notiziario
PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia
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03 l© editoriale Questione operaia e congresso ANPI di Giacomo Notari 04 l© politica Tricolore/Tricolori/ Patriottismo di Antonio Zambonelli 08 l© politica Il processo di Verona di Teresa Muratore e Graziano Bottoni
GRAZIE PRESIDENTE!
14 l© rubriche Il centro di Reggio? E’ sicuro di Claudio Ghiretti
LA COPERTINA
GIORGIO NAPOLITANO
Reggio Emilia - 07/01/2011 Il Presidente Giorgio Napolitano in piazza Prampolini (foto di Paolo Attolini)
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Spedizione in abbonamento postale - Gruppo III - 70% Periodico del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia Via Farini, 1 - Reggio Emilia - Tel. 0522 432991 e-mail: notiziario@anpireggioemilia.it; presidente@anpireggioemilia.it sito web: www.anpireggioemilia.it Proprietario: Giacomo Notari Direttore: Antonio Zambonelli Caporedattore: Glauco Bertani Comitato di redazione: Eletta Bertani, Ireo Lusuardi
Collaboratori: Paolo Attolini (fotografo), Massimo Becchi, Riccardo Bertani, Bruno Bertolaso, Sandra Campanini, Nicoletta Gemmi, Enzo Iori, Enrico Lelli, Saverio Morselli, Fabrizio Tavernelli Registrazione Tribunale di Reggio Emilia n. 276 del 2 Marzo 1970 Stampa: Centroffset - Fabbrico (RE) Questo numero è stato chiuso in tipografia il 12-01- 2011 Per sostenere il “Notiziario”: UNICREDIT, piazza del Monte (già Cesare Battisti) - Reggio Emilia IBAN: IT75F0200812834000100280840 CCP N. 3482109 intestato a: Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - Comitato Provinciale ANPI
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sommario
editoriale
di Giacomo Notari
Editoriale - Questione operaia e il nostro XXV Congresso nazionale, di Giacomo Notari ........................................................................ 3 Politica - Tricolore/Tricolori/Patriottismo, di Antonio Zambonelli ................... 4 - Romano Prodi a Fabbrico per il 66° anniversario della battaglia contro i fascisti . .................................................... 7 - Storia e memoria come fondamenti di un’educazione civile, di Teresa Muratore e Graziano Bottoni ......................................... 8 - Faccendieri, vil razza dannata, di Giancarlo Ruggieri . ................. 10 Estero - Cuba, si cambia veramente?, di Bruno Bertolaso ........................ 12 Cultura - 7 gennaio 2011, “Festa del Tricolore co’ Giorgio Napoletano”, un sonetto di Giovanni Mariotti ................................................... 12 - Quel Natale partigiano del ’44, di Vincenzo Banchetti Argo ......... 13 Memoria - Ricordato il 66° anniversario delle rappresaglie di Villa Sesso . ... 19 - Al Poligono di tiro e al Museo Cervi per commemorare il 67° anniversario della fucilazione dei 7 fratelli Cervi e di Quarto Camurri . .................................................................. 21 - Legoreccio 1944. Una spia guidò i nazifascisti alla distruzione del distaccamento “Cervi” . ................................ 22 - 66° anniversario dell’eccidio della Gatta. Nove partigiani uccisi sul posto e due a Ciano ............................ 23 Le rubriche - Cittadini-democrazia-potere, di Claudio Ghiretti . ........................ 14 - Primavera silenziosa, di Massimo Becchi ................................... 15 - Segnali di Pace, di Saverio Morselli ............................................ 16 - Opinion leder, di Fabrizio “Taver” Tavernelli ................................ 17 Avvenimenti I 92 anni del partigiano Alfonso Merzi Nino ................................... 24 Lutti.............................................................................................. 25 Anniversari ................................................................................. 26 Offerte.......................................................................................... 27
QUESTIONE OPERAIA E IL NOSTRO XXV CONGRESSO NAZIONALE
Mentre apriamo la fase congressuale, che a Reggio si concluderà col Provinciale il 12 e 13 marzo, è in corso un duro scontro fra la FIOM, il sindacato dei metalmeccanici della CGIL, e la FIAT sulla rappresentanza e sui diritti. Temi che non possiamo ignorare nella nostra presente e futura discussione. Sappiamo bene che, da qui, non possiamo risolvere i problemi del mondo, però sentiamo il dovere di prendere posizione su questi temi che riteniamo di fondamentale importanza perché interessano non solo l’Italia ma il mondo globalizzato. Quando usciranno queste righe lo scontro fra sindacato e azienda sarà forse, in qualche misura, formalmente risolto. Infatti, la questione che ci preme, e che è uscita con forza dalla segreteria provinciale dell’8 gennaio scorso, è l’applicazione della Costituzione in ogni luogo della Nazione, fabbriche e luoghi di lavoro in genere compresi. Siamo consapevoli, come è stato rilevato nel corso dell’incontro, che il problema dei rapporti politico-economici spesso esula dai confini nazionali e fino a quando anche i sindacati non avranno una visione e un coordinamento almeno a livello europeo avranno meno forza per contratastare le “rondini”, cioè lo spostamento della produzione nei luoghi i cui costi sono inferiori e i diritti più labili. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: i diritti conquistati nel corso di decenni di lotta e di sacrifici scambiati dai lavoratori dell’Occidente per non perdere il lavoro. E come potremmo dare torto a coloro che subiscono il ricatto? Capiamo la tragedia. Però una cosa la vogliamo ribadire e che è scritta nella nostra Costituzione: l’impreditore, l’azienda non possono ignorare che non è solo il profitto il continua a pag. 4 gennaio-febbraio 2011 notiziario anpi
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editoriale continua da pag. 3 loro scopo ultimo, ma dovrebbero avere anche a cuore il benessere collettivo. E separare il lavoro dalla persona, crediamo sia profondamente sbagliato. Questi sono temi che dovranno essere affrontati nei nostri congressi perché ci rimandano ad una visione non retorica dell’antifascismo e dei suoi valori. Ivi compresa la questione del precariato e quindi dei giovani, e meno giovani, e all’assenza di futuro, che è la tragedia dell’Occidente di oggi e dell’Italia in particolare. Quel “futuro” che sognammo da giovani partigiani, come ci ricorda con parole toccanti il garibaldino della 145a Vincenzi Branchetti Argo su queste stesse pagine. Di seguito pubblichiamo il comunicato che abbiamo inviato anche alla stampa. Giacomo Notari
L’“ACCORDO” DI MIRAFIORI L’“accordo” tra FIAT e sindacati per lo stabilimento di Mirafiori, non sottoscritto dalla FIOM, a fronte delle potenzialità di lavoro e degli investimenti proposti, prevede la limitazione nei diritti del lavoro sanciti da accordi precedenti, il peggioramento delle condizioni di sicurezza, salute e lavoro degli operai, la riduzione della libera rappresentanza, della autonomia sindacale e della contrattazione collettiva e la messa in discussione dei contratti nazionali. Si dichiara di fatto l’uscita della Fiat dal sistema di rappresentanza confindustriale. Nella gravità dello scontro sociale apertosi, l’ANPI guarda come riferimento fondamentale alla Carta Costituzionale e ai diritti ivi sanciti che in questo accordo sono messi in discussione, assumendo la Fiat come pesante vincolo di impresa il “mercato globale” e la sola legge della competitività. Il tutto avviene nella noncuranza delle istituzioni di governo che delega a Marchionne le proprie funzioni anziché adoperarsi per trovare un valido piano industriale nell’accordo di tutte le parti in causa, utilizzando il potere istituzionale per farsi garante di soluzioni condivise. L’ANPI esprime la convinzione secondo cui oggi la difesa dell’occupazione, della giusta distribuzione del reddito e il diritto alla dignità del lavoro si realizzano anche attraverso l’unità dei sindacati chiamati, ora più che mai, ad innalzare il livello di concertazione in un’ottica di “globalizzazione dei diritti”, e non più solo nazionale. Facendo nostre le autorevoli parole del Presidente Napolitano, si ribadisce che “la produttività dipende in larga misura anche dalla innovazione tecnologica e dalle scelte di organizzazione del lavoro […].Quindi ci deve essere un modulo più costruttivo di discussione” tra le parti sociali in ragione della loro capacità rappresentativa che va in ogni caso riconosciuta e rispettata.
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Bandiere in città, Corpo Volontari della Libertà
REGGIO EMILIA 7 GENNAIO 2011 C’è stata la bellissima giornata del 7 gennaio con il Presidente Giorgio Napolitano nella nostra città per dare inizio alle celebrazioni del 150° dell’Italia unita. Nel fondino del numero precedente auspicavamo che questo inizio ricollegasse le lotte risorgimentali a quelle per la riconquista della libertà e per la conquista della democrazia repubblicana quale frutto della Resistenza. In questo senso il Presidente è stato del tutto all’altezza delle aspettative. “Non si chiede – ha affermato il Presidente – nel celebrare il 150°, una visione acritica del Risorgimento, una rappresentazione idilliaca del moto unitario […] Quel che è giusto sollecitare è un approccio non sterilmente recriminatorio e sostanzialmente distruttivo, un approccio che ponga in piena luce il decisivo avanzamento storico che – al di là di contraddizioni e perfino di storture da non tacere, la nascita dello Stato nazionale unitario e – come ho detto di recente – la sua rinascita su basi democratiche, nel segno della Costituzione repubblicana hanno potuto realizzare”. E nel segno, come ha reso fisicamente evidente con la visita nel pomeriggio a Casa Cervi, della Resistenza come fenomeno storico unitario dal quale la Costituzione stessa è potuta scaturire. Molte sono state le puntate polemiche sulla questione del Tricolore e dei Tricolori, con riferimento alla bella mostra a cielo aperto delle bandiere realizzata sotto la guida del prof. Alberto Melloni, autore anche della densa lezione Dal Tricolore della Rivoluzione al Tricolore della Costituzione tenuta al Teatro municipale e vivamente apprezzata dal Presidente Napolitano.
/ I R O L O IC R T / E O R M O S L I O T C T I O TR PATRI
150°
E M O C A I L A T I ’ L DEL O I R A T I N U O T A ST
Reggio Emilia - 07/01/2011 - Il Presidente Giorgio Napolitano durante la cerimonia dell’alzabandiera in occasione della Giornata Nazionale della Bandiera per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Con il Presidente sul palco, da sinistra il prefetto di Reggio Emilia Antonella De Miro, Vasco Errani, presidente della Regione Emila Romagna, Graziano Delrio, Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, Gianni Alemanno, sindaco di Roma e Matteo Renzi, sindaco di Firenze
Ha cominciato da par suo l’ing. Fabio Filippi, Consigliere regionale Pdl, pesantemente criticando Le strade della bandiera in quanto “Fra queste bandiere lasciano molte perplessità quelle evocative e legate alle formazioni partigiane del secondo dopoguerra [?. Le Formazioni partigiane operarono durante la guerra…]; in particolare quella della Brigata Garibaldi…..”. Insomma, per Filippi i Tricolori partigiani non avrebbero cittadinanza nella storia d’Italia e della conquistata democrazia. Come ANPI abbiamo diramato al riguardo un comunicato pubblicato, se non andiamo errati, soltanto dalla Gazzetta di Reggio, che così si conclude:” Il fascismo aveva sequestrato il Tricolore facendone un simbolo di nazionalismo aggressivo e perfino razzista. Fu proprio la Resistenza (e le Brigate Garibaldine con un apporto non da poco, aggiungiamo ora) a restituire a tutti gli italiani il Tricolore quale simbolo di una Patria fondata sui principi della democrazia”. Del resto Filippi si è distinto, in ripetute occasioni, per farsi fotografare accanto
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a croci dedicate “AI MARTIRI DELLA R.S.I.”, così come a nell’oltraggiare la memoria dei sette fratelli Cervi da lui accusati di essere stati soltanto dei “borsaneristi”. Accusa della quale non si è mai pubblicamente scusato, come gli venne seccamente richiesto dalla compianta Maria Cervi, e come abbiamo ricordato in passato su questa rivista. Ciononostante il Filippi, nel pomeriggio del 7 gennaio, ha cercato di farsi fotografare (e riprendere dalle TV) anche a Casa Cervi, in occasione della visita del Presidente Napolitano. E si è molto offeso delle parole rivoltegli nella circostanza dalla Presidente della Provincia Sonia Masini La Masini gli ha ricordato che si trattava di un appuntamento privato e solo a invito. E non è stata la sola a non gradire la sua presenza in quel luogo di memoria della resistenza che in più occasioni Filippi ha contestato in Regione come consigliere berlusconiano. Anche l’Assessore Tutino ha stigmatizzato l’improvvisata filippica dalla sua pagina su Facebook.
RISORGIMENTO E “REVISIONISMO” DI DESTRA Non è poi mancato chi, attorno al 7 gennaio, ha di nuovo arzigogolato sul tema di “un altro risorgimento”, rimasticando tesi stantie che, col pretesto di contrastare le tirate retoriche (che pure ci sono state e ci possono essere), si abbandona senza ritegno, anche sulla stampa locale, ad una retorica opposta tesa a svalutare il Risorgimento come aggressione alla Chiesa cattolica, conquista garibaldina (i Mille) e piemontese del Sud e di conseguenza il brigantaggio meridionale visto come fenomeno di “insurgents” contro un’occupazione straniera. Come se non
Il Presidente Giorgio Napolitano consegna una copia del primo Tricolore al sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Alla sinistra del Presidente il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, Sonia Masini e Antonella De Miro
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- Bandiere partigiane in città, via don Andreoli - Rappresentanti dell'ANPI davanti al Municipale - Gli studenti accolgono il Presidente Napolitano
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esistesse una consolidata storiografia (Giustino Fortunato, Benedetto Croce, Gaetano Salvemini, Antonio Gramsci, Guido Dorso: nulla è più inèdito della carta stampata...) sulla complessità della vicenda risorgimentale. E poiché questa specie di “revisionismo”, rispuntato di recente, si indirizza speciosamente contro una cultura laica e di sinistra, basterebbe, a fare un po’ d’ordine, aprire un vecchio libro che ho sotto mano: ALDO DE JACO, Il brigantaggio meridionale, Editori Riuniti, 1969 e ripubblicato nel 1979 in ”edizione fuori commercio per i lettori de l’Unità”. Tale libro, concepito da De Jaco a ridosso (guarda un po’!) delle celebrazioni (1961) del primo Centenario dell’Unità d’Italia, affronta il tema in modo tutt’altro che retorico: “tentativi di riscossa reazionaria, profonde ragioni sociali, enormi dislivelli culturali si intrecciano nella rappresentazione di un dramma storico in cui il fenomeno del brigantaggio non appare più nella esclusiva versione di un episodio di delinquenza ma come un complesso fenomeno storico”, si
legge nella presentazione del 1979. Per evitare, sul Risorgimento italiano, le opposte retoriche, sarebbe bene che anche certi giornalisti, nazionali e locali, rileggessero qualcosa. I buoni libri non mancano. Quelli, tra i libri nuovissimi, che sembrano portatori di grandi disvelamenti (e che sono, ne abbiamo già scritto, raccomandati da Silvio Berlusconi) non fanno che rimasticare pagine di padre Antonio Bresciani (1798-1862). Quando questo numero del “Notiziario” sarà uscito è prevedibile che riprenderanno, come altre, volte, giustapposizioni e/o contrapposizioni delle Foibe alla Shoah. Ci sarà bisogno di ritornare sul tema della unicità della distruzione degli ebrei d’Europa”. Ci sarà bisogno di richiamare il contesto di lungo periodo in cui la tragedia delle Foibe si inserisce, la snazionalizzazione degli slavi cominciata fin dal 1919, magari rileggendo l’ultimo libro di Boris Pahor al riguardo. Di tutto ciò, a tempo debito. Antonio Zambonelli
politica FABBRICO 27 FEBBRAIO 2011
TA' R E B I L A L L E D A T S FE oni dei no alle provocazi lo' tristi eredi di Sa
Il prossimo 27 febbraio cadrà il 66° anniversario della gloriosa battaglia di Fabbrico, l’unico scontro in campo aperto svoltosi nella pianura reggiana e concluso con la vittoria delle formazioni partigiane contro le milizie di Salò. Sarà un’occasione, quest’anno, cararatterizzata dalla presenza del’ex Presidente del consiglio Romano Prodi, per saldare il 150° dell’Italia come stato nazionale alla rinascita democratica del nostro Paese frutto della Resistenza “nel segno della Costituzione repubblicana”, come ci ha autorevolmente ricordato il Presidente Giorgio Napolitano il 7 gennaio qui a Reggio Emilia. L’ANPI provinciale, mentre invita tutti i cittadini e le autorità ad essere presenti alla ormai tradizionale commemorazione di Fabbrico, vera e propria - Bandiere partigiane in città - Il presidente al teatro Valli
Festa della Libertà e della Democrazia, fa proprio l’auspicio del Presidente Napolitano per una ritrovata concordia nazionale, auspicio che si spera induca le autorità competenti a vietare, finalmente, la presenza concomitante e gravemente provocatoria di bandiere e simboli che si richiamano esplicitamente alla triste storia del fascismo e della sua tragica e sanguinosa fase conclusiva al servizio del nazismo. Segreteria provinciale ANPI Reggio Emilia
Romano Prodi a Reggio il 7 gennaio 2011, con Sergio Chiamparino e Matteo Renzi
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politica
Verona, 17 DICEMBRE 2010
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COME FONDAMENTI DI UNA
EDUCAZIONE CIVILE Quando nel mese di ottobre ISTORECO ci ha proposto di far partecipare un gruppo di studenti ad una seduta del processo celebrato a Verona per la strage di Cervarolo, noi docenti siamo rimasti entusiasti reputando questa iniziativa una occasione unica per trasformare la didattica in un momento di formazione e di educazione civile soprattutto laddove i nostri studenti abitano ancora questi luoghi e sin da bambini hanno ascoltato i loro familiari raccontare questi eventi. Restava, però, la consapevolezza della difficoltà di portare dei giovani in un’aula di tribunale, chiedendo loro una partecipazione attiva per un’intera giornata. Abbiamo pensato a quale fosse il modo migliore di preparali e abbiamo scelto di dedicar loro due momenti. Il primo è stato un incontro con Istoreco in cui è stato dato un inquadramento storico agli avvenimenti e il percorso che ha condotto al processo; l’altro è stato portare avanti una riflessione sul tema della “guerra civile”, ieri e oggi, vedere come questa trasformi azioni profondamente brutali nei confronti di altri esseri umani, in normalità; H. Arendt, la chiamava la “banalità del male”. Siamo rimasti nell’aula del tribunale militare per sette ore ascoltando il racconto sia di testimoni diretti sia di testimoni indiretti, familiari delle vittime o dei sopravvissuti, delle stragi di Monchio e di Cervarolo. La cosa che ha colpito tutti noi è aver percepito come nell’arco di ventiquattro ore la vita di queste persone sia stata completamente stravolta. Alle ore sei del mattino del 20 marzo del 1944
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gli abitanti di questi borghi avevano una famiglia, una casa, un lavoro. Alla sera dello stesso giorno tutto era andato perduto: familiari ammazzati, case bruciate; restavano solo gli abiti che i sopravvissuti indossavano, il dolore e la paura per un futuro che nessuno vedeva possibile. Ci ha commosso il pianto di una testimone nel ricordare che nei due anni successivi all’evento la loro vita è stata miseria, mendicità, ricerca di una accoglienza dura da ricevere laddove la guerra si protrasse per ancora un lungo anno. Fu possibile solo con la fine del conflitto avere la possibilità di costruirsi una identità che diventasse una vita possibile. Attraverso le testimonianze gli studenti sono stati facilitati nella comprensione del giusto inquadramento storico della vicenda nel senso che si è potuto uscire da quel luogo comune, ribadito da più parti, che definisce le stragi di questo tipo una risposta alla guerra partigiana. Ricordiamo che lo stesso parroco, don Pigozzi, sacrificato sull’aia si rifiutò di sottoscrivere una lista di nomi di suoi compaesani classificati come partigiani in quanto, come sottolineato dai testimoni, nessuno di coloro che fu ucciso dai tedeschi prese parte attiva alla Resistenza. Se le stragi tedesche rispondevano a una necessità militare di ripulire il territorio da potenziali nemici, la scelta dei luoghi poteva dipendere, come accadde a Cervarolo, dall’iniziativa di persone compromesse con il regime fascista e che agivano spesso per interessi personali. L’esperienza di questa giornata ha offerto lo spunto per affrontare il tema della me-
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Studenti del liceo scientifico Dall’Aglio di Castelnovo Ne’Monti al processo per la strage di Cervarolo moria, del ruolo che costituisce nella formazione dell’identità personale e collettiva. Abbiamo potuto vedere come il ricordo individuale rende il passato vivo e presente, seppure filtrato da immagini simboliche (una testimone descrive un tedesco alto, grosso,vestito di grigio e nero e che urlava tanto). Ma quando non ci sarà più nessun testimone? Cosa resterà del passato? Cosa sarà Cervarolo? Come dice Davide Bidussa nel libro, Dopo l’ultimo testimone, solo la memoria trasformata in storia, il ricordo trasformato in riflessione critica, permetterà la sopravvivenza del passato, il suo essere base costitutiva dei valori identitari di una comunità. Se si perde la memoria si perde il senso dei valori che hanno caratterizzato il cammino di un popolo e ciò che quel popolo è. Non è un caso che Hitler dava ai Gauleiter dei territori conquistati l’indicazione di cancellare l’insegnamento della storia dalle scuole nella convinzione che era più facile governare un popolo senza identità. La storia è la memoria che sopravvive. Teresa Muratore Graziano Bottioni
LE PAROLE DI MIOTTO E’ opinione diffusa che i militari italiani siano in Afghanistan per garantire la pace. Magari facendo la guerra, ma sempre per garantire la pace. E quando capita che qualcuno cada nell’esercizio del suo compito, la retorica patriottica e nazionalista arriva a livelli francamente insostenibili e funzionale – attraverso l’emozione e i sentimenti di commozione – a dare nuovo vigore alla propaganda interventista. Il modo migliore per dare dignità e spessore umano a chi rischia la vita in Afghanistan per dovere a prescindere dal credere o meno alle politiche belliche italiane è riportare quanto ha scritto prima di morire l’alpino Matteo Miotto, ultima vittima di questo insensato conflitto. Parole intense, parole consapevoli, parole vere. “Corrono giorni in cui identità e valori sembrano superati, soffocati da una realtà che ci nega il tempo per pensare a cosa siamo, da dove veniamo, a cosa apparteniamo. Questi popoli di terre sventurate, dove spadroneggia la corruzione, dove a comandare non sono solo i governanti, ma anche i capi clan, questi popoli hanno saputo conservare le loro radici dopo che i migliori eserciti, le più grosse armate hanno marciato sulle loro case: invano. L’essenza del popolo afghano è viva, le loro tradizioni si ripetono immutate, possiamo ritenerle sbagliate, arcaiche, ma da migliaia di anni sono rimaste immutate. Gente che nasce, vive e muore per amore delle proprie radici, della propria terra e di essa si nutre. Allora
riesci a capire che questo strano popolo dalle usanze a volte stravaganti ha qualcosa da insegnare anche a noi. […] Veniamo accolti dai bambini che da dieci diventano venti, trenta, siamo circondati, si portano una mano in bocca, ormai sappiamo cosa vogliono: hanno fame. Li guardi: sono scalzi, con addosso qualche straccio che ad occhio ha già vestito più di qualche fratello o sorella. Dei loro padri e delle loro madri neanche l’ombra, il villaggio è un via vai di bambini che hanno tutta l’aria di non essere lì per giocare. Non sono lì a caso, hanno quattro, cinque anni, i più grandi massimo dieci e con loro un mucchio di sterpaglie. Poi guardi bene, sotto le sterpaglie c’è un asinello stracarico, porta con sé il raccolto; e poi, i fratelli maggiori, non più che quattordicenni, con un gregge che lascia sbigottiti anche i nostri alpini sardi, gente che di capre e pecore ne sa qualcosa. […] Quel poco che abbiamo con noi lo lasciamo qui. Ognuno prima di uscire di pattuglia sa che deve riempire bene le proprie tasche e il mezzo con acqua e viveri. Non serviranno certo a noi. Che dicano poi che noi alpini siamo cambiati! Mi ricordo quando mio nonno mi parlava della guerra: “brutta cosa, bocia, beato ti che non te la vedarè mai!”. Ed eccomi qui, valle del Gulistan, Afghanistan centrale, in testa questo strano copricapo con la penna che per noi alpini è sacro. Se potessi ascoltarmi, ti direi: visto, nonno, che te te si sbaià…”. (s.m.) gennaio-febbraio 2011 notiziario anpi
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FACCENDIERI, VIL RAZZA DANNATA “Ieri sera sono stato a cena con il suo capo”, mi disse il faccendiere con l’evidente scopo di mettermi in soggezione. Manifestando meraviglia, gli risposi: “Ma allora, lei è stato a cena con la legge, perché, sa, i giudici sono soggetti soltanto alla legge”. Non credo che costui abbia compreso il fondamento giuridico delle mie parole, però non mi molestò più. Incutere soggezione nell’interlocutore costituisce una delle quattro strategie solitamente dispiegate da quei loschi figuri che mirano ad ottenere vantaggi personali in barba o in spregio alle leggi, approfittando delle debolezze umane (cupidigia, avidità, ambizione, vanità, pavidità), che vulnerano il rigore morale ed il senso dello Stato, regole auree del “Buon Governo”. Un’altra strategia tende a mettere il pubblico ufficiale in una situazione di disagio, così da renderlo più indifeso e vulnerabile. A tal proposito, ricordo che, poco dopo l’assunzione del mio primo incarico di PM, ancora ventisettenne, il cancelliere introdusse nel mio ufficio un corpulento individuo, il quale, all’atto della presentazione, ebbe a dirmi: “Lei è così magro che o è malato o è un vizioso”. Prontamente replicai: “Lei invece, a giudicare dall’aspetto, è senz’altro un gran crapulone!”. Dopo tale infelice approccio, non lo rividi più. Ma la strategia più in uso è certamente quella dei donativi e dei favori, che può assumere molteplici sfaccettature. Essa mira ad obbligare il beneficiario ad essere riconoscente nel compimento degli atti del proprio ufficio che riguardano il donatore o, quanto meno, ad una sempre utile captatio benevolentiae. Un approccio quanto mai subdolo è quello degli inviti a succulenti convivi, a viaggi “culturali” ovvero a convegni e congressi, magari in veste di relatore, così da solleticare vanità ed ambizione. Accettare uno di tali insidiosi inviti rappresenta una grave ipoteca sull’indipendenza del beneficiario, il quale si troverà ben presto invischiato in una rete inestricabile. Un episodio pittoresco fu l’offerta rivoltami da un faccendiere toscano di entrare a far parte dei “Cavalieri del Santo Sepol-
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(FRAMMENTI ) DI FENOMENOLOGIA
cro”. Per invogliarmi viepiù, mi esibì un album fotografico con le immagini di alti ufficiali e magistrati, paludati nella sfolgorante divisa di tal Cavalierato. Cortesemente, gli feci presente che, per solito, mi mascheravo soltanto a Carnevale e così costui richiuse l’album ed andò via mogio mogio. Guai poi ad accettare uno di quei modesti donativi, costituiti da confezioni di vino o abbonamenti sportivi, con i quali i faccendieri sono soliti sondare la disponibilità del beneficiario! Cadere in quell’insidiosa trappola rappresenta il segnale che il corruttore attende per obbligare l’incauto accettante con donativi di progressivo maggior valore, in cambio del favore che verrà in futuro richiesto e che, a tal punto di compromissione, non potrà essere negato. Così si manifestò molto stupito quel faccendiere che si vide prontamente restituire per mezzo dei Carabinieri alcune confezioni di vino fatte recapitare nella mia abitazione. Nel profondersi in scuse, costui mi disse testualmente: “Non credevo di sbagliare, lei non immagina cosa succede a Roma, altro che bottiglie di vino…”. Fu più semplice invece ricusare una tessera di abbonamento per assistere alle partite di pallavolo femminile di una squadra allora in auge, asserendo che m’interessavo soltanto di ciclismo, alle cui gare, come ben si sa, si assiste sulla strada e senza biglietto. L’ultima strategia, che rasenta profili di comicità, mira ad un’esibizione di potenza a fronte degli scarsi mezzi materiali assegnati dallo Stato al pubblico funzionario. All’uscita da una cerimonia, svoltasi nel Teatro Valli, un personaggio di spicco della finanza locale mi disse che era arrivato chi lo avrebbe riportato a casa, alludendo
ad una lussuosa autovettura con tanto di autista ed offrendomi un passaggio. Modestamente replicai che avevo con me la mia fedele bicicletta, dalla quale non intendevo separarmi. Ancora più squallida fu l’allusione rivolta da un altro faccendiere ad un’antenna situata nei pressi del Tribunale, necessaria, a suo dire, a far funzionare il suo telefono portatile, di cui vantava il possesso, al tempo della comparsa di tali strumenti di comunicazione. Guardandomi bene dall’estrarre il telefono portatile di servizio assegnatomi ed eludendo così l’infantile sfida, precisai che la giustizia, invece, si avvaleva ancora di staffette ciclo montate. Un caso atipico, che contribuisce a lumeggiare la vera natura millantatrice del faccendiere, fu, infine, quello di una sedicente avvocatessa, che s’interessava delle sorti di un detenuto, il quale però aveva nominato un altro difensore. Insospettitomi per tale anomalia, accertai agevolmente che l’avvocatessa non era tale, non essendo iscritta ad alcun Foro. Contestatale l’impossibilità di accettarla come interlocutrice processuale, ella chiarì che lavorava non già nelle aule di giustizia bensì - così disse testualmente - “nei corridoi”. La fenomenologia delineata costituisce, a ben guardare, il substrato di corruzione, di millanteria e di vanità, assurto, in questo oscuro periodo del Paese, a regola e metodo di governo. Sia di monito allora l’antico insegnamento, secondo il quale il giudice che accetta doni e favori determina le condizioni per commettere ingiustizie, a causa del riguardo dovuto al suo benefattore ovvero per dimostrarsi ingrato. (Cfr.: Claudio Eliano, Storia varia, XI, 9). Giancarlo Ruggieri
CUBA. Si cambia veramente? estero
Fidel Castro
Raul Castro
Fidel Castro in un’intervista rilasciata al mensile americano “The Atlantic” dichiarava che il modello cubano “non funzionava più”. Le interpretazioni, spesso assai colme di segno interrogativo, che tale dichiarazione ha scatenato tra i media del mondo, hanno trovato un punto di approdo nel comunicato della segreteria nazionale della CTC, (Centrale dei lavoratori cubani), comunicato che evidenziava come le misure in atto prevedevano una ristrutturazione radicale del modello economico e sociale cubano. Il licenziamento previsto di 500.000 lavoratori pubblici, forniva un segno evidente alla necessità di aumentare la produzione e la qualità dei servizi e diminuire le spese sociali, ancorate, come sono attualmente, alla retribuzione da parte dello Stato dell’80 percento della popolazione attiva. E’ questo uno degli elementi che indica come il Paese, dopo il miglioramento economico del 2000, si trovi oggi in una situazione molto difficile. Se si scorre il saggio dell’economista Omar Everleny Perez Notas recientes sobre la economia en Cuba si constata come la crisi si evidenzi molto chiaramente. Perez scrive: “i redditi personali non sono sufficienti per sostenere le spese indispensabili di una famiglia cubana media, tenendo conto del costo elevato del cibo sul mercato. E’ questa la ragione per cui una parte della popolazione non può soddisfare i propri bisogni basilari”. La valutazione della situazione, che viene data dal Centro studi dell’economia cubana (CEEC), si basa su tutta una serie di fattori: crollo del prezzo del nichel e rincaro delle importazioni di energia e degli alimentari; le gravi conseguenze dei tre cicloni che nel 2008 hanno devastato l’isola; l’impatto della crisi economica internazionale. In secondo luogo influiscono negativamente alcuni elementi strutturali: oltre all’embargo degli USA che oggi continua, elementi che sottolineano le debolezze e gli squilibri interni,
dovuti propriamente all’organizzazione economica, come i nefasti effetti sull’economia del Paese, derivanti dall’utilizzo in parallelo di due monete: una debole (il pesos) e l’altra forte (il pesos convertibile). Un ulteriore problema è dato dalla scarsa produttività del settore agricolo pubblico, (specie per quanto riguarda la produzione dello zucchero in forte calo produttivo), che obbliga all’importazione di due terzi dei prodotti alimentari consumati nel Paese. Dopo le ultime misure, oltre a quelle relative ai licenziamenti, messe in atto da Raul Castro (soppressione delle mense statali, diminuzione del numero delle borse di studio e delle iscrizioni alle università, innalzamento di cinque anni dell’età pensionabile, eliminazione della tessera del razionamento), si stima che il 20 percento della popolazione viva sotto la soglia di povertà (n° 52 della rivista “Socialism and Democracy”). La crisi è arrivata ad un punto molto avanzato, tanto da suscitare un acceso dibattito, incentrato
Omar Everleny Perez
sulla valutazione della strategia dello sviluppo e sui mezzi da attuare col fine di preservare le conquiste sociali. Oggi il Paese si muove nel contesto di tre orientamenti politici. Il primo è portato avanti dal gruppo dirigente, dopo l’ampio rinnovo attuato da Raul Castro, per il quale “egualitarismo” e “paternalismo” (inteso come eccesso di protezione sociale), sono all’origine di tutti i mali del Paese. Raul Castro in una dichiarazione ufficiale dello scorso agosto affermava: “Cuba non può essere il solo Paese al mondo in cui si può vivere senza lavorare” per evidenziare angennaio-febbraio 2011 11 notiziario anpi
cultura che l’assenza di motivazioni sociali da parte dei lavoratori…”. Il secondo orientamento viene espresso da responsabili del PCC e da importanti quadri amministrativi, che traumatizzati dall’esperienza gorbacioviana, sono contrari a qualsiasi cambiamento nel timore di scatenare un processo, che potrebbe divenire tale da rendere difficile il controllo della società. La terza posizione, pur in una propria, evidente frammentazione, esprime la corrente di pensiero di intellettuali, studenti, militanti del PCC e artisti, che si propone di sviluppare la più ampia democrazia politica e sociale, sia nelle istituzioni, che nei luoghi di produzione. Attraverso la rivista “Temas”, la terza corrente ha attivato il dibattito sulle opzioni strategiche da attuare. Dibattito, che viene concentrato fondamentalmente sull’esigenza di un allargamento delle modalità di partecipazione e autogestione. Esigenza che, peraltro, viene quasi ignorata dai più importanti media nazionali controllati dal PCC. La Chiesa, nel contesto della società cubana, cerca di occupare i rari spazi che le vengono concessi nel dibattito in corso e nella X Settimana sociale cattolica, tenutasi a Cuba, ha rivolto, attraverso il cardinal Ortego, l’invito al papa Benedetto XVI a visitare Cuba nel 2012, l’anno delle elezioni presidenziali. Le relazioni tra l’Avana e Washington vedono una lenta evoluzione positiva, mentre, nel contesto di un man-
tenimento dell’embargo, si stanno svolgendo discreti e riservati incontri per quanto riguarda il tema turismo e dell’industria petrolifera. Valutando la situazione generale dell’isola il “Wall Street Journal” va sostenendo che Cuba, adottando i programmi di massicci licenziamenti, si orienta, inevitabilmente, verso forme sociali tipiche del sistema capitalista. Anche se tale ipotesi viene decisamente respinta dalle autorità cubane, resta il fatto che la nuova stratificazione sociale, generata dalle riforme di mercato degli anni ’90, ha favorito l’emergere di una nuova, piccola borghesia e contemporaneamente lo sviluppo di diseguaglianze sociali, che hanno colpito, prioritariamente, la popolazione di colore. Armando Chaguaceda, noto opinionista politico afferma: “se il ruolo del mercato, in qualità di attore regolatore dell’economia nazionale cresce in maniera esponenziale, in assenza di meccanismi di controllo e di democrazia operaia, il suo impatto ideologico potrebbe rendere possibile la ricostituzione di una borghesia con legami statali e transnazionali...”. Il realizzarsi di un tale evento comporterebbe inevitabilmente la fine del “modello sociale cubano” e la fine dell’illusione per la quale nel mondo sia possibile l’esistenza di una realtà svincolata dal mercato e dalla società capitalista. Bruno Bertolaso
UN SONETTO di Giovanni Mariotti dedicato al Tricolore Altre volte, in passato, abbiamo pubblicato su queste pagine godibili sonetti romaneschi di Giovanni Mariotti, che nelle circostanze si è sempre firmato come “reggiano de Roma”. Siamo lieti, dopo la bella giornata del 7 gennaio u.s. Con il Presidente Napolitano nella nostra città, di pubblicare un altro sonetto del nostro caro amico, che proprio da Napolitano, pochi anni fa, è stato nominato Cavaliere al Merito della Repubblica, sulla base di una vecchia proposta presentata e sottoscritta dal compianto nostro ex Presidente Giuseppe Carretti.
7 GENNARO 2011. FESTA DER TRICOLORE CO’ GIORGIO NAPOLITANO Freme er vessillo e sventola sovrano su quella Tore andove er campanone chiamò a raccorta er popolo reggiano scoppianno in Piazza la rivoluzzione. Sta lì pe’ ricordacce a no’ reggiani che ‘ndove allora è nato, er Tricolore Bandiera de la Patria ch’amo in core è ‘n Festa e chiama a Festa l’itajjani. E’ er zette gennaro! Scittadino, mettesce ‘r Tricolore a’ ‘gni finestra e a tre colori sia tutt’un giardino Viva l’Itajja e viva ‘r Tricolore! Gente, oggi co’ noi e pe’ ‘st’anniverzario, ce sta Napolitano er Presidente ! Come sua consuetudine Mariotti ha corredato di note a pie’ di pagina il sonetto. Qui ci limiteremo a pubblicarne, per gli eventuali “padani”, una nostra traduzione in italiano. Freme il vessillo e sventola sovrano / su quella Torre dove il campanone / chiamò a raccolta il popolo reggiano / scoppiando in Piazza la rivoluzione /. Sta lì per ricordarci, a noi reggiani / che dove allora è nato, il Tricolore / Bandiera della Patria ch’abbiamo in cuore / è una Festa e a Festa chiama gl’italiani /. E’ il sette gennaio! Cittadino, / il Tricolore metti a ogni finestra / e a tre colori sia tutt’un giardino/. Viva l’Italia e viva il Tricolore! Gente, / oggi con noi per questo anniversario, / c’è qui Napolitano, il Presidente!
12 gennaio-febbraio 2011
notiziario anpi
cultura '44 l e d o n a i g i t r a p e quel Natal a del futuro
in e d 'i n u a v e st si E ertà, voglia v o p a t n a t a o z z e m carsi le c o b m i r i d e e r fa di maniche.
Il partigiano garibaldino Vincenzo Branchetti, Argo, ci ha inviato pochi giorni prima del Natale 2010 una bella lettera dalla quale stralciamo alcuni passi particolarmente significativi e toccanti. Costituiscono anche un augurio per questo 2011 appena cominciato, nonostante il pessimismo che li pervade. Comunque sono un forte stimolo alla riflessione sullo “stato presente delle cose”, e debbono indurci a reagire. Grazie caro compagno Argo! Anche se il corpo ti fa tribolare constatiamo con piacere che la tua mente è lucida come sempre.
[…] Purtroppo, a quanto ci è dato di capire, il 2011 sarà peggiore dell’anno [appena terminato], prima di tutto perché si porta sulle spalle l’eredità sciagurata del momento storico che stiamo vivendo […] Purtroppo sono soprattutto i giovani a essere vittime di un senso di sconforto, e bisogna dire che ne hanno ben ragione visto che l’Italia di oggi è un Paese che è riuscito nella poco gloriosa impresa di cancellare il futuro delle prossime generazioni. […] Ma il fatto che [lo scorso] Natale sia [stato] così malinconico, non è dovuto soltanto alla difficile situazione economica e sociale, ma al senso di frustrazione e di mancanza di futuro che attanaglia i cittadini. Ci possono essere stati Natali poverissimi ma bellissimi se tra le persone regnano la fiducia e la voglia di fare . Per questo vorrei ricordare il Natale più bello che io abbia trascorso fuori casa. Natale 1944. Comune di Ligonchio, alta montagna reggiana. Lgunc’ lo chiamano i residenti. Facevo parte del distaccamento partigiano “E. Zambonini”, che era stato trasferito in quel comune a difesa delle
centrali elettriche da cui dipendeva buona parte dell’energia utilizzata nel capoluogo e in provincia. I ligonchiesi avevano invitato tutto il distaccamento, suddiviso per gruppi, al pranzo natalizio nelle loro case. Un paradiso, per noi che vivevamo nei boschi e nei rifugi: tovaglie e tovaglioli bianchi, piatti ricolmi di ogni ben di Dio, cappelletti, bolliti di manzo e pollame, dolci, il tutto innaffiato da buon vino toscano. Tutto il pane era stato offerto dal fornaio del paese, Bacci; ogni volta che gli portavo le pagnotte fatte in casa per cuocerlo, o che lui stesso faceva, riusciva sempre a mettere da parte qualche boccone per i partigiani. Ancora oggi lo ricordo con affetto. L’unica cosa che da parte nostra riuscimmo a portare ai nostri ospiti ligonchiesi, quel Natale, furono... i pidocchi che ci infestavano da quando eravamo saliti in montagna, e l’acre odore delle sigarette confezionate con foglie secche e carta di giornale. Sapemmo poi che un invito simile era stato fatto da tutte le borgate e paesi dell’Appennino ai partigiani che operavano nei dintorni. Il conforto della vicinanza delle popolazioni della
montagna ci è stato indispensabile e non è mai venuto meno fino al 25 aprile (anche se noi dello “Zambonini” scendemmo due giorni dopo per evitare che gruppi di tedeschi sbandati potessero far saltare la centrale che non erano riusciti a conquistare in due anni). Ecco, quello che fu importante di quel Natale fu il senso di calore e di profonda umanità che ci fu regalato dai ligonchiesi, e ancora oggi li ringrazio uno ad uno. Esisteva un’idea del futuro in mezzo a tanta povertà e tanti drammi causati dalla guerra, esisteva voglia di fare e di rimboccarsi le maniche dopo vent’anni di dittatura. Il Presidente Napolitano ha recentemente dichiarato che la nostra Costituzione è tra le più democratiche del mondo. Per forza, porta nel suo DNA la Resistenza ed è nata proprio da quel clima di fratellanza e da quella voglia di giustizia e di cambiamento. Oggi, dopo più di quindici anni di egemonia berlusconiana nel Paese, questa voglia è completamente scomparsa. Mi chiedo se questo non sia il segnale peggiore di tutti. Vincenzo Branchetti, Argo
gennaio-febbraio 2011 13 notiziario anpi
cultura www.governareggio.it
IL CENTRO DI REGGIO?
BELLO E SICURO
“I primi a smentire i fuochisti reggiani della paura sono state le forze dell’ordine. Pochi giorni fa, i carabinieri e polizia hanno reso noto che i reati sono in sensibile calo…”
Il ristorante Condor
N
onostante la recente aggressione, da parte di due ubriachi moldavi, ai danni dei gestori del ristorante Condor, a cui va tutta la nostra vicinanza, non c’è alcun allarme sicurezza in città, tanto meno in centro. Eppure i fuochisti della paura, coloro, cioè, che gettano gli allarmi sicurezza nella caldaia di giornali e tv, sono sempre al lavoro. Finora è stata la forma più redditizia di guadagno elettorale. Spargere paura, costa poco e non obbliga ad alcuna verifica sulla validità dei rimedi. Lo sanno bene i leghisti e la destra nostrana che sulla paura, in particolare degli immigrati stranieri, hanno fatto le loro fortune elettorali. I primi a smentire i fuochisti reggiani della paura sono state le forze dell’ordine. Pochi giorni fa, i carabinieri e polizia hanno reso noto che i reati sono in sensibile calo, in particolare quelli che avvengono per strada come borseggi e scippi, ma anche quelli ai danni dei negozi e banche come rapine e furti, compresi quelli degli ultimi giorni che hanno causato ingenti danni alle attività commerciali senza fruttare bottini proporzionati al rischio. Alle vittime deve andare tutta la solidarietà e vicinanza della comunità e delle istituzioni cittadine.
14 gennaio-febbraio 2011
notiziario anpi
Tuttavia, come cittadino, faccio appello al senso di responsabilità di chi ha a cuore la serenità della nostra comunità. Non c’è alcuna emergenza criminalità in centro. In centro, come in qualsiasi altro luogo della città, si possono vedere comportamenti che non piacciono, ma non si può scambiare la maleducazione o taluni atti di scarsa civiltà, per comportamenti criminosi e pericolosi per i cittadini. Le forze dell’ordine, nonostante i tagli pesantissimi che hanno subito, compiono, seppur con maggior sacrificio, il loro dovere e anche la presenza dei vigili urbani, in centro storico, è costante e diffusa e lo sarà ancor di più a partire da gennaio 2011, quando entreranno in servizio ben 21 nuovi agenti. E’ importante, invece, stringerci attorno al Prefetto e alle forze dell’ordine, affinché possano compiere, nel migliore dei modi, la loro attività di protezione della nostra comunità. Perché, è bene esserne consapevoli, la nostra comunità, ha realmente bisogno di protezione, dall’azione di organizzazioni criminali che il comune cittadino difficilmente vede per strada, come l’n’drangheta, la camorra, le mafie straniere, ecc. Queste organizzazioni, seppur perfettamente mimetizzate nella
Domenico Savi, questore di Reggio Emilia
società civile, a Reggio, come purtroppo in tutte le città d’Italia, esistono e sono assai pericolose. Gestiscono il mercato della droga, della prostituzione, del traffico di esseri umani, del gioco d’azzardo, delle bische clandestine delle scommesse illegali, e, attraverso il riciclaggio del denaro sporco, s’infiltrano nel tessuto economico della nostra provincia. E’ giusto lamentarsi se le persone sputano per terra, se si ubriacano e bivaccano in mezzo alla strada, se schiamazzano o sporcano, se imbrattano i muri o pisciano sul portone di casa, ma, non per questo il nostro centro cessa di essere bello e sicuro. Questi non sono crimini, sono atti di maleducazione e illeciti amministrativi punibili con una multa. Allora, anziché fare a gara a chi grida più forte i falsi allarmi di pericolo in centro, uniamo le forze per darci un regolamento di polizia locale più efficace; uniamo le forze per educare le persone a comportarsi in modo più civico e rispettoso, uniamo le forze per difenderci dall’aggressione della mafia, ma, per favore, non si dica più che, a Reggio, la gente deve avere paura.
di Massimo Becchi
SONO ANCORA TROPPE LE FAMIGERATE
POLVERI FINI NELL’ARIA CHE RESPIRIAMO Particolato < 10µm (PM10)
Superamenti (50 µg/m3)
Agglomerato R12 - RE CASALGRANDE (VIA STATALE SP467R) CASTELLARANO (VIA REVERBERI) Agglomerato R3 - RE REGGIO NELL’EMILIA - RISORGIMENTO (VIALE RISORGIMENTO) REGGIO NELL’EMILIA - S. LAZZARO (VIA AMENDOLA) REGGIO NELL’EMILIA - TIMAVO (VIALE TIMAVO) Zona A - RE GUASTALLA - S. ROCCO (VIA DELLA MADONNINA) Zona B - RE VILLA MINOZZO - FEBBIO (VIA PROVINCIALE)
56 42 50 53 84 53 1
Dati Arpa al 31.12.2010 del particolato fine (PM10)
I
l limite previsto dei 35 superamenti consentiti all’anno delle PM10, le polveri fini, resta per Reggio e dintorni ancora una chimera, molto lontana da raggiungere, visto che anche il 2010 si è chiuso con dati in linea con il triennio precedente, ovvero con una media di 62 sforamenti sulle tre centraline del monitoraggio dell’aria gestite dall’Arpa. Un dato non dissimile dal 2009 con 56 sforamenti e dai 72 del 2008. Per trovare di peggio (sempre sulla città) occorre andare al 2007 con una media di 94 volte in cui non si è rispettato il limite dei 50 µg/m3. Una situazione non certo gratificante per i nostri polmoni, che devono sopportare un carico inquinante di tutto rispetto, attenuato di fatto solo dalle precipitazioni, unico vero toccasana per la qualità dell’aria. E’ evidente come le misu-
re adottate a livello regionale e riproposte di anno in anno a Reggio dall’Amministrazione pubblica non abbiano ormai il ben che minimo effetto sulle polveri, sia per l’esiguità dei veicoli che vengono fermati nei giorni di limitazione, che per i tenuti, o meglio dire nulli, controlli che vengono effettuati. Per chi si muove sulle strade il dato è ancora più allarmante, testimoniato dalla centralina di viale Timavo, l’unica in città ubicata nei pressi di una strada e quindi più veritiera di ciò che i ciclisti, pedoni e automobilisti respirano realmente. Non se la passano molto meglio in provincia Guastalla, Castellarano e Casalgrande, testimoniando una andamento diffuso delle polveri che ricopre tutto il bacino padano e che non risparmia anche i piccoli paesi della pianura e della collina, che risento-
no dell’effetto della città e della pianura in generale. Non a caso solo la pioggia o la neve contribuiscono ad un abbassamento dei valori giornalieri delle polveri, facendo quanto i nostri amministratori non hanno intenzione di fare, mettendo i cittadini di fronte a scelte che dovrebbero essere decisamente più energiche che un vuoto e blando invito ad usare meno l’auto. L’obiettivo è infatti arrivare a rimanere entro i 35 superamenti annui, soglia che ci deve spingere ad adottare misure di trasporto pubblico più incisive e un blocco della circolazione privata più marcato, soprattutto nel periodo invernale, attualmente tanto irrisorio da non fare più minimamente percepire a chi vive la città che esista realmente.
E’ INIZIATO LO STOP AI SACCHETTI DI PLASTICA Da inizio anno, dopo un lungo braccio di ferro fra il ministero dell’Ambiente e le industrie produttrici, è scattato lo stop alla commercializzazione dei sacchetti di plastica non biodegradabili per l’asporto merci e, da tale data, non è più possibile acquistare per la spesa, presso negozi o supermercati, le vecchie borsine non conformi ai requisiti di biodegradabilità indicati dagli standard tecnici europei vigenti. E’ entrata quindi in vigore una norma innovativa che porterà progressivamente ad una riduzione della produzione dei rifiuti e ad una maggiore tutela dell’ambiente, tra l’altro adeguando l’Italia ad altre nazioni europee. Annualmente, nel mondo, vengono consumati tra i 500 miliardi e 1.000 miliardi di sacchetti di plastica monouso. In Europa il consumo annuale è di 100 miliardi di sacchetti, che equivalgono a circa 12 milioni di barili di petrolio e in Italia consumiamo 250 sacchetti a testa in un anno.
Questo provvedimento è stato chiesto a gran voce soprattutto per i danni che hanno creato i sacchetti, la cui permanenza nell’ambiente va dai 200 ai 400 anni, per la vita utile brevissima (tutt’al più dopo la spesa, possono essere riutilizzati per conferire i rifiuti), perché sono “volatili” e si disperdono nel territorio e nei mari (l’80 percento dei rifiuti marini è costituito da plastica, prevalentemente bottiglie e sacchetti), mietendo vittime tra mammiferi e tartarughe marine (100.000) e uccelli marini (1 milione). Anche quando si degradano alla luce (raggi ultravioletti) e al calore, si frammentano e disperdono nell’ambiente composti pericolosi. Va anche segnalato che secondo quanto precisato dal ministero dell’Ambiente, è consentito lo smaltimento delle scorte in giacenza negli esercizi artigianali e commerciali alla data del 31 dicembre 2010, purché la cessione sia operata in favore dei consumatori ed esclusivamente a titolo gratuito.
gennaio-febbraio 2011 15 notiziario anpi
BUONE NOTIZIE
i quelle d e n u c l a portando i r gua di 1 e 1 r 0 t 2 s l a i l l e u r s a i ', iace iniz e notizie p n i o c u , onal re'b a i r t e o t a l i l n n r fi e t e n d I “Ed a mnesty o essere A r e o t b a b nno…” c e i a l r t o b o s b r u o p c s e t che p entemen caduto lo c c e a r è a o h v i e t i h ciò c to di pos n a u q a e t lativamen
Abu Mazen
Il primo gennaio 2011 era la Giornata Mondiale per la pace. Probabilmente, ben pochi se ne sono ricordati e sicuramente nessuno ce lo ha ricordato. Ma – d’altra parte – a fronte degli accadimenti che il 2010 ha traghettato, congedandosi, al nuovo anno risulta effettivamente arduo un approccio positivo alla realtà planetaria: dai 24 conflitti attualmente in essere, tra cui quello ormai decennale dell’Afghanistan, ai venti di guerra ai confini delle due Coree, dai traballanti equilibri politici ai periodici conflitti armati in tanti stati del continente africano, dalla crisi politico-religiosa del Pakistan al controverso programma nucleare iraniano, dalla strage di civili nella guerra al narcotraffico in Messico al disastro, tra macerie e colera, di Haiti, per arrivare al ripetuti attacchi terroristici alle comunità 16 gennaio-febbraio 2011
notiziario anpi
cristiane in Medioriente non c’è granché che induca all’ottimismo o che legittimi lo sventolìo della bandiera arcobaleno. Se poi a ciò si aggiungesse lo spaventoso incremento delle spese militari nel mondo, in assoluta controtendenza con i numeri provocati dalla crisi economica, il quadro potrebbe considerarsi completo. Tuttavia, se ci limitassimo ad osservare con rassegnazione gli eventi e a scuotere la testa per un presente cupo e una prospettiva immodificabile, correremmo il rischio di non accorgerci che accade anche altro: sicuramente meno pubblicizzato e meno noto, magari di rilevanza minore e di scarso impatto sull’opinione pubblica, ma evidente testimonianza che certa “politica”, certe “lotte”, certe “prese di posizione”, certe lente ma decise “campagne di sensibilizzazione” a volte paga-
no e sono lo specchio di una comunità che non si arrende e non arretra di fronte alla guerra, all’ingiustizia e alla barbarie che da troppo tempo e troppo spesso avvelenano i rapporti tra gli uomini e determinano una inaccettabile idea di convivenza cosiddetta civile. Ed allora, ci piace iniziare il 2011 riportando alcune di quelle che potrebbero essere definite “buone notizie”, sulla stregua di ciò che ha recentemente pubblicato Amnesty International relativamente a quanto di positivo è accaduto lo scorso anno. - Partendo, naturalmente, dalla scarcerazione di Aung San Suu Kyi, autentico simbolo della resistenza nonviolenta alla tirannia e irriducibile oppositrice del regime militare birmano, già premio Nobel
BUONE NOTIZIE per la pace, reduce da oltre 15 anni più o meno continuativi di detenzione. Non è demagogico affermare che sono stati la pressione e la solidarietà internazionali a portare a un esito per nulla scontato. Unitamente alla straordinaria coerenza e tenacia di questa donna, decisa a riprendere la sua lotta da dove l’aveva dovuta interrompere: “In Birmania si parla molto di karma. Io continuo a ricordare a tutti che karma significa ‘fare’. Raccogli quello che hai seminato. E ti crei il tuo karma con l’agire. Il fato, il destino non esistono”.
impopolare. Ci opponiamo risolutamente a qualunque Paese o a qualunque persona che si servano del premio Nobel per interferire nei nostri affari interni, o per violare la sovranità legale e giudiziaria della Cina”. Chi ha letto Liu Xiaobo sa che le sue parole parlano di uguaglianza, di libertà di espressione, di democrazia, di stato di diritto. Semplicemente perché “criticare non è diffondere notizie false e tanto meno opporsi è denigrare”. Ma non per tutti, evidentemente, è così.
Liu Xiaobo Aung San Suu Kyi
-Per la prima volta dal 1936 il premio Nobel per la pace non viene consegnato nelle mani di qualcuno: la sedia lasciata vuota nel corso della cerimonia che lo ha assegnato al dissidente cinese Liu Xiaobo ha identificato con nettezza il primato della dignità umana e dei diritti civili, a cominciare dalla libertà di opinione. Primato che – evidentemente – la Cina non può riconoscere, semplicemente perché non trova declinazione all’interno di un regime che non accetta di essere messo in discussione. Ed infatti, la reazione di Pechino è stata del tutto prevedibile: “E’ una ‘farsa politica’, un ‘teatrino’ che non rappresenta in alcun modo l’opinione pubblica mondiale, tanto meno nelle Nazioni in via di sviluppo”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri Jiang Yu, aggiungendo che “la parzialità e le menzogne non hanno alcun appiglio per stare in piedi e una mentalità da Guerra Fredda è
- Pare proprio che lo stato di Palestina comincerà dal Sudamerica. Di fronte all’ennesimo stallo dei negoziati di pace (gli insediamenti israeliani nei territori occupati sono ripresi) Brasile e Argentina hanno deciso di riconoscere la Palestina lungo i confini segnati prima della guerra del 1967. Nonostante fosse notoria la posizione di questi due Paesi (in sede ONU hanno sempre votato a favore dell’autonomia palestinese), è notevole e originale la accelerazione diplomatica che punta a favorire la soluzione negoziale attraverso atti unilaterali. Naturalmente, Israele ha manifestato il proprio fastidio bollando di “interferenza” la decisione, mentre gli Stati Uniti hanno dichiarato di non condividere ogni atto in grado di “compromettere il ritorno di entrambe le parti al tavolo delle trattative dirette”. L’UE, per non sapere né leggere né scrivere, ha ribadito che riconoscerà lo Stato palestinese “quando lo riterrà appropriato” (sic!). In
attesa di questo momento appropriato, rileviamo che anche Venezuela, Uruguay, Paraguay e Cile hanno messo in agenda il riconoscimento unilaterale, con buona soddisfazione di Abu Mazen che non disdegna di portare in sede ONU l’ipotesi. - Forse è esagerato definire le rivelazioni di Wikileaks “l’11 settembre della diplomazia” o “la Cernobyl della politica internazionale”. In fondo, molti dei 251.287 files inviati al Dipartimento di Stato americano da 274 sedi diplomatiche statunitensi in tutto il mondo possono ridursi a gossip o notizie scontate. Nulla di sorprendente, ad esempio, sul fatto che Berlusconi sia stato definito “incapace, vanitoso e inefficace”, Putin “Batman” e Medvedev “Robin”, Sarkozy “suscettibile e autoritario”, Gheddafi “ipocondriaco” e Karzai “paranoico”. Ma senza dubbio non è di poco conto apprendere che le interazioni tra funzionari americani o tra questi e ambasciatori o funzionari di governi stranieri ci parlano di realtà nascoste o sottostimate, come la corruzione del governo afghano o l’inaffidabilità dei servizi segreti pakistani; o come il rimarcato ruolo dell’alleato saudita quale maggior finanziatore del terrorismo internazionale, i tentativi di smistare tra gli alleati i detenuti di Guantanamo e le liti con l’Europa per il rispetto dei diritti umani, o i reali rischi di guerra contro l’Iran. Questo e tanto altro costituiscono una sorta di “sputtanamento” delle diplomazie ufficiali, la rappresentazione clamorosa e imbarazzata dell’ “ufficiale” e dell’ “ufficioso”, un “dietro le quinte” della politica internazionale che da sempre rivendica ambiguità e doppiezza come arte della comunicazione e della propagazione strumentale delle notizie, funzionali alla creazione di una opinione pubblica da tenere sempre e comunque sotto controllo. Le reazioni stizzite dei vertici internazionali stanno proprio a dimostrare che certi ambiti vanno sottratti all’opinione pubblica e ricondotti alla pura gestione del potere: ecco che allora la pubblicazione dei files diventa “un atto irresponsabile”, un attacco alla sicurezza nazionale. Qualcuno, che non la pensa così, ha dichiarato che uno dei capisaldi della professione del giornalista è dare tutte le notizie, subito, senza temerne le conseguenze: quando il potere ha paura del giornalismo, quello è un gran giorno per il giornalismo. gennaio-febbraio 2011 17 notiziario anpi
O N A I G I T PAR : O L L E V NO E N O I Z I D E A T N I QU
tamento n u p p a un i è ormai ’ o l l e per no e h v c o N e l o a n u n “ ‘Partigia ontro an trovarsi c i r n i r e n p u , e ato ion lconsolid te occas n a t prima vo r o a l p r m e ’i p n i u ch diventa to e con n motivo t i o r u c b s i n è u ià tre ticon chi g si. E’ inol r a r li ex par e s g s i e s t r i a t d n e ro ta decid la a conf o v a t a e er cisti…” per mett s a f i t n a i nuov giani e i
S
abato 20 Novembre 2010 si è tenuta la quinta edizione di “Partigiano Novello”, festa di tesseramento organizzata dalla sezione ANPI di Correggio. Ancora una volta il luogo è stato il Salone delle Feste di via Fazzano. A garantire la buona riuscita della festa naturalmente i volontari dell’ANPI, la collaborazione dei giovani democratici e quest’anno pure l’aiuto della scuola alberghiera “Motti” che da qualche tempo ha avviato una proficuo rapporto con la nostra associazione per viaggi della memoria e progetti didattici su Resistenza e Costituzione. Gli allievi del Motti si sono impegnati nella distribuzione delle vivande, allo stesso modo l’ANPI di Correggio si impegnerà affinché con un piccolo aiuto si possa concretizzare il loro prossimo viaggio in Germania. Presso il banchetto sono state fatte decine di nuove tessere ed è stato distribuito materiale divulgativo tra libri, riviste e video. “Partigiano Novello” è ormai un appuntamento consolidato, un incontro annuale che per noi diventa un’importante occasione per ritrovarsi con chi già è iscritto e con chi per la prima decide di tesserarsi. E’ inoltre un buon motivo per mettere a tavola a confrontar18 gennaio-febbraio 2011
notiziario anpi
si gli ex partigiani e i nuovi antifascisti. Dall’aspetto conviviale è poi automatico passare alla condivisione di preoccupazioni, ideali, speranze. Dunque ancora una volta l’obiettivo è quello di azzerare le distanze tra generazioni, trovare un filo comune che unisca l’esperienza resistenziale all’oggi e alle sue nuove problematiche. Un’occasione per veicolare parole, musiche e ipotesi di liberazione, un momento per trovare stimoli e reazioni a quello che un tempo è stato il fascismo e che oggi non possiamo che denominare allo stesso modo. Innegabile è, infatti, la deriva culturale in cui giorno dopo giorno scivoliamo, innegabile la crisi e l’incertezza che tarpa le ali ai più giovani, innegabile la pochezza dei politici italiani, pericolosa e irresponsabile la linea di partiti razzisti, innegabile la concentrazione di potere, evidente il regime mediatico. Elementi che sono terreno di coltura dei nuovi fascismi. Ritrovarsi e riconoscersi può aiutare a capire, ad affrontare, a scuotersi e dunque vanno intensificati questi appuntamenti. La formula cibo e musica, assimilazione e digestione, pare funzionare e anche in questa ultima edizione l’affluenza è stata numerosa e composita.
In questi anni abbiamo avuto ospiti notevoli e motivati che hanno regalato sensazioni e emozioni: Cisco, Modena City Ramblers, Gang, Coro di Piadena, Mara Redeghieri. Stavolta è toccato al gruppo di filastrocche popolari Mad pour L’Unheard e soprattutto a Massimo Zamboni che ha proposto letture e musiche estratte dal suo recente album e da un libro di prossima pubblicazione che come ha precisato è ispirato a fatti della lotta di liberazione locale. L’apparizione di Zamboni ha confermato un rapporto duraturo con l’ANPI e con la città di Correggio dai tempi del primo Materiale Resistente del 1995. A precedere suoni e concetti, sono giunti i graditi saluti del presidente provinciale Giacomo Notari e come nostra irrinunciabile abitudine l’intervento di Germano Nicolini. Osservare l’attenzione e il silenzio con cui i più giovani ascoltano il lucido scorrere di pensieri dei partigiani viventi è come assistere alla trasmissione reale di materiale genetico. E’ come se la memoria si facesse carne, consistenza solida, donata direttamente a noi, consegnata nelle nostre mani, affidata con premura a chi possa domani proteggerla, conservarla, propagarla a sua volta.
memoria
66°anniversario
Pubblichiamo alcuni stralci dell’orazione tenuta da Roberta Mori, consigliera regionale, a Villa Sesso il 19 dicembre 2010, ricordando gli eccidi del 17 e 20 dicembre 1944 nel corso dei quali i fascisti uccisero 18 persone, alcune dopo atroci torture. Caddero: Alfeo Manfredi, Franco Ferrari, Emidio Ferrari, Angiolino Orsini, Virginio Manfredi, Gino Manfredi, Aldino Manfredi, Guglielmo Manfredi, Ferdinando Miselli, Remo Miselli, Effrem Conforti, Domenico Tosi, Spartaco Davoli, Emore Veronesi, Domenico Catellani, Aldo Corradini, Umberto Pistelli, tutti da Sesso, e Loris Simonazzi da Castelnuovo Sotto Da sinistra: Giorgio Carpi, Roberta Pavarini, Alessandro Frignoli, Fiorella Ferrarini, Roberta Mori, il rappresentante della Provincia, Emanuela Caselli e Simone Montermini
Le storie delle famiglie Manfredi e Miselli sono in particolare emblematiche del meglio di una cultura, popolare e contadina, che ha di fatto sconfitto il fascismo e posto le basi della pace e del benessere che abbiamo conosciuto dopo. Rivive nella loro morte e nella loro vita la tradizione di questa terra, cristiana nel senso originario e autentico del termine, socialista e antifascista per collocazione storica ma, ancor prima, segnata da profondo spirito antitirannico, che impregna ogni gesto e ogni scelta di chi sembrerebbe destinato a non averne.
Qui siamo di fronte ad una condizione di povertà che appartiene a tutti gli umili della terra, relegati ad una lotta quotidiana per la sopravvivenza che sa diventare esercizio e lezione di massima dignità umana. Questo vedo, prima di ogni altra cosa, nelle storie che siamo qui a ricordare. […] “Oggi lotta di Liberazione significa restituire ai giovani il proprio futuro. Ecco, credo che questo dono di speranza e di coraggio sia, tra le tante, l’eredità e l’ispirazione che ci tramanda la Resistenza. Un passato che merita di essere
celebrato senza vacuità retoriche e senza autolesionismi, guardando avanti con saggezza ma senza conservatorismi al cammino da compiere, per innescare un vero cambiamento e per costruire giorni migliori. Una forza che dobbiamo trasmettere ai più giovani in questo momento difficile di crisi economica, sfaldamento politico, sociale e culturale; una forza che potrà ridare prospettiva alle nostre azioni quotidiane. Roberta Mori
60° anniversario-nozze d’oro 8 dicembre 1950- 8 dicembre 2010
Franca Ferrari e Bruno Lodesani Il Partigiano Bruno Lodesani Josè, appartenente alla 145a BGT Garibaldi, e Franca Ferrari di San Martino in Rio, il 12 dicembre 2010, hanno festeggiato il loro 60° anniversario di matrimonio insieme ai figli Ivan e Anna Maria, parenti e amici. Per l’occasione Franca e Bruno offrono pro Notiziario. Dalla Redazione le felicitazioni più sincere.
gennaio-febbraio 2011 19 notiziario anpi
memoria
ANNIVER 67°
DEL SACRIFICIO DEI SE
28 dicembre 2010. POLIGONO DI TIRO, REGGIO EMILIA
Autorità, Rappresentanti di associazioni partigiane e cittadini davanti al Poligono. Da sinistra: Adelmo Cervi, Giorgio Carpi, i consiglieri regionali Roberta Mori e Giuseppe Pagani, la sen. Albertina Soliani, l’on. Maino Marchi, il dott. Danilo Morini (presidente ALPI), gli assessori Catellani e Tutino, il sindaco di Poviglio Gian Maria Manghi
O N A T OLI
le ziona one a n o i it e mer ricostruz e r o l na va nessu are...” abile e m i h t c s g e tenza gere a ne “L'in s i s e R n della a puo' giu c stori
NAP
Proponiamo qui di seguito alcuni stralci dell’intervento di Fiorella Ferrarini, vice presidente dell’ANPI reggiana Sento con voi di percorrere la tappa di un viaggio […]: ciò che ci sostenta è la memoria di un sacrificio, tale perché liberamente scelto dai fratelli qui fucilati 67 anni fa, da Quarto Camurri e dai tanti, uomini e donne, che nella Resistenza donarono la vita. […] Memoria, dunque, come alimento, come dinamismo; oggi ci vorrebbero tutti “INDIFFERENTI”, cioè incapaci di differenziarci” e “SMEMORATI”, nel significato più profondo di sbandati, ma non accadrà a chi sa scegliere, a chi si sforza di esercitare la propria capacità critica, a chi, come allora i Cervi, sa dire dei “no”. Allora chi si ribellava all’ingiustizia e alla guerra era pericoloso, era un bandito, da perseguitare. Ma quando la ribellione è una forma dell’etica della responsabilità, questo oggi ci viene ricordato, diventa davvero un valore che ha la nitidezza del diamante. […] E dobbiamo sempre più riappropriarci della capacità di raccontare queste vicende (da “rifare i conti”), di narrare con tutti i linguaggi che conosciamo e con la consapevolezza che le parole, cariche di significato e dunque di forza, hanno in sé uno straordinario potere di modificare, 20 gennaio-febbraio 2011
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di produrre trasformazioni, quando siano accompagnate dalla testimonianza . […] Come rappresentante dell’ANPI provinciale vedo come la resistenza della famiglia Cervi, in una specie di DNA intatto, abbia trovato le sue radici già nell’Ottocento quando Agostino, padre di Alcide, protestò contro l’introduzione della tassa sul macinato e si fece sei mesi di galera. La galera sarebbe poi ancora ritornata nel ‘43 per l’ultimo viaggio dei fratelli, con Alcide per sua scelta, prima della fucilazione, dopo che la loro casa era diventata casa di latitanza ma anche di salvezza per i soldati italiani allo sbando, per i disertori e i militari stranieri in fuga, bruciata tante volte, fino a far crepare il cuore forte di Genoeffa. Giuseppe Dossetti, padre Costituente, si impegnò nella Commissione dei 75 anche perché il diritto alla resistenza fosse uno degli articoli della nostra Costituzione, l’art. 3 recita: ”La resistenza, individuale e collettiva, agli atti dei pubblici poteri che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, E’ DIRITTO E DOVERE”. Questa proposta non passò anche se il nazismo e il fascismo e la guerra avevano tragica-
Fiorella Ferrarini e Alberto Gherpelli durante la breve cerimonia davanti al Poligono di Tiro
mente dimostrato quante azioni aberranti fossero state compiute in nome di un’obbedienza cieca e passiva. (“L’obbedienza non è più una virtù”, don Milani, Lettera ai cappellani militari). Il Presidente Napolitano in un intervento per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia ha recentemente ricordato, in un clima di smemoratezza diffuso se non di negazione, che la “Resistenza è stata un moto di riscossa partigiana e popolare di cui nessuna ricostruzione storica può giungere a negare l’inestimabile valore e merito nazionale”. Oggi all’ANPI si iscrivono tanti giovani, mossi dalla forza di preziose testimonianze, e capaci di condividere con i partigiani grandi momenti di mobilitazione civile e di resistenza alla ingiustizia e alla negazione dei diritti fondamentali, in nome di una pace piena. Antonino Caponnetto così si rivolse ai giovani: ”Ragazzi, godetevi la vita, innamoratevi, siate felici ma diventate partigiani di questa nuova Resistenza. La Resistenza dei valori, la Resistenza degli ideali. Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare e di agire da uomini liberi e consapevoli”. Queste parole riecheggiano oggi qui e ancora e sempre ci interpellano. Non lasciamole cadere. Fiorella Ferrarini
RSARIO
memoria
ETTE FRATELLI CERVI E DI QUARTO CAMURRI 28 dicembre 2010. La cerimonia al Museo Cervi
- Rossella Cantoni, presidente Istituto Cervi, Sonia Masini, presidente Provincia di Reggio Emilia, Maurizio Fontanili, presidente Provincia di Mantova - Il tavolo degli ospiti - Il pubblico in sala
Il 67 ° anniversario della fucilazione dei sette fratelli Cervi e di Quarto Camurri ha avuto uno svolgimento più articolato del solito, compresa la presentazione, in anteprima, del film Una fossa di nebbia appena fonda. Storia dei fratelli Cervi, presso il cinema Al Corso di Reggio con la partecipazione del regista Fabrizio Marini. Nella mattinata del 28 dicembre, dopo la deposizione di omaggi floreali alle tombe di Quarto Camurri, a Guastalla, e a quella dei Cervi, a Campegine, ha fatto sèguito, nella sala “Genoeffa Cocconi” ai Campi Rossi di Gattatico, alle 10.30, l’incontro con le Province socie dell’Istituto. Hanno svolto interventi Rossella Cantoni, presidente dell’Istituto, e i presidenti delle Province di Reggio, Sonia Masini, di Ancona, Patrizia Casagrande Esposto, di Mantova Maurizio Fontanili, di Massa Carrara Osvaldo Angeli e di Iglis Bellavista, assessore di Forlì-Cesena. Erano presenti anche, pronunciando a loro volta brevi parole di saluto, i Sindaci dei Comuni di Gattatico, Campegine e Guastalla, la cui diversa appartenenza politica, come del resto quella di altre personalità presenti, è stata sottolineata da Sonia Masini quale prova del fatto che la vicenda Cervi “non è di una parte ma è un simbolo per tanti”. Anche se non è mancato, come riportato in serata da una TV locale e il giorno appresso da un quotidiano ad essa collegato, il fascista non pentito che ha creduto di inficiare, ancora una volta, l’opera di sal-
vaguardia della memoria del Museo dei Campi Rossi con una “rivelazione” grottesca, dichiarando di essere in possesso di un documento tenuto nascosto dal Museo stesso: un diploma di benemerenza in campo agricolo ottenuto dai Cervi durante il fascismo. Come ANPI abbiamo emanato un brevissimo comunicato (da nessuno pubblicato) per ricordare che molti furono nel ventennio i diplomi guadagnati da quei “contadini di scienza” e che tutti quelli che sono stati reperiti in casa Cervi sono da decenni esposti in varie bacheche del Museo. Dal canto suo Rossella Cantoni, dopo aver ricordato come quella dei Cervi sia “una delle storie più belle della resistenza”, e che sia anche rappresentativa di tante memorie, ha richiamato il progetto, già avviato, di un percorso che diventi una sorta di Museo virtuale di tanti luoghi e vicende personali e familiari di cui è costellata la lotta per liberare l’Italia dal nazifascismo. Al riguardo la mattinata a Casa Cervi si è conclusa con la proiezione di un breve video esemplare di ciò che il Museo virtuale potrebbe e dovrà diventare. Una breve cerimonia si è svolta nel pomeriggio, dalle 14.45, al Poligono di tiro dove gli otto martiri vennero fucilati. Vi hanno portato brevi saluti, in un’atmosfera gelida come quella di 67 anni or sono, il vice presidente del Cervi Alberto Gherpelli e la vice presidente ANPI Fiorella Ferrarini. Alla presentazione del film, un vero poe-
ma per immagini il cui titolo riprende un verso di una poesia di Salvatore Quasimodo dedicata alla Famiglia Cervi, hanno pronunciato parole di saluto l’assessore alla cultura del Comune di Reggio Giovanni Catellani e la senatrice Albertina Soliani. Molti, tra il folto pubblico presente nel cinema Al Corso, avevano gli occhi lucidi e sono esplosi in un caloroso applauso. Applausi meritati anche al bravo Bernardino Bonzani che ha interpretato in modo toccante il ruolo di Papà Cervi collegando fra loro i vari momenti mediante la messa in scena di brevi spezzoni dal libro I miei sette figli, di Alcide Cervi-Renato Nicolai. Alla fine il regista Fabrizio Marini, affiancato da Mirko Zannoni del Cervi, ha risposto ad alcuni interventi dal pubblico (tra i quali quello, appassionato, di Adelmo Cervi), accogliendo tra l’altro la proposta di rendere esplicita l’attribuzione di vari spezzoni di filmati in bianco e nero inseriti nel film al loro indimenticabile autore, Franco Cigarini. Sulla ottima qualità del film ci sarà occasione di ritornare su queste pagine. Per intanto attendiamo il suo passaggio in TV nel programma di Raistoria La storia siamo noi di Minoli, auspicando altresì che possa diventare un utile sussidio didattico per le scuole italiane di vari ordini e gradi. Antonio Zambonelli
gennaio-febbraio 2011 21 notiziario anpi
memoria
LEGORECCIO 1944.
UNA SPIA GUIDO’ I NAZIFASCISTI
ALLA DISTRUZIONE DEL DISTACCAMENTO“CERVI”
Una spia aveva scritto all’Ufficio politico della GNR: “so con certezza che circa 40 partigiani dimorano nelle scuole di Legoreccio, raggiungibili via Ciano-Vedriano…”.
Un momento della cerimonia davanti al monumento in memoria dei caduti del distaccamento “Fratelli Cervi”. Da sinistra, Alessandro Frignoli, Roberta Mori, Juri Rovatti, Sara Garofani, il rappresentante del comune di Poggibonsi.
Cortile interno della Corte Da Palude. Gonfaloni e Sindaci (o loro rappresentanti) dei vari comuni di provenienza dei partigiani caduti. (foto Paolo Attolini)
22 gennaio-febbraio 2011
notiziario anpi
Lo ha documentato Guerrino Franzini nella sua Storia della Resistenza reggiana (1966) e ci pare giusto ricordarlo ancora oggi. Il massacro dei 26 partigiani del distaccamento garibaldino “Fratelli Cervi”, ad opera di reparti nazifascisti, fu attuato in seguito all’attività di una spia che aveva scritto all’Ufficio politico della GNR “so con certezza che circa 40 partigiani dimorano nelle scuole di Legoreccio, raggiungibili via CianoVedriano…”. Fu così che nella notte tra il 16 e il 17 novembre 1944 un forte contingente di truppe (150 uomini fra tedeschi e fascisti nostrani) circondò l’antica corte dei signori Da Palude, in cui il distaccamento era acquartierato. Dopo un disperato tentativo di resistenza, i partigiani, anche di fronte alla minaccia di incendiare tutto il paese, si arresero. Per insistenza dei fascisti diciassette di loro furono massacrati sul posto (uno era caduto durante le sparatorie), sei vennero portati via e uccisi dopo qualche giorno. Domenica 21 novembre u.s. il tragico evento è stato commemorato nella borgata di Legoreccio, in Comune di Vetto, con una manifestazione nel corso della quale, dopo i saluti del sindaco Sara Garofani, di Alessandro Frignoli per l’ANPI, di Juri Rovatti della Consulta provinciale studentesca, ha svolto l’orazione ufficiale la consigliera regionale avv. Roberta Mori.
GATTA Domenica 9 gennaio 2011
memoria
66° Anniversario
ani i g i t r a P i e d o i d i dell'ecc igoni” P o t n e m a c c a t s i d del della 26a BGT “Garibaldi” La commemorazione, aperta dall’intervento del sindaco di Castelnovo ne’ Monti Gianluca Marconi, è stata conclusa dalla senatrice Albertina Soliani.
il sindaco di Castelnovo ne’ Monti Gianluca Marconi
Nella sua intensa orazione, la Senatrice ha tra l’altro affermato: “[…] Passò anche di qui il confine tra la resistenza e l’oppressione, la libertà e la dittatura, la difesa della dignità dell’uomo e la sua negazione, la speranza di pace dell’umanità intera e il disegno di dominio, di distruzione e di morte del nazifascismo. Quel confine tra la civiltà e la barbarie passò di qui, come sulle sponde della Normandia, a Stalingrado, nelle isole del Pacifico e su quel confine il nostro futuro di libertà è stato affidato a coloro che allora decisero, resistendo, di fermare l’oppressione, di prendere sul serio la storia e i loro giorni, di non nascondere la propria coscienza ma di farla brillare come una luce, e dicendo “io ci sono” hanno aperto la via a una nuova convivenza civile, alla giustizia, alla pace. Morirono per noi, sacrificando i giorni
Da sinistra il vicesindaco di Villa Minozzo Erica Beltrami, l’assessore alla cultura del Comune di Castelnovo ne’ Monti, Francesca Correggi, la senatrice Albertina Soliani e il presidente ANPI Giacomo Notari
della propria vita. Mancavano pochi mesi alla liberazione, caddero perché noi vedessimo quel giorno. Erano giovani di neppure vent’anni, la generazione della libertà. Erano contadini e operai, il popolo che ha fatto la democrazia, che ha costruito la Repubblica. Siamo qui oggi per raccogliere tutta intera l’eredità che essi ci hanno lasciato: il valore della libertà, la responsabilità che la fa vivere e la difende, la democrazia, la Repubblica, la Carta Costituzionale che è la bussola della nostra vita comune. […]Noi, che abbiamo conosciuto la Shoah e le leggi razziali, sappiamo che il destino dell’umanità oggi, nel mondo globale, dipende essenzialmente dalla nostra capacità di far vivere quel tesoro inestimabile di valori che la Resistenza ha collocato nel nostro orizzonte, che ha scritto nella nostra Costituzione come ciò
che rimaneva di buono sulla faccia della terra dopo la grande distruzione: un’idea dell’uomo, della convivenza, della storia umana e del mondo. […] Quando, agli inizi dell’ ‘800, cominciò a girare la parola “risorgimento”, il suo significato era chiaro. Il risorgere della patria. Per questo la Resistenza fu chiamata anche secondo Risorgimento. Un nuovo risorgere, e fu così che i partigiani riscattarono la patria. E ora, non è forse tempo per l’Italia di risorgere di nuovo? Solo così onoreremo la loro memoria. […] Non rassegnamoci, gli ideali di questi caduti sono i nostri oggi, impariamo a essere coraggiosi come essi lo furono e a stare, come loro, sul lato giusto della storia. Ciascuno nel suo ruolo, per il bene comune”. continua a pag. 24 gennaio-febbraio 2011 23 notiziario anpi
avvenimenti continua da pag. 23
GATTA Domenica 9 gennaio 2011
I 92 ANNI DEL PARTIGIANO
ALFONSO MERZI NINO o delli: “Abbiam ar n er B ra ba ar B so i ratitudine ver un debito di g dato spesso hanno e ch ti en tt ba re com e corrisponde v de i al qu ai una la vita e e di tutti per il v ci o n eg p l'im ore”. societa' migli
Il corteo si dirige al cippo commemorativo Da sinistra, Roberta Mori, Barbara Bernardelli, Tommy Manfredini, e seduti Nino Merzi e Giacomo Notari
Gli avvenimenti
Tra il 7 e l’11 gennaio 1945 ebbe inizio un grande rastrellamento sull’Appennino reggiano e modenese. Durerà alcuni giorni. Si avranno vari combattimenti. Nelle prime ore dell’8, truppe tedesche in rastrellamento sorprendono a Gatta un corpo di guardia partigiana. Vengono catturati, torturati e uccisi nove partigiani (Vasco Madini, Sergio Stranieri, Aristide Sberveglieri, Armando Ganapini, Aldo Bagni, Angelo Masini, Arturo Roteglia, Bruno Manlio, Ruggero Silvestri), mentre altri due verranno fucilati a Ciano (Gino Ganapini e Carlo Pignedoli). Il rastrellamento prosegue a sud del Secchia anche nei giorni successivi. Molto faticosi gli spostamenti per i partigiani a causa della rigidità del clima. Il giorno 11 cadono i partigiani Aldo Dall’Aglio, Giuseppe Orlandini, Dante Zanichelli, Bruno Gasparini, Francesco Ceccardi e Domenico Bondi. Perdite partigiane nel corso del rastrellamento 17 morti, 10 feriti, 20 congelati. Perdite tedesche, 65 tra morti e feriti. Verso il 20 gennaio la zona verrà nuovamente occupata dai partigiani.
24 gennaio-febbraio 2011
notiziario anpi
Un momento del pranzo
Il 2 dicembre scorso, a Reggiolo è stato festeggiato il Partigiano della 77a BGT SAP Alfonso Merzi Nino, 92 anni compiuti il 25 luglio 2010. Al ristorante “Due Stelle” erano presenti, tra gli altri, l’ex sindaco Agostino Paluan, il presidente dell’ANPI provinciale Giacomo Notari, l’attuale sindaco Barbara Bernardelli, il consigliere regionale del PD Roberta Mori e Tommy Manfredini, vice segretario del PD reggiolese e consigliere comunale. Giacomo Notari nel suo intervento ha ricordato il reggiolese Gino Setti Susmel, suo compagno di lotta durante la Resistenza al nazifascismo. (g.b.)
ACHILLE MASINI
ANTONIO LIGABUE
FERMINA MALAGOLI
Il 1° ottobre 2010 è deceduto il nostro associato Achille Masini, di Villa Ospizio, per anni membro del Comitato cittadino ANPI. Ex artigiano elettromeccanico, da sempre è stato impegnato nel movimento democratico di sinistra. Ne onorano la memoria con profondo rimpianto la moglie Gianna Catelli con i figli Stefano e Andrea.
Il 13 settembre 2010 è deceduto il compagno Antonio Ligabue, Moro nella 77a SAP, già sindaco di Bagnolo in Piano dal 1955 al 1965. Nel ricordare la figura di antifascista e di amministratore pubblico, quale esempio alle nuove generazioni, gli amici Giovanni Rossini e Vanna Caprati sottoscrivono per il Notiziario.
Il 4 gennaio 2011 è venuta a mancare all’affetto dei suoi cari Fermina Malagoli (Rosa), moglie del Partigiano Oddino Cattini Sbafi, deceduto nel 2005. Il figlio Luciano, la moglie Anna, le nipoti Virna con Marco, Monica con Fausto, le nipotine Sara e Giulia la ricordano con tanto affetto e sottoscrivono pro Notiziario La redazione rinnova le condoglianze al nostro caro Luciano Cattini..
SETTIMO BALLEBENI (IVAN)
ALBERTO FERRARI
Dopo alcuni mesi di malattia, il 1° novembre 2010, è mancato all’affetto dei suoi cari Settimo Ballabeni. Partigiano del 1° distaccamento bis “Iotti” della 76a BGT SAP “A. Zanti” con il nome di battaglia Ivan. Tenace avversario del fascismo aderì all’età di 23 anni alla Resistenza. Nonostante molte nefandezze commesse dal governo con il ministro Scelba, rimase sempre fedele ai suoi ideali di sinistra. Per onorare Settimo la sezione ANPI di Betonica-Cavazzoli sottoscrive pro Notiziario.
Il 29 agosto scorso è deceduto il Partigiano Alberto Ferrari di Bagnolo in Piano. Le nipoti Vanna e Catia Caprati lo ricordano con affetto a quanti lo conobbero e sottoscrivono pro Notiziario.
27/06/1934-1/10/2010
19/10/1921-01/11/2010
22/11/1925-13/09/2010
21/05/1920-04/01/2011
20/09/1922-29/08/2010
gennaio-febbraio 2011 25 notiziario anpi
AMELIA, ARTEMIO, ITALO, REGINA E ALBERTO ROZZI
GENOEFFA RICCÒ
ANNIVERSARI
2° ANNIVERSARIO
In memoria dei Partigiani Amelia, Artemio, Italo, Regina e Alberto Rozzi le famiglie Rozzi e Paglia offrono pro Notiziario.
Il 29 gennaio ricorre il 2° anniversario della scomparsa di Genoeffa Riccò (Nèna), da sempre sostenitrice della Resistenza ed esempio di volontariato sociale svolto presso il CTL di Bagnolo in Piano. I parenti sottoscrivono pro Notiziario.
I GALAVERNI
La vecchia casa dei Rozzi, base partigiana, sul greto del Crostolo a Rivalta (Reggio Emilia) oggi non più esistente.
LUIGIA FONTANA (SILVIA)
TRIGESIMO
In ricordo della madre Luigia Fontani, deceduta il 20 dicembre 2010, Silvia, nella 145a BGT Garibaldi, Innocenza Basenghi offre pro Notiziario.
PRIMO MONTECCHI
2° ANNIVERSARIO
In memoria del marito Primo Montecchi, nel secondo anniversraio della scomparsa, Angelica Lelli offre pro Notiziario.
MARCO MARASTONI
39° ANNIVERSARIO
Le Famiglie Alfredo e Luigi Galaverni, ricordano con tanto affetto la scomparsa, avvenuta da diversi anni, dei genitori e degli zii, per l’esempio che hanno dato e per l’aiuto che hanno offerto, e in loro onore sottoscrivono pro Notiziario.
EMILIO RAVAZZINI (MIGLIETTO)
12° ANNIVERSARIO
Il 28 febbraio ricorre il 12° anniversario della scomparsa del Partigiano Emilio Ravazzini Miglietto. La moglie Emma, la figlia Uliana, la sorella Clara lo ricordano con immutato affetto e sottoscrivono pro Notiziario.
REDEO PECCHINI
4° ANNIVERSARIO
Licinio e Afra Marastoni ricordano con rimpianto il 39° anniversario della scomparsa del loro amato figlio Marco. In sua memoria offrono pro Notiziario.
La moglie Ada Borgonovi, il figlio Nicola e la nuora Lariana ricordano, con immutato affetto, il Partigiano e sindacalista Redeo Pecchini, deceduto il 4 febbriaio 2007.
ELIO TROLLI (SERGIO)
FULVIO BARBIERI (GOR)
13° ANNIVERSARIO
Licinio e Afra Marastoni, nel ricordare con affetto il Partigiano Elio Trolli Sergio nel 13° anniversario della scomparsa, sottoscrivono pro Notiziario.
26 gennaio-febbraio 2011
notiziario anpi
IN MEMORIA
10° ANNIVERSARIO
Il 27 gennaio ricorreva il 10° anniversario della scomparsa del Partigiano Fulvio Barbieri Gor, comandante di distaccamento della 144a Bgt Garibaldi. La moglie Pierina Castellani, il figlio Aldo e famiglia nel ricordarlo con immutato affetto e sottoscrivono pro “Notiziario”.
BRUNA COLLI in Menozzi
1° ANNIVERSARIO
Il 7 gennaio ricorreva il 1° anniversario della scomparsa di Bruna Colli. Il figlio Secondo Menozzi per onorarne la memoria offre pro Notiziario.
PIERINO SCALABRINI (ENOS)
8° ANNIVERSARIO
Il 26 dicembre ricorreva l’8° anniversario della scomparsa di Pierino Scalabrini Enos. La moglie Carolina Caroli e il figlio ing. Paolo lo ricordano con immutato affetto e sottoscrivono pro Notiziario.
ADOLFO TONDELLI
1° ANNIVERSARIO
Per onorare la memoria di Adolfo Tondelli, nel 1° anniversario della morte, il figlio e la nuora offrono pro Notiziario.
ALDO ROMEI
IN MEMORIA
In memoria di Aldo Romei, i familiari offrono pro Notiziario.
MARIO BOSELLI
IN MEMORIA
In memoria del marito Mario Boselli, Alma Morsiano offre pro Notiziario
TALINO FIACCADORI (RIBIN) OLIMPIA BENEVENTI vedova Fiaccadori
40° e 12° ANNIVERSARI
Il 20 gennaio 1971 moriva Talino Fiaccadori Ribin, Partigiano combattente, decorato di medaglia d’argento al valoro militare; partecipò alla guerra di Liberazione nella 76a SAP concludendo quella esperienza con il grado di comandante di battaglione. Il 12 febbraio 1999 decedeva la Partigiana Olimpia Beneventi vedova Fiaccadori. Il figlio Ermete, assieme alle nuore e ai nipoti, li ricorda con immutato affetto e sottoscrive pro Notiziario.
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- PATRIZIA MANFREDI – a sostegno............................... euro 10,00 - ROSANNA OLIVI – a sostegno........................................... “ 20,00 - CARLO ROCCHI e ROSSANA – per i Martiri di Villa Sesso.. “ 50,00 - PAOLO BORCIANI – nel 50° anniversario matrimonio........ “ 50,00 - SEZ. di NOVELLARA – pro Notiziario.................................. “ 150,00 - SEZ. CAVAZZOLI-BETONICA –in memoria di Settimo Ballabeni......................................................... “ 50,00 - CAROLINA CAROLI e fam. – in ricordo di Pierino Scalabrini “Enos”............................................................................. “ 50,00 - FERDINANDO GUALANDRINI – a sostegno......................... “ 20,00 - SECONDO MENOZZI – in memoria della moglie Bruna Colli....................................................................... “ 30,00 - ALBERTINA BAGNACANI – per onorare i suoi cari.............. “ 30,00 - GIANNA CATELLI – in ricordo del marito Achille Masini..... “ 100,00 - LUIGI BEGGI – a sostegno................................................. “ 20,00 - EMMA BONETTI e fam. – in ricordo di Emilio Ragazzini “Miglietto”....................................................................... “ 50,00 - SEZ. di CASTELNOVO MONTI – pro Notiziario.................... “ 20,00
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gennaio-febbraio 2011 27 notiziario anpi
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Il “Notiziario ANPI” è una voce della Resistenza e della Democrazia. PER VIVERE HA BISOGNO DEL TUO AIUTO
continua da pag. 27 - ALBERTO e ANDREA PIOPPI – in memoria del nonno Giuseppe Carretti “Dario”................................................. “ 50,00 - ANNA BERGAMINI – a sostegno........................................ “ 10,00 - INNOCENZA BASENGHI e CARLA PELLINI – in ricordo di Luigia Fontani............................................................... “ 100,00 - BRUNO LODESANI – per celebrare 60° Anniversario matrimonio............................................ “ 150,00 - PIETRO BUFFAGNI – a sostegno . ..................................... “ 20,00 - ANGIOLINA LELLI – in memoria del marito Primo Montecchi.............................................................. “ 50,00 - ENZO BORCIANI – in ricordo del padre Walter................... “ 30,00 - DIMER LANFREDI – in ricordo di Rino Soragni “Muso”...... “ 50,00 - GIUSEPPINA NEGRI, Reggiolo – a sostegno....................... “ 10,00 - BRUNA BALDI, Reggiolo – a sostegno............................... “ 20,00 - ROBERTA MORI – a sostegno .......................................... “ 50,00 - ANTONIO PANCIROLI – a sostegno . ................................. “ 40,00 - MARIO CATELLANI – a sostegno ...................................... “ 20,00 - NICOLA PECCHINI – in ricordo del padre Redeo ............... “ 150,00 - ATTILIO TONDELLI – in memoria di Adolfo Tondelli ........... “ 50,00 - ANTONIO CATTANI – a sostegno ...................................... “ 50,00 - FAM. ROMEI – in memoria di Aldo Romei . ....................... “ 50,00
- LINA MONTANARI – a sostegno........................................ “ 150,00 - LUCIANO CATTINI – in memoria della madre Fermina....... “ 50.00 - PARTECIPANTI CELEBRAZIONI GATTA – pro Notiziario ...... “ 90,00 - GIANCARLO MATTIOLI, Scandiano – pro Notiziario ........... “ 50,00 - ENZA ISTELLI, Scandiano – pro Notiziario ........................ “ 10,00 - GIUSEPPINA VEZZOSI, Scandiano – pro Notiziario ............ “ 10,00 - ENZO RABITTI, Scandiano – pro Notiziario ....................... “ 60,00 - NINA CILLONI in Menozzi, Pratissolo di Scandiano – pro Notiziario . ......................................... “ 30,00 - FRANCA MESSORI – in memoria del marito Adorno Baccarini . ........................................................... “ 100,00 - TELEMACO ARLEONI – pro Notiziario ............................... “ 150,00 - GLAUCO BERTANI – a sostegno ....................................... “ 20,00 - ALMA MORSIANI – in memoria del marito Mario Borselli . “ 50,00 - PIERINO BONI – a sostegno ............................................. “ 25,00 - LUIGI FERRARINI – Campegine – contributo . ................... “ 50,00 - MARISA INCERTI Campegine – sostegno.......................... “ 30,00 - CARLO e STEFANIA GOVI – Campegine............................. “ 30,00 - CARLA VERONI – SOSTEGNO............................................ “ 50,00 - PIERINA CATELLANI e ARISTIDE ALDO BARBIERI in memoria del marito e padre Fulvio Barbieri “Gor”......... “ 100,00
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