Notiziario Anpi luglio-settembre 2018

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ANPI NOTIZIARIO

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NUMERO

2018

PERIODICO DEL COMITATO PROVINCIALE ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA DI REGGIO EMILIA

03 EDITORIALE NUOVI INIZI

Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - codice ROC 25736 d.l. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- CN/RE - Filiale R.E. Tassa pagata taxe perçue - Anno XLVIII - N. 04 ottobre 2018 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.

Ermete Fiaccadori

08 SOCIETÀ MAFIA: ORA REGGIO DEVE RISOLLEVARSI Roberto Scardova

16 CULTURA CON LA COSTITUZIONE NEL CUORE Carlo Smuraglia

18 ESTERI NIGER, MISSIONE CONFERMATA Saverio Morselli

IL LUNGO ‘68 DI REGGIO EMILIA

Prima e dopo l’anno caldo: le pagine di Reggio15 Antonio Zambonelli


Sommario 03. Nuovi inizi come scelta e necessità Ermete Fiaccadori

10. Storie

17. Letture

11. Tessere

04. Tra memoria e attualità Ermete Fiaccadori

12. Il lungo Sessantotto a Reggio Emilia Antonio Zambonelli

18. Missione in Niger confermata Saverio Morsellli

06. Solidarietà contro la crisi di sistema

14. Le ventuno donne della Costituente Anna Fava

20. Anniversari

15. Il cretino di Marzabotto Roberto Scardova

23. Sostenitori

07. Libera chiesa in libero Stato, oppure no? Giancarlo Ruggieri 08. Mafia: Reggio indolenzita Ora sappia ripulirsi Roberto Scardova

19. Sezioni

22. Lutti

16. Con la Costituzione nel cuore

ANPI: ULTIMI GIORNI PER IL TESSERAMENTO 2018 La nostra associazione non è un partito e non sposa i programmi di alcuno di essi, ma cerca anzi di svolgere un’azione critica e unitaria a salvaguardia e a difesa dei principi della Costituzione, azione tanto più importante nell’attuale fase della vita nazionale, caratterizzata da rischi di sbandate populiste, autoritarie, se non addirittura fasciste. Se non riesci a passare dagli uffici dell’Anpi provinciale di via Farini 1 a Reggio Emilia o nella sezione del tuo Comune e desideri iscriverti all’Asso-

Periodico del Comitato Provinciale Reggio Emilia ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA C.F. 80010450353 Via Farini, 1 – 42121 Reggio Emilia Tel. 0522 432991 – Fax 0522 401742 Ente Morale D.L. n. 224 del 5 aprile 1945 Reg. Tribunale di Reggio Emilia n.276 del 2/3/1970 Spedizione in abbonamento postale – codice ROC 25736 Proprietario e direttore: Ermete Fiaccadori Condirettore: Antonio Zambonelli Sito web: www.anpireggioemilia.it Email: redazione@anpireggioemilia.it

ciazione, scarica il nostro modulo direttamente on line nella sezione “sostieni Anpi” ed effettua il bonifico bancario intestandolo ad: Anpi Comitato provinciale Via Farini, 1 – 42121 Reggio Emilia IBAN : IT75F0200812834000100280840 Invia tramite fax o email il modulo e copia del bonifico. A pagamento verificato, ti verrà inviata via posta la tessera con il bollino valido per l’anno in corso.

Numero 4 Ottobre - Dicembre 2018 – Chiuso in tipografia il 1/10/2018 Grafica Omnia Edizioni, Via D.Vioni 6, Guastalla (RE) Stampa Litocolor Copertina: Roma, febbraio 1968, foto di Fausto Giaccone Quarta di copertina: Manifestazione antifascista di Veggia del 15 settembre, foto di Angelo Bariani IBAN per sostenere il “Notiziario” Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Banca: IT75F0200812834000100280840 Posta: IT50Z0760112800000003482109 c/c postale n. 3482109


Editoriale

ottobre 2018

Nuovi inizi come scelta e necessità di Ermete Fiaccadori

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ono passati due anni e mezzo, era l’aprile del 2016, dall’ultimo congresso dell’Anpi che ha rappresentato, sia a livello locale che nazionale, un punto di svolta delicato per la nostra associazione. Sono stati eletti due presidenti: il sottoscritto e Carla Nespolo: che diversamente dai loro predecessori non sono stati dei partigiani combattenti, essendo nati proprio negli anni della lotta di liberazione. Come ha scritto Nuto Revelli, la generazione successiva ai partigiani, oggi settantenni, è quella dei partigiani dei partigiani. Ossia è la generazione che deve portare avanti la memoria della lotta antifascista vissuta non come protagonisti, ma di chi ha vissuto il clima, l’ambiente, le sensazioni , le speranze e le illusioni delle famiglie dei combattenti partigiani negli anni del dopoguerra e della ricostruzione del nostro paese. Con la generazione degli anni quaranta e cinquanta il livello di istruzione si è fortemente innalzato e tanti giovani hanno conseguito il diploma ed anche la laurea che erano stati un vero e proprio miraggio per le generazioni precedenti ed è cresciuta in un clima di radicale cambiamento.. L’agricoltura, che era la principale fonte per l’attività economica e per l’economia reggiana, conobbe trasformazioni profonde. La chiusura, nel 1951, delle officine Reggiane rappresentò un colpo tremendo per l’economia reggiana e spinse tanti operai, grazie allo spirito di sacrificio e alla professionalità acquisita, a dar vita a numerose attività artigianali e piccole imprese che hanno, poi, caratterizzato il tessuto economico e sociale. Per tutte queste ragioni risulta

appropriato definirli “partigiani” e sostenitori, di quanto hanno fatto i partigiani combattenti. Nell’aprile del 2016 abbiamo fatto il congresso provinciale ed eletto i nuovi gruppi dirigenti. Nel dicembre 2016 si è tenuto il referendum sulle proposte di modifica della Costituzione che tanto ci ha fatto discutere e tanto ci ha impegnato. Si è trattato di un passaggio delicato della nostra organizzazione, che ha visto l’Anpi schierata assieme alla Cgil, all’Arci e a tante altre organizzazioni per il No, in contrasto con la maggioranza parlamentare di centro sinistra che aveva approvato, quella riforma. Le motivazioni di tale scelta e le modalità con le quali si è sviluppata la campagna referendaria hanno prodotto strappi e lacerazioni anche dentro la nostra associazione, con un riflesso negativo sul numero dei tesserati. Tutto ciò non ha fermato l’azione dell’Anpi, che ha sviluppato iniziative ed eventi a tutti i livelli, caratterizzandola e qualificandola in modo chiaro, mettendo in rilievo una forte identità ed un ruolo estremamente attivo nel panorama sociale politico. Per questi motivi si è affermato e consolidato il nuovo gruppo dirigente. Detto ciò, siamo solo a metà strada tra il precedente e il prossimo congresso. È il momento di promuovere una verifica sullo stato di salute della nostra organizzazione e sul funzionamento degli organi provinciali. Abbiamo recentemente valutato le condizioni per un rilancio dell’azione del coordinamento donne, con la nuova responsabile Anna Fava, e abbiamo anche considerato gli spazi e le esigenze per un rinnovato impegno della commissione scuola, che contiamo di riprendere a breve. È necessario, oltreché opportuno,

fare una verifica sulla condizione in cui operano le nostre sezioni territoriali. Vogliamo capire come stanno le cose ed avviare un confronto che veda protagonisti i gruppi dirigenti delle sezioni. Abbiamo bisogno di comprendere le ragioni delle difficoltà che incontrano alcune realtà territoriali, ma anche diffondere le positive esperienze di tante sezioni. Potremo così, assieme, cogliere i punti di forza sui quali impostare il loro rilancio. Decideremo nel comitato provinciale come procedere. Mettere a punto le scelte fondamentali di azione politica e di soluzioni organizzative, sulle quali impegnarci nei prossimi anni, è un atto di responsabilità e di amore verso l’Anpi al quale non intendiamo sottrarci.

Brindisi di nozze all’Anpi

Riccardo, Paola, Pietro Braglia sono stati orgogliosi di avere potuto brindare con parenti e amici nella sede Anpi di Reggio Emilia il giorno del loro matrimonio in ricordo del carissimo nonno Didimo Ferrari “Eros”. Ringraziando la presidenza per avere concesso la realizzazione di questo particolare desiderio, devolvono un contributo per il proseguo dell’informatizzazione dei monumenti commemorativi con la posa delle targhe informative e dei QR.

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Politica

Notiziario ANPI

Tra memoria e attualità Di fronte alla situazione politica l’associazione vuole essere un una sorta di collante morale di tutte le forze che si riconoscono nei valori dell’antifascismo di Ermete Fiaccadori

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e elezioni del 4 marzo scorso hanno segnato un cambiamento profondo del panorama politico nazionale. Nessuna coalizione ha raggiunto il 40%, indispensabile per formare da sola un nuovo governo. Si è formato di conseguenza un esecutivo sulla base del “contratto per il governo del cambiamento” sottoscritto da Lega e Movimento 5 Stelle. All’interno della nostra associazione tante, ed anche molto diversificate, sono state le valutazioni che sono emerse in occasioni di incontri e riunioni. C’è stato chi , amareggiato e deluso per l’esito del voto, ha attribuito all’Anpi la responsabilità di essersi schierata per il No al referendum costituzionale e di aver così favorito l’avvio di una nuova fase politica negativa. Ma vi è anche stato chi ha pensato che l’Anpi debba diventare il collante per una nuova coalizione di centro sinistra, partendo dalle tante associazioni, partiti e movimenti politici che si sono riconosciuti nei contenuti dell’appello “mai più fascismi”, che ha raccolto centinaia di migliaia di firme. Va innanzitutto ribadito che l’Anpi non è e non vuole diventare un partito politico. È stata e vuole essere una associazione di liberi cittadini, che si riconoscono nei valori e nei principi della nostra Costituzione, che ha rappresentato la logica conclusione della resistenza e della lotta di liberazione. Una Costituzione che ha sancito

tutto l’opposto di ciò che è stato il fascismo: dalle violenze alla libertà, dalle discriminazioni alla uguaglianza dei cittadini senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Abbiamo tutti presente che i diritti sanciti dalla Costituzione sono universali e cioè valgono per tutti i cittadini, anche per chi era stato dalla parte dei fascisti. La Costituzione tuttavia ha posto dei limiti: quali il divieto di ricostituzione del partito fascista, della apologia di fascismo e della discriminazione tra i cittadini. Ciò non solo nella XII” disposizione transitoria, ma in tutto il suo impianto. Dobbiamo fare attenzione perché fenomeni recenti hanno rilanciato comportamenti razzisti e xenofobi che in passato, non possiamo dimenticarlo, arrivarono a giustificare la “soluzione finale” per gli ebrei e i campi di sterminio. Riteniamo che l’Anpi possa svolgere un ruolo importante facendo memoria attiva della nostra storia e attualizzando i valori della resistenza e della Costituzione, operando nei confronti dei ragazzi e dei giovani con azioni mirate nelle scuole, come previsto dal protocollo Anpi-Miur. L’altro terreno è quello della conoscenza e della informazione rivolta a tutti, focalizzate in particolare nell’uso dei social media, come facebook, che hanno visto lo sviluppo di una ricerca originale e molto interessante denominata “la galassia nera” su facebook, che ha permesso di censire oltre 3.700 siti e pagine attivate

La volontà è di rilanciare l’alfabetizzazione antifascista

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da organizzazioni italiane neofasciste con messaggi pericolosi e spesso deliranti. Come abbiamo più volte detto, l’Italia non ha fatto, fino in fondo, i conti con il fascismo negli anni del primo dopoguerra, ed a maggior ragione successivamente. Tutto ciò è avvenuto, crediamo, in primo luogo, per le conseguenze politiche della rottura della alleanza di tutte le componenti ideali presenti nel CLN, a causa della divisione del mondo in blocchi contrapposti. Abbiamo così assistito al ripristino dei ruoli e delle responsabilità di tanti esponenti del regime fascista in tutti gli apparati del nuovo stato democratico a partire dai ministeri e dalle altre istituzioni pubbliche, all’esercito e alla magistratura. Oggi tocca a noi dell’Anpi rilanciare un impegno di conoscenza e di “alfabetizzazione” antifascista


Politica

INTERLOCUTORI DELLA POLITICA L’Anpi è guidata in tutta la sua azione dalla stella polare della Costituzione (foto A. Bariani)

come garanzia della democrazia non solo sulla carta costituzionale, ma anche, nei comportamenti pubblici e privati. Non condividiamo l’idea di dover divenire un collante delle varie forze espresse dalla sinistra e che oggi appaiono come tanti pianeti, che, con proprie orbite autonome e non intersecanti tra loro, ruotano intorno al sole, al miraggio della democrazia reale, del benessere diffuso e della giustizia. Questo è e rimane un ruolo della politica e delle sue varie espressioni mentre noi vogliamo diventare una sorta di collante morale

di tutte le forze che si riconoscono nei valori dell’antifascismo per avviare una nuova resistenza basata su idee e su una visione del futuro, che abbia l’obiettivo e l’ambizione di un paese e di un mondo più giusto, nel quale le differenze tra i poveri e i ricchi si riducano, nel quale i paesi sviluppati si impegnino concretamente per la crescita economica, e quindi democratica, di tanta parte del globo che oggi soffre la fame e lo sfruttamento. Dobbiamo, tutti, sforzarci per far capire alle grandi potenze politiche e economiche che concepire le guerre come strumento di dominio e di oppressione di altri popoli è non solo sbagliato moralmente ma anche antistorico. Come Anpi vogliamo sperare che il nostro paese possa giocare un ruolo attivo a livello internazionale per obiettivi di pace, di be-

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nessere diffuso e di convivenza civile. Queste erano anche le aspirazioni ed i sogni dei nostri partigiani. Erano il carburante che ha dato loro il coraggio di combattere contro un nemico, il fascismo e il nazismo, che appariva invincibile e indistruttibile. Oggi, per far prevalere questi sentimenti, dobbiamo essere attenti alle persone, essere capaci di interpretare i loro problemi e disagi, essere attivi e puntuali sui territori. Nella sostanza vogliamo essere non una Anpi “partito” ma una associazione libera e indipendente al passo con i tempi, che sa essere interlocutore della politica e che è guidata in tutta la sua azione dalla stella polare della Costituzione.

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Notiziario ANPI

Società

Solidarietà contro la crisi di sistema Documento congiunto contro il razzismo e la cultura della violenza per la costruzione di politiche di pace, diritti umani, nonviolenza, giustizia sociale e accoglienza

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e numerose crisi che affliggono le nostre società hanno intaccato le fondamenta della democrazia, riportando alla luce un atteggiamento violento e aggressivo nei confronti di uomini e donne che vivono in condizioni di miseria e in pericolo di vita, accusandoli di essere la causa dei nostri problemi. La serie di episodi di violenza nei confronti di immigrati, con una evidente connotazione razzista e spesso neofascista, impone una seria e immediata azione di contrasto che parta da una doverosa riflessione: il tessuto sociale impoverito divenuto, giorno dopo giorno, campo fertile per fomentatori di odio e di esclusione sociale. Si stanno frantumando i legami di solidarietà e, progressivamente, spostando l’attenzione dalle

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vere cause e dalle responsabilità dei governi nazionali e delle istituzioni internazionali. La crisi è di sistema, è universale e la risposta non è più contenibile dentro i propri confini o ristretta a soluzioni parziali. Le interdipendenze tra crisi ambientale, modello di sviluppo, migrazioni forzate, guerre, illegalità, corruzione, corsa al riarmo, razzismo, rigurgiti fascisti e crisi delle democrazie, sono oramai ampiamente documentate. È necessaria un’azione che coinvolga l’intera Europa, oggi incapace di rispondere al fenomeno delle migrazioni in modo corale, senza permettere agli egoismi dei singoli di prevalere. La solidarietà è premessa indispensabile per la lotta alle disuguaglianze e per la difesa dei diritti. La società civile, il mondo della cultura, dell’associazionismo,

Una manifestazione di profughi sulle strade di Reggio

d e l l ’ i n fo r m a z i o n e, l ’ i n s i e m e delle istituzioni democratiche sono chiamate a impegnarsi nel contrasto a questa deriva costruendo una nuova strategia di mobilitazione, partendo da una piattaforma unitaria capace di fare sintesi tra le tante sensibilità e diversità che esprime la nostra società e di riaffermare il principio sancito 70 anni fa nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. (Anpi, Arci, Articolo 21, Aoi, Beati i Costruttori di pace, Cgil, Cipsi, Legambiente, Libera, Rete della Pace, Tavola della Pace)


Costituzione

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Libera chiesa in libero Stato, oppure no? L’Italia è una Repubblica connotata da una laicità relativa e molto temperata. Per garantire la pace sociale i Padri costituenti fecero prevalere la ragione politica su quella del diritto

di Giancarlo Ruggieri

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l termine di una conferenza sulla Costituzione, svolta nella scuola elementare di Villa Sesso, un bambino mi ha chiesto come mai in Italia ci sia uno stato più piccolo (il Vaticano) dentro il nostro Stato. L’arguta e pertinente domanda inquadra con precisione l’anomalia giuridica costituita dall’art. 7 della Costituzione, che regola i rapporti fra la Repubblica italiana e la Chiesa cattolica. Infatti, tale norma, attribuisce ad una confessione religiosa il rango di sovranità paritaria e costituzionalizza gli accordi storicamente intercorsi (Patti Lateranensi). Di conseguenza, la modifica di tali accordi può avvenire solo con il consenso delle parti ovvero con il procedimento di revisione costituzionale. A ciò si aggiungano il doppio ruolo rivestito dalla Chiesa cattolica, che assume le vesti sia di entità religiosa sia di Stato sovrano, e la dicotomia fra Santa Sede e Stato del Vaticano, entrambi soggetti distinti di diritto internazionale, categorie tutte recepite, direttamente o indiret-

tamente, dall’anzidetto articolo, e il guazzabuglio giuridico sarà completo. S’impongono, quindi, alcune domande: perché i Padri costituenti hanno conferito alla Chiesa cattolica tale rango privilegiato ed anomalo rispetto alle comuni regole di diritto internazionale? Perché si è voluto limitare la sovranità dello Stato rispetto ad una confessione religiosa mentre per tutte le altre si sono riaffermati nell’art. 8 i normali criteri di libertà e di consensualità, nell’ambito dell’ordinamento giuridico italiano e quindi della sovranità statale? Ed infine, perché ci si è cacciati in un tale ginepraio giuridico, che contrasta con gli usi e costumi del diritto fra le genti e che mina fortemente il carattere laico della Repubblica? La risposta si trova chiaramente espressa nei lavori preparatori della Costituzione: si è voluto, in tal modo, garantire la pace sociale, in qui tempi tanto turbolenti e pieni di fermenti politici, in considerazione del comune sentimento religioso della maggioranza degli Italiani. La ragione politica (si pensi che il Pci votò a favore della norma)

prevalse sulle ragioni del diritto e sul principio di laicità dell’entità statale. Del resto, basti pensare che in Italia, per solito, ogni cerimonia pubblica (compresa quella che si celebra a Reggio Emilia il 25 aprile) comprende una funzione religiosa o, comunque, la presenza di esponenti del clero cattolico. In conclusione, si deve riconoscere che l’Italia è uno Stato, seppure non confessionale, connotato da una laicità relativa e molto temperata. Il titolo evoca, ad un tempo, due principi: quello, ben noto, di Cavour e quello, più radicale, di Luzzatti. Occorre prendere atto che la Costituzione non soltanto non ha recepito il principio di rigorosa laicità del Luzzatti, ma non ha neppure attuato il pur moderato auspicio del buon Camillo Benso conte di Cavour. “Nissuno maggiore indizio si puote avere della rovina d’una provincia, che vedere dispregiato il culto divino” (N. Machiavelli, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, I, 12)

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Notiziario ANPI

Società

Mafia: Reggio indolenzita Ora sappia ripulirsi Mentre si sta concludendo il primo grado del processo “Aemilia”, l’intera collettività si interroga sul futuro. Il prefetto Mescolini: “Lotta a fondo alla criminalità economica” di Roberto Scardova

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ssumendo il nuovo incarico di capo della Procura di Reggio Emilia, il dottor Marco Mescolini ha annunciato il terreno sul quale intende sviluppare il lavoro proprio e dei suoi colleghi: lotta a fondo alla criminalità economica e finanziaria. Parole importanti, impegno meritorio: in una provincia ove, mentre va a conclusione il primo grado del processo “Aemilia”, l’intera collettività si chiede come sia stata possibile una penetrazione tanto vasta ma inavvertita del crimine in un tessuto economico e civile sino a ieri ritenuto degno di assurgere a modello. In poco più di quindici anni, invece, mafia e camorra si sono mostrate capaci di corrodere ed inquinare interi settori produttivi, aggredendo imprese e commerci, corrompendo, minacciando, cacciando il lecito con l’illecito. Favorite da una miope sottovalutazione da parte delle istituzioni, da ritardi ed inadempienze da chi avrebbe dovuto vigilare e stroncare sul nascere i fenomeni. Lo afferma a tutte lettere il rapporto stilato dall’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università di Milano, steso al termine di una ricerca promossa dal sindacato Cgil, dall’Auser e dall’Anpi. Ce n’è per tutti: per i politici convinti che “a Reggio la mafia mai e poi mai”, per le forze di polizia non sempre pronte ad attivarsi, per i tanti cittadini divenuti vittime dei soprusi ma timorosi di denunciare, per gli amministratori locali tardi a capire che molto più sovente si poteva e si doveva ricorrere ai poteri dello Stato; e per coloro che hanno persino considerato “benefattori” mafiosi e ‘ndranghetisti abili

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nel guadagnarsi un credito sociale, magari con qualche offerta a partiti o istituzioni. Amici di altre regioni chiedevano allarmati cosa stesse accadendo a Reggio, se davvero la nostra stava trasformandosi in una città mafiosa. Noi si sorrideva e si rispondeva con scherno e battute. L’inchiesta Aemilia ha dimostrato che avevamo torto, che non avevamo saputo valutare quanto vulnerabile fosse, specie in tempo di crisi, il no-

In poco più di 15 anni mafia e camorra hanno inquinato interi settori produttivi stro sistema di vita e di relazioni. Eppure in passato c’erano stati anche dei delitti, da noi si erano stabiliti assassini pronti ad entrare in azione e poi in effetti attivati, si era persino rivelato un killer legato alla cupola mafiosa siciliana ed a chissà quanti altri poteri occulti. Segnali inquietanti, ben presto dimenticati. Non è stato più necessario uccidere, le cosche si erano impadronite del terreno e l’avevano dissodato. Ecco centinaia di incendi distruggere camion ed aziende, attentati ad automobili e vetrine di negozi, fallimenti di imprese insospettabili. Poche denunce: “ma io non sono mai stato minacciato”, negavano le vittime. Ingenti somme di provenienza criminale investite per mettere fuori mercato onesti artigiani. Chi ha voluto sopravvi-

vere ha dovuto accettare il denaro dei cravattari, spesso riciclato da traffici criminali. Cene, incontri, contatti sempre meno clandestini con gli esponenti della malavita. Fondi neri acquisiti anche con l’attività delle cosiddette cartiere, fabbriche di fatture false. L’ombra di illeciti su decine di appalti pubblici, e su un elevato numero di licenze commerciali. Un crescente peso di pacchetti elettorali, capaci di condizionare la politica locale: grazie anche ad esponenti dichiaratisi pronti a mettersi “a disposizione” . L’inquinamento dell’informazione ed il ricatto: valga per tutti il tentativo ai danni del sindaco Luca Vecchi, mediante una “velina” originata dai servizi segreti, che il pubblico ministero aveva deciso di “omissare” perché irrilevante, ma egualmente pervenuta per vie misteriose alla redazione di un quotidiano cittadino, e subito sbattuta in prima pagina. Sì, dall’inchiesta Aemilia la nostra città esce indolenzita, comunque si pronuncino i giudici chiamati ad emettere la sentenza del relativo processo. Vi sono comparsi un totale di 220 imputati, per i quali i pubblici ministeri Marco Mescolini e Beatrice Ronchi hanno chiesto la bellezza di 1712 anni di reclusione. Ventisei di loro già condannati col rito abbreviato. Per tutti è stato disposto il sequestro conservativo di beni per centinaia di milioni di euro. Alle richieste si sono associate le parti civili, costituite anche dallo Stato e dalle amministrazioni locali della Regione e della intera provincia. Confidando che la Cassazione non riconosca il vizio di procedura originato dallo sciopero degli avvocati difensori degli imputati: perché in quel caso si dovrebbe ripartire da zero.


Società

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Lo scorso 19 settembre, alla Camera del lavoro, durante l’incontro “La ‘ndrangheta in Emilia: il caso di Brescello” è stata presentata una ricerca dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli Studi di Milano (foto M. Scardamaglia)

E dopo? Come ripristinare l’immagine della città, lesa nel suo carattere storico e civile? Quale rimborso pretendere per il danno morale che l’intera comunità ha subito, per l’economia onesta ferita, per una rete industriale e commerciale a lungo tormentata da violenza e corruzione? Reggio del resto è soltanto uno dei tanti casi di città del nord penetrate dal crimine mafioso, perché basta la lettura dei giornali per constatare come altrettanto sia avvenuto ed avvenga in tutto il Nord. In Lombardia numerose indagini in corso stanno ponendo in luce contatti sospetti tra esponenti politici, in particolare della Lega, con elementi legati alle cosche. Al vaglio dei magistrati le attività di numerose amministrazioni. I pubblici ministeri del processo Aemilia, per fortuna, hanno invece potuto dare atto al Consiglio comunale ed alla giunta di Reggio di aver operato concretamente per contrastare l’infiltrazione mafiosa, sia coi protocolli sottoscritti con la Prefettura sia, ad esempio, nella gestione dell’invenduto delle case Aier. La vigilanza dovrà ora accentuarsi anche sugli altri comuni

della provincia. Un caso doloroso, purtroppo, quello di Brescello: Comune a suo tempo sciolto e commissariato per il legittimo sospetto di pericolose contiguità, ma dove non risultano commessi reati penali. Se mai – annota l’Osservatorio sulla criminalità – Brescello “è stato un avamposto del processo di legittimazione” da parte di personaggi mafiosi o vicini alla ‘ndrangheta. Secondo il professor Nando Dalla Chiesa, direttore dell’Osservatorio, in quel piccolo Comune si sono progressivamente venuti ad insediare numerosi boss, così che la ‘ndrangheta ha potuto abilmente insinuarsi facendo sì che i propri affiliati si comportassero ed apparissero come persone prive di alcuna pericolosità, sino ad approfittare del comune sentimento di tolleranza e di accettazione da parte della collettività. Ricordiamo che alcuni brescellesi, compreso il sindaco Marcello Coffrini, non esitarono a pronunciare parole di elogio nei confronti di Francesco Grande Aracri, fratello del capo indiscusso della cosca cutrese Nicolino, per i cui delitti a Catanzaro è stato chiesto l’ergastolo. Stima

e fiducia conquistate da Francesco grazie ad un carico di sabbia regalato al Comune in occasione della piena del Po nel 2002. Tanto è bastato per rimuovere i sospetti sulla attività criminosa della cosca. Le piccole comunità, ha avvertito del resto Dalla Chiesa, sono le più appetite dalle organizzazioni mafiose, perché lì è più semplice sfuggire ad ogni controllo: e maggiore è dunque il loro bisogno di sostegno istituzionale. Gli strascichi di quella situazione continuano ad aleggiare nel paese di Peppone e don Camillo. Le recenti elezioni hanno portato in giunta comunale assessori già presenti nell’esecutivo commissariato. Il vicesindaco Stefano Storchi ha tuttavia annunciato che sarà proposta anche a Brescello l’istituzione di un commissione mista sulla legalità: ed ha lanciato una vera e propria sfida, per fare di Brescello un punto di riferimento sulle tematiche della lotta alla criminalità organizzata: “per capire cosa è successo – ha detto – e cosa si può fare per uscire da questa situazione”.

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Notiziario ANPI

Memoria

Storie Ricordando “Silvia”, dopo 15 mesi di prigionia con un po’ di Fortuna di nuovo a casa Io sottoscritta Gibertoni Tagliavini Cesira sono nata a Villa Sesso di Reggio Emilia nel 1920, figlia di una famiglia antifascista. Eravamo in sette fratelli e io ero la quarta. In casa c’era tanta miseria. Mio padre lavorava alle Officine Reggiane e per la sua fede antifascista era perseguitato. Spesso era bastonato dai fascisti di Mancasale, fino ad essere licenziato perché non voleva iscriversi al fascio. Della mia famiglia ne avrei tante da raccontare. Quello che ho detto era per far capire come sono diventata comunista e partigiana. Lavoravo in una tipografia in viale Isonzo. Non abitavamo più a Sesso ma alle Reggiane. A distanza di tre anni scoppiò la guerra, distrusse tutti i miei sogni e i sogni di chi aveva 22 anni. Pensavo al lavoro e logicamente al divertimento, poi la guerra, i bombardamenti, notti all’aperto, si doveva scappare. Nel 1943, dopo il primo bombardamento, mio padre ci fece sfollare a Villa Sesso in una stalla. Un mattino, mentre mi recavo in bicicletta al lavoro, trovai le strade invase da truppe tedesche che invadevano anche l’Emilia. Da allora il mio odio aumentò e mi chiesi come potevo combatterli e, arrivata, in città vidi la caserma dell’artiglieria già occupata dai tedeschi. Sentivo le urla dei prigionieri italiani che chiedevano pane, mi avvicinai per vedere se potevo fare qualche cosa per loro sotto il tiro dei fucili dei nazisti. Ricordo che portavo una piccola merenda e la buttai ai prigionieri, ma era come buttare una mosca ad un branco di leoni affamati. La sera, a casa, raccontai in famiglia il fatto e ne piangemmo assieme, poi aspettai il buio e con mio fratello minore andammo in un campo di fascisti a rubare dell’uva e al mattino presto in bicicletta diret-

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ta alla caserma dell’artiglieria di nascosto l’allungai ai prigionieri. Così feci tante altre volte. Un giorno, dalla tipografia, vidi sfilare lunghe file di soldati piantonati diretti alla stazione. Chi salutava piangendo, chi buttava un indirizzo di casa per avvertire la famiglia: erano diretti in Germania. Con le mie compagne di lavoro ci avvicinammo alla colonna per raccogliere i bigliettini con gli indirizzi dei familiari. Non ricordo quante lettere scrivemmo poi per dare alle famiglie di questi giovani una notizia così triste. Continuava ad aumentare il mio odio. A Villa Sesso c’era un caseificio e il burro e il formaggio che produceva veniva spedito in Germania. Parlando con il proprietario della stalla dove eravamo sfollati a proposito dei prodotti del caseificio lui mi disse “Questa è una lotta che dovete fare voi donne per impedire che i nostri alimenti vengano esportati in Germania”. Organizzai, quindi, un gruppo di donne ed ognuna aveva il compito di raggrupparne altre così ci trovammo in tante, da Villa Sesso, San Prospero, Cavazzoli, Cadelbosco. Assalimmo il caseificio emiliano, ma purtroppo una di Sesso ci tradì e subito dopo tedeschi e fascisti ci spararono con i mitra. Sentivo parlare di partigiani che scappavano in montagna e per questo si doveva raccogliere viveri, medicinali, tabacchi. Il mio compito era questo, divenni capo gruppo e ci organizzammo. La paura, facendo parte di questi gruppi, era tanta ma io non ne avevo e, poco alla volta, con tanta persuasione, ci allargavamo, ed il contributo era soddisfacente. In tipografia mi venne un’idea: dovevo farmi fare un timbro per la tessera tabacchi. Chiesi aiuto ad un mio compagno di lavoro,

di notte timbravamo le tessere e di giorno da una tabaccheria all’altra acquistavamo il tabacco e il pane da spedire ai partigiani. Tutto doveva essere segreto anche in famiglia. Mio cugino, Umberto Pistelli con altri partigiani che agivano di notte, fu scoperto, arrestato e fucilato il 19 dicembre 1944 con i Manfredi. Egli doveva scrivere sui muri delle case e sulle strade allora io presi il suo posto. Ne parlai anche a mio fratello che aveva 16 anni e insieme di notte nascosti dentro ai fossi mentre i fascisti giravano per la guardia scrivemmo frasi contro il fascismo. Altra lotta fu quella del latte alla latteria sociale di Sesso, ci mobilitammo con tutte le mamme con i bambini in braccio davanti alla latteria nel momento in cui i contadini portavano il latte. Fu molto difficile convincere i contadini a consegnarci il latte per i bimbi e i vecchi, temevano i nazisti e i carabinieri che piantonavano le latterie, ma alla fine vincemmo questa battaglia. Per i fascisti di Villa Sesso ero una pecora nera perché la lotta per il latte durò a lungo. Continuavo a distribuire volantini e a portare in giro la stampa partigiana, dovevo combattere fino alla fine assieme alle altre staffette partigiane. Arrivò poi il 22 giugno 1944. Un mio cugino, Armando Gibertoni, fu prelevato dalle officine Reggiane dove lavorava per essere deportato in Germania. Quando lo seppi chiesi di poterlo salutare; trovai il fascista Tognoli che mi offese. Ho ricambiato in eguale misura esprimendo tutto il disprezzo che sentivo per loro. Fui arrestata e poi spedita in Germania. La mia prigionia durò 15 lunghi mesi. Lavoravo in una polveriera e ogni giorno mi scontravo con delle reggiane fasciste che, ancora minorenni, erano partite volontarie.


Memoria

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Tessere Memoria e iconografia, la storia attraverso i documenti associativi dell’Anpi

Anche se volontarie, però, lavoravano come noi 12 ore al giorno per pochi marchi che non valevano niente e mangiavano una zuppa di rape al giorno ed una fetta di pane nero del peso di 30 gr. Non per questo però ci risparmiavano insulti e dispetti e, tutto questo, fatto da donne connazionali ci offendeva ancor di più. Avevo ormai perduto la speranza di ritornare a casa, ero debole, i bombardamenti un pericolo costante. Non so come, forse con un po’ di fortuna, dopo l’occupazione della Germania da parte dell’esercito russo riuscii a rimettermi un po’ in sesto e a ritornare dalla mia famiglia. Cesira Gibertoni Nata il 25 febbraio 1920 a Villa Sesso Appartenente 77° Brigata SAP (Fratelli Manfredi) Nome di battaglia “Silvia” Partigiana combattente arrestata e deportata Ad un anno dalla scomparsa

1967

1968

1969

1970

La citazione del 1967 è autoreferenziale, infatti viene riportato il comma I dell’art. 2 dello statuto dell’Anpi, che sottolinea la necessià di conservare la memoria della Resistenza tra i giovani.

L’iconografia della tessera del 1969 è tipica degli anni “caldi” che concludono il decennio. La mano che stringe il fucile richiama al venticinquesimo della “lotta armata”, nuova espressione per definire la Resistenza, mentre la citazione è tratta dall’articolo 13 della Costituzione: “La libertà personale è inviolabile”.

Nel Ventennale della Costituzione si sceglie di inserire nella tessera, accanto alla foto dei partigiani che entrano in Milano liberata, l’articolo 11 dei principi fondamentali. Non è un caso: siamo negli anni della contestazione alla guerra del Vietnam e dell’esplosione dei movimenti pacifisti.

Con il 1970, venticinquesimo anniversario della Liberazione, inizia una serie di tessere di stile geometrico, corredate di fotografie, fonti iconografiche dirette della guerra di liberazione. Anche i colori diventano più vari e non più limitati al semplice tricolore, che in ogni caso resta, come cifra cromatica, in tutte le annate.

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Notiziario ANPI

Storia

Il lungo Sessantotto a Reggio Emilia Scorrendo le pagine del quindicinale di sinistra “Reggio15” i temi e le domande di cambiamento del momento storico emergono prima e continuano anche dopo (1966-1970) di Antonio Zambonelli

P

uò sembrare un paradosso, ma fu proprio così. Le tematiche, i movimenti, le domande di cambiamento che, per convenzione, si riassumono sotto il termine di “Sessantotto”, nella nostra città e dintorni, scorrendo le pagine del quindicinale di sinistra “Reggio15”, emergono prima e continuano ad operare anche dopo il 1968. In questa puntata qualche volo pindarico sul ‘66 e sul ‘68. La rivista, voluta in sostanza dal Pci reggiano, presentava al suo interno una redazione e dei collaboratori di vario orientamento. Tutti eravamo antifascisti. Qualcuno era socialista, qualcuno anarchicheggiante, qualcun altro, tra i più giovani, libertario e creativo: un nome per tutti Ermanno Cavazzoni. Godevamo dei suggerimenti e di consigli da parte di personalità come il pedagogista e giornalista Loris Malaguzzi, “creativi” come Corrado Costa, alcuni erano vicini all’allora famoso “Gruppo 63”, poeti e scrittori (o aspiranti tali) allievi di Luciano Anceschi all’Università di Bologna. Adriano Spatola pubblica un articolo Costa e pseudoCosta. Fin dal primo numero, 12 giugno 1966, ecco l’attenzione a ciò che di nuovo sta fermentando nel mondo cattolico (Anno 1° dopo Socche), in particolare nei circoli, come Il Leonardo, che si vanno formando sulla scia del Vaticano II. In dicembre ecco la mia intervista a padre Bek, superiore dei Gesuiti insediati alla Baragalla. Negli anni cinquanta avevano avuto il mandato di contrastare “il dilgare del comunismo” in Emilia, ma con l’avvento di Padre Arrupe a Generale dell’Ordine e la svolta che ne seguì, avevano subìto “la severa sfuriata di Paolo VI” e quelli di

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Baragalla verranno mandati via. Pietro Formentini presenta Julian Beck e Judith Malina, esponenti di un’avanguardia teatrale americana che col Living Theatre farà a lungo parlare di sé e che proprio a Reggio soggiornò, grazie anche alla sensibilità del sindaco Bonazzi, preparando qui uno spettacolo nuovo, Frankenstein, e rappresentando qui e altrove, Mysteries and small piecis. Da Parigi facciamo venire a Reggio (perché talvolta eravamo noi stessi promotori, oltre che cronisti, di eventi) il grande documentarista Joris

Nella rivista la parola d’ordine era per tutti antifascismo Yvens, che qui presentò in prima nazionale, al Teatro Ariosto, il suo film Le Ciel la Terre, sul Vietnam in lotta contro il neocolonialismo USA dopo avere sconfitto quello francese. Con Virgilio Bianchi (Romano Valeriani) ecco l’attenzione ai gruppi musicali giovanili beats e al movimento di origine olandese dei Provos (Provocatori) anarcoambientalisti. F. Difazio, (Antonio Bernardi) firma articoli polemici verso la “bicicletta”, dal simbolo (due cerchi affiancati) del Psi-Psu unificati. Così anche Francesco Bertani. In autunno, sotto il titolo Il diavolo in collegio si solleva il problema dell’educazione sessuale e il 27 novembre, al Teatro Municipale, affollato dibattito sul tema, organizzato dal giornale, con Cesare Musatti e Tullio Seppilli, Corrado

Corghi, Loris Malaguzzi... Per la penna di Dino Medici, compaiono articoli sulla condizione operaia a Reggio. Nel cuore dell’anno caldo Saltiamo a piè pari l’annata 1967 ed entriamo nel ‘68 reggiano. Si comincia con la denuncia dell’istituzione manicomiale, tema che avrà poi grande risalto con gli interventi di Jervis al San Lazzaro. Sul n. 3, febbraio, tutta la copertina è dedicata alla prima visione, al Municipale, del film I sette fratelli Cervi. Seguono interviste di Dino Medici al regista Puccini e all’attore Volonté (Aldo). Sono tempi di guerriglie in Sud America, appariranno i paragoni Aldo Cervi – Che Guevara. Da interviste ai principali librai cittadini risulta che gli autori più letti a Reggio sono, nell’ordine: Che Guevara, Don Milani, Debray, Marcuse, R. Castro.... Notizie su una mostra nell’atrio del Municipale di foto di Roger Pic dal Vietnam. E il Vietnam sarà uno dei tanti temi dibattuti alla Libreria Rinascita di Via Squadroni, ogni volta affollata di giovani seduti sulle gradinate coperte di moquette. In maggio notizie di manifestazioni studentesche. Significativa una lettera di Adriano Vignali Ai cattolici di domani per “il socialismo difficile ma che dobbiamo costruire nel nostro paese in cui i cattolici del dissenso trovino il loro ruolo e la loro insostituibile funzione”. Un paginone dedicato alla Persuasione violenta denuncia la repressione poliziesca contro le manifestazioni di operai e studenti. Compaiono tre foto di cortei e assemblee nel reggiano. Si legge di “un 1° maggio a Reggio con studenti e operai insieme sventolando bandiere dei partigiani vietnamiti e cartelli con parole d’ordine della contestazione


Storia

Una delle tante manifestazioni studentesche del ‘68.Al centro, in alto, Umberto Bedogni (Beto) col berretto. In primo piano da sinistra Rina Spagni, Montermini, e Danila Fabbi

che dalla fabbrica alla scuola scuote le vecchie strutture nazionali”. Sul n. 16 ampio risalto al convegno tenutosi a Reggio di cattolici del dissenso convenuti da tutta Italia. Parole d’ordine: accettazione del marxismo come metodo di analisi. Impegno anticapitalistico e contro il centro sinistra (Dc, Psi, Psu). Corrado Corghi invita a stare uniti. Relatore un don Morini che aveva partecipato all’occupazione del Duomo di Parma. Sul n. 18, grande spazio agli “Stati generali del Cinema”. C’è anche Volonté. Compare un cer-

to Marc’O, francofono e focoso proclamatore dell’avvento di un Cinéma révolutionnaire al teatrino Pluto di Fabbrico occupato, nella cronaca di un giovane Lao Vezzani. Dino Medici, occupandosi di una lotta in corso alla Massey-Fergusson-Landini di Fabbrico, scrive che “molte cose nuove stanno maturando nelle fabbriche e già si manifestano con forti lotte sindacali che si stanno allargando a macchia d’olio”. Sul n. 19 (novembre ‘68) Angela Tromellini critica L’università del consenso. Si legge anche L’ipoteca dei giovani. Discussioni in casa comunista. Ermanno Cavazzoni racconta la presentazione, alla Rinascita, di un libro sulla psichiatria,

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di Basaglia, Sanguinetti, Gozzini. L’anno si chiude con un’intervista (n. 20) di Dino Medici al Questore. C’è di mezzo il ruolo oscuro di Paolo Pecoriello e l’incendio della libreria Rinascita. Paolo Carta invece pubblica un’inchiesta sui problemi dell’immigrazione meridionale nella zona delle ceramiche. Corrado Costa pubblica un tagliente pezzo su Il lessico della violenza denunciando il ruolo mistificante del quotidiano locale “indipendente”. Lao Vezzani denuncia le provocazioni contro gli studenti medi in fila davanti al Palasport per lo spettacolo di Enriquez tratto da Lettera a una professoressa di don Milani.

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Notiziario ANPI

Speciale FestaReggio

Le ventuno donne della Costituente A FestaReggio un reading corale ricco di emozioni per ricordare le madri costituenti chiamate per la prima volta alla vita politica e alla stesura della Carta costituzionale di Anna Fava

Non temete la nostra intromissione, tanto, peggio di quello che avete saputo fare voi uomini, non sapremo mai fare…”: Angela Maria Cingolani esordiva così, nel suo primo intervento da parlamentare. Era una delle 21 donne elette nell’Assemblea Costituente, una delle 21 donne che parteciparono attivamente, per la prima volta, alla vita politica ed alla stesura della nostra Carta Costituzionale. Un doppio mandato il loro, come ricordava Nadia Spano, anch’essa giovane costituente, in un’intervista: quello istituzionale e quello dato dalle donne che per la prima volta avevano potuto votare. In più avevano un ruolo attivo nel momento più delicato della nostra storia: un’Italia da ricostruire e una Carta Costituzionale da scrivere. Padri e madri costituenti, quindi. Si ricordano i padri costituenti, ma le madri? A questa domanda ha provato a dare una risposta la sezione Anpi di Gualtieri, sezione, peraltro, quasi totalmente femminile. “Decisi di puntare sulle elette all’Assemblea Costituente (Teresa Noce, Teresa Mattei tra le altre), che, tranne qualche raro caso, erano sconosciute alla maggior parte della popolazione. Famosi erano i Padri Costituenti… ma le Madri? I nomi di Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter Jervolino, Filomena Delli Castelli, Maria Federici Agamben, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela M. Guidi Cingolani, Leonilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Livia Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana Togliatti, Maria Nicotra Fiorini, Teresa Noce Longo, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi e

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Irene Guastalla durante il reading di FestaReggio (foto A. Bariani)

Vittoria Titomanlio cominciarono a diventarmi familiari”. Così Mattea Gialdini, presidente della sezione di Gualtieri mi racconta di questo bel progetto. “Cominciai a raccogliere i loro pensieri ed episodi delle loro vite da pubblicazioni varie (spesso scritti di donne) e dall’emeroteca del Senato. Dopo un anno mi ritrovai con una scatola di fogli pieni di informazioni interessantissime da dover mettere assieme. Decisi di focalizzare la mia ricerca su aneddoti e qualche intervento alla Costituente che potesse mettere in risalto la loro personalità di donne ed il loro contributo alla nascente Repubblica (…) Nella testa avevo già l’idea di cosa non dovesse diventare: una cosa pomposa e retorica, calata dall’alto. Dovevamo riuscire a comunicare le sensazioni e l’entusiasmo che queste donne dovevano aver provato nel trovarsi catapultate in Parlamento: il cuore e la testa gonfi di emozioni - l’entusiasmo per la partecipazione alla vita pubblica - la paura di non essere all’altezza del compito che era stato loro affidato - la volontà di superare atavici pregiudizi maschili. Una miriade di sentimenti che le rese consapevoli e

solidali aldilà degli schieramenti politici”. Quindi, Mattea insieme a Gina, Dirce, Annalisa, Maddalena, Luana, Cristina, Katia e Lorenzo (“che ha accettato la parte del becero maschilista”), hanno messo insieme pensieri e parole, condividendo idee, qualche fetta di salame e qualche birra fresca. Ed è nato questo reading a più voci: una lettura corale di donne (e un uomo) per ricordare altre donne il più delle volte dimenticate. Il lavoro è risultato davvero bello meritava di uscire dal confine comunale. L’opportunità si è presentata con la sezione Anpi di Poviglio, in occasione dell’8 marzo scorso. Poi Viadana ed infine FestaReggio. Memoria e futuro. Le lettrici, vestite di nero con un particolare fucsia (in onore della campagna “Non una di meno”) e diverse inflessioni dialettali, hanno riversato il tutto nell’attualità dei nostri tempi. La complicità tra donne e la voglia di fare cultura hanno fatto il resto. Insomma, un successo. Inaspettato? Forse. Sicuramente meritato. Con la speranza che queste voci si odano ancora.


Speciale FestaReggio

ottobre 2018

Il cretino di Marzabotto Le provocazioni di stampo fascista e gli episodi di violenza razziale aumentano ma non suscitano allarme democratico e neppure la prima pagina dei giornali di Roberto Scardova

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e non ci scappa il morto, o almeno un ferito grave, l’irrefrenato moltiplicarsi di manifestazioni e gesti apertamente squadristici, la violenza razziale, le aperte provocazioni di stampo fascista scivolano ormai via dalle prime pagine dei giornali. Notiziole in cronaca. L’allarme democratico che il fenomeno dovrebbe suscitare, così, viene annullato: anzi, chi reagisce e denuncia viene minacciato a sua volta perché difende gli stranieri, i negri, liberi si dice di delinquere e di insidiare le nostre donne, di minare la civiltà occidentale. In pochissimo tempo questa “cultura”, che si credeva sepolta dalla storia e confinata in anfratti mefitici ma inoffensivi, è tornata a condizionare pesantemente la politica italiana. Sdoganata, alimentata ed ora sbandierata anche da partiti di governo. Sono anzi leader politici per primi a rilanciare slogan e furori ossessivi contro i valori di solidarietà con cui siamo cresciuti. Con scrupolosa attenzione, un giornalista di “Repubblica”, Paolo Berizzi, ha raccolto e documentato in un volume (“NaziItalia”, editore Baldini e Castoldi) l’impressionante serie di avvenimenti verificatisi negli ultimi quindici anni, con frequenza sempre più incalzante mano a mano si è avvicinato ai nostri giorni. Il suo è un “viaggio in un Paese che si è riscoperto fascista”, come ha voluto precisare in copertina. Lo ha ribadito a FestaReggio presentando il suo lavoro e rimarcando anche il contributo offerto dai ricercatori dell’Anpi. L’indignazione e l’amarezza manifestati da Berizzi sono certo da condividere. La china in cui si trova l’Italia è gravida di pericoli: ma pare un tantino eccessivo ritenere

Paolo Berizzi e Ermete Fiaccadori durante la presentazione a FestaReggio

che il nostro Paese sia tornato ad essere fascista. Le forze per reagire ci sono, e la recente manifestazione antirazzista ed antifascista di Milano dimostra che la coscienza democratica è vigile. Si vorrebbe però che altrettanta consapevolezza fosse sempre presente anche negli organi dello Stato deputati a difendere la Costituzione. Per esempio, un caso citato anche da Berizzi. A Marzabotto un giovane calciatore, dopo aver segnato la rete della vittoria, ha rivolto al pubblico attonito un plateale saluto a mano tesa e quindi si è tolto la divisa sociale per mostrare la maglietta di sotto, con tanto di simbolo della Repubblica di Salò. La Procura di Bologna ha archiviato la denuncia, ritenendo che non sia stato

commesso reato di apologia, in quanto il gesto non ha provocato alcun pericolo per l’ordinamento democratico. “Il giovane – ha motivato poi il giudice – non pare nemmeno aver avuto piena contezza del grave significato della simbologia esposta”. Insomma: nonostante abiti nei pressi di Marzabotto da più di vent’anni, vicino cioè al luogo ove i nazifascisti massacrarono ottocento persone, il goleador non sapeva quel che si faceva. Incolpevole? Forse. Certamente cretino, secondo il caustico giudizio di Gianni Mura sulle pagine sportive di “Repubblica”. Prepariamoci a fronteggiarne tanti, di cretini come quello di Marzabotto.

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Notiziario ANPI

Speciale FestaReggio

Con la Costituzione nel cuore Il presidente emerito dell’associazione Smuraglia ha presentato il suo libro a FestaReggio: i momenti più importanti della storia italiana intrecciati con le vicende personali

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l programma degli eventi organizzati e promossi dall’Anpi in occasione di Festareggio quest’anno è stato denso di appuntamenti di grande interesse. Tra questi, di particolare rilevanza è stata la presentazione del libro “Con la Costituzione nel cuore” di Carlo Smuraglia e Francesco Campobello avvenuta la sera del 5 settembre presso lo “Spazio alle Idee” della Festa. La presentazione, che ha visto la partecipazione degli autori, ha messo in evidenza la particolare struttura della pubblicazione, un vero e proprio dialogo incentrato sui momenti più importanti della storia e della memoria del nostro Paese intrecciate con le vicende personali dell’autore, presidente emerito dell’Anpi. La storia di Carlo Smuraglia, in effetti, ben si presta a ripercorrere la storia italiana dalla Seconda Guerra Mondiale alla contemporaneità cominciando dall’8 settembre 1943 quando, studente all’Università di Pisa, scelse di arruolarsi all’esercito italiano col quale risalirà il versante adriatico fino alla liberazione di Venezia. Dopo la laurea nel 1946, oltre a divenire docente di diritto, assunse varie cariche politiche tra cui quella di assessore provinciale a Pisa, consigliere regionale in Lombardia, componente del Consiglio superiore della magistratura, senatore della Repubblica ed infine presidente dell’Anpi dal 2011 al 2017. Il suo costante impegno nella vita politica italiana permette, anche attraverso l’analisi degli articoli della Costituzione, di rivisitare i momenti salienti delle lotte e delle tensioni politiche e sociali del nostro Paese delle quali Smuraglia è stato protagonista. Partendo dalla difesa processuale dei partigiani negli anni Cinquanta si arriva alle vicende del

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Il costante impegno nella vita politica italiana di Carlo Smuraglia permette di rivisitare i momenti salienti delle lotte e delle tensioni sociali del nostro Paese

1968 fino al “Processo Pinelli”, dal nome dell’anarchico ingiustamente accusato della strage di Piazza Fontana, morto nella questura di Milano. Si parla del clamoroso scandalo di corruzione della Prima Repubblica (relativo al caso Lockheed) giudicato dalla Corte Costituzionale nel quale Smuraglia ebbe il ruolo dell’accusa come pubblico ministero, delle battaglie per l’attuazione e la difesa della Costituzione, delle misure di riforma del diritto del lavoro, materia di cui era docente alla Università, fino ad arrivare alla riforma costituzionale e al referendum del 4 dicembre 2016. Un amore profondo per la Costituzione, quindi, che si dimostra anche con l’ampio spazio dato alla ricostruzione del suo percorso di nascita come frutto del grande confronto ideale avvenuto durante la Resistenza. L’Assemblea costituente compie, col contributo delle 21 donne elette, scelte nette ed importanti che disegnano un sistema democratico con al centro il popolo sovrano. Vengono sanciti principi chiave della nostra democrazia e diritti fondamentali come quelli dell’“Articolo 3” nella quale si afferma che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla

legge senza alcuna distinzione”. L’autore non può esimersi dall’affrontare anche questioni spinose di attualità come la proposta di pacificazione tra partigiani e repubblichini. La sua risposta è netta e ferrea: “No all’odio e alla pacificazione”. Sono necessari, infatti, memoria e conoscenza in quanto la verità storica è immodificabile e non può essere terreno di revisionismo. Nelle sue argomentazioni, inoltre, egli sostiene che non sono tanto i nostalgici del fascismo il principale pericolo di oggi. È invece il cosiddetto “fascismo del terzo millennio” a preoccupare, quel fascismo mascherato e subdolo che propone egoismi, nazionalismi, razzismi, che propone discriminazioni per razze e per credo politico, che vuole erigere muri e chiudersi come in un moderno fortino nell’ illusione di potersi isolare dal resto del mondo. Non notiamo come tutto ciò sia completamente contrario ai principi sanciti dalla nostra Costituzione? Sicuramente tutti i temi sono di grandissimo interesse e attualità ma, soprattutto, sono trattati con grande passione, permettendo così una lettura facile ma non semplicistica che avvince e coinvolge nella ricostruzione di fatti e situazioni storiche.


Letture

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Letture a cura di Antonio Zambonelli Angiolino Catellani, Fratelli ebrei e gente della pianura reggiana, Corsiero Editore 2018, pp. 129. Tre dei saggi che costuiscono la prima parte del volume furono pubblicati su “RS” di Istoreco nn. 107, 108 (2009) e 123 (2017). Angiolino Catellani, insegnante di storia al “Carrara”, è figlio della maestra Teresa Ferrari che, nel 1944, studentessa di 17 anni, ebbe un ruolo centrale nella salvezza dell’ebreo triestino Giorgio Finzi, rifugiatosi a Campagnola sotto l’identità fittizia di Stelio Marchi. Le pagine di Catellani hanno il merito di ampliare ed approfondire la conoscenza di quella vicenda di coraggiosa solidarietà, in precedenza consegnata solo alle poche righe di un libro del sottoscritto di 34 anni or sono su antifascismo e resistenza a Campagnola. Particolarmente toccanti e coinvolgenti, però, sono gli sviluppi che quella vicenda ha avuto, sul finire degli anni Novanta, tra la stessa maestra Ferrari e la famiglia Finzi, dopo decenni di silenzio.

Giorgio era deceduto nel 1984 e il contatto avvenne con Furio, il bambino di 9 anni che nel ‘43 incontrava avventurosamente il padre, assieme alla mamma cattolica, e che nel 1945 terminò la quinta elementare proprio a Campagnola, dove il padre, come pseudo Stelio Marchi e vero germanòfono, fece anche l’interprete per il locale comando tedesco. Ed ecco, dal 1999, l’inizio di rapporti epistolari di grande valore, non soltanto etico, ma anche di approfondimento su eventi particolari riguardanti lo stesso Giorgio Finzi e la sua rete

parentale nelle strette della persecuzione razziale. Esaminando le lettere di Furio e le fotocopie di tre lettere di Primo Levi a Furio medesimo, lo scandaglio di Angiolino affonda nelle tormentate riflessioni dell’autore di Se questo è un uomo, sull’ unicum (ma ripetibile?) della Shoah, sull’obbrobrio del negazionismo fino alla soglia di quel suicidio quasi adombrato nell’ultima lettera che Primo scrisse ad una sua affettuosa corrispondente reggiana all’inizio del 1987. Il volume comprende poi una seconda parte, prima inèdita, dedicata al campagnolese Francesco Tirelli, Giusto fra le Nazioni, e a Mario Carrara, uno dei soli 12 professori universitari che nel 1931 rifiutarono il giuramento di fedeltà al fascismo ed al cui nome, dal 2012, è intitolato, su proposta di Catellani, l’Istituto professionale di Guastalla. Concludono il volume due ricerche su L’ingegnere guastallese Mario Levi ed i suoi cari “sommersi” ad Auschwitz e Nate a Correggio disperse nel turbine della Shoah.

rant’anni come fondatore e responsabile della Compagnia Teatrale “La Ginestra”, ha deciso di dedicarsi completamente alla scrittura per ragazzi. Una storia che inizia con la scelta di Alcide e Aldo di lasciare la mezzadria per intraprendere una nuova vita da fittavoli, portando con loro tutta la famiglia: sette fratelli, una

famiglia unita che si allarga con i matrimoni e la nascita dei figli. Una decisione nata dall’indomita ricerca della libertà e fortificata dalla certezza di aver acquisito, con uno studio autonomo e incessante, le conoscenze utili per far prosperare la terra. Una storia in cui le scelte di lavoro concretizzano le idee politiche e le rafforzano, mettendo in pratica i propri ideali di libertà e di emancipazione umana. Tutto ciò mette, però, la famiglia Cervi al centro della lente d’ingrandimento di un regime che fa sempre più fatica a sostenersi e sfoga nella repressione sanguinosa i propri ultimi sussulti. Regime che sferrerà il suo letale attacco il 28 dicembre 1943, uccidendoli ma non riuscendo a soffocare il loro esempio.

Annalisa Strada e Gianluigi Spini, La Resistenza dei sette fratelli Cervi, Edizioni Einaudi Ragazzi - Collana Semplicemente Eroi. In libreria dal 23 gennaio 2018 e disponibile per l’acquisto nel Bookshop online dell’Istituto Alcide Cervi. Presentato a Festareggio il 28 agosto scorso “La Resistenza dei sette fratelli Cervi” è un romanzo per ragazzi che ricostruisce la vita esemplare della famiglia Cervi, fino al plotone d’esecuzione del 28 dicembre 1943. Un romanzo a due mani di Annalisa Strada (Brescia, 1969), scrittrice per ragazzi e detentrice di numerosi premi e riconoscimenti, e Gianluigi Spini (Brescia, 1952) che, dopo essersi occupato di teatro e di animazione teatrale nelle scuole per oltre qua-

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Notiziario ANPI

Esteri

Missione in Niger confermata L’Italia e l’Europa sono impegnate nella la lotta ai mercanti di vite umane che prosperano nell’area, ma prima bisognerebbe migliorare la qualità vita degli africani di Saverio Morsellli

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di pochi giorni fa la conferma da parte del nostro governo dell’invio di un contingente militare italiano in Niger con compiti di addestramento delle forze locali col fine dichiarato di contrastare il commercio di esseri umani. Il Niger è infatti la più importante porta di passaggio per la Libia, dalla quale – come è noto – i migranti provenienti dai luoghi più diversi dell’Africa si imbarcano, destinazione Europa (e più spesso Italia). Il Niger è uno dei Paesi più poveri del continente africano. Ciò nonostante, ospita almeno 300mila profughi provenienti dalle zone di guerra delle aree limitrofe. La sua principale risorsa economica è costituita dall’uranio, sul quale pare abbiano da tempo messo le mani Francia e Cina, lasciando le briciole al Paese. Il Niger è in testa alla lista degli stati prioritari del Programma alimentare mondiale, a rischio di prosecuzione per mancanza di risorse. L’autosufficienza alimentare è un miraggio, in un paese prevalentemente desertico. La situazione istituzionale e politica è a dir poco confusa e discuti-

bile: repubblica semipresidenziale, il Paese ha al suo comando dal 2011 (a seguito di golpe) il presidente Mahamadou Issoufou che, alle ultime elezioni, ha ottenuto un consenso all’apparenza plebiscitario, guarda caso con i principali oppositori in carcere o in esilio. Fatta questa frettolosa ma doverosa premessa, e ricordato – di passaggio – che ai tempi di Gentiloni chi è adesso al governo aveva espresso non poche perplessità sulla spedizione militare, viene da dire che la priorità dovrebbe essere l’incentivazione dei progetti di cooperazione allo sviluppo finalizzata alla crescita economica e democratica di questo sventurato Paese. E invece no. Quello che sta a cuore all’Italia e più in generale all’Europa pare essere la lotta ai mercanti di vite umane che prosperano nell’area. Nobile intento, per carità. Tuttavia, una domanda semplice la politica dovrebbe preventivamente porsela. Ovvero: i migranti esistono perché esistono i “commercianti” di esseri umani o non è piuttosto il contrario? Non è che i delinquenti che sfruttano la disperazione di tanta gente lo possono fare perché questa gente, che non

ha nulla da perdere, è disposta addirittura a giocarsi la vita pur di ipotizzare un futuro appena decente? È oggettivamente dimostrato che i migranti scappano da guerra, fame, malattie e miseria: “bloccare” chi li sfrutta può anche dare dei risultati nell’immediato, ma non risolve certo l’atavico problema della condizione di arretratezza e di povertà di tanta parte del continente africano, in gran parte provocata – e qui si aprirebbe un capitolo infinito – dalla brutalità del colonialismo prima e dal cinismo delle multinazionali poi. In assenza di un grande piano di investimenti, libero da interessi economici portatori di corruzione e disuguaglianze, unito a uno sforzo teso allo sviluppo di una cultura e di una pratica di autodeterminazione, c’è davvero chi pensa che sbarrare le frontiere del Niger può risolvere, almeno in parte, il problema delle migrazioni? Come si fa a non capire che la semplice chiusura di un confine, non accompagnato da un progetto teso a migliorare la qualità della vita degli africani, comporterà la ricerca di un’altra frontiera da varcare?

DATE DA RICORDARE OTTOBRE

NOVEMBRE

DICEMBRE

05/10/1944 Strage di Marzabotto

17/11/1944 Eccidio di Legoreccio - Vetto 19/11/1944 Eccidio di Villa Cavazzoli

20/12/1944 Rappresaglia di Sesso

06-07/10/1944 Rappresaglia di Buvolo

20/11/1944 Combattimento di Ramiseto

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28/12/1943 Eccidio sette Fratelli Cervi 21-23/12/1944 Rappresaglia di Vercallo - Casina


Sezioni

ottobre 2018

Rose rosse per i caduti di Villa Rossi e Villa Calvi Albinea ha ricordato i caduti alleati, Schmidt, Bucher, Schlunder, Schreyer e Koch, con una cerimonia. Alla commemorazione la staffetta partigiana Giovanna Quadreri Albinea non ha dimenticato e non dimentica i cinque soldati dell’esercito tedesco di stanza a Villa Rossi e Villa Calvi che passarono informazioni ai partigiani e, per questo, giustiziati. Sono passati 74 anni da quella notte del 26 agosto 1944, quando le truppe di stanza a Botteghe li scoprirono. Il loro gesto di ribellione al sanguinario regime nazista e di amore per la libertà è stato ricordato con una breve e significativa cerimonia in piazza Caduti Alleati di Villa Rossi. Di fronte al monumento che ricorda il fatto d’armi di Villa Rossi e Villa Calvi è stato deposto un mazzo composto da cinque rose rosse. Sul nastro che avvolge i fiori sono scritti i nomi dei soldati uccisi: Hans Schmidt,

Davanti al monumento la commemorazione dei cinque militari maresciallo tedesco del Quinto Corpo d’Armata, Erwin Bucher, anch’egli maresciallo, Erwin Schlunder, Karl Heinz Schreyer e Martin Koch. Schmidt, originario del distretto berlinese di Treptow-Kopenick con cui Albinea ha stretto, da 21 anni, un gemellaggio, era al comando della pattuglia di disertori. Telegrafista esperto e affascinato dalle idee socialiste, l’ufficiale decise, insieme ai sui giovani compagni, di collaborare con i partigiani per dar vita a una compagnia mista e lottare insieme. Questi accordi però furono scoperti proprio la notte

La celebrazione dei caduti con il sindaco di Albinea, Anpi, Istoreco e il Comaitato Gemellaggio

del 26 agosto e Schmidt fu ucciso. Poche ore dopo passarono per le armi anche gli altri quattro soldati. Oltre al sindaco, ai rappresentanti del Comune, di Anpi e Istoreco e del Comitato Gemellaggio, gradita ospite è stata la staffetta partigiana Giovanna Quadreri,

cittadina onoraria di Albinea e tra i protagonisti dell’operazione Tombola con la quale, a distanza di sette mesi dall’esecuzione dei militari tedeschi, partigiani italiani e russi, insieme ai soldati inglesi, liberarono Botteghe dalla presenza del quartier generale nazista.

La Costituzione più bella del mondo: la premiazione Le sezioni Anpi di Guastalla, Gualtieri e Luzzara, con il patrocinio delle rispettive amministrazioni comunali, hanno bandito, nei mesi scorsi, la seconda edizione del concorso “La Costituzione più bella del mondo”, aperto agli studenti delle scuole secondarie del nostro territorio. L’obiettivo era la produzione di un’immagine o di un breve filmato sul tema dell’articolo 11 della Costituzione che afferma che “L’Italia ripudia la guerra”. Nelle settimane precedenti alla premiazione sono pervenuti numerosi elaborati che la Commissione, costituita dalle sezioni Anpi, da insegnanti ed esperti in temi fotografici e multimediali, ha ampiamente

esaminato. Venerdì 1 giugno, alle ore 17.30 nella Sala Antico Portico del Palazzo Ducale di Guastalla, si è tenuta la premiazione dei giovani partecipanti, occasione importante di contatto e collaborazione fra l’Anpi e i ragazzi che hanno manifestato una forte sensibilità sui temi della nostra Carta Costituzionale. Così come è avvenuto lo scorso anno, gli autori delle opere in concorso ne hanno analizzato il significato esponendo il proprio punto di vista sul tema della pace e del ripudio della guerra. È stata un’occasione di confronto e di crescita reciproca alla quale sono stati invitati tutti gli iscritti alle sezioni Anpi e tutti i cittadini a partecipare.

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Notiziario ANPI

Anniversari

Anniversari 8° ANNIVERSARIO

Achille Masini

18° ANNIVERSARIO

Rainiero Gibertini “Quartino”

Il 1° ottobre prossimo ricorrerà l’ottavo anniversario della scomparsa di Achille Masini. Per la moglie Gianna Catelli e i figli Stefano ed Andrea è come fosse successo ieri perché tutti i giorni è presente nei loro pensieri, nei ricordi e nello loro decisioni. Ogni occasione serve per parlare di lui in famiglia e con gli amici. Per onorarne la memoria sottoscrivono pro Notiziario. 8° ANNIVERSARIO

Il 17 settembre prossimo ricorre il diciottesimo anniversario della morte del partigiano combattente Raniero Gibertini “Quartino”, appartenente alla 144a Brigata Garibaldi, decorato di Croce al merito di guerra. Lo ricordano con immutato affetto il figlio Lorenzo, i nipoti Fabiana e Simone, la nuora Gloria e nell’occasione offrono pro Notiziario. ANNIVERSARIO

Cesare Carlini

Angelo Giaroni e Dolores Gemmi

“Sono passati già otto anni da quanto ci sei venuto a mancare il giorno 15 febbraio 2010; a me sembra ieri perché il tuo ricordo e l’amore che ho per te non si cancelleranno mai. Conserviamo con cura i tuoi libri di poesie dialettali, ne avevamo un centinaio e tutto il paese li ha voluti, così rimarrà per sempre il ricordo di te. Abbiamo pure conservato con cura la tua bella bandiera dell’Anpi di cui eri tanto orgoglioso. La portavi ovunque ai funerali dove era richiesta e in qualsiasi manifestazione. Ora la portano i nostri figli e nipoti. Caro Cesare tu sei sempre nei nostri cuori perché per noi sei stato un vero esempio. Tua moglie Velia, i tuoi figli Ermes e Eris, i tuoi nipoti Davide, Andrea e Alessandro, che tanto hai amato, e le nuore sottoscrivono, per onorarti, pro Notiziario.

Il 18 novembre ricorre il 44° anniversario della morte di Angelo Giaroni “Dardagnan”, bracciante, ispettore di battaglione nella 76a Brigata SAP “Angelo Zanti”. Giovane socialista fu nel 1921 tra i fondatori della FGCI. Arrestato nel 1932 per appartenenza al PCd’I, seppe resistere a pesanti interrogatori. Dopo la “amnistia del decennale”, concessa da Mussolini, continuò la sua attività clandestina. Arrestato nel 1938 venne condannato, come antifascista, a sette anni di reclusione dal tribunale speciale. Liberato dopo la caduta del fascismo, all’indomani dell’8 settembre, fu tra quei reggiani ex carcerati ed ex confinati che costituirono il nerbo del nascente movimento di resistenza. Nel dopoguerra, sempre impegnato nel PCI e nell’Anpi, raggiunse la pensione come operaio del Comune di Reggio Emilia. Lo ricordano, insieme alla moglie Dolores Gemmi, deceduta il 21 settembre 1982, dirigente dell’UDI nel post Liberazione, il figlio Gianni e la famiglia offrendo pro Notiziario.

1° ANNIVERSARIO

Innocente Casarini “Tina” Il 25 agosto ricorreva il primo anniversario della morte di Innocente Casarini “Tina”, il cui ricordo è costante nella vita dei suoi familiari. Tina fu staffetta nella 77a Brigata SAP. della Bassa Reggiana e offrì intelligenza e passione nell’impegno per l’emancipazione del mondo femminile. Per onorarne la memoria, la famiglia Giannoccolo sottoscrive a favore del Notiziario. 5° ANNIVERSARIO

Uris Bonori

Il 17 settembre 2013 venne improvvisamente a mancare l’amico Uris Bonori, dipendente dei civici musei del Comune di Reggio Emilia. Nel quinto anniversario della sua scomparsa la mamma Maria Cervi ed il padre Ideo lo ricordano con immutato affetto ed estendono il loro pensiero anche alla moglie Ginetta Gallusi. Nell’occasione sottoscrivono pro notiziario per onorare la loro memoria e ricordarli agli amici e parenti.

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59° ANNIVERSARIO

Didimo Ferrari “Eros” Sono passati 59 anni dalla scomparsa di Didimo Ferrari, il comandante partigiano “Eros” e il tempo sembra essere volato per la sua famiglia, che ne ha sempre mantenuto vivo il ricordo per il suo impegno e i suoi sacrifici nella lotta di Liberazione nonché per i valori che ha trasmesso ai suoi cari. Un ulteriore omaggio alla sua persona, quest’anno, gli è stato dedicato dal nipote Riccardo, che nel giorno del suo matrimonio ha invitato i suoi ospiti a brindare nella sede dell’Anpi in onore del suo amatissimo nonno, che tante energie aveva dedicato all’Associazione. Ne è scaturita un’atmosfera forse insolita per l’ occasione, ma colma di indimenticabili profondi sentimenti.


Anniversari

18° ANNIVERSARIO

Cesarino Catellani “ Luigi” Il 16 settembre ricorreva il diciottesimo anniversario della scomparsa del partigiano Cesarino Catellani di Correggio. La moglie Pierina Bisi, i figli Lina, Giorgio e Stefano lo ricordano con immutato affetto e profondo rimpianto e per onorarne la memoria sottoscrivono pro Notiziario.

11° ANNIVERSARIO

Otello Nicolini “Ricordiamo col cuore Otello Nicolini “Ivano”, nostro padre, che è venuto a mancare il 10 agosto di 11 anni fa”. Ivano e Silvana Nicolini.

ottobre 2018

ANNIVERSARIO

Antonia e Gelindo Del Monte La nipote Mirca, appartenente a una nota famiglia antifascista di Barco di Bibbiano, rende onore con affetto e rimpianto alla zia Del Monte Antonia “Denis”, medaglia d’argento al valor militare, nonché al nonno Gelindo Del Monte, perseguitato politico e patriota. L’occasione le è utile per ricordare ai patenti ed amici la vita di sacrifici ma anche di grandi ideali che hanno ispirato i suoi congiunti, che hanno lasciato in lei l’orgoglio della sua discendenza. In loro memoria sottoscrive pro Notiziario.

16° ANNIVERSARIO

Franco Serri e Fernanda Bonacini Ricorre il sedicesimo anniversario della scomparsa di Franco Serri e Fernanda Bonacini. La figlia Ileana, per rendere omaggio alla loro memoria e ricordarli ai parenti e amici, con immutato affetto, sottoscrive pro Notiziario.

8° ANNIVERSARIO

Antonio Ligabue “Moro” Il 13 settembre ricorreva l’ottavo anniversario della scomparsa di Antonio Ligabue “Moro”, già sindaco di Bagnolo in Piano dal 1955 al 1966. La moglie Lidia Viappiani e le figlie Mara e Nadia, con le loro famiglie, lo ricordano con profondo rimpianto e sottoscrivono pro Notiziario.

ANNIVERSARIO

Giovanni Munarini e Isolda Valentini Il 25 agosto scorso ricorreva il terzo anniversario della scomparsa di Isella Valentini, vedova di Giovanni Munarini la cui scomparsa risale al 21 settembre 2006. La figlia Elsa, il genero Paolo e la nipote Elisa li ricordano con affetto e sottoscrivono pro Notiziario.

3° ANNIVERSARIO

Nero Fontanesi Lo scorso 1° agosto ricorreva il terzo anniversario della scomparsa di Nero Fontanesi, grande amico e sostenitore dell’Anpi e dei valori di pace, giustizia e fratellanza. La moglie Maria, le figlie Teresa e Giovanna lo ricordano con grande affetto e rimpianto e sottoscrivono pro Notiziario per onorarne la memoria. Al loro omaggio si uniscono, con sempre viva amicizia, Simonetta Gilioli e Simona Cocchi. 2° ANNIVERSARIO

Fernando Cavazzini “Toni” Il 27 ottobre ricorreva il secondo anniversario della scomparsa del partigiano Fernando Cavazzini “Toni”. Il suo ricordo è sempre vivo e il suo esempio di una vita trascorsa sempre in coerenza con i valori della Resistenza ci accompagna ogni giorno. La moglie Tilde, i figli Maurizia e Stefano, i nipoti lo ricordano con immutato affetto e sottoscrivono pro Notiziario. 12° ANNIVERSARIO

Ivo Zani

Il 27 settembre ricorre il dodicesimo anniversario della morte di Zani Ivo “Alì”, partigiano combattente della 178° Brigata d’assalto SAP – Divisione Ottavio Ricci. La moglie Marcellina, anche lei Partigiana combattente della stessa Brigata, il figlio e le nipoti, in suo onore e memoria, sottoscrivono pro Notiziario.

12° ANNIVERSARIO

Remo Bonazzi Il 22 settembre ricorre il dodicesimo anniversario della scomparsa di Remo Bonazzi “Andrea”, partigiano della 76a Brigata SAP “Angelo Zanti” ed ex presidente della Sezione Anpi di Bibbiano. Le figlie Tita e Catia, i nipoti Davide, Elena ed Elia, i pronipoti Viola e Luca, il genero Giovanni lo ricordano con immutato affetto e per onorarne la memoria sottoscrivono pro Notiziario.

7° ANNIVERSARIO

Ferruccio Collini “Biro” Il 7 agosto ricorreva il settimo anniversario della scomparsa del partigiano Ferruccio Collini “Biro”. Era uno dei ragazzi di Vezzano sul Crostolo, membri del movimento antifascista “soccorso rosso”, arrestati nell’aprile del 1944 e protagonisti dell’evasione dalle carceri di San Tommaso di Reggio Emilia nell’ottobre del 1944, per prendere poi la strada dei monti ed unirsi alla lotta partigiana. Nel suo ricordo i suoi cari sottoscrivono pro Notiziario.

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Notiziario ANPI

Lutti

Lutti Giulia Ferroni in Ruggieri Il 6 agosto scorso, dopo una lunga malattia, veniva a mancare la professoressa Giulia Ferroni, lasciando la famiglia e il marito, dottor Giancarlo Ruggieri, noto e stimato giudice, collaboratore della nostra associazione in profondo dolore. A lei viene dedicata una frase di Omero nell’Odissea, molto pertinente perché in sintesi rappresenta il rapporto intercorso tra i due coniugi durante l’arco della loro vita insieme. “Nulla è più bello e prezioso di quando l’uomo e la donna reggono insieme la casa e vanno d’accordo”.

Alberto Fornaciari Il 24 agosto scorso, all’età di 94 anni, ci ha lasciati il partigiano Alberto Fornaciari (nome di battaglia Remo) di Pieve Modolena. Alberto apparteneva a quella generazione di giovani che, dopo l’8 settembre 1943, rifiutarono il richiamo alle armi della repubblica sociale e costituirono poi il nucleo più numeroso della Resistenza. Arruolato in Marina nel 1943, l’8 settembre si trovava a Taranto. Tornato a casa, dopo diverse peripezie, entrò successivamente, insieme all’amatissimo fratello Giannetto (“Romolo”) a sua volta reduce dalla tragica campagna in Russia, nelle formazioni garibaldine (76a SAP) fino alla Liberazione. Dopo la guerra lavorò come operaio specializzato e continuò un’assidua militanza politica nelle file del Partito Comunista. I figli Tiziana e Fabrizio offrono a sostegno del Notiziario nel suo ricordo.

Bruno Friggeri È venuto a mancare Bruno Friggeri, per tutti “Tredes”, per tanti anni presidente e infine presidente onorario della sezione Anpi “Luisa Minardi” di Montecchio Emilia. È venuto a mancare un uomo che è sempre stato presente nel testimoniare e portare avanti gli ideali di libertà in cui ha creduto fin da giovanissimo. Quando l’Italia stava vivendo uno dei suoi periodi più bui, con una nefasta dittatura che crollava dopo aver portato la nostra Patria alla rovina ed era complice di uno spietato invasore che uccideva, torturava e deportava nei campi di sterminio, un ragazzo di 16 anni decideva da che parte stare, decideva di rischiare la propria vita per stare dalla parte di chi si opponeva all’odio, al terrore, alla violenza, alle persecuzioni. Partigiano significa proprio decidere da che parte stare: se da quella di chi semina odio e violenza oppure da quella di chi vuole pace, libertà e giustizia. Quel ragazzo di 16 anni che decise di stare dalla parte della libertà, di diventare partigiano era Bruno. Non era solo, questa scelta allora l’hanno fatta in tanti insieme a lui . Insieme hanno restituito la Libertà e la dignità alla nostra Patria, quella libertà che ha portato alla nascita della Repubblica Italiana e quella dignità che ha consentito poi di scrivere una delle Costituzioni più civili ed avanzate del mondo. Bruno ha fatto allora quella scelta ed ha poi vissuto tutta la vita da generoso ed altruista, in maniera coerente con i propri ideali. La nostra Costituzione inizia ricordandoci che la Repubblica è nata dalla Resistenza: Bruno lo ricordava ai giovani delle scuole ad ogni celebrazione del 25 aprile, perché sentiva il dovere di trasmettere quegli ideali proprio alle nuove generazioni, perché sapeva che nel futuro sarebbero state le nuove generazioni a dover vigilare e contribuire alla realizzazione degli obbiettivi di giustizia e libertà in essa contenuti. Bruno oggi lascia una Patria forse meno giusta e meno tollerante di quella per cui ha lottato ma le parole di un altro partigiano di nome Sandro Pertini, che di questa Repubblica è stato Presidente, suonano come un monito più che mai attuale: “Io preferirò sempre la più imperfetta delle democrazie alla più efficiente delle dittature”. Bruno ti salutiamo ringraziandoti per quello che hai fatto per la comunità “Viva la Resistenza e la Libertà”.

Dea Immovilli Il 21 agosto scorso, all’età di 102 anni, è venuta a mancare Dea Immovilli di Villa Cella. Dea faceva parte di quella generazione di donne che hanno dedicato tutta la loro vita alla cura dei figli e della famiglia e hanno vissuto con il culto dell’onestà, della generosa disponibilità e il rispetto per tutti. Serenamente ha lasciato i suoi cari, che ne onorano la memoria insieme al marito Adelmo Fornaciari e sottoscrivono pro Notiziario.

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Sostenitori

ottobre 2018

Sostenitori AFRA MARASTONI

in memoria degli amici Emilio e Lucia Grossi

€50,00

ALBERTO COLLINI

in memoria del padre Ferruccio

€50,00

ANNA SALSI

Pro Notiziario

ANTONELLA TAGLIAVINI

in memoria della madre Gibertoni Cesira

ELMO GALLINARI

in memoria della madre Dea Immovilli

ELSA MUNARINI

in memoria dei genitori Giovanni e Isella

€50,00 €100,00 €50,00 €100,00

ERMELINDA GARAVALDI

Pro Notiziario

€30,00

FABRIZIO E TIZIANA FORNACIARI

in memoria del padre Alberto

€50,00

FAM. GIBERTINI

in memoria di Raniero Gibertini

€50,00

FERNANDO MOCCHI

Pro Notiziario

€50,00

GERMANI POLZONI

Pro Notiziario

GIANCARLO RUGGIERI

in memoria della moglie Giulia Ferroni

€100,00

GIANNA CATELLI

in memoria del marito Achille Masini

€100,00

GILBERTO DAOLIO

Pro Notiziario

GIORGIA E RUFFINO GHINOI

Pro Notiziario

IDEO BONORI

in memoria di Uris Bonori e Ginetta Gallusi

ILEANA SERRI

in memoria dei genitori

€50,00

INCERTI VELIA

in memoria di Carlini Cesare

€50,00

ISTITUTO COMPRENSIVO “ M. BUONARROTI “

Pro Notiziario

€90,00

ISTITUTO COMPRENSIVO L.NICCOLINI - PISA

Pro Notiziario

€40,00

ISTITUTO COMPRENSIVO OREGINA - GENOVA

Pro Notiziario

€45,00

ISTITUTO SUPERIORE G.GALILEI - JESI

Pro Notiziario

LAILA GROSSI

in memoria dei genitori

€150,00

LEO E MAFALDA GIARONI

in memoria di Angelo Giaroni e Dolores Gemmi

€200,00

LIDIA VIAPPIANI

in memoria del marito Antonio Ligabue

LINA CATELLANI

in memoria del padre Cesarino

LORIS ZANI

in memoria del padre Ivo Zani

€200,00

MARIA DEL RE

in memoria del marito Nero Fontanesi

€200,00

MAURIZIA CAVAZZINI

in memoria del padre Fernando Cavazzini “Toni”

€100,00

IRIS ORLANDINI E TATIANA SALSI

in memoria di Fernando Cavazzini “Toni”

€30,00

MECOZZI GERMANI

Pro Notiziario

€30,00

MIRCA DEL MONTE

in memoria di Antonia e Gelindo Del Monte

€50,00

ORNELLA FERRETTI-PELLEGRI

Pro Notiziario

RICCARDO PAOLA E PIETRO BRAGLIA

in memoria del nonno “Eros” pro QR Code

SCUOLA PRIMARIA E ANPI COLLEGNO

Pro Notiziario

€40,00

SCUOLA SECONDARIA 1°G. “ B.CROCE “ - JESI

Pro Notiziario

€50,00

SCUOLA SECONDARIA 1°G. “ G.LEOPARDI “ JESI

Pro Notiziario

€90,00

SCUOLA SECONDARIA 1°G. S.MATTEO DELLE CHIAVICHE

Pro Notiziario

€20,00

€30,00

€50,00 €20,00 €100,00

€50,00

€50,00 €50,00

€20,00 €500,00

SIMONETTA GILIOLI E SIMONA COCCHI

in memoria di Nero Fontanesi

€30,00

SILVANA NICOLINI

in memoria del padre Otello

€50,00

TITA E CATIA BONAZZI

in memoria del padre Remo

€100,00

WILLIAM CASOTTI

Pro Notiziario

€20,00

SEZIONE BRESCELLO

Pro Notiziario

€50,00

SEZIONE CANOSSA

Integrazione

€182,90

SEZIONE CASTELNOVO SOTTO

Pro Notiziario

€20,00

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