Notiziario 2019 Gennaio-Marzo

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ANPI NOTIZIARIO

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NUMERO

2019

PERIODICO DEL COMITATO PROVINCIALE ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA DI REGGIO EMILIA

03 EDITORIALE NUOVO ANNO, NUOVA ORGANIZZAZIONE

Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - codice ROC 25736 d.l. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- CN/RE - Filiale R.E. - Tassa pagata taxe perçue - Anno XLVIV - N. 01 gennaio 2019 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.

Ermete Fiaccadori

10 ATTUALITÀ BRESCELLO, UN CASO DI INFILTRAZIONE GENTILE Roberto Scardova

11 ATTUALITÀ PENSIERI SU REGGIO Ermete Fiaccadori e Giuseppe Pezzarossi

19 SOCIETÀ DDL PILLON, UN ARRETRAMENTO NEI DIRITTI CIVILI Anna Fava

“COMPAGNO MITRA”, LE CALUNNIE DI STELLA


Sommario 03. Nuovo anno, nuova organizzazione Ermete Fiaccadori

11. Pensieri su Reggio Ermete Fiaccadori e Giuseppe Pezzarossi

20. Anniversari

04. “Compagno Mitra” e l’azione mistificatrice della destra

15. Decreto sicurezza: si stravolge la Costituzione Ermete Fiaccadori

23. Sostenitori

07. Guerra e/o Pace Giancarlo Ruggieri 08. Operazione chiarezza contro la mafia Roberto Scardova 10. Brescello, un caso di infiltrazione gentile Roberto Scardova

22. Lutti

16. Resistenza, Liberazione, Dopoguerra Antonio Zambonelli 18. Tre incontri per contrastare i nuovi fascismi 19. Ddl Pillon, un arretramento nei diritti civili Anna Fava

SOSTIENI IL NOTIZIARIO ANPI Caro Lettore come sai nel 2018 abbiamo apportato varie modifiche al Notiziario, sia sotto l’aspetto grafico che per quanto riguarda la periodicità ora trimestrale, ed inoltre cerchiamo sempre di dargli contenuti legati oltre che alla memoria anche ai problemi di attualità. Abbiamo anche adottato provvedimenti per ridurre i costi ed ora lo inviamo a circa 2.000

persone. Si è trattato di scelte difficili e di uno sforzo importante che vogliamo continuare anche nel 2019. Per questo Ti chiediamo un sostegno finanziario al Notiziario e Ti alleghiamo un bollettino postale.

Periodico del Comitato Provinciale Reggio Emilia ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA C.F. 80010450353 Via Farini, 1 – 42121 Reggio Emilia Tel. 0522 432991 – Fax 0522 401742 Ente Morale D.L. n. 224 del 5 aprile 1945 Reg. Tribunale di Reggio Emilia n.276 del 2/3/1970 Spedizione in abbonamento postale – codice ROC 25736 Proprietario e direttore: Ermete Fiaccadori Condirettore: Antonio Zambonelli Sito web: www.anpireggioemilia.it Email: redazione@anpireggioemilia.it

Numero 1 Gennaio - marzo 2019 – Chiuso in tipografia il 17/12/2018 Grafica Omnia Edizioni, Via D.Vioni 6, Guastalla (RE) Stampa Litocolor Copertina: Tessera Anpi 2019 Quarta di copertina: foto di A. Bariani

Un cordiale saluto e buon 2019. La Redazione - L’Anpi Reggio Emilia

Destina il 5x1000 all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia: apponi la tua firma nello spazio “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni riconosciuteche operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1, lett a), del D.Lgs. n. 460 del 1997” e inserisci il Codice Fiscale dell’Anpi 00776550584


Editoriale

gennaio 2019

Nuovo anno, nuova organizzazione di Ermete Fiaccadori

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l Comitato provinciale dell’Anpi ha deciso, nella sua seduta dello scorso ottobre, di preparare per la prossima primavera una Conferenza di organizzazione a livello provinciale. La riunione si è conclusa con un intervento di Carlo Ghezzi, vice presidente nazionale Anpi e responsabile dell’organizzazione, che ha ribadito l’opportunità di un approfondimento delle tematiche organizzative a metà del mandato congressuale. È stato un periodo denso di attività sul piano nazionale ma anche locale. Pensiamo al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, alle iniziative di lotta alla mafia e alla ‘ndrangheta, alla diffusione della ricerca “la Galassia Nera su Facebook” che ci ha fatto riflettere sulla realtà della destra nel nostro paese, alla raccolta delle firme sull’appello “Mai più fascismi”, ai due corsi di formazione organizzati e alle tante altre iniziative promosse a livello provinciale e locale. Numerosi sono i problemi da affrontare tra cui quello delle risorse finanziarie calanti, di un opportuno rafforzamento della presidenza, di un approfondimento del tema della organizzazione, del funzionamento delle zone territoriali e

anche del ricambio del gruppo dirigente in alcune sezioni. Si è già provveduto alla nomina di una nuova coordinatrice della commissione femminile, Anna Fava di Poviglio, mentre, per quanto riguarda la commissione scuola, per ora è in corso la ricostituzione. Il tesseramento 2018 si è concluso con un numero di tessere, 3853, pari a quello dello scorso anno. Si tratta di un dato positivo anche se non siamo riusciti a recuperare la perdita di iscritti registrata nel 2017 sull’anno precedente. Purtroppo è da segnalare il fatto che molti iscritti degli anni precedenti non sono stati ricontattati, ma è positivo che siano stati reclutati 365 nuovi tesserati. Possiamo contare ancora su 136 partigiani combattenti; le donne iscritte sono 1.472 pari al 35%; la classe d’età maggiormente presente è quella degli ultra settantenni, mentre gli iscritti fino a 50 anni rappresentano oltre il 23%. Si tratta di un patrimonio importante che vorremmo far crescere nei prossimi anni. Per questo abbiamo bisogno di un’organizzazione efficiente, di gruppi dirigenti attivi, di sezioni territoriali in grado di sviluppare iniziative e di saper cogliere le domande che emergono da quel territorio. Insomma, abbiamo bisogno di avere un’Anpi attenta e partecipe ai problemi della gente.

Siamo consapevoli come, in questi anni, si sia diffusa una disaffezione al voto e una perdita di credibilità della politica tradottasi in una perdita di iscritti ai partiti. Si sono manifestate difficoltà nell’azione dei corpi intermedi (associazioni e organizzazioni sociali, culturali e sindacali) e dello stesso sindacato, oltre che una perdita di credibilità delle stesse istituzioni per le crescenti difficoltà che trovano nel dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini. L’Anpi, al contrario, pare vivere una fase di “controtendenza” con un aumento sempre maggiore di approvazione. Per questo le verifiche all’interno della nostra organizzazione dovranno confermare soprattutto i punti fermi della nostra identità ed in primis del principio di autonomia dell’Anpi ed il suo carattere pluralista capace di essere espressione di diverse culture. Ribadiamo: l’Anpi non è e non intende divenire un partito. Si tratta di un impegno importate e determinante per il futuro della nostra organizzazione a livello provinciale sia sotto l’aspetto organizzativo che politico. Il coordinamento di questo lavoro sarà svolto dal vice presidente vicario Giovanni Rossini in collaborazione con i coordinatori delle zone territoriali dell’Anpi.

È INIZIATO IL TESSERAMENTO 2019! ISCRIVITI La nostra associazione non è un partito e non sposa i programmi di alcuno di essi, ma cerca anzi di svolgere un’azione critica e unitaria a salvaguardia e a difesa dei principi della Costituzione, azione tanto più importante nell’attuale fase della vita nazionale, caratterizzata da rischi di sbandate populiste, autoritarie, se non addirittura fasciste. Se non riesci a passare dagli uffici dell’Anpi provinciale di via Farini 1 a Reggio Emilia o nella sezione del tuo Comune e desideri iscriverti all’Associazione, scarica il nostro modulo direttamente on line

nella sezione “sostieni Anpi” ed effettua il bonifico bancario intestandolo ad: Anpi Comitato provinciale Via Farini, 1 42121 Reggio Emilia IBAN :IT75F0200812834000100280840 Invia tramite fax o email il modulo e copia del bonifico. A pagamento verificato, ti verrà inviata via posta la tessera con il bollino valido per l’anno in corso.

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Notiziario ANPI

Politica

“Compagno Mitra” e l’azione mistificatrice della destra Nel libro di Gianfranco Stella il tentativo di riscrivere la storia della liberazione nella nostra provincia lanciando gravi accuse. La risposta è la tutela della verità con la cultura

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l 10 novembre scorso associazioni della destra reggiana hanno organizzato la presentazione del libro di Gianfranco Stella “Compagno Mitra” con l’ambizioso sottotitolo “saggio storico sulle atrocità partigiane”. In concomitanza è stato organizzato un sit-in davanti alla sede provinciale dell’Anpi nel quale hanno preso la parola il sindaco Luca Vecchi ed esponenti delle associazioni democratiche. La storia di liberazione della nostra provincia, e più in generale del nostro paese, non può essere riscritta da Gianfranco Stella che va sostenendo alcune tesi contrarie alla verità storica condivisa; il movimento partigiano fu un mito e null’altro; la resistenza non fu determinante per le sorti della guerra; il riscatto nazionale dal fascismo da parte dei partigiani combattenti fu una invenzione a posteriori ed in definitiva un vero e proprio falso storico. Stella ignora il valore politico di una Resistenza che vide l’incontro tra le varie culture politiche socialiste, cattoliche e liberali; incontro confluito nel testo della Costituzione repubblicana. Sul piano militare si è ben consapevoli che decisivo per la vittoria contro il nazifascismo fu l’apporto dei due grandi eserciti, quello alleato e quello sovietico. Ma è altrettanto vero che ci fu un contributo importante della Resistenza armata, a partire dai sabotaggi che, utili in sé, evitarono anche bombardamenti alleati col corollario di danni collaterali. Quanto al riscatto nazionale il cattolico (così si autodefinisce

Stella), ignora che il cattolico Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio, alla conferenza di Parigi, parlò proprio come democratico antifascista, in nome della Resistenza Italiana (militare e civile), ottenendo rispettosa considerazione dalle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale. Questo libro e i suoi scritti precedenti sono stati definiti come un lavoro dilettantesco con l’obiettivo di fare scoop giornalistici in quanto manca, spesso, un lavoro di ricerca e di contestualizzazione dei dati. L’autore non usa un metodo scientifico di indagine, con la raccolta del materiale utilizzabile e con lo studio delle fonti dalle quali lo ha prelevato. Tanto meno non utilizza una correttezza di linguaggio e non esclude attacchi personali e polemici. L’autore ha dichiarato di essere consapevole del rischio di essere denunciato e di aver già subito sei processi “superati” ma le cose non stanno proprio così. Gianfranco Stella è già stato condannato in via definitiva a pagare un risarcimento danni al partigiano reggiano Nemesio Crotti “Iside” comandante della 26a brigata Garibaldi reggiana per diffamazione avendolo accusato, senza prove, di aver organizzato la morte di don Carlo Terenziani. Gianfranco Stella è anche stato condannato a pagare un risarcimento danni a Carlo figlio di Arrigo Boldrini “Bulow” per averlo diffamato, definendolo un cialtrone e rivolgendogli altre accuse. La condanna in sede ci-

Stella continua a lanciare accuse gravi e calunniose

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vile sancì anche la infondatezza dell’accusa rivolta a Bulow di essere il boia di Codevigo. Malgrado le condanne subite, a cui non ha dato esecuzione, continua nella sua opera per denigrare la resistenza. La tecnica è sempre la stessa: lanciare accuse eclatanti ed infamanti senza fornire prove. Da alcuni stralci del suo ultimo libro lancia accuse a una staffetta partigiana utilizzando il condizionale “sarebbe stata rinchiusa…” mentre in un altro passo scrive di un comandante partigiano comunista sempre utilizzando il condizionale “avrebbe incassato centinaia di milioni…”. In altri passi del libro si accusano partigiani di essere dei boia e responsabili di numerose soppressioni. Continua così a lanciare accuse gravi, non provate e quindi calunniose ed inaccet-


Politica

IL SIT IN DAVANTI ALLA SEDE ANPI In via Farini si sono riuniti numerosi cittadini e gli esponenti delle associazioni democratiche (foto A. Bariani)

tabili. Per alcuni episodi sostiene di aver reperito documenti da un archivio segreto di un ex comunista di cui non può rivelare la identità. L’Anpi reggiana ha denunciato con forza queste menzogne precisando però che ciò non significa negare che il quel periodo, in quel contesto, in quella fase storica di gravissime violenze e atrocità, siano stati commessi errori e ci siano state deviazioni anche gravi. Va però ricordato che in tutte le ricerche fatte dagli storici in questi 70 anni non è mai stato ritrovato un documento che provasse la decisione dei

vertici partigiani di giustiziare, di uccidere senza una precisa giustificazione e sentenza e tanto meno di usare violenza. A Stella, alle forze della destra, non interessa la ricerca della verità, la ricerca dei documenti e delle prove. Loro ricercano lo scoop e il clamore mediatico. In questo modo vogliono portare avanti una azione che va ben oltre il revisionismo storico. Vogliono denigrare i partigiani, sminuire il contributo della resistenza alla liberazione del paese dai fascisti e dal nazismo, mettere sullo stesso piano fascisti e partigiani. Questa azione di revisionismo arriva oggi a qualificare come atti di folclore o ragazzate le manifestazioni neofasciste come quella avvenuta al cimitero di Milano ed anche la recente adunata del 28 ottobre a Predappio.

gennaio 2019

Purtroppo siamo in presenza di un crescendo di fatti che riguardano tutto il paese ed anche realtà come quella emiliana con tutta la sua storia antifascista. Si tratta di un crescendo favorito dalla attuale situazione politica. La destra rialza la cresta, ricerca un nuovo accreditamento politico. Siamo in presenza di un revisionismo che usa anche un linguaggio razzista, che estremizza le differenze etniche e culturali. Oggi si parla di respingimenti, di separazioni, di barriere, di espulsioni, di chi non ci è identico per cultura e etnia. Lo fa anche il Ministro degli Interni e non solo. Con questi argomenti e con lo slogan “prima gli italiani”, il Decreto Sicurezza, sferra un colpo pesante al diritto di asilo, all’accoglienza e all’integrazione creando le basi per un aumento

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Notiziario ANPI

Politica

Il sit in del 10 novembre è stato un importante momento di riflessione sull’attacco della destra e la necessità di difesa dei valori democratici (foto A. Bariani)

dell’irregolarità nei territori. Si agitano paure e pericoli, enfatizzandoli ed anche costruendone taluni artificiosamente per scatenare la reazione. è successo così anche da noi nel reggiano; basta vedere quello che è accaduto a Veggia di Casalgrande nel settembre scorso contro il falso pericolo che si realizzasse un centro islamico. I manifestanti di destra erano solo alcune decine, prevalentemente non reggiani, ma in passato non avrebbero avuto il coraggio e la forza di organizzare quella iniziativa Anche nella nostra città e provincia sono apparse scritte di intolleranza, scritte anti-partigiane e razziste ed alcuni compagni hanno anche ricevuto minacce. Si tratta di segnali che testimoniano il cambiamento del clima politico e della prova del crescente pericolo della destra. Dopo la lettura del libro ci riserviamo ogni azione per tutelare la verità, la reputazione e l’onore del movimento partigiano e di tanti partigiani ingiustamente accusati. Ma la risposta al libro e all’azione delle forze di destra deve essere principalmente politica e culturale. Deve essere una risposta delle forze democratiche che si rico-

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noscono nell’antifascismo e nei valori della Costituzione repubblicana, che operano per attuarla e non per stravolgerla. Dobbiamo, in questa fase politica, avere una grande attenzione perché vari sono stati i tentativi di stravolgere la Costituzione ed i suoi principi. Abbiamo assistito agli attacchi rivolti al Presidente della Repubblica nello svolgimento del suo ruolo di garante, agli attacchi alla magistratura da parte di chi, eletto dal popolo, si ritiene al di sopra delle leggi, di chi non riconosce la indipendenza e l’autonomia dei poteri dello stato, chi attacca la libertà di stampa. Abbiamo anche visto che c’è chi pensa che il Par-

lamento possa essere superato con una forma di democrazia diretta, casomai gestita con una piattaforma informatica e governata con una serie di referendum fatti tramite internet. Si tratta di attacchi ai principi cardine del nostro ordinamento democratico, attacchi veri e propri al sistema democratico. La risposta a queste tendenze, a questi fatti deve essere unitaria da parte di tutte le forze democratiche e antifasciste reggiane, delle forze che si riconoscono nella Costituzione repubblicana, nei suoi valori e principi.


Costituzione

gennaio 2019

Guerra e/o Pace di Giancarlo Ruggieri Due devastanti conflitti bellici di scala mondiale, aggressive politiche colonialistiche, l’intervento armato in guerre civili altrui ed un regime bellicista abbattuto a prezzo di tanto sangue versato indussero i Padri Costituenti a definire l’atteggiamento della Repubblica verso la guerra con l’inequivocabile imperativo “ripudia”. Tale vocabolo, espresso in una forma verbale di forte valenza, ha un valore anche confessorio e penitenziale, perché implica il rigetto di ciò che è stato proprio e che ora si disapprova e si allontana da sé, con una visione dinamica e storicistica, anelante emenda dai passati orrori. L’art. 11 della Costituzione reca infatti la seguente categorica espressione programmatica e di principio: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Ne consegue che la guerra di aggressione è categoricamente bandita. Del pari, risulterebbe vietato anche un intervento armato in altri Paesi, afflitti da una lotta intestina, in difesa di una delle parti in conflitto, come anche quello volto a combattere in favore di una minoranza, etnica o religiosa, oppressa. A questo punto, il sagace lettore dirà: e le missioni di pace? ...e la democrazia esportata con le armi? È sin troppo facile rispondere che trattasi di espressioni grondanti di ipocrisia, giacché l’intervento armato in casa altrui ha connotazioni inequivocabilmente belliche: sono azioni di guerra. Un’altra perplessità deriva dall’esito delle trattative diplomatiche che tentarono invano di scongiurare la seconda guerra

mondiale e che sortirono invece l’effetto di persuadere l’aggressore nazista della debolezza e arrendevolezza delle democrazie occidentali, le quali soltanto con un massiccio intervento armato riuscirono, dopo un lungo e sanguinoso conflitto, a debellare il feroce e crudele invasore. “Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore, avranno la guerra” (W. Churchill)

La descritta aporia solo in parte trova appagamento nel dettato dell’art. 52 della Costituzione, secondo cui “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.” Da notare che, a presidio della vocazione non bellicista della Repubblica, è previsto (Art. 78) che sia il Parlamento a dichiarare lo stato di guerra, al fine di scongiurare antidemocratiche ed avventate iniziative governative. La seconda parte dell’art. 11 programma una visione comunitaria dei rapporti fra gli Stati con la istituzione di organizzazioni internazionali, volte ad assicurare la pace e la giustizia fra le Nazioni, anche al prezzo di limitazioni paritarie di sovranità. Alla stregua di ciò, si suole considerare legittimo l’intervento armato determinato o autorizzato da tali organizzazioni internazionali, ma non sfugge che trattasi di una forzatura rispetto alla categorica proposizione del citato articolo 11. A tacer delle stragi di popolazioni inermi, che le truppe dell’ONU, presenti in loco, non hanno saputo, potuto o voluto scongiurare mentre, in altri casi, si è pervenuti finanche a bombardare città e villaggi, con inevitabili “effetti collaterali” sulla popolazione civile. La spinosa materia offre dun-

que contraddizioni e problemi di ardua soluzione, che riflettono l’ambigua natura della specie umana ed il tragico mistero della violenza, che connota tutta la storia dei Popoli. “Nulla è perduto con la pace. Tutto può essere perduto con la guerra” (Pio XII)

ERRATA CORRIGE

Luzzatti, chi era costui? Il titolo originario del precedente articolo era “Libera Chiesa in libero Stato o libere chiese in Stato sovrano?”. Esso contrapponeva due diversi approcci del separatismo religioso, il primo notoriamente attribuito a Cavour ed il secondo, meno noto, a L. Luzzatti. Al tenore letterale di tale titolo si ricollegava espressamente l’ultima parte del testo, ma tutto l’articolo si dipanava fra i due diversi enunciati principi. Sennonché, un’ignota manina redazionale, “inaudito auctore”, ometteva, per ragioni misteriose, il principio del Luzzatti, che nella formula voluta dallo stesso suona “religioni libere nello Stato sovrano” (F. Ruffini, La libertà religiosa come diritto pubblico subiettivo, Il Mulino 1992, pagg. 496-497), sostituendolo con l’insignificante e banale “oppure no?”, non si sa se contrapposto alla libertà della Chiesa, a quella dello Stato o a tutte e due, in tal modo rendendo incomprensibile l’ultima parte dell’articolo e l’intero contesto. Quanto testé chiarito dovevasi ai gentili lettori e un poco anche allo scrivente autore.

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Notiziario ANPI

Attualità

Operazione chiarezza contro la mafia

Nonostante le condanne del processo Aemilia e al di là delle dichiarazioni dei politici non è scattata la rivolta morale dei cittadini contro il crimine. Lo mostra uno studio promosso da “Libera” di Roberto Scardova

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o studio promosso dalla associazione antimafia “Libera”, e realizzato attraverso migliaia interviste in tutta Italia, rileva che parecchi cittadini ammettono di non avere idee chiare sulla mafia e sulla sua penetrazione al nord. Nella nostra regione i più si dicono “consapevoli” della presenza mafiosa, e il 68,8 per cento si è detto preoccupato della massiccia diffusione del crimine organizzato, ma lamenta scarsa informazione. D’altro canto quasi il 30 per cento degli intervistati ha dichiarato di non ritenere pericoloso il pur massiccio insediamento criminale emerso dall’inchiesta che ha portato al maxiprocesso Aemilia. Negli stessi giorni la Corte di Assise di Reggio, al termine di quel processo, ha emesso una sentenza di primo grado che al contrario suona come un assordante campanello d’allarme. Mille e duecento anni di carcere sono stati inflitti a centoventi dei 148 imputati, con pene sino a 21 anni, per reati di associazione mafiosa, usura, estorsione, minacce, incendi dolosi, riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di droga, false fatturazioni finalizzate all’evasione. Altre 26 condanne erano state emesse dopo i processi celebrati con rito abbreviato. Le cifre testimoniano l’esistenza di un fenomeno profondo. Numeri enormi se si considera che i reati riscontrati hanno avuto quale teatro operativo un territorio tutto sommato limitato: Reggio, Modena, Parma, Mantova. Né si deve credere che la rete criminale sia stata sradicata. Mentre ancora echeggiava nell’aula bunker il lungo elenco di condanne e relativi gravissimi

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reati, già i pentiti (alcuni dei quali hanno contribuito al paziente lavoro degli inquirenti) avvertivano: attenti, non è finita qui. Le cosche mafiose e ‘ndranghetiste sono ancora ben presenti, c’è al lavoro una nuova generazione malavitosa che agisce con stili e caratteristiche pervasive ancora da portare pienamente alla luce. Le condanne, come sappiamo, hanno raggiunto elementi dediti al crimine, molti dei quali

Tra i reggiani non è scattata una riflessione sull’infiltrazione mafiosa appartenenti a famiglie salite al nord parecchi anni addietro, in tempi non sospetti. Altri spediti in Emilia e nel nord Est più recentemente, già organici alle cosche mafiose col compito di gestire le relazioni con i vertici malavitosi calabresi, ed attivi soprattutto nel mercato edilizio ed immobiliare. Insediamento reso più facile dalla collaborazione di parecchi reggiani: professionisti, avvocati, commercialisti, imprenditori, persino uomini dello Stato ed operatori dell’informazione, grazie ai quali gli uomini delle cosche hanno potuto mettere radici e proliferare, ed alimentare di sé l’immagine di bravi e onesti lavoratori. Una complicità diffusa: per quaranta testimoni la Corte di Assise, presieduta da Francesco Caruso, ha chiesto la incriminazione per reticenza e false dichiarazioni.

Complici nati qui, nostri vicini di casa, nostri compagni di scuola e di lavoro, non cutresi, non poveri e modesti immigrati. Reggiani e modenesi che per il facile guadagno hanno subìto e poi condiviso le pressioni indebite, i ricatti, la corruzione, rinunciando omertosamente a rivolgersi alle autorità per smascherare e denunciare il crimine. E non è mancato, come ha rilevato l’inchiesta, chi si è volontariamente “messo a disposizione”, chi ha consapevolmente spalancato le porte al potere mafioso, e l’ha aiutato (persino sollecitato, ha sostenuto l’accusa) a conquistare il territorio. Le opinioni raccolte da “Libera” ci dicono che anche da noi una piena consapevolezza del fenomeno ancora non si è diffusa, nonostante le istituzioni e la maggior parte delle forze politiche e sindacali abbiano avuto un ruolo importante a sostegno del lavoro dei magistrati. Legittimamente il sindaco di Reggio, Luca Vecchi, ha sottolineato come gli amministratori reggiani si siano schierati al fianco del Prefetto De Miro quando questi, anni or sono, avviò un’azione di selezione e pulizia nel tessuto produttivo e commerciale mediante l’interdittiva che escludeva dagli appalti le azienda malavitose. A loro volta comuni e Provincia hanno saputo dotarsi di strumenti di controllo più efficaci, con la formazione del personale e l’introduzione di nuove pratiche istruttorie. Ma non è scattata, ancora, la rivolta morale degli onesti contro il crimine. Al di là delle doverose dichiarazioni di esponenti politici ai giornali, non risulta un coinvolgimento dei reggiani nella riflessione su quanto accaduto, e come sia stato possibile accadesse. Le scuole hanno fatto


Attualità

gennaio 2019

L’aula del Tribunale di Reggio Emilia durante il Processo Aemilia (foto di CGIL Modena)

eccezione: centinaia di studenti che a turno hanno assistito alle udienze del processo Aemilia hanno sicuramente riportato sensazioni importanti. Ma i ragazzi avranno anche notato che nella maggior parte dei giorni l’aula bunker era semivuota, disertata dai cittadini e dalle loro rappresentanze. Un cattivo segnale, quasi la dovuta operazione chiarezza fosse stata delegata agli studiosi, ai magistrati ed alle parti civili. A fronte di una tensione civile e politica insufficiente, il crimine può allignare a proprio piacimento. Non è un caso se, fallito il tentato ricatto al sindaco, subito dopo la sentenza sono venuti alla luce gli attacchi virulenti in diretta tv ai giudici del processo, le subdole minacce al presidente del Tribunale ed

ai suoi figli, la lettera minatoria all’avvocato che gestisce i beni mafiosi sottoposti a sequestro.

A fronte di una tensione civile e politica insufficiente il crimine può allignare a proprio piacimento

latitante, che armato di coltello ha tenuto in scacco una mattinata intera l’ufficio postate di Pieve, terrorizzando impiegati e clienti. Quando finalmente si è arreso ai carabinieri, in favore di telecamere, col proprio gesto e con le urla dei parenti aveva già mandato un preciso messaggio all’esterno: che, cioè, i veri colpevoli dei suoi guai giudiziari erano magistrati e giornalisti. Questioni di cui diceva di voler parlare col ministro leghista Matteo Salvini. Non potrà farlo. In ogni caso la Questura ha ordinato misure di massima sicurezza per il Tribunale, ed un servizio di scorta per i giudici del processo.

Magistrale, per il clamore ottenuto, la messa in scena operata da quell’imputato, condannato e

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Notiziario ANPI

Attualità

Brescello, un caso di infiltrazione gentile Una ricerca dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata, promossa dalla Cgil, dall’Anpi e dall’Auser di Reggio Emilia, descrive un’attività sotto traccia di Roberto Scardova

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e divisioni in seno alla comunità di Brescello appaiono tuttora dolorosamente vive, e purtroppo ben lungi dall’essere sanate. Il caso del comune rivierasco del Po, tornato alla normale vita civile dopo il commissariamento per il pericolo di condizionamenti da parte del crimine organizzato, è stato meticolosamente analizzato dagli studiosi dell’Università di Milano. La ricerca, promossa dalla Cgil, dall’Anpi e dall’Auser di Reggio Emilia, pone in luce la singolare situazione di una collettività ove da almeno 26 anni non risultano commessi gravi reati di tipo mafioso; dove però da anni sono solidamente insediati elementi considerati protagonisti di fatti evidenziati e duramente puniti dal recente processo Aemilia e da altri procedimenti. Gli esperti dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata, guidati dal professor Fernando Dalla Chiesa, hanno intervistato alcune decine di persone e raccolto tutti gli elementi in base ai quali la Prefettura a suo tempo dispose lo scioglimento del Consiglio comunale. Ne risulta un quadro ambivalente: da un lato parte degli intervistati rifiuta di ritenere succubi della delinquenza gli amministratori dichiarati decaduti. L’opinione è che Brescello sia stata scelta per non colpire città di ben maggiori dimensioni. Dall’altro diversi cittadini denunciano un clima di condizionamento strisciante, ipotesi avallata dai documenti prefettizi che citano a carico del Comune parecchi episodi non criminali ma certo assai vicini al limite di sicurezza. Questi si aggiungono alle valutazioni positive espresse pubblicamente dell’ex sindaco Marcello

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Coffrini sul comportamento di Francesco Grande Aracri, fratello di Nicolino, il capocosca cutrese considerato la massima espressione della penetrazione ‘ndranghetista nella zona. In una lettera al nostro notiziario, l’ex sindaco precisa di non avere pronunciato “parole di elogio” ma di essersi limitato a rilevare che Francesco in paese “si comporta in modo educato e gentile”. È esattamente quanto sottolineato dai ricercatori dell’Osservatorio. Per i quali a Brescello, dopo l’assassinio mafioso di Giuseppe Ruggiero nel 1992 e terminato lo scontro militare con la famiglia Dragone, il clan Grande Aracri impose un clima di quieto vivere, di comportamenti tali da non attirare l’attenzione della popolazione e delle forze dell’ordine. Una attività sotto traccia secondo la strategia per cui i centri minori diventano postazioni fisse nella conquista del territorio. Evitando di suscitare allarme sociale, le cosche agiscono conquistando spazi eco-

nomici ed alleanze professionali altrimenti proibite. Tutto questo facilitato, annota la ricerca, dalle scarse forze a disposizione delle autorità investigative, e dalla vulnerabilità del sistema politico impreparato ad affrontare un nemico sinora sconosciuto. Brescello conta poco più di cinquemila abitanti: cinquecento di loro, il 9 per cento, appartengono alla comunità cutrese, e detengono un peso elettorale decisivo per tutte le parti politiche. Tutti mafiosi? Certo che no, sottolinea l’Osservatorio. Tra loro sono molti onesti lavoratori. Ma tra gli intervistati c’è chi ha fatto notare che a Brescello si è diffuso un clima di indifferenza e di timore, che induce ad evitare le franche discussioni nei bar e nei ritrovi. I brescellesi avrebbero imparato insomma a tacere e farsi i fatti propri. Proprio sulla piazza di Peppone e Don Camillo, che al loro tempo avrebbero spazzato via le cosche a suon di legnate.

La ricerca sulla ‘ndrangheta è on line Sul sito dell’Anpi provinciale è pubblicata la versione integrale della ricerca “Brescello: uno studio di caso sull’insediamento della ‘ndrangheta al nord” commissionato da Cgil, Anpi e Auser provinciali all’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli Studi di Milano diretto dal professor Nando Dalla Chiesa. La ricerca ricostruisce le vicende succedutesi a Brescello con al centro lo scioglimento del consiglio comunale per in-

filtrazioni mafiose ed ha sottolineato che l’insediamento della ‘ndrangheta in tutta l’Emilia ha interessato non solo la sfera economico-imprenditoriale e dei professionisti ma anche quella politico-amministrativa. In conclusione ha confermato il salto di qualità compiuto negli ultimi decenni passando da una iniziale azione di infiltrazione ad una integrazione con un sistematico inserimento nel tessuto economico e sociale.


Pensieri su Reggio

Pensieri su Reggio L’Anpi provinciale apre una riflessione su Reggio Emilia. Pubblichiamo una raccolta di contributi di Don Giuseppe Dossetti, Giuseppe Gherpelli, Carla Rinaldi e Tiziano

Rinaldini dal titolo “Pensieri su Reggio”. Nel mese di gennaio promuoveremo in città un incontro pubblico di presentazione. Successivamente promuoveremo analoghe ini-

ziative nella provincia. Vorremmo che si potesse sviluppare una riflessione sul tema. Apriremo sul sito Anpi un link nel quale ospiteremo i contributi che ci perverranno.

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Pensieri su Reggio

Una ricognizione tra passato e futuro

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ell’ultimo anno gli organi dirigenti dell’Anpi provinciale hanno discusso, in più occasioni, della situazione economica e sociale, locale e nazionale, e delle minacce per la democrazia del nostro paese. L’appello “mai più fascismi” con la raccolta delle firme e la diffusione della ricerca Anpi “La galassia nera su Facebook” sono stati i momenti centrali della battaglia per la democrazia. Abbiamo assistito ad uno sfruttamento esasperato e speculativo delle risorse del paese con un deterioramento della qualità della vita ed anche una incidenza sulle stesse condizioni climatiche. Abbiamo registrato profondissime contraddizioni con una crescente forbice delle disuguaglianze economiche e sociali, con un blocco della mobilità sociale che ha compromesso in concreto la pari dignità delle persone. Si tratta di fenomeni che si sono accresciuti nell’ultimo decennio a causa del procedere del processo di globalizzazione e di finanziarizzazione della economia. La povertà non è solo mancanza di reddito o lavoro: è isolamento, è fragilità, è paura del futuro. La disuguaglianza è una violazione della dignità umana; è la negazione della possibilità che ciascuno possa sviluppare le proprie capacità. Le disuguaglianze crescenti sono state contemporaneamente la causa e l’effetto, al tempo stesso, della grande crisi innescata dalla finanziarizzazione dell’economia capitalistica. È proprio per mantenere la promessa fondamentale della giustizia e della libertà che una politica democratica ha il dovere di ridurre le vistose disuguaglianze esistenti. Le politiche riformiste, a tutti i livelli, non hanno saputo gestire la globalizzazione lascian-

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do la totale libertà di movimento dei capitali con tutti i condizionamenti e le conseguenze negative che ha comportato. Le conseguenze delle disuguaglianze sono una minaccia per la tenuta dello stessa sistema democratico. La diminuzione della partecipazione alla politica e alle elezioni, la trasformazione dei partiti in macchine elettorali sono mutamenti che incidono sul tenore e sulle caratteristiche della democrazia. La rinascita della politica dovrà ripartire dalla riacquisita capacità di ricoprire il suo ruolo di governo tramite la elaborazione di idee, progetti e programmi che mettano al centro i valori democratici e che dicano chiaramente quel che siamo e vogliamo essere come paese. Ma le caratteristiche del sistema economico italiano ed internazionale mostrano la debolezza delle risposte che vengono dalle sovranità nazionali. Nessun paese può pensare di dare una risposta autonoma viste le interconnessioni globali. L’Anpi reggiana, vista la complessità della situazione e visto anche un diffuso clima di assuefazione allo stato di fatto, ha deciso di favorire l’apertura di un confronto offrendo una cornice su Reggio. Propone a tutte le forze democratiche di riflettere e ripensarsi in una dimensione locale e non solo partendo dalle radici del pensiero del socialismo prampoliniano e del solidarismo cattolico per arrivare alla distintività reggiana degli anni ‘60-‘70 caratterizzata da una forte vivacità economica e dalla scelta di dar vita ai vari servizi pubblici. La società reggiana ha saputo sviluppare alcuni punti di forza molto importanti ed ha saputo anche far emergere alcune eccellenze ma non è stata in grado di

cogliere i segnali dell’insediamento della mafia e della ‘ndrangheta sul nostro territorio. Vorremmo favorire la comprensione della situazione in atto e delle prospettive che si prospettano senza alcuna pretesa di dare risposte esaustive e tanto meno di “dare la linea”, come un tempo si diceva all’interno delle forze politiche. Vogliamo stimolare il confronto offrendo, in apertura, alcuni contributi che hanno caratteristiche diverse tra di loro. Vogliamo anche sollecitare altri contributi e pensieri e favorire ulteriori momenti di confronto in città e nel territorio provinciale. Non intendiamo attivare alcun collegamento con le scadenze elettorali e con le scelte che i partiti andranno ad assumere prossimamente. L’Anpi non è un partito né vuole diventarlo. Non spetta a noi definire delle soluzioni dei problemi e tanto meno fare scelte al posto dei partiti o appoggiare questa o quella coalizione. Vogliamo essere uno stimolo, un collante democratico. Intendiamo essere aperti a tutti i linguaggi. Sollecitiamo una grande attenzione alla condizione femminile colpita da una crescente esplosione di comportamenti oppressivi e violenti. Vogliamo avere una grande attenzione ai più deboli, agli indifesi, a coloro che sono in difficoltà. L’Anpi intende continuare ad operare agendo con la bussola storica della democrazia, della libertà e dello spirito mutualistico espresso modernamente nella società del terzo millennio. L’Anpi intende continuare ad intrecciare la propria azione con la storia del paese. (Ermete Fiaccadori, presidente Anpi Reggio Emilia)


Pensieri su Reggio

Il bisogno di interrogarsi su Reggio Emilia

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ell’articolo di Ermete Fiaccadori, che precede queste mie righe, viene tracciato il quadro delle intenzioni e dei problemi dal quale prende le mosse questa iniziativa. La realtà intorno a noi, anche quella locale, ci mostra aspetti inattesi ed inquietanti. Pensando a Reggio basta richiamare fenomeni eclatanti manifestatisi in questi anni. La criminalità organizzata ha colonizzato questa terra non solo senza trovare le resistenze che ci saremmo aspettati, ma addirittura incontrando la complicità in parte del corpo sociale. Colossi cooperativi sono caduti tanto sotto i colpi della crisi che per responsabilità di gruppi dirigenti, portando una ferita del tutto inattesa e drammatica alla fiducia che c’era intorno a questa esperienza d’impresa e di lavoro che tanto ha caratterizzato il nostro territorio. A ciò si sono accompagnati processi più profondi e strutturali di trasformazione nella composizione demografica, etnica e sociale della nostra terra; processi di atomizzazione sociale e di rottura della coesione; mutamenti di costume, comportamento e senso comune che rappresentano un cambiamento di quella antropologia civile che ci sembrava acquisita nella nostra realtà. Ecco, è da una viva percezione di tutto questo mutare che nasce l’urgenza di una interrogazione profonda e non banale. Come il bisogno di superare lo spiazzamento e lo spaesamento che ci colgono. Di recuperare un senso della realtà in movimento. Di non rimanere impotenti rispetto a quanto vediamo. È da qui che nasce il bisogno di

interrogarsi su Reggio. Di svolgere una ri-cognizione, come l’abbiamo definita. Vogliamo cercare di comprendere in un modo profondo e convincente come la nostra realtà locale sia giunta all’oggi e ancora di più come si muove verso il domani e cosa possiamo fare noi.. Questa è l’urgenza che sentiamo di più. Quella riguardante il cosa sia possibile fare per lasciare del buono, quanto più buono possibile, alle generazioni che vengono. Una ri-cognizione ovviamente non può che prendere le mosse dal passato. Quanto accade nel presente ha sempre una genesi. Non si può parlare di una storia dell’oggi e di un pensiero per il domani di Reggio senza porre queste fasi in prospettiva. Senza andare a ricercare e ad individuare le caratteristiche peculiari di una vicenda, anche odierna, nelle sue radici. È per questo che questa ri-cognizione parte dall’interrogarci sui periodi trascorsi. Entrando più nel merito: la Reggio contemporanea, la Reggio sulla quale siamo seduti deriva le proprie caratteristiche da un percorso che prende l’avvio nell’Italia unitaria e che acquista sostanza, caratteri propri e distintivi, già dall’inizio del secolo scorso. Dalla Resistenza e dal secondo dopoguerra queste caratteristiche si precisano e si sostanziano ancor di più. E abbracciando con uno sguardo i decenni che ci separano da allora vediamo lo svilupparsi di diverse fasi. Vediamo stagioni di conquiste e di miglioramenti nei diritti e nelle libertà, oltre che nel benessere economico e poi, in anni più recenti, vediamo processi più critici, complessi che esprimono anche il rifles-

so, sulla realtà locale, di quanto accade nel mondo, dalla caduta del muro, alla globalizzazione, alle migrazioni, alla crisi economica partita nel 2008. Nella nostra interrogazione, nella nostra ri-cognizione abbiamo quindi adottato una schematizzazione. Che può probabilmente forzare la realtà, ma forse aiuta anche, nella sua schematicità, a tenere il filo del pensiero. Aiuta ad individuare le tre domande chiave che danno struttura comune a questa ricerca. La prima domanda: come è stato possibile che Reggio abbia vissuto fino agli anni 70 del secolo scorso un percorso di conquista e miglioramento? Quella che potremmo definire una fase “ascendente”. Perché ciò è potuto accadere, quali ne sono state le forze e le “formule”? E poi, a seguire, anche cronologicamente, una seconda domanda: quali fattori hanno poi generato le criticità? Assumendo per certo che gli ultimi trent’anni vedono un’infinità di cambiamenti del mondo. Ma Reggio come ha reagito? Cosa ha fatto? Ed infine, la terza domanda, che cosa si può fare oggi? Come si può ben comprendere l’intenzione di questa interrogazione non trova una risposta soddisfacente nella rappresentazione-narrazione agiografica e compiaciuta che richiama per Reggio l’idea dell’isola felice e del “modello”. Ciò tuttavia e assolutamente non vuole nascondere la distintività positiva che le nostre terre e il loro governo locale ancora rappresentano. Ma è appunto per difender al meglio ciò che occorre guardare alla realtà con lucidità. E quindi ciò che va ricercato non è né una rappresentazione

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Pensieri su Reggio

autodistruttiva, né il rimpianto del passato felice che non torna più, né la narrazione del “tutto va bene”, ma, in sostanza, una risposta che sa scavare nel profondo, lucida e veritiera. Si tratta, è ben chiaro, di uno sforzo ambizioso. Rispetto al quale non si immagina che possano venire letture o risposte conclusive, compiute ed esaustive, con la pretesa di individuare ricette che nessuno ha. Al tempo stesso non ci si può accontentare di riflessioni estemporanee o approssimative. Si tratta di avviare un pensiero il più possibile approfondito, di ricercare insieme, di chiamare al confronto figure che possano concorrere a questo sforzo. Ci è parso quin-

di utile proporre i nostri interrogativi a figure e personalità che ritenevamo potessero avviare con noi questa ricerca. E ciò per la loro esperienza, per la maturazione dei loro punti di vista, portatori di esperienze e sensibilità proprie e diverse tra loro. Unite a noi dalla disponibilità a questa interrogazione e dalla condivisione di questa urgenza. Ci ha condotto nell’individuazione di questi primi interlocutori anche la consapevolezza che il carattere di questa interrogazione è più storico politico che storiografico. Abbiamo quindi cercato quattro testimoni significativi di una storia, provenienti da campi diversi: quelli dell’impegno sociale e religioso, della cultu-

ra, dell’educazione e del sindacalismo. Li ringraziamo caldamente per la disponibilità. Non abbiamo chiesto loro risposte esaustive. Solo contributi e testimonianze derivanti dalla loro esperienza e riflessione. Ci pare abbiano offerto ricchezza e densità di pensieri. Per i quali li ringraziamo caldamente. Ci hanno consentito avviare in modo eccellente un percorso di confronto e approfondimento al quale speriamo si uniscano tanti altri. (Giuseppe Pezzarossi)

DATE DA RICORDARE GENNAIO

FEBBRAIO

MARZO

3 gennaio 1945: Rappresaglia di Fellegara

3 febbraio 1945: Eccidio Porta Brennone - RE

5 marzo 1945: Esecuzione di Villa Bagno

8 gennaio 1945: Rappresaglia di Gatta

9 febbraio 1945: Eccidio di Villa Cade’ e Villa Cella

13 gennaio 1945: Fucilazione di Angelo Zanti

14 febbraio 1945: Rappresaglia di Bagnolo in Piano

15 marzo 1945: Combattimento di Cerrè Sologno

21 gennaio 1945: Combattimento Minghetta - Viano

14 febbraio 1945: Rappresaglia di Calerno

25 gennaio 1945: Rastrellamento di Canolo e fucilazione di V. Saltini 28 gennaio 1945: Rappresaglia di Ponte Quaresimo 30 gennaio 1944: Fucilazione di Don Pasquino Borghi

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27 febbraio 1945: Battaglia di Fabbrico 28 febbraio 1945: Eccidio di Cadelbosco Sopra Fucilazione di Paolo Davoli

20 marzo 1945: Eccidio di Cervarolo 20 marzo 1945: Eccidio di Villa Bagno 27 marzo 1945: Combattimento Botteghe di Albinea “Villa Rossi”


Attualità

gennaio 2019

Decreto sicurezza: si stravolge la Costituzione La legge approvata a novembre non risolve affatto il problema del controllo dell’ immigrazione clandestina, ma l’aggrava. L’Anpi lancia un appello di Ermete Fiaccadori

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l 26 novembre scorso la Camera dei deputati ha approvato, in via definitiva, con voto di fiducia il decreto sicurezza presentato e voluto dalla attuale maggioranza del Parlamento. Si tratta di un provvedimento che ha destato grande preoccupazione per le disposizioni relative alla protezione umanitaria e immigrazione, che appaiono essere più una risposta simbolica all’opinione pubblica piuttosto che un confronto reale con i problemi concreti della sicurezza e della integrazione. Questa Legge non promuove dignità alle persone ma la toglie. Già nell’articolo 1, infatti, si prevede la cancellazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, della durata di due anni, che consentiva l’accesso al lavoro, al servizio sanitario nazionale, all’assistenza sociale e all’edilizia residenziale. Al suo posto viene introdotto il permesso per “protezione speciale”, della durata di un anno, ottenibile per calamità naturali nel Paese d’origine, per condizioni di salute gravi, per atti di particolare valore civile e per casi speciali quali aver subito violenza grave o sfruttamento. In questo modo, coloro che hanno in atto un percorso di integrazione, che lavorano regolarmente in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato, se non ottenessero questa certificazione, perderebbero il lavoro e il diritto a permanere sul territorio italiano. La loro posizione di debolezza e di condizionamento favorirebbe lo sfruttamento di quelle persone e la crescita di lavoro irregolare. Preoccupano fortemente le disposizioni relative all’ordine

pubblico e alla sicurezza. La durata massima del trattenimento degli stranieri nei centri di permanenza per il rimpatrio viene allungata (articolo 2) dagli attuali 90 a 180 giorni. Il sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati, gestito con i Comuni, prevede l’accesso solo per i titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati. La concessione della cittadinanza italiana per matrimonio o per residenza

Non si può restare fermi: serve una resistenza civile e culturale unitaria contro il provvedimento vede raddoppiati i tempi, ora fissati a quattro anni. Il provvedimento prevede anche altre norme tra cui il Daspo non solo per gli stadi, ma anche per fiere, mercati e pubblici spettacoli e una stretta antiterrorismo. Si prevede anche la vendita ai privati dei beni confiscati ai mafiosi e ai corrotti, tramite aste pubbliche. In questo modo anziché utilizzarli per finalità pubbliche e sociali, come prevede la legge 109 del 1996, si apre la strada alla possibilità che mafiosi e corrotti, tramite loro prestanomi dalla faccia pulita, possano rientrare in possesso degli stessi beni confiscati (come hanno già evidenziato molti magistrati) utilizzando

ricchezze accumulate grazie ai vari reati commessi. Per queste ragioni l’Anpi e altre organizzazioni hanno lanciato un appello per “una resistenza civile e culturale unitaria” in quanto “non si può restare inerti” di fronte a questo tipo di provvedimento. Carla Nespolo, presidente Anpi, all’accusa di essere “nostalgici delle bandiere rosse… “ ha risposto che “abbiamo nostalgia della Costituzione, non delle bandiere rosse”. Il vero rischio che il provvedimento prospetta è quello di aumentare la propensione alla illegalità. La legge non risolve affatto il problema del controllo della immigrazione clandestina, bensì l’aggrava. Le norme contenute scaricano sui Comuni nuove e pesanti di incombenze come hanno denunciato tanti sindaci. Non ci si può rassegnare a questa deriva falsamente garantista ed efficientista che sferra un colpo così pesante al diritto di asilo, all’accoglienza e all’integrazione. Si illude chi pensa di fermare i processi migratori in atto dai Paesi poveri, dai Paesi colpiti da carestie, dai Paesi soggiogati da regimi totalitari e dai Paesi in guerra con provvedimenti amministrativi, con nuove pastoie burocratiche, con minacce di espulsioni e rimpatri. Il tema è tutto politico. E’ quello del rapporto tra i Paesi poveri e i Paesi ricchi. I Paesi più sviluppati si devono fare carico di aiutare lo sviluppo e l’utilizzo delle risorse presenti nei paesi meno sviluppati. Altrimenti non saranno i divieti e le minacce a fermare i flussi migratori.

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Notiziario ANPI

Cultura

Resistenza, Liberazione, Dopoguerra Note in margine del seminario organizzato da Anpi e Alpi-Apc dello scorso 20 ottobre a Felina, un appuntamento da replicare in tutto il territorio provinciale di Antonio Zambonelli

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uon esito del seminario organizzato da Anpi e Alpi-Apc svoltosi il 20 ottobre a Felina sul complesso tema “Resistenza, Liberazione, Dopoguerra”. Da moltiplicare sul territorio provinciale. Il sottoscritto non ha potuto essere presente all’iniziativa. Tuttavia, essendo ugualmente stato pregato di render conto del pensiero dei due studiosi protagonisti del seminario, Massimo Storchi e Giuseppe Giovanelli, cerca di far fronte al compito avvalendosi degli appunti fornitigli dal primo e di quanto scritto dal secondo nella sua opera Fiamme Verdi. Prendendosi anche la licenza di intrufolarsi qua e là con proprie glosse. Con la speranza di non tradire troppo il pensiero dei due storici. Il presidente Anpi Fiaccadori ha introdotto spiegando che le due associazioni partigiane hanno condiviso l’esigenza di una riflessione sulle radici da cui è nata la nostra democrazia repubblicana. Esigenza molto sentita oggi, mentre sorprendenti mutamenti in atto, anche a livello planetario, pongono problemi inèditi a cui far fronte. Dopo parole di saluto del presidente Alpi Elio Sassi ha svolto la sua relazione lo storico Massimo Storchi partendo dalla vera e propria “guerra civile” (frutto della guerra ‘15 -‘18) scatenata dalla squadrismo fascista, che già nel 1922 risultò vincitore sul campo, anche grazie all’appoggio di vasti settori dell’apparato statale. “La rivoluzione bolscevica – ha affermato Storchi – segnò la fine, nell’Europa anni ‘20-‘30 del progetto riformista e fu utilizzata come giustificazione pretestuosa per la rivoluzione preventiva fascista”.

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“La violenza connaturata all’ideologia fascista” nelle sue varie declinazioni europee, celebrerà i suoi tragici fasti con la seconda guerra mondiale e le decine di milioni morti, molti dei quali civili. In Italia, dopo l’8 settembre ‘43, la “resistenza lunga” di un antifascismo clandestino, si trasformerà in una guerra di liberazione tendenzialmente unitaria caratterizzata dai tre livelli, patriottico, di classe, civile (Claudio

Le associazioni partigiane hanno sentito l’esigenza di una riflessione sulle radici della democrazia repubblicana Pavone). Le divergenze al suo interno “avvengono sulla pratica della lotta armata... come usare la violenza [contro nazisti e fascisti] senza diventare come loro?... I cattolici tentano di ricondurre una guerriglia a guerra regolare: militarizzazione gradi... I comunisti tentano di regolare la violenza con l’organizzazione e l’educazione” . Si avrà comunque quel “di più di violenza”, anche nel dopoguerra, sulle cui dimensioni e motivazioni Storchi suggerisce una ampia bibliografia di cui fanno parte, a buon diritto, anche sue pubblicazioni che andrebbero, a nostro parere, riproposte. Al riguardo segnalo che la “giustizia sommaria”, nel dopoguerra, fu, nel reggiano come nel

modenese, più diffusa in pianura che in montagna (ciò che curiosamente stupì il Pansa nel suo Il sangue dei vinti, p. 297 ) in quanto nella pianura mezzadrile e bracciantile era stata più violenta l’oppressione (e la lotta) di classe da fine Otto a tutta la prima metà del Novecento, e altrettanto violento lo scontro partigiani fascisti nei 20 mesi della guerriglia; proprio come ci ricorda il film omònimo del compianto Bertolucci. Considerazioni importanti quelle di Storchi sul “continuismo” negli apparati dello Stato, compresa la magistratura, anche in relazione all’interpretazione [favorevole ai fascisti] che fu data dell’amnistia Togliatti in vari processi del dopoguerra (da ri-leggere, di Storchi, Il sangue dei vincitori , 2003). Ma è un tema, quello della violenza, rilevante nella relazione di Giovanelli, proprio in relazione alla nascita delle FF.VV. ed al rapporto cattolici/comunisti nello svolgimento della lotta di liberazione sul nostro Appennino. Ciò che spinse don Domenico Orlandini (don Carlo) a promuovere, nella tarda estate del ‘44, una formazione distaccata dalle brigate garibaldine, fu da un lato la volontà di contrastare le supposte mire rivoluzionarie dei comunisti e insieme di fornire un esempio concreto di un diverso modo di combattere nazisti e fascisti, evitando le esecuzioni sommarie dei prigionieri, e stabilendo più corretti rapporti con la popolazione montanara. Ma i giudizi negativi di don Carlo, non erano rivolti – sottolinea Giovanelli – “alla maggioranza dei garibaldini, tra i quali il sentimento patriottico […] era sincero, fattivo, incondizionato, e che in buona fede accettavano stelle e bandiere rosse; ma piuttosto


Cultura

gennaio 2019

Un momento del seminario organizzato lo scorso 20 ottobre a Felina con la partecipazione di Elio Ivo Sassi (ALPI – APC) e gli storici: Massimo Storchi e Giuseppe Giovannelli e il presidente dell’ANPI provinciale Ermete Fiaccadori (foto di L.Cattini)

per quei capi e commissari per i quali la Resistenza non poteva essere che comunista” (Fiamme Verdi, p. 150). È ben vero che l’attesa palingenetica di uno sbocco rivoluzionario comunista, faceva parte del bagaglio ideale di migliaia di garibaldini reggiani e modenesi. L’attesa di un “Sole dell’Avvenire” faceva parte di un senso comune sotterrano passato, fiume carsico, sotto la dura crosta del ventennio fascista. D’altra parte molti giovani, anche di famiglie contadine cattoliche della nostra pianura, erano saliti in montagna con quella spinta ideale, poiché l’opposizione al fascismo

– peraltro fatta di giornaletti e volantini – l’avevano avvertita e incontrata, per tutti gli anni venti e trenta, soltanto in quei comunisti che, anziché nell’Università cattolica di Milano, come ha affermato Giuseppe Dossetti autobiografico, si erano formati nelle carceri, nei luoghi di confino, nell’esilio. E molti di quei “commissari” osteggiati da Don Carlo, avevano passato quelle traversie. A cominciare dal demonizzato Eros, orfano a 5 anni del padre caduto sul Carso, bambino “servitore” contadino a 11 anni, comunista armato di libri nella biblioteca clandestina di Cam-

pegine, e per questo arrestato e costretto a vivere dai 20 anni ai 29 tra carcere e confino. Certo, tra i leader delle FF.VV. e quei comunisti, c’era una differenza antropologica notevole. Ma anche quei comunisti non erano tutti uguali. Tra gli esuli ci fu anche Paolo Davoli, Sertorio. Poi sappiamo bene – oggi – che quel “comunismo” sognato è imploso. Sappiamo altresì che molti comunisti, nella Resistenza, perseguendo il comunismo scoprirono la democrazia. E ne lasciarono il segno, con tutti gli altri antifascisti, nella Costituzione repubblicana.

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Notiziario ANPI

Cultura

Correggio: tre incontri per contrastare i nuovi fascismi Gli appuntamenti organizzati da Anpi, Cgil e Casa Spartaco con il patrocinio del Comune di Correggio hanno affrontato e approfondito scientificamente il tema

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n quest’epoca in cui nuove e potenti forme di comunicazione hanno profondamente mutato il modo in cui gli individui costruiscono e mantengono le loro relazioni, ci appare come inarrestabile l’ascesa di nuove e vecchie organizzazioni neofasciste. Un buon utilizzo degli strumenti “social” ha permesso ad organizzazioni e formazioni politiche numericamente marginali di ottenere una sproporzionata visibilità e potere da esercitare. Partendo da queste considerazioni Anpi, Cgil e Casa Spartaco, con il patrocinio del Comune di Correggio, hanno organizzato un programma di tre incontri, presso la sala conferenze di Palazzo Principi, con l’obbiettivo di analizzare e contrastare i nuovi fascismi. Il 20 di ottobre Paolo Berizzi, intervistato dal giornalista Stefano Morselli, ha presentato il suo “Nazitalia”, il 19 novembre Elia Rosati ha presentato “Casa Pound Italia. Fascisti del terzo millennio”. La narrazione del giornalista d’inchiesta Berizzi, l’impostazione scientifica di Rosati, le acute riflessioni, il livello di attenzione ottenuto e la breve distanza intercorsa fra gli eventi sono stati tutti elementi che hanno concorso al successo dell’iniziativa a cui hanno partecipato molti giovani. Questo breve ciclo si è concluso, a Palazzo Principi di Correggio, il primo dicembre con la presentazione della ricerca “Galassia Nera” da parte dell’autore Giovanni Baldini che si è confrontato con il nostro presidente Ermete Fiaccadori. Un’importante ricerca condotta con metodo scientifico e costantemente in aggiornamento, perché nell’epoca dei “social”, della comunicazione immediata e non in-

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Il 20 ottobre la presentazione del libro di Paolo Berizzi “Nazitalia”. L’autore è stato intervistato dal giornalista Stefano Morselli

termediata, della “condivisione monodirezionale” e dei “like”, abbiamo bisogno di comprendere la reale consistenza dei neofascismi e trovare il modo per

contrastarli. Perché il pericolo è già reale anche quando la sola immagine, non importa costruita come, consente ai fascismi d’essere accettati.

ResistEnza, un progetto tra memoria e futuro ResistEnza è un progetto innovativo, promosso dall’Istituto Alcide Cervi insieme all’Unione dei Comuni della Val d’Enza e ai Comuni di Sorbolo, Vetto, Ventasso, Poviglio, Boretto e Brescello, che traccia un percorso storico e turistico tra la montagna e il Po, lungo il fiume Enza, con quattordici luoghi, uno per ogni comune, significativi della lotta antifascista; ad ognuno di questi luoghi corrisponde un episodio di un racconto originale che si può leggere online sul sito www.laviadellaliberta.it, accompagnato dalle biografie dei protagonisti, da documenti storici e altro materiale. Ora, grazie al contributo dell’Anpi (che insieme a Auser promuove già il progetto La memoria a portata di smartphone), su questi luoghi sarà installata fisicamente

una targa contente un codice QR che, tramite smartphone, renderà immediatamente fruibile, non solo il racconto della Via della libertà, ma anche tutte il materiale disponibile sul sito dell’Anpi. In questo modo, il percorso virtuale avrà un corrispettivo materiale, dando vita a quel museo diffuso che potrà essere fruito da un pubblico sempre più vasto, fatto di studenti delle scuole di ogni ordine e grado, turisti, studiosi e semplici cittadini. Si potrà decidere di seguire tutto il percorso, facendo un vero e proprio tour dei luoghi della Resistenza, così come sarà possibile imbattersi casualmente in una targa, scoprendo così la storia nascosta di un luogo, che altrimenti sarebbe rimasta sconosciuta.


Società

gennaio 2019

Ddl Pillon, un arretramento nei diritti civili

Contro il disegno di legge si è mobilitato il Coordinamento donne Anpi Re, che avvierà un percorso per discutere del provvedimento con le parlamentari del territorio: “Caro senatore, le streghe son tornate” di Anna Fava

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in discussione, in Parlamento un disegno di legge, e fin qui, nulla di strano. Andrà a revisionare le norme della separazione, del divorzio e dell’affido dei minori. E anche qui, non c’è nulla di strano, anzi, è materia delicata, che coinvolge minori e casi di violenza familiare così in aumento negli ultimi anni che la legislazione potrebbe davvero avere bisogno di una revisione. Il disegno di legge ha un “nome”: Pillon. Avvocato, convinto sostenitore del FamilyDay, mediatore familiare. E senatore leghista, che, nella sua funzione prometteva un’interrogazione parlamentare “contro la stregoneria negli Istituti di Brescia”. Un aspirante “cacciatore di streghe” insomma. E quello presentato dal senatore Pillon è un provvedimento pensato e scritto quasi per dare una regolata a chi è colpevole delle disfatte familiari e quindi merita sanzioni speciali. Tanto speciali che sembrano disegnate apposta per le streghe. Eh sì, perché, tra le righe si legge dell’abolizione dell’assegno di mantenimento, aumentando quindi la disparità tra genitore abbiente e meno abbiente (e in Italia, si sa, c’è ancora forte disparità tra uomo e donna nel mondo del lavoro), si legge che chi rimarrà nella casa familiare dovrà pagare un affitto all’altro coniuge, e che i minori dovranno trascorrere tempi uguali con entrambi i genitori, quindi, doppio domicilio senza poterne riconoscere uno proprio. Tra le righe si legge anche che, nel caso che un minore esprima disagio nei confronti di un genitore inadeguato si possa ipotizzare anche la manipolazione da parte dell’altro genitore e tutto ciò, potrebbe

La manifestazione contro il Ddl Pillon (Arcigay Gioconda)

bloccare, di fatto, l’emersione di violenza familiare. Dulcis in fundo: il ricorso al mediatore familiare (conflitto d’interesse?) pressoché obbligatorio, sotto-

Un provvedimento pensato quasi per dare una regolata a chi è colpevole delle disfatte familiari ponendo di fatto la famiglia ad un controllo pubblico. Insomma, questo disegno di legge rappresenta un vero e proprio arretramento nei diritti civili, in particolare per le donne e per i minori, che, quasi sempre, da una separazione conflittuale ne escono con le ossa rotte!

Contro questo disegno di legge si sono mobilitati in tanti, avvocati, associazioni in difesa dei diritti dei minori e le donne. Eccole, le streghe. Sono tornate. Siamo tornate e siamo tante, combattive e senza nessuna intenzione di indietreggiare un passo quando si tratta di diritti. Perché noi, lo sappiamo, quanto ci son costati questi diritti. In tante città il 10 novembre scorso ci siamo mobilitate con manifestazioni e flash mob, e le assemblee di informazione sui territori sono ormai all’ordine del giorno. Come coordinamento donne Anpi Re, oltre ad aderire al comitato “No Pillon RE” ed alla manifestazione suddetta, avvieremo un percorso che coinvolgerà anche le parlamentari del territorio, per esaminare, capire e discutere questo disegno di legge. Che riteniamo pessimo. … Eh sì, caro senatore, le streghe sono tornate, e non ce ne staremo al caldo a far la maglia… questa è una promessa!

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Notiziario ANPI

Anniversari

Anniversari ANNIVERSARIO

Alice Saccani e Renato Giachetti

ANNIVERSARIO

Emilio e Lucia Grossi

Una vita insieme di amore e di lotta per un mondo migliore. I figli Giancarlo e Giuliana, unitamente ai nipoti, ricordano i genitori partigiani Alice Saccani (8/7/19182/11/2000) e Renato Giachetti 02/7/1903 – 24/8/1964) e sottoscrivono pro Notiziario

3° ANNIVERSARIO

Mario Sulpizio “Guerra”

In memoria del Partigiano Emilio Grossi “Obrai”, appartenente alla 76a Brigata Sap “Fratelli Manfredi e della moglie Lucia, recentemente scomparsa, la figlia Laila, con profonda tristezza e rimpianto, per onorarli, sottoscrive pro Notiziario.

13° ANNIVERSARIO

Giuseppe Carretti “Dario” Il 2 ottobre scorso ricorreva il 13° anniversario della scomparsa del Partigiano Giuseppe Carretti “Dario”, vice comandante della 145a Brigata Garibaldi, ex sindaco di Cadelbosco Sopra e presidente Anpi per oltre 25 anni. Lo ricordano con profondo rimpianto la moglie Maria Montanari, le famiglie Carretti e Pioppi e per onorarne la memoria sostengono il Notiziario.

Il 21 dicembre 2018 ricorreva il 3° anniversario della scomparsa di Mario Sulpizio “Guerra”, commissario politico del distaccamento “Don Pasquino Borghi”, comandante del 3° Battaglione Guerriglieri “O. Olmi” della 143a Brigata Garibaldi “Bis-Franci” operanti sul territorio parmense. I famigliari lo ricordano con immutato affetto.

2° ANNIVERSARIO

21° ANNIVERSARIO

Il 29 maggio 2017 è mancato Avio Pinotti, comandante partigiano “Athos” e presidente onorario Anpi di Correggio. Con lui se ne andato non solo un protagonista fondamentale della storia della Resistenza, ma anche un riferimento costante per l’impegno profuso per tenere alti i valori della libertà e della democrazia. L’amico Mauro Saccani lo ricorda con immutato affetto e rimpianto e sottoscrive pro Notiziario.

Il 20 dicembre 1997 ci lasciava Elio Trolli, partigiano “Sergio”. Sono passati tanti anni, ma il ricordo di lui, della sua passione, del suo impegno per il turismo amatoriale sono più vivi che mai in coloro che hanno avuto la possibilità di verificare la sua instancabile opera organizzativa in occasione di tornei e di raduni sui sentieri partigiani. Per onorarne la memoria, le figlie Laila e Lilia, il genero e i nipoti, nel ricordarlo sempre con affetto e rimpianto, sottoscrivono pro Notiziario.

Avio Pinotti “Athos”

ANNIVERSARIO

Elio Trolli

7° ANNIVERSARIO

Bruno Lodesani e Franca Ferrari

Mario Catellani “Giorgio”

“O partigiano che riposi sotto l’ombra di un bel fior, ti ha raggiunto a farti compagnia la tua amata Franca”. Ricorreva il 20 dicembre il settimo anniversario della scomparsa di Bruno Lodesani. Il 26 agosto scorso è venuta a mancare la moglie Franca Ferrari. Li ricordano sempre con grande affetto i figli Ivan e Anna Maria, la nuora Enrica e le nipoti Giorgia e Sara e quanti poterono godere della loro compagnia. I famigliari sottoscrivono a favore del Notiziario.

Il 28 gennaio 2011 è mancato il partigiano Mario Catellani “Giorgio”. La famiglia Paterlini – Catellani così lo ricordano: “Non sei più con noi fisicamente, ma la tua presenza moralmente c’è e sarà sempre con noi. Siamo cresciute e maturate con i tuoi insegnamenti: Onestà, Legalità, Resistenza! Non è sempre facile ribadire questi concetti, ma noi continueremo con forza ad affermarli. Tu ci dicevi spesso: quando si è certi della verità, bisogna farla conoscere al prossimo, con rispetto ma con fermezza!”. Con affetto le tue donne : Annamaria, Lorenza e Chiara, che sottoscrivono pro Notiziario.

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Anniversari

18° ANNIVERSARIO

Angiolino Margini “Tempesta”

8° ANNIVERSARIO

Renza Beggi

Il 17 novembre scorso ricorreva il 18° anniversario della scomparsa del Partigiano Angiolino Margini “Tempesta” della 143a Brigata Garibaldi, attiva nel parmense. Lo ricordano con immutato affetto la moglie Adolfina Bussei, la figlia Luciana, il genero, la nuora, i nipoti ed i parenti tutti. Per onorarne la memoria, sottoscrivono pro Notiziario.

ANNIVERSARIO

gennaio 2019

Il 12 novembre 2010 è deceduta Renza Beggi, moglie dello scultore Vasco Montecchi di Ventoso-Scandiano. Il marito la ricorda con rimpianto e per onorare la sua memoria, insieme ai familiari ed amici, sottoscrive pro Notiziario.

ANNIVERSARIO

Odoardo Bulgarelli e Severina Bisi

Luigi e Orelei Maioli

Il partigiano Odoardo Bulgarelli “Modena” è scomparso il 30 novembre 1985. In occasione del 33° anniversario della morte lo ricordano con immutato affetto, insieme alla moglie Severina Bisi, staffetta partigiana, deceduta il 15 marzo 2009, i figli Paris e Sirte, i nipoti, i pronipoti e i famigliari tutti, sottoscrivendo pro Notiziario.

Luigi Maioli è mancato il 28 ottobre del 2009 e Incerti Orelei il 29 gennaio 2018. Le figlie Marzia e Miria, i generi Annibale e Andrea, i nipoti Letizia e Lorenzo amano ricordarli con l’affetto e l’amore che mai hanno fatto loro mancare. Per rendere onore alla memoria, sottoscrivono pro Notiziario.

21° ANNIVERSARIO

3° ANNIVERSARIO

Werter Bizzarri

Elena Ganapini in Borciani

Il 5 gennaio scorso ricorreva il 21° anniversario della scomparsa di Werter Bizzarri, ex internato militare in Germania. Lo ricordano con il rimpianto e l’affetto di sempre la moglie Valentina Rinaldi e la nipote Annusca mentre in suo onore sottoscrivono pro Notiziario.

ANNIVERSARIO

Armando Attolini e Lucia Fontanesi

Nel mese di marzo prossimo ricorrerà il 3° anniversario della scomparsa di Elena Ganapini, moglie del partigiano e attivista Anpi Teobaldo Borciani “Pompeo” che la ricorda sempre con grande rimpianto e nostalgia. Per rendere omaggio alla sua memoria sottoscrive pro Notiziario.

4° ANNIVERSARIO

Prof. Renzo Barazzoni

Nel giorno del suo novantesimo compleanno (15 novembre), mentre era festeggiato nella sede Anpi. dai suoi familiari ed amici, il partigiano Paolo Attolini è andato con il pensiero ai suoi genitori con ancora vivo ed intenso ringraziamento per il sostegno e l’amore che in vita gli avevano sempre riservato.

10° ANNIVERSARIO

Primo Montecchi in memoria del marito Primo Montecchi nel 10° anniversario della scomparsa, avvenuta il 6 gennaio 2009, Angiolina Lelli, con grande affetto e rimpianto offre pro Notiziario.”

25° ANNIVERSARIO

Maria Manzotti

Il 1° dicembre ricorreva il quarto anniversario della scomparsa del professor Renzo Barazzoni. La moglie Luisa e le figlie Paola e Fiorenza lo ricordano con grande rimpianto e sottoscrivono pro Notiziario per onorarne la memoria.

ANNIVERSARIO

Marco e Licinio Marastoni Afra Marastoni ricorda con sempre vivo dolore il 46° anniversario della perdita dell’amato figlio Marco e la scomparsa del marito Licinio, avvenuta il 10 dicembre 2015. Al suo ricordo si associa Laila Grossi, amica di famiglia, memore di quanto dolore le perdite dei suoi cari abbiano arrecato alla famiglia ed agli amici. Nell’occasione sottoscrivono pro notiziario per onorare la loro memoria.

Nel 1993 Maria Manzotti lasciava la sua famiglia, lasciando un grande vuoto. Le figlie Deledda, Alda e Nealda la ricordano con immutato affetto e sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

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Notiziario ANPI

Lutti

Lutti Gianni Giannoccolo “Furia” Il 30 settembre 2018 è venuto a mancare Gianni Giannoccolo, partigiano “Furia”, combattente in Jugoslavia e fondatore in Puglia della Compagnia partigiana “Antonio Gramsci”, aggregata alla terza brigata d’oltremare, che accoglieva l’adesione di soldati italiani liberati dai partigiani jugoslavi o fuggiti dalla prigionia dei tedeschi. Dopo due mandati come sindaco di Veglie nel leccese, si è trasferito a Correggio dove ha rivestito la carica di capogruppo in Consiglio comunale. É stato poi assessore provinciale e impegnato nel Co.Re.co di Reggio Emilia. Le varie presenze istituzionali, in occasione del suo funerale, hanno ricordato le capacità intellettuali di Giannoccolo, la sua caparbietà nel credere, senza alcuna rinuncia, nelle cose giuste della vita. Si aggiunga, poi, la sua capacità di cogliere l’essenziale e stabilire l’ordine dei valori irrinunciabili quali la libertà, i principi democratici e l’antifascismo. Ha pubblicato numerosi libri ed è stato considerato uno tra i più noti collezionisti e studiosi del primo novecento e, più in generale, di tutto il periodo che terminò con la seconda guerra mondiale. Con la sua scomparsa, a pochi mesi dalla perdita della moglie Innocente Casarini, viene a mancare un altro testimone di una stagione e di una generazione che ha messo a repentaglio la propria vita per la democrazia e per la libertà di tutti. Ai figli Renzo e Laura vanno le condoglianze dell’Anpi provinciale.

Paolo Gualerzi Paolo Gualerzi era nato nel 1927 a Parma. Dopo aver compiuto gli studi primari nella città natale, per potere frequentare gli istituti superiori, si trasferì a Marola di Reggio Emilia per andare a lezione nel locale seminario. Mentre lì soggiornava, i tedeschi hanno compiuto l’orrendo eccidio di Bettola, che non risparmiò neppure i bambini. Colpito da quel massacro, Paolo decise di aderire al movimento partigiano e ne raggiunse il distaccamento presso il Castello di Carpineti. In seguito ricoprì l’incarico di magazziniere presso il comando di Villa Minozzo, dove operavano Miro (Riccardo Cocconi) ed Eros (Didimo Ferrari). Partecipò ad alcune operazioni per dare man forte ai compagni, pur con la sua giovane età (17 anni). Dopo l’attacco sferrato dai tedeschi alla Gatta ed a seguito di molte peripezie per poter sfuggire alla loro cattura, raggiunse i suoi nonni al Ghiardo di Cavriago. Tuttavia non riuscì a sfuggire alla cattura e, purtroppo, a seguito della spia di un ex seminarista di Marola fu arrestato a metà agosto e fino a metà novembre restò nel carcere dei Servi di Reggio Emilia. Dopo di che fu trasferito nel campo di Fossoli per essere inviato nei lager in Germania. Dopo alcuni tentativi di fuga andati a vuoto, finalmente riuscì ad evadere e a raggiungere, dopo lunghe peripezie, i familiari al Ghiardo di Cavriago. Con la madre, poi, raggiunse Torino ed entrò nella Divisione Rocca e gli fu attribuito il nome di battaglia “Lupo” e lo fecero persino vicecomandante del distaccamento. Attorno al 25 aprile arrivò la notizia che Reggio Emilia era stata liberata e ritornò in citta appena gli fu possibile. Dopo la Liberazione ha avuto il riconoscimento prima di “benemerito”, poi di “Partigiano”. Nella vita privata esercitò la professione di ragioniere ed è stato marito di Loretta Giaroni, padre di Manuela e Paola e nonno di Michele Sesana, ai quali l’Anpi invia sentite condoglianze.

Angelino Bronzoni Il 21 luglio scorso, in forma privata, si è svolto il funerale di Angiolino Bronzoni, partigiano della 144a Brigata Garibaldi. Ha vissuto per 90 anni una vita operosa, durante la guerra combattendo e sostenendo i suoi compagni nelle battaglie contro i tedeschi e fascisti in virtù dei suoi ideali di pace e giustizia, poi nella vita di tutti i giorni lavorando con impegno ed abnegazione per il sostentamento della sua famiglia. Alla moglie Franca, alla figlia Enrica con Salvatore ed al nipote Tommaso l’Anpi esprime vicinanza.

Nereo Grassi Il giorno 7 novembre scorso è mancato il partigiano Nereo Grassi, lasciando un grande vuoto non solo nella sua famiglia, ma in tutti coloro che lo hanno conosciuto ed apprezzato sia durante la sua militanza in guerra che in seguito nella sua attività lavorativa. La frase stampata nel suo ricordino riassume in sintesi la sua personalità: “L’onestà fu il suo ideale, il lavoro la sua vita, la famiglia il suo affetto”. Per onorarlo il figlio Willer ed i suoi cari sottoscrivono pro Notiziario.

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Sostenitori

gennaio 2019

Siria Papani “Maria” Il 22 ottobre ultimo scorso veniva a mancare Siria Papani, partigiana della 76a Brigata SAP, col nome di “Maria”. La Sezione Anpi di Bibbiano, consapevole di quanto Siria abbia operato e rappresentato per la comunità e per la sua famiglia si stringe ai familiari Rossana, Martina, Simona, Effrem, Iva, Gioconda partecipando al lutto ed inviando la più sentite condoglianze, onorando la memoria di una combattente della Resistenza.

Sostenitori ALESSANDRO CARRI

pro Notiziario

ADOLFINA BUSSEI

in memoria del marito Angiolino Margini

AFRA MARASTONI

in memoria del marito e del figlio

€1000,00 €50,00 €100,00

ALICE,DELEDDA,NEALDA DONELLI

in memoria della madre Maria Manzotti

ANNAMARIA PATERLINI E FAMIGLIA

in memoria di Mario Catellani

ARGO ZINI

pro Notiziario

€20,00

FRANCA FRANCIA

in memoria di Angiolino Bronzoni

€50,00

€75,00 €100,00

FRANCESCO BERTACCHINI

pro Notiziario

€25,00

GERMANO NICOLINI

pro Notiziario

€50,00

GIACOMO E ELSA NOTARI

pro Notiziario

GIACOMO SULPIZIO

in memoria del padre Mario

GIORGIO MONTANARI

pro Notiziario

GIULIANA E GIANCARLO GIACHETTI

in memoria di Alice e Renato Giachetti

€400,00

€30,00 €100,00 €20,00

ILEANA CARRETTI

in memoria del padre Giuseppe

€100,00

IVAN E ANNA MARIA LODESANI

in memoria dei genitori Bruno e Ferrari Franca

€150,00

LAILA GROSSI

pro notiziario

LAILA GROSSI

in memoria dei genitori Emilio e Lucia

LAILA TROLLI

in memoria del padre Elio

€100,00

LUISA FIORENZA, PAOLA BARAZZONI

in memoria del prof. Renzo Barazzoni

€100,00

MARZIA MAIOLI

in memoria dei genitori Luigi e Orelei

€100,00

MAURO SACCANI

in memoria dell’amico Avio Pinotti

€50,00

PAOLA LIBRERIA ALL’ARCO

festa compleanno Loretta Giaroni

€100,00

PAOLO ATTOLINI

in memoria dei genitori Armando e Lucia e sostegno

€120,00

PARIS BULGARELLI

in memoria dei genitori Odoardo e Severina

€100,00

ROBERTO GRECO

pro Notiziario

€15,00

RUFFINO E GIORGIO GHINOI

pro Notiziario

€20,00

€50,00 €50,00

SEZIONE BIBBIANO

in memoria di Siria Papani “Maria”

€50,00

TEOBALDO BORCIANI

in memoria della moglie Ganapini Elena

€50,00

UGO GUIDETTI

pro notiziario

€10,00

VALENTINA RINALDI

in memoria del marito Bizzarri Werter

€50,00

VASCO MONTECCHI

in memoria di Renza Beggi

WILLER GRASSI

in memoria del padre Nereo Grassi

LELLI ANGIOLINA

in memoria del marito Montecchi Primo

€25,00

COLLI OLIVIA

pro Notiziario

€30,00

U.I.S.P.

Sostegno attività istituzionali

SEZIONE ANPI QUATTRO CASTELLA

pro Notiziario

€150,00

SEZIONE ANPI SAN MARTINO IN RIO

pro Notiziario

€100,00

SEZIONE ANPI BIBBIANO

pro Notiziario

€250,00

SEZIONE ANPI CAVRIAGO

pro Notiziario

€80,00

SEZIONI ANPI COORDINAMENTO COMUNALE R.E.

pro Notiziario

€500,00

€50,00 €100,00

€250,00

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