ANPI NOTIZIARIO
NUMERO
02 2017
PERIODICO DEL COMITATO PROVINCIALE ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA DI REGGIO EMILIA
03 Editoriale Un anno di presidenza Anpi Ermete Fiaccadori
05 Costituzione Non di soli voti vive la democrazia
Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - codice ROC 25736 d.l. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- CN/RE - Filiale R.E. Tassa pagata taxe perçue - Anno XLVII - N. 02 aprile 2017 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.
Giancarlo Ruggieri
11 Festa del lavoro Primo maggio in difesa del lavoro Guido Mora
13 Cultura La memoria e la fotografia
UN 25 APRILE OLTRE LE BARRIERE
Dalle testimonianze all’appuntamento di Casa Cervi
Sommario 03. Un anno di presidenza Anpi Ermete Fiaccadori 04. Fascismo e Resistenza a Fabbrico 05. Non di soli voti vive la democrazia Giancarlo Ruggieri 06. C’era una volta il 25 aprile del 1945… Pietro Formentini 08. Tessere 09. A Casa Cervi il 25 aprile è oltre le barriere Albertina Soliani
10. Un partigiano generale della Repubblica Anna Ferrari Antonio Zambonelli 11. Primo maggio di lotta in difesa del lavoro Guido Mora 12. Sguardi 13. La memoria passa per la fotografia 14. Donne migranti, il coraggio invisibile Saverio Morselli
16. L’eroica morte di Erasmo Ferrari Antonio Zambonelli 17. Pistelli, Padre missionario in Mozambico Antonio Zambonelli 18. Sfumature di nero sull’Europa Roberto Scardova 20. Tracce di memoria nell’asfalto reggiano 21. Anniversari 25. Lutti 27. Sostenitori
Il 5×mille all’ANPI
Destinare il 5 per mille della dichiarazione dei redditi 2016 all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia è semplice: 1. Nel quadro Scelta per la destinazione del cinque per mille dell’Irpef dei Modelli CUD, 730-1 e Unico apponi la tua firma solo nel primo dei sei spazi previsti, quello con la dicitura “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1, lett a), del D.Lgs. n. 460 del 1997”. 2. Sotto la firma inserisci il Codice Fiscale dell’ANPI 00776550584 È importante firmare anche se il calcolo della tua Irpef è pari a zero o a credito. La ripartizione delle somme tra i beneficiari viene calcolata in proporzione al numero di sottoscrizioni ricevute da ciascun soggetto.
Quindi firma e fai firmare in favore dell’ANPI.
Periodico del Comitato Provinciale Reggio Emilia ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA C.F. 80010450353 Via Farini, 1 – 42121 Reggio Emilia Tel. 0522 432991 – Fax 0522 401742 Ente Morale D.L. n. 224 del 5 aprile 1945 Reg. Tribunale di Reggio Emilia n.276 del 2/3/1970 Spedizione in abbonamento postale – codice ROC 25736 Proprietario e direttore: Ermete Fiaccadori Condirettore: Antonio Zambonelli Sito web: www.anpireggioemilia.it Email: redazione@anpireggioemilia.it
Numero 2 aprile 2017 – Chiuso in tipografia il 03/04/2017 Grafica Omnia Edizioni, Via D. Vioni 6, Guastalla (RE) Stampa Litocolor Foto di Angelo Bariani e Archivio storico IBAN per sostenere il “Notiziario” Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Banca: IT75F0200812834000100280840 Posta: IT50Z0760112800000003482109 c/c postale n. 3482109
Editoriale
aprile 2017
Un anno di presidenza Anpi di Ermete Fiaccadori
I
l 3 aprile dello scorso anno sono stato eletto dal Comitato provinciale presidente dell’Anpi. Il percorso di coinvolgimento in questa nuova responsabilità ha avuto una rapida evoluzione, visto che la mia esperienza in campo politico si era da poco conclusa, ed anche in considerazione del mio precedente coinvolgimento con l’Anpi per gli aspetti economico-amministrativi. Infatti tutta la vicenda è iniziata e si è conclusa nell’ambito della fase congressuale. La scelta fatta dal Comitato provinciale, sostenuta in precedenza da Giacomo Notari, è stata coraggiosa avendo deciso di nominare, per la prima volta, presidente provinciale una persona che non era stata un partigiano combattente, segnando una svolta importante per la continuità e la prospettiva dell’associazione. Ad ulteriore conferma del senso del rinnovamento dell’Anpi, con il quale si è voluto caratterizzare questo periodo, basta ricordare quello che è successo nel congresso. Oltre alla sostanziale conferma delle cariche elettive nazionali è stato deciso di schierarsi in modo preciso per un passaggio politico importante come è stato quello del referendum costituzionale che si è tenuto il 4 dicembre scorso. La lunga campagna referendaria ha messo l’Anpi su un piedistallo del confronto politico ai massimi livelli. L’Anpi è stato uno degli interlocutori più rappresentativi del fronte del No, al punto che il nostro presidente Smuraglia ha svolto il confronto televisivo con il segretario del partito di maggioranza Renzi. Come abbiamo più volte precisato, la motivazione di tale scelta era meramente
dettata da una valutazione negativa del merito della riforma. Con lo svolgimento del referendum e la bocciatura della riforma costituzionale per noi si è chiusa l’esperienza dei comitati del No. L’Anpi non voleva e non vuole divenire un partito e ha, conseguentemente, deciso di restare totalmente estranea alle iniziative politiche in atto all’interno dei partiti e per un riassetto delle forze politiche di sinistra. L’Anpi manterrà il suo impegno per la difesa dei diritti dei cittadini, per la giustizia, per l’attuazione dei principi della Costituzione e quindi continuerà a svolgere un ruolo politico ma non partitico. L’autonomia dell’Anpi dai partiti e dal governo è un altro pun-
to chiave della nostra identità, come lo sono quello del pluralismo dell’organizzazione e la libertà di pensiero al suo interno. La scelta degli organi provinciali è quella di promuovere alcune iniziative a livello cittadino e nei vari comuni della provincia, ricordando il 70esimo anniversario della Costituzione italiana, oltreché temi della memoria di grande rilevanza quali il fascismo e la resistenza, i neofascismi, la Galassia Nera su Facebook, le foibe e i confini sloveno-italiani ed altri temi di grande interesse. Proprio sul rilancio delle iniziative politiche dell’Anpi vorremmo caratterizzare il 2017 e, per quanto mi riguarda, il secondo anno del mio mandato.
Il notiziario si rinnova Abbiamo deciso di proseguire l’esperienza del Notiziario Anpi, che continueremo ad inviare ai nostri associati che ne fanno richiesta. Il Notiziario rappresenta uno strumento importante di comunicazione e di rapporto, in primo luogo con i nostri iscritti e amici ma anche con il mondo associativo e le istituzioni locali. In considerazione della funzione rilevante che svolge, abbiamo deciso di andare avanti con questa esperienza, per testimoniare tutto il lavoro che sviluppiamo e le posizioni che assumiamo sui vari temi. E abbiamo anche deciso di aggiornare la veste grafica per renderlo più fruibile e più efficace. Sappiamo che il settore della carta stampata attraversa un momento delicato causato dalla crisi economica generale del Paese, che ha riportato effetti negativi con l’inevitabile
aumento dei costi di produzione e il crollo delle entrate promo-pubblicitarie. Questi elementi hanno avuto una ripercussione anche per il nostro Notiziario. Per queste ragioni, mentre abbiamo deciso di continuare l’esperienza, abbiamo dovuto decidere di contenere alcune voci di costo. Sappiamo anche che gli strumenti di comunicazione, con l’avvento di internet e dei social media come Facebook, Twitter o Instagram e altri ancora più recenti, hanno generato una rivoluzione dei lettori tradizionali e, in particolare, nelle giovani generazioni che sempre meno utilizzano la carta stampata per privilegiare computer e telefonini. Per questo abbiamo, da tempo, deciso di pubblicare il Notiziario sul sito internet e sulla pagina Facebook dell’Anpi rendendolo consultabile a tutti e non solo agli iscritti. (e.f.)
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Notiziario ANPI
Commemorazioni
Fascismo e Resistenza a Fabbrico Alla commemorazione della battaglia l’intervento del ministro della Giustizia Orlando ha onorato i partigiani: “Loro hanno posto la pietra angolare della democrazia”
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o scorso 27 febbraio, alla presenza di un folto pubblico, tra cui sindaci, rappresentanti dell’Anpi e delle varie associazioni operanti nel territorio, si è tenuta la commemorazione della battaglia di Fabbrico che si svolse a meno di due mesi dalla Liberazione. Dopo l’intervento del sindaco Maurizio Terzi ha preso la parola il ministro della Giustizia Andrea Orlando che ha onorato la memoria dei componenti delle formazioni partigiane che si opposero con coraggio e civile eroismo alla barbarie del nazi-fascismo, conquistando per tutti la libertà e un posto incancellabile nella memoria del nostro Paese. Orlando ha affermato che il principio supremo negli Stati democratici e liberali sono laicità e libertà di coscienza. Ciò non significa indifferenza o estraneità ai valori di pace, libertà, solidarietà, giustizia, che anzi costituiscono il «fondamento etico» della nazione, la pietra angolare della nuova democrazia, posta dagli uomini che hanno fatto la Resistenza. Il compito degli storici non è mettere da parte la complessità, anche drammatica, di certe sue pagine. Parliamo infatti di una guerra, anzi di un intreccio di guerre, di più dimensioni che concorsero insieme al moto resistenziale: una dimensione patriottico-nazionale contro l’occupazione straniera; una dimensione civile e democratica; il fascismo; e, infine, una dimensione ideologica, di emancipazione e riscatto contro il regime sociale e di classe. Tutto questo evidenzia l’impossibilità dell’equivalenza tra coloro sostenevano gli occupanti nazisti e coloro che combattevano per la pace, l’indipendenza e la libertà. La nostra Carta fondamentale ha marcato una discontinuità netta con gli anni della dittatura, non
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solo grazie alla proibizione della riorganizzazione del partito fascista ma anche con l’affermazione di quei principi che il regime aveva invece offeso e violato. Vi è stato un fascismo esplicito, consapevole, dichiarato, che ha permeato di sé la politica e le istituzioni dello Stato italiano per un ventennio: quel fascismo è stato sconfitto. Ma vi è anche un fascismo inconsapevole, che alligna in atteggiamenti, in paure, in condotte, fatto di un linguaggio violento, ai limiti dell’aggressione, contenente insofferenza verso il diverso, disprezzo delle libertà individuali, demonizzazione dell’avversario e, spesso, ricerca di un capro espiatorio. Queste idee continuano purtroppo a serpeggiare con insistenza nella nostra società. L’aggravarsi della crisi economica e sociale
per non dimenticare La battaglia di Fabbrico si svolse a meno di due mesi dalla Liberazione
che attraversa le nostre comunità, facilita la diffusione di idee rozze e semplificatrici, che rifiutano i percorsi della mediazione, della rappresentanza, della democrazia e incitano alla violenza. Il ministro Orlando ha ribadito che non c’è Stato di diritto senza giustizia. La tensione fra la forma della legge e i suoi contenuti non può andar perduta: è dovere di tutti alimentare il tessuto del nostro ordinamento in una dimensione valoriale più ricca, che ha la sua legittimità ultima nella lotta resistenziale.
Costituzione
aprile 2017
Non di soli voti vive la democrazia Nella Costituzione c’è il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge e la Repubblica si fa carico di assicurarne l’affermazione
di Giancarlo Ruggieri “Il nostro sistema di governo si chiama democrazia, perché non si amministra lo stato nell’interesse di pochi, ma della maggioranza e poi tutti sono uguali davanti alle leggi” (Tucidide, Le storie, II, XXXVII, 1)
Ecco dunque la vera sostanza del sistema democratico: non la semplice conta dei voti, ma l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Il principio di uguaglianza, già intuito e affermato 2.500 anni fa da chi inventò la democrazia, è per sua natura invasivo e onnicomprensivo: esso riguarda tutte le dimensioni dell’essere umano, non ammettendo distinzioni “di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (Art. 3, 1° comma, Costituzione). Tale basilare principio costituzionale è assistito dalla garanzia che la Repubblica si fa carico di assicurarne in concreto l’affermazione, rimuovendo ogni ostacolo di ordine economico e sociale (Art. 3, 2° comma, Costituzione). “Ma non ha occhi un ebreo? Non ha un ebreo mani, organi, membra, sensi, affetti, passioni? Non si nutre degli stessi cibi, non è ferito dalle stesse armi, non è soggetto alle stesse malattie, non si cura con gli stessi rimedi, non è riscaldato
e agghiacciato dallo stesso inverno e dalla stessa estate come lo è un cristiano?” (Shakespeare, Il mercante di Venezia, atto 3°, scena prima)
Il principio di uguaglianza deve operare anche riguardo al voto elettorale. Pertanto, esso è palesemente violato da sistemi elettorali che, in virtù di forzature delle regole della matematica, attribuiscano maggior peso al voto espresso in favore del partito che abbia beneficiato del cosiddetto premio di maggioranza: un soprannumero di seggi assegnati alla minoranza più votata, in stridente contraddizione con la volontà del corpo elettorale. “In un paese a partiti multipli il sistema maggioritario porta non alla governabilità, ma al disastro”. “All’omogeneizzante accordo di larghe intese si approda comunque, ma vi si giunge con una rappresentanza delle componenti coinvolte falsata dalla capricciosa follia del meccanismo maggioritario”. (Luciano Canfora, La trappola Il vero volto del maggioritario, Sellerio 2013)
È appena il caso di rilevare che la tanto decantata “governabilità” non è una categoria contemplata dalla Costituzione ed evoca piuttosto pulsioni autoritarie e antidemocratiche, come l’analisi
della storia dovrebbe insegnare. Il principio di uguaglianza poi non comporta che tutti debbano essere trattati allo stesso modo: il fannullone volontario e il manigoldo non possono essere parificati all’alacre lavoratore e al cittadino onesto. Situazioni diverse richiedono trattamenti diversi, proprio in applicazione dell’anzidetto cogente principio, così come situazioni uguali vanno regolate allo stesso modo. È opportuno ricordare, in proposito, che l’art. 2 della Costituzione richiede a tutti i cittadini “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.” Analoga è la non obliata regola di filosofia politica, in tema di uguaglianza e giustizia sociale: “da ciascuno secondo le sue capacità e a ciascuno secondo i suoi bisogni e il suo merito.” L’uguaglianza, quindi, deve essere sostanziale e distributiva mentre se fosse solo astratta e formale si rivelerebbe un’ingiustizia. Il punto d’incontro di tale complesso intreccio ben lo cogliamo nelle tre regole fondamentali della società civile, elaborate dal pensiero giuridico dell’antica Roma: “Vivere onestamente, non fare del male ad alcuno, dare a ciascuno quello che gli spetta”.
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Notiziario ANPI
Testimonianze
C’era una volta... il 25 aprile del 1945… Io Pietro Formentini - bambino in quei giorni del ‘45 - scrivo qui il diario minimo della giornata assai particolare che concludeva il lunghissimo periodo d’occupazione e tirannia nazifascista in Italia, più particolarmente a Reggio Emilia e dintorni di Pietro Formentini
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a difficoltà (forse l’impossibilità…?) di dare alla versione scritta di questi miei ricordi l’agilità dinamica e la viva immediatezza con cui quegli episodi del passato ancora mi si presentano e insistentemente ripresentano alla mente: se li parlassi, li accompagnerei con l’emozione delle intonazioni e dei silenzi della voce che anche più saprebbe farli somaticamente nascere e poi ridistribuire nelle diverse parti del corpo che ricorda. --Bussano all’unica finestra della grande stanza al piano terra dove l’intera mia famiglia ha passato la notte tra il 24 e il 25 aprile 1945 a Bagnolo in Piano, nella casa di via Beviera, all’incrocio della strada che dal centro di Bagnolo, proprio lì davanti a casa, si biforca per andare da una parte a Massenzatico, e dall’altra a Correggio. Mio padre e mia madre, e noi quattro fratelli con in più mio zio Egidio, mia zia Silvia e Mirco mio cugino, riuniti nell’ampia cantina al piano terra, trasformata in camera da letto e rifugio collettivi: è la stanza più sicura nel cuore della casa, riparata dai muri e dagli spazi di tante altre stanze e magazzini, e dalla “bugadèra” e un garage. Tutti noi a turno sopra un letto unico, a cercare inutilmente di dormire, mentre nella strada ci sono esplosioni e raffiche della battaglia che americani e partigiani combattono contro i tedeschi che, appostati nei campi e nei cortili, tentano di contrastare la liberazione di Bagnolo.
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Al mattino presto del 25 aprile – sono le 7, forse già le 8 – qualcuno bussa alla finestra: da dentro, noi sentiamo voci in una lingua nuova e ben diversa da quella che in quei lunghi giorni di guerra e fino a quel momento era stata la più solita e dominante. Apriamo la finestra, vediamo dei soldati diversissimi da quelli visti fino al giorno prima nelle strade e nelle case di Bagnolo: sono gli americani, alcuni di loro con la pelle nera – allora si diceva “I negri” – fanno segni d’andare ad aprire il piccolo portone all’ingresso della casa. Mio padre va ad aprire, e dopo un po’ rientra lì in cantina, con le mani in alto seguito dai soldati armati. Impaurito e confuso come in quel momento lo vedevo fa cenno anche a me di mettere le mani in alto: io timidamente eseguo – impacciato, non sapevo come fare, non l’avevo mai fatto prima d’allora quel gesto, nemmeno nei miei giochi che imitavano la guerra – e con me, pure lui incerto e incredulo, si mette a mani in alto anche mio cugino Mirco, più giovane di me di un anno. Sono così diversi quei nuovi soldati da quelli che fino al giorno prima avevo visto, i Tedeschi, che in casa nostra anche ci mangiavano e dormivano, usando la vecchia stufa a legna, i tavoli, le sedie, l’intera cucina e i letti di alcune delle stanze da loro sequestrate. --Nel pomeriggio del giorno precedente – era il 24 aprile – nei campi della casa di contadini al fianco della nostra, vedo un soldato tedesco che con piccone e zappa scava una buca, poi ci si mette dentro in piedi, e ne esce e si rimette a scavare, e fa così alcune volte ancora. Controlla di
poterci stare dentro per intero, e quando verifica che da quella buca gli sporge più solo la testa, piazza una mitragliatrice davanti a sé, rivolta in direzione della strada che attraverso i campi viene da Massenzatico fino a Bagnolo. Da lì – si è capito poi – sarebbero arrivati gli Americani che erano entrati a Reggio e avevano liberato la città, e che avrebbero occupato poi Bagnolo accerchiando il paese sia dalla strada provinciale sia da quella attraverso la campagna giù da Massenzatico per risalire poi a Nord verso Guastalla, il Po, Mantova-Verona, il Brennero, dove ormai i Tedeschi erano in fuga. --Il 25, mi muovo per la casa, dove non ci sono più i Tedeschi, ma soltanto Americani che regalano cioccolata e chewingomme a noi bambini. Vedo due di loro scendere le scale dai piani superiori: parlano sghignazzando ad alta voce. Non capisco cosa ci sia tanto da ridere, poi il mistero di quelle risate rumorose si chiarisce: nella perlustrazione di tutto l’edificio, i due Marines erano saliti fin su in solaio, dove si erano imbattuti in vecchi materassi accatastati tra cose e mobili in disuso. Mia madre e i miei zii avevano protetto tra quei materassi i vetri intelaiati di alcune finestre, per salvarli dagli spostamenti d’aria dei bombardamenti. I due Marines ci si erano sdraiati, dopo le fatiche dell’intera notte passata a combattere, fracassando telai e vetri già sopravvissuti ai disastri della guerra. --Nel pomeriggio del 25, la casa è di nuovo vuota: c’è stato al mat-
Testimonianze
tino il grande movimento dei soldati americani che hanno trasformato una delle stanze al piano terra in un piccolo ospedale da campo; ora nelle stanze, nel corridoio, lungo le scale, ci sono soltanto le mie emozioni, che si radicheranno profondamente in ricordi inesorabili. Sul pavimento del corridoio d’ingresso alla casa, c’è sdraiato un soldato tedesco: è a torso nudo, bocconi su un telo d’incerata che gli fa da barella improvvisata. Gli cammino accanto e lo guardo, incuriosito molto più che impaurito. Mi sembra giovane tanto quanto era allora mio fratello, che aveva dieci anni più di me. Gli vedo nella schiena tre-quattro forellini sanguinanti di pallottole: è prigioniero degli Americani che, mentre gli parlano e l’interrogano, gli mettono cotone con tintura sopra le ferite e gli attaccano cerotti e bende sulla schiena. --La sera di quel 25 aprile andiamo tutti in piazza a Bagnolo, dove ci sarà una grande festa improvvisata. La guerra è finita: lo sento dire ormai da tutti ad alta voce, e qualcuno lo canta a squarciagola! C’è chi balla al suono di una fisarmonica, ma a me sembra che la festa più vera – me la sento un po’ addosso anch’io – sia la sensazione della piena libertà di poter stare a quell’ora ormai di sera tardi lì in piazza, mentre alla stessa ora di qualche giorno prima, per il coprifuoco, si doveva stare invece rintanati in casa. All’improvviso vedo fuoco e fiamme uscire dalla bocca di un cannone che era stato portato nella piazza come un trofeo tristissimo: nei giorni precedenti i Tedeschi, ormai in ritirata, l’avevano reso inutilizzabile facendogli esplodere nell’apertura della bocca una carica che aveva incrinato e scheggiato l’acciaio della canna. Ci mettiamo tutti a distanza dal cannone, stupiti ad osservarlo: da quella bocca sgangherata, vomita fiammate luminose nel buio della notte; non sta sparando, ma tuttavia ci provoca ansia e paura. Si è saputo poi che alcuni giovani del paese – con il rischio di saltare in aria – avevano svuotato i bos-
soli di proiettili inesplosi, e gli “spaghetti neri” della gelatina rinvenuti nei bossoli li avevano raccolti nella bocca del cannone, poi incendiati. --Quel cannone è certamente ormai inoffensivo, comunque ancora spaventoso con le improvvise fiamme che gli escono davanti. Oggi potrei fantasticare chissà cosa, immaginarlo come un “Mostro-Orco-Sputafuoco” perciò aveva perso i denti e che gli si poteva ormai dire parolacce e tirargli sassi, senza alcun pericolo di farlo arrabbiare e di provocarlo fino a spararci addosso… Potrei farne, adesso, una narrazione letteraria… ma mi astengo dal favoleggiare, e riferisco l’episodio – già di per sé bizzarro – così com’è avvenuto, e senza certe mie possibili e abili inven-
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zioni narrative. Molto semplicemente la reale situazione era allora quella di un bambino che, con addosso e dentro gli umori spaventosi della guerra, si trovava a guardare incantato un cannone inspiegabilmente fiammeggiante… A quella mia età, la realtà si sarebbe prestata facilmente a diventare invenzione narrativa, ma restava invece e soltanto vera e propria realtà che già di per sé appariva fin troppo allucinatoria e visionaria… Non ho sentito allora – e nemmeno in seguito – la tentazione di dare sviluppi favolistici a quella realtà che aveva già molti caratteri quasi d’immaginazione, ma che, a conclusione di tanti e tanti mesi di pericoli e terrore e angosce, mi restava dentro molto concreta e vera così come io la vedevo in quel preciso istante… Non trasformabile. Immodificabile.
Laboratorio di poesia con alunni di scuola elementare
Pietro Formentini, nato a Bagnolo in Piano (Reggio Emilia) nel 1937, attore, regista e scrittore, in questa testimonianza racconta, con lo sguardo sensibile di un bambino, il suo 25 aprile 1945 e i giorni della Liberazione. Momenti importanti nella vita dell’artista, autore di testi narrativi, poetici e teatrali per bambini e ragazzi: Poesiafumetto, Parola Mongolfiera, Poesie di terra e di mare (...ma c’è anche il cielo), Storia della Casa che voleva cambiar casa, Storia a colori del Signor Colore, con allegati cd di recitazione e accompagnamento musicale, tanto per citare alcune del-
le opere. Nel corso degli anni ha ottenuto numerosi riconoscimenti come il Prix Monaco e i due Prix Italia vinti per la radiofonia. Suo il radiodramma La morte dei Fratelli Cervi raccontata dal poeta Majakovskij, scritto e realizzato con la sua regìa e pubblicato dalla Rai in versione trilingue (italiano, francese, inglese, ad uso dei giurati del Prix Italia 1977). Trasmesso più volte dalla Rai, il radiodramma è stato messo in onda da numerose emittenti estere (Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Slovenia, Croazia, Olanda, Svezia, USA).
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Notiziario ANPI
Documenti
Tessere Memoria e iconografia, la storia attraverso i documenti associativi dell’Anpi La conservazione della memoria storica passa attraverso fonti documentarie di ogni tipo e natura, che ci permettono di ricostruire e rievocare i fatti che hanno caratterizzato il passato collettivo nella Nazione. L’esposizione delle tessere associative vuole essere prima di tutto un’occasione di ripercorrere senza pretese di esaustività, alcune tappe della nostra storia, offrendo una sintesi cronologi-
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ca tramite avvenimenti significativi di carattere politico, sociale, economico e culturale, sia locale che globali. In che modo, nel tempo, sono maturati gli stili, le impostazioni grafiche, la semantica delle tessere ci permette di osservare l’evoluzione dei costumi, le trasformazioni dell’uso pubblico della storia, i processi ideologici e culturali alla base delle scelte “editoriali” nel corso degli anni.
Dal 1944 al 1946 le tessere Anpi sono anonime, prive di immagini, mentre dal 1947 iniziano ad essere illustrate. La tessera del 1947 e del 1948 ha raffigurati, in copertina, la bandiera Italiana, il fucile e la vanga, legati insieme a formare una composizione. Si tratta di tre elementi fortemente evocativi.
1946 – Dal 1944 al 1946 le tessere Anpi vengono emesse autonomamente dai Comitati provinciali. Sono prive di immagini, recano il timbro della sezione locale e la firma del segretario del Comitato provinciale provvisorio.
1947 – Da allora iniziano ad essere illustrate. Le immagini scelte hanno sempre un valore simbolico e fanno riferimento ai valori della Resistenza dell’Antifascismo, della Libertà.
1948 – La tessera del 1948 è la stessa del 1947. L’anno sulla tessera viene annullato da un timbro di ogni Comitato provinciale.
1949 – Il 1948 è l’stato l’anno del Fronte Popolare, il primo tentativo di unire i partiti di sinistra: il simbolo della stella che qui viene riportato può essere una citazione dell’emblema che compariva sui manifesti elettorali.
Eventi
aprile 2017
A Casa Cervi il 25 aprile è oltre le barriere Anche quest’anno l’appuntamento ai Campi Rossi raccoglie oltre 20 associazioni, istituzioni e cittadini per una grande festa della democrazia di Albertina Soliani (*)
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l 25 aprile a Casa Cervi è ben più di una ricorrenza: è un appuntamento spontaneo e popolare che migliaia di cittadini da tutta Italia aspettano ogni anno per onorare i sacrifici e le vittorie della Resistenza al nazifascismo. È il luogo e il tempo in cui le istituzioni incontrano il popolo, in una cornice unica di passione civile e impegno comune. Poche manifestazioni riescono a coniugare l’alto profilo istituzionale con la partecipazione di generazioni così diverse di antifascisti. A Casa Cervi l’atmosfera di festa è contagiosa, e coinvolge i volontari come i rappresentanti dello Stato e delle istituzioni che anche quest’anno popoleranno l’evento, insieme alla musica, alle memorie, alla festa della Liberazione. Abbiamo invitato il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ad essere con noi il 25 aprile, nella tradizione delle massime cariche della Repubblica già intervenute dal palco dei Campi Rossi. Nella speranza di essere con lui, avremo tante testimonianze dall’antifascismo, dalle realtà quotidiane dei migranti, dalla lotta per la legalità: tutte le nuove declinazioni della Resistenza. Come sempre, il 25 aprile a Casa Cervi significa un grande lavoro da parte di un centinaio di volontari, che da tutti i territori di Reggio, Parma e provincia e in particolare da Gattatico, prestano il loro generoso impegno per la riuscita della Festa della Liberazione. Un’intera giornata, dalle ore 10 alle 20, che comporta uno sforzo ingente da parte del personale e di tutte le oltre 20 associazioni coinvolte, prima e dopo la festa. Il nostro grande
25 aprile 2016: momenti di festa e partecipazione a Casa Cervi
25 aprile non sarebbe possibile, senza il loro fondamentale contributo. È la festa di tutti i cittadini che sentono forte il richiamo simbolico ed etico di un luogo come Casa Cervi. È la festa di chi ha a cuore la democrazia, e si fa carico delle sue difficoltà, ogni giorno: nella memoria dei valori, così come nell’accoglienza e nella ricerca della legalità. Contro ogni sopraffazione, ogni muro. Sarà, una volta ancora, il 25 aprile dei ponti tra generazioni e tra popoli, e non delle barriere. Vi aspettiamo come sempre numerosi.
commemorazioni MAGGIO
24 maggio 1944: combattimento Villa Minozzo.
GIUGNO
10 giugno 1944: combattimento allo Sparavalle. 24 giugno 1944: rappresaglia di “Bettola” Vezzano.
LUGLIO
30 luglio 1944: rastrellamento nazi-fascista Ligonchio - Minozzo.
(* Presidente Istituto Alcide Cervi)
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Notiziario ANPI
Storie partigiane
Un partigiano generale della Repubblica Dopo la Resistenza la carriera di Bruno Veneziani, nomi di battaglia “Oddone” e “Oscar”, proseguì nell’Esercito nonostante le difficoltà per le sue idee di sinistra di Anna Ferrari e Antonio Zambonelli
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ieci anni or sono, il 9 maggio 2007, moriva il generale Bruno Veneziani, “Oddone” e “Oscar” nella Resistenza reggiana. Uno dei pochi ex partigiani garibaldini che ebbero modo di rimanere in servizio permanente effettivo nell’Esercito della Repubblica. Anzi, tra le migliaia di partigiani reggiani, fu l’unico. La sua carriera militare nell’Esercito proseguì nonostante momenti di tensione ed amarezza perché “colpevole” di nutrire idee di sinistra o di aver appartenuto a formazioni partigiane di ispirazione comunista e si concluse con la nomina a Generale di Brigata. Nato a Barco di Bibbiano in una famiglia di modeste condizioni (padre impiegato alle Omi Reggiane, madre casalinga), diplomato maestro nel 1939, iscritto a Pedagogia all’Università di Venezia, fu chiamato alle armi come allievo ufficiale; con l’8 settembre ’43 rientrò a Reggio e si sottrasse ai bandi di arruolamento della RSI. Collegatosi ai gruppi antifascisti della media Val d’Enza entrò a far parte della 76esima Brigata SAP, come comandante della terza zona col nome di copertura “Oddone” svolgendo azioni di sabotaggio, fiancheggiando GAP e Brigate partigiane in numerose azioni a fianco del comandante di Brigata Paride Allegri, “Sirio”. Azioni come nell’inverno del ’44 a Barco quando “Oddone” venne a conoscenza che i tedeschi avrebbero requisito 4mila forme di formaggio per trasferirle in Germania. Nella notte tra il 16 e 17 dicembre “Oddone” insieme a “Sirio” e “Bosco”, con la
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Sopra il generale Bruno Veneziani. A sinistra un biglietto di ringraziamento firmato da “Oscar” all’amico avvocato Lando Landini
partecipazione di oltre 100 sappisti, della popolazione locale e con l’ausilio di alcuni automezzi e carri agricoli, prelevarono dai magazzini Locatelli circa 2.500 forme di Parmigiano Reggiano. Così 517 forme di formaggio furono assegnate alle brigate combattenti in montagna, mentre le restanti 2mila andarono alla popolazione di Bibbiano, Barco, Quattro Castella, Cavriago, Roncolo, Codemondo e Corniano. Nel febbraio del 1945, durante un’azione contro un magazzino tedesco, “Oddone” venne individuato, la sua casa perquisita e saccheggiata, la sorella della fidanzata arrestata. Dovette quindi darsi alla macchia e portarsi in montagna, lasciando la terza zona, per entrare a far parte della 144esima Brigata Garibaldi, dove assume un nuovo nome di copertura: “Oscar”.
In questa brigata, in virtù della sua esperienza di ufficiale, fu posto a capo dell’ufficio reclutamento; un compito allora molto delicato vista la grande affluenza di uomini ai reparti resistenziali, specialmente disertori dalla GNR. Partecipò al disarmo del presidio fascista di Villa Angela a Reggio Emilia, all’attacco di garibaldini, gappisti e sappisti ai presìdi fascisti di Codemondo, Cavriago, Montecchio e Bibbiano, alla liberazione di Montecchio, all’individuazione e cattura di diverse spie. Nella fase finale della lotta di Resistenza fece parte del Comando militare Nord Emilia come ufficiale addetto allo stato maggiore alle dipendenze del comandante Generale Mario Roveda “Stani” e del Capo di Stato Maggiore Capitano Adriano Oliva “Martini”.
Primo maggio
aprile 2017
Primo maggio di lotta in difesa del lavoro Aboliti i voucher la Cgil continua la battaglia per riportare il lavoro al centro dell’attenzione politica e della partecipazione democratica di Guido Mora (*)
A
lla domanda “che 1° maggio sarà quello di quest’anno?” credo di poter rispondere indicando una contrapposizione di caratteristiche. Credo infatti che la Festa del lavoro 2017 verterà da un lato, in continuità col passato, sulla condizione lavorativa e la sua svalorizzazione; dall’altro invece, nel segno della discontinuità, sarà forte del tentativo di riportare il lavoro al centro dell’attenzione della politica e della partecipazione democratica. Il prossimo 28 maggio infatti si andrà alle urne sui due referendum proposti dalla Cgil: abolizione dei voucher e regolamentazione degli appalti. A quasi 10 anni dall’inizio della crisi del 2008 il nostro Paese rimane quello che non ha saputo reagire subendo in toto le politiche di austerità imposte da Bruxelles, a prescindere dal colore dei governi succedutosi nel tempo. In questi anni sono persino riusciti a modificare l’articolo 81 della Costituzione, inserendovi il vincolo del pareggio di bilancio dello Stato in diretto contrasto con i primi articoli della Costituzione stessa. I dati che abbiamo davanti sono inoppugnabili: un saldo pari ad 1 milione di posti di lavoro cancellati, tassi di disoccupazione giovanile da panico, un debito pubblico che continua a salire nonostante i tagli di bilancio a scuola, sanità, assistenza sociale, enti locali. Una perdita strutturale di 1/4 della produzione industriale, una riduzione drammatica degli investimenti pubblici, ma anche privati, che combinata con un altrettanto drastica svalutazione di potere d’acquisto dei salari e
delle pensioni ha inchiodato attorno allo 0% l’incremento del PIL nazionale. Altro che strategia della crescita! In questo panorama desolante sempre più allarmante è la situazione di un lavoro spogliato dei diritti nei luoghi di lavoro, basti pensare all’operaio in catena di montaggio di una nota multinazionale dell’auto a cui hanno vietato la pausa fisiologica. Un lavoro sottoposto ad una svalutazione salariale senza precedenti – si pensi in questo caso ai sette anni di blocco dei rinnovi
I licenziamenti illegittimi sono aumentati contrattuali dei dipendenti pubblici – con l’effetto di comprimere i consumi, quindi la crescita. E ancora viviamo un’epoca di crescente precarizzazione dei rapporti di lavoro nonostante le ripetute promesse di cambiamento, non mantenute, dei politici al Governo. Una situazione che si scarica in primis sui giovani umiliando il lavoratore e mercificando il lavoro. Mercificazione portata all’estremo dall’utilizzo sconsiderato ma legalizzato dei voucher – ben 134 milioni venduti in un solo anno – e da un incremento sensibile dei licenziamenti individuali illegittimi e collettivi, dopo aver smontato la tutela e la deterrenza che risiedeva nell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Sarà quindi un 1° maggio ancora segnato dal dominio culturale e politico delle politiche liberiste che, come in quasi tutto l’Occidente, producono un aumento inedito delle disuguaglianze, della sofferenza sociale, delle povertà, della restrizione degli spazi di partecipazione democratica e portano al prevalere dei populismi capeggiati dalle destre, in assenza di una degna rappresentanza delle sinistre proprio di quella parte di società più in difficoltà. Ci avevano promesso più lavoro, ma con il taglio drastico dei diritti del singolo lavoratore e sindacali; ci avevano promesso meno precarietà in cambio di un sostegno – mai visto in passato di questa portata – con soldi pubblici alle imprese: 20 miliardi di sgravi contributivi in due anni che hanno drogato il mercato del lavoro. Questi erano i messaggi mediatici del jobs act di Renzi. Il flop act – come l’esperienza diretta di milioni di persone vittime della ricerca senza esito di un lavoro e autorevoli studi non di parte sindacale suggeriscono di definirlo – ha contribuito a produrre milioni di persone vittime del costante ricatto umano imposto dalla precarietà. In questo scenario si potrebbe pensare ad un altro Primo Maggio all’insegna dello sconforto. Invece no. Quest’anno qualcosa di nuovo è germogliato a portare una speranza di cambiamento e discontinuità. In primo luogo l’esito del referendum del 4 dicembre scorso che, con 60 a 40 a favore del No e con un’affluenza al voto eccezionale ed imprevista, oltre ad aver bloccato lo stravolgimento della Costituzione in chiave oligarchica è stato un segno molto confortante per il prossimo futuro.
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Notiziario ANPI
Primo maggio
Il lavoro offeso dal gioco al ribasso dei diritti Un risultato che ci deve sorreggere ora nel lanciarci in una nuova e decisiva sfida sui due referendum sul lavoro proposti dalla Cgil e già fissati per il 28 maggio. Il prossimo 1° maggio dovrà quindi caratterizzarsi come giorno di lotta: per liberare il lavoro, per “tutta un’altra Italia con i 2 sì” ai quesiti referendari sugli appalti e sui voucher. Per riappropriarsi, da parte di milioni di italiane ed italiani, di quello strumento di partecipazione e democrazia diretta che è il referendum abrogativo. Per riappropriarsi di una sovranità decisionale su materie così importanti per la vita quotidiana di tante persone. Infine, noi non siamo abbarbicati allo strumento referendario: se il Parlamento in queste settimane volesse farsi attore di una legge aderente e coerente ai quesiti referendari su cui la Cgil ha raccolto più di un milione di firme, e quindi eliminare i voucher e non semplicemente ridurli nell’uso, e ripristinare la responsabilità solidale del committente negli appalti, noi saremo ben lieti di verificare un così positivo rivolgimento di indirizzi da parte di maggioranze parlamentari e di Governo che solo due anni fa avevano approvato con voti di fiducia il jobs act. Vogliamo un 1° maggio di riscatto del lavoro offeso dal gioco al ribasso dei diritti. Un 1° maggio che riaffermi che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e non sull’arbitrio. Un 1° maggio di festa e di lotta che coniughi di nuovo lavoro e dignità delle persone. (*Segretario generale Camera del lavoro territoriale di Reggio Emilia)
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Sguardi Piccole incursioni artistiche
Nello Leonardi, 1960, linoleum su carta
Nello Leonardi (1917-2004) è uno degli artisti reggiani che ha legato fortemente la sua produzione artistica alle lotte operaie e alla storia del territorio. Allievo all’Accademia di Belle Arti di Bologna di Virgilio Guidi e Giorgio Morandi, dopo il diploma si dedica all’insegnamento alla Scuola di disegno Chierici di Reggio Emilia. Alla fine degli anni Quaranta, insieme a Zancanaro, Mucchi, Guttuso, Treccani, Mazzacurati e Levi, partecipa
in prima persona alle lotte degli operai delle Officine Reggiane, eseguendo su questo soggetto una serie di dipinti e di serigrafie. Nel 1985 il Comune di Reggio Emilia gli dedica un’importante mostra antologica, poi nel 2001 una personale è realizzata dall’Istituto Cervi e dal Comune di Sant’Ilario d’Enza. Qui sopra una delle opere, datata 1960, dedicata dall’artista al tema delle lotte operaie.
Cultura
aprile 2017
La memoria passa per la fotografia Nel mese di maggio anche l’Anpi partecipa a Fotografia Europea. Ai visitatori è proposto uno sguardo sulla Resistenza attraverso i monumenti e gli occhi dei ragazzi
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otografia Europea 2017: “Mappe del tempo. Memoria, archivi, futuro”. È questo il tema della 12esima edizione del Festival della Fotografia che si tiene a Reggio Emilia dal 2006. Anche quest’anno, dal 5 maggio al 9 luglio, gli appuntamenti dedicati alla fotografia in giro per la città si moltiplicano creando occasioni di confronto culturale di respiro nazionale e internazionale. Quello di questa nuova edizione è un tema particolarmente sentito dall’Anpi che, da sempre, è impegnata nel recupero e nella valorizzazione della memoria storica. Per questo, anche la nostra Associazione ha deciso di aderire all’iniziativa con una mostra che si svolgerà dal 5 al 14 maggio nella sede di Istoreco in via Dante Alighieri 11. La mostra, dal titolo “Scatti di memoria”, è il risultato dell’omonimo progetto, sostenuto dalla legge regionale per la tutela della memoria, che a Reggio Emilia ha visto la partecipazione della classe IV P dell’Istituto Matilde di Canossa, con Anpi, Istituto Cervi, Associazione Papa Giovanni XXIII, collegata a Libera di Don Ciotti, sulla base di un protocollo sottoscritto col Miur. Presentata a Bologna il 30 gennaio a Palazzo d’Accursio, l’esposizione itinerante toccherà tutte le città dell’Emilia Romagna aderenti. Le fotografie in mostra hanno come filo conduttore la rappresentazione della Resistenza attraverso l’immagine simbolica di un monumento. Per quanto riguarda la nostra provincia si è deciso di immortalare il Tiro a Segno di Reggio Emilia, luogo in cui sono stati uccisi i Fratelli Cervi, Don Pasquino Borghi e altri partigiani. L’Anpi, grazie a Fiorella Ferrarini e Antonio Zambonelli, ha seguito e organizzato il percorso dei ragazzi insieme al professor Stefano Aicardi e al fotografo Angelo Bariani, coordinandone la parte storiografica e per immagini.
Il lavoro degli studenti dell’Istituto Matilde di Canossa
Girotondo per non dimenticare
di Fiorella Ferrarini “Luoghi di speranza, testimoni di bellezza”: questo era lo slogan dell’evento del 18 marzo scorso che, a Reggio Emilia, ha anticipato la Giornata nazionale della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia, con Libera, Avviso Pubblico, Anpi, Istituto Cervi e Associazione Papa Giovanni XXIII. L’idea è nata dalle ragazze del liceo “Matilde di Canossa”, con cui Anpi collabora da tempo sul progetto “Radici nel futuro”. “Disegniamo un arcobaleno,
stringendoci le mani” è stata la proposta lanciata dagli alunni del liceo con il grande girotondo del 18 marzo che ha abbracciato il tribunale di Reggio e il Poligono di tiro. “Tenersi per mano per formare il girotondo – spiega Letizia Vingione della 1a L – ha rappresentato un vero e proprio inno alla pace, un atto d’amore e unione verso la nostra terra. Così gli studenti hanno voluto disegnare un arcobaleno. Noi, tutti diversi, siamo riuniti con la stessa motivazione: rendere la realtà, partendo dal nostro piccolo, migliore”.
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Notiziario ANPI
Segnali di pace
Donne migranti, il coraggio invisibile La fuga dai Paesi di origine per rivendicare la propria dignità e un futuro migliore. La sofferenza, la paura insieme al coraggio: ecco cosa significa affrontare il viaggio
di Saverio Morselli
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el 2016 sono sbarcate sulle coste europee 27mila profughe. Donne che scappano non solo dalla guerra, ma anche dagli abusi, dalle violenze, dalla negazione dei diritti umani di genere così opprimente nei loro Paesi di origine. Per loro, la migrazione rappresenta una sorta di atto di resistenza e di ribellione alla propria condizione, un atto intrapreso al fine di rivendicare la propria dignità e un’esistenza che non sia pura sottomissione. La difficoltà sta nel raccontare il vissuto che si portano dietro, le paure, le sofferenze, le sensazioni più intime: in una parola, un universo femminile fatto di forza, di determinazione, di sopportazione e di impensabile
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fiducia nel futuro (per sé e per il bambino che spesso portano in grembo). Ed allora mi sembra giusto lasciare che tutto ciò
Molte arrivano da Gambia, Somalia e Nigeria sia descritto dalla sensibilità di Irene Santoni, coordinatrice di Free Woman Onlus, che si occupa della tutela dei diritti ed accoglienza delle immigrate, intervistata dalla giornalista Ilaria
Amato. L’intervista è stata pubblicata sul quotidiano “La Repubblica” del 3 giugno 2016. Cosa succede durante il viaggio a queste donne? Innanzitutto, va detto che il viaggio non è solo la traversata sul barcone, ma è composto da tanti step prima dell’arrivo in Italia. Molte di loro arrivano dal Gambia, dove c’è una dittatura, e dalla Somalia, ma la maggior parte proviene dalla Nigeria, che ha un tipo di emigrazione prevalentemente femminile: non solo, infatti, sono per lo più donne a lasciare la loro terra, ma sono donne anche quelle che organizzano la tratta, le madame che gestiscono il traffico. A loro, prima di partire, si fa giuramento di fedeltà, che va rispettato “se vuoi che non accada nulla alla tua famiglia” si sentono dire.
Segnali di pace
storie verso i confini Le profughe arrivano a destinazione annientate. A loro, in primo luogo, va riconosciuto lo status di persona
Molte di queste donne sono già mamme che vengono minacciate con l’uccisione dei figli se non stanno ai patti. E dalla Nigeria, dove vanno? Una tappa fissa è Agadez, al confine tra Libia e Nigeria. Spesso si arriva di notte, a bordo di pulmini che vengono fermati, le donne sono portate in mezzo al deserto, dove avviene il primo stupro di gruppo. E in questo buio iniziano a scomparire come individui: è la prima fase di annientamento della loro persona. Poi vengono vendute alle connection house, una specie di bordelli dove vengono incatenate e violentate. A questo punto non c’è scelta: o accetti o muori. A dar loro la forza di sopportare è il pensiero della famiglia nel loro paese d’origine che ha fatto un investimento enorme per il viaggio, circa 30-40 mila euro. Non possono mollare. Poi cosa succede? Da Agadez vengono condotte sulle coste libiche e, se vogliono partire per l’Italia, devono pagare ancora. Ma a quel punto, devono sperare di non salire sul barcone che gli scafisti hanno deciso di affondare dopo aver intascato il denaro. Se, invece, capitano su un mezzo che hanno interesse a far arrivare a destinazione per sfruttare le persone a bordo, faranno un viaggio stipate dentro un barcone, continuamente minacciate di morte. E in mare il confronto con la fine è costante. Come arrivano a destinazione queste donne? Non si sentono più esseri umani. Sono annientate e, prima che di asilo politico, hanno bisogno che venga riconosciuto loro lo status di persona. Qual è il sentimento prevalente in loro quando le incontra? La rabbia. Soprattutto nei confronti di sé stesse in quanto pensano di essersi meritate tutto quello che è capitato. Questo è quanto fanno credere loro, per
aprile 2017
Minori e profughi Arrivano via mare e via terra, ma molti non ce la fanno di Anna Fava (*) “… Provo ad immaginare la scena di una mamma disperata che sa di dover morire da un momento all’altro. Che non ha alternative se non quella di adagiare la sua bimba tra le braccia di un’altra donna. Una donna che nemmeno conosce, un’estranea, con la quale ha condiviso solo quella porzione di viaggio e alla quale sta affidando ciò che ha di più prezioso (…)”: così Pietro Bartolo, nel suo libro Lacrime di sale racconta una delle tragedie di questo esodo di inizio secolo. Secondo i dati ufficiali – forniti dalla parlamentare reggiana Vanna Iori – sono 26mila i minori non accompagnati arrivati in Italia via mare. A questi bisogna aggiungere quelli arrivati via terra, aggrappati sotto gli autoarticolati (si salvano solo quelli che riescono a non addormentarsi). Numeri spaventosi, che non accennano a diminuire. Giovani vite in fuga dalle troppe guerre, dalle violenze, dalle carestie che arrivano sulle nostre coste soli.
alimentarne la sottomissione. Il compito di noi operatori è aiutarle a attraversare la tempesta che hanno dentro, senza affondare con loro. Non è facile. Perché? Perché devono confrontarsi con la frustrazione del fallimento. Dopo tutta la fatica che hanno fatto non trovano il sogno dell’Europa che era stato promesso loro prima di partire: questo le distrugge. E, in più, sono costrette a soffocare il trauma di quanto hanno vissuto: non possono parlarne con la famiglia d’origine, con le loro madri o figlie. Dall’Africa non credono al fatto che si trovino in una condizione di indigenza, pensano che si siano arricchite, che non vogliano mandare i soldi a casa. Capita che arrivino da voi incinte? Sì, e se la gravidanza è frutto di stupri subiti durante il viaggio
“…alcuni non vogliono essere identificati, altri si dichiarano maggiorenni: ad oggi 7mila di essi risultano irreperibili”. Diventano manodopera per la criminalità organizzata, merce per la prostituzione minorile e per il commercio di organi: un dramma nel dramma al quale è necessario dare risposte immediate. La nostra Costituzione, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e la Carta dei Diritti dell’Infanzia sono gli strumenti fondamentali dai quali è necessario partire. Umanità e protezione: due parole che devono entrare nel linguaggio del legislatore. Uno Stato democratico non può sottrarsi dall’impegno di accogliere soprattutto i minori: sono bambini e adolescenti non diversi dai nostri figli. Sicuramente meno fortunati. Una parte di umanità ci sta chiedendo aiuto, protezione. Non voltiamoci dall’altra parte, i diritti vanno sempre difesi, ce lo insegna la nostra Costituzione. Oggi come 70 anni fa. (*Coordinamento Donne Anpi)
soffrono terribilmente. Chi ce la fa abortisce, ma chi ha superato il tempo gestazionale per farlo, scappa o cerca situazioni che mettono in pericolo sé stessa e il bambino. Come fa a lasciare fuori dalla porta tutto questo dolore la sera quando rientra a casa? Mi aiuta una frase di un mio insegnante: la mente umana può sopportare qualsiasi dolore se viene sostenuta dopo averlo provato. Alla fine della giornata so che con il mio impegno e quello delle persone impegnate nell’accoglienza insieme a me posso contribuire a alleviare questa sofferenza. Ogni giorno per noi è un viaggio all’inferno, ma facciamo di tutto perché non sia di sola andata. Investiamo tutto sul ritorno.
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Notiziario ANPI
Guerra di Spagna
L’eroica morte di Erasmo Ferrari Nato a Roncadella nel 1905 si unisce alla lotta antifranchista. Per le sue qualità di organizzatore prende presto il comando e muore tentando di salvare un compagno di Antonio Zambonelli
D “
otato di qualità eminenti di organizzatore, in una lunga serie di combattimenti ha dato prova di capacità, di abnegazione... Il 5 aprile 1937, nonostante il fuoco delle mitragliatrici, sprezzante l’incombente pericolo, si lanciava fuori dalla trincea per soccorrere il milite nero Joseph Ahmed “Dinh” (motivazione per la medaglia al valore alla memoria)”. Erasmo Ferrari, uno dei vari “ufficiali improvvisati operai di mestiere” ai quali, come scrive nel 1938 Randolfo Pacciardi, “non era facile cominciare a dare prestigio, abituarli al comando”, aveva saputo in più occasioni dimostrarsi “capace di un legame coi propri garibaldini più efficace di qualunque disciplina autoritaria”. Era nato in una famiglia povera nella frazione reggiana di Roncadella il 18 agosto 1905, da Augusto ed Emma Bervini, lavoranti stagionali con molti figli da mantenere. La sua era una tipica famiglia di “casanti” della pianura reggiana di inizio secolo XX. Erasmo era cresciuto come tanti altri ragazzi a quei tempi: qualche anno di scuola elementare seguìti dal lavoro precoce, che per lui fu quello del garzone muratore. Militante comunista già sul finire degli anni Venti, e per questo perseguitato dai fascisti, verso il 1932 espatriò, come tanti altri reggiani nelle sue condizioni, in quella Francia che era considerata terra d’asilo. Alberto Bartoli, un altro dei 62 reggiani combattenti antifranchisti, ricorda di averlo incontrato verso il 1933 a Saint Denis, uno dei comuni della cintura rossa di Parigi. Una volta lo vide con Cesare Campioli, futuro sindaco di Reggio, all’epoca animatore, con Paolo Davoli, della Fratellanza
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La 3a Compagnia del Battaglione Garibaldi nell’inverno 1936-37. Il comandante Erasmo Ferrari è il quarto da sinistra e saluta col pugno chiuso
reggiana di Parigi. È certamente nella capitale francese che Erasmo compì la sua veloce, ma intensa maturazione politica; a Parigi si era tra l’altro unito, in un libero rapporto, con Maria Marchetti, figlia di un altro emigrato italiano. Nell’estate 1936, quando giunge la notizia della sollevazione franchista contro il governo “di centro-sinistra” nato da libere elezioni, Erasmo è tra quei reggiani che decidono di prender parte al “primo scontro in campo aperto tra fascismo e antifascismo” a livello internazionale. Quando, il 4 novembre 1936, il repubblicano Randolfo Pacciardi riunisce i suoi 520 volontari italiani a Madrigueras, nei pressi di Albacete, Ferrari, benché privo di precedenti in campo militare, è già investito del comando della 3a Compagnia, col grado di tenente. Da Madrigueras il Battaglione Garibaldi è inviato alla difesa di Madrid. Contro la capitale si dirigono gli assalti franchisti (coi marocchini del Tercio mandati avanti come carne da cannone) e i bombardamenti aerei della hitleriana Legione Condor. Ritroviamo Erasmo il 7 marzo a Guadalajara dove, tra il 9 e il 14,
la 3a Compagnia fa prigionieri 38 fascisti italiani i quali, trattati civilmente dal comandane Ferrari, sono sorpresi, come scrive Pacciardi, di trovarsi di fronte a connazionali che fraternizzano con loro anziché ai “biechi rossi assassini” della propaganda fascista. La notte del 4 aprile le tre compagnie del Battaglione Garibaldi partono per Moràta de Tajuña. La mattina del 5 all’alba, vanno all’assalto delle fortificazioni nemiche. Mentre il grosso della 3a Compagnia si attesta nelle trincee appena conquistate, alcuni uomini continuano ad avanzare sotto un violento fuoco di sbarramento. Tra di essi l’abissino Ahmed Dinh che i suoi compagni chiamano affettuosamente “Moro”; una raffica lo abbatte. Due garibaldini accorrono alle sue grida di aiuto, ma vengono colpiti a loro volta. Il tenente Ferrari, che dirige le operazioni da una trincea, si lancia a sua volta allo scoperto per recare soccorso al “Moro”. Una raffica coglie anche lui quando è già vicino all’abissino. I quattro garibaldini sono ormai cadaveri. Verranno poi sepolti nel cimitero di Moràta.
Storie
aprile 2017
Pistelli, Padre missionario in Mozambico Scomparso lo scorso febbraio, il sacerdote originario di Leguigno fu testimone della lotta del FRELIMO contro la dominazione portoghese di Antonio Zambonelli
L
o scorso 9 febbraio è morto il Padre dehoniano Enzo Pistelli, originario di Leguigno di Casina, dove era nato il 1 maggio 1923. Fu missionario in Mozambico per 18 anni, dal 1952 al 1969, proprio negli anni della lotta del FRELIMO (Fronte di Liberazione del Mozambico) contro la dominazione colonialista portoghese. Il 7 luglio 1970 Padre Pistelli, da pochi mesi tornato dal Mozambico, partecipò ad un incontro, nella Sala del Tricolore, con una delegazione del FRELIMO ed ebbe amichevoli colloqui con Marcelino Dos Santos e Oscar Monteiro, fondatori e leaders del Movimento. In quella circostanza venne annunciato il prossimo invio in un ospedale, nella zona libera del Mozambico, di tre medici e alcuni infermieri. Tra i medici anche una nipote di padre Enzo, figlia del dottor Igino, il famoso tisiologo consigliere comunale e assessore alla Sanità nella giunta Campioli. In quegli anni di lotta aperta tra popolo africano ed oppressori portoghesi, le missioni cattoliche, sotto l’impulso del Concilio Vaticano II, avvertivano l’insufficienza della propria tradizionale funzione, configurandosi invece come una delle principali strutture di assistenza, sanitaria e culturale, alle popolazioni delle colonie. Si superava così quel ruolo, voluto dal colonialismo, di “addomesticatori” dei “neri” che dovevano essere soprattutto educati alla cristiana rassegnazione. Padre Pistelli fu uno dei missionari che vissero queste tensioni avendo tra i suoi allievi alcuni dei futuri capi del FRELIMO, il Movimento con cui la nostra città e la nostra associazione ebbero (erano gli anni di Soncini) quei rapporti di solidarietà che ancora oggi perdurano con il Mozambico libero.
Scrivevamo nel 1970 sul periodico Reggio 15: “…È un fatto, dando un’occhiata alle biografie di alcuni leaders guerriglieri, che spesso essi provengono proprio dalle scuole delle missioni cattoliche” e “riescono poi a proseguire gli studi, grazie alle proprie qualità intellettuali, andando a completarli all’estero”. Padre Pistelli, ordinato sacerdote nel 1950, aveva trascorso gli ultimi anni della sua lunga vita a Bagnarola di Budrio (Bologna) dove era stato parroco dal 1988 al 2013. Si è spento a Bolognano d’Arco (TN) il 9 febbraio e, dal giorno delle esequie, riposa nel cimitero di Leguigno accanto al cugino dottor Igino.
7 luglio 1970, Padre Pistelli a colloquio con Marcelino Dos Santos nella Sala del Tricolore
Prospero Pedrazzi “Gancia” di Giacomo Notari Nel 1944 la presenza dei partigiani in montagna fece sì che le botteghe non venissero più rifornite e i generi razionati con la tessera (150 gr. di pane al giorno, 100 gr. di olio e zucchero al mese ecc.) si trovassero solo in città. Il Comando della Brigata Garibaldi chiese un incontro al colonnello tedesco che stazionava alla Colonia Roversi di Busana per trovare una soluzione al problema. Come portavoce venne scelto Prospero Pedrazzi “Gancia”, partigiano-macellaio di Ligonchio originario di Valbona, che era un uomo forte, di robustezza non comune. Vestito molto bene e con un grosso berretto di pelle, cavalcando un bel cavallo rossiccio, approdò nell’ampio cortile del comando tedesco. Il Sergente Jundt funse da interprete. “Gancia” cercò di ottenere un
lasciapassare perché le donne della montagna potessero recarsi a Reggio Emilia a ritirare i generi alimentari previsti dal razionamento. Un viaggio che si faceva solo a piedi, con lo zaino in spalla, e durava almeno due giorni. Si dormiva in case improvvisate, stalle e fienili, ci si nascondeva dietro le siepi e nei boschi per sfuggire ai caccia inglesi con le loro mitraglie. L’accordo fu raggiunto, così centinaia di donne di tutte le età presero la strada verso la città; questo inoltre servì a far arrivare a Reggio i messaggi portati dalle staffette partigiane al CLN. In seguito il sergente tedesco Jundt si unì a noi a Ligonchio e rimase coi partigiani fino alla fine della guerra. Raccontano che quel giorno, quando “Gancia” si rimise a cavallo per tornare a Ligonchio Jundt disse: “Quello bandito molto, molto mangiare…”.
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Notiziario ANPI
Società
Sfumature di nero sull’Europa Crisi economica, disoccupazione e immigrazione fanno crescere la destra oscurantista e xenofoba di Roberto Scardova
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a rinascita dei partiti e dei movimenti di ispirazione reazionaria (talvolta persino neonazisti) sembra essersi fatta poderosa con l’inizio del nuovo millennio, in tutto il vecchio continente. La crisi economica, la disoccupazione, la pressione degli immigrati stranieri hanno innescato quasi ovunque fenomeni dalle dimensioni impreviste. In molte parti d’Europa la diga sembra già in frantumi. Tra i membri dell’Unione il triste record del consenso riscosso da formazioni della destra oscurantista e xenofoba appartiene alla Ungheria di Victor Orban, che conta oggi sul 65% dell’elettorato. In base ai risultati delle più recenti elezioni seguono la Polonia (38%), l’Austria (35%), la Svizzera (29%), la Germania (21%), la Danimarca e la Finlandia (20%). Romania e Francia registrano percentuali un poco inferiori, ma egualmente in quei paesi i movimenti di destra (come il Front National di Marine Le Pen) rincorrono da vicino il traguardo di possibili maggioranze parlamentari. In Olanda soltanto una imprevista forte partecipazione popolare al voto ha potuto rintuzzare le ambizioni di premierato del partito populista ed antislamico, che ha comunque guadagnato consensi. A fatica la Grecia è per ora riuscita a contenere i fascisti di Alba Dorata all’11%, ma trema ad ogni loro aggressiva manifestazione; in Gran Bretagna l’estre-
ma destra non va oltre un 13%, ma è risultata determinante per lo schieramento che ha portato alla Brexit in ottica antieuropea. Da noi, in Italia, nonostante le aggressive campagne di stampa contro gli stranieri, alle elezioni europee del 2014 soltanto il 10% del corpo elettorale ha sposato le pulsioni palesemente reazionarie, nazionaliste ed anti-migranti. Circa il 6% appartiene alla Lega; il resto alle microformazioni estremiste a destra del PdL, votate comunque da 400mila cittadini. In realtà – ci spiega lo storico Federico Chiaricati, dell’ateneo triestino, a Reggiolo per un’assemblea promossa dal Anpi e dalla Università della Terza Età – l’ultradestra di stampo neofascista risulta da noi elettoralmente poco rilevante perché è frantumata in diversi rivoli. Esistono due maggiori centri di aggregazione (Forza Nuova e Casa Pound), ma la maggior parte dei militanti si disperde in una miriade di piccoli gruppi locali. Casa Pound, che agita slogan della destra sociale, non rifugge tuttavia da azioni violente e si richiama ai fantasmi della Repubblica di Salò. Forza Nuova ha fatto propri i princìpi del tradizionalismo conservatore cattolico, quello che in Francia caratterizza i vandeani: parteggia per i movimenti critici nei confronti di Papa Francesco, e partecipa alle “preghiere collettive” come quella tenuta di recente in piazza Galvani a Bologna. Differenze ben palesi soprattutto nel mondo della scuola: a Roma infatti gli studenti di destra si dividono
All’Ungheria il triste record
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tra Blocco Studentesco (vicino a Casa Pound) e Lotta Studentesca (Forza Nuova). Il resto è costituito dall’arcipelago di gruppi e gruppetti, che si alimentano tra l’altro attraverso una sterminata rete di siti web sulla rete Internet, ben documentata dal periodico “Patria Indipendente”. Al nord, per esempio, si va dai gruppi nazi-rock di Milano ai “Leoni crociati” della Brianza, ai neonazisti dello “Storm Front”, a quelli di “Memento” che ogni anno rendono omaggio ai caduti della X MAS, e a Varese celebrano il compleanno di Hitler.
Società
aprile 2017
rittura frange risultano dedite a pratiche esoteriche, professando la filosofia nazi-maoista che fu di Julius Evola e dello stragista Franco Freda. A sua volta, Forza Nuova ha applaudito a Rimini Mario Merlino, il sedicente anarchico coinvolto nella strage di Piazza Fontana. Di conseguenza, in mancanza di un vero centro di aggregazione, i giovani estremisti non votano o finiscono per appoggiare le liste più disparate, dalle civiche al PdL, alla Lega ed anche al Movimento 5 Stelle. Ma non è detto che continui così. Il protrarsi della crisi – riflette ancora Chiaricati – ed i primi segnali restauratori venuti dall’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti possono creare anche da noi le condizioni per un’espansione della destra. Una destra sovranista (“padroni in casa nostra!”) capace di agitare
Il pericolo di una destra sovranista
nostalgie fasciste Una vetrina di un autogrill espone gadget fascisti
In Veneto agiscono gli Skinhead che egemonizzano lo stadio di Verona. Pesanti influenze neofasciste sulle tifoserie sono registrate anche a Bergamo, a Genova ed a Roma. Dalla capitale, inoltre, il gruppo di “Militia” (distintosi per le minacce alla comunità ebraica) si è ramificato un po’ dappertutto forte di solidi rapporti con ex terroristi neri e, al
sud, con esponenti della ‘ndrangheta. Ad Albano Laziale il gruppo “Do.Ra” si è distinto facendo la guardia al feretro del criminale nazista Erik Priebke, ed a Varese ha lanciato una petizione perché l’Anpi sia messa fuori legge, ed i partigiani in galera. Nel proletariato urbano di Roma Casa Pound ha conseguito successi propugnando una una “terza via” anticapitalista ed anticomunista, la stessa che fu del gruppo terroristico Terza Posizione; ma in Veneto, ove domina la Lega, ecco in azione invece i picchiatori da stadio, ed addi-
strumentalmente nazionalismi e protezionismi, la fobia xenofoba, e in grado di catturare interessi delle classi più deboli, dei disoccupati, dei milioni di famiglie che vivono in precarietà. In tale contesto i gruppi neofascisti moltiplicherebbero il proprio protagonismo, facilitati dai lunghi anni durante i quali le nostre istituzioni hanno rinunciato a coltivare tra i giovani i princìpi fondanti del vivere civile, primo dei quali l’antifascismo; né hanno saputo o voluto proteggere la memoria collettiva circa gli orrori della guerra, dell’odio razziale, della violenza perpetrata sulle popolazioni da chi diceva di servire la Patria, ed era invece servo dei tedeschi.
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Notiziario ANPI
Cultura
Tracce di memoria nell’asfalto reggiano Quindici nuove pietre d’inciampo sulle strade per ricordare l’ultimo luogo dove hanno vissuto libere le vittime del nazi-fascismo
I
l 14 e il 15 gennaio scorsi, per il terzo anno di fila, il territorio reggiano ha ospitato la posa di nuove pietre d’inciampo, i piccoli monumenti diffusi in tutta Europa per ricordare le vittime del nazismo e del fascismo nell’ultimo luogo dove hanno vissuto libere. Le piccole opere sono cubi di ottone sistemati sul fondo stradale con un piccolo rialzo, così da far inciampare simbolicamente i passanti invitandoli a fermarsi, a dedicare qualche minuto del loro tempo a quell’imprevisto. Chi si chinerà per capire qual era l’ostacolo si troverà di fronte nomi, date e storie da riscoprire, biografie di chi ha vissuto e attraversato quelle strade prima. Nel 2017 il percorso reggiano, curato da Istoreco con alcune classi di istituti superiori come attività preparatoria al viaggio della memoria, ha portato alla sistemazione di quindici nuove pietre, che si sono aggiunte alle venti già posate nei due anni precedenti. A cementarle materialmente al
suolo è stato l’ideatore del progetto, l’artista Gunter Demnig, che dal 1995 ad oggi ha sistemato decine di migliaia di pietre in quella che, settant’anni fa, era l’Europa occupata creando il più esteso monumento antifascista, antinazista e antirazzista del mondo. Le prime 20 pietre reggiane sono state installate nel 2015 e 2016, in memoria di ebrei deportati a Auschwitz e di persone catturate e mandate in Germania come schiavi. Nel 2017 le pietre raccontano le vicende di chi disse no alla guerra e al collaborazionismo ossia gli internati militari (IMI); e dei lavoratori coatti morti in Germania, deportati dalla montagna, da Reggio città, Fogliano, Cadelbosco e Guastalla. Alcune delle biografie ricostruite dagli studenti erano note, altre, ormai ricoperte dagli anni, per questo sono state precedute da una minuziosa ricerca negli archivi da parte del personale dell’istituto per rintracciare documenti, poi analizzati, talvolta tradotti o decifrati dagli studenti per arrivare,
infine, a tratteggiare la vita di una persona qualunque travolta dalla guerra e dalla sua assurdità. Molti i momenti toccanti: l’incontro con il figlio e la nipote dell’IMI Mario Sguazzini; con la figlia e il nipote di Ettore Guidetti, operaio specializzato che, fino alla testimonianza dei famigliari rintracciati grazie alla pietra d’inciampo, si pensava “solo” lavoratore coatto per poi rivelarsi un membro della rete antifascista in città e alle Reggiane; oppure la posa in città di una pietra per Giovanni Ganassi, in via del portone. Ganassi era un antifascista attivo da sempre contro le camicie nere, militante comunista e marito di Dorina Storchi a cui è dedicata la Sezione Cittadina dell’Anpi. Una delegazione della Sezione era presente al momento della posa della pietra, così come le locali Sezioni Anpi sono state presenti negli altri Comuni, per rendere omaggio ai singoli e all’impegno per la memoria. (Istoreco)
Letture
Non eravamo terroristi di Alessandro Fontanesi “Non eravamo terroristi” è il titolo del libro di Giglio Mazzi, che ha da poco festeggiato i 90 anni, edito dall’Istituto Alcide Cervi con la prefazione della presidente Albertina Soliani. L’opera è il racconto di un protagonista assoluto, il partigiano “Alì”, che diventa un dialogo con i due curatori del libro, Mirco Zanoni e Denis Fontanesi. Il lavoro di ricostruzione della vicenda non è breve e tantomeno semplice: l’originale dattiloscritto del protagonista è infatti un lavoro minuzioso, dettagliato, di una memoria in-
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flessibile e ancora “fresca” che i due curatori “provocatori” hanno avuto la capacità di rendere ficcante nel racconto, piacevole ed emozionante nella lettura. Il titolo è la risposta, volutamente provocatoria, con l’utilizzo del termine “terroristi”, alla vulgata politica e storiografica anti resistenziale e anti partigiana, che nel corso degli anni, in maniera volgarmente impropria e offensiva, vorrebbe stigmatizzare i GAP come terroristi. Giglio non ebbe allora e non ha tuttora la pretesa di particolari ringraziamenti, ma solo di non veder svilito e dimenticato il suo sacrificio e quel-
Sopra Giglio Mazzi “Alì”
lo dei suoi compagni, al prezzo di improbabili “riconciliazioni” di comodo: “Volevo riprendere il filo della nostra esistenza, dove almeno il rispetto per il nostro passato e per i sacrifici ed il sangue versato per il bene del Paese, fosse un fatto acquisito e fuori discussione”.
Anniversari
aprile 2017
Anniversari 23° ANNIVERSARIO
Dino Sassi
23° ANNIVERSARIO
Walter Reverberi “Fresa”
Il 15 aprile ricorre il 23° anniversario della scomparsa del Combattente Dino Sassi. Lo ricordano con immutato affetto la moglie Iris Notari ed i figli con le loro famiglie. Per onorarne la memoria offrono a sostegno del Notiziario.
30°ANNIVERSARIO
Orville Battini “Andrea” Il 5 febbraio ricorrevano i 30 anni dalla sua scomparsa. Dall’Ottobre del ’43 incominciò la sua attività di partigiano, inquadrato come capo squadra della 37a brigata Gap. Dopo la Liberazione si arruolò nella polizia di Stato; cessato il servizio diventa funzionario sindacale della Feder braccianti Cgil per la quale svolse incarichi presso la direzione nazionale e poi con l’incarico di Ispettore nella zona delle risaie a Mortara (Pavia). Da appassionato di teatro organizza il circolo Amici del Teatro a San Martino in Rio organizzando la partecipazioni a molte rappresentazioni operistiche nei maggiori teatri italiani e internazionali. Nel 1984 pubblica il libro “Le case e le famiglie del nostro rifugio”. La moglie Oliana (la staffetta Paola), i figli Andrea e Arzellino lo ricordano a tutti coloro che lo hanno conosciuto e apprezzato per le sue qualità umane e morali.
Il 7 aprile ricorre il 23° anniversario della scomparsa di Walter Reverberi “Fresa”, ispettore di battaglione (sottotenente) nella 145a Brigata Garibaldi. La moglie Laura Cavazzoni gli dedica, ancora oggi, queste toccanti parole “Ci siamo sposati il 25 aprile 1942, mi manchi dal 7 aprile 1994. Ti penso sempre”. Per onorarne il ricordo sottoscrive pro Notiziario. ANNIVERSARIO
Bruno Manzotti e Bruna Pecchini In occasione dell’anniversario della scomparsa del padre Bruno Manzotti , antifascista, deportato dopo l’8 settembre 1943 in un campo di prigionia in Germania, e della madre Bruna Pecchini, staffetta partigiana, i figli Marzia e Flavio con le loro famiglie, li ricordano con immutato affetto e sottoscrivono pro Notiziario. 4° ANNIVERSARIO
Giuseppe Battistessa “Pennanera” Il 10 marzo scorso ricorreva il 4° anniversario della morte del Partigiano Giuseppe Battistessa “Pennanera”, comandante di distaccamento della 145a Brigata Garibaldi. Per onorarne la memoria, la moglie Irene, le figlie Mimma e Rita, unitamente alle loro famiglie, offrono a sostegno del Notiziario.
ANNIVERSARIO
Secondo Menozzi “Walter” e Bruna Colli Il 16 gennaio Ivan Menozzi ha subito un nuovo lutto, essendo venuto a mancare il padre Menozzi Secondo, partigiano “Walter”, che ha lasciato un profondo vuoto non solo nella sua famiglia, ma anche nell’Anpi, che ha partecipato ai funerali con le bandiere ed i simboli dell’Associazione per onorare la figura ed il ruolo di “Walter” nella Resistenza. Sempre nel mese di gennaio di otto anni fa lasciava la sua famiglia anche Bruna Colli, madre di Ivan Menozzi, che oggi, pertanto, rimpiange la perdita di entrambi i genitori.
ANNIVERSARIO
Loris Confetti “Giulio” e Enermere Beggi Con grande rimpianto Ileana e Mauro Confetti ricordano, con immutato affetto, il padre Loris Confetti “Giulio”, Partigiano della 76a Brigata Sap e la madre Enermere Beggi sottoscrivendo pro Notiziario.
ANNIVERSARIO
ANNIVERSARIO
Ivo Guidetti “Fermo” Per onorare la memoria del padre Ivo Guidetti, partigiano “Fermo” della 26a Brigata Garibaldi, le figlie Tiziana e Lucia, con immutato affetto, sottoscrivono pro Notiziario.
Carlo Gregori In memoria di Carlo Gregori, la moglie Norma Morelli, unitamente alla famiglia, manifestando i sentimenti di rimpianto e di nostalgia per la perdita di una costante presenza nella vita quotidiana, sottoscrive pro Notiziario per onorarlo.
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Notiziario ANPI
Anniversari
3° ANNIVERSARIO
Luigi Beggi “Mago” Nel 3° anniversario della scomparsa del partigiano Luigi Beggi “Mago” la moglie Anna, i figli Domenico e Marco con tutti gli amici lo ricordano per la sua socialità sempre e ovunque in ogni manifestazione per la lotta dei lavoratori fino alla fine dei suoi giorni e sottoscrivono pro Notiziario.
6°ANNIVERSARIO
Guido Baccarini Il 3 Aprile ricorre il 6° anniversario della scomparsa di Guido Baccarini. Nel ricordarlo con rimpianto il fratello Gino Baccarini, insieme ai familiari, sottoscrive a sostegno del Notiziario.
ANNIVERSARIO
James Malaguti “Smith” e Ida Donelli Ricorrono rispettivamente venti e dieci anni dalla scomparsa dei coniugi: James Malaguti, comandante partigiano “Smith” nella bassa reggiana e nelle montagne della Val d’Enza, e Ida Donelli, staffetta partigiana. “Vogliamo portare intatto il ricordo del loro impegno ed il loro messaggio: chi lotta per i propri ideali di amore, pace e libertà sarà sempre felice”. Furono attivi nella Resistenza e continuarono a portare avanti i valori della Liberazione e della Democrazia nella loro vita e nel loro impegno, non dimenticando mai di essere genitori affettuosi. Li ricordano con affetto il figlio Claudio, i parenti e tutti coloro che ne condivisero l’impegno, certi che il loro esempio non sarà dimenticato. Nell’occasione offrono un contributo per il Notiziario dell’Anpi.
72° ANNIVERSARIO
Abbo Panisi “Nelson”
2° ANNIVERSARIO
Artullo Beltrami “Luciano” Il 31 gennaio ricorreva il secondo anniversario della scomparsa del Partigiano correggese Artullo Beltrami “Luciano” della 145a Brigata Garibaldi, grande collaboratore dell’Anpi. I familiari lo ricordano con immutato rimpianto e sottoscrivono pro Notiziario.
ANNIVERSARIO
Cismo Tirabassi “Enrico” e Mercede Cigarini Per onorare la memoria del padre partigiano Cismo “Enrico” e della madre Mercede Cigarini, i figli Anna e Silvio offrono a sostegno del Notiziario.
ANNIVERSARIO
Adolfo Tondelli Il 6 febbraio 2010 veniva a mancare alla sua famiglia e agli amici Adolfo Tondelli, lasciando un grande vuoto. Il figlio Attilio per onorarlo sottoscrive pro Notiziario.
15° ANNIVERSARIO
Riccardo Soncini Il 31 agosto 2016 ricorreva il 15° anniversario della scomparsa del Patriota Riccardo Soncini di Poviglio. Nel ricordarlo sempre con tanto affetto, la moglie Maria Frigeri e la figlia Marina, in sua memoria, sottoscrivono pro Notiziario.
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Il 25 gennaio scorso ricorreva il 72° anniversario della morte del Partigiano Abbo Panisi “Nelson”, caduto in combattimento contro i fascisti il 25 gennaio 1945 a Canolo di Correggio e decorato con la medaglia d’argento al valor militare alla memoria. In suo ricordo la nipote Carmelina Panisi offre a sostegno del Notiziario.
72° ANNIVERSARIO
Genesio Corgini In occasione del 72° anniversario della morte di Genesio Corgini, avvenuta nel corso della battaglia di Fabbrico del 27 febbraio 1945, il figlio Achille e la nuora Iria Alberti in sua memoria sottoscrivono pro Notiziario.
7° ANNIVERSARIO
Carlo Soncini La nipote Marina, in occasione del 7° anniversario della scomparsa dello zio Carlo, per onorarne la memoria, ricordandolo a parenti ed amici, sottoscrive pro Notiziario.
2° ANNIVERSARIO
Erio Paterlini “Giorgio” Il giorno 11 febbraio ricorreva il secondo anniversario della scomparsa di Erio Paterlini, partigiano combattente. “Giorgio sei sempre nei nostri cuori, nella nostra memoria, nell’amore che sentiamo”. Nella condivisione dei suoi ideali, Mimma, Valeria, Luisa, Giorgio, Paola e Andrea sottoscrivono pro Notiziario.
Anniversari
ANNIVERSARIO
aprile 2017
ANNIVERSARIO
Sparto Cocconcelli “Demos” Ilde Pasturini E Giuseppe Ferretti Per onorare la memoria di Pae Maddalena Cerlini “Cicci”, sturini Ilde e Ferretti Giuseppe, Armando “Caio” , Colorno “D’artagnan” in occasione del 25 Aprile, li e Emma “Kira” Cocconcelli ricordano la figlia Ileana, il genero Daniele, il nipote Riccardo insieme ai consuoceri Clara e Umberto.
ANNIVERSARIO
Nello Bizzarri “Brenno” e Albertina Rossini “Bruna” In memoria dei genitori Nello Bizzarri “Brenno” della 37a Brigata Gap e Albertina Rossini “Bruna” della 77a Brigata Sap : “Vi ricordo con tanto amore e immensa riconoscenza per i forti ideali che mi avete trasmesso e in vostro onore offro a sostegno del Notiziario. Vostra figlia Annusca”.
In ricordo dei genitori Sparto “Demos”, vice commissario della 1a divisione Brigata Garibaldi e Maddalena “Cicci” unitamente a Armando “Caio”, commissario distaccamento della 145a Brigata Garibaldi, caduto a Ligonchio Il 21 aprile 1945, di Colorno “D’artagnan” della 77a Brigata Sap, e di Emma “Kira” della 77a Brigata Sap, Armanda e il genero Livio offrono a sostegno del Notiziario. ANNIVERSARIO
Talino Fiaccadori “Ribin” e Olimpia Beneventi Il 20 gennaio 1971 moriva Talino Fiaccadori “Ribin”, partigiano combattente decorato con la medaglia d’argento al valor militare. Partecipò alla guerra di Liberazione nella 76a Sap, concludendo la lotta di Liberazione con il grado di comandante di battaglione. Il 12 febbraio 1999 moriva la partigiana Olimpia Beneventi, vedova Fiaccadori. Il figlio Ermete assieme alle nuore ed ai nipoti li ricordano con immutato affetto e sottoscrivono per il Notiziario dell’Anpi. 8° ANNIVERSARIO
Primo Montecchi In memoria del marito Primo Montecchi nell’8° anniversario della scomparsa, avvenuta il 6 febbraio 2009, con immutato rimpianto, Angiolina Lelli offre a sostegno del Notiziario.
19° ANNIVERSARIO
Gino Furghieri “Brunello” “A 19 anni dalla tua scomparsa, che non ci ha permesso di dimenticarti, siamo a ricordare la tua figura di Partigiano, marito, padre, nonno, che ci ha lasciato insegnamenti importanti e che ci danno la possibilità di continuare giorno per giorno come se tu fossi ancora qui ad aiutarci. Ci manchi”. Dimma, Katia, Nicoletta, Mario sottoscrivono pro Notiziario. 10° ANNIVERSARIO
Ulisse Gilioli “Orazio” Il 22 marzo ricorreva il 10° anniversario della scomparsa di Ulisse Gilioli, il Partigiano Orazio, giornalista e assiduo collaboratore del “Notiziario”, dopo essere stato tra i redattori dei giornaletti partigiani sull’Appennino nonché, dal 1945 al 1955, del settimanale “Il Volontario della libertà/Nuovo Risorgimento”. La moglie Simona e la figlia Simonetta lo ricordano con immutato affetto e grande rimpianto a tutte le persone che gli hanno voluto bene. Si uniscono al ricordo Fiorenza e Luisa Barazzoni, offrendo a sostegno del periodico dell’Anpi.
ANNIVERSARIO
Fernando Cavazzini “Toni” Il 27 Ottobre 2016 ci lasciava Fernando Cavazzini, Partigiano “Toni”. La moglie Tilde Rocchi ed i figli Maurizia e Stefano, per onorarne la memoria e ricordarlo ai parenti ed amici, sottoscrivono pro Notiziario. Si uniscono al ricordo le nipoti Magda Cavazzini e Sandra Ragni. ANNIVERSARIO
William Caprati “Dante” e Albertina Ferrari “Binda” Vanna e Catia Caprati insieme ai loro familiari, in occasione del 25 aprile, ricordano con immutato affetto i genitori William Caprati, partigiano “Dante” e Albertina Ferrari, partigiana “Binda” e sottoscrivono a sostegno del Notiziario.
20° ANNIVERSARIO
Francesco Neroni A 20 anni dalla scomparsa del caro Francesco Neroni , la moglie Pompilia Ferrari, le figlie Gilda e Giuliana, i nipoti Andrea e Francesco lo ricordano con affetto e, in sua memoria, offrono a sostegno del Notiziario.
30°ANNIVERSARIO
Aristide Brugnoli “Baderone” Sono passati più di 30 anni dalla scomparsa, avvenuta l’11 settembre 1985, del partigiano Aristide Brugnoli “Baderone” della 77a Brigata Sap. La moglie Pierina Righi e il figlio Gianni lo ricordano con immutato affetto e sottoscrivono pro Notiziario.
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Anniversari
Notiziario ANPI
4° ANNIVERSARIO
Niveo Grossi e Bruna Leoni
ANNIVERSARIO
Maura Ferrari
Nel 4° anniversario della scomparsa dei genitori, entrambi partigiani, Niveo Grossi e Bruna Leoni, che non solo hanno aderito insieme alla Resistenza, ma hanno condiviso sia l’anno di nascita (1922) che quello della morte (2013), Manuela e Ivana, con immutato affetto ed intenso rimpianto, sottoscrivono a sostegno del Notiziario.
Wanda Diacci mantiene sempre vivo il ricordo del marito Pierino Caretta e del suo amatissimo figliolo Ezio e per onorarne la memoria sottoscrive pro Notiziario.
ANNIVERSARIO
ANNIVERSARIO
Gemello Rossini “Walter” e Ernesta Catellani Attilio Ibatici “Sirio”
Il 15 luglio 2015 si è spento Attilio Ibatici “Sirio”, partigiano della 145a Brigata Garibaldi. Era una persona schiva e modesta nonostante le varie onorificenze a lui riconosciute per i suoi innumerevoli ruoli sia nella Resistenza che nella vita civile. Manca ancora tanto alla sua famiglia e alla sezione Anpi di Castelnovo Monti.
In occasione del 25 aprile per ricordare l’antifascista perseguitato Gemello Rossini “Walter” e la moglie Ernesta Catellani, la famiglia sottoscrive a sostegno al Notiziario.
17° ANNIVERSARIO
ANNIVERSARIO
Giuseppe Carboni
Oddino Cattini “Sbafi” e Fermina Malagoli “Rosa”
Il 27 aprile ricorre il 17° anniversario della scomparsa del partigiano Giuseppe Carboni. La moglie, le figlie, le nipoti Giulia ed Elena ed il genero lo ricordano con nostalgia e rimpianto. Per mantenerne vivo la memoria e gli ideali, sottoscrivono a sostegno del Notiziario.
Il 15 maggio ricorre il 12° anniversario della scomparsa del Partigiano Oddino Cattini “Sbafi”. Lo ricordano con affetto, insieme alla moglie Fermina Malagoli “Rosa”, scomparsa sei anni fa, il figlio Luciano, la nuora Anna, le nipoti con i mariti e le pronipoti sottoscrivendo pro Notiziario.
ANNIVERSARIO
Carlo Porta e Lea Rodolfi “Avevamo deciso di lottare insieme in questa magica avventura della nostra vita. Ricordando giorno dopo giorno i vostri insegnamenti, proverò ora a farlo da sola. Con nostalgia e rimpianto ricordo i miei genitori Carlo Porta e Lea Rodolfi. In loro memoria offro a sostegno Notiziario”. Vanna 19° ANNIVERSARIO
Fiorinda Cantoni Il 10 aprile ricorreva il 19° anniversario della scomparsa di Fiorinda Cantoni vedova di Didimo Ferrari “Eros”. Con tutto l’affetto che conservano nel cuore i nipoti Riccardo e Valerio Braglia, la figlia Anna, il genero Attilio Braglia la ricordano. Grazie per esserci stata sempre.
ANNIVERSARIO
Maura Ferrari Il 1° maggio ricorre il 12° anniversario della scomparsa di Maura Ferrari, figlia di Didimo Ferrari “Eros”, Commissario partigiano. Il marito Mario Peca, la sorella Anna con Attilio, i nipoti Riccardo e Valerio Braglia, la ricordano con grande affetto. La sua presenza costante e i suoi valori rimangono come obiettivi per tutti noi.
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ANNIVERSARIO
Andrea Bigi “Vecchio” e Ilde Bigi Andrea Bigi è nato a Pratofontana, frazione di Reggio Emilia il 25 aprile 1922. La madre Rosalinda, che ha partecipato alla lotta contro il fascismo, ha trasmesso al figlio Andrea i valori e gli ideali di pace e libertà. Andrea partecipa alla lotta partigiana con il nome di battaglia “Vecchio”, diventando prima tenente e poi comandante dei sappisti. Anche la moglie Ilde ha partecipato alla vita partigiana come staffetta. “Siete ancora qui con noi!”. Il figlio Ivan, la nuora Luciana, la sorella Elena, le nipoti Silvia e Claudia li ricordano con tanto affetto.
ANNIVERSARIO
Giulio Guidotti “Maria” e Selene Guidotti In occasione del 14° anniversario della scomparsa di Giulio Guidotti “Maria”, Partigiano nella divisione Eplj Dalmazia (ex Jugoslavia) e nella ricorrenza della morte 5 anni fa di Selene Guidotti, il figlio Gianni, la nuora Donatella e i nipoti Elisa e Marco, con immutato affetto, sottoscrivono pro Notiziario.
Lutti
aprile 2017
Lutti Renzo Sironi L’ amico Renzo è deceduto, lasciando un grande vuoto nella sua famiglia. In vita è stato un onesto lavoratore, un marito rispettoso, un convinto sostenitore della democrazia e delle Istituzioni. Ha sempre coltivato i principi di libertà ed indipendenza ed insieme alla moglie ha aderito all’Anpi, condividendone i valori e l’impegno civile. Per onorare la sua memoria e per ricordarlo ai parenti ed amici, la moglie sottoscrive pro Notiziario. A lei si associa la sezione Anpi di Castelnovo Monti, orgogliosa di averlo annoverato tra i suoi tesserati.
Remo Bonini “Jumbo” Il 1 febbraio ci ha lasciati Remo Bonini, il partigiano “Jumbo”, nato il 24 gennaio 1925. Giovane bracciante, iscritto al Partito Comunista, dopo l’8 settembre 1943, diciottenne, scappa con una rocambolesca fuga, insieme ad altri giovani prigionieri, nei pressi di Milano, saltando dal treno che li avrebbe portati in Germania. Rientrato a casa decide di entrare nelle Gap della 144a Brigata Garibaldi, che si stava organizzando nella zona di Novellara. Nell’inverno si unisce al gruppo che opera nella zona di Sant’Ilario, prendendo parte a diverse azioni di sabotaggio alle colonne tedesche lungo la via Emilia. Successivamente si sposta in montagna, a Ligonchio, partecipando ad azioni di liberazione nelle zone di Bettola, Vetto, Ciano d’Enza e Rossena. Non conosco molti dettagli di quella sua esperienza in quanto, mio padre, come altri suoi affezionatissimi compagni di lotta e amici profondi per tutta la vita, custodivano con pudore e rispetto, quasi con un senso di protezione, quegli eventi. Ricordo le appassionate discussioni che animavano le occasioni di incontro con i vecchi compagni e generavano, in noi figli, curiosità e ammirazione. Dopo la Liberazione fa parte per pochi mesi della Polizia partigiana, incarico conferitogli dal governo provvisorio, a garanzia dell’ordine civile. Essendo comunista, però, viene ben presto allontanato. Disoccupato e in difficoltà socio-economiche, frequenta la scuola edile ed eserciterà per l’intera vita lavorativa la professione di carpentiere. Curioso, desideroso di apprendere, sempre partecipe al fermento democratico e culturale, gestisce, dopo il ’45, con un gruppo di giovani il cinema del suo paese, partecipa con passione al dibattito politico nella sezione del PCI, alle manifestazioni e alle lotte sindacali per la conquista dei diritti dei lavoratori. Remo è sempre stato coerente con gli ideali e i valori che aveva maturato da giovane partigiano, diffusore dell’Unità, cooperatore, attivo nel volontariato della terza età, sempre disposto ad una partita a carte, curioso e appassionato alla discussione politica. Un lavoratore onesto, un marito e un padre protettivo, un nonno orgoglioso, un uomo appassionato, rispettoso, convinto del valore delle istituzioni democratiche. In occasione del 70° anniversario della Liberazione, a ricordo dell’impegno profuso per l’affermazione dei principi di libertà e indipendenza gli è stata consegnata, il 4 giugno 2016, la Medaglia della Liberazione. La figlia Daniela Bonini
Gino Branchetti “Bibi” Il 15 gennaio è deceduto il partigiano Gino Branchetti, “Bibi” della 76a Sap. Aveva compiuto 95 anni il 26 dicembre 2016. Nato in una famiglia operaia di Pieve Modolena, aveva vissuto durante la guerra una singolare avventura. Militare in aviazione dal 1940 come aiuto motorista, promosso aviere scelto con quasi il massimo dei voti, “19,37 su 20”, come si legge sul suo foglio matricolare, in zona di operazioni sugli idrovolanti, precipitò in mare nel canale di Sicilia. Riuscì a mettersi in salvo dopo tre giorni passati su di un canotto approdando nella zona di Messina. Dopo avventurose peregrinazioni raggiunse la famiglia, a Pieve Modolena, nell’inverno 1944. Il 2 gennaio 1945 iniziò ad operare con i sappisti locali, mentre il fratello William, classe 1924, era già partigiano dall’estate ’44 sull’Appennino, nelle file della 144a Brigata Garibaldi. Rinnoviamo sentite condoglianze alla vedova Benedetta e ai familiari tutti, tra cui il nostro William, da sempre vicino alla nostra Associazione . Nella foto: Gino Branchetti in divisa da aviere scelto, probabilmente in Sicilia tra il 1942 e il ‘43.
Renato Vacondio “Bergonzi” Renato Vacondio, partigiano “Bergonzi”, strenuo difensore dei diritti e della giustizia, combattente leale per una società migliore, uomo dolce e determinato, arguto e coerente ci ha lasciato. È stato uno dei primi ragazzi a salire in montagna. Comandante della 144a Brigata partigiana che operava nell’alta Val d’Enza tra Vetto e Ramiseto, il 25 aprile anziché essere in città a sfilare con i suoi compagni partigiani ha avuto il compito di presidiare il Municipio di Cavriago. “Sarai sempre nei nostri cuori. Grazie per quanto ci hai dato”. I famigliari.
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Notiziario ANPI
Lutti
Aldo Spaggiari Nel mese di febbraio è venuto a mancare l’amico Spaggiari Aldo, nato a Gavasseto il 18 febbraio 1926, che ha aderito allo lotta partigiana il 13 giugno 1944 sino al giorno della Liberazione. La sezione Anpi di San Pellegrino, per onorarne la memoria e per mantenerne vivo il ricordo tra i familiari e tra tutti coloro che lo hanno conosciuto ed apprezzato per le sue doti civili e morali, sottoscrive pro Notiziario.
Vincenzo Ganassi “Werther” Il 26 dicembre scorso è deceduto, dopo breve malattia, Vincenzo Ganassi, per gli amici “Werther”. Aveva lavorato per tanti anni alla Galbani, prima come rappresentante e poi come magazziniere. Si era impegnato, a lungo, nel Consiglio di Quartiere della circoscrizione 8 ed in particolare nella zona del Tondo e nella sezione PCI di Due Canali. La famiglia di Werther si era distinta per la sua attività antifascista già durante il ventennio fascista con l’attività del padre Egidio e dello zio Giovanni, marito di Dorina Storchi, disperso in Africa. Lo zio Adolfo era stato tra i protagonisti dello sciopero della Lombardini nel 1944 e delle lotte nella fabbrica nel dopo liberazione. Da tanti anni era iscritto all’Anpi e non mancava il suo impegno e la sua presenza per le varie iniziative e ricorrenze. La moglie Mara, il figlio Stefano, la nuora Rosanna e i parenti tutti lo ricordano per la sua coerenza e rettitudine e sottoscrivono pro Notiziario.
Bruno Valcavi “Kira” Lunedì 9 gennaio il paese di Carpineti si è trovato in piazzetta Matilde di Canossa per dare l’ultimo saluto al partigiano e sindaco Bruno Valcavi. Bruno, che giusto un mese prima aveva festeggiato 91 anni stretto dall’affetto di amici e parenti, ha deciso di andarsene proprio nel giorno del 220° anniversario della nascita della bandiera italiana, simbolo degli ideali di libertà e democrazia nei quali si era sempre riconosciuto e per essi prodigato. Giovanissimo, Bruno finisce sotto le armi e riesce a tornare a casa dopo l’armistizio, ma già nella primavera del 1944 decide di entrare nella Resistenza per liberare la sua amata terra dal nazifascismo. Aderisce al distaccamento Pigoni della 26a Brigata Garibaldi adottando il nome di battaglia “Kira” e diventando cosi uno dei combattenti di riferimento di tutto l’Appennino. Grazie al suo impegno nella lotta partigiana, dagli anni cinquanta fino al 2015 ha ricoperto il ruolo di presidente del comitato comunale Anpi di Carpineti, partecipando nel lungo periodo della sua presidenza a tutte le commemorazioni per mantenere viva la memoria della resistenza e, dal 1967 al 1976 quella di sindaco del paese. “Grazie Bruno per tutto quello che hai fatto per Carpineti, per i carpinetani e per l’intera comunità della montagna; fai buon viaggio Bruno. Ci mancherai. Il prossimo 25 aprile purtroppo non ti avrò più al mio fianco come sempre è avvenuto”, ha concluso il commiato il sindaco Tiziano Borghi. Le ceneri di Bruno Valcavi, che ha lasciato nel dolore la moglie Franca sposata nel 1951, riposano nel cimitero di San Prospero di Carpineti. Al dolore della famiglia si associa il sindaco Tiziano Borghi, la cittadinanza di Carpineti e l’Anpi tutta.
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Sostenitori
aprile 2017
Sostenitori CLAUDIA AGUZZOLI TELEMACO ARLEONI GINO BACCARINI LUISA E FIORENZA BARAZZONI IONE BARTOLI DIANA BASCHIERI ARZELINO BATTINI E FAM. MASSIMO BELTRAMI VINCENZO BIGGI IVAN BIGI ANNUSCA BIZZARRI SILVIA BONEZZI DANIELA BONINI PIETRO BUFFAGNI ADOLFINA BUSSEI IRENE CAMPI E FIGLIE RAFFAELE CAMPIOLI ROSELLA CARBONI Luciano Cattini LAURA CAVAZZONI ALFREDO CERIOLI TERESA CIGARINI ILEANA E MAURO CONFETTI ACHILLE CORGINI DANTE CORRADINI ANPI CORREGGIO WANDA DIACCI FRANCESCO FANTINI ANNA FERRARI POMPILIA FERRARI LUIGI FERRARINI ILEANA FERRETTI GIANCARLO FIACCADORI ERMETE FIACCADORI LILIANA FONTANA MARIA FONTANESI UMBERTO FRIGGERI KATIA FURGHIERI ALFREDO GALAVERNI LUIGI GALAVERNI BRUNA GANAPINI SONCINI STEFANO GANASSI FRANCO E AURORA GERMANI WILLIAM GORINO CARLO E STEFANIA GOVI NEREO GRASSI MANUELA E IVANA GROSSI
Pro Notiziario Pro Notiziario In ricordo del fratello Guido Baccarini
€ 20,00 € 150,00
dell’amico Ulisse Gilioli
€ 50,00
Pro Notiziario Pro Notiziario
€ 50,00 € 30,00
€ 40,00
BRUNO GRULLI E SILVANA POLETTI UGO GUIDETTI TIZIANA E LUCIA GUIDETTI GIANNI GUIDOTTI MONICA LANDINI
In ricordo del padre Orville Battini
€ 100,00
ANGIOLINA LELLI
Pro Notiziario In ricordo di Orlando Strozzi partigiano caduto alla Ghiarda In ricordo dei genitori Andrea e Ilde Bigi In ricordo dei genitori Nello Bizzarri e Albertina Rossini Pro Notiziario In ricordo del padre Remo Bonini “Jumbo” Pro Notiziario Pro Notiziario In ricordo del marito Giuseppe Battistessa Pro Notiziario In ricordo del padre Giuseppe Carboni In ricordo dei genitori Oddino Cattini “Sbafi” e Fermina Malagoli In ricordo del marito Walter Reverberi Pro Notiziario Pro Notiziario In ricordo di Loris Confetti “Giulio” e Enermere Beggi In ricordo del padre Genesio Corgini deceduto nella battaglia In ricordo di Fabbrico Pro Notiziario In ricordo di Artullo Beltrami “Luciano” In ricordo di Pierino e Ezio Caretta Pro Notiziario In ricordo di Maura Ferrari e Fiorinda Cantoni In ricordo del marito Francesco Neroni Pro Notiziario In ricordo dei genitori Giuseppe Ferretti e Ilde Pasturini
€ 50,00
CLAUDIO MALAGUTI
€ 50,00
ANNA ROSA MANFREDI
Pro Notiziario
€ 30,00
In ricordo dei genitori Talino Fiaccadori e Olimpia Beneventi Pro Notiziario Pro Notiziario Pro Notiziario In ricordo del padre Gino Furghieri “Brunello” Pro Notiziario Pro Notiziario
€ 40,00
MARZIA MANZOTTI
€ 200,00 € 50,00 € 70,00 € 50,00 € 30,00 € 40,00 € 20,00 € 50,00 € 150,00 € 100,00 € 25,00 € 20,00 € 100,00 € 30,00 € 20,00 € 50,00 € 40,00 € 40,00 € 100,00 € 40,00 € 40,00 € 50,00
€ 100,00 € 30,00 € 30,00 € 20,00 € 100,00 € 50,00 € 50,00
Pro Notiziario
€ 50,00
In ricordo di Vincenzo Ganassi
€ 100,00
Pro Notiziario
€ 15,00
Pro Notiziario
€ 30,00
Pro Notiziario
€ 25,00
Pro Notiziario In ricordo dei genitori Niveo Grossi e Bruna Leoni
€ 50,00 € 200,00
IVAN MENOZZI FRANCA MESSORI CLAUDIO MESSORI NORMA MORELLI STEFANO MORSELLI LIVIO NICOLINI E ARMANDA COCCONCELLI IRIS NOTARI ALESSANDRO OLIVA CARMELINA PANISI GENNARO PARISI ATTILIO PATTACINI FRANCA PEDORI E FAM. ARGO PIGNEDOLI IVAN RABITTI SEZIONE RES.PELLEGRINO PIERINA RIGHI ADRIANO RIVOLVECCHI GIULIANO ROCCHI ALBERTINA ROCCHI
Pro Notiziario
€ 50,00
Pro Notiziario
€ 20,00
In ricordo di Ivo Guidetti
€ 120,00
In ricordo dei genitori Giulio e Selene Guidotti Pro Notiziario In ricordo del marito Primo Montecchi In ricordo di James Malaguti “Smith” e Ida Donelli Pro Notiziario In ricordo dei genitori Bruno Manzotti e Bruna Pecchini In ricordo del padre Secondo Menozzi “Walter” e della madre Bruna Colli Pro Notiziario Pro Notiziario In ricordo del marito Carlo Gregori Pro Notiziario In ricordo di Cocconcelli Sparto “Demos”, Cerlini Maddalena “Cicci”, Cocconcelli Armando “Caio”, Colorno “D’Artagnan”, Emma “Kira” In ricordo del marito Dino Sassi In ricordo del padre Adriano Oliva “Martini” nel 17° anno dalla scomparsa In ricordo di Abbo Panisi “Nelson” Pro Notiziario Pro Notiziario In ricordo del marito Attilio Ibatici “Sirio” Pro Notiziario Pro Notiziario
€ 100,00 € 30,00 € 50,00 € 150,00 € 50,00 € 50,00 € 30,00 € 100,00 € 20,00 € 60,00 € 25,00 € 250,00 € 30,00 € 50,00 € 50,00 € 20,00 € 10,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00
In ricordo di Aldo Spaggiari
€ 25,00
In ricordo del marito partigiano Aristide Brugnoli
€ 50,00
Pro Notiziario
€ 10,00
Pro Notiziario In ricordo di Beggi Luigi “Mago” In ricordo del marito Fernando TILDE ROCCHI Cavazzini “Toni” EDDA ROMEI In ricordo del marito Renzo Sironi LUCIANO RONDINI Pro Notiziario In ricordo di Gemello Rossini, GIOVANNI ROSSINI Ernesta Catellani, William Caprati e Albertina Ferrari GIUSEPPE ROTA Pro Notiziario IVANO SASSI Pro Notiziario SIMONE SPALLANZANI Pro Notiziario In ricordo di Riccardo e Carlo SONCINI MARINA Soncini GASTONE STROZZI Pro Notiziario IVANO TARASCONI Pro Notiziario SILVANA TERENZIANI In ricordo di Adriana Rovacchi In ricordo del padre partigiano ANNA E SILVIO Cismo Tirabassi e la madre Mercede TIRABASSI Cigarini ATTILIO E PIERA In ricordo di Adolfo Tondelli TONDELLI GIANFRANCO E In ricordo del padre Renato FRANCA VACONDIO Vacondio “Bergonzi” MARIA VERONI Pro Notiziario GILDO VERONI Pro Notiziario UN AMICO Pro Notiziario
€ 50,00 € 25,00 € 50,00 € 40,00 € 30,00 € 200,00 € 20,00 € 30,00 € 25,00 € 50,00 € 30,00 € 50,00 € 20,00 € 30,00 € 20,00 € 90,00 € 20,00 € 30,00 € 30,00
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