notiziario 8 MARZO 2012 GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia
SPECIALE A CURA DEL COORDINAMENTO PROVINCIALE DONNE ANPI
dedicato a Laila
SUPPLEMENTO AL N.
01-03
2012
gennaio marzo
Vogliamo renderti omaggio con queste testimonianze di donne, così come ci hai più volte indicato di fare, e di questo ti siamo infinitamente grate.
"Non bisogna stancarsi mai di parlare, di raccontare, soprattutto ai giovani e nelle scuole, come ho cercato di fare io per tanti anni, con grande soddisfazione” Laila
Teresa Vergalli e Annita Malavasi (Laila)
Coordinamento donne ANPI provinciale "Stiamo vivendo un presente molto difficile, ma c’è stato un passato ancor più difficile e duro… dal quale trarre insegnamento e forza per costruire il futuro" Laila
a Laila
ANNITA MALAVASI LAILA 21 maggio 1921-27 novembre 2011 Annita Malavasi, nome di battaglia Laila, è nata il 21 maggio 1921 a Roncolo di Quattro Castella in una famiglia contadina di cultura antifascista, che si trasferirà a ridosso della guerra nella nostra città in Via Dalmazia. E’lì che entra in contatto con l’organizzazione clandestina della Resistenza, partecipa giovanissima alla costruzione dei Gruppi di difesa della donna, assume il ruolo di staffetta. Dal settembre 1944 fa parte della 144a Brigata Garibaldi e, grazie alle capacità e al coraggio dimostrati in diverse e rischiose azioni, le viene riconosciuto il grado di sergente maggiore. Dopo la Liberazione partecipa all’opera di ricostruzione della vita sociale, civile politica nella nostra città. Per dieci anni (dal 1960 al 1970) è eletta consigliere comunale del Comune di Reggio Emilia. Si impegna in particolare alla ricostruzione e riorganizzazione della Camera del Lavoro. E’ Responsabile della Commissione femminile della CGIL e sino al 1968 Segretaria del sindacato provinciale tessile e abbigliamento, poi nella Segreteria Provinciale della Federbraccianti e Federmezzadri. Come dirigente sindacale dedica tutte le sue energie per fare acquisire alle donne, che tra gli anni ’50 e ’60 in misura sempre più ampia entrano nei luoghi di lavoro e lavorano in condizioni di vero e proprio sfruttamento, coscienza della propria di-
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gnità e dei diritti loro riconosciuti dalla Costituzione, della necessità di essere unite nell’affermarli, del ruolo delle organizzazioni sindacali sui luoghi di lavoro. Le lavoratrici del Calzificio Riva, della Max Mara, della Calza Bloch, della Confit, di tante aziende reggiane ed anche le lavoranti a domicilio imparano a riconoscerla come una leader forte, lucida, appassionata ed autorevole, sempre vicina a loro, nelle battaglie importanti per la difesa del posto di lavoro, per la parità salariale, per il riconoscimento dei diritti delle lavoratrici madri e delle lavoranti a domicilio, per gli asili nido. Alcune volte viene fermata dalla polizia durante manifestazioni in difesa delle lavoratrici e subisce processi, ma viene sempre assolta. Grazie anche a queste lotte e al suo personale impegno in quegli anni è stata possibile per le donne la conquista di migliori condizioni di vita nei luoghi di lavoro e di nuovi diritti nella legislazione. Negli ultimi anni, Laila, che ha sempre considerato la esperienza partigiana fondamentale nella sua vita e nella sua formazione, sceglie come vera e propria missione la trasmissione alle generazioni più giovani della memoria storica della esperienza compiuta dalla generazione della Resistenza e della ricostruzione. Fa parte della segreteria provinciale, del Coordinamento femminile provinciale dell’ANPI e attraverso l’ANPI e la collaborazione con Istoreco inizia un lavoro
sistematico ed infaticabile di incontri con gli studenti nelle scuole, nei Comuni, con delegazioni straniere, per testimoniare la sua esperienza e trasmettere i valori e le motivazioni che l’hanno portata giovanissima a una scelta che segnerà e caratterizzerà tutta la sua vita. Malgrado l’età e le condizioni precarie di salute dovute alla durezza della vita partigiana, dedica ogni energia a questo prezioso lavoro. Sulla vita di Laila il Coordinamento donne SPI CGIL in collaborazione con il Centro Studi R. 60 ha pubblicato un libro dal titolo: Fascismo, resistenza, emancipazione del lavoro: storia di una donna nel ’900. La fatica della libertà, a cui rimandiamo per una più completa documentazione e comprensione del profilo umano e politico di questa donna straordinaria. Molte sono le interviste a Laila, le sue testimonianze uscite anche sul Notiziario ANPI ed altre pubblicazioni. Tutta la sua vita testimonia il valore dell‘assunzione di responsabilità personale, della solidarietà, dell’impegno per migliorare in concreto la vita delle donne e la fatica della conquista della libertà e della democrazia. Per questo sappiamo di esserle debitrici e la proponiamo alle più giovani come “Donna per esempio”. La presidenza dell‘ANPI di RE (su proposta del Coordinamento donne ANPI provinciale)
La proponiamo alle più giovani come "Donna per esempio"
Per non dimenticare Laila Dalla scomparsa di Laila, avvenuta il 27 novembre 2011, per noi inaspettata e crudele, anche se lei ci aveva preparato a questo evento e lo ha affrontato con la forza d’animo, la dignità e il coraggio che la caratterizzavano, abbiamo tanto parlato di lei, con i familiari, gli amici e le amiche dell’ANPI, con le tante persone che hanno voluto renderle omaggio. Ciascuno ha portato un suo ricordo di Laila, un episodio, un evento della sua vita straordinaria, un tratto del suo carattere. Tanti sono i messaggi venuti anche da ogni parte d’Italia, tanti i pensieri lasciati per ringraziarla, per testimoniarle l’affetto, la stima, l’ammirazione, per dirle addio, per ricordare il suo ruolo nella storia di questa nostra terra, nella storia dell’antifascismo e della Resistenza e soprattutto nella storia delle donne. E tante sono state in questi anni le sue testimonianze, e anche le riflessioni su di lei, sulla sua vita. Ci sarà il tempo per ricomporre questi contributi, dovremo riflettere con più distacco sul ruolo di Laila e sul ruolo delle donne reggiane nel passaggio cruciale dal fascismo alla conquista della libertà, sul processo di evoluzione e di crescita che ha portato le donne a conquistare dignità, autonomia, una nuova idea di se stesse. Laila ha incarnato in modo emblematico e simbolico questa evoluzione, questa maturazione che è stata anche sua personale e che l’ha portata dalla scelta, ancora giovanissima, della Resistenza all’impegno sociale e politico cui ha dedicato la sua vita. Ricordiamo il percorso che la compiuto: prima, ancora giovanissima, la scelta della Resistenza, come partigiana combattente col grado di sergente maggiore e come organizzatrice dei gruppi di difesa della donna, e poi, dopo la Liberazione, il faticoso ed esaltante impegno come dirigente politica e sindacale per organizzare le donne lavoratrici, le operaie, le lavoranti a domicilio, perché acquistassero coscienza dei propri diritti e infine l’ impegno
"Mi dispiace non poter essere con voi a festeggiare Maria. Dovete sapere che con Maria c'è un legame che è più forte di quello tra sorelle per aver fatto La Resistenza assieme!"
Laila Da conversazione telefonica nel corso dei festeggiamenti per i 90 anni di Maria Montanari "Miscia"
Maria Montanari con Laila
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a Laila
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senza risparmio nell’Anpi per testimoniare la sua esperienza alle nuove generazioni e trasmettere loro la memoria della conquista e della costruzione della democrazia. Sì, dovremo riflettere e ricavare stimoli ed insegnamenti da questa vita straordinaria. Abbiamo perduto una compagna ed una amica che ammiravamo, che amavamo e che ci voleva bene, che c’era sempre, con un consiglio, una proposta, con la sua stessa presenza fisica. Laila non si è mai risparmiata: troppo grande era in lei la moralità, l’etica della responsabilità e la passione politica, troppo profonda la sua fede antifascista e radicato in lei il segno della esperienza che aveva vissuto come partigiana, il ricordo dei compagni perduti, delle sue compagne di lotta e il dovere di non dimenticare nessuno e nessuna di loro. L’ultima volta che ha voluto partecipare ad un evento pubblico è stato il 6 ed il 14 ottobre, per le iniziative a Cadelbosco Sopra e a Villa Seta in ricordo dell’Adunata sediziosa, una delle prime manifestazioni antifasciste che già nel 1941 vide un migliaio di donne in gran parte braccianti manifestare in piazza per il pane e per la pace. Già la malattia avanzava ed era sofferente, ma ha voluto essere ugualmente presente e prima aveva sollecitato i compagni dell’ANPI di Cadelbosco perché ricordassero degnamente questo episodio, si era preoccupata perché l’evento avesse il giusto rilievo nella rivista nazionale dell’Anpi: Patria. Questa era Laila: ciò che era giusto , doveva essere fatto e implicava un’assunzione di responsabilità personale. Per questo, se le chiedevamo di fare qualcosa, di essere presente a un’iniziativa, di fare un intervento, lei c’era sempre anche se le costava. Tante di noi ricordano i suoi interventi alle assemblee dello SPI, all’incontro di ‘Se non ora quando’ o all’Università durante una lezione sulla storia delle donne. Specie negli ultimi tempi sentiva l’urgenza, il dovere e la necessità della testimonianza, dell’esserci in prima persona, sentiva l’assillo di trasmettere ai giovani e alle ragazze il senso della sua esperienza. Non raccontava solo di se stessa ,ma voleva che fosse conosciuta ed apprezzata nel suo giusto valore la storia delle donne che avevano fatto in tanti modi diversi, ma con valori comuni, la Resistenza. Non si stancava di insistere perché nessuna di quelle donne, spesso umili e sconosciute, fosse dimenticata. In quante scuole è andata Laila, a quante manifestazioni ha partecipato, a quanti incontri con le delegazioni straniere! Eppure questo impegno le costava un grandissimo
sforzo perché la malattia avanzava e sentiva che il suo tempo stava finendo. Laila non si è mai arresa alla malattia, perché non era abituata ad arrendersi, ma era perfettamente consapevole che la vita ha il suo ciclo e si era preparata all’evento estremo. Ha voluto congedarsi da ciascuno e ciascuna di noi con un ricordo, un pensiero, un messaggio, lasciando qualcosa di sé stessa. È stata l’anima, il cuore, la memoria del nostro Coordinamento femminile: era convinta della necessità di un lavoro autonomo delle donne nell’Anpi, è sempre stata con noi in questo percorso, ci ha sostenuto, aiutato, consigliato, a volte, se lo riteneva giusto, criticato, ma quello che conta è che la sentivamo vicina e solidale, sempre dalla nostra parte. Dietro la corazza di donna forte ed indomita, nascondeva una umanità e sensibilità mai esibita, ma profonda e vera: la fedeltà al suo amore partigiano perduto e mai dimenticato; i gesti di amicizia, di generosità, vicinanza e solidarietà di cui era capace, che tante di noi possono testimoniare e che restano nel nostro cuore e nella nostra memoria come doni preziosi. Laila amava le cose belle, vestiva con gusto (la ricordate col suo basco un po’ sbarazzino ?), le piaceva donarci i suoi vasetti di marmellate o di castagne sotto spirito. Amava la natura e soprattutto le montagne del nostro Appennino, dove aveva combattuto da partigiana e dove tornava sempre. Erano il suo buen retiro, lì poteva finalmente respirare, lì era vicina alla sua giovinezza e ai suoi compagni di lotta e lì stava bene. E per sua volontà lì su quei monti saranno sparse le sue ceneri. Questa è stata Laila. Ricordiamola ora in quella bella foto da ragazza pubblicata nel bel libro “Storia di una donna del Novecento: la fatica della libertà”. Ricordiamola, sorridente e commossa, in un momento lieto: alla festa per il suo novantesimo compleanno, circondata dall’affetto delle donne dell’Anpi, delle associazioni e delle istituzioni. Ricordiamo il messaggio che non si stancava mai di ripetere e che ci ha ricordato anche nella cerimonia in sala Tricolore per la menzione ricevuta in occasione del premio “Le reggiane per esempio”: Nulla ci è stato regalato, tutto è stato conquistato con fatica, impegno ed amore ed ora tocca a voi preservarlo e difenderlo. Sì, cara Laila, non lo dimenticheremo e non ti dimenticheremo. Eletta Bertani (orazione al funerale)
Laila e le altre PAROLE SULLE DONNE AMARTYA SEN, Lo sviluppo è libertà. Perchè non c’è crescita senza democrazia, (premio Nobel per l’economia) “La trasformazione dell’azione femminile è uno dei principali mediatori del mutamento economico e sociale, e sia la sua determinazione, sia le sue conseguenze sono strettamente legate a molti aspetti centrali del processo di sviluppo ... “Oggi, verosimilmente, nell’economia politica dello sviluppo niente ha un’importanza pari a quella di un riconoscimento adeguato della partecipazione e della funzione direttiva, politica, economica e sociale, delle donne. Si tratta di unn aspetto davvero cruciale dello “sviluppo come libertà” (op. cit. pag. 204)
DIRE E NON TRADIRE CON IL SILENZIO “Nella sua autobiografia, curata dal Coordinamento donne del sindacato pensionati, in collaborazione con il Centro Studi R60 della Camera del lavoro di Reggio Emilia, pubblicata nel 2004, Laila interpreta con intensità la fatica della libertà di tutte le generazioni di giovani donne impegnate nell’emancipazione di una intera società civile. Rimane la forza e la determinazione del suo narrare argomentato, riflettuto, e delle sue prese di posizione sul nodo delle responsabilità soggettive, l’orgoglio e la consapevolezza dei valori fondativi della cittadinanza repubblicana e dei diritti sociali e civili, contro ogni ingiustizia e disuguaglianza. Una consapevolezza coerentemente incarnata nella propria vita privata, giocata sulla scena pubblica con logica del servizio, nella libertà e nell’indipendenza, per non tradire la Resistenza col silenzio”. (brani conclusivi letti da Marianella Casali e tratti dalla commemorazione funebre del 28 novembre 2011 a nome della Camera del lavoro territoriale di Reggio Emilia)
“DOVETE ASCOLTARE LE ALTRE DONNE, TANTE ALTRE DONNE...” “Battiamoci di più per le cose che facciamo, le cose che facciamo sono importanti perchè si rivolgono alle fasce più deboli, le donne; è come se il Paese fosse ancora di proprietà degli uomini. Le donne sono un elemento di equilibrio nella società ed è importante che noi teniamo sempre presente il loro valore. Alle donne di tutto il mondo non ha mai regalato niente nessuno! Quello che hanno adesso, se lo sono guadagnato con dei grossi sforzi! Bisogna uscire dalle sole iniziative commemorative, vincere il senso di impotenza e la frustrazione e lavorare sull’educazione dei giovani e sulla memoria usando metodi e strumenti nuovi... Io ho rilasciato tante interviste, ci sono filmati e documenti sulla mia vita, e perfino un libro… ho già detto e fatto abbastanza! Dovete ascoltare le altre donne, tante altre donne”. Laila (da verbali di riunioni del Coordinamento donne ANPI provinciale del 14/12/2010 e del 28/02/2011)
alle donne di tutto il mondo non ha mai regalto niente nessuno gennaio - marzo 2012 notiziario anpi
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Laila e le altre
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DONNEDI PAROLA
ara Laila, noi, che abbiamo avuto la fortuna di conoscerti personalmente, e di percorrere pezzi di strada assieme, continueremo, forti del tuo esempio e dei tuoi insegnamenti ad essere uno strumento della memoria. Continueremo a onorare quella eredità che ci hai lasciato e che noi lasceremo alle generazioni future. Seguiremo il tuo monito per resistere alle sfide attuali, per lavorare ogni giorno, affinchè si riconoscano appieno i valori dell’antifascismo e della Resistenza; per il raggiungimento di una Democrazia compiuta. Vogliamo renderti omaggio con queste testimonianze di donne, così come ci hai più volte indicato di fare, e di questo ti siamo infinitamente grate. Coordinamento donne ANPI provinciale
LA PAROLAALLE DONNE
Quelle che seguono, sono “le voci” di alcune donne impegnate in diverse attività lavorative , sociali e nel volontariato (molte di loro sono iscritte all’ANPI). Le ringraziamo per aver risposto in modo sintetico a due domande, che di seguito pubblichiamo.Le risposte, a nostro avviso, contengono interessanti esempi di azioni concrete, spunti di riflessione e sollecitazioni all’impegno:
Domanda1 Che cosa, quale fatto o situazione (politica o sociale) ha suscitato/suscita maggiormente la tua indignazione e perché? Domanda2 E’ possibile o ti è stato possibile oltrepassare l’indignazione? Se sì come? (Partendo dalla tua storia personale di donne, puoi indicare un’azione concreta che ti ha impegnato o ti impegna... oppure, cosa ritieni si debba fare e chi lo dovrebbe fare?
A cura di: Fiorella Ferrarini (vice presidente ANPI provinciale), Eletta Bertani (Coordinamento donne ANPI nazionale), Loredana Cavazzini (Coordinamento donne ANPI provinciale)
Continueremo a onorare quella eredità che ci hai lasciato
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Anna Fava
Laila e le altre Annalisa Lusuardi
(Vice presidente ANPI Correggio Presidente di "Libera" Reggio Emilia)
Anna Fava
(Insegnante, collaboratrice Notiziario ANPI) Tanti i fatti passati e recenti che mi hanno indignato. Gli ultimi in ordine di tempo: le uscite del ex presidente Berlusconi sulle donne, l’uso del corpo della donna come merce di scambio per favori o agevolazioni, la legittimazione della prostituzione da parte di uomini, e, purtroppo, donne ahimè, di stato. Quelli che hanno cambiato la mia vita: le stragi di mafia del 1992 ed il suicidio di Rita Atria (mi piace ricordarla, perché ormai lo fanno in pochi). Ma anche i fatti di Rosarno… fatti di diversa natura che hanno suscitato in me indignazione e rabbia, tanta rabbia! Il rispetto della persona umana, del suo corpo, dei suoi diritti fondamentali e il rispetto della legalità sono principi fondamentali dai quali non si può e non si deve transigere: è la nuova resistenza! L’impegno, in prima persona e in quanto cittadina a partecipare, sempre e con tutti i mezzi a mia disposizione. L’impegno nell’ANPI ed in LIBERA: per divulgare una cultura di legalità, ovunque ce ne sia il bisogno. E poi la scrittura e la possibilità di esprimere liberamente le mie idee e la mia indignazione. L’impegno nelle cose che faccio non mi fa superare l’indignazione, ma mi fa sentire partecipe di una comunità nella quale, ognuno non debba sentirsi solo ed isolato.
Non è facile scegliere una situazione fra le tante che nella vita ti indignano, è certo però che la scorta ad un giovane giornalista proprio non mi va giù. Giovanni Tizian è un ragazzo in gamba che fa seriamente il proprio lavoro e lo fa tra Modena e Reggio Emilia. Mio nonno era partigiano e i partigiani hanno sempre raccontato che la libertà non ti viene tolta tutta in una volta ma lentamente pezzo dopo pezzo. Questo mi sembra, mi sembra che le mafie ci stiano togliendo la libertà un pezzo alla volta e non abbiamo ancora capito la gravità della situazione. Ecco, l’indifferenza mi fa arrabbiare. Come dice quella canzone? “e poi ti dicono: “tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera”. Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera” La verità è che “la storia siamo noi” e solo noi cittadini possiamo fare il cambiamento, nostra è la responsabilità della presenza delle mafie nelle nostre comunità, nostra è la possibilità di scacciarle. In fondo la democrazia è un fatto partecipativo, se i cittadini non partecipano la democrazia si indebolisce. L’indignazione però si supera, e lo si fa ogni volta che vedi la partecipazione delle persone, la presenza, il sostegno e anche perché credi alla forza del cambiamento, altrimenti non lotteresti. “Libera” è il mio impegno, un’esperienza bellissima, a volte totalizzante, ma che mi dà moltissimo. E’ una bellissima realtà, fatta di persone che hanno molto da insegnare, un pezzo della migliore Italia.
Divulgare una cultura di legalità, ovunque ce ne sia il bisogno gennaio - marzo 2012 notiziario anpi
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Laila e le altre Claudia Setti
(ex delegata sindacale)
LA PAROLAALLE DONNE
Ciò che mi ha indignato di più è vedere come determinate appartenenze politiche siano riuscite a devastare la nostra società, facendo riemergere una arretratezza culturale spaventosa e cancellando valori importanti come il diritto a un lavoro e ad una vita dignitosa; aver messo in secondo piano la cultura, l’intelligenza e la passione per la politica di uomini ma soprattutto donne, “obbligandoli” (per modo di dire) ad una fedeltà nei confronti di chi ha gestito il nostro paese che non ha nulla a che vedere con la democrazia. Quello che mi ha fatto più male e vedere come la nostra società sia rimasta per molti anni immobile e a volte persino divertita davanti a certi avvenimenti, e indifferente di fronte ad iniziative per contrastare tutto questo. Grande indignazione la provo anche di fronte a quegli industriali che hanno fatto della crisi il loro cavallo di battaglia per fare i propri comodi sfruttando vergognosamente la mano d’opera dei giovani e migranti. Bisognerebbe trovare strumenti per vigilare di più su questo terreno, magari avvalendosi della collaborazione delle istituzioni...
Sicuramente ciò che mi ha dato la forza per superare questi eventi
(come anche la perdita del lavoro), è stato la voglia di impegnarmi per ridare un futuro dignitoso ai nostri giovani, di dimostrare a me stessa e in modo particolare a mia figlia e ad una cerchia di persone che come individuo come donna, madre e moglie ho il diritto ad un’altra occasione e che se sono disoccupata non è colpa mia! Mi sono rimessa in gioco nonostante l’età (48 anni), e con impegno e un po’ di fortuna ci sono riuscita. La perdita del lavoro non è solo un danno economico, il danno più grande è l’emarginazione dalla vita pubblica! Lavoro qualche mese all’anno ma lavoro, cerco di rimanere impegnata anche con attività di volontariato, c’è bisogno di stare tra la gente di dialogare e cercare di risanare, per quel che ognuno di noi può, la nostra società. Un importante aiuto l’ho avuto dai miei colleghi/e della CGIL, che essendo stata una
delegata mi hanno permesso di fare volontariato all’interno della camera del lavoro dove ho imparato molte cose stando a contatto con le persone, attività che porto avanti a livello personale (è più forte di me non riesco a tacere) con le persone del luogo dove vivo e anche nel luogo di lavoro dove sono ora, non bisogna smettere di parlare e confrontarsi. Superare l’indignazione non è facile, ci sto ancora provando, perché quando noi disoccupati giovani e meno giovani ci troviamo in una agenzia e ti guardano come se fossi trasparente e ti dicono “sa c’è la crisi, ma alla sua età non è facile imparare un mestiere” e ti offrono contratti vergognosi sapendo che spesso non puoi rifiutare ti senti una nullità. La soddisfazione più grande è che, nonostante alle domande durante il colloquio di lavoro, non abbia nascosto la mia passata attività sindacale e lavorativa in CGIL mi abbiano assunta ugualmente. E’ stata e lo è ancora, molto dura, perché ci sono ancora molte persone che pensano che il lavoro per una donna sia una cosa in più, ti dicono che così curi meglio la tua famiglia, ma la mia famiglia l’ho sempre curata e in ogni caso deve essere una scelta personale, dobbiamo avere l’opportunità di scegliere e di poter conciliare il lavoro con il lavoro di cura!!!! Sono convinta di essere un esempio positivo soprattutto per mia figlia e per quelle persone che vivono la mia stessa esperienza, devono sapere che se a un certo punto della vita qualcosa va storto ce la possono fare a qualunque età e che nessuno ha il diritto di toglierti la tua dignità! Il sindacato, delegate/i compresi devono insieme trovare, a mio avviso, gli strumenti e mettere in atto le proprie competenze per capire come fare per avvicinare di più le persone, anche nelle scuole, difficile lo so ma è necessario. Qua fuori c’è un modo con pensieri che fanno spavento. Ci sarebbe bisogno credo di investire nella formazione professionale in modo serio, nel lavoro e nella scuola. C’è bisogno di recuperare quei valori come il rispetto la dignità delle persone, non deve essere tutto lecito, dobbiamo ristabilire quella coesione sociale che non abbiamo più e che è stata sostituita dall’ individualismo e dalla “legge del più furbo”.
Qua fuori c’è un modo con pensieri che fanno spavento
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(Presidente ANPI Cittadina) La parola indignazione e diventata oggi più che mai presente nel quotidiano Il motivo di base della Resistenza era l’indignazione. Oggi l’assenza di molta parte della popolazione, nel ricordare i valori della Resistenza e la mancanza di impegno nel cercare di migliorare la nostra società “indigna”. Indignata… lo sono per i recenti episodi di rigurgiti xenofobi e razzisti, per le manifestazioni di violenza nei confronti di immigrati, per il divario crescente fra i “molto ricchi” e i “molto poveri”, per “la dittatura
Antonella Incerti
(Sindaco del Comune di Albinea) Ho vissuto con sconcerto, preoccupazione e profonda indignazione i recenti episodi di rigurgiti xenofobi e razzisti, le manifestazioni di violenza nei confronti di immigrati o, comunque, dei cosiddetti “diversi”. Prima il selvaggio assalto ad un campo rom a Torino per uno stupro inventato, poi il duplice omicidio di due senegalesi a Firenze. Non sono episodi isolati. Sono, piuttosto, il frutto di una cultura che trova ancora spazio di legittimazione nel nostro Paese, una cultura dell’intolleranza che è alimentata dalla retorica razzista di alcune parti politiche ma che, più in generale, diventano l’esemplificazione di un sistema di relazioni e di modalità – spesso fondate sullo sfruttamento – con cui ci si rapporta ai tanti migranti che lavorano nel nostro Paese. E in un momento di profonda crisi, non solo economica, invocare la paura del “diverso”, del “mostro” che ci ruba identità e pane può convincere ed affascinare qualcuno. Il razzismo è subdolo. Può annidarsi dovunque ed è facile rimuoverlo dalle coscienze.
Antonella Incerti
Anna Ferrari
Anna Ferrari
dei mercati finanziari”, per l’erosione delle conquiste della Resistenza, per la mancanza di memoria dei cittadini, per l’opportunismo. Tutto è possibile, ma troppe sono le indignazioni quotidiane che il superamento non sarà ne indolore né veloce. Saremo noi cittadini che dovremo lavorare maggiormente nella difesa della nostra Costituzione con la nostra partecipazione attiva, ognuno con le proprie potenzialità. L’indignazione si supera anche con la volontà del voler cambiare Nella mia esperienza di donna, ci sono stati momenti di impegno variabili. In giovane età impegnata politicamente, poi la scelta di dedicarmi alla famiglia e
Lottare contro il razzismo vuol dire lavorare ogni giorno per rimuovere le disuguaglianze e lo sfruttamento, creare pari opportunità per tutti. Vuol dire - più profondamente fare i conti anche con la memoria del nostro Paese, fatta di importanti progressi in questi 150 anni di unità, ma pure di scomode eredità, partendo dall’olocausto e dalle violenze coloniali. E’ necessario pensare ad un più vasto progetto di cambiamento della nostra società, progetto che deve interessare tutti, migranti e non. Come sempre ci sostengono le parole del nostro Presidente della Repubblica Napolitano: “E’ sempre più urgente l’impegno di tutte le Autorità politiche e della società civile per contrastare sul nascere ogni forma di intolleranza e riaffermare la tradizione di apertura e solidarietà del nostro Paese”. L’indignazione si può superare con azioni attive e progetti concreti. La recente campagna “L’Italia sono anch’io” promossa e sostenuta da tante associazioni, da tanti comuni italiani e dai cittadini, è un ottimo esempio di come la forza delle parole si compie quando si trasforma in
Laila e le altre
ad un lavoro gratificante che mi ha permesso un continuo aggiornamento di studio, ed ora l’impegno all’associazione partigiani, doveroso come figlia di..., e dove posso, in base alla mia esperienza lavorativa aiutare nell’informatizzazione e nell’organizzazione oggi più che mai indispensabili. Il mio impegno anche come Presidente della sezione “cittadina”, eredità pesante in sostituzione (per motivi di salute) del mitico e insostituibile Enrico Lelli, mi aiuta nello stimolo dell’approfondimento quotidiano dei rapporti umani e sociali. L’impegno sociale dà moltissimo a noi stessi e aiuta a realizzare gli obiettivi nel vecchio detto “L’unione fa la forza”.
buone pratiche, piccoli passi che ci fanno avanzare come cittadini e cittadine. Personalmente è stato utile impegnarmi in questa campagna che vuole riformare la normativa sulla cittadinanza promuovendo due leggi di iniziativa popolare in armonia con l’articolo 3 della Costituzione Italiana che sancisce il principio di uguaglianza. Credo sia necessario aggiornare il concetto di nazione e nazionalità sulla base del senso di appartenenza ad una comunità determinato da percorsi di studio, vita e lavoro. Come Amministratrice ritengo fondamentale continuare ad investire nella scuola e nella cultura. In un momento di grandi sacrifici e di tagli ai bilanci comunali, il nostro comune ha investito in cultura realizzando una nuova biblioteca, uno spazio di informazione, crescita civile e culturale, di democrazia e partecipazione a cui non abbiamo voluto rinunciare. Continuo a pensare come M. Yourcenar che “Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici. Ammassare riserve contro un inverno dello spirito, che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”.
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Ione Bartoli
(ex Assessore regionale Emilia Romagna) Le ragioni per indignarsi sono più di una. Tra le tante scelgo quella che mi ferisce di più come donna: assistere ad un uso del corpo femminile, dalle Tv ai media e ai tanti benpensanti, che rasenta l’indecenza, il buon gusto e offende le intelligenze. Se poi si aggiunge che non di rado sono gli stessi che inneggiano alla donna madre e organizzano il “family day” l’ipocrisia non ha limiti. Ma se ciò non bastasse occorre ricordare che spesso le ragazze al momento della assunzione al lavoro sono indotte a firmare un foglio in cui si dichiara l’autolicenziamento in caso di maternità. Addirittura Berlusconi ha cancellato una legge del governo Prodi che rendeva illegittimo e nullo il documento firmato dalle ragazze. Ho perciò vissuto come un momento liberatorio l’urlo di migliaia di donne che in tutte le piazze rispondendo alla domanda “Se non ora quando?” Hanno detto: “Ora, adesso”. So bene che non basta quel grido,occorre che ognuna si impegni per cambiare rotta. Dal 1970 al 1980 sono stata assessore regionale. Tra gli atti compiuti uno mi è costato parecchio: l’ordinanza di chiusura di una colonia estiva che ospitava molti ragazzi. Sapevo bene che quei ragazzi sarebbero stati privati delle cure elioterapiche di cui avevano bisogno e sarebbero stati rinviati subito a casa, ma non potevo
accettare di lasciarli in “ custodia” a degli irresponsabili a cui erano stati appaltati locali e bambini. Un importante Istituto nazionale di previdenza ne era l’artefice. Si era passati dalle vecchie e non amate colonie alla Casa di vacanza per bambini ed adolescenti. Volevo e dovevo verificare quanto accadeva in loco. Questa la situazione: non esisteva un elenco completo né numerico né nominativo dei ragazzi, cioè non si sapeva quanti erano i ragazzi ospitati. Parte del personale erano ragazzine handicappate “prelevate” da uno degli istituti gestiti dalla signora di Roma che aveva in appalto la colonia. Direttrice ed ispettore dell’istituto previdenziale pareva non si rendessero conto della situazione. Per loro era tutto nella norma. Non esistevano le cartelle sanitarie delle ragazzine handicappate né la loro identità. Naturalmente convocai “la signora di Roma” presso la sede del municipio. A lei, assieme all’Ufficiale sanitario comunale dovevo consegnare l’ordinanza di chiusura della colonia. Nel frattempo la Direttrice si era dimessa. Non voleva responsabilità. Così conobbi di quale pasta fossero fatte certe “benefattrici”, che tra l’altro ricevevano le rette dagli enti locali per “ assistere handicappati”. Scrissi al presidente nazionale dell’Istituto per avere risposta e spiegazioni. Non ricevetti nessuna risposta. Mi sono sempre chiesta: quali argomenti avranno usato per giustificare la riconsegna dei ragazzi alle loro famiglie?
Lidia Greci
Ione Bertoli
Laila e le altre
Lidia Greci
(ex staffetta partigiana, ex assessore comunale, ex presidente UDI Reggio Emilia)
Di fronte alla necessità di diminuire il debito dello Stato e ai sacrifici chiesti ai cittadini italiani, penso sia necessaria anche una diversa organizzazione dello Stato stesso. Non mi riferisco alla soppressione delle province o ad una moderna funzionalità delle due Camere, ma occorrerebbe intervenire alla soppressione di tutti quegli enti che sono inutili “parcheggi” che gravano pesantemente sul bilancio statale. Collegandomi alla risposta della prima domanda, l’indignazione superata è collegata al ricordo di una vittoria ormai storica: lo scioglimento di un Ente quale l’Opera nazionale maternità ed infanzia (ONMI). E’ stata una vittoria voluta da tante donne a sostegno dell’azione in Parlamento dell’on. Carmen Zanti (reggiana e partigiana). Oggi può sembrare piccola cosa, ma lo scioglimento di un ente assistenziale e il passaggio delle sue competenze agli enti locali ha contribuito ad avviare quella politica di intervento sul sociale che ancora oggi Reggio vanta.
Ognuna si impegni per cambiare rotta
LA PAROLAALLE DONNE
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Linda Eroli
Katia Palladini
Laila e le altre
Katia Palladini
Linda Eroli
Quello che suscita maggiormente la mia indignazione è la situazione politica e sociale attuale, che ci sta riportando ad un passato, intendo alla prima metà del secolo scorso, dove il paese era portato e governato da un sistema di destra. Mi indigna perché sento vani gli sforzi dei nostri padri costituenti, di chi ha fatto la resistenza mettendoci e rimettendoci la vita per dare a noi nuove generazioni un paese libero da soprusi, equo e democratico.
Negli ultimi tempi di occasioni per indignarsi ne abbiamo avute veramente tante. La scelta è ampia e difficile. Vorrei quindi tentare di riassumere individuando nella perdita di valore e di senso condiviso di alcune parole l’orizzonte principale del mio disagio. Dignità, etica, sostenibilità, onestà intellettuale sono i termini intorno ai quali ruota la mia indignazione. Uno spostamento dell’immaginario collettivo su altre priorità che si declina in eventi, comportamenti, politiche e approccio alla convivenza. Dalla legittimazione di comportamenti illeciti da parte di chi doveva guidare un paese, all’abuso e stravolgimento di legittime tutele democratiche del fare politica, alla mercificazione senza filtri del corpo delle donne, alla riduzione a parametri di profitto di servizi pubblici e strategici per il benessere collettivo come il trasporto ferroviario, l’acqua, il sapere, la cultura, la salute, fino ad arrivare alla supremazia della finanza sulle sorti degli stati nazionali e sui destini delle popolazioni. Tutto questo, e altro ancora, passa attraverso il filtro di queste parole e del significato e del peso che assumono.
(delegata Funzione pubblica Coopselios come Oss)
Io ho 34 anni, sono cresciuta in una famiglia contadina dove ho sempre respirato aria di uguaglianza, libertà, democrazia. Crescendo ed entrando nel mondo del lavoro la prima cosa che ho fatto è stata entrare in una camera del lavoro, e me ne sono innamorata, per il suo forte senso etico e civile. Come superare questo momento? Cercando un confronto con chi vede e divulga un’idea di destra. Parlare coi più giovani, far tornare a piede pari nelle scuole il valore della Resistenza, insegnare loro che non bisogna cercare il nemico a tutti i costi e combatterlo con la stessa moneta, renderli consapevoli di ciò che è stato il passato, accompagnarli per mano ad una maturazione voluta e consapevole, per renderli i nuovi giovani uomini e giovani donne del futuro. Solo così si può partire, a mio vedere, per un nuovo avvio in un sistema di pace ed uguaglianza.
(organizzatrice teatrale)
Direi che ho molta speranza in un’inversione di rotta che mi sembra inevitabile. Credo che nel momento in cui si parla di crisi mondiale sia necessaria
un’analisi che ci porti a ragionare in termini di eco sistema non solo dal punto di vista ambientale ma anche sociale, culturale e nella relazione tra uomo e donna. Tuttavia non mi sembra di vedere il reale superamento di schemi e strategie che manifestano evidenti segni di logoramento e disequilibrio. Vengo da una famiglia (mia zia era Lucia Sarzi Madidini) che ha contribuito alla storia democratica del nostro paese e mi ha sempre insegnato il valore della partecipazione. Per capire quanto il ruolo della donna possa andare al di là dei quel dualismo troppo stretto che ci vede unicamente come madri o come “bambole”. Mi hanno anche insegnato come il Teatro può essere un luogo straordinario per condividere, con emozione, pensieri e valori; svelare mondi nuovi e paesaggi inusuali; aprire possibilità e orizzonti. Io cerco di portare avanti i loro insegnamenti nel mio lavoro di organizzatrice teatrale che ha scelto come interlocutori i bambini e i ragazzi, nella consapevolezza che l’investimento culturale sulle giovani generazioni possa offrire un’opportunità per costruire nuove prospettive. Si tratta di un’occasione che dobbiamo stare attenti a non sprecare, con onestà e grande senso di responsabilità.
Eco sistema non solo dal punto di vista ambientale ma anche sociale, culturale
gennaio - marzo 2012 notiziario anpi
XI
Loretta Giaroni
(ex Assessore comunale, ex Presidente UDI) Il lavoro che non c’è. Il lavoro è la vita, è dignità, è il nostro modo di stare nel mondo, per noi stessi e per tutti. L’arroganza dei privilegiati che non disarmano il loro recinto. A cominciare dai parlamentari, ex ed attuali, ai quali domando: “Cosa hai fatto/ fai per cambiare le vostre (auto)regole del privilegio? Albertina Soliani ed Eletta Bertani hanno compiuto atti concreti da tempo. E tu?”. Sono decenni che non mi fermo all’indignazione, reagisco per carattere e per formazione politica. Reagisco attraverso forme organizzate collettive ma non temo di prendere iniziative in prima persona, anche da sola, per non “lasciar perdere”. Le mie azioni concrete sono documentate nel libro sulla storia dell’UDI di Reggio Sebben che siamo donne e nel libro sulle amministratrici negli enti locali Tra storia e memoria, nonché sul Notiziario dell’ANPI. Dal 2007 collaboro volontariamente con le scuole e con i nidi comunali per costruire la “carta d’identità storica” di ogni scuola. E’ un lavoro bellissimo: di emersione delle radici e della nostra lotta per conquistare i servizi educativi, che produce conoscenza reciproca tra le generazioni, che trasmette forza e fiducia indispensabili in questo difficile presente. Sono fortunata ad avere una vecchiaia attiva e Resistente.
LA PAROLAALLE DONNE XII
gennaio - marzo 2012 notiziario anpi
Nuccia Ciambrone
Loretta Giaroni
Laila e le altre
Nuccia Ciambrone
(Studentessa - Giovani contro le mafie e Collettivo Locomotori Il fatto che mi ha spinto ad interessarmi riguardo ai fenomeni mafiosi e la loro possibile lotta è stato una serie di episodi e luoghi comuni che ho vissuto in quanto alcune persone mi giudicavano e mi ritenevano una persona delinquente, poco di buono o mafiosa solo in base alle mie origini e dalla terra da cui provengo, la Calabria. Purtroppo, penso che finché si verificheranno episodi di discriminazione, ingiustizia politica e sociale e violazione dei diritti umani esisterà l’indignazione. L’indignazione, a mio parere, è quel sentimento che, oltre a farti sentire umano rispetto vicende a volte disumane, ti spinge a impegnarti e lottare contro quel sistema, quella mentalità o quel meccanismo che ti impedisce di vedere il mondo in cui vorresti vivere. Dal 2009 faccio parte di due realtà giovanili che sono i “Giovani a Reggio Emilia contro le mafie” e “Cortocircuito”, con il primo ci impegniamo ad organizzare eventi che ci permettano di informare e sensibilizzare la cittadinanza riguardo la forte presenza mafiosa, soprattutto ‘ndranghetista, nel territorio reggiano. “Cortocircuito”, che nasce come giornalino del “Collettivo Locomotori” un collettivo di studenti delle scuole superiori, è uno spazio on line in cui tutti possono esprimere la propria opinione e scrivere articoli, poiché esso si basa sui principi come l’uguaglianza, l’antifascismo e la libertà di pensiero. Dallo scorso anno queste due realtà collaborano insieme soprattutto in eventi sul tema della lotta alla criminalità organizzata. Inoltre tengo a ricordare che la Gabella (unico spazio comunale in centro) e i suoi volontari ci danno la possibilità di avere un luogo di ritrovo e ci appoggiano in tutte le nostre iniziative.
Augusta Palazzi
Laila e le altre
Augusta Palazzi
(Ingegnere Gest. , volontaria de “La nostra Africa Onlus”) Il primo valore in assoluto è quello di una vita dignitosa. Come si fa a non indignarsi per il grado di povertà in cui versano intere popolazioni di molti Paesi non tanto lontani da noi, che spesso vengono sfruttate e depredate delle loro ricchezze naturali dai paesi più “sviluppati”. Che dire poi dell’indifferenza e della leggerezza con la quale si leggono e ascoltano i numeri, pubblicati dai giornali e che girano sui siti internet, di esseri umani che quotidianamente soffrono e muoiono per carestie e guerre, ma soprattutto per denutrizione, per fame e per malattie da noi debellate da decenni. La vita umana non ha dunque valore? Ci sono migliaia di associazioni nel mondo (governative, internazionali, religiose, laiche) che si occupano di questo grave problema, ma, ancora oggi gli obiettivi principali del millennio (sanciti dall’Onu) rimangono: la lotta alla fame, alla povertà, all’analfabetismo, alla mortalità infantile, assieme alla tutela dell’ambiente e alla tutela dei diritti delle donne; tutti problemi strettamente collegati tra di loro. C’è bisogno dell’aiuto di tutti!!! Non è possibile rimanere indifferenti di fronte allo spreco, e alla mancanza di solidarietà per non dire lo sfruttamento verso chi non ha nulla. Il pensiero che le cose per noi superflue e che scartiamo potrebbero mantenere in vita altri esseri umani dovrebbe farci riflettere.
nostra Africa Onlus”, formata da un gruppo di giovani, che con le loro “forze” , contribuiscono a realizzare dei progetti di sostegno alle popolazioni dei villaggi Maasai, in Kenia (su richiesta delle autorità africane). Ho partecipato ad un campo di volontariato internazionale, presso il villaggio Maasai di Olpirikata, a sud di Nairobi, al confine con la Tanzania. Tra i vari progetti di sviluppo, edile, scuola, artigianato femminile, ho scelto quest’ultimo. Abbiamo fornito alle donne il materiale necessario per realizzare i tradizionali gioielli Maasai. Il loro lavoro è stato retribuito con generi di prima necessità che hanno consentito il sostentamento delle loro famiglie e della comunità (le donne sono amministratrici più attente rispetto agli uomini dovendo allevare i figli). Grande è la ricchezza derivata dalla conoscenza di popolazioni così ospitali che condividono in modo naturale il poco che hanno (secondo la nostra cultura) ma molto orgogliose delle loro tradizioni. E’ stata un’esperienza che non si può spiegare a parole. La mia idea è che forse servirebbe un maggior coordinamento mondiale, di tutti i contributi materiali e di risorse umane impegnate nei paesi sottosviluppati, per aiutare meglio il passaggio dall’assistenzialismo alla cooperazione e alla partecipazione; per far rimanere quelle popolazioni sui loro territori ad un livello decoroso di autosufficienza alimentare e sanitaria, e farle “progredire” nel rispetto delle loro tradizioni e della loro cultura.
Non si deve superare l’indignazione ma è importante tenere viva l’attenzione e chiedere impegni precisi a coloro che devono intervenire in modo più efficace (Governi, Istituzioni, Stati, Enti). Personalmente ho voluto dare il mio piccolo contributo. Ho conosciuto un’associazione di volontariato di Bologna “La
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XIII
Laila e le altre Paola Cagliari
(Direttore istituzione del Comune di Reggio Emilia, Scuole e nidi d’infanzia) I servizi educativi dell’infanzia, tra tagli e regressione culturale hanno dovuto affrontare in questi anni prove durissime di “ resistenza”. Come vivono e affrontano le educatrici e le famiglie questo momento difficile? I Nidi e le Scuole comunali dell’infanzia della nostra città che hanno le loro radici nell’esperienza delle scuole gestite dal CLN, dall’UDI, dalle associazioni della società civile e che offrono giornalmente un servizio educativo a migliaia di famiglie e bambini della nostra città, sono un progetto ed una esperienza saldamente ancorati a valori etici, pedagogici e politici, condivisi, attraverso la partecipazione e la gestione sociale con una grande parte delle famiglie e dei cittadini reggiani. Intendo con reggiani anche tanti genitori e bambini provenienti da tante parti del mondo che abitano a Reggio Emilia e trovano nei nidi e nelle scuole dell’infanzia possibilità di integrazione, socializzazione, conoscenza e condivisione. Credo sia da ricercare in questa dimensione valoriale, pedagogica e politico-sociale, del progetto e nel suo radicamento nella città, la ragione dello straordinario senso di appartenenza del personale. E’ forte, anche nelle giovani generazioni di insegnanti e di personale ausiliario, la consapevolezza che non è possibile contrapporre i diritti dei bambini, delle famiglie, dei lavoratori, e che i servizi per l’infanzia sono un patrimonio troppo prezioso per la città per essere svenduti di fronte alle spinte al maggior risparmio. I Comuni virtuosi che gestiscono servizi, educativi e sociali, sono stati messi in forte difficoltà dalle leggi di stabilità che si sono succedute negli anni: difficoltà economiche ma anche limitazioni alle possibilità di scegliere come investire le risorse. La crisi attuale sembra rendere legittimo qualsiasi taglio o cambiamento; per fortuna non è così nei nostri servizi. Personale
e genitori hanno condiviso con l’Amministrazione l’obiettivo di mantenere la rete attuale di servizi 0/6, un sistema pubblico integrato che offre posti a più del 40 percento dei bambini 0/3 anni e a quasi il 90 percento dei bambini 3/6 anni, e la gestione delle 33 strutture a diretta conduzione comunale. Una rete di servizi pubblici di collettività, mentre molti amministratori, in Comuni anche vicino a noi, si stanno facendo convincere dall’idea che per i bambini piccini basta un adulto di buon senso con pochi bambini, in un qualsiasi luogo. Basta dare risposta ai bisogni delle famiglie, mettendo in secondo piano i diritti dei bambini. Il Patto per la qualità e la sostenibilità dell’educazione in città e a livello internazionale stretto con personale, genitori, enti gestori, città, ha significato produrre anche alcune riorganizzazioni sulla rete dei servizi e sulla organizzazione interna, oltre che un aumento della contribuzione delle famiglie. C’è un grande fermento di discussione e di impegno politico da parte di tutto il personale e dei genitori. Il 12 novembre abbiamo portato in 36 luoghi della città Tracce grafiche dei bambini per rendere visibile la cultura che l’infanzia ha il diritto e la possibilità di produrre, se le riconosciamo luoghi educativi cha hanno condizioni organizzative, strumentali, ambientali e di formazione adeguate. Abbiamo eletto a dicembre i Consigli infanzia città: considerando complessivamente i 32 servizi a gestione comunale, sono più di 1300 le persone che ne fanno parte, tra cui quasi 900 i genitori e cittadini che si sono resi disponibili e sono stati eletti in questi organismi. Un numero veramente elevato, che dichiara il desiderio di esserci in questo momento storico e culturale di grande incertezza per i servizi educativi e sociali nel nostro Paese. A tuo avviso, un nuovo rapporto tra memoria storica della nascita e dello sviluppo delle scuole e dei nidi comunali e sforzo di innovazione può contribuire a dare slancio all’impegno per “costruire” il futuro
dell’esperienza educativa reggiana? Rinnovare la conoscenza delle radici, che si collocano dentro alla storia, una storia collettiva e partecipata che ha visto la mobilitazione e l’impegni di tante donne, per avere strumenti interpretativi rinnovati e più capaci di interpretare il cambiamento, e costruire il futuro credo sia straordinariamente importante. Non c’è futuro infatti senza una cultura capace di leggere dentro all’oggi le ragioni delle scelte che hanno dato vita alle forme istituzionali, valoriali, civili, in cui agiamo ogni giorno, di svelarle togliendole dalla invisibilità di oggetti dati per farli diventare dimensioni processuali in mutamento costante. Non c’è futuro senza una capacità di analizzare con rigore critico e prospettico le ipotesi di cambiamento. Ma la prospettiva ha bisogno di distanza per essere vista. Avere sguardi larghi dell’orizzonte richiede sempre di fare passi indietro (nel mondo fisico come nel mondo delle idee). Crediamo sia per noi un privilegio ancora oggi poterci confrontare direttamente con testimoni della storia, una storia collettiva e partecipata, che è stata capace di saldare l’iniziativa popolare, che esprimeva richieste, esigenze, bisogni, e la politica istituzionale, che è stata capace di proporsi come punto di sintesi e di interpretare le esigenze specifiche di singoli o di gruppi portatori di interesse e farli diventare una politica che ha orientato lo sviluppo civile, politico e culturale della nostra città, dando contributi di rilievo alla politica nazionale. Una storia e un’azione caratterizzate da un intreccio potente fra utopia e concretezza. E di utopia, cioè la capacità di non soggiacere alla dittatura della assenza di alternative che domina oggi il pensiero politico, economico e sociale, e di concretezza, cioè aderenza all’oggi e progettualità, abbiamo più che mai bisogno oggi, in un momento in cui lo stato sociale è assalito da difficoltà di ordine culturale e politico, più ancora che economico.
donne e servizi educativi dell'inf XIV
gennaio - marzo 2012 notiziario anpi
Paola Cavazzoni
(Pedagogista membro Direzione operativa e responsabile consulenze Reggio Children) Credi che il tuo essere donna ed educatrice, in una realtà molto connotata al femminile, abbia contribuito alla elaborazione e costruzione di una cultura e di una pratica innovativa quale quella che caratterizza le scuole e i nidi del Comune di Reggio, Reggio Children e la nascente Fondazione Internazionale. Quando sono entrata per la prima volta come insegnante, in una scuola di Reggio, poi pedagogista nei Nidi e nelle Scuole d’Infanzia – erano 20 anni fa – mai avrei immaginato che il mio percorso di donna e di professionista mi avrebbe portato prima ad occuparmi di risorse umane, all’interno di Reggio Children, e poi di consulenza per progetti con aziende che si rivolgono a Reggio Children. Forse, all’epoca, mi sarei chiesta che cosa potevano avere questi tre ruoli in comune. Oggi, a distanza di anni, so che essere insegnante e pedagogista nei Nidi e nelle Scuole dell’infanzia di Reggio ha accresciuto non solo la mia professione, ma quelle caratteristiche di attenzione e sensibilità all’ascolto dell’altro, quell’abitudine alla relazione e al senso di comunità a cui poi, tante volte ho fatto ricorso, seppure in ambiti apparentemente lontani da quelli da cui provengo, nell’affrontare tutti i giorni il mio lavoro. Ascolto, relazione, senso di comunità sono concetti universali, che non riguardano solo i bambini, ma sono tipici dell’essere umano. E all’essere umano ho sempre cercato di guardare, mentre mi occupavo di risor-
Paola Cavazzoni
Paola Cagliari
Laila e le altre
se umane (in fin dei conti i termini si somigliano), ed ora mentre mi approccio non tante alle aziende, quanto alle persone, che creano un’azienda e che chiedono a Reggio Children tante cose, ma soprattutto un nuovo modo di guardare alle persone, al lavoro, ai temi della conciliazione, della qualità della vita. I nidi e le scuole non rappresentano solo un luogo di cultura dei bambini ma, insieme a loro, anche degli adulti. L’esperienza di tanti anni ha contribuito a concettualizzare, assieme ai diritti dei bambini, altri diritti: delle donne, dell’uomo, della città stessa. Credo che essere una donna, essere una educatrice, assieme a tantissime altre donne ed educatrici che con me portano avanti questa storia, abbia contribuito alla costruzione di una pratica talmente antica – il riconoscimento dei diritti di ciascun essere umano – da diventare, paradossalmente, una grande innovazione. Quali sfide culturali e quali progetti concreti ti stanno impegnando in questo momento? Di questi tempi, ogni sfida, se accompagnata alla parola “culturale” diventa una montagna in apparenza insormontabile. E anche qui torna la mia esperienza nelle scuole. Se è stato possibile realizzare un’utopia quotidiana come quella delle scuole dell’infanzia e dei nidi di Reggio, è possibile andare avanti ed affrontare nuove sfide. Come quella del Centro internazionale “Loris Malaguzzi” e del nuovo Atelier dei sapori – Pause, che ho seguito fin dalla fase embrionale, quando era solo un’idea che qualcuno poteva pensare molto ambiziosa, ma che aveva profonde radici nei valori di ac-
coglienza e partecipazione della nostra città, nell’esperienza e nella ricerca dei nidi e delle scuole dell’infanzia. Tanto che, come ogni albero con profonde radici, la speranza ora – che l’idea è diventata realtà – è che dia frutti sempre nuovi e di qualità. E, parallelamente, porto avanti – forte di un lavoro di gruppo che è elemento identitario e caratteristica di tutta l’attività di Reggio Children – una sfida non più nuova ma di grande interesse: quella di contribuire allo sviluppo di progetti di servizi educativi di qualità fuori dalla città, in Italia, in Europa, nel mondo, cercando di ri-vivere (nel senso di dare nuovo significato) a quei valori e atmosfere che caratterizzano le scuole di Reggio nelle altre realtà, a volte tanto diverse dalla nostra città. E così il Reggio Emilia Approach è diventata la base irrinunciabile per un nuovo nido-scuola Eni, a San Donato Milanese, oppure a Treviso con il gruppo Benetton dove giorno dopo giorno cerchiamo di dare il nostro contributo di idee e di esperienze, diventando promotori attivi di ricerca e di innovazione culturale per chi incontra il servizio come bambino e come adulto e per i suoi territori. Esperienze quindi da intendersi come possibili presidi formativi per lo sviluppo di occupazione qualificata di giovani donne in ambito educativo, luoghi di partecipazione per le famiglie e di scambio tra le esperienze educative locali per nuovi ed originali dibattiti attorno ai diritti dell’infanzia, ai diritti dell’uomo e della donna.
anzia: il modello reggiano gennaio - marzo 2012 notiziario anpi
XV
Napolitano: Napolitano: “La parità di genere non riguarda solo le donne…” “E’ evidente che le donne stesse devono agire da protagoniste nel condurre fino in fondo la marcia verso la parità, gli uomini non sono esentati dal dovere di comportarsi come loro validi e solidali compagni. Perché, in effetti la parità di genere non riguarda solo le donne, cosi come le battaglie per dare a tutti i cittadini una vita decorosa non riguardano solo i poveri, le lotte per la libertà politica non sono esclusiva dei dissidenti, quelle per la tolleranza non toccano solo le minoranze. Sono e devono essere cause comuni che coinvolgono chiunque assuma come propri i valori democratici. Ne consegue che l’ulteriore cammino verso la parità di genere non può non essere parte di una generale ripresa di valori civili”.
“E sono certo che anche le nuove italiane, le tante donne immigrate che sono già diventate o diventeranno nostre concittadine, le tante che lavorano con abnegazione e senso del decoro, faranno anche esse la loro parte. Auguro in conclusione a tutte voi e a tutti noi di lavorare insieme con successo per un’Italia migliore, più ricca di futuro per le donne e per le giovani generazioni”. (Brani tratti dall’intervento del Presidente Napolitano in occasione della giornata internazionale della donna 08/03/2011)
il coordinamento donne anpi provinciale
Aderire alla campagna per i diritti di cittadinanza
invita a
“L’Italia sono anch’io” con la propria firma
A sostenere l'asilo di Seilat in Palestina
mediante la raccolta fondi per l'acquisto di sussidi didattici e informatici
Aderire all'appello contro le “dimissioni in bianco”
Alle iniziative per l'8 marzo
Giovedì 8 marzo ore 17.30 Incontro con Normanna Albertini "Donne a Memoria" . By-heart Venerdì 23 marzo ore 17.30 Ripercorrendo i sentieri partigiani. Videointervista a Giacomo Notari Venerdì 27 aprile ore 17.30 Incontro con Lorenza Mazzetto "Il sangue degli Einstein. Storia di un crimine nazista"
rivolto da donne di diverse associazioni e movimenti al Ministro Fornero , che ha preannunciato di voler porre fine a tale pratica, perché al più presto il governo assuma atti concreti, nel contesto di un più ampio impegno per sostenere le donne che vogliono essere lavoratrici e madri, dando contenuto concreto al principio costituzionale del valore sociale della maternità.
Presso la Biblioteca "Panizzi" di Reggio Emilia, via Farini, 3
Coordinamento inserto a cura di Loredana Cavazzini Supplemento al n. 1-3 - 2012 del Notiziario ANPI
notiziario
Spedizione in abbonamento postale - Gruppo III - 70% Periodico del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia Via Farini, 1 - Reggio Emilia - Tel. 0522 432991 e-mail: notiziario@anpireggioemilia.it; presidente@anpireggioemilia.it sito web: www.anpireggioemilia.it Proprietario: Giacomo Notari Direttore: Antonio Zambonelli - Caporedattore: Glauco Bertani Comitato di redazione: Eletta Bertani, Ireo Lusuardi
Battiamoci di più per le cose che facciamo
Collaboratori: Paolo Attolini (fotografo), Massimo Becchi, dott. Giuliano Bedogni, Bruno Bertolaso, Sandra Campanini, Nicoletta Gemmi, Claudio Ghiretti, prof. Enzo Iori, Enrico Lelli, Saverio Morselli, Fabrizio Tavernelli Registrazione Tribunale di Reggio Emilia n. 276 del 2 Marzo 1970 Stampa: Modulstampa Group – Corte Tegge (RE) Questo numero è stato chiuso in tipografia il 6-02-2012 Per sostenere il “Notiziario”: UNICREDIT, piazza del Monte (già Cesare Battisti) - Reggio Emilia IBAN: IT75F0200812834000100280840 CCP N. 3482109 intestato a: Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - Comitato Provinciale ANPI