Notiziario ANPI n.01 gennaio-marzo 2017

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PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia

Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - codice ROC 25736 d.l. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- CN/RE - Filiale R.E. - Tassa pagata taxe perçue - Anno XLVIII - N. 01 marzo 2017 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.

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03 l© editoriale L’Anpi festeggia la Costituzione Carlo Smuraglia 06 l© costituzione Le mura della città Giancarlo Ruggeri 08 l© eventi Mattarella a Reggio per la Festa del tricolore Ermete Fiaccadori 14 l© cultura Un muro che parla Roberto Scardova

8 marzo: è sciopero


Sommario 03 2017, l’Anpi festeggia la costituzione, Carlo Smuraglia 05 Tesseramento Anpi, Carlo Smuraglia Ermete Fiaccadori 06 Le mura della città e la difesa della democrazia, Giancarlo Ruggieri 07 Il 7 gennaio e i colori liberati dalla Resistenza, Antonio Zambonelli 08 Mattarella a Reggio, Ermete Fiaccadori 09 L’8 marzo la protesta rosa, Irene Guastalla 13 La marcia delle donne degli USA Irene Guastalla 14 Un muro che parla, Roberto Scardova 15 Vicenda En.cor, Ilenia Malavasi 16 Giulio Prini, Antonio Zambonelli 17 Al Poligono per ricordare, Giovanni Rossini 18 La morte di “Ida”, Giacomo Notari 20 Anniversari 24 Lutti 15 Sostenitori 27 Chi siamo Date da ricordare

In copertina: Foto dell’iniziativa del 11/04/2015 “Un giorno d’aprile le donne… senz’armi…” Per le foto di questo numero si ringraziano: Amadasi Andrea, Archivio Istoreco, Bariani Angelo, Comune di Reggio Emilia, Fototeca Biblioteca Panizzi, Sammartino Eduardo

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GRAZIE a Glauco Bertani A seguito della discussione fatta nel Comitato provinciale dell’Anpi, dettata in primo luogo da ragioni economiche che ci costringono, nostro malgrado, a drastici tagli dei costi, è stato deciso di confermare la continuazione della pubblicazione del Notiziario Anpi con un radicale rinnovamento della redazione e, prossimamente, un’ innovazione anche per gli aspetti grafici. In questo contesto si è deciso di interrompere la apposita convenzione stipulata con Istoreco e si è quindi determinato il superamento della collaborazione ultradecennale con Glauco Bertani che, come redattore e curatore degli aspetti grafici, ha rappresentato un punto cruciale del notiziario Anpi garantendo un costante impegno e profondendo un contributo qualificato e generoso. A Glauco rinnoviamo l’augurio di poter svolgere pienamente la propria attività di studio e ricerca a cui è stato chiamato. Comitato di redazione Notiziario Anpi Anpi provinciale di Reggio Emilia

Periodico del Comitato Provinciale Reggio Emilia ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA C.F. 80010450353 Via Farini, 1 – 42121 Reggio Emilia Tel. 0522 432991 – Fax 0522 401742 Ente Morale D.L. n. 224 del 5 aprile 1045 Reg. Tribunale di Reggio Emilia n.276 del 2/3/1970 Spedizione in abbonamento postale – codice ROC 25736 Proprietario e direttore: Ermete Fiaccadori Condirettore: Antonio Zambonelli

Sito web: www.anpireggioemilia.it Email: redazione@anpireggioemilia.it Numero 1 Chiuso in tipografia il 21 febbraio Editing e grafica Omnia Edizioni, V. D. Vioni 6, Guastalla (RE) Stampa Litocolor

Per sostenere il “Notiziario” Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Banca:IBAN IT75F0200812834000100280840 Posta: IBAN IT50Z0760112800000003482109 c/c postale n. 3482109


editoriale

2017, l’anpi festeggia la costituzione di Carlo Smuraglia

L’Associazione ha un ampio programma per diffondere la conoscenza della Carta costituzionale Le catastrofi pronosticate in caso di vittoria del No non si sono verificate. La borsa ha tenuto. La situazione economica è quella di prima del voto referendario ossia stagnante e con un forte livello di disoccupazione soprattutto giovanile. Il Parlamento non ha, ovviamente, cambiato composizione. Il precedente governo si è dimesso e c’è un nuovo governo in carica con la stessa maggioranza, che ha ottenuto la fiducia dei due rami del Parlamento. Il dibattito in corso sulla durata del governo, sulla nuova legge elettorale e sullo svolgimento dei due referendum sociali ammessi (Job Act e legge sugli appalti) ha assunto la natura “ovviamente” politica. Ad essi siamo interessati come spettatori attenti e come cittadini. Semmai, ma anche questo lo rileviamo col distacco degli spettatori, colpisce un po’ il nuovo dibattito sulla legge elettorale. Non sappiamo quale sarà la soluzione che prevarrà, dopo il pronunciamento della Corte costituzionale, e se su di essa si realizzerà un tempestivo accordo tra i partiti e in Parlamento. Noi siamo “spettatori”. Diventeremo di nuovo protagonisti attivi nella malaugurata ipotesi che non vengano definite garanzie effettive che si tratti di una legge democratica, in cui si rispetti la rappresentanza. Non entriamo, dunque, nel dibattito politico sulle scelte da operare per avere una nuova legge. A noi interessa soltanto (e non è poco) che essa rispetti e valorizzi i diritti dei cittadini e consenta veramente l’esercizio della sovranità popolare. L’oggetto della nostra attenzione e della nostra vigilanza è solo questo; e ancora una volta si ispira all’esigenza di rispetto della volontà del legislatore costituente. Come Anpi abbiamo un solido programma per diffondere ancora di più la conoscenza della Costituzione e dei suoi valori e fare in modo che essa, oltre ad essere rispettata e attuata, sia veramente vissuta da tutti, come l’unica, vera,

fondamentale garanzia della nostra convivenza civile. Tra i progetti più immediati sui quali siamo impegnati vi sono: • la presentazione del volume Atlante delle stragi; • la presentazione del documento del Comitato nazionale, sui Confini orientali; • l’attuazione del protocollo d’intesa tra Anpi e Miur per parlare nelle scuole, in primo luogo, di Costituzione; • intensificare il lavoro di ricerca, di studio e di impegno su ciò che è possibile fare per contrastare i fenomeni di neofascismo, neonazismo e populismo, a livello italiano ed europeo; • confermare il nostro tradizionale impegno per una memoria che sia soprattutto “attiva” con particolare riferimento al periodo fascista, alla Resistenza, alle stragi nazifasciste; dobbiamo sforzarci per far comprendere il loro collegamento con tanti problemi attuali; • portare avanti, in ogni sede, le proposte già presentate alle massime autorità delle istituzioni repubblicane affinché il nostro Stato diventi finalmente e pienamente antifascista in tutti i suoi organi e nella legislazione; • rafforzare i rapporti con gli antifascisti e i democratici dei Paesi europei per contribuire alla realizzazione di una unità europea che corrisponda alle esigenze dei popoli che la compongono e per contrastare la tendenza all’autoritarismo, ai nazionalismi ed agli egoismi. Insomma, l’Anpi intende andare avanti con prospettive di impegno molto serio per l’anno 2017. Cogliamo l’occasione per formulare un auspicio e un augurio sincero a tutte le iscritte e gli iscritti perché sia un anno, per ognuno, per le famiglie, per il Paese e il mondo tutto, e particolarmente per i nostri giovani, di lavoro e dignità, di serenità e pace.

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tesseramento

Tessera Anpi per continuare a difendere il pluralismo di C. Smuraglia E. Fiaccadori

Il 70esimo anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione, deve indurci a dedicare ampio spazio a far conoscere di più e meglio la Carta e i suoi valori, a indicare le strade per la sua attuazione, a sviluppare e approfondire le nostre tematiche di fondo quali la memoria attiva, l’antifascismo e la democrazia. Una simile riflessione collettiva non solo ci aiuterà a coinvolgere tutti gli iscritti, quale che sia la posizione che hanno assunto sul referendum, ma contribuirà a fare passi in avanti nella condivisione delle tematiche e a disperdere ogni possibile equivoco. Le recenti divisioni al nostro interno, in materia referendaria, potranno così essere valutate con cautela, serietà e rispetto di tutti, disperdendo, prima di tutto, quella immagine che una certa stampa e alcuni soggetti politici hanno cercato di costruirci addosso. L’Anpi era e vuole restare un’organizzazione pluralista nella quale sono legittime opinioni diverse. Dobbiamo ricordare che davanti alle nostre Commissioni di garanzia, a tutti i livelli, non c’è nessun “imputato”, né per essere stato dissenziente, né per aver svolto attività che pure abbiamo ritenuto criticabili rispetto al nostro sistema di regole. Ora si apre una nuova stagione di ripresa della attività e di rilancio della azione della nostra organizzazione. Vi è un gran lavoro da fare tutti insieme, con la fraternità e la solidarietà di sempre, mettendo in campo il nostro tradizionale pragmatismo e dando voce alle varie sensibilità e problematiche che sono presenti nel territorio. Questa fase politica nella quale tutte le organizzazioni, ed i partiti in primo luogo, hanno crescenti difficoltà a segnare la loro presenza e capacità di iniziativa l’Anpi può dare un suo contributo per combattere la disgregazione e il disinteresse dei cittadini. Segnaliamo alcuni ulteriori punti di riflessione e d’iniziativa: • Rilanciare la campagna di formazione politica e culturale che, dopo la giornata svolta a livello provinciale l’8 ottobre scorso, coinvolga gli iscritti e i dirigenti delle sezioni visto anche il forte ricambio che è recentemente avvenuto.

• Dedicare particolare attenzione ai giovani e ai loro problemi, cercando di interloquire con loro in particolare nelle scuole; proseguire e rilanciare tutte le iniziative già in atto per dare attuazione al protocollo Anpi – Miur. • Impegnarsi nella lotta per la legalità sostenendo la lotta alla mafia e alla corruzione. Su questo tema si conferma il sostegno al corretto svolgimento del processo Aemilia per il quale va rafforzato il rapporto di collaborazione già in atto con le istituzioni e con tante organizzazioni presenti sul territorio. • Riprendere le iniziative di sensibilizzazione e di solidarietà verso il popolo mozambicano con il quale sono stati riallacciati i rapporti nei mesi scorsi e vero il popolo curdo di cui abbiamo ricevuto una delegazione nello scorso mese di ottobre. • Rilanciare l’attenzione sulle tematiche della globalizzazione, della crisi, della crescita delle disuguaglianze all’interno dei paesi e fra i paesi. La realtà ci dimostra come oltre alla crisi economica i temi della guerra, della fame e dei processi migratori siano tutt’altro che attenuati ed ancor meno risolti. • Promuovere la campagna per il tesseramento con grande determinazione sia per il forte significato che ha l’adesione alla nostra organizzazione che per il fondamentale sostegno economico che rappresenta per l’attività dell’Anpi. Al riguardo è opportuno contattare, con particolare attenzione, coloro che hanno sollevato critiche all’azione dell’Anpi o che hanno manifestato l’intenzione di non rinnovare la tessera. Si tratta di rilanciare la capacità di iniziativa dell’Anpi e di rafforzamento del radicamento sul territorio andando avanti, respingendo i periodici attacchi esterni, confermando il consueto pluralismo delle idee che, di per sé, e se rispettoso delle regole, può solo arricchire la nostra associazione.

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costituzione

Le mura della città e la difesa della democrazia I primi 12 articoli della Costituzione definiscono i principi alla base della Repubblica italiana e l’importanza del confronto di Giancarlo Ruggieri

Le antiche città erano difese da mura possenti. La cinta muraria che difende il nostro modello di società è la Costituzione, la quale, nei suoi settanta anni di vita, ha ben resistito ad assalti di ogni genere. I primi dodici articoli contengono i principi fondamentali. Essi inquadrano e definiscono i principi posti a fondamento della Repubblica italiana. Il primo di tali basilari principi è la democrazia. Democrazia è il governo dei più.

“In democrazia il governante non è un pastore, ma un tessitore” Sin dalle origini dell’umanità, ben presto si comprese che, per decidere chi dovesse governare, era assai più saggio contarsi piuttosto che rompersi le zucche a randellate. Con il trascorrere dei millenni, tale regola di governo si è alquanto affinata, ma la sostanza è sempre la stessa: la maggioranza vince e governa. Tale semplice meccanismo ha il pregio di soddisfare i più e scontentare i meno, assicurando così la pace sociale.

“Democrazia non è il governo della minoranza più votata” È evidente che il sistema funziona solo se la maggioranza che governa rappresenti realmente la maggioranza dei cittadini e non sia un’artificiosa forzatura delle ferree regole della matematica, che attribuisca tale rango a chi non ha ottenuto il consenso dell’effettiva maggioranza dei cittadini. 6

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Però non è detto che la maggioranza abbia sempre ragione e la minoranza abbia sempre torto, potendo anche accadere il contrario. Perciò la democrazia richiede di evitare la logica dell’asso piglia tutto ovvero, come dicono i sapienti, la dittatura della maggioranza. La minoranza deve avere la possibilità di far sentire la sua voce e di concorrere al bene comune attraverso meccanismi di equilibrio e di raccordo, che contemperino il potere di chi ha vinto le elezioni.

“Democrazia non è: la sera delle elezioni si sa chi ha vinto” A questo punto si dirà: ma come, la tanto decantata democrazia è tutta qui? È solo un’operazione matematica, necessaria per decidere pacificamente chi debba governare fino alle prossime elezioni? No, la democrazia non è solo questo. La conta dei voti è una inevitabile regola di governo, perché l’uomo nel corso della storia non è ha scoperta mai una migliore. Ma il fondamento della democrazia risiede in un altro grande valore, di cui parleremo nel prossimo numero. Nel frattempo, è utile tenere a mente che: la democrazia non si realizza nella fascinazione di un simpatico trascinatore di folle, prodigo di promesse e di dissennate elargizioni; la democrazia non si risolve in una semplice investitura elettorale, ma si esercita durante tutta la legislatura con il fattivo concorso di tutti i cittadini, sia singolarmente, sia attraverso le formazioni sociali; la democrazia si attua attraverso discussioni, aggregazioni e confronti e non mediante consultazioni “in rete”, slogan, immagini o informatici cinguettii.


eventi

Il 7 gennaio e i colori liberati dalla Resistenza

Nel giorno della nascita della bandiera gli interventi del presidente della Repubblica e delle autorità sono stati un interessante spunto di riflessione storica di Antonio Zambonelli

Il tricolore record lungo 1.797 metri È stato unanimemente riconosciuto che quest’anno il 7 gennaio, anniversario della nascita della bandiera nazionale, ha visto un successo di partecipazione popolare. Vi hanno contribuito la luminosa ancorché fredda giornata di sole, l’annunciato chilometrico Tricolore e, senz’altro, anche la presenza del presidente Mattarella, le cui parole, insolitamente pronunciate con vivacità e senza leggere un testo prestabilito, hanno colpito nel segno e sono state tutt’altro che di circostanza. Vere e proprie meditate lezioni di storia sia le parole pronunciate in un affollatissimo Teatro Valli dal sindaco Vecchi e dal presidente della Provincia Manghi, sia quelle della stimolante prolusione del professor Galli Della Loggia. «Da quel 7 gennaio 1797 – ha esordito il sindaco – che sancì la nascita della Repubblica Cispadana e l’adozione del Tricolore come bandiera di uno Stato, passando per tutta la vicenda storica risorgimentale che portò all’unità nazionale nel 1861, senza trascurare passaggi anche drammatici, pieni di idealità e coraggio, che dall’antifascismo, alla Resistenza, fino alla Liberazione e all’adozione della Costituzione portarono all’Italia repubblicana, per noi reggiani, così come per l’intero Paese, quella bandiera e quei tre colori restano il simbolo della libertà e dell’unità di un popolo, rappresentano un ideale alto di eguaglianza e giustizia efficacemente statuito nella Costituzione del 1948». Dal canto suo il presidente Giammaria Manghi, dopo aver fatto riferimento alle complesse vicende nazionali e internazionali, ha concluso con un significativo ragionamento attualizzando la lezione della storia: «In questo contesto universale così complesso, fragile e dominato dalle paure, l’auspicio è che l’Italia, ispirata dalla tensione morale che animò la Resistenza, l’approdo alla Costituzione che consentì di uscire dalle macerie della seconda guerra mondiale, sia in grado di fornire un proprio autorevole e sostanziale contributo, a beneficio di sé medesima e della comunità internazionale tutta, rivelandosi ancora all’altez-

za di quanto affermò Giosué Carducci in occasione del primo centenario del Tricolore». In sostanza i due oratori, nel portare il saluto non soltanto formale, hanno ribadito un concetto che già fu efficacemente espresso dal poeta Mario Luzi in un altro 7 gennaio e che abbiamo più volte richiamato su queste pagine: la valorizzazione non retorica di quel Tricolore che il fascismo aveva in un certo senso “sequestrato” e che solo con la riconquista della libertà e l’approdo alla democrazia attraverso la Resistenza è stato restituito a tutti gli italiani, non più come simbolo di un nazionalismo sopraffattore ma di una Patria aperta alla dimensione europea e internazionale. Riflessioni ben lontane, dunque, da quel concetto di 8 settembre ‘43 “morte della patria” di cui ebbe a scrivere Galli Della Loggia nel 1996: una “morte”, secondo il pur stimolante storico, con problematica possibilità di resurrezione date le modalità della “guerra civile” che seguì. Il quale Della Loggia, va detto, ha virato su diversi toni nella sua orazione del 7 gennaio 2017, riconoscendo che il fascismo operò “una manipolazione demagogica” del patriottismo e che: “per vent’anni i colori nazionali furono monopolizzati con la forza da una parte che se ne proclamava la sola rappresentante”. Omettendo però di riconoscere che la Resistenza liberò quei colori restituendoli a tutti gli italiani. Omettendo perfino di pronunciare il nome “Resistenza”. Eppure fu proprio nella Resistenza che tanti italiani scoprirono, già all’indomani del 25 luglio e del 8 settembre ‘43, una nuova Patria. Dal generale Dàrdano Fenulli, nato a Reggio Emilia, al giovane contadino povigliese Tonino Montanarini, entrambi caduti da partigiani. Ce ne hanno lasciato toccanti messaggi: Fenulli nelle sue note diaristiche, Montanarini nelle lettere a casa dalla Jugoslavia.

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eventi

Mattarella a reggio rende omaggio al Tricolore Nelle parole del presidente della Repubblica il legame forte tra identità nazionale, Repubblica e lotta contro la dittatura e l’occupazione nazifascista di Ermete Fiaccadori Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato a Reggio Emilia il 7 gennaio scorso nel 220esimo anniversario della nascita del Tricolore accolto dal sindaco Luca Vecchi e dalle altre autorità civili e militari. Sala del Tricolore e Teatro Valli sono state le principali tappe della mattinata nelle quali ha ricordato: «...il valore dell’unità nazionale e (…) dell’appartenenza convinta all’Europa. Un’Europa che ha saputo sottrarsi alle dittature, adottare e diffondere il metodo democratico e che ci consente, da oltre 70 anni, una vita di pace. Questo modo di intendere la Patria e l’unità nazionale trova nel Tricolore un valore concreto». Nel pomeriggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha visitato Casa Cervi a Gattatico dove, accolto dalla presidente Albertina Soliani, ha ricordato «…il dramma della dittatura, della seconda guerra mondiale, dell’occupazione nazifascista, del coraggio della Resistenza e del futuro che poi si è costruito. (…) Il ricordo fa tornare alla memoria il sovraccarico di odio e di crudeltà che ha caratterizzato quel periodo che ha visto una ribellione, una rivolta, una resistenza morale e armata diffusa. Casa Cervi è un luogo della Repubblica che è nato da uno sforzo collettivo del nostro paese. È un tempio della libertà». Mattarella al termine della visita ha scritto sul quaderno dei visitatori: “…in questo luogo il ricordo e la riconoscenza si fondono con la speranza per il futuro del nostro paese”. Sopra un momento dell’intervento di Mattarella, sotto il presidente della Repubblica con Albertina Soliani e Giammaria Manghi

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8 marzo

L’8 marzo la protesta rosa attraversa il mondo Nella Giornata internazionale della donna uno sciopero in 22 nazioni inviterà a sospendere il lavoro contro la violenza e le discriminazioni di Irene Guastalla

L’8 marzo sarà sciopero globale, una protesta che veste di rosa e di nero, capace di abbracciare le donne di 22 paesi nel mondo. Sarà un’astensione reale o simbolica dal lavoro e un’occasione per mobilitare le donne e tutti coloro che pensano sia necessario combattere violenze e discriminazioni. È questo lo spirito del 2017, un anno pronto a mettere da subito sul tavolo i temi della difesa dei diritti e dell’educazione alle differenze. Questo e molto altro, perché la Giornata internazionale della donna raccoglierà la protesta, la voglia di condividere e riunirà le varie anime del movimento femminista che non è morto, anzi. Lo ha dimostrato molto bene l’assemblea plenaria di “Non una di meno” del 4 e 5 febbraio a Bologna, un appuntamento che ha raccolto quasi 2mila donne che hanno redatto il “Piano femminista contro la violenza”. Un modo, come spiegano le organizzatrici, per «unirci alla marea globale determinata a rifiutare la violenza contro tutte le donne in tutte le sue forme. L’oppressione psicologica, culturale che relega le persone in ruoli stereotipati, lo stupro e le molestie, l’abbattimento delle risorse destinate ai centri antiviolenza, la precarietà e i tagli al welfare che ci obbligano a svolgere il lavoro di cura e riproduttivo gratuitamente o in cambio di un misero salario, gli attacchi alla libertà sessuale e ai diritti riproduttivi, le discriminazioni e le gerarchie di genere fin dai banchi di scuola che invadono i media e l’intera società, il razzismo che colpisce ogni giorno le migranti». Le ragioni per scioperare certo non mancano e ogni giorno

trovare risposte diventa sempre più urgente. Per questo alla grande protesta dell’8 marzo si unirà il Coordinamento donne Anpi. Uno sguardo al passato La Giornata internazionale della donna è l’occasione per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui sono state oggetto e sono ancora, in tutte le parti del mondo. L’Anpi è, sin dalla sua nascita, impegnata nel sostegno delle donne e delle loro battaglie, donne che, pur comparendo sempre troppo poco sui libri di storia, hanno contribuito, con le loro azioni, alla Resistenza e alle grandi riforme del Dopoguerra. Settant’anni sono passati dal 1947. La guerra era terminata da soli due anni ma tanto era già cambiato. Le donne avevano preso parte alla Resistenza, il loro ruolo e le loro azioni erano state fondamentali. Nel 1943 erano nati i Gruppi di Difesa della Donna, strettamente legati al Cln ma che elaboravano al loro interno già i progetti quali la parità di diritti, di retribuzione e di istruzione tra uomo e donna. Il 2 giugno dell’anno prima le donne avevano acquisito, per la prima volta, il diritto di voto. In quell’anno, anche grazie all’intervento dell’Unione Donne in Italia (Udi), si era sancita la loro eleggibilità, che aveva portato sui banchi dell’Assemblea costituente ben ventuno donne di schieramenti politici differenti. La percentuale femminile era di poco più del 4%, un marzo 2017

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Le donne dell’Udi festeggiano l’8 marzo

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8 marzo numero che non pare così ridotto se si pensa che, prima d’allora, l’accesso alla politica era loro precluso. Cinque di loro, tra cui la reggiana Nilde Iotti e la parmigiana Angela Gotelli, entrarono a far parte della Commissione dei 75 partecipando alla stesura della Costituzione Italiana. Il ’47 si preannunciava già un anno di grandi battaglie sul fronte femminile. L’Unione Donne Italiane, nata nel 1945 dalle spoglie dei Gruppi di Difesa della Donna, vede il suo secondo congresso nazionale con una definizione delle sue cariche, diventando un punto di riferimento italiano. La sua diffusione diventa capillare ed è soprattutto nella realtà reggiana che dimostra tutta la sua forza. A Reggio Emilia i Gruppi di Difesa della Donna erano entrati in scena nel marzo del 1944 e l’8 marzo dell’anno seguente davano avvio a manifestazioni contro la guerra, scioperi e comizi volanti. La guerra partigiana reggiana aveva visto 1.268 donne riconosciute tra combattenti, staffette e coordinatrici che avevano vissuto un periodo di riscatto sociale, un periodo che le aveva liberate dalle antiche “soggezioni” e aperte a nuovi orizzonti di pensiero. Le donne comprendevano finalmente la loro importanza e non erano più disposte ad abbandonare ciò che avevano conquistato col sangue e il sudore. Con la fine della guerra i Gruppi di Difesa perdono la loro funzione di guida e vengono inglobate nell’Udi, formazione

Abbattere gli ostacoli “(…) La donna dovrà sentirsi pienamente libera, (…) bisognerà abbattere tutti gli ostacoli che la società d’oggi ha drizzato sul suo cammino: essa dovrà poter insegnare indipendentemente da considerazioni di sesso, in tutti gli ordini di studi qualora le sue capacità le permettano di affrontare tale compito; dovrà poter accedere a qualsiasi carriera, letteraria e scientifica, senza il timore di vedersi in seguito boicottata e respinta nella sua carriera di professionista solo perché donna; dovrà insomma sentire che solo alla sua serietà e alla sua intelligenza sono affidate le possibilità di riuscita nella via che si è liberamente scelta”. (“Noi Donne”, 8 marzo 1945) apartitica che s’impegna, fin da subito, nel perseguire i bisogni della società sconvolta dalla Guerra. Vengono creati circoli che possano riunire le donne di varie realtà, instaurando anche relazioni con le altre associazioni di stampo femminile come l’associazione delle Vedove di Guerra. La presenza di donne all’interno del governo fa sperare in un maggior interesse riguardo temi quali il lavoro e il welfare, donne che avrebbero dovuto mettere da parte le ideologie politiche dello schieramento di appartenenza per difendere i diritti e gli interessi femminili. Si chiedeva la parità giuridica con gli uomini in ogni campo, in particolare circa il riconoscimento al diritto al lavoro; l’accesso a tutte le professioni e carriere, con adeguate protezioni che permettessero loro di svolgere appieno anche il loro ruolo di madri; un eguale trattamento salariale a parità di mansione; riacquisizione dei lavori che erano stati tolti dopo la guerra. Altro tema importantissimo è sicuramente la casa e l’assistenza con richieste concrete per il superamento della distribuzione degli alimenti con tessera. In questo periodo cominciano a nascere sessanta asili nidi in provincia, anche temporanei, aperti fino a sera tardi mentre si rivendica la ristrutturazione delle scuole distrutte dalla guerra e durante i mesi estivi si

organizzano le colonie. Il grande interesse per l’infanzia, che diventerà uno dei pilastri portanti per il welfare reggiano, si mostra anche con la grande opera di solidarietà che l’Udi promuove, ospitando per anni bambini provenienti da Sud Italia, principalmente da Napoli, per strapparli per qualche mese all’anno alla fame e al freddo delle città distrutte dalla Guerra. I cosiddetti “treni della felicità” erano stati fortemente voluti proprio da quelle donne che lottavano per maggiori diritti. Il lavoro dell’Udi reggiano veniva svolto in stretta collaborazione con i consigli comunali nella quale erano già presenti numerose donne, quasi 50 nella provincia, per la maggior parte appartenenti all’associazione. Uno sguardo al futuro Come nel passato l’Anpi è in prima fila nella lotta per i diritti delle donne e proprio per questo, al suo interno, ha creato un Coordinamento femminile. Le lotte non sono più quelle del 1947 naturalmente, anche se purtroppo molte problematiche, soprattutto quelle legate alla parità salariale e all’assistenza, sono ancora presenti e il loro percorso si è globalizzato. Per questo il Coordinamento guarda con attenzione a tutte le situazioni in cui si assiste alla messa in pericolo di quei diritti acquisiti, in particolare dalle donne e per le donne, ma non solo. Si osserva con preoccupazione la Russia, dove si sta discu-

Un progetto di ricerca sui Gruppi di difesa della donna Il 14 novembre 2015, al teatro Carignano di Torino, un seminario organizzato dall’Anpi nazionale ha avviato un importante lavoro di ricerca sui Gruppi di Difesa della Donna. L’appuntamento ha riunito numerose donne e ha avuto come relatrici le storiche Anna Bravo e Dianella Gagliani, oltre a Vittoria Tola, dirigente nazionale Udi, Barbara Berruti di Istoreto (Istituto storico della Resistenza in Piemonte) e Luciana Ziruolo di Isral. La ricerca, ancora in corso e resa possibile grazie a un contributo della presidenza del Consiglio dei ministri in occasione del 70esimo anniversario della Resistenza e della guerra di Liberazione, ha come obiettivo quello di individuare e mappare sul territorio nazionale i documenti riconducibili ai Gruppi di Difesa della Donna e alle formazioni a essi legate. Un percorso volto a colmare quel vuoto storico ancora esistente su questa organizzazione e i cui risultati saranno resi pubblici e liberamente consultabili a fini di ricerca e a scopo didattico. La mappatura riguarderà esclusivamente fonti archivistiche cartacee riguardante documenti prodotti nell’arco cronologico 1943-1945. Gli aspetti del lavoro di censimento e schedatura sono la ricerca di elementi utili a costruire oltre una geografia dei Gdd, la loro organizzazione interna, le attività svolte; documenti che mettono in luce le rivendicazioni politiche, economiche, sociali, di genere delle donne; i rapporti di questi gruppi con altre organizzazioni e istituzioni; antroponimi (nomi propri e nomi di battaglia) utili a individuare le donne attive nei Gdd. Per consentire ciò, ad oggi la ricerca per Reggio Emilia si è concentrata a partire dalle sedi di conservazione archivistiche che offrono maggiori garanzie di risultato: l’Archivio della resistenza di Istoreco, l’archivio dell’Udi e il Centro documentazione donna di Modena. (Rina Zardetto)

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tendo per la depenalizzazione del reato di violenza domestica, condannando solo i recidivi e infliggendo una multa o una reclusione fino a 15 giorni, e alla situazione degli Stati Uniti. Per quanto riguarda la questione italiana, la preoccupazione maggiore è destata dallo sviluppo sempre più massiccio di una violenza contro le donne che porta, nei casi più estremi, a episodi di femminicidio, ormai all’ordine del giorno. Abusi domestici, stalking, violenze fisiche e psicologiche, che sempre più passano dai nuovi canali di comunicazione come i social network. Non possiamo dimenticare le pagine Facebook nate appositamente per condividere e violare immagini di ragazze ignare, i video condivisi – come quello della vicenda ormai tristemente nota di Tiziana Cantone, suicida dopo la condivisione di un suo video privato – oltre che i commenti sessisti e aggressivi rivolti alle donne, come alla presidente della Camera Laura Boldrini, impegnata attivamente nel contrasto alla nuova tendenza. Per questo, il coordinamento partecipa con solerzia alle iniziative promosse dall’associazione “Non una di meno”, nata dalle donne argentine e presto diffusasi in tutto il mondo. Tra queste dobbiamo ricordare la grande manifestazione nazionale che si è svolta a Roma lo scorso 26 novembre, mentre per l’8 marzo si prepara la nuova protesta che attraverserà 22 paesi nel mondo. Lo sguardo del Coordinamento donne Anpi è quindi rivolto anche alle nazioni e ai territori dove ancora si combatte per la conquista dei diritti civili. Per questo, attraverso azioni di divulgazione e di solidarietà, si cerca di catalizzare l’attenzione pubblica su realtà come quelle delle donne curde o delle zone di guerra come quelle israeliane e palestinesi. Bisogna, inoltre, permanere in uno stato di attenzione verso tutte quelle situazioni in cui le donne sono attive nella promozione e nella difesa dei propri diritti, soprattutto per quanto riguarda l’ambito lavorativo e salariale. Molte sono ancora le discrepanze tra il mondo maschile e quello femminile, ancora discriminato nell’accesso a svariate professioni, tra le quali, le più eclatante, nell’ambito dirigenziale e politico, e nella disuguaglianza salariale per la medesima posizione. Spesso, inoltre, a parità di formazione, si preferiscono le figure maschili per una presunta maggiore disponibilità di orari e tempo. Questo sottintende ancora lo stereotipo di genere che vede le donne come uniche depositarie del dovere di accudimento dei figli, degli anziani e della casa, stereotipo che si cerca, non con poche difficoltà, di scardinare. L’aumento di forme assistenziali, come la maggior diffusione di asili nido, il cui accesso, è fortemente limitato, permetterebbe alle donne di potersi dedicare al lavoro e alla famiglia senza sacrifici enormi. In ambito sanitario, bisogna combattere perché i diritti guadagnati attraverso la lotta, come quello dell’aborto, non vengano sopraffatti dall’aumento sempre più massiccio di medici obiettori di coscienza, che con il loro operato ledono alla libera scelta di tutte le donne. Le lotte per ottenere diritti non si limitano all’universo femminile, vanno oltre e si legano al mondo LGBT che sta ottenendo, attraverso grandi sforzi, diritti fino ad ora negati, ma che permane discriminato e minacciato. Episodi di violenza omofobica, cortei neofascisti contro le Unioni civili, attacchi continui da parte di alcune forze politiche fanno della questione omosessuale un tema sempre più urgente da affrontare. La strada per i diritti fondamentali è ancora lunga e l’educazione ha un ruolo fondamentale per costruire il futuro. L’educazione ad una identità propria, e non dettata unicamente dal proprio sesso, porterebbe a un superamento di quelle barriere che la cultura ha creato nei confronti degli individui più debo12

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li, siano donne o omosessuali. In questo senso l’educazione al rispetto – delle persone con le loro diversità, di ogni essere vivente, di ogni luogo, dell’ambiente – rappresenta un’urgenza. Sesso, opinioni, aspetto fisico, razza e colore, religione (questo e altro...) non possono essere considerati fattori discriminanti in una società moderna. Le donne in marcia per i diritti in Italia e nel mondo sono tante. E il Coordinamento donne dell’Anpi è in marcia con loro.

26 novembre 2016: Roma si tinge di rosa In occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, l’associazione “Non una di meno”, a 11 anni dalla grande manifestazione “Usciamo dal silenzio” svoltasi a Milano, propone di tornare nuovamente in piazza contro la violenza, ma questa volta a Roma. Al grande evento aderiscono la Rete Io Decido, D.I.Re (Donne in rete contro la violenza) e l’Udi (Unione Donne in Italia). Il 26 novembre 2016 l’evento è straordinario. Oltre 100mila donne invadono pacificamente la capitale. Importante anche la presenza di molti uomini. Tutte le generazioni hanno fatto sentire la loro voce contro il crescente numero di donne uccise da uomini e contro il rischio, molto concreto, di chiusura di tanti centri antiviolenza a causa di tagli da parte del governo. Lo slogan “Siamo donne di tutte le età, siamo unite, siamo qua” ha percorso la capitale e raccolto la forza delle donne. “Il femminismo non è morto e si è visto a Roma” ha scritto il giorno dopo Lea Melandri. Nonostante il silenzio dei media sullo straordinario evento, essersi ritrovate in tante e poter dite che si è visto un vero movimento con tutte le sue varietà, con gruppi, collettivi, associazioni e forse, proprio nel rispetto di queste differenze, l’unico movimento sopravvissuto agli anni ‘70. (Piera Vitale)

Israele-Palestina: donne in marcia per la pace “La pace non è un’utopia è la base necessaria per la vita dei due popoli in questo luogo, in sicurezza e libertà”. A ricordarlo sono le donne del movimento “Women Wage Peace”, nato in Israele nel 2014. Da allora il movimento raggruppa donne ebree, musulmane e cristiane realizzando diverse manifestazioni tra cui la “grande marcia della speranza”, che si è svolta lo scorso ottobre ed è durata 14 giorni. Più di 4mila donne hanno percorso i 200 chilometri che separano il nord di Israele da Gerusalemme. Lingue e religioni diverse, ma con un obiettivo comune: arrivare a una soluzione del conflitto israeliano-palestinese nel giro di quattro anni. Il video ufficiale del movimento Women Wage Peace con la canzone “Preghiera delle madri”, composta e interpretata da cantanti palestinesi e israeliane, è rimbalzato sulle bacheche di social di tutto il mondo. (Piera Vitale) (Si Ringraziano Ione Bartoli, Anna Bigi, Piera Vitale e Rina Zardetto per il contributo ai testi)


#notmypresident: la marcia delle donne supera i confini USa

8 marzo

La grande manifestazione di Washington dopo l’elezione del presidente degli Stati Uniti Trump riunisce il popolo rosa contro misoginia, fanatismo e xenofobia di Irene Guastalla

La grande manifestazione delle donne americane Erano 500mila le persone che il 21 gennaio si sono riunite a Washington per manifestare il loro dissenso all’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump. La “Marcia delle donne”, com’è stata definita, era stata ideata dall’avvocatessa hawaiana ormai in pensione Teresa Shook e in poco tempo ha, soprattutto grazie ai social network, assunto una portata globale, tant’è che sono state circa due milioni e mezzo le persone che hanno marciato in solidarietà in 161 città in tutto il mondo, da Copenhagen a Firenze, da Città del Messico a Londra. Proteste e rivoluzioni 2.0 grazie all’uso massiccio dei social network, in particolare di Twitter ma anche di Facebook dal quale, grazie ad un post, era partita l’idea della manifestazione. Numerosissime sono state le immagini e i tweet di sostegno che hanno invaso la rete, identificabili dall’hashtag #notmypresident. Quella mattina Washington si è svegliata completamente bloccata da una manifestazione che, con colori, musiche e balli, si è sparsa a macchia d’olio in tutte le vie della città. Molti gli slogan, come “Sexist, racist and anti-gay, Donald Trump go away”, i cartelli, tra i quali la foto della principessa Leila, protagonista della saga Star Wars, accompagnato dalla dicitura “The place of a girl is in the resistence” e, come tratto distintivo, il “pussy hat”, berretto rosa con orecchie da gatta, tramutatosi subito nel simbolo dei diritti delle donne e così denominato in seguito alla gaffe fatta da Trump in campagna elettorale (“Grab them by the pussy”). Fin da subito è chiaro che non è solo contro Trump che si manifesta, bensì contro l’odio, la retorica, la misoginia, il fanatismo e la xenofobia, mali che stanno tornando in auge in tutto il mondo. La manifestazione, avvenuta senza disordini, ha visto la partecipazione di numerosissime star del cinema e della musica, da

Madonna, il cui discorso è cominciato con la frase “La rivoluzione inizia qui. La rivoluzione dell’amore”, al regista Michael Moore, fino ad arrivare alla storica femminista Gloria Steinem. Tra le fila dei manifestanti tantissime donne ma anche gruppi anti-razzisti, omosessuali, transgender, sindacati, associazioni, tante famiglie, scolaresche, migranti, coppie omosessuali, neri, ispanici, Amnesty e Planned Parenthood, generazioni diverse, ma unite su temi quali diritti delle donne, i consultori, la spesa sanitaria, l’ambiente, la pace, la giustizia sociale e razziale. Tra i primi decreti del presidente infatti figurano già il taglio dei fondi per coloro che praticano l’aborto o forniscono informazioni a riguardo, la cancellazione delle tutele ai dipendenti LGBTI (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) e la riduzione della spesa economica dell’Obamacare, la riforma sanitaria voluta da Obama. La costruzione di un muro che divida il Messico, che i berlinesi guardano con paura pensando al loro passato, e l’impossibilità all’entrata di migranti di sette paesi di religione islamica, come mezzo per “annientare il terrorismo” sono iniziative accompagnate da parole importanti, che portano il pensiero ai discorsi degli anni ’30: “Porteremo di nuovo a casa i nostri lavori, riporteremo a casa la ricchezza e i nostri sogni. Gli americani assumeranno gli americani”. Provvedimenti che spaventano, che ricordano paurosamente, come dice nel suo discorso l’attrice Ashley Judd, quelli di un moderno Hitler, connotati da misoginia, supremazia bianca e ignoranza. Provvedimenti che, purtroppo, ricalcano però un sentimento comune che si sta spandendo capillarmente in moltissime realtà, anche tra le più avanzate culturalmente ed economicamente. Per questo, la Marcia delle donne non può che essere solo un punto di partenza. È necessario unirsi, così come avevano fatto le donne del passato, manifestare e lottare per i propri diritti. marzo 2017

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scuola e cultura

Un muro che parla e si rinnova con gli occhi degli studenti I ragazzi del liceo Canossa riflettono sul luogo dove furono uccisi i Fratelli Cervi. Il loro percorso per immagini sarà anche a Fotografia Europea di Roberto Scardova

Gli studenti del Canossa coinvolti nel progetto Un muro. Vecchi mattoni qua e là sconnessi, calce scrostata, polvere rossa ceduta dalle pietre rosicchiate dalla pioggia e dal vento e portata lontano. Soltanto un muro, ma è quello che ancora oggi riempie i reggiani di muto sgomento ed ogni anno rinnova in loro il dolore. Il muro del Poligono di tiro, quello a ridosso del quale nel dicembre del 1943 i fascisti fucilarono i sette Fratelli Cervi e con loro Quarto Camurri, e un mese dopo ancora don Pasquino Borghi fianco a fianco di altri otto giovani che si erano sottratti all’arruolamento della Repubblica di Mussolini, all’infame alleanza coi nazisti. È questo muro che i ragazzi della classe IV P del liceo “Matilde di Canossa” di Reggio hanno scelto di elevare a simbolo di ciò che fu la Resistenza nella nostra città. Sì, perché i muri parlano. Conservano le tracce della storia. Talora vestigia di magnifiche civiltà; in altri tristi casi eretti invece dagli uomini quali strumenti di violenze e separazioni ai danni di altri uomini. Testimoni, allora, di odio ed orrore. Su questo debbono aver riflettuto gli studenti del “Canossa” quando hanno posto al centro della loro ricerca, tra i tanti luoghi significativi, il muro del Poligono. La scelta compiuta è il frutto di un lungo lavoro, di idee maturate e messe a confronto insieme al professor Stefano Aicardi e allo storico Antonio Zambonelli, che li hanno assistiti nella ricostruzione e nell’analisi degli avvenimenti di quel terribile inverno ’43-’44. Insieme al fotografo Angelo Bariani i ragazzi hanno poi percorso passo a passo i luoghi del Tiro a segno, individuando e fotografando i punti più significativi: il terrapieno sul quale i martiri furono obbligati ad attendere i colpi del plotone d’esecuzione, il museo che conserva i documenti sulla brutalità esercitata dagli aguzzini. E quel che resta del muro, appunto. Ma ecco: nel comporre il pannello che sintetizza il loro lavoro, sulle foto del Poligono e delle pietre ancora scheggiate dai proiettili, i ragazzi della IV P hanno voluto appoggiare con pietosa dolcezza immagini non di morte, bensì di vita. Scatti di quella vita che fu rubata alle vittime. I Fratelli Cervi tutti insieme sull’aia della loro casa, fotografati con le sorelle Diomira e Rina, col padre Alcide e la madre Genoeffa. Don Pasquino Borghi nella foto di quando era parroco di Tapignola, ed il suo sorriso sembra ancora ricambiare sereno e consapevole il nostro sguardo. Un filo 14

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color sangue, e mazzetti di piccoli fiori rossi, adornano e collegano tra loro le diverse immagini, le racchiudono in un leggero ma solidissimo cerchio di solidale unità, com’era solido ed unito l’antifascismo che cementava le coscienze di quelle vittime, le multiformi esperienze vissute, le reciproche speranze. C’è una mano a stendere quel filo: è la mano della partigiana Lidia Valeriani, colei che volle affidare alla nipote un intero gomitolo a significare solidi legami e continuità. Sul pannello il filo congiunge alle altre anche l’ultima foto scelta dai ragazzi. Vi si vede un ormai anziano contadino ritto nei campi di grano maturo, anch’egli appoggiato ad una nipotina, il bastone alzato ad indicare qualcosa laggiù, ancora lontano ma – lo si capisce – già a portata di sguardo. Quel vecchio è papà Cervi. Ha perduto sette figli, ed anche la moglie li ha seguiti. Nonostante la tragedia Alcide ha conservato la forza necessaria a rassicurare la bambina al proprio fianco, e tutti noi con lei: “Dopo un raccolto ne viene un altro”. Il pannello realizzato dagli studenti del liceo “Canossa” farà parte, affiancato a quelli composti dai coetanei di altri istituti della regione, di una mostra itinerante che sarà ospitata anche dalla rassegna Fotografia Europea. La legge regionale per la tutela della memoria ha sostenuto l’intero progetto, denominato “Scatti di memoria”, che a Reggio Emilia ha trovato un terreno già reso fertile dal lavoro con le scuole da tempo avviato dall’Anpi, dall’Istituto Cervi e dalla Associazione Papa Giovanni XXIII, questa collegata a Libera di don Ciotti, sulla base di un protocollo sottoscritto col Ministero dell’Istruzione. Si è trattato, come sottolinea la coordinatrice della Commissione scuola dell’Anpi Fiorella Ferrarini, del naturale sviluppo delle iniziative promosse nella nostra provincia nell’ambito del progetto “Radici di futuro”. Con esso si è offerta ai ragazzi degli istituti scolastici una fondamentale occasione di riflessione e ricerca sui temi della legalità, della lotta alla mafia e dei valori dell’antifascismo. Il pannello realizzato dagli studenti del liceo Canossa farà parte anche di una mostra organizzata per Fotografia Europea.


attualità

Vicenda En.cor, interviene il sindaco di Correggio Malavasi Il primo cittadino: “Non ci siamo sottratti alle nostre responsabilità, ma lavoriamo sodo e con chiarezza pensando unicamente al bene della nostra città” di Ilenia Malavasi Sono iscritta all’Anpi e leggo sempre con grande attenzione il notiziario inviato ai 4mila iscritti della nostra Provincia. Lo leggo con passione, perché condivido i valori di libertà, di antifascismo e di solidarietà che caratterizzano l’associazione. È con la stessa passione che nel giugno del 2014, pur consapevole delle tante difficoltà che avrei dovuto affrontare, ho accettato la sfida di amministrare Correggio, la mia città, dove sono nata, dove vivo e dove da sempre respiro quell’aria di Resistenza che caratterizza la nostra terra. Sapevo bene che avrei dovuto gestire la questione En.cor, ereditata dal mandato precedente, e sapevo che non sarebbe stato facile, ma, come promesso in campagna elettorale, io e la mia Giunta abbiamo affrontato questa vicenda con determinazione e impegno, senza sottrarci alle nostre responsabilità e pensando unicamente al bene della nostra città. Per questo motivo sono rimasta molto colpita dall’articolo dal titolo “Quale epilogo per la vicenda En.Cor di Correggio” che è stato pubblicato nel Notiziario del mese di dicembre e che racconta un punto di vista di una persona che non ho il piacere di conoscere, ma con il quale mi trovo fortemente in disaccordo. Un articolo che definirei “fazioso” e che non fa certo informazione; che ipotizza un secondo commissariamento del Comune che invece, ci tengo a sottolineare subito, non avverrà; che, infine, descrive un Comune che nasconde, tace, non dà risposte. Mi sembra un articolo ingeneroso e scorretto perché, invece, in questi anni abbiamo sempre parlato chiaro, non nascondendo i problemi né le soluzioni messe in campo. Abbiamo tenuto costantemente informati i gruppi di opposizione presenti in consiglio comunale, ci siamo ripetutamente confrontati con il personale del Comune, i sindacati, ma soprattutto con i cittadini, nelle tante occasioni pubbliche che si sono presentate, comprese quelle in corso per la presentazione del bilancio di previsione 2017. Quindi quali sarebbero gli “atteggiamenti di sufficienza” di cui si parla nell’articolo? E chi sarebbe a “minimizzare”? Noi lavoriamo sodo, mettendoci ogni giorno la faccia, per risolvere una situazione che non abbiamo generato, ma rispetto alla quale ci è stata affidata, con il voto dei cittadini, la responsabilità di trovare una soluzione. Siamo i primi a volere che vengano individuate le responsabilità personali amministrative e politiche legate alla precedente Amministrazione ed i nostri atti sono sempre stati coerenti con tali propositi. Il 2016 è stato un anno difficile, nel quale abbiamo ricevuto due sentenze che hanno condannato il Comune a pagare oltre 15 milioni di euro per le lettere di patronage che erano state rilasciate a garanzia degli investimenti di En.cor, all’epoca società interamente partecipata dal Comune di Correggio. Di fronte a questa condanna ci siamo trovati ad affrontare una scelta: aumentare le tasse locali, portandole al massimo, o ipotizzare alienazioni patrimoniali per ripianare il debito. E noi abbiamo fatto la nostra scelta: in un momento di grande

Il sindaco di Correggio Ilenia Malavasi difficoltà per le famiglie, abbiamo deciso di non aumentare le tasse e di alienare una parte del patrimonio. Al tempo stesso abbiamo cercato di razionalizzare al massimo le spese correnti, non volendo rinunciare ad alcuni importanti obiettivi: continuare a garantire i servizi di qualità, con una particolare attenzione a bambini, disabili e anziani, e tutelare i posti di lavoro dei nostri dipendenti, la città e i suoi cittadini. Questa sarebbe dunque la nostra colpa? Sappiamo che dovremo continuare ad amministrare con la massima attenzione, perché è pendente ancora un terzo giudizio. Ma comunque andrà, non ci sottrarremo mai alla nostra responsabilità di governo, essendo stati eletti per amministrare con serietà, responsabilità, onestà e trasparenza, guardando avanti sempre con fiducia. Sappiamo anche che questa Giunta non sarà certo ricordata per gli investimenti che ha fatto, ma per il cuore e la passione che mette ogni giorno nell’affrontare la situazione, con profondo spirito di servizio e con il sorriso sulle labbra, perché prima di tutto vengono sempre la nostra bella città e i suoi cittadini. Ringrazio per l’opportunità che mi è stata data di esprimere il punto di vista dell’amministrazione comunale che rappresento.

A proposito di En.cor Nell’ultimo numero del notiziario è stato pubblicato un articolo dal titolo“Quale epilogo per la vicenda En.cor di Correggio?” all’interno del quale, oltre ad una serie di informazioni sulla questione, erano contenuti giudizi e valutazioni che sono andati oltre la volontà della Direzione e non corrispondono all’idea di corretta informazione che abbiamo sempre inteso svolgere. Di questo ce ne scusiamo con i lettori e con le parti chiamate in causa. Il direttore responsabile e la redazione

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ricorrenze

Giulio Prini, un conte nelle brigate internazionali Aristocratico per nascita, cosmopolita per le contingenze della vita e comunista per scelta, il “Conde Rojo” è una figura singolare della Guerra di Spagna di Antonio Zambonelli

L’inaugurazione del monumento commemorativo a Fortunato Nevicati nell’80esimo anniversario della morte La nostra provincia ha avuto 62 volontari antifranchisti in terra di Spagna tra il 1936 e il febbraio 1939. Sedici sono caduti sul campo di battaglia o dopo, in seguito a ferite riportate. Sul Notiziario di dicembre ne abbiamo ricordati due, ricorrendo l’80esimo della loro morte: Fortunato Nevicati e Franco Simonazzi. Nevicati è stato commemorato con iniziative pubbliche nel suo paese natale (Collecchio) e in quello dove è cresciuto, Poviglio. Lungo i mesi che ci separano dal 2018, non mancheremo di ricordare gli ottantesimi degli altri 14. Ora vogliamo far conoscere (siccome non compare nel mio “Reggiani in difesa della Repubblica spagnola”, 1974) un pressoché reggiano, singolare figura di aristocratico per nascita, cosmopolita per le contingenze della vita, comunista per scelta meditata, a sua volta antifranchista in Spagna. Giulio Prini è nato il 7 dicembre 1909 a San Paolo del Brasile da Francesco e da Orazia Soachiers. Il padre apparteneva ad una vecchia famiglia patrizia reggiana (avevano casa nel Palazzo Prini, via San Pietro Martire) che ebbe dagli Estensi il titolo comitale, con feudo e castello di Montebabbio verso metà secolo XVII. Rientrato in Italia coi familiari nel 1919, Giulio studiò in un Istituto Tecnico di Vicenza conseguendo il diploma di perito elettrotecnico. Nei primi anni Trenta lo troviamo a Reggio nel palazzo di famiglia (ora sede di uffici comunali) e impiegato presso il locale Consorzio Idraulico. Entrò allora a far parte di un gruppo di intellettuali antifascisti tra cui il ragionier Pippo Mazzini (figlio di un amico di Prampolini), Valdo Magnani e l’avvocato comunista Giannino Degani. 16

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Le idee maturate in quel periodo, lo resero insofferente alla vita sotto il fascismo, sicché abbandonò la situazione di privilegio di cui godeva, rinunciò con atto notarile alla proprietà del palazzo in favore della sorella, e nel 1935 emigrò in Francia, stabilendosi ad Avignone. Naturalizzato francese, si iscrisse al PCF (Parti communiste français) nel 1936. Nel gennaio 1937 passò in Spagna arruolandosi nel battaglione Garibaldi col grado di tenente. Nell’agosto successivo è ancora tenente nella brigata omonima e al comando di una batteria anticarro con la quale operò il 21 agosto, alla difesa della “Loma [collina] 433” (G. Calandrone, “La Spagna brucia”, p. 206). Nel settembre successivo fu promosso capitano ed ebbe il comando della 4° compagnia del 1° battaglione. Dal 25 marzo al 3 aprile 1938 comandò il 1° battaglione. sull’Ebro, dove fu ferito. Riprese tale comando il 5 luglio successivo mantenendolo fino al 1° agosto. Nell’ottobre 1938 lasciò la Spagna nel quadro del ritiro delle Brigate Internazionali. Rientrato in Francia, sarà anche protagonista della Résistance. In seguito ha avuto ruoli di un certo rilievo nelle file comuniste in Francia e in Italia passando poi a lavorare come tecnico petrolifero in Paesi dell’America latina. Negli anni Ottanta viveva in un suo buen retiro in Francia, come mi disse il suo vecchio amico Pippo Mazzini. Il quale mi diede anche il numero di telefono del Conde Rojo (come venne soprannominato). Lo chiamai, mi disse che non aveva voglia di ritornare su quelle lontane vicende spagnole. A 106 anni dalla sua nascita sarà certamente morto anche se non ho potuto sapere quando.


ricorrenze

Al Poligono per ricordare la morte dei Cervi e Camurri Il discorso di Giovanni Rossini alla Commemorazione dell’anniversario della fucilazione dei fratelli Cervi e di Quarto Camurri: “La storia, maestra di vita, deve avere buoni allievi” di Giovanni Rossini

Giovanni Rossini durante il suo intervento Porto il saluto dell’Anpi e delle associazioni partigiane della Provincia di Reggio Emilia, in un momento drammatico per l’Europa e per le sorti della pace nel mondo. Casa Cervi, a inizio autunno 1943, accoglieva, oltre ad antifascisti reggiani, ex prigionieri di guerra fuggiti da Fossoli. La casa sembrava un anticipo di quell’Europa unita che avevano preconizzato al confino di Ventotene, Ernesto Rossi e Bruno Bauer: c’erano russi, inglesi, irlandesi. Ma anche sudafricani, americani e neozelandesi. Sicché, racconta Papà Cervi, “la casa somigliava alla Società delle Nazioni”. Il 25 luglio precedente, con la pastasciutta antifascista per tutti, in piazza a Campegine, si manifestava l’aspirazione alla pace, nella speranza, da tanti condivisa, che con la caduta del Duce potesse finire anche la guerra mondiale in corso e con essa anche la guerra civile che il fascismo aveva iniziato fin dal 1920, ‘21, con gli assassinii impuniti di lavoratori, militanti e sindacalisti socialisti, con gli incendi delle Case del popolo. Una pastasciutta che assunse anche i toni del perdono. Infatti, a chi manifestava il proposito di dare una lezione ai fascisti,“Ma perché volete infierire – ebbe a dire Aldo – Dobbiamo convincerli dell’idea sbagliata. Domani saranno tutti con noi”. Invece la guerra continuò, e molti di quei fascisti, che il 25 luglio parevano scomparsi, rialzarono la testa più feroci che mai sotto la protezione e agli ordini degli occupanti nazisti. I fratelli Cervi fecero parte della schiera dei “capostipiti” della Resistenza, come li ha chiamati Guerrino Franzini nelle sue Storie di montagna. Cioè furono tra quelle avanguardie che seppero dare un segnale forte, eroico, di lotta contro tutto ciò che il nazifascismo aveva rappresentato e ancora rappresentava. Contro quel fascismo di casa nostra che tra le prime azioni, compì quella di partecipare alla cattura di dieci ebrei reggiani ben presto deportati ad Auschwitz per un viaggio senza ritorno. Il loro segnale, ed anche il loro sacrificio, avranno poi un seguito nella

lotta di massa, politica, civile e armata che caratterizzerà la Resistenza reggiana dal Cusna al Po. I Sette Fratelli Cervi e Quarto Camurri, furono vittime, all’alba del 28 dicembre 1943, di una feroce rappresaglia compiutasi in questo luogo dove oggi li ricordiamo. Oggi che l’Europa e il Mondo sono sempre più preda di fenomeni caotici. Oggi mentre movimenti genericamente definiti populisti ma che sovente presentano pericolosi tratti neofascisti e neonazisti, si intrecciano con un terrorismo folle, c’è bisogno di ricordare da dove veniamo, da quali tragedie siamo usciti nella prima metà del “secolo breve”. Tragedie frutto della condotta dei fascismi europei, quello tedesco e italiano in primis: dalla guerra con cui venne soffocata la libera Repubblica di Spagna per giungere, senza soluzione di continuità, all’immane tragedia della seconda guerra mondiale. Occorre far sì che la Storia, “maestra di vita”, come si suol dire, possa avere anche buoni allievi. Questo è uno dei compiti che come Anpi perseguiamo da tempo. Fare sì che la conoscenza di ciò che è stato possa aiutarci ad affrontare il presente ed il futuro. In questo senso va anche il nostro impegno verso le scuole. Proprio questo Poligono di Tiro dove trovarono la morte, un mese dopo i Cervi, don Pasquino Borghi e altri otto antifascisti, è stato identificato come luogo attorno al quale costruire, ad opera di una scuola superiore di un vicino Istituto Scolastico, il pannello reggiano per la mostra regionale “Scatti di memoria”, promossa dal coordinamento Emiliano Romagnolo dell’Anpi. Per noi figli e nipoti degli antifascisti e dei partigiani che combatterono durante la guerra partigiana, il compito di tramandare alle nuove generazioni la memoria attiva dei valori che furono a base di quella gloriosa stagione che fu la lotta di Liberazione dal nazifascismo. Viva la Resistenza!

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storie partigiane

La morte di “Ida”, partigiano di Vaglie di Ligonchio Durante un rastrellamento a Primaore venne catturato e, dopo una notte di torture, ucciso. Nel luogo della sua morte un piccolo monumento lo ricorda di Giacomo Notari

Partigiani in battaglia Ceccardi Francesco nasce a Vaglie di Ligonchio nel 1911. Gli abitanti di Vaglie non sono mai stati ricchi, si narra che Filippo Re, durante le sue esplorazioni sull’Appennino, domandò come si chiamasse quel borgo e alla risposta del suo accompagnatore (“Le Vaglie”), lo scienziato ribattesse: “Inorridisco al pensiero che un uomo fissi la propria dimora in un posto simile!” Quello era il paese di un tempo andato, in seguito come scrisse il poeta Veggeti una cinquantina di anni fa, “Vaglie è un bel villaggio” posto in posizione solatia. Come tutti gli altri giovani del luogo, Francesco lavorava come boscaiolo e insieme ai carbonai, faceva tutto quello che si usava fare a quei tempi. Arrivò poi la chiamata alla guerra del Duce: destinazione il Sud Italia dove trovò e sposò Rosalia, tornando poi a Vaglie con lei, dopo l’armistizio dell’8 settembre ‘43. Ebbero un figlio, tuttavia a Vaglie trovarono tanta fame e miseria, tanto che Rosalia fu costretta a tornare al Sud, dove se ne persero le tracce. È noto che la guerra, dopo l’8 settembre, ce la siamo trovata in casa, così Francesco nell’aprile ‘44 manifestò a Giuseppe Carretti, “Dario”, la sua volontà di partecipare alla Resistenza. Il comandante “Dario” mi raccontò che “Ida”, nome di battaglia di Francesco, fu incaricato di demolire il ponte in travi di legno di Gatta, costruito dai tedeschi, utilizzando un fusto di nafta che si erano procurati. Nonostante vari tentativi, la nafta non prese fuoco così “Ida” disse a “Dario” di procurargli una scure, con la quale tagliò le travi e fece crollare il ponte. Inoltre Carretti mi raccontò che in uno scontro coi tedeschi, in località Gacciolina di Castellaro (Villa Minozzo), “Ida” molto coraggiosamente passò al distaccamento “Cervi”, dove visse in prima persona la tragedia di Legoreccio. 18

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In quella circostanza, nascosto dietro ad una porta, fu uno dei pochi a salvarsi, ma restò scosso da quei tragici eventi. Tornò poi a Ligonchio ed entrò nel distaccamento “Zambonini”. Durante il rastrellamento nella neve nel gennaio ‘45 si trovava a Primaore. Nel corso di quel combattimento, tra i tedeschi ed i suoi compagni che ripararono su Piolo, “Ida” rimase indietro a recuperare alcune cose in una capanna. Sentendo un gruppo di tedeschi che si avvicinavano, si coprì di foglie restando nascosto in silenzio per un po’ di tempo. Tuttavia questo non bastò a salvarlo perché, una volta uscito dal nascondiglio, venne catturato da alcuni soldati tedeschi che si erano appostati silenziosi nelle vicinanze. Fu legato e portato a piedi da Primaore al comando tedesco di Busana. Qui i fascisti di La Spezia e i tedeschi gli riservarono una notte di strazio. La mattina venne visto barcollare tra due soldati che lo portarono a un centinaio di metri dalla colonia, vicino ad una maestà che esiste ancora, dove una raffica di mitra pose fine alla sua non facile vita. In questo luogo l’Anpi ha costruito un piccolo monumento a ricordo, dove ogni tanto qualcuno porta dei fiori. A Vaglie una strada porta il suo nome ed il poeta Amilcare Veggeti lo ricorda così nella sua Vera Storia in ottava rima: “...lo riprendo a Busana vil megera, quell’Orlandini capo banda e guida, qui un partigiano dai tedeschi vi era che il nome di battaglia avea di “Ida”. Calavan le tenebre della sera quando Orlandini si rese un omicida, dicendo questo ai miei va consegnato e domani dev’esser trucidato”.


commemorazioni BICE MASINI Staffetta del terzo Battaglione della 76esima Brigata Sap, che operava nella zona di Roncocesi e Cella, Bice Masini, nome di battaglia “Burja”, è morta il 1° gennaio. Al suo funerale un lungo corteo si è snodato per le vie di Roncocesi, partendo da via Merlino dove Bice risiedeva, fino al cimitero per l’ultimo saluto. In testa al corteo, ad accompagnarla, c’era la bandiera del suo distaccamento. Avevo conosciuto Bice ormai 13 anni fa, quasi un’eternità, per la sua testimonianza di vita nella Resistenza, la stessa che oggi si può rileggere con tanta nostalgia in “Volti di libertà” edito da Bertani nel 2005, in occasione del 60esimo della Liberazione. E proprio la grande aspirazione alla libertà che il fascismo aveva negato alla popolazione e, in particolar modo, ai giovani della sua generazione, oltre che alle donne, che per il fascismo dovevano essere nient’altro che “il fulcro del focolare domestico”, fu il motivo preminente che indusse Bice a dare il suo contributo alla Resistenza, grazie all’amica Ilde Messori, anch’essa già staffetta. La foto che si poteva ricevere al funerale così recita: “L’Onestà, la generosa disponibilità, il rispetto per tutti, hanno ispirato la sua vita”. E questa è stata Bice, una caratteristica comune a tutti i partigiani che ho avuto il privilegio di conoscere ed incontrare. Rileggendo oggi quella sua intervista di oltre dieci anni fa, mi hanno molto colpito queste parole: “Mi è rimasta la sensazione del grande pericolo corso e la consapevolezza di avere lavorato tanto senza che oggi si vedano i risultati delle grandi speranze di allora. Per un po’ di anni dopo la Liberazione, c’era ancora chi si congratulava con noi. ‘Siete state brave’ ci dicevano, poi piano piano è stato come fosse dimenticato tutto”. C’è tanta nostalgia in quelle parole e purtroppo anche tanta verità, per il drammatico sacrificio di una generazione che dopo 70 anni non ha avuto la sua realizzazione compiuta. I partigiani come “Burja” lo hanno dimostrato, a tutti noi il dovere di non dimenticare e di essere degni di tutti loro, brandendo la bandiera degli ideali per cui hanno combattuto e sono morti, con lungimiranza e con l’ottimismo della volontà. (Alessandro Fontanesi) CARMEN ALTARE Viveva a Milano, in una bella casa piena di libri. Durante la guerra aveva vissuto tra Castelnuovo Sotto e Poviglio. Di famiglia antifascista, poi staffetta partigiana, era stata tra le prime a organizzare i Gdd nella bassa reggiana. L’11 febbraio del ’45, mentre passeggiava sotto i portici di Poviglio, fu arrestata insieme alla sorella Cosetta e alla madre, quest’ultima poi subito rilasciata. Le due sorelle, invece, furono portate a Villa Lombardini: interrogate, torturate e umiliate non hanno ceduto alla barbarie fascista del tenente Neri. Sul muro di una cella aveva inciso due lettere e una parola: “C. A. innocente”. Era un messaggio per la sorella Cosetta: sono viva, non ho fatto nessun nome. La sua casa era stata rifugio per i partigiani tra i quali il “Nero”, Felice Montanari, un giovane di Canneto sull’Oglio che, il 5 gennaio del ‘45, circondato dai nazifascisti che si facevano scudo di civili, si tolse la vita al Casello 23, sulla linea ferroviaria Poviglio- Boretto. Carmen non aveva mai dimenticato il sacrificio di quel giovane di 18 anni e ogni anno, in prossimità del 5 gennaio, inviava un biglietto con i soldi per un mazzo di fiori da depositare sulla tomba del “Nero”. Il filo della memoria la teneva saldamente legata alla bassa reggiana e all’Anpi di Reggio Emilia. Era una attenta lettrice del Notiziario, era contenta del lavoro che qui si faceva per la memoria. Telefonava di tanto in tanto e l’ultima volta era preoccupata per le vicende di “Aemilia”. Mi chiedeva incredula: “Ma come è potuto accadere a Reggio?”. Qualche anno fa avevo avuto il privilegio di intervistarla. Mi aveva accolto nella sua casa di Milano e mi aveva regalato la sua storia. Una storia sussurrata, semplice e coraggiosa. La bella storia di una staffetta partigiana. Se n’è andata il 20 gennaio scorso. In punta di piedi. Lascia il figlio Giancarlo, la figlia Tea e le rispettive famiglie. Lascia un grande vuoto e una bellissima eredità: la sua storia. Quella di Carmen Altare, innocente. (Anna Fava) UNA DELEGAZIONE RENDE OMAGGIO A ERMES BOLONDI “DAOLI” A due mesi dalla scomparsa di Ermes Bolondi, una delegazione di compagni e amici, che non avevano potuto partecipare al suo funerale, gli ha reso omaggio davanti al loculo che raccoglie le sue ceneri. La delegazione ha voluto rendere testimonianza del profondo legame che ha sempre legato Ermes alla comunità di Bagnolo. L’impegno all’interno del suo partito, la sua militanza nel sindacato, nel direttivo dell’Anpi da ex partigiano, oltre alla sua disponibilità a partecipare a tutte le iniziative in favore della collettività. Fu partigiano combattente nella bassa reggiana, con il nome di battaglia “Daoli” ed era stato insignito il 2 giugno dello scorso anno della medaglia al valore per il contributo dato alla Liberazione del paese per la sua partecipazione alla lotta partigiana, medaglia assegnatagli dal Ministero della Difesa. La cerimonia si è svolta in sala del Consiglio comunale di Bagnolo in Piano, al termine di una commovente celebrazione del 70esimo anniversario della lotta di Liberazione. Ermes era persona riservata, come tanti di coloro che avevano combattuto durante la guerra partigiana contro tedeschi e fascisti e che mai anteposero la propria storia personale agli ideali ed ai valori per i quali avevano combattuto. L’Anpi provinciale si associa al ricordo e porge alla famiglia sentite condoglianze. (Giovanni Rossini) marzo 2017

notiziario Anpi

19


5° ANNIVERSARIO

LODESANI BRUNO “Josè”

11° ANNIVERSARIO

RICCO’ SENNO “Miscia” SPAGGIARI IVO “Tell”

Sono trascorsi 11 anni dalla scomparsa dei partigiani Senno Riccò e Ivo Spaggiari 76a Brigata Sap. La staffetta Ida “Adis” rispettivamente moglie e sorella, per onorarne la memoria, sottoscrive pro Notiziario insieme alle famiglie.

Il 20 dicembre ricorreva il quinto anniversario della scomparsa di Bruno Lodesani “Josè”. La moglie Franca, i figli Ivan e Anna Maria lo ricordano a quanti apprezzarono le qualità di uomo, di partigiano e di antifascista con un’offerta.

ANNIVERSARIO

CAVAZZONI DANTE

In occasione dell’anniversario della scomparsa del partigiano Dante Cavazzoni “Figaro”, appartenente alla 77a Brigata SAP “F.lli Manfredi”, la moglie Bruna Menozzi offre a sostegno del Notiziario.

12° ANNIVERSARIO

ANNIVERSARIO

Il 28 novembre ricorre il 12 anniversario della scomparsa del partigiano Cervi Walter “Jago” di Campegine. Nel ricordarlo con immutato affetto, la moglie Eletta, i figli Catia e Roberto, gli adorati nipoti Simone, Alice e Giorgia, insieme alla pronipote Matilde, sottoscrivono in sua memoria.

15° ANNIVERSARIO

7° ANNIVERSARIO

ROSSI VITERBO

Il 9 dicembre ricorreva il 15o anniversario della scomparsa di Viterbo Rossi. La nuora Rosa e i nipoti Giancarlo e Laura lo ricordano con immutato affetto: “Sei sempre con noi”.

marzo 2017

CATELLANI MARIO

Lo scorso 28 gennaio ricorreva l’anniversario della scomparsa del partigiano Mario Catellani, nostro indimenticato collaboratore per tanti anni. La moglie Annamaria, la figlia Lorenza e la nipote Chiara, avendone condiviso sempre gli ideali, i valori e il rispetto reciproco ne continuano a sentire la mancanza e gli sono sempre grate per ciò che ha loro donato. Nell’occasione sottoscrivono pro Notiziario.

o

notiziario Anpi

CARMINI EZIO, RENATO e CIGNI ISAURA

Cigni Rina in memoria del marito Ezio Carmini della 144a Brigata Garibaldi, del cognato Carmini Renato della 76a Brigata Sap, e della sorella Isaura Cigni della 76a Brigata Sap, ricordandoli con rimpianto offre pro notiziario.

CERVI WALTER “Jago”

20

ANNIVERSARIO

GIOVANARDI OLIMPIO “Brenno”

Il 22 gennaio ricorreva il settimo anniversario della scomparsa del partigiano Olimpio Giovanardi “Brenno” della 77a Brigata Sap “F.lli Manfredi”. La moglie e le figlie in sua memoria offrono pro Notiziario.


Anniversari

CAVAZZINI FERNANDO “Toni”

RICORDO

ANNIVERSARIO

BEDOGNI ESTER – GALLONI BRENNO

Lo scorso 27 ottobre è deceduto Fernando Cavazzini “Toni”. La moglie Tilde, i figli Maurizia e Stefano lo ricordano con immutato affetto offrendo pro Notiziario. Il partigiano “Toni” diceva: “Io sono stato partigiano, nella Resistenza ho imparato molto, è stata la mia università…”.

Per onorare la memoria della madre Ester Bedogni, deceduta il 19 maggio 2003, e del fratello Brenno, Marisa Galloni offre pro Notiziario

ANNIVERSARIO

19° ANNIVERSARIO

MAGNANI ALFIO “Ivano”

BIZZARRI WERTER

In memoria del partigiano Alfio Magnani “Ivano” della 77a Brigata Sap, deceduto il 6 dicembre 2010, la moglie Irma Rossi e la figlia Marzia sottoscrivono pro Notiziario.

Il 5 gennaio ricorreva il 19o anniversario della scomparsa di Werter Bizzarri, ex internato militare in Germania. Lo ricordano sempre la moglie Valentina e la nipote Annusca.

1° ANNIVERSARIO

ANNIVERSARIO

SULPIZIO MARIO “Guerra”

BARAZZONI RENZO

Nel primo anniversario della scomparsa del partigiano Mario Sulpizio “Guerra”, il figlio Giacomo con Mirka e Elena, che ne conservano un ricordo indelebile per gli ideali ed i valori che il padre ha loro trasmesso sia in campo politico, sociale e culturale, per onorarne il ricordo sottoscrivono pro Notiziario.

Per onorare la memoria del professor Renzo Barazzoni, grande amico di famiglia, Cocchi Simona e Simonetta Gilioli manifestano sentimenti di affettuosa condivisione del lutto con la moglie e la figlia e offrono pro Notiziario.

2° ANNIVERSARIO

10° ANNIVERSARIO

PATERLINI EZIO “Giorgio”

Il giorno 11 febbraio ricorreva il secondo anniversario della scomparsa di Erio Paterlini, partigiano combattente. “Giorgio, sei sempre nei nostri cuori, nella nostra memoria, nell’amore che sentiamo”: nella condivisione dei suoi ideali, Mimma, Valeria, Luisa, Giorgio, Paola e Andrea sottoscrivono pro Notiziario.

PECCHINI REDEO

Il 4 febbraio ricorreva il decimo anniversario della morte di Redeo Pecchini, partigiano e sindacalista. La moglie Ada Borgonovi, il figlio Nicola e la nuora Lariana, lo ricordano con immutato affetto sottoscrivendo pro Notiziario.

marzo 2017

notiziario Anpi

21


GILIOLI ULISSE

10° ANNIVERSARIO

In memoria dei Partigiani Amelia, Artemio, Italo, Regina e Alberto Rozzi, le famiglie Rozzi e Paglia offrono pro Notiziario.

72° ANNIVERSARIO

4° ANNIVERSARIO

Il 23 marzo ricorre il 72 anniversario della scomparsa del partigiano Selvino Lanzoni della 77esima Brigata Sap ucciso dai tedeschi a Casoni di Luzzara. Sono passati tanti anni, ma le sorelle Delcisa e Franca con il marito Nino lo ricordano sempre con tanto affetto. Per mantenerne vivo il ricordo sottoscrivono pro Notiziario. o

FANTESINI NINO

2° ANNIVERSARIO

Nel secondo anniversario della scomparsa di Nino Fantesini, grande attivista in campo politico, sociale e collaboratore Anpi, la moglie Vincenza Morelli e i figli Simona e Michele lo ricordano con grande rimpianto e sottoscrivono pro Notiziario.

ROCCHI CARLO

17° ANNIVERSARIO

Il 29 gennaio ricorreva il 17o anniversario della scomparsa di Carlo Rocchi. Il figlio Carlo insieme alla famiglia lo ricorda con rimpianto e sottoscrive a sostegno del Notiziario.

marzo 2017

notiziario Anpi

CASA ROZZI

Il 22 marzo ricorre il decimo anniversario della scomparsa del partigiano Ulisse Gilioli “Orazio”. La moglie Simona Cocchi e la figlia Simonetta ne onorano la memoria, con immutato affetto, sottoscrivendo pro Notiziario.

LANZONI SELVINO

22

ANNIVERSARIO

MOSCARDINI SERGIO

Sono già trascorsi quattro anni dalla morte il 23 febbraio 2013 di Sergio Moscardini “Scabroso” della 145a Brigata Garibaldi. “Il tempo passa ma continuiamo a sentirlo vicino e vogliamo esaudire il suo desiderio di fare una donazione all’Anpi per sostenere i suoi valori di pace, giustizia e fratellanza. In questo momento pieno di violenze, di diseguaglianze e disorientamento pensiamo ce ne sia molto bisogno”. La moglie Eles Franceschini, i figli Mara e Mirco, il fratello Giorgio e il nipote Marco.

SARATI GIANFRANCO

7° ANNIVERSARIO

Il 17 marzo ricorre il settimo anniversario della morte di Gianfranco Sarati. Nel ricordarlo con tanto affetto la moglie Orianna Santini, il figlio Fabrizio, la nuora Tiziana e la nipote Marianna sottoscrivono pro Notiziario.

ANNIVERSARIO

ORLANDINI ADRIANA, TAGLIAVINI ADORNO E EMORE

In memoria di Adriana Orlandini, Adorno ed Emore Tagliavini, rispettivamente madre, padre e fratello, Mirca Tagliavini sottoscrive a sostegno del Notiziario.


BENADUSI ERO

ANNIVERSARIO

Ricorre il 20 marzo 2017 l’anniversario della scomparsa del compagno Ero Benadusi, la moglie Franca e la figlia Lorena lo ricordano con immutato affetto e sottoscrivono per il Notiziario.

PONTI PIERINO

30° ANNIVERSARIO

FONTANESI AMUS

17° ANNIVERSARIO

Il 16 marzo ricorre il 17o anniversario della scomparsa di Amus Fontanesi, eminente personaggio della provincia di Reggio Emilia, noto per la sua intensa attività politica e sociale. Si impegnò nel campo amministrativo sia nel settore della pubblica amministrazione che della cooperazione, operando con dedizione in delicati processi di ristrutturazione. Fu apprezzato ricercatore storico e autore di libri. La sua memoria rimarrà sempre viva in coloro che hanno coltivato i suoi ideali. La moglie Giuseppina Montanari e il figlio Massimo per onorarne il ricordo sottoscrivono pro Notiziario.

POLI ENZO

17° ANNIVERSARIO

Il 25 maggio ricorrerà il 30o anniversario della scomparsa del partigiano Pierino Ponti della divisione Garibaldi operante nell’ex Jugoslavia. La moglie Ave, unitamente al figlio Vanni con la sua famiglia, lo ricorda sempre con nostalgia e rimpianto e sottoscrive pro Notiziario.

Il 1° dicembre scorso ricorreva il 17o anniversario della scomparsa di Enzo Poli. La moglie Francia Virginia e figli, per onorarne la memoria, sottoscrivono pro Notiziario.

1° ANNIVERSARIO

ANNIVERSARIO

GANAPINI ELENA in BORCIANI

Il 6 marzo ricorrerà il 1° anniversario della scomparsa di Elena Ganapini, che ha lasciato il marito Teobaldo nel rimpianto e nella malinconia per la perdita di una compagna di vita affettuosa e solidale nei numerosi anni vissuti insieme. Per onorarne la memoria sottoscrive pro Notiziario.

RONTANI GINO “Tarzan” e BERNARDI DIRCE

In ricordo di Bernardi Dirce e Rontani Gino “Tarzan”, capo nucleo della 144a Brigata Garibaldi, Fausto e famiglia offrono pro Notiziario.

marzo 2017

notiziario Anpi

23


Lutti PRODI ALDO

VALCAVI BRUNO

Se dovessi parlarvi di mio nonno Aldo ve ne parlerei come di un personaggio di un incredibile romanzo: di quei romanzi dove il protagonista, dopo mille peripezie, avventure, disgrazie, alla fine si salva e salva anche gli altri. Nel suo romanzo, il protagonista nasce in una famiglia molto povera: il padre muore giovane, quando il nostro eroe è soltanto un bambino, lasciando la famiglia, composta da quattro donne, un bambino ed un fratello maggiore malato, senza una vera figura di riferimento. Crescendo, diventando ragazzo, l’eroe parte per il servizio militare obbligatorio e un giorno, proclamato l’armistizio, decide che sotto le armi non ci vuole più stare e scappa con la candida innocenza di un adolescente. Invece di nascondersi, cerca di tornare a casa. Qui i cattivi, che in questo caso sono tedeschi, lo catturano e lo spediscono in Germania, ai confini con la Polonia, in una terra fredda e ostile: gli assegnarono una piastrina di riconoscimento e lo mandarono in una città chiamata Düsseldorf per lavorare in una fabbrica di cannoni antiaerei. Poi un giorno, nel 1944, la fabbrica venne bombardata e rasa al suolo. Il nostro giovane eroe viene dunque preso e portato a Berlino. Ma la Berlino dell’epoca non è la città cosmopolita che conosciamo oggi, no; è solo un cumulo di macerie e morte. Qui, il ragazzo viene obbligato a lavorare per liberare le strade da macerie e rovine e costruire difese anticarro, mentre in città gli alleati continuano a bombardare. Finalmente, il 23 aprile 1945, i “buoni”, con le loro stelle rosse, arrivano in città e lo liberano dai lavori forzati. Il nostro eroe, allora, cerca di allontanarsi il più possibile dalla città e scappa verso la Polonia. Aiutato e sfamato dai generosi alleati che lo avevano salvato, il ragazzo attende mesi prima di rientrare, nell’ottobre del 1945, nella lontana terra natia. Dicevo che alla fine, di solito, l’eroe salva se stesso, ma anche gli altri. E mio nonno così ci ha salvati: raccontando e condividendo con noi la sua storia, perché nel nostro futuro potessimo anche noi salvare gli altri. (Aurora Prodi)

Il 7 gennaio 2017 si è spento, dopo un breve ricovero in ospedale, il partigiano Bruno Valcavi, nome di battaglia “Kira” di Carpineti. La figura di Valcavi, come si ebbe occasione di descrivere nel precedente notiziario, riveste un particolare rilievo nel suo territorio nel quale ricoprì la carica di sindaco per tre legislature e dove operò per abbattere gli steccati ideologici collaborando con gli altri partiti. Contribuì al sorgere in zona di attività produttive nel campo dell’industria, del commercio, dell’artigianato e del turismo, che consentirono l’occupazione di diversi suoi concittadini. È stato anche un attivo presidente della locale sezione Anpi. I suoi sostenitori erano soliti affermare: “Se Carpineti è uno dei maggiori centri economici della montagna, gran parte del merito è di Valcavi”. Fino alla fine dei suoi giorni, pur soffrendo di problemi di salute, in particolare della scomparsa della funzione visiva, è rimasto un punto di riferimento per consigli e sostegno nei riguardi dei cittadini, che ora ne piangono la scomparsa e ne celebrano la memoria.

03/02/1924-15/01/2017

RABITTI LORENZO 21/04/1930-17/12/2016

L’Anpi si associa al cordoglio dei familiari per la scomparsa di Lorenzo, un nostro caro amico e compagno che spesso veniva a farci visita nella sede di via Farini e ogni volta era occasione per ricordare anche vicende e situazioni che abbiamo condiviso, fin dai tempi (anni ‘70) della mitica Sezione Togliatti in via Guido da Castello. L’accompagnamento, insieme a suoi colleghi vigili urbani, a delegazioni straniere ospiti della comunità reggiana (la signora Thy Binh, gli artisti del Teatro di Hanoi…), le spedizioni a Parigi per i Festival de l’Humanitè e tanto altro ancora. Lo scorso 17 dicembre purtroppo Lorenzo ci ha lasciato. La moglie Leda Fontanili con tutti i familiari ne onora la memoria e per ricordarlo sottoscrive pro notiziario. 24

marzo 2017

notiziario Anpi

09/12/1925-07/01/2017

PICCININI GIUSEPPE “ONIN” 05/11/1919-26/12/2016

Quando se ne va un partigiano, oltre al naturale dolore, resta quel sentimento di nostalgia per una grande storia di resistenza che sappiamo non avremo più, un sentimento che accumuna tutti noi. Il legame con quella generazione è sempre vivo e profondo: non ci è stato insegnato né imposto, ma lo sentiamo allo stesso modo di come sentirono quel “dovere“ i partigiani. Ora “Onin” è morto. Era noto per quel nome da leggenda (Onin appunto) che viaggiava di bocca in bocca, per quell’aurea di mito che ne accompagnava la figura. Un volto sorridente, orgoglioso, un viso pulito come se ne vedono pochi, una figura la sua che ti rimandava col pensiero a mitici personaggi. Per colmare la sua scomparsa serve mantenere fede alle idee dei tanti “Onin” che non ci sono più, rinnovando la loro memoria non solo nel giorno delle commemorazioni, ma ogni giorno. Il pensiero ora va ai suoi familiari, ma soprattutto alla figlia Linda riservandole le medesime parole che dissero a Carmen Zanti dopo la morte del padre Angelo, ossia di tramutare le lacrime e il pianto nell’ardore della lotta per una Resistenza che non è ancora terminata.


i sostenitori anpi CLAUDIA AGUZZOLI

Pro Notiziario

20,00

RAFFAELE LEONI

Pro Notiziario

10,00

PAOLO ATTOLINI

Pro Notiziario

20,00

FAM. LODESANI

in memoria di Bruno Lodesani “Josè”

100,00

LUISA - FIORENZA BARAZZONI

in memoria dell’amico Ulisse Gilioli

30,00

SILVANO LODINI

Pro Notiziario

20,00

ARISTIDE, ALDO BARBIERI WARPU ADRIAN

in memoria di Fulvio Gor

100,00

ROSANNA LUSOLIMIRELLA – GIULIANO

in memoria di Bruno Valcavi

100,00

ALEX BELLONI

Pro Notiziario

50,00

MARZIA MAGNANI

in memoria del padre Alfio

50,00

REDENDO BERNI

Pro Notiziario

25,00

FRANCESCO MARCONI

Pro Notiziario

50,00

SEZIONE ANPI BIBBIANO

Pro Notiziario

80,00

MAURO MELIOLI

Pro Notiziario

50,00

VITO – MARZIA BONORI – ROSSI Pro Notiziario

20,00

GIULIANO MELLI

Pro Notiziario

50,00

TEOBALDO BORCIANI

in memoria della moglie Elena Ganapini 20,00

BRUNA MENOZZI

Pro Notiziario

50,00

LUCIANO CAMPANI

Pro Notiziario

20,00

LEA MENOZZI

Pro Notiziario

50,00

ALESSANDRO CARRI

Donazione

1.000,00

BRUNA MENOZZI

in memoria del marito Dante Cavazzoni 50,00

CENTRO SOCIALE RICREATIVO,CULTURALE, SPORT CASINO DELL’OROLOGIO

Pro Notiziario

150,00

COMITATO NO MONTAGNA REGGIANA

Pro Referendum

70,00

ANTONIO CASOLI

Pro Notiziario

50,00

VASCO MONTECCHI

in memoria della moglie Renza Bezzi

25,00

MASSIMO CATELLANI

Pro Notiziario

50,00

UMBERTO ORLANDINI

Pro Notiziario

15,00

SERGIO CATELLANI

Pro Notiziario

10,00

SILVANA ORLANDINI

Pro Notiziario

15,00

LUCIANO CATTINI

Pro Notiziario

20,00

GIUSEPPE PARALUPI

Pro Notiziario

20,00

LORIS TONINO PAROLI

Pro Notiziario

20,00

MAURIZIA STEFANO TILDE CAVAZZINI in memoria del padre e marito Fernando 200,00 ROBERTO, GIORGIA CERVI

in memoria del partigiano Cervi Walter 100,00 “Jago” di Campegine

ANNAMARIA PATERLINI E LORENZA in memoria del marito e padre Mario Catellani 100,00 NICOLA PECCHINI

150,00

ADELMO CERVI

in memoria di Simonetta Iorio e Verina 50,00 Castagnetti

in memoria del padre Redeo insieme alla madre Ada Borgonovi

LIVIO PICCININI

200,00

RINA CIGNI

in memoria di Ezio Carmini, Renato e Isaura Cigni

in memoria di Giuseppe Piccinini “Onin”

300,00

ENNIO PISTONI

Pro Notiziario

30,00

SIMONA E SIMONETTA COCCHI - GILIOLI

SERENO PRODI E FAM.

in memoria del padre Aldo

100,00

in memoria del prof. Renzo Barazzoni

50,00

SANDRA RAGNI

Pro Notiziario

10,00

SIMONA E SIMONETTA COCCHI – GILIOLI

in memoria di Ulisse Gilioli “Orazio”

100,00

SANDRA - MAGDA RAGNI CAVAZZINI

in memoria dello zio Fernando Cavazzini

100,00

OLIVIA COLLI

Pro Notiziario

30,00

CGIL REGGIO EMILIA

Pro Notiziario

2.000,00

U.I.S.P. COMITATO TROFEO RESISTENZA

Donazione

500,00

VALENTINA RINALDI

in memoria del marito Werter Bizzarri

50,00

ALESSANDRO ROCCHI

Pro Notiziario

10,00

AMOS CONTI

Pro Notiziario

100,00

MARCO ROCCHI

in memoria del padre Carlo

30,00

ANSELMO COSTI

Pro Notiziario

50,00

FAUSTO RONTANI

in memoria di Rontani Gino e Bernardi Dirce 50,00

FRANCA CUCCHI

in memoria del marito Benadusi Ero

50,00

NEALDA DONELLI

in memoria del marito Otello Sazzi

30,00

PAOLO ROZZI

in memoria fam Rozzi (Amelia,Alberto,Artemio,Italo,Regina)

200,00

NEALDA DONELLI

in memoria del cognato Lauro Scolari

30,00

MAURO SACCANI

Pro Notiziario

30,00

SIMONA FANTESINI E FAM.

in memoria di Nino Fantesini

100,00

GULALA SALIH

Pro Notiziario

10,00

ANASTASIA FERRARI

Pro Notiziario

30,00

ANNA SALSI

Pro Referendum

50,00

FIORELLA FERRARINI

Pro Notiziario

50,00

TATIANA / IRIS SALSI - ORLANDINI

in memoria di Fernando Cavazzini

50,00

GISELLA FERRETTI

in memoria di Lorenzo Rabitti

10,00

ORIANNA SANTINI

Pro Notiziario

20,00

MARIA GRAZIA FONTANESI

Pro Notiziario

20,00

ORIANNA SANTINI E FAM

in memoria del marito Sarati Gianfranco

100,00

MASSIMO FONTANESI

in memoria del padre Amus

50,00

S.P.I SCANDIANO

Pro Notiziario

20,00

LEDA FONTANILI

in memoria del marito Lorenzo Rabitti

200,00

MASSIMO SCHIARETTI

Pro Notiziario

15,00

ELES FRANCESCHINI

in memoria del marito Sergio Moscardini

100,00

ILEANA SERRI

in memoria di Fernando Cavazzini

50,00

GIANPAOLO SIMONINI

Pro Notiziario

30,00

VIRGINIA FRANCIA

in memoria del marito Enzo Poli

50,00

MARIA ROSA SOLITO

in memoria di Viterbo Rossi

25,00

LINDA FRIZZI

Pro Notiziario

100,00

MARINA SONCINI

in memoria di Carlo e Riccardo Soncini 50,00

GIORGIA E RUFFINO GALASSIGHINOI

Pro Notiziario

20,00

IDA SPAGGIARI

in memoria di Ivo Spaggiari e Sennò Riccò 50,00

in memoria di Brenno Galloni e Ester Bedogni

in memoria del padre Mario

300,00

MARISA GALLONI

20,00

GIACOMO, MIRKA, ELENA SULPIZIO

AVE GIAROLI

in memoria del marito Pierino Ponti

20,00

MIRCA TAGLIAVINI

in memoria di Adorno, Emore e Adriana Orlandini

50,00

Pro Notiziario

20,00

FAM. GIOVANARDI

in memoria del padre Olimpio

20,00

GIULIANA TARCHI

CARLO GOVI

Pro Notiziario

25,00

BRUNO TASSELLI

Pro Notiziario

25,00

LORENA GRADELLINI

Pro Notiziario

30,00

JAMES VACONDIO

Pro Notiziario

25,00

PAOLO GUALERZI

Pro Notiziario

50,00

RINA VALENTINI

Pro Notiziario

10,00

UBALDO IBATTICI

Pro Notiziario

40,00

CARLA VERONI

Pro Notiziario

100,00

FRANCA - DELCISA LANZONI

in memoria del fratello Selvino

50,00

GIAN VINCENZO LASAGNI

Pro Notiziario

30,00

MIMMA, VALERIA, LUISA, GIORGIO, PAOLA, ANDREA

in memoria di Erio Paterlini “Giorgio”

350,00

IVAN LEONI

Pro Notiziario

100,00

marzo 2017

notiziario Anpi

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chi siamo L’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, è la casa di tutti gli antifascisti impegnati nella valorizzazione della memoria della Resistenza e dei principi e valori della Costituzione. L’Associazione, forte di oltre 124.000 iscritti, è presente in tutte le 110 province d‘Italia, in Belgio, Francia, Germania, Svezia, Repubblica Ceca, Svizzera, Inghilterra ed è organizzata in Comitati provinciali, Coordinamenti regionali e Sezioni.

UN PO’ DI STORIA

L’Associazione nazionale partigiani d’Italia viene costituita a Roma nel 1944 quando ancora il nord Italia è sotto l’occupazione nazifascista, e viene eretta in ente morale col DLL n. 224 del 5 gennaio 1945. A Reggio Emilia il 10 giugno 1945 “Il volontario della libertà” organo delle formazioni Patriottiche reggiane, informava che: “si è costituita la nostra Associazione tendente a tenere organizzati tutti i patrioti smobilitati”. Il segretario della sezione provinciale invitava tutti i partigiani a creare una sezione locale nei rispettivi centri di residenza. Ottiene, nel 1958, il riconoscimento di legge sul valore della Resistenza nel travagliato e complesso processo di Liberazione. Negli anni successivi, l’Anpi dedica il suo maggior impegno alla memoria cercando di renderla attiva e dunque accompagnata da conoscenza e riflessione. Si impegna, inoltre, sui temi della concreta attuazione della Costituzione e della piena realizzazione della democrazia. Si batte, con forza, contro ogni stravolgimento del sistema democratico; è in prima linea nel 1953 contro la cosiddetta Legge truffa, nel 1960, contro il governo Tambroni, appoggiato dai fascisti. Contrappone i valori della Resistenza e della Costituzione ad ogni tentativo di eversione e contro ogni minaccia alla democrazia; si adopera per la verità e la giustizia sui tentativi di golpe e sulle stragi di netta marca fascista, che hanno insanguinato l’Italia nel dopo guerra e contro ogni forma di terrorismo. Partecipa in prima persona ai processi per le stragi naziste e fasciste degli anni 1943-’45; contrappone iniziative energiche e ferme ad ogni tentativo di rinascita del fascismo e contro ogni tipo di razzismo. È in campo, con fermezza, ogni volta che si tenta di modificare, in peggio, la Costituzione. Nel 2006, a seguito di un importante congresso, decide di aprire le iscrizioni anche agli antifascisti che si riconoscono nei programmi e nelle finalità dell’Anpi. Da allora è continuo l’afflusso di giovani. Si lavora, a tutt’oggi, per assicurare la continuità tra i combattenti per la libertà, che per anni erano stati il nucleo fondamentale del Anpi e le nuove generazioni, affluite dopo il 2006. Oggi, gli iscritti sono rappresentativi, non solo di tutte le età, ma anche di ogni tipo di provenienza sociale e professionale, tenendo sempre alla base di tutto il trinomio Resistenza, Costituzione, Antifascismo.

LE NOSTRE BATTAGLIE

• Impegno per la Pace • Contrasto al revisionismo e al neofascismo • Verità e giustizia per le vittime delle stragi naziste e fasciste del 1943-1945 • Riaffermazione del valore fondamentale del lavoro • Rinnovamento della politica, anche per promuovere la più ampia partecipazione dei cittadini • Rafforzamento dei valori della Costituzione relativi alla donna e impegno per la piena attuazione dell’Art. 3 della Costituzione 26

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• Per un’informazione libera e indipendente • Contrasto ad ogni forma di corruzione nella vita pubblica e privata • Formazione alla cittadinanza attiva nelle scuole • Sostegno alle politiche di accoglienza e integrazione degli i migrati e contrasto a ogni forma di razzismo • Forte impegno contro le mafie, la criminalità organizzata e la criminalità economica • Impegno deciso per la piena attuazione della Costituzione I tanti contatti che abbiamo contribuiscono alla creazione e alla crescita di una rete antifascista attenta alla memoria, ai principi e ai valori della Costituzione, ai temi connessi alla democrazia. Il nostro sito web www.anpireggioemilia.it è il portale di informazione, di cultura e di iniziativa che Anpi mette a disposizione dei propri soci e di tutti i cittadini. Oltre alle notizie sull’Associazione, fornisce a studiosi, insegnanti e ragazzi una serie di percorsi storici e biografie di antifascisti e partigiani. La newsletter settimanale del Anpi informa delle iniziative provinciali e notazioni sui fatti politici, sociali e culturali. Ci si può iscrivere su www.anpireggioemilia.it/newsletter. Sito internet: http://www.anpireggioemilia.it/ @anpi_re @AnpiProvincialeReggioEmilia #anpireggioemilia

DATE DA RICORDARE DICEMBRE 20/12/1944 Rappresaglia di Sesso 28/12/1943 Eccidio sette Fratelli Cervi Dicembre 1944 Rappresaglia di Vercallo - Casina GENNAIO 03/01/1945 Rappresaglia di Fellegara 08/01/1945 Rappresaglia di Gatta 13/01/1945 Fucilazione di Angelo Zanti 21/01/1945 Combattimento Minghetta - Viano 25/01/1945 Rastrellamento di Canolo e fucilazione di V. Saltini 28/01/1945 Rappresaglia di Ponte Quaresimo 30/01/1944 Fucilazione di Don Pasquino Borghi FEBBRAIO 03/02/1945 Eccidio Porta Brennone - Re 09/02/1945 Eccidio di Villa Cadè e Villa Cella 14/02/1945 Rappresaglia di Bagnolo in Piano 14/02/1945 Rappresaglia di Calerno 27/02/1945 Battaglia di Fabbrico 28/02/1945 Eccidio di Cadelbosco Sopra - Fucilazione di Paolo Davoli MARZO 05/03/1945 Esecuzione di Villa Bagno 15/03/1944 Combattimento di Cerrè Sologno 20/03/1944 Eccidio di Cervarolo 20/03/1945 Eccidio di Villa Bagno 27/03/1945 Combattimento Botteghe di Albinea “Villa Rossi” APRILE 01/04/1945 Combattimento di Ca’ Marastoni 13/04/1945 Battaglia di Ghiardo-Bibbiano 15/04/1945 Combattimento Fosdondo di Correggio 15/04/1945 Eccidio della Righetta - Rolo 23/04/1945 Caduti di Ghiarda combattimento San Rigo


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