anticipata al Lucca Comics & Games 2011 e attualmente sono in attivo delle iniziative online volte a promuoverlo in vista dell'arrivo in libreria. Sono molto affezionato a questo romanzo, e spero piacerà anche ai lettori. 9. Una volta mi hai raccontato che hai un cassetto pieno di appunti e di idee per nuove storie, una sorta di “disco esterno” al quale attingi per iniziare una nuova opera. Quale sarà il prossimo appunto che toglierai dal cassetto? Di cosa parlerà la prossima storia tua che avremo il piacere di leggere?


Dopo Antarctica? Non saprei. Vorrei continuare la storia narrata ne I Figli di Atlantide e provare a cimentarmi nella “narrativa pura”. In ogni caso, nel 2012 è prevista la pubblicazione di alcune antologie che conterranno diversi miei lavori. Inoltre, c'è anche il progetto Little Dreamers, curato da Casini Editore e Moony Witcher per il quale ho già scritto qualcosa... 10. Ci sono tanti problemi legati all’editoria italiana, problemi che riguardano gli esordienti i cui lavori vengono spesso respinti e ai quali molte case editrici chiedono un contributo per pubblicare. Prima di terminare questa intervista, voglio chiedere a te, che sei stato un esordiente e che sei un inguaribile ottimista, cosa ne pensi e quale è stata la tua esperienza con gli editori che hanno pubblicato le tue opere. Prima di inviare un manoscritto ponetevi una domanda: cosa vi aspettate dalla pubblicazione? È chiaro che un piccolo editore non ha le stesse possibilità di una Casa Editrice medio-grande, quindi non fate l'errore di desiderare la luna. Ricordate che si scrive principalmente per passione. La mia esperienza editoriale è stata positiva, anche perché ho sempre ricevuto ciò che mi aspettavo di ricevere. Tutto ciò che posso dire è non abbandonate i vostri sogni e... leggete tanto. Chi non legge non può scrivere! La bibliografia di Mario De Martino: Antarctica, Casini Editore, 2012 (Thriller) I Figli di Atlantide, Casini Editore, 2011 (Thriller) Con gli occhi dell'innocenza, 0111 Edizioni, 2010 (Horror) L'Erede, i Sigilli del Male, Runde Taarn Edizioni, 2010 (Fantasy) Justin Dave e il ragazzo venuto dal futuro, 0111 Edizioni, 2009 (Fantascienza/Narrativa per ragazzi) L'Erede, la Spada del Re, Runde Taarn Edizioni, 2009 (Fantasy)


Mario de Martino e Anna Giraldo



ROMANCE INTRODUZIONE AL ROMANCE Benvenuti nella sezione Romance, dove ogni storia ha un lieto fine e l’amore regna sovrano. Voi classifichereste Orgoglio e Pregiudizio, un romanzo fra i più rinomati nella vasta panoramica della Letteratura non solo europea ma mondiale, un ‘romanzetto rosa’ ? No, certamente! Eppure potrebbe essere così, anche se il termine più corretto per definire questo genere di letteratura è Romance. Romanzi per donne scritti da donne, all’apparenza, ma che vantano un pubblico piuttosto variegato, in realtà. E, non dimentichiamolo, è il genere letterario più venduto al mondo. Il romanzo che ha dato il via ufficiale a questo genere è stato Pamela, o la virtù premiata. Scritto da Samuel Richardson nel 1740, è la storia di una serva, quindicenne, che da Lady B passa a servizio di Mr B, il figlio. Questi tenta di sedurla in ogni modo e dopo le numerose resistenze ricevute, decide di segregarla e per ben due volte arriva quasi a stuprarla. Pamela è disperata, vorrebbe uccidersi perfino, ma pensa che c’è una via d’uscita, che ci sia del fascino nella brutalità di Mr B. Quest’ultimo, rendendosi conto che la forza e la crudeltà non lo porteranno da nessuna parte, inizia a comportarsi con la ragazza in maniera gentile, iniziando a corteggiarla. S’innamorerà, ricambiato. Il finale è lieto: Mr B e Pamela si sposeranno.. Ecco la trama di base per ogni storia Romance: un’appassionata storia d’amore, spesso ostacolata da qualcosa o da qualcuno, qualche volte con oscuri retroscena a tinte ‘fosche’ e intricati percorsi che sembrano portare a tutto tranne che al lieto fine.


Ma è proprio questo l’ingrediente fondamentale di ogni genere che voglia definirsi Romance: il lieto fine. Durante lo svilupparsi della trama, dall’incipit al climax potrà accadere di tutto alla protagonista, ma il finale sarà senza dubbio lieto. Sempre. Perché altrimenti come farebbero milioni di lettrici – e lettori – a volare via con la fantasia e sognare a occhi aperti un mondo più bello? Il Romance è divisibile in diversi sottogeneri. Vediamo un po’ quali sono. - Contemporaneo: ambientati dopo il 1945; oltre alla storia d’amore, si dà risalto alle problematiche sociali. - Storico: ambientato prima del 1945; qui l’elemento storico diventa parte fondamentale della trama e delle vicende dei protagonisti. - Regency: ambientato nell’Inghilterra della Reggenza (1811-1820). - Paranormale: spesso ambientati in un contesto contemporaneo, hanno fra i protagonisti – o negli antagonisti – lupi mannari, vampiri, zombie, streghe o altre creature dell’oltretomba. - Romantic Suspense: il genere ‘giallo’ del Romance. - Inspirational: poco diffuso in Italia, le storie d’amore sono fortemente intrise da un forte sentimento religioso. - Young Adult: storie sugli adolescenti, con i primi innamoramenti e scene molto caste. - Erotico: le storie a base sessuale qui sono fortemente sviluppate e sempre parte integrante della trama. Vi auguriamo buona lettura e felice lieto fine.


LA LETTERA D’AMORE di CATHLEEN SCHINE Recensire per la sezione ‘romanzi rosa’ un libro intitolato ‘La lettera d’amore’ sembra sin troppo facile, ma questo è davvero uno di quei libri che merita la pena di leggere. È Cathleen Schine, newyorkese, l’autrice di questo brillante romanzo pubblicato per la prima volta in Italia da Adelphi nel 1996 e recentemente rimesso in commercio con una nuova copertina. Helen, divorziata, è la proprietaria della “Horatio Street Books”, piccola libreria tinta di rosa della cittadina di Pequot, New England. Ha pochi clienti ma tutti fedeli, dopotutto lei è una donna con un certo fascino, sa esercitare sulla gente un magnetismo che non passa inosservato e forse è per questo che i clienti tornano, anziché per i libri che propone. Passa da una relazione all’altra senza rimpianti, non ha rimorso per il divorzio, ha una figlia, Emily, ora al campeggio, che ama. Questo piccolo universo ha presto un cedimento – siamo ancora nelle prime pagine del libro – dovuto all’arrivo di una lettera sepolta da fatture e volantini ‘che planavano allegramente nell’oblio, ecco perché si chia-

mano volantini’; un foglio di carta bianca che spunta dalle buste lì intorno. “Cara Capra, come ci si innamora? Si casca? Si inciampa, si perde l’equilibrio e si cade sul marciapiedi, sbucciandosi un ginocchio, sbucciandosi il cuore? Quando mi allaccio le scarpe, quando sbuccio un’arancia, quando guido la macchina, quando vado a dormire ogni notte senza di te, io resto, come sempre, Montone.” Scritto a macchina e niente data. A Pequot Helen ha molti ammiratori che coltiva come rose, ma


qualcuno di loro davvero le scriverebbe una lettera d’amore? Attorno alla figura di Helen ruotano numerosi personaggi, alcuni molto pittoreschi, come la bibliotecaria che ha un legame di tipo saffico proprio con la madre della nostra protagonista, o le commesse tatuate e dotate di piercing innamorate di Helen. E poi c’è Johnny, assunto per l’estate, in pausa dall’Università. Ha con Helen una relazione – ma clandestina per la differenza d’età – e i loro incontri sono sapientemente descritti con scene hard che non scandalizzano il lettore. Ma la vera protagonista, forse, alla fine è davvero questa lettera d’amore che è in grado di mettere in moto numerosi mecca-

nismi. Il testo della lettera farà nascere spassosi equivoci; un piccolo giallo a sfondo amoroso pieno di romanticismo e ironia. Una scrittura scorrevole e una storia che appassiona pagina dopo pagina. Dove nulla è dato per scontato e anche la fine saprà sorprendere, e non solo Helen ma anche il lettore. Non rivelerò, giustamente, chi è Montone e qual è la sua Capra. Alla fine della storia si resterà con un sorriso e forse una punta di malinconia. Dialoghi scorrevoli, un botta e risposta sapientemente chiuso dai retro pensieri dei dialoganti. Romanzo per chi è innamorato, per chi non lo è, per chi sta passando una pena d’amore. Gioiellino della letteratura contemporanea.

Marlene Tealdi


LE AUTRICI EMERGENTI: IL SANGUE DELLA LUNA ELENA BERTANI E ELISABETTA TADIELLO Sulla riva orientale del lago di Garda, la vita di Anastasia viene travolta da una serie di verità che la ragazza non poteva immaginare. Licantropa di sangue, viene catapultata in una lotta per il potere che dura da secoli. Qualcuno le ha mentito e ora ciò che le è stato tenuto segreto sta per venire a galla. Un branco di lupi in arrivo dal Canada, porta con sé lotte, amori e gelosie. Anastasia ne sarà travolta e solo con l’aiuto e il supporto di chi le è caro, potrà affrontare queste difficoltà. Gli assassini si nascondo tra il verde del bosco e il grigio del cemento. Verranno scoperti in tempo? O i soli in grado di fermarli, moriranno senza lasciare speranze? Sarà una lotta contro il tempo e Anastasia dovrà risvegliare il potere del sangue e la magia della luna per salvare coloro che ama.

Le autrici Elena Bertani ed Elisabetta Tadiello vivono in provincia di Mantova. Si sono laureate in Scienze della Formazione Primaria all’Università Cattolica di


Brescia e sono due adorabili maestre. La loro passione per la scrittura è nata per caso tra i banchi di scuola e non hanno mai smesso di sperare nel sogno di vedere il loro romanzo tra le mani dei lettori.

Anna Giraldo


NOVITA’ EDITORIALI ROMANCE In Italia chi si occupa principalmente di pubblicare Romance è da sempre la Harlequin-Mondadori. Ma anche presso altre case editrici spesso ci sono novità interessanti. Vediamone alcune.

Una delle regine indiscusse del Romance degli ultimi tempi è senza dubbio l’americana Danielle Steel. Con lei si va quasi sempre sul sicuro (quasi perché anche i grandi a volte inciampano sulle trame…). Il suo ultimo lavoro, uscito per la Sperling & Kupfer, sua storica

casa editrice italiana, è “Una donna libera”. Annabelle, newyorkese, è figlia del bel mondo dorato. Circondata da una bella famiglia, giovane ereditiera, ha tutto dalla vita. Ma siamo nel 1912: in aprile il Titanic affonda, e a bordo ci sono i suo cari. Annabelle resta sola, è disperata ma reagisce. Si dedica al volontariato, e darsi agli altri le ridà gioia. E anche il matrimonio con un caro amico di famiglia le ridà amore per la vita. Ma il marito nasconde un segreto. Annabelle, ferita e umiliata, decide di scappare in Europa, in un Sud della Francia devastato dalla Prima Guerra Mondiale. Incorona il suo sogno di fare il medico e al termine del conflitto si trasferisce a Parigi. L’incontro con una persona le riaprirà una finestra su un passato che ha fatto di tutto per dimenticare. Annabelle è l’ennesima grande donna ritratta dalla Steel, una donna che sa sempre rialzarsi e affrontare con grande coraggio e dignità il destino avverso. Un’altra interessante novità della Sperlig è “Amore zucchero e cannella”, dell’inglese Amy Bratley. Juliet ha appena cacciato di casa, un lussuoso appartamento


in Lo-velace Avenue, a Londra, il fidan-zato Simon; il motivo? Ha appena scoperto che lui la tradisce con la splendida Hanna, gambe lunghe e capelli biondi. Dulie trova conforto nel caro libro di ricette e cura della casa di nonna Violet, e fra le consunte pagine del libro spunta fuori una lettera: è di Ava, la madre di Juliet, che aveva abbandonato la figlia in tenera età. Juliet ritrova, fra le pagine del libro della nonna e fra le righe della lettera della madre, la forza per andare avanti e ricostruirsi una vita senza l’amore di Simon. Le ricette della nonna, la dolcezza dei suoi ingredienti aiuteranno Juliet ad assaporare ancora il lato dolce della vita. Con Carrie Marie Moning entriamo nella sfera dell’Urban fantasy, legato al tipo di romance sovrannaturale.

Con la Leggereditore la Moning pubblica “Il segreto del libro proibito”, primo libro della serie Fever. Mac Lane non crede che quello della sorella sia stato solo un ‘semplice’ omicidio. C’è qualcosa di più, dietro, e lei è decisa a scoprirlo. C’è un libro misterioso, il Sisar Dubh, il libro senza tempo, e un misterioso libraio. La sorella di Mac era legata a un inesorabile destino, e con lei tutta l’umanità. Mac, in Irlanda, deve scoprire cosa legava la sorella all’antico libro, chi è Jerico, il letale, e cosa unisce tutti loro. Un romanzo che presto sarà anche un film.


Infine concludiamo questa breve carrellata di Romance di recente uscita con l’esordio dell’italiana Ambra Somaschini e il suo “Le regole della nebulosa”, Rizzoli. Augusta e James vivono a Londra e sono amanti. In un appartamento di Notthing Hill c’è tutto il loro mondo fatto principalmente di sesso e di libri. Fuori, la vita. Le rispettive famiglie e i rispettivi problemi, il lavoro, i sogni e le delusioni, le persone da vedere e l’essere, l’uno di fronte all’altra con i rispettivi coniugi, semplici amici. E con loro, in un microcosmo fatto di regole ben precise come fosse l’interno di una nebulosa, una rosa di molteplici personaggi, amici, dottori, la vita quotidiana con i piatti da lavare e le vacanze da organizzare. Marlene Tealdi



INTRODUZIONE ALL’UMORISMO Benvenuti nella sezione dedicata all’Umorismo, dove le storie diventano più leggere e le labbra si stendono e si arricciano. L’umorismo è un genere molto antico e nobile, e senza esagerare si può affermare che non è affatto facile fare dell’ironia senza cadere nel volgare o nel banale. In questi anni ci hanno abituato a una comicità (specialmente in televisione) demenziale e anche abbastanza volgare, e forse è proprio per questo che l’umorismo, quello vero, trova sempre meno spazio nelle librerie. In questa sezione parleremo di storie scritte volutamente per far ridere e sorridere delle cose della vita, ma anche di storie che involontariamente si rivelano comiche, perché l’umorismo è anche questo: satira e presa in giro. Che dire di più? Vi auguriamo buona lettura, e se è possibile anche qualche sorriso sentito.


AAA Umorismo cercasi. Far ridere è difficilissimo. Provate a far mente locale nella cerchia delle vostre amicizie e vi rendere conto che le persone veramente divertenti sono una ristretta minoranza. Scrivere testi umoristi è ancor più difficile, perché bisogna ritrovare nella stessa persona due qualità: la capacità di cogliere l’umorismo che ci circonda e l’abilità di saperlo mettere nero su bianco. Questa difficoltà oggettiva è testimoniata dal fatto che le proposte editoriali di questo genere sono scarsissime, se si escludono dal mercato tutti quei testi che avrebbero delle velleità in questo senso, ma che sono semplicemente raccolte di battute, gag e barzellette tratte da trasmissioni televisive. Ne è riprova anche il fatto che sono pochissime le Case Editrici serie che hanno una collana umoristica o che promuovano testi divertenti di un certo valore. Nel numero predente ho già accennato al ruolo da comparsa cui questo genere viene delegato, ma perché è così difficile trovare dei Veri autori

umoristici? E perché ciò che ci viene proposto non è una storia, ma una mera raccolta di battute che sfruttano il successo delle trasmissioni da cui sono tratte e propongono una versione dell’umorismo non nell’accezione del termine, ma in una diabolicamente e sapientemente modificata? Insomma, se si escludono i testi in cui prevale la grassa risata dei luoghi comuni, delle facili battute

a sfondo sessuale, fino al martellamento degli stereotipi della nostra società, rimane ben poco. E allora, visto che l’Umorismo è più raro di un matrimonio duraturo, forse è il caso di andare a cercarlo là, dove non avremmo mai pensato di trovarlo, fra le righe di un romanzo di altro genere, magari in scrit-


tori dotati di umorismo ma che sono classificati diversamente. Ancor meglio. Leggere un romanzo Thriller e con sorpresa ritrovarsi a ridere piĂš di quanto

sarebbe lecito fare, come è capitato a me leggendo La costa d’oro di Nelson De Mille.

Maria Letizia Musu


L’Umorismo dove non lo aspetti: La costa d’oro di Nelson DeMille Se voglio una storia di marziani mi compro un romanzo di fantascienza. Se invece voglio un po’ di suspense mi compro un thriller. E se lo compro di 700 pagine è perché voglio un bel po’ di suspense. Di certo mi aspettavo questo quando ho comprato quel mezzo chilo di fogli stampati nero su bianco dal titolo La costa d’oro; ma già dopo le prime righe sono rimasta piacevolmente sorpresa nel constatare che quella che avevo per le mani era ben più di una storia thriller. In questo romanzo Nelson De Mille riesce sapientemente a caratterizzare dei personaggi a tutto tondo, con un’ironia rara e copiosa che porta il lettore a ridere e sorridere più di quanto non sarebbe decoroso fare in un romanzo nato per scuotere le coronarie, o almeno provarci. E’ fantastico vedere il carattere del protagonista John Sutter, aristocratico e compassato avvocato di Wall Streett, trasformarsi in un uomo disposto a tutto, anche affrontare a tu per tu Frank Bellarosa, presunto padri-

no di Cosa Nostra. Il tutto condito da una irresistibile auto ironia. John Sutter si barcamenerà tra gli obblighi dettati dalla sua posizione sociale e il suo mestiere, che lo porterà a diventare inizialmente (senza che neanche lui capisca bene come) l’avvocato dello stesso Bellarosa. Poi gli eventi lo travolgeranno e si troverà ad affrontare Bellarosa in una lotta senza esclusione di colpi, quando capirà che l’uomo ha messo gli occhi su sua moglie.


Attraverso un’affascinate analisi di un ambiente molto esclusivo (Long Island), DeMille ci fa affezionare ai personaggi di questa storia in un modo quasi

Dettagli del libro •

Titolo: La Costa d'Oro

Autore: Nelson Demille

Traduttore: Rambelli R.

Editore: Mondadori •

Collana: I miti

doloroso. Arrivati all’ultima pagina si prova la stessa sensazioni di quando si deve dire addio ad un amico col quale si sono condivise esperienze uniche. Volete anche le stelline? Cinque.


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VARIO INTRODUZIONE AL VARIO Benvenuti nella sezione Vario, dove non si sa mai quello che ci capita. Con il termine “Vario” potremmo includere, potenzialmente, tutti i libri del mondo. Dall'epica al poliziesco, dalla fantascienza al rosa, dal comico all'horror. Chiaramente, non useremo in modo così confusionario questo settore, ma lo useremo per raccogliere articoli e recensioni su tutto ciò che non riguarda narrativa: fantastica, criminale, romance.. Tutto ciò che è fuori da questi maxigeneri finirà qui. Ma ciò non deve far pensare a una sezione di scarto, a un accumulo di briciole avanzate: in questa sezione saranno presenti generi importanti come l’umorismo, il romanzo sociale, il romanzo psicologico, il romanzo di formazione e diversi altri generi che abbiamo deciso di raggruppare in questa sezione perché, da un punto di vista prettamente quantitativo, non possono competere con la mole di roba legata al crime, al fantastico e al romance. Vi auguriamo una buona e variegata lettura.


SATURA: QUARANT’ANNI DOPO Nel 1971 usciva la quarta raccolta poetica di Montale, Satura. Al di là della forma apparente di Canzoniere per la moglie morte, Drusilla Tanzi, questo volume raccoglieva un'idea di fondo che Montale ebbe il merito di concepire: la saturazione poetica. All'epoca, diceva il poeta, c'erano troppi poeti, e tutti ricalcavano le stesse idee, seguendo le correnti come fossero mode, utilizzando ora lo stile di uno, ora di un altro, andando a infoltire una sorta di schiera poetica di serie B. Sia chiaro, la cosa non era così evidente come può apparirci oggi. Il mondo letterario degli anni settanta – ma di tutto il novecento in generale – era fervido di inventiva e vivo negli ambienti delle riviste letterarie e dei loro salotti. Letteratura, a quei tempi, significava ancora qualcosa, significava una concezione di vita intellettuale che andasse oltre il mero studio degli autori passati e della pura vendita dei libri. Sebbene si fosse perso da tempo il vate come intellettuale capo, si poteva ancora considerare un'epoca d'argento, se non d'oro, per scrittori e poeti.

Ma facciamo un salto di quarant'anni. Oggi siamo nell'epoca commerciale della letteratura. Oggi essere scrittore – nella mente di coloro che non lo sono – significa pubblicare. Il mondo intellettuale delle riviste è morto, e ne rimane solo una pallida traccia sul web, grazie ai webmagazine. Siamo comunque ben lontani dall'idea di società intellettuale, e lo stesso intellettuale è rin-chiuso in ruoli marginali privi di alcuna importanza. Perché in fondo, chi scrive oggi? No, non è la domanda giusta. La domanda è: chi viene letto oggi? Non gli scrittori, certo. Oggi sono i tecnicisti della scrittura a vendere, poiché scrivono essenzialmente per questa ragione. Persone che scrivono per l'unico scopo di pubblicare, di vendere, di guadagnare. Che


importa che i loro libri sono vuoti di significati, ricchi di fumo negli occhi e specializzati nell'abbindolare una precisa fascia di lettori? E la colpa, ahimè, non è neanche loro. La colpa è bipartita fra noi lettori e gli editori. Entrambi, chi in un modo, chi in un altro, ha permesso a queste persone di sfruttare la gallina dalle uova d'oro, gallina che noi stessi abbiamo creato. Come al solito, chi è causa del suo mal, pianga se stesso. E così, quarant'anni e qualche mese dopo Satura, ci ritroviamo nello stesso fenomeno di saturazione letteraria, dove la schiera di scriventi – non scrittori – è di serie C. Nel creare quella famosa gallina, abbiamo invogliato coloro che non sapevano che fare a scrivere un libro. Come se scrivere un libro fosse una cosa da tutti. Eppure oggi si scrive, tanto da avere più scriventi che lettori, e abbiamo il mercato saturo di spazzatura pseudo-letteraria. Le grandi case editrici pubblicano pochi libri di qualità e una moltitudine di volumi di alta fruibilità ma basso valore intellettuale o letterario. Ma non è finita qui. Dal sito dell'AIE (Associazione Italiana Editori), risultano in Italia

oltre 7.500 case editrici, di cui meno della metà sono attive, per un totale approssimativo di 55.000 titoli l'anno. Un numero esorbitante, se si pensa che ognuno di noi, anche il più informato, conoscerà al massimo trenta case editrici. E quante di queste arrivano in libreria? Nella narrativa di genere, che è quella di cui ho più esperienza, vedo meno di dieci editori sugli scaffali nel Fantasy – che è un genere di moda – meno di cinque sulla fantascienza, e una media fra i due nell'horror. E parliamo di grandi collane come Feltrinelli e Mondadori, che detengono gran parte del mercato librario cartaceo. Dunque che fine fanno le restanti migliaia di case editrici? Dove appaiono i loro volumi? Ed ecco, di nuovo, la saturazione. Il mondo letterario è saturo in ogni suo aspetto, tranne quello fondamentale. Ci sono troppi scriventi, editori, agenti letterari, ma pochi lettori. E qui non c'è nulla da fare. L'Italia dovrebbe essere un paese di cultura, il paese che ha dato al mondo il più grande poeta di tutti i tempi, l'esule Dante Alighieri. Eppure i lettori saltuari sono pochi, infimi a confronto quelli abituali. A conse-guenza di ciò i prezzi


salgono, ma nessuno se ne rende conto, e si continuano ad aprire case editrici, la maggior parte delle quali non vedrà neanche la pubblicazione del primo libro. Cosa rimane, dunque? Nulla, se non la rete. Abbandonare le librerie per scegliere di persona i nostri libri, non scegliere fra i pochi che ven-gono scelti per noi. Se le vendite della spazzatura calerà, forse verrà usato un metro migliore per la selezione, e si potrà pian piano riallacciarci a una futura – sebbene lontana – età d'oro della letteratura. Maurizio Vicedomini

È un'utopia, certo, ma le cose spesso cambiano. Non dall'oggi al domani, non quest'anno, non il prossimo. Ma nulla è immutevole, e com'è cambiata l'era in passato, di certo cambierà ancora. Spero solo di esserci ancora per vederla.


UNA RIVOLUZIONE CHIAMATA EBOOK

Studiare letteratura, delle volte, a me che voglio scrivere, da la sensazione di essere come un uomo che vorrebbe viaggiare ma che invece se ne sta in poltrona a guardare i documentari. Eppure lo studio della storia della letteratura mi permette di fare dei ragionamenti sul presente letterario con maggiore cognizione di causa. Premesso ciò, arrivo subito al punto: l’editoria. Sì, si parla ancora una volta di lei. L’amata/odiata di ogni scrittore. Colei che, avendo i mezzi per stampare, confezionare e distribuire i libri, ha il coltello dalla parte del manico. Ma è sempre stato così?

La risposta è no. L’editoria imprenditoriale su larga scala come quella moderna è un qualcosa di recente, che probabilmente nel corso di una trentina d’anni finirà per essere una parentesi anomala nel lungo e si spera infinito percorso della parola scritta, una parentesi a cui guardare con una certa curiosità. Facciamo un lungo passo indietro. Credete che Dante Alighieri abbia scritto la Divina Commedia per poi spedirla via posta (o via piccione, se vi aggrada) agli editori e aspettare mesi per un probabile rifiuto? Certo che no. E’ stata a tutti gli effetti un auto pubblicazione. Andiamo un po’ più avanti. Machiavelli, il celebre autore del Principe. Credete che


Machiavelli abbia scritto il suo libro per essere letto dal popolo e studiato come succede oggi? Certo che no. Il Principe era una dimostrazione pratica della capacità politica del Machiavelli, indirizzata a Lorenzo de’ Medici II (nipote del Magnifico) per farsi assumere dai signori di Firenze dopo il crollo della Repubblica. Andiamo ancora avanti. L’ottocento. Il romanzo per eccellenza della lingua italiana, studiato da tutti. I Promessi Sposi. Credete che Manzoni abbia provato a contattare degli editori? Certo che no. Si preoccupò di stamparlo a proprie spese. Auto pubblicazione. E come credete che abbia pubblicato Ungaretti (inizi 900) il suo primo libro? A proprie spese, ottanta copie, da un tipografo. Auto pubblicazione. Vedete? E’ nella natura del libro l’auto pubblicazione. E’ il pubblico poi a stabilire quale libro è buono e quale no, quale sopravvivrà ai secoli per finire nelle librerie moderne e nei manuali di letteratura e quale finirà nel dimenticatoio. L’editoria moderna è un’anomalia grossa quanto una casa, la conseguenza di un modello imprenditoriale che tocca tutto e tutti. Ma come vi dicevo, è destinata a finire. Oggi c’è l’ebook. Lo ammetto, all’inizio ero contrario. Dicevo: ma come potrà un file

eguagliare l’odore della carta, l’abitudine, la tradizione? Ebbene, l’avranno pensato anche ai tempi dell’invenzione della stampa. Anzi, l’hanno pensato di sicuro: la stampa era considerata roba da poveri, dozzinale, i signori volevano ancora i manoscritti. La storia ci insegna che gli eventi si ripetono, e che nessuno può arrestare il progresso. Qualcuno potrebbe dire: catastrofe! Non avrò più i miei libri! Calma. Oggi esiste ancora, per gli appassionati, il disco di vinile. Il libro di carta, a mio parere, non scomparirà prima di un paio di secoli. Ma resterà roba per appassionati, per una nicchia un po’ feticista della carta. Analizziamo insieme pro e contro dell’ebook e del libro cartaceo tradizionale. Pro dell’ebook: costi enormemente ridotti, maggiori guadagni per gli scrittori, minore elitismo nella possibilità di scelta (dato che la libreria è un luogo fisico limitato, è normale che i libri che ci sono negli scaffali sono in automatico un elite, mentre invece internet non ha di questi limiti), abolizione dei costi della carta, della stampa e della distribuzione. Con le tecnologie più recenti, inoltre, la lettura con ebook affatica meno gli occhi rispetto alla carta.


Contro dell’ebook: più “asettico” del libro cartaceo. Pro del libro di carta: tradizione, estetica. Contro del libro di carta: costo infinitamente superiore all’ebook, minori guadagni per gli scrittori, elitismo nella possibilità di scelta (la casta dei distribuiti in libreria e la plebaglia dei non distribuiti), costi della carta, della stampa, della distribuzione. Mi sembra evidente che l’ebook sia effettivamente e oggettivamente migliore del cartaceo, così

come il libro a stampa è oggettivamente migliore del manoscritto su pergamena. L’ebook poi porta con sé una rivoluzione enorme, che ha spaventato già i big dell’editoria, che tentano alternamente o di demonizzarlo di metterci le grinfie sopra. Ma l’ebook, essendo confezionabile da casa senza spese e senza fastidi, restituisce alla scrittura la dimensione dell’auto pubblicazione, e al pubblico il dirittodovere di fare una cernita, una selezione in base solo ai suoi gusti, e non a (più o meno sporche) logiche di mercato. Aniello Troiano


L’ULTIMA RIGA DELLE FAVOLE di MASSIMO GRAMELLINI “L’ultima riga delle favole” è il primo romanzo di Massimo Gramellini, noto e brillante giornalista e vicedirettore della Stampa, nonché ospite fisso della trasmissione di Fabio Fazio, “Che tempo che fa”. In questo libro, edito da Longanesi nel 2010 (collana La Gaja Scienza, pp. 259, € 16,60), il Gramellini giornalista, osservatore sagace della realtà sociale e politica, suo narratore ironico, si trasforma in un Gramellini sorprendentemente introspettivo. Il titolo stesso del romanzo rinvia ad una dimensione narrativa fiabesca, dove il riferimento all’ultima riga delle favole diventa un pretesto per avviare una riflessione su quel “vissero felici e contenti”, che nelle favole rappresenta l’assicurato lieto fine che pacifica tutti i conflitti e le disavventure della storia, ma che nella realtà rimane spesso un’utopistica, anche se auspicabile, meta da raggiungere. Questo romanzo racconta il viaggio surreale, ma non per questo meno reale dal punto di vista psicologico, di uomo tormentato, un insegnante, che ha perso fiducia in se stesso, subisce la vita e non nutre più la speranza di ri-

trovare l’armonia dentro di sé. Tomàs, questo il nome del protagonista, deluso dall’ennesimo rifiuto da parte di una fanciulla con cui desidera uscire, annichilito dalla propria incapacità di reagire all’inerzia della vita, si ritrova all’improvviso catapultato in un mondo fantastico, una sorta di Limbo, le Terme dell’Anima. Qui, suo malgrado, dovrà fronteggiare prove, superare resistenze, inciampi, e una serie di personaggi lo stimolerà innanzitutto a radiografare la propria


anima e poi a cercare l’anima gemella. Tomàs imparerà a salire sul tappeto dei desideri, a non schivarlo, e a distinguere i libri scuri, che raccontano il male del mondo, da quelli chiari, che parlano di sogni, d’amore e delle antiche verità che l’uomo ha dimenticato. Tomàs affronterà la maggior parte delle sfide in compagnia di Morena, un’attrice che si è smarrita lungo la via, ha confuso la dipendenza con l’amore e si è rifugiata nell’alcol e nella droga. Insieme si rilasseranno con i rac – canti di una creatura a forma di anfora, Andrea, che li guiderà alla riscoperta di sé. Si tratta, quindi, di un viaggio simbolico alla ricerca della propria anima, del proprio talento, dell’amore perduto. Solo sfidando la propria capacità di rimettersi in gioco e, soprattutto, attraverso un’anamnesi che lo guida a ricostruire il proprio passato e in particolare i nodi irrisolti rimasti incistati nel mondo dell’infanzia, Tomàs potrà riprendere in mano la propria vita. Il romanzo è costellato di frasi dense di significato, che portano il lettore a riflettere su tematiche che riguardano, in realtà, ciascuno di noi: il senso della vita, del dolore, della morte e la ricerca di quell’amore che,

da solo, riesce a dare profondità e verità all’esistenza stessa. “La persona giusta è soltanto quella che combacia con le tue energie interiori” dice il Direttore delle Terme, avviando una riflessione sul fatto che in amore bisogna avere la forza e la pazienza di cambiare insieme nel corso del tempo, altrimenti il sentimento deperisce e muore. “Se vuoi fare un passo in avanti, devi perdere l’equilibrio per un attimo” dice Noah, il Medico delle Acque. Questa frase è forse la più rappresentativa dell’intero romanzo e rinvia alla necessità di assumersi la responsabilità delle proprie scelte se si vuol provocare un cambiamento autentico. “La vera scelta non è


mai tra il fare una cosa e il non farla. Ma tra il farla o non farla per coraggio oppure per paura” dice ancora Noah. “Non è un bene vivere. È un bene vivere bene”. Il ritmo del romanzo è lento, ma la scrittura è asciutta, poetica, scorrevole e quindi la lettura ne risulta velocizzata. Tuttavia i contenuti sono talmente densi e forieri di riflessioni interessanti, che l’invito è quello di rallentare su alcuni passaggi, di riflettervi e di non lasciare che le righe scorrano troppo rapidamente agli occhi, senza raggiungere la mente e, soprattutto, il cuore. E’ un romanzo originale, impossibile da racchiudere in un genere letterario, anche perché qualunque classificazione rischierebbe di svilirne il valore. Per via dei suoi aspetti spirituali ed esistenziali, è possibile accostarlo a libri come quelli del grande Coelho ed è per questo motivo che il romanzo non è per tutti. È sconsigliato a chi cerca letture dalle trame veloci e concrete, a chi non ama soffermarsi troppo sulle parole, a chi cerca svago e divertimento. È invece consigliato a chi ama nutrirsi attraverso una lettura lenta, delicata, capace di suscitare riflessioni sul senso profondo e

simbolico delle principali della vita.

dimensioni

Eleonora Castellano


L’AUTRICE EMERGENTE: FRAGILI ARMONIE – ELENORA CASTELLANO Titolo: Fragili armonie Autrice: Eleonora Castellano Pagine: 124 Edito da: Edizioni Montag Prezzo: 13 € Trama: Ginevra ha 26 anni, figlia unica, cresciuta in una famiglia benestante, ma dal clima freddo e distaccato. La madre non è stata in grado di mostrarle quell’affetto incondizionato e quel sostegno educativo necessario a garantirle una crescita serena e adeguate protezioni emotive. I genitori di Ginevra sono sempre più distanti tra loro; sono incapaci tuttavia di separarsi a causa del morboso attaccamento ad abitudini radicate e a convenzioni sociali. Sono protagonisti di una sottile battaglia quotidiana, che logora se stessi, ma soprattutto la figlia Ginevra, che vorrebbe riuscire a costruire una propria autonomia, sia economica che psicologica. Ginevra è laureata in Filosofia ed è un’insegnante molto precaria. Vive a Milano, ha poche conoscenze e tende a schivare nuove amicizie a causa del proprio carattere molto riservato. La sua unica vera amica si chiama Erika,

una ragazza molto bella e solare, che riesce a tirarla su anche nei momenti in cui la sua congenita tristezza prende il sopravvento. Un giorno (il racconto inizia con questa scena) una telefonata sconvolge la vita di Ginevra: Erika ha avuto un incidente con lo scooter, è morta. Un baratro di sofferenza si apre dentro Ginevra. Come un automa, va in ospedale, segue i funerali, continua a vivere. Nella sua mente, nel frattempo, scorrono come in un film le immagini e i ricordi dei momenti indimenticabili vissuti con


Erika, le emozioni condivise in adolescenza, le lunghe chiacchierate avute negli ultimi tempi. Ricordare quei momenti diventa un’occasione per riflettere su di sé per la prima volta con profondità. Dal funerale presente e passato si ricongiungono e il romanzo prosegue nella narrazione della vita di Ginevra, che, a fatica, cerca di mettere insieme alcuni cocci e di prendere decisioni capaci di creare un vero cambiamento. Per la prima volta Ginevra mette in discussione il suo rapporto con Armando, un uomo molto affascinante e galante, suo ex professore universitario, più vecchio di lei di vent’anni, con cui ha intrecciato una storia clandestina da quattro anni perché già sposato. Soltanto Erika era stata a conoscenza della situazione di Ginevra, l’aveva spronata a mollare quell’uomo e a cercarsi una situazione più semplice e serena. Solo adesso, però, Ginevra si rende conto della pochezza di Armando e decide che deve trovare il coraggio di lasciarlo. Le vicende di Ginevra s’intrecciano con quelle di Michele, che era stato il ragazzo di Erika e che al funerale l’avvicina per chiederle una mano per affrontare il lutto. Si susseguono dei colpi di scena, che coinvolgono Michele, Armando,

ma anche il padre di Ginevra. Quest’ultima scopre che le persone a lei più vicine le hanno taciuto troppe cose, ma venirne a conoscenza l’aiuta a comprendere cosa le è sempre mancato e perché. Forte della propria graduale rinascita, Ginevra impara ad ascoltare di più se stessa, ad affrontare le proprie fragilità e a diventare capace di amare e di iniziare una nuova vita. Aniello Troiano


L’AUTRICE EMERGENTE: LA SAGGEZZA DEI POSTERICRISTINA LATTARO Titolo: La saggezza dei posteri Autrice: Cristina Lattaro Pagine: 415 Editore: Edizioni Nulla Die Prezzo: 23,50 Formato: Cartaceo Trama: Claudio Zeppe, come i suoi antenati, ha una particolare abilità nel trovare l’acqua ma non è un rabdomante. Si è arruolato e ha raggiunto l’Afghanistan nel 2003, al seguito della spedizione italiana ISAF, per scavare 500 pozzi. Sette anni dopo, da civile, dovrà ricostruire nei dettagli cosa accadde dopo l’assalto subìto dal convoglio militare italiano diretto a nord di Herat. Un attacco sferrato da un pugno di predoni ma progettato da un essere senza morale che la sua famiglia chiama da generazioni l’uomo del pozzo. Aniello Troiano


CREDITI: Aniello Troiano: Fondatore, Direttore, Redattore per l’area CRIME Simona Tassara: Redattrice per le sezioni Giallo e Noir Christine Amberpit: Redattrice per le sezioni Thriller e Horror Giuseppe Novellino: Redattore per la sezione Fantascienza Anna Giraldo: Redattrice per le sezioni Fantasy, Romance e Vario Michele Greco: Redattore per le sezioni Fantasy e Fantascienza Deborah Epifani: Redattrice per la sezione Fantasy Marlene Pignolina Tealdi: Redattrice per la sezione Romance Letizia Musu : Redattrice per la sezione Umorismo (Vario) Maurizio Vicedomini: Freelance per Fantastico e Vario Eleonora Castellano: Freelance per Vario Alessandro Terazzan: Grafico



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