Notiziario marzo 2016web issuu

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notiziario

PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia

Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - codice ROC 25736 d.l. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- CN/RE - Filiale R.E. - Tassa pagata taxe perçue - Anno XLVII - N. 1-3 gen-marzo 2016 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.

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sommario Editoriale 03 Un XVI congresso provinciale con le guerre alle porte, di A. Zambonelli Politica 04 La lettera al sindaco Vecchi che scuote Reggio Emilia, di C. Ghiretti 05 L’ANPI e i referendum, di Carlo Smuraglia 06 “Non facciamo dell’ANPI un museo”, di F. Tevernelli 08 Polveri fini e qualità dell’aria, di M. Becchi

La sesta copertina disegnata dagli autori della Scuola comics di Reggio Emilia

Estero 07 Nella Libia d’oggi l’ONU riacquista il suo vero ruolo, di B. Bertolaso 8 marzo 09 Giorgia Galassi, Partigiana combattente, di F. Ferrarini 11 Il coraggio della denuncia, di M. Schenetti 12 Lettera dal 1943 al futuro, di S. Matei 13 A proposito dei fatti di Colonia, S. Morselli 14 Una lettera dalla Germania per i 90 anni di Giacomina Castagnetti

Memoria 19 Foibe ed esodo, di A. Zambonelli 20 ANPI di Reggio Emilia e di Schio Magrè, realtà lontane unite dalla profonda fede nella Resistenza, di A. Fontanesi 31 L’ANPI e la presenza delle donne nella Resistenza 70esimi 22 L’ANPI per bambini e adolescenti nel 1946 Commemorazioni 23 Poviglio, Ricordati i f.lli Azzolini, di A. Fava 24 Ciano d’Enza 2016, 71° anniversario, w.o. 30 Pietre d’inciampo a Castelnovo Monti, di w.o. - Eccidio di Gatta (Castelnovo ne’ Monti) 24 Lutti - Anniversari 28 I Sostenitori 12 e 30 Lettere

15-18 Anita, 6°e utimo episodio...

Anita, la protagonista del graphic novel che nel marzo 2015 è entrata nelle pagine del nostro giornale, con questo episodio, il sesto, conclude la sua avventura ma... potrebbero esserci sviluppi. Noi ce lo auguriamo. Intanto ringraziamo gli autori Andrea Pomes, Valeria Vasirani, Tommaso Ronda e Giuseppe Zironi, e la Scuola comics di Reggio Emilia. A presto.

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Spedizione in abbonamento postale - Gruppo III - 70% Periodico del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia Via Farini, 1 - Reggio Emilia - Tel. 0522 450353 C.F. 80010450353 e-mail: notiziario@anpireggioemilia.it; presidente@anpireggioemilia.it sito web: www.anpireggioemilia.it Proprietario: Giacomo Notari Direttore: Antonio Zambonelli Caporedattore: Glauco Bertani Collaboratori: Eletta Bertani, Ione Bartoli, Angelo Bariani (fotografo), Massimo Becchi, Bruno Bertolaso, Gemma Bigi, Sandra Campanini, Francesca Correggi, Anna Fava,

Nicoletta Gemmi, Claudio Ghiretti, Saverio Morselli, Scuola Comics Reggio Emilia, Fabrizio Tavernelli Redazione WEB e fb: Gemma Bigi, Anna Ferrari, Anna Parigi Registrazione Tribunale di Reggio Emilia n. 276 del 2-03-1970 Marzo 2016 Chiuso in tipografia il 29 gennaio 2016 Impaginazione e grafica Glauco Bertani Tipografia: E. Lui editore, via XXV Aprile, 31 - 42046 Reggiolo Per sostenere il “Notiziario”: “Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Comitato Provinciale ANPI” UNICREDIT - IBAN: IT75F0200812834000100280840 Conto Corrente Postale N. 3482109


editoriale

UN XVI CONGRESSO PROVINCIALE CON LE GUERRE ALLE PORTE di Antonio Zambonelli

Questo numero del Notiziario è in distribuzione alla vi-

gilia del XVI Congresso provinciale, in una situazione di gran lunga mutata, ed in modi anche sorprendenti, rispetto a quella che incontrammo nel 2011, al XV. Allora eravamo alle prese con il 4° governo Berlusconi, che sarebbe finito nel novembre successivo. Sul piano internazionale eravamo favorevolmente colpiti dalle “primavere arabe”, troppo presto cadute in un turbolento autunno giunto fino alla attuale situazione di “terza guerra mondiale a macchia di leopardo”. Anche allora c’erano problemi di accoglienza dei cosiddetti “extracomunitari”, ma oggi siamo alle prese, in tutta Europa, con i drammatici quotidiani esodi dai teatri di guerra e di morte, dove bombardamenti aerei si intrecciano alla violenza folle dei tagliagole. Dove interessi materiali di varia natura si intrecciano a fanatismi religiosi che ci lasciano attòniti. Centinaia di migliaia di persone affrontano rischi di ogni genere per cercare salvezza bussando alle porte di un’Europa sempre più spaventata, nella quale emergono populismi di vario genere, con punte di fascismo e di nazismo, reazione a esodi vissuti come insopportabili invasioni. E ciò accade anche in paesi, come quelli scandinavi, fino a ieri autentici modelli di giustizia sociale e di accoglienza. Nel 2011 ci eravamo entusiasmati per il forte appello: “Indignatevi!”, di un resistente francese di 94 anni, Stephan Hessel, che chiamava i suoi compatrioti a riprendere gli ideali e i programmi di democrazia progressiva della Résistance. Gli stessi che avevano animato il movimento di liberazione italiano e che ci parvero, e potrebbero essere ancora oggi, le radici ideali per il rilancio dell’Europa preconizzata da Spinelli, Rossi e Colorni dal confino di Ventotene. Ma oggi, chi si ricorda più di Stephan Hessel, e del suo successivo appello: Engagez vous! (Impegnatevi)? Per trovare un’ icòna analoga, dovremmo forse riferirci a quel sorprendente concorrente alle primarie presidenziali USA, figlio di immigrati ebrei polacchi, che si chiama Bernie Sanders: proclamando una visione e delle prospettive di socialismo democratico, sta raccogliendo voti a man bassa in un’America dove la parola socialismo suona

normalmente come una bestemmia. Icòne di riferimento a parte, il compito nostro, come ANPI, è quello di affrontare nel nostro dibattito congressuale, e poi nell’azione conseguente, sia le grandi questioni internazionali di cui sopra, delineate nel documento nazionale, sia il tema italiano riforme/referendum (v. documento Smuraglia nelle pagine seguenti). Sul piano locale è risultata una sgradevole sorpresa l’epifania della penetrazione ‘ndranghetista, anche se già dal 1970 ci si occupò della mafia cutrese dei cantieri. All’epoca non si conosceva ancora, qui, il nome ‘Ndrangheta. Circa la protervia della stessa si veda, di seguito, il pezzo del nostro Ghiretti. Fondamentale ancora, dovrà essere un rinnovato impegno di vera e propria pedagogia antifascista. Il berlusconismo, coi suoi frutti avvelenati e perduranti, fu anche l’èsito di una campagna pseudostoriografica di lunga lena: facciamola finita col “paradigma antifascista”, proclamavano personaggi venuti anche dall’estero. E non si riferivano soltanto alla XII disposizione transitoria della Costituzione, ma alla Costituzione stessa, che è tutta, nella sua struttura profonda, antifascista. E oggi di nuovo tante voci interessate sostengono che non c’è più destra né sinistra: “noi siamo di centro in alto”, proclama CasaPound... Ma anche da sponde che non si dichiarano “fasciste del terzo millennio” si sostengono analoghi concetti. Come ANPI, non siamo un partito. Oppure, potremmo dichiararci Partito della Costituzione, la Carta che costituisce l’esito davvero rivoluzionario della Resistenza. Anche se qualcuno ha teorizzato le nozioni di Resistenza tradita e di “proletari senza rivoluzione”. Ai principi fondamentali della Costituzione non si puo’ derogare. Modifiche in alcuni punti della seconda parte le previde anche Giuseppe Dossetti Sr. A patto che non contraddicano l’anima pro-

fondamente democratica di una Carta che ha segnato non semplicemente la “riconquista della libertà”, non il ritorno allo stato liberale pre-fascista, ma la conquista di un assetto democratico che tra le molte innovazioni riconobbe anche parità di diritti uomo donna. Buon OTTOMARZO dunque, e buon lavoro congressuale. marzo 2016

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politica

cittadini potere democrazia

La lettera al sindaco Vecchi che scuote Reggio Emilia di Claudio Ghiretti

“Prima

puntata ”

con queste due parole inizia la lunga lettera di un imprenditore calabrese , recapitata

C arlino di R eggio : “E gregio sindaco L uca V ecchi , M i chiamo “S iete fortunati sindaco – prosegue la lettera - perché sua moglie lavora nel pubblico anche se suo zio , che porta lo stesso cognome , è stato in carcere per reati gravi . A ltri cutresi , per una cosa del genere non possono lavorare nemmeno nel privato . G li zii di sua moglie , quelli che le hanno ristrutturato le case che ha acquistato da M acrì F rancesco , sono interdetti ed esclusi dalla white list per i lavori del terremoto . S ono questi i motivi che la costringono alle dimissioni dal suo avvocato alla redazione del

P asquale B rescia ...

lei

dovrebbe

R esto

del

dimettersi ”.

anche se io invece penso che dovrebbe dimettersi per non aver difeso una minoranza di suoi cittadini che ne aveva

M iro ,

bisogno !

Q uello

che

lei

chiama

“ il

mio

sindaco ”,

il

signor

per tutelare i cutresi dalla criminalizzazione mediatica .

E’ Il Sindaco ha sporto immediatamente querela. Il Comi-

tato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato d’urgenza dal Prefetto, non ha esitato a mettere sotto stretta vigilanza tutti gli spostamenti del Sindaco. Si tratta di un fatto senza precedenti che suscita grande preoccupazione e che ha scosso profondamente la comunità reggiana. Certamente, la presunzione d’innocenza deve valere anche per il sig. Brescia, tuttavia, non può essere trascurato il fatto che questo signore è, attualmente, in carcere, in attesa di giudizio, con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. La lettera è stata fatta pervenire alla redazione di un giornale per aumentarne l’impatto mediatico e con la puntualizzazione, appunto, che si tratta della “Prima puntata”. Cosa signi-

L ei

D el R io G raziano

andò

dal

prefetto

De

è fortunato sindaco , non sa quanto !”.

fica tutto ciò? Gli inquirenti si sono messi subito al lavoro e toccherà a loro stabilirne l’esatto contenuto. Due fatti, però possono aiutare a comprendere il contesto. Da un lato, la grave crisi dell’edilizia che ha fatto venir meno il lavoro per migliaia di persone e opportunità di guadagno per centinaia di imprese edili; dall’altro, i numerosi atti anti-mafia che le istituzioni reggiane hanno compiuto negli ultimi anni, i quali hanno messo in crisi il sistema delle imprese in odor di N’drangheta. Le interdittive della Prefetto De Miro, l’esclusione dalle white list (cioè la lista delle imprese con certificati antimafia puliti), i protocolli antimafia di Comune e Provincia di Reggio che escludono molte imprese opache anche per piccoli appalti, infine la confisca di ingenti beni, come, per esempio, ha fatto il Sindaco Vecchi, proprio nei confronti dell’imprenditore Pasquale Brescia, l’estensore della lettera. E’ arrivato, dunque, il momento, per la nostra comunità di chiedersi cosa stia succedendo e se la nostra libertà non sia in pericolo. L’inchiesta “Aemilia”, della Direzione Distrettuale Antimafia, il cui processo si sta celebrando in questi mesi, ha portato all’arresto di ben 250 persone ed ha avuto come epicentro proprio la provincia di Reggio Emilia. Ha portato allo scoperto una presenza N’dranghetista, da tempo sospettata, ma molto più estesa e radicata. Si tratta di un attacco che colpisce, l’intera comunità dei cittadini liberi e perbene. E’ ora di rendersi conto che, in questi anni, a Reggio, qualcosa di grave è accaduto e che occorre reagire con fermezza per difendere e proteggere le istituzioni democratiche. “Siamo ad un passaggio storico – dice il Sindaco Luca Vecchi – A


politica

questo è arrivata la nostra città. Ne ha attraversati tanti, con la schiena diritta, seguendo quanto scritto nella Costituzione italiana, con la forza della solidarietà e il coraggio degli ideali” e ricorda all’intera comunità e a ciascuno di noi individualmente che di fronte all’N’drangheta “bisogna scegliere da che parte stare”. Già, bisogna scegliere da che parte stare. Noi scegliamo di stare con Luca Vecchi perché è una persona onesta, come è onesta sua moglie. Noi scegliamo di

stare dalla parte del Sindaco di Reggio Emilia perché siamo democratici e difenderemo sempre le istituzioni democratiche. Noi stiamo con il Sindaco perché vogliamo difendere noi stessi: sotto attacco c’è anche la nostra dignità, la nostra identità e la nostra libertà. Le foto: nella pagina a fianco il sindaco Luca Vecchi; qui sopra a sinistra insieme a Giovanni Vignali, addetto stampa del sindaco, e a una vigilessa; a destra Maria Sergio, moglie del sindaco

L’ANPI e i referendum

Il Comitato nazionale, nella seduta del 21 gennaio scorso, ha

discusso ampiamente e serenamente sul tema dei referendum sulla riforma del Senato e sulla legge elettorale, richiamandosi – come era ovvio - al problema della coerenza con tutto quanto abbiamo sostenuto, a partire dal Convegno del 31 marzo 2014, al Teatro Eliseo di Roma, ma ponendosi anche i problemi concreti che pure si pongono quando si tratta di affrontare, una battaglia certamente complessa, in concomitanza con la nostra Campagna congressuale. La pacatezza con cui sono stati affrontati i vari problemi ha consentito di giungere ad una decisione che ha avuto il sapore dell’unanimità (venti voti favorevoli e tre astensioni) sulla proposta avanzata dal Presidente, a nome di tutta la Segreteria, di aderire al Comitato per il NO alla riforma del Senato ed al SI sui quesiti referendari, già presentati in Cassazione per correggere la legge elettorale, almeno su alcuni punti essenziali, al fine di garantire una vera rappresentanza e partecipazione dei cittadini. Questo significa che adesso siamo tutti impegnati a rispettare le decisioni assunte dal Comitato Nazionale anche se è evidente che chi ha un’opinione diversa potrà sempre esprimersi nel voto (ma non con iniziative contrastanti con la linea adottata dal massimo organo dirigente). Peraltro, la decisione è stata accompagnata da alcune “condizioni”, sulle quali c’è stato un pieno accordo. L’ANPI deve aderire alla Campagna referendaria con la sua autonomia e “le sue bandiere”, nel senso che ha una sua posizione e la renderà chiara ed evidente in ogni occasione. Per esempio, non accetteremo di porre la questione in termini politico-partitici, non ci faremo trascinare sul terreno dei “plebisciti”; siamo convinti che queste due leggi (quella che “abolisce” praticamente il Senato e quella elettorale) non sono solo sbagliate ma stravolgono linee portanti, princìpi e valori chiaramente espressi dalla Carta costituzionale; e dunque ci batteremo perché non passino, nella certezza che l’obiettivo da cui alcuni erano partiti, quello cioè di “correggere” il bicameralismo perfetto, si potrebbe raggiungere in qualsiasi momento, con facilità, rapidità e restando all’interno delle linee di fondo della Costituzione. Adesso bisogna organizzarsi, per una Campagna di informazione sui guasti che produrrebbero queste “riforme”, ed in seguito

con la raccolta delle firme per il referendum. Ci sono luoghi in cui sono già stati costituiti Comitati e noi, compiute le opportune verifiche sulla loro consistenza e composizione, possiamo, in qualche modo dobbiamo, aderire, non come un’appendice ma facendo valere la nostra presenza e la nostra forza. In altri luoghi dove i Comitati non ci sono ancora, costituiamoli noi con oculatezza e con coloro che concordano sulla linea che è stata definita e da noi ulteriormente specificata. Fondamentale è garantire sempre la nostra autonomia e la nostra identità e i connotati che hanno accompagnato la nostra adesione nazionale (per i quali, rinvio a quanto è stato da noi scritto sulle Newsletter n. 188 del 22 giugno scorso). E poi bisogna organizzare iniziative di incontri con i cittadini, le più ampie possibili, cercando di avvicinare tutti e di chiarire a tutti il nostro pensiero e la nostra posizione. Noi forniremo, a breve, un opuscolo con le nostre argomentazioni sull’una e sull’altra legge; e lo accompagneremo con qualcosa di semplice ed agevole (una sorta di risposte rapide e facilmente comprensibili, alle domande più frequenti). Bisogna che tutti, dal primo dirigente all’ultimo si preparino ad affrontare un dibattito ampio e diffuso, che non può essere affidato solo ai giuristi, ma deve essere in grado di fornire risposte chiare a tutte le incertezze e i dubbi di chi poco conosce, di queste leggi ed alle tesi, spesso precostituite e poco motivate, di chi sostiene le riforme come se fossero la soluzione di tutti i mali che affliggono il nostro Paese. La raccomandazione più viva, per la nostra “Campagna” è quella di utilizzare tutti gli strumenti e le modalità di comunicazione più moderni ed aggiornati, per farsi capire ed arrivare a tutti: diffondere le News, far conoscere gli articoli che appariranno su “Patria on-line”, studiare e diffondere l’opuscoletto, quando sarà pronto, e poi ricorrere a Facebook, a Twitter, insomma a tutti gli strumenti di comunicazione rapida ed efficace. Per parte nostra, organizzeremo a breve una riunione con tutti i Coordinatori regionali, con specialisti della comunicazione, per indicare, strade modi ed obbiettivi con modalità che ci consentano di arrivare a tutti i cittadini, anche i più ignari. Carlo Smuraglia marzo 2016

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politica

Opinion leder

“Non facciamo dell’ANPI un museo” di Fabrizio Tavernelli

D

omenica 17 Gennaio si è svolto il Congresso della Sezione ANPI di Correggio di cui sono stato presidente per dieci anni.

In verità il mio impegno nell’ANPI è da calcolare complessivamente tenendo a mente una data importante, quella del 25 Aprile 1995. Data che corrisponde all’evento “Materiale Resistente”, giorno e fatto scatenante da cui è nata la voglia, la convinzione di cercare un legame con la Resistenza. Da quel giorno ho iniziato a curare una rubrica sul Notiziario, da quel giorno ho compreso la definizione di “Antifascista”. Da lì hanno preso il via nuovi ragionamenti, elaborazioni, innovazioni legate alla memoria, all’eredità morale dell’esperienza resistenziale. Non è un caso che questo mio percorso abbia una sua naturale conclusione con il ritorno di Materiale Resistente nell’Aprile 2015. Un’altra bellissima giornata con Resistenti e Antifascisti a popolare Correggio. Guardo allora con soddisfazione a quello che si è costruito in questi anni, non lo dico tanto per mostrare medaglie ma perché questo laboratorio correggese è stato costruito insieme: il gruppo di giovani del direttivo, l’Amministrazione comunale, associazioni, scuole, iscritti e poi scrittori, musicisti, registi, attori, videomakers e naturalmente, i nostri partigiani. Questo perché tutti abbiamo compreso il senso, l’etimologia della parola “partigiano”. Tutti ci siamo ritrovati sotto il tetto di una ideale “casa di latitanza” in cui non occorre più starsene nascosti e agire in clandestinità, perché è grazie alla lotta di liberazione che oggi possiamo esprimerci, dichiarare, pensare e persino dissentire alla luce del sole. Ma ci sono sempre nuove sfide davanti a noi. Oggi è in discussione la stessa sopravvivenza dell’ANPI, occorre individuare un nemico comune incarnato dalla destra e dalle derive estreme dell’attuale periodo storico-sociale. Occorre trovare un punto d’incontro tra approccio istituzionale e militante. Venendo a mancare l’aggregante principale dell’associazione, la coscienza vivente, i partigiani, ogni direzione e trasformazione può essere legittima e degna di essere attualizzata ma vorrei esprimere un desiderio per l’ANPI, una speranza: non trasformiamo l’ANPI in qualcosa di asettico, amorfo, neutrale. Non facciamone un luogo di ufficiosità, di riti residuali e nostalgici. Non facciamone l’unico baluardo di ideali, non facciamo dell’ANPI un lavacro di anime e coscienze, non facciamone un museo. Non basterà indossare un fazzoletto partigiano per un solo giorno. La Resistenza è questione urgente, quotidiana, è una scelta che deve seguirci nella vita. Questo anche se il dire, l’agire, potrà apparire scomodo, irrituale, fuori da logiche o calcoli. Bisogna uscire fuori, a presidiare di nuovo il territorio, le nostre città, le nostre certezze messe di nuovo in discussione, insidiate dalla destra che ha gioco facile a fare leva su paure, disperazione, sconvolgimenti sociali e geo-politici. Il dramma dei profughi, confini e frontiere che si chiudono, gli scenari di guerre civili in Europa. Per quanto ancora riusciremo a garantire tolleranza, accoglienza, convivenza, libertà personali? L’ANPI potrà avere un ruolo in questo? Io lo spero. Aggiungo

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due parole sul criterio di composizione del nuovo direttivo a cui non è stato applicato nessun bilancino, manuale Cencelli o percentuale ma la scelta o la conferma ha riguardato persone attive e motivate. Per finire auguro un buon lavoro al nuovo presidente Giuseppe Lini e ringrazio con affetto tutti gli amici del direttivo con cui divideremo nuove guerriglie culturali. Di questa toccante esperienza mi rimarranno dentro come esempio le parole, i volti, gli sguardi dei partigiani e in particolare ricorderò in maniera indelebile Avio Pinotti che mi convinse ad accettare la presidenza, Artullo Beltrami, il compagno più attivo e vulcanico che ha animato la nostra sezione e come ultimo episodio porterò nel cuore il forte abbraccio con cui Germano Nicolini mi ha lasciato dopo avermi consegnato la sua lettera da leggere all’ultima nostra festa di tesseramento. Un abbraccio che mi ha trasmesso umanità. Quel valore che sta alla base del nostro essere nel mondo.

Le foto: alcune immagine del congresso ANPI di Correggio


estero

Nella Libia d’oggi l’ONU riacquista il suo vero ruolo di Bruno Bertolaso

Non è possibile parlare della odierna situazione libica, sen-

za citare il determinante intervento dell’ONU, che uscendo da un periodo di poco rilevanti iniziative, sta prendendo ed occupando un ruolo determinante nel risolvere situazioni critiche su scala mondiale, tra le quali il problema Libia apparso, da sempre, un intrico irrisolvibile, nel quale giostravano i più diversi schieramenti politico-militari, cercando ognuno di salvaguardare i propri interessi contro tutti gli altri schieramenti. Il dissolvimento del Paese generava inevitabilmente dei vuoti politici e territoriali di consistente entità che. venivano occupati con estrema velocità dall’Isis che, dopo le sonore sconfitte subite in Iraq e in Siria, cercava nuove sponde per il suo potere politico ed economico. La Libia rappresentava il bottino più appetitoso, per tutto quanto poteva offrire la favorevole situazione del momento, specie per quanto si riferisce alla possibilità di commercializzare grossi volumi di petrolio predato. Per mettere un serio ostacolo alla invasione del Paese, l’ONU attraverso il suo inviato speciale per la Libia il diplomatico Bernardino Leon è riuscita, con una trattativa, durata lungi mesi, tra le delegazioni delle due fazioni rivali, riunite in Marocco e i due governi rivali di Tripoli e Tobruk per conseguire l’accordo per la costituzione di un nuovo governo di unità nazionale, che a visto la luce il 19 gennaio, stilando una lista di candidati per guidare con un inedito esecutivo, il Paese dopo la definitiva approvazione degli accordi e della sua legittimità da parte dei due governi rivali, oggi non ancora arrivata da parte del governo di Tobruk. Malgrado l’approvazione da parte del Consiglio di sicurezza dell’ ONU, attraverso il suo inviato Martin Kobler di una risoluzione, tesa a recepire l’accordo per l’unificazione del Paese, siglato dalle parti interessate in Marocco il 17 dicembre scorso, le incertezze per il futuro della nazione libica permangono intatte, con svariate fazioni che rimangono contrarie al piano di stabilizzazione indicato all’ONU. In effetti dopo la caduta nel 2011 di Muammar Gheddafi la Libia si è disintegrata dal punto di vista politico. La situazione generale è precipitata ulteriormente nell’estate del 2014, che ha visto un Paese diviso in due tra un governo democraticamente eletto e riconosciuto dalla comunità internazionale insediato a Tobruk e un altro governo insediato a Tripoli sotto il controllato dai Fratelli musulmani. A fronte delle inevitabili difficoltà a garantire la sicurezza del Paese, per rafforzare il nascente governo di unità nazionale e per neutralizzare la minaccia del Califfato, l’ ONU ha decisamente aperto la strada ad una possibile e probabile azione militare internazionale in Libia. Superate alcune resistenze della Russia, i 15 membri del Consiglio di Sicurezza hanno alla fine votato all’unanimità una risoluzione per l’approvazione di un documento di venti articoli, stilato in Marocco con l’avallo dell’ONU, con l’obiettivo di ottenere un riconoscimento da parte della comunità internazionale che preveda, come unico, legittimo rappresentante della Libia, il nuovo governo unitario, col fine ultimo di sostenere tutti gli sforzi, che saranno intrapresi dal governo stesso per sconfiggere l’Isis e gli altri gruppi terrori-

stici, attivi nel Paese. Gentiloni si è affrettato a plaudire e approvare la cornice legale di tale strada, tracciata dall’ONU, entro la quale il sostegno internazionale potrà essere anche militare, affermando che l’Italia è pronta a guidare la futura coalizione internazionale, che sarà composta da circa seimila uomini. I quattro jet Amx spostati a Trapani, indicano la preoccupazione dell’Italia, ma anche della UE, per l’invasione militare che l’Isis sta attuando sul territorio libico. Dopo l’occupazione di Sirte divenuta la capitale del califfato libico, l’Isis sta allargando il suo potere dimostrando la sua capacità militare, inviando un duro messaggio all’Italia, dopo i risultati usciti dalla conferenza della Farnesina di Roma del 13 dicembre, che hanno tracciato le linee per il futuro unitario della Libia. In tale contesto l’Isis ha intensificato le sue operazioni militari, attaccando prima il terminale petrolifero di Ras Lanuf, poi effettuando una strage all’accademia di polizia di Zliten e infine con un attentato, fortunatamente fallito, contro il candidato premier della nuova Libia Fayez Al Sarray. L’Italia per diversissimi motivi è direttamente coinvolta nella questione Libia. Il 28 dicembre Fayez Al Sarray è stato a Roma ricevendo da Renzi la promessa di pieno sostegno italiano al governo libico di unità nazionale, sostegno confermatogli direttamente da Gentiloni, che accettava immediatamente la proposta di portare in Italia per le cure del caso 15 cadetti dell’accademia di Zliten Una prima, forse piccola azione umanitaria, che non ne sminuisce il significato, dal momento che. invitando l’Italia ad effettuare l’operazione, il designato premier ha esercitato un atto di sovranità su un territorio statale che, politicamente ancora non controlla. Inoltre ha simbolicamente messo l’Italia in testa ad una comunità internazionale, che affiancherà ogni operazione militare del governo libico di unità nazionale.

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politica

Primavera silenziosa

Polveri fini e qualità dell’aria

I l 2015

è stato un altro anno nero per la qualità dell ’ aria .

T utti

il

di

fatta

limite

E milia

e

35

P iacenza

giorni

di

superamento

le città peggiori .

delle

polveri

sottili ,

R egione oltrepassano C esena . P arma , R eggio

i capoluoghi in eccezione

per

di Massimo Becchi

Il 2015 si è concluso all’insegna dell’emergenza smog. Tutti i capoluoghi di provincia della nostra regione, fatta eccezione per Cesena, si sono “svegliati” a dicembre con le centraline di fondo urbano e di traffico che registravano quasi ininterrottamente superamenti dell’ormai famoso limite del PM10 di 50 microgrammi per metro cubo da non superare per più di 35 volte in un anno. Più in generale, il 75% delle centraline in Emilia-Romagna hanno registrato superamenti della media giornaliera per più di 35 giorni durante il 2015. Parma, Reggio Emilia e Piacenza restano le realtà più critiche. Basta guardare la tabella riepilogativa degli ultimi anni per avere un’idea più chiara della situazione (vedi tabella qui sotto).Il peggioramento rispetto al 2013 e 2014 di Reggio è legato alla piovosità che ha contraddistinto questi due anni, concentrata molto nei mesi invernali, che ha permesso un lavaggio dell’aria, cosa che non è avvenuta quest’inverno, eccezionalmente siccitoso. Da inizio 2016, nel solo mese di gennaio si sono già registrati 12 sforante sui 35 consentito delle PM10. Un peggioramento netto quindi rispetto almeno ai due anni precedenti, anche alla luce del lungo periodo di siccità di fine anno, ma, come indica la serie temporale di sforamenti degli ultimi sette anni, non siamo più in una situazione di emergenza straordinaria. Per la qualità dell’aria è doveroso parlare di cronicità o se si vuole di “emergenza cronica”. Ricordiamo che, al di là dei limiti normativi, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Organizzazione Mondiale della sanità, ha dichiarato il particolato atmosferico cancerogeno per la salute umana e associato spesso ad una maggior incidenza del cancro. Il recente rapporto dell’Agenzia europea dell’Ambiente (AEA), ha inoltre ricordato come l’Italia abbia il triste primato nella classifica del numero di morti causati dall’inquinamento dell’aria: più di 84.000 nel solo 2012. Gli effetti del persistere di una pessima qualità dell’aria nell’arco di anni ha effetti sia acuti che cronici sulla salute di adulti e bambini e non solo: il particolato atmosferico fine aumenta la probabilità di basso peso alla nascita, rendendo i neonati più vulnerabili a livello respiratorio e neurologico, come risultato da uno studio di coorte europeo pubblicato nel 2013 su “The Lancet Respiratory Medicine”. Alla luce di queste evidenze è indispensabile che gli assessorati regionali all’Ambiente ed alla Salute lavorino in stretta sinergia, adottando con urgenza misure che salvaguardino la salute dei cittadini della nostra regione. Per far fronte a questa situazione servono indubbiamente misure drastiche: le iniziative intraprese da Milano e Roma ed altre città fra dicembre e gennaio, con limitazioni del traffico e targhe alterne non hanno sortito risultati utili, da cui la necessità di iniziare a programmare dei blocchi totali del traffico, uno dei principali responsabili del fenomeno. Situazioni di emergenza necessitano di soluzioni altrettanto dure. Solo una programmazione di lungo periodo in tutto il bacino 8

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padano può comunque evitarci questa “rottura di polmoni”: aumentare ed implementare il trasporto pubblico non si fa dall’oggi al domani, né cambiare le abitudini alla mobilità dei cittadini. In Emilia-Romagna è poi necessario approvare immediatamente il Piano Aria Regionale, che da troppo tempo è fermo. E’ fondamentale che le misure previste nel piano siano coordinate con politiche di promozione della mobilità pubblica su ferro con attenzione all’intermodalità, delle aree pedonali e delle zone a traffico limitato e zone 30, oltre che della mobilità ciclabile. Fondamentale è inoltre rendere concorrenziale il trasporto pubblico locale sia in termini di costi, ma soprattutto di tempi di percorrenza; a questo scopo indispensabile è la realizzazione di corsie preferenziali per gli autobus. Altrettanto fondamentale è l’attuazione urgentemente di politiche rigorose su due fronti in particolare: la riorganizzazione della mobilità nelle aree adiacenti a scuole e lo spostamento delle merci in attraversamento sul territorio regionale dall’autostrada alla ferrovia. E’ evidente a tutti i reggiani che la chiusura delle scuole comporta una fluidificazione del traffico immeditata e un decongestionamento della città. Per quanto riguarda le scuole, è indispensabile potenziare bicibus e pedibus, organizzando trasporti collettivi per gli studenti ed attribuendo un peso sempre maggiore al “criterio di vicinanza” nelle graduatorie per gli asili e le scuole, così come disincentivare il trasporto privato per gli studenti delle scuole, chiudendo al traffico le vie limitrofe all’edificio scolastico negli orari di ingresso ed uscita. Quanto al trasporto merci, che attualmente è perlopiù realizzato su gomma con un’incidenza fortissima sulla qualità dell’aria, l’associazione chiede che vengano individuati dei meccanismi di sovra pedaggio per il traffico merci su gomma in attraversamento lungo le autostrade regionali, finalizzando gli extraoneri per sostenere la logistica ed il trasporto merci su ferro.

NB: Nel redigere questa classifica si è presa come riferimento la centralina peggiore (ovvero che ha registrato il maggior numero di superamenti nel corso dell’anno) presente nella città, a partire dai dati disponibili sul sito di Arpa Emilia Romagna.


8 marzo

memoria

GIORGIA GALASSI partigiana combattente

Q uesta è la rielaborazione della lunga intervista a G iorgia G alassi - partigiana combattente dall ’1 novembre 1944 al 25 aprile 1945 nel B attaglione alleato - raccolta a C ervarezza il 18 agosto 2015 con E letta B ertani . G razie G iorgia per la tua passione intatta e la memoria prodigiosa . E grazie per l ’ appetitoso pranzo e l ’ accoglienza spontanea , di cui la tua famiglia ha sempre dato un luminoso esempio di Fiorella Ferrarini

La casa della famiglia Ga-

lassi a Cervarezza durante la guerra era conosciuta per l’attività antifascista dei componenti e per la sicura accoglienza; da lì sono passati, dopo l’8 settembre, i Cervi, alcuni russi (tra cui Anatolij Tarassov, Victor Pirogov “Modena”), Otello Salsi, comandante partigiano della zona, e alcuni sbandati che cercavano di passare la Linea Gotica (la mamma di Giorgia parlava bene l’inglese essendo, giovanissima, emigrata negli Stati Uniti col fratello). I famigliari facevano da guida attraverso scorciatoie ben conosciute, e offrivano ristoro e indumenti. Intanto Giorgia osservava.. Il 14 settembre del ’43 a Cervarezza vi fu una importante riunione cui partecipò anche Aldo Cervi; Giorgia e la sorella Lina avevano il compito di sorvegliare. Il padre Gino e lo zio Bartolomeo Galassi,“Bortella”, erano molto arrabbiati per le direttive del Comitato militare del PCI che riteneva premature le azioni partigiane. Quando il padre rientrò a tarda notte trovò in casa tre fascisti del paese che lo aspettavano, tra cui una donna che lo colpì alla testa col calcio del fucile, poi tutti fuggirono. Dopo poco tornarono e tra loro vi era Cesare Pilati (in seguito sarà ucciso), che lo minacciò, e altri fascisti di Collagna. Sempre nella notte giunse un ragazzo in moto e avvisò la mamma, Maria, che sarebbero venuti a prelevare lei per portarla in prigione (il ragazzo era in realtà un “infiltrato” tra i fascisti ma stava con i partigiani), secondo quanto deciso in casa Romei. Ma la notte non era finita: i fascisti tornarono dai Galassi e picchiarono violentemente il padre; poi dopo averlo legato lo caricarono su un camion insieme ad altri (Ulderico, Piero, Messori). La mattina la mamma sulla strada incontrò una Romei e, disperata e indignata, la aggredì con una ciabatta, urlando: “Perché non hanno preso me?”. La figlia di questa donna era quella che aveva colpito il padre nella notte. Questi fu portato in carcere a Castelnuovo Monti e le percosse continuarono con l’uso di un sacco di sabbia che non lasciava segni visibili ma che danneggiò gravemente il fegato. Da lì fu trasferito nel carcere di San Tommaso dove fu rassicurato da Aldo Cervi che mai né lui né i fratelli avrebbero fatto il nome della famiglia Galassi.Poco dopo la fucilazione dei sette fratelli vi fu il massiccio bombardamento aereo su Reggio Emilia, [8 gennaio del ’44, NdR], e le mura del carcere crollarono. Giorgia e la mamma che si trovavano a Reggio per fare visita a

Gino, dopo essere state fermate da alcuni fascisti di Cervarezza che le tennero sotto tiro per diverso tempo impedendo loro di incamminarsi, riuscirono a raggiungere San Tommaso da dove, attraverso un diversivo tattico della mamma che distrasse i militi di guardia, lei e il padre riuscirono fortunosamente a fuggire per poi a ritrovarsi presso Nando, un compagno fidato di Cavazzoli. Mentre Giorgia viaggiava sulla corriera, i genitori raggiunsero a piedi Cervarezza e nella stessa notte Gino fuggì nel parmense unendosi poi alle formazioni partigiane. Ma la vita a Cervarezza era diventata difficile per la famiglia che dopo la battaglia della Sparavalle (10 giugno 1944 ndr) fu fortunatamente preavvisata di allontanarsi velocemente perché la casa sarebbe stata data alle fiamme. Così fu e portandosi dietro pochi soldi, Giorgia, la sorella e la mamma abbandonarono l’abitazione da cui videro innalzarsi alte fiamme a breve distanza. Tutto perduto. La loro meta era Castagneto dove furono accolte dalle sorelle dell’avv. Laghi e poi dai Bottazzi. Non avevano più nulla e furono ospitate generosamente per diversi mesi. Un giorno, e quella fu una prima prova, il padre mandò Giorgia, quattordicenne, a Cervarezza dalla sorella Giuseppina ( aveva sposato Libero, un fascista, ma lei era a favore della lotta partigiana) per portare un messaggio, che nascose in una scarpa. Il drappo alla finestra della camera stava a significare il via libera, il marito non era in casa. Qui fu consegnato il biglietto ad un ragazzo convenuto, appena prima che il marito rientrasse, avvisato di strani movimenti a casa sua e quasi subito seguito da tre tedeschi che cercavano il ragazzo, per fortuna già allontanato. Fu in questa occasione che Libero rivelò che a Ca’ Rabona, nel Podere dei Laghi a pochi km da Castagneto dove le formazioni partigiane Garibaldine, (il Distaccamento Amendola della 144°ndr), si erano rifugiate (dal marzo ’44, N.d.R.), fascisti e tedeschi avrebbero dato fuoco il giorno dopo alla casa e alla stalla. Era una notizia importantissima che occorreva comunicare subito. Giorgia partì immediatamente attraverso le abituali scorciatoie verso il paese dove incontrò Renzo Barazzoni e, a Miscoso, “Modena”e alcuni russi; supponendo che Barazzoni avrebbe subito avvisato i partigiani di Ca’ Rabona, Tarassov non si mosse e il mattino dopo si seppe del sanguinoso agguato (era il 20 novembre ’44, quattro furono i partigiani uccisi e quattro i prigionieri, fucilati poco dopo, N.d.R.). Poco dopo Giorgia affrontò la sua vera prima azione come staffetta: si recò a Reggio E. dove secondo gli accordi una conoscente che faceva la sarta confezionò per lei uno zainetto in cui fu messa una forma vuota di formaggio poi riempita di pallottole da portare in montagna. In quel momento suonò l’allarme e Giorgia con un incredibile sangue freddo, per rientrare a Miscoso salì su un camion di fascisti fino a Puianello! Senza paura e con incoscienza portò ordini, armi (?) e indumenti; i marzo 2016

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partigiani la chiamavano Liuba e i russi le volevano molto bene. Intanto nel terribile inverno del ’44 i lanci di viveri e armi da parte degli Alleati ai 350 tra garibaldini e russi del distaccamento erano sempre più scarsi. Quando il 13 novembre uscì il proclama di Alexander (“Cessare le operazioni organizzate su larga scala”ndr) “Modena” prese una decisione inaspettata e la comunicò in una riunione segretissima: unirsi alla Fiamme Verdi in Val d’Asta dove si trovavano don Carlo, don Cocconcelli e Miro; Giorgia acconsentì, pur senza conoscere la vera ragione della scelta, e lo seguì alla Governara contro il parere del padre, che la accompagnò piangendo fino alla Sparavalle, vivendo la scelta come una specie di tradimento. Giorgia comprese il vero obiettivo della decisione apparentemente contraddittoria dopo che “Modena” le propose un’azione rischiosissima: portare ai Garibaldini presso il Mulino Zannoni un carico di armi lanciate dagli Alleati alle Fiamme Verdi, utilizzando la “traggia” (carro senza ruote ndr) trainata da due mucche. Il rischio se fosse stata scoperta era la fucilazione immediata. Si trattava di fare due o tre viaggi per notte e lei acconsentì, sempre senza paura e forse senza una vera consapevolezza. Forse gli Inglesi intuirono il doppio gioco di “Modena”ma lei non fu mai colta in fallo. E la Brigata ricevette viveri e armi, preziosissimi in quel gelido inverno del ’44. Per quanto riguardava la vita quotidiana delle partigiane e dei partigiani sulle montagne modenesi, Giorgia ricorda che, non essendo più staffetta, doveva restare nascosta per non essere individuata, neanche in cucina si faceva vedere. Alla Governara vi erano diversi russi e altre donne, in particolare Marianna e Nalfa Bonini “Tatiana”, che in seguito avrebbe sposato “Modena (dopo la guerra si sarebbero trasferiti in Venezuela e poi in Argentina dove lui “andò in disgrazia”). La disciplina che regnava era grande e uomini e donne dormivano divisi, secondo le direttive di Pirogov che era molto intransigente. Quando si trovava nella 144°afferma di aver sentito parlare delle riunioni e dei progetti che le donne facevano pensando alla fine della guerra, alla pace e alla conquista della parità di diritti. Anche ora Giorgia si chiede che cosa la spingesse ad agire con tanta determinazione e disprezzo del pericolo, e non sa rispondersi. Incoscienza giovanile? Il “sangue”dei genitori?”Pensavo solo che fosse una cosa molto bella!”conclude. Il 26 aprile ’45 Giorgia era a Reggio Emilia e ricorda di aver fatto salti di gioia per la conclusione della lunga e dura lotta di liberazione. I buoni rapporti di amicizia con Nalfa e Victor, che subito dopo sposati abitavano a La Zurca di Cadelbosco, continuarono; Giorgia si

segnalazioNI Editoriali

recava spesso a casa loro e fermandosi anche per lunghi periodi. Ricorda una pericolosa azione di Modena: travestito da tedesco riuscì a salvare Nalfa e Marianna che si trovavano a Sant’Ilario su un treno che le avrebbe portate in un campo di concentramento. La casa dei Galassi nell’immediato dopoguerra fu ricostruita e iniziò l’impegno politico di Giorgia nel PCI, in seguito presso il Centro Igiene Mentale come infermiera psichiatrica e infine all’Ospedale S.Lazzaro. Ma questa è un’altra interessante storia. “Ho definito ‘PIANURA REGGIANA’ il territorio delimitato a nord dal fiume Po e a sud dalla via Emilia, confinante ai lati con le province di Modena e Parma. Da noi la chiamiamo ‘la bassa’ […]. “Ho cercato di fotografare la campagna nel suo modificarsi attraverso le stagioni. Terra di contadini, rockers e partigiani. Gelida d’inverno spazzata dal vento in primavera, sofferente di calura d’estate, ma comunque abitata da un popolo tenace e forte, la cui personalità, più ci si addentra nelle zone lacustri prospicenti il Po, acquista pure aspetti originali e unici. Nel realizzare questo libro non ho utilizzato una tecnica fotografica omogenea, ma, come questo territorio visto dall’alto appare in un insieme di quadrati e rettangoli colorati, ho voluto esprimermi in maniera multiforme con il colore e il bianco e nero senza neppure escludere la sperimentazione digitale. La realizzazione si è svolta durante tutto l’anno 2015 e le variazioni metereologiche ne sono la testimonianza”. Ricordiamo anche che Paolo Tadolini ha pubblicato, per lo stesso editore, la raccolta fotografica Officine Reggiane: 2015 ultimo atto

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8 marzo

IL CORAGGIO DELLA DENUNCIA

società

di Marzia Schenetti

> Pubblichiamo una intensa pagina della reggiana Marzia Schenetti, artista poliedrica (fa teatro, è fotografa, cantante, ha pubblicato saggi e poesie). Delle sue dolorose vicende ha reso conto pubblicamente, tra l’altro, in uno dei suoi libri, Il gentiluomo. Storia di uno stalking, edito nel 2011 <

Ho sempre pensato che il percorso di ognuno di noi, (io l’ho

definito “Destino intelligente”), sia il risultato insormontabile di ciò che siamo e ciò che siamo destinati ad essere. Mi chiamo Marzia Schenetti, nata e cresciuta sulle colline reggiane, in un piccolo paese tra il fiume e la montagna e seppure a quarantatré anni mi sembrava di aver già raggiunto molti dei miei obiettivi, e di avere le risposte pronte nelle mani, questi ultimi sette, (oggi ne ho cinquanta) contano per secoli che mi sento nel cuore e nella memoria. Il mio nome è arrivato alla cronaca nazionale per il coraggio con cui ho denunciato la vicenda di violenza a cui ero costretta. Erano anni in cui non si parlava liberamente di queste tematiche, e tanto meno esistevano casi in cui una vittima responsabilizzava “la società” attraverso la pubblicazione della propria storia. Io decisi di essere una vittima pubblica. Eppure se ho pensato allora che fosse quel gesto, un gesto disperato, dettato da giorni chiusa in casa , barricata, con la mente che scorreva continuamente nelle scene che deturpavano pezzo per pezzo la mia vita, poi, man mano quel gesto si è tradotto in puro coraggio, in ricostruzione, in un grido forte che potesse raggiungere ogni angolo, da quello di ogni donna che si ritrovava nelle mie stesse pagine, (oltre mille ne ho incontrate), e ad ogni individuo che poteva prendere coscienza e farsi mezzo d’ aiuto. Ma allora, era il 2011, e non sapevo ancora, con tutta l’ingenuità montanara che avevo, cosa mi aspettasse. Ho dovuto fare i conti con un mondo al contrario, ho dovuto prendere botte diverse ma non per questo meno dure, ho dovuto continuare a cadere e viaggiare “da sola”, ho dovuto “resistere”. Quello che ho potuto vedere ed imparare in questi sette anni, seppure con tanto dolore, oggi ha il sapore della libertà piena. Ma intendiamoci, la mia libertà non ha le sembianze di alcuna sicurezza, tutela, giustizia, aiuto. La mia libertà è l’essenziale che ho colto, il valore umano a cui do l’unico peso e l’unico rispetto. In questi anni ho dedicato ogni mia energia e tempo nel confrontarmi con altre donne e uomini, vittime di rea-

ti e di violenza, ho scritto cinque libri, quattro opere, dipinto, cantato, scolpito, ho tenuto in piedi la mia persona, con le uniche armi che mi rimanevano per bilanciare quel dolore quotidiano inflitto dalla demagogia sociale. Ma ho viaggiato sola. Presa come un uccellino in gabbia, di tanto in tanto, da mostrare in qualche buona occasione istituzionale, e poi, dimenticata. Per sopravvivere, da imprenditrice premiata dalla regione nel 2004, e cantante lirica, ho fatto di tutto, e ne vado fiera, vesto gli abiti da proletaria con onore di chi sa cos’è la fatica e il sacrificio. Ho fatto il muratore, la pavimentatrice, il facchino edile. E questa società in cui è facile credere quando non si ha bisogno, mi si è sfaldata tra le mani. Credo nella potenza del singolo.Quella mattina che sono entrata all’ANPI, e ho incontrato Eletta e Fiorella, solo un mese fa, è stato come arrivare da un viaggio lunghissimo e trovare finalmente un rifugio per riposare. Ho visto troppi uffici, troppe cattedre, ho ascoltato troppe parole, vuote di contenuti, ho visto troppi statici sorrisi, ho aspettato troppe ore, giorni, mesi, anni, un gesto che valesse il senso del ruolo ri-vestito. Così, ho ritrovato in un attimo la speranza e concedetemelo, mi sono sentita partigiana in casa di una partigiana. Essere partigiani è un modo di vivere e di scegliere, secondo valori quali: la lotta per la dignità e per la giustizia sociale. Ma chi ha bisogno è costretta nell’orrore. Sono stata obbligata, come posso dire tutte le donne vittime di violenza, a vivere in uno stato di “precarietà”, di “clandestinità”; si è clandestini per la propria sicurezza personale e clandestini due volte perché in battaglia quotidianamente contro le ingiustizie. Mi porto in giro però senza paura e con ancora la speranza, perché nessuno potrà mai togliermela di dosso, che la vita riesca ancora a sorprendermi, in piccole gesta di coraggio, quando per coraggio oggi, basterebbe riuscire a vivere dentro alla coerenza. E allora chiedo un attimo, anzi due, uno per chiedersi quanto questa società ami o non ami “la dignità”, l’altro alle donne in questo mese di marzo per chiedersi se ricordano ancora cosa le renderebbe libere e felici. marzo 2016

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memoria

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Lettera dal 1943 al futuro

> Pubblichiamo

la lettera di

letta il

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Sorana Matei,

3a P Liceo economico sociale Matilde di Canossa “Radici nel futuro 2014-15” – fucilazione dei Fratelli Cervi e di Quarto Camurri <

studentessa della

che fa parte del percorso didattico

dicembre al

Poligono

luogo di

C

i riuscireste voi, ad immaginare un’Italia diversa? Io a volte perdo la speranza, sento la primavera dentro me che lentamente appassisce, perde i suoi petali. Mi priva di ogni possibilità di camminare a testa alta e così avanzare fiera e coraggiosa come sempre. Forse accade perché il cuore è sul punto di cedere, esplodere, come stretto da un pugno troppo forte. O minacciato dalla canna di un fucile. A volte ho paura. Sembra che il vento remi contro di me, tento di resistere, ma sembra tutto così astratto, tranne queste armi. Hanno la capacità di oscurare il mondo. Nei momenti più tristi mi sembra di vedere solo solitudine e desolazione intorno a me, questa nebbia che imperterrita scende sui campi e li copre di brina, crea un velo impalpabile tra ciò che è qua, e ciò che è lontano. Lontano quando nel freddo della mattina mi alzo dal letto e guardo fuori. Lontano come il futuro che sembra irraggiungibile. Come la tregua, l’estate, o il caldo. Sembra tutto irraggiungibile da quando mi è stato strappato via il cuore dal petto. Mi sono stati tolti cari abbracci, sono stati tolti i padri ai figli, i mariti alle mogli, i nonni ai nipoti, che non potranno ascoltare le loro storie ai piedi del camino. Non più. Non so dove rivolgere lo sguardo, il passato fa male, il presente è desolato, il futuro incerto. Cerco di guardare oltre la nebbia, rivolgo lo sguardo ai miei cari finché i nostri occhi doloranti non si incrociano, e si sorreggono. E’ allora che accadono le cose belle che danno speranza al mondo. A volte è una carezza, un sorriso, un pezzo di pane. E’ una battaglia vinta, è il ritorno all’uscio dell’amore. E’ allora che la nebbia si alza e un timido raggio di sole viene a scaldarmi il viso. Mi rimbocco le maniche e faccio del mio meglio, al mio meglio. Perché per quanto il futuro possa essere incerto, per quanto la pace sembri lontana, prima o poi il mondo la raggiungerà, e io voglio con-

tribuire, voglio farmi partecipe alla rinascita di questo Paese, costruendo il futuro da lasciare alle mie figlie e ai miei nipoti. Non posso tirarmi indietro. Non posso lasciarli soli. Non siamo mai soli, qualcuno che voglia combattere al nostro fianco c’è sempre, dobbiamo accoglierlo nel nostro abbraccio. Non possiamo lasciare che i morti, siano morti invano. Non possiamo lasciare che tutto questo sudore e questa fatica vengano dimenticati. Onoriamo, quindi, la costruzione di quest’Italia diversa. Magari non sarà perfetta, avrà delle lacune, come tutte le cose umane. Dobbiamo però perseverare, tutti, nel renderla migliore. Costruiamo l’Italia che vogliamo per noi, per i nostri figli, per i nostri nipoti. Scegliamo con cura i dettagli, le rifiniture. Perché il futuro, è tutto nelle nostre mani. Sorana Matei

Poligono, un luogo di memoria trascurato Salve presidente Notari, sono un pensionato iscritto all’ANPI di Parma e lunedì sono venuto per la prima volta alla commemorazione dei 7 Fratelli Cervi al Tiro a segno di Reggio. Forse proprio perché era la prima volta sono rimasto incredulo davanti allo stato di abbandono di un luogo di memoria così importante, riguardante il martirio partigiano forse più presente nella memoria popolare. Ho sentito subito il bisogno di farlo osservare a lei per primo, come ricorderà, e lei mi ha detto che condivideva e mi ha suggerito di dirlo al vice sindaco. L’ho fatto ma lui pur ammettendo ha allargato le braccia: è proprietà del Demanio... Allora l’ho detto al fotografo della Gazzetta, che ha preso subito nota, ha fatto due foto dicendomi che avrebbe denunciato la cosa. Insomma alla fine un risultato c’è stato, ma se lei non mi avesse incoraggiato a dirlo al vice sindaco, me lo sarei tenuto per me. Saluti resistenti Gino Ferri (30 dicembre 2015) 12

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Già sul Notiziario del luglio 2012 avevamo denunciato lo stato di abbandono del Poligono che avrebbe dovuto rappresentare insieme al Parco della Resistenza, lì attiguo, un significativo luogo di memoria della nostra storia recente. All’interno del Parco, nel progetto originario, era anche previsto un locale sotterraneo che avrebbe dovuto accogliere una documentazione minima sulla Resistenza reggiana. Ma tutto è rimasto lettera morta. (le foto sono di A. Bariani)


8 marzo

Segnali di Pace

società

A proposito dei fatti di Colonia di Saverio Morselli

> L’assalto di gruppo alle donne di Colonia è un atto tribale che si origina dall’implosione degli Stati arabi in Nordafrica e Medio Oriente. Il domino di disintegrazione di queste nazioni fa riemergere tribù e clan come elementi di aggregazione, esaltando forme primordiali di violenza. Regimi, governi ed eserciti si dissolvono e vengono sostituiti da capi villaggio, assemblee tribali, milizie. Le tribù sono protagoniste del deserto dell’antichità e dai loro costumi ancestrali si originano il chador per le donne, la decapitazione dei nemici, la vendetta come proiezione di forza, il saccheggio per arricchirsi, la poligamia e il potere assoluto degli uomini sulle donne (Maurizio Molinari, su La Stampa del 10/01/2016) <

Nientemeno!

tedesca Angela Merkel ha registrato un brusco stop, concreQuello che è accaduto a Colonia la notte del 31 dicembre tizzatosi nell’ipotesi di “espulsioni più veloci per gli stranieri 2015 non può non destare sdegno e preoccupazione: qualsia- che compiono reati, ivi compresi i richiedenti asilo”. si atto di violenza di genere va indagato e punito. Il fatto poi All’interno dell’Unione europea, da più parti viene invocata che veda coinvolto un numero consistente di persone origi- la sospensione dell’area Schengen (ovvero la zona di libera narie del Nordafrica e del Medioriente pone interrogativi ai circolazione dei cittadini), mentre la stessa Germania, Auquali non è possibile sottrarsi. Perché è vero che illustri com- stria, Danimarca, Francia, Norvegia e Svezia hanno ripristimentatori e la quasi totalità dei mass media hanno colto al nato o ripristineranno i controlli di identità alle frontiere. Il volo l’occasione per sferrare un attacco senza precedenti alle tanto pubblicizzato accordo tra gli Stati dell’Unione europea politiche di accoglienza, ravvisando nelle molestie sessuali per il ricollocamento di centosessantamila profughi presenti e nello stupro l’apice dell’inconciliabile diversità culturale e in Italia e Grecia continua a rimanere lettera morta, al punreligiosa con chi arriva dall’altra parte del Mediterraneo; ma to che ad oggi risultano eseguiti soltanto 414 trasferimenè altrettanto vero che il semplice giustificazionismo o la pre- ti. In Italia, l’eco dei fatti di Colonia ha indotto il governo giudiziale sdrammatizzazione dei fatti non è una analisi. Ed a sospendere la depenalizzazione dell’anacronistico reato allora, vediamoli quei fatti. Secondo gran parte della stampa, di immigrazione clandestina. Insomma, sarà un caso ma le un migliaio di extracomunitari (profughi e immigrati) si sa- conseguenze degli “atti tribali” ricadono pesantemente sulle rebbe mischiato alla folla che festeggiava la fine dell’anno prospettive della politica europea in tema di accoglienza dei rendendosi protagonista di molestie sessuali, insulti sessisti, richiedenti asilo e più in generale nella gestione dell’immipercosse, furti e persino di stupri, cogliendo di sorpresa le grazione. Nessuno può ritenere che “integrazione” sia una forze dell’ordine presenti (Stupro di massa in Germania: parola di agevole applicazione. La cultura, gli usi, i costumi, mille immigrati violentano i credo religiosi possono co80 donne”, ha titolato da noi stituire una ricchezza nella “il Giornale”). Sapremo poi “Gli uomini occidentali – scrive l’antropologa Amalia Signorelli – sono convivenza civile, ma anche da fonti della polizia loca- convinti di averci dato loro la libertà e la parità, di avercela gentilmente una diversità insormontabile, che - in realtà - di queste concessa e per questa ragione di essere infinitamente superiori ai loro col- le, dipende dall’approccio mille persone solo piccoli leghi musulmani. Due balle colossali”. con cui le persone li affrongruppetti hanno circondato, tano e dal ruolo che la polimolestato e derubato singole tica e le istituzioni sono in donne. Non che la cosa non sia grave, ma ha sicuramente grado di esercitare. Ogni Stato ha le sue regole e le sue leggi, un’altra portata. Ed è grave che sia stato accertato il verifi- con le quali tutti – e quindi anche gli immigrati – devono imcarsi di due stupri. Ma sono due, non decine. E’ inoltre stato parare a convivere. Ciò che sicuramente incide negativamenappurato che il tutto si è svolto in un generale clima di eccita- te nella percezione dell’altro è la generalizzazione, l’attribuzione (razzi, petardi, fumogeni) e di evidente ubriachezza. A zione per etnìa e provenienza geografica di comportamenti seguito delle decine di denunce presentate nei giorni seguen- devianti e criminali a prescindere che inducono alla paura ti, la polizia ha fermato (ma non arrestato) 31 persone, quasi e alla diffidenza, al rifiuto. E allora, se è comprensibile che tutti extracomunitari, di cui 18 richiedenti asilo per altro“non tra chi arriva in Europa vi siano delinquenti o più semplicesospettati di reati sessuali”. Dunque, sarebbero questi i “fatti mente persone culturalmente non attrezzate che pongono in tribali”, “le forme primordiali di violenza”, di cui parla Mau- essere atti odiosi quali le molestie sessuali, non è viceversa rizio Molinari. Come spesso accade, piuttosto, questi sono accettabile che si soffi sul fuoco dello scontro di civiltà atfatti buttati in pasto all’opinione pubblica senza aver cura di tribuendo alla loro origine una sorta di DNA di pericolosità verificarli nel loro effettivo svolgimento. sociale o, come nel caso di Colonia, dell’aggressione a sfonIl risultato è una prevedibile reazione emotiva di contrap- do sessuale. posizione che porta a far arretrare vistosamente nell’opinio- Sarebbe il caso di smetterla di pensare che la violenza di gene pubblica l’idea di solidarietà e di integrazione in nome nere una roba che appartiene alle società che ci piace definire dell’incompatibilità con il modo di vivere occidentale e i “arretrate” e ci è estranea, perché non è così. valori che lo sorreggono (valori che, tra l’altro, pongono il “Gli uomini occidentali – scrive l’antropologa Amalia Sirispetto della donna non esattamente al primo posto). Na- gnorelli – sono convinti di averci dato loro la libertà e la turalmente, anche le conseguenze politiche di questa im- parità, di avercela gentilmente concessa e per questa ragione postazione non hanno tardato a materializzarsi: la politica di essere infinitamente superiori ai loro colleghi musulmani. dell’accoglienza annunciata nei mesi scorsi dalla Cancelliera Due balle colossali”. marzo 2016

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Una lettera dalla Germania per i 90 anni di Giacomina Castagnetti > Non

>

Ha

compiuto gli anni l’11 novembre scorso

<

(partecipante ad una camminata sui sentieri Partigiani) che ha scritto la Matthias Durchfeld, per Giacomina e Giovanna. Anzi. Non ha voluto firmare con il che venisse tradotta la dicitura dell’originale: una vostra giovane amica <

abbiamo il nome della ragazza

lettera, tradotta dal nostro proprio nome ma

Cara Giacomina e cara Giovanna, con profondo rispetto sento la vostra preghiera insistente di comprendere l’importanza delle vostre storie che raccontano della lotta convinta contro il fascismo, per la libertà e per la pace. Voi ai vostri tempi avete vinto questa lotta in un modo incredibile ma ora i tempi sono cosi cambiati rispetto al periodo in cui voi dovevate vivere tutto questo. Per motivi incomprensibili il fascismo continua nonostante tutto a vivere in quegli uomini che uccidono e distruggono vite umane. In Germania l’odio razzista continua a farsi notare nella nostra società. Neonazisti uccidono e aggrediscono degli innocenti. Sempre di più. Anche ieri è stata uccisa una persona; ad ognuna di queste notizie terribili noi rimaniamo colpiti, tristi e scossi e non sappiamo cosa fare. Voglio capire l’importanza delle vostre parole. E voglio, anche se nel nostro benessere è invitante chiudere gli occhi, sentire la necessità di fare qualcosa con l’obiettivo di arginare questi eventi terribili, di evitarli. Le vostre storie danno soprattutto a noi giovani donne molto coraggio e molta forza, perché da voi impariamo che an-

>

Riceviamo

Il caso Facio, una precisazione

da

Cesare Cattani,

profondo coonoscitore della vicenda umana del Partigiano una postilla sulla nostra recensione al recente libro di Madrigani

In merito alla recensione di Antonio Zambonelli del libro di Luca Madrignani sul Notiziario ANPI di dicembre Il caso Facio, Ulteriore luce sul “caso Facio” vorrei segnalare, precisare che la prima falsificazione relativa alla motivazione della medaglia d’ argento concessa alla memoria di “Facio” fu quella della Commissione regionale Emilia Romagna per la qualifica di Partigiano in data 25 settembre 1947 n. 46089. Nel foglio matricolare vi è la nota “morto in combattimento” aggiunta il 9 novembre 1971 a firma dell’ufficiale di matricola Capitano Antonio Rauso. Non è un “documento freddo e istituzionale come il foglio matricolare” il primo documento che attesta il falso sulla vicenda di Dante Castellucci. Verosimilmente 14

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che per noi, persone piccole e normali, è necessario ed è pure possibile attuare una resistenza che il nostro nemico sente nonostante sia un nemico potente. Ascoltandovi capiamo anche che nella vita hanno importanza molte altre cose che vanno ben oltre il proprio benessere. Con profonda solidarietà verso di voi e verso le vostre lotte, con sincero amore verso la solidarietà da voi vissuta vi ringrazio di tutto cuore perché ci mostrate, anzi, siete la prova fisica che un’altro mondo è possibile. È con questi sèntirnentì che prometto di continuare nei nostri tempi la lotta da voi iniziata. Prometto di diffondere il bacio simbolico che ho ricevuto a più persone possibile sperando che anche loro comprendano l’importanza del senso delle vostre parole. Con sincero amore, con profonda solidarietà e nella speranza da voi rinforzata vi ringrazio di tutto ciò che avete fatto per noi. Vi ricambio il bacio, la vostra giovane amica

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Dante Castellucci Facio, <

è la dichiarazione (su modello P) della commissione di Parma. Il foglio matricolare riporta doverosamente un documento ufficiale precedente. E’ stato più volte detto da uno storico parmense che ciò fu fatto per “compensare in un qualche modo” Facio e la famiglia. Probabilmente sarà stato così! Infine il libro di Madrignani respinge l’impressione di “una strategia di occultamento” (della vicenda) orchestrata da una parte del PCI. Questo in quanto Cabrelli non fu mai riammesso nel partito. La quale cosa è vera. In quanto sospetto spia dell’OVRA e trotzkista (ma anche di diverse altre cose, tra le quali rapina e omicidio verso un commerciante di bovini, altre rapine e “sparizioni” di persone. Reati denunciati al CLN apuano). Non esiste un solo documento che attesti che Cabrelli non fu riammesso nel PCI in quanto principale responsabile o mandante dell’ omicidio di Facio. Cesare Cattani LUCA MADRIGNANI, Il caso Facio. Eroi e traditori della Resistenza, Il Mulino, 2014, pp. 227, euro 18


ANITA - 6° e ultimo episodio...




Soggetto e Sceneggiatura: Andrea Pomes e Valeria Vasirani; - Disegni: Tommaso Ronda; - Editing: Giuseppe Zironi Coordinamento: Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia


FOIBE ED ESODO E IL CONTESTO?

memoria

di Antonio Zambonelli

Passato il giorno della Memoria della Shoàh (27 gennaio), il 10

febbraio si celebra il giorno del Ricordo delle Foibe, e dell’Esodo di tanti italiani dall’Istria e dalla Dalmazia. Celebrazione doverosa, ma che da destra è stata vissuta (e ancora spesso lo è) come un fare “pari e patta” con la Shoàh. Un pareggio blasfemo e inaccettabile anche se infoibamenti ed esodo furono autentiche tragedie. Alcune delle tante tragedie, fatte di vendette e di spostamenti di popolazioni, che coronarono la seconda guerra mondiale scatenata da Hitler seguìto da Mussolini. Quel Mussolini le cui buone azioni, dopo le eroiche gesta dello squadrismo omicida, gli incendi delle case del popolo, delle cooperative e delle leghe sindacali rosse e bianche, sfociarono nella dittatura e continuarono con la sequela ininterrotta di guerre dal 1935 (Etiopia) al 1936-1938 (Spagna, con Hitler al fianco di Franco), pugnalata alla schiena della Francia, invasione della Penisola Balcanica, sempre al seguito della Germania nazista. E lungo tutto il ventennio, il “fascismo di frontiera”, da Trieste in giù, continuò, con violenza inaudita e troppo spesso ancora ignorata, quell’opera di “snazionalizzazione degli Slavi” che già lo Stato liberale aveva iniziato all’indomani del novembre 1918 con cui si concludeva “l’inutile strage” (definizione di Benedetto XV) della Prima guerra mondiale. “La mia maestra, Anica čok – scrive lo sloveno Boris Pahor, nato a Trieste nel 1913 – era per me una seconda madre. Quando i miei genitori mi dissero che non sarebbe stata più lei a insegnare, scoppiai in lacrime... Il fascismo ci aveva portato via le scuole, la lingua, persino i nomi. Tutto ciò che poteva esprimere, anche vagamente, la nostra identità nazionale fu cancellato....parlare esclusivamente in italiano a dieci anni, fu per me un trauma” (Tre volte no. Memorie di un uomo libero, p.24). Alle violenze antislave iniziate nel 1919, il fascismo aggiunse poi i massacri, durante la guerra, di interi paesi, le deportazioni in campi di concentramento di civili dalla Jugoslavia (Arbe, Gonars…) all’Albania. Operazioni in cui si distinsero in modo speciale le Camicie Nere anche se non ne furono esenti reparti dell’Esercito. Va però ricordato che molti soldati italiani (tra loro decine di reggiani: dall’intelletuale Valdo Magnani al contadino Tonino Montanarini) passarono nelle file partigiane jugoslave dopo l’8 settembre ’43 (Montanarini cadde combattendo contro i tedeschi il 23 ottobre ‘43). Anche i “S’ciavi” seppero, nonostante tutto, distinguere tra soldati e camicie nere. In sostanza, quando nella primavera 1945 le forze armate di Tito giunsero fino a Trieste, vennero al pettine nodi antichi, e selvagge forme di giustizialismo (contadini slavi contro padroni italiani) si intrecciarono a operazioni sistematiche di arresti, processi sommari, e anche infoibamenti sia di italiani ritenuti fascisti che di slavi ritenuti “collaborazionisti” degli occupanti nazifascisti. E col 1947 iniziò il grande esodo verso una madrepatria non sempre benevola verso i profughi. Tra di loro un nostro concittadino, Raul Marmiroli, che con serena e dolente onestà, rievocando la sua esperienza di ragazzo di 9 anni costretto con la famiglia a lasciare l’Istria, così scrive:”si ripeteva all’incontrario la politica di sradicamento delle popolazioni fatta dal fascismo” (L’avventura di crescere tra fronti e frontiere). Ecco, con questo spirito occorrerebbe affrontare il tema drammatico delle Foibe e dell’Esodo. Lo stesso spirito con cui un altro esule, il poeta Biagio Marin, scrisse, parlando degli slavi:”Eran fratelli nostri sulla terra, / eran fratelli nostri sull’al-

tar […]/ Solo diverso il loro favellare […] e loro erano i cani da scacciare. / E tu, Signore, hai visto il gran peccato / e hai mandato a noi l’uragano, / la tua grande mano che poi ci ha sradicato […]. Ecco, giusto parlare di Foibe e di Esodo, ma senza isolare questa tragedia dal contesto più generale in cui si colloca. Senza isolarla da quanto prima l’Italia liberale e soprattutto poi quella fascista, hanno fatto ai danni delle popolazioni slave. In particolare quando si affronta il tema nelle scuole. Diversamente si fa solo della bassa propaganda nazionalista e fascistoide. Il “contesto” non per giustificare, ma per capire gli eventi del Novecento nella loro drammatica complessità. Per esercitare una efficace educazione alla cittadinanza europea, per una riflessione più che mai necessaria sui temi della guerra e della pace.

Zambrano: come si falsifica il pensiero altrui Questo testo sulle Foibe, inviato a tutti i mezzi di comunicazione locali, è stato pubblicato purtroppo soltanto da “Prima pagina” (venerdì 12 u.s.). Sullo stesso giornale, il giorno 16, l’ineffabile Andrea Zambrano pubblica un pezzo, ispirato al pensiero di Luca Tadolini, dove adombra il sospetto che quel mio testo sia stato la causa del “niente appoggio alla manifestazione per Udovisi” da parte del Comune di Quattro Castella. Soltanto che la commemorazione di Udovisi si era svolta il giorno 6, quando quel mio intervento non era stato ancora pubblicato da nessuno. Il giorno 17 febbraio, letto il pezzo di Zambrano, gli ho subito inviato la e-m che segue:

(P.S. – Per chi non conoscesse Zambrano, sappia che ha un concetto tale di se stesso da cercare ogni tanto, sulle pagine di “Prima pagina”, di insegnare a Jorge Bergoglio come ci si dovrebbe comportare da successori di Pietro)

Caro Zambrano, mi meraviglia non poco che lei abbia fatto finta di non aver capito il mio testo, pubblicato su Prima pagina, relativo alla “più complessa vicenda della frontiera orientale”,frase finale del testo della legge istitutiva della Giornata del Ricordo, sistematicamente omessa da chi, come Tadolini, organizza commemorazioni che ignorano ciò che è accaduto da Trieste in giù all’indomani della conclusione della 1a Guerra mondiale e fino a tutta la seconda, quando le truppe inviate da Mussolini a fianco di quelle di Hitler hanno invaso la Jugoslavia. In quel mio testo ho, come faccio da qualche anno sulle pagine del “Notiziario ANPI”, sostenuto che è doveroso ricordare la tragedia delle Foibe e dell’Esodo ma che è altrettanto doveroso ricordare ciò che è accaduto prima, esattamente come ha fatto il poeta Biagio Marin, che era uomo di destra ma poeta autentico, nella poesia di cui cito alcuni versi nel mio testo da Lei faziosamente interpretato falsandone il significato, e facendo sua la interpretazione di Luca Tadolini. Eppure Lei è uomo colto e analista puntiglioso. Forse fanno velo, sia a lei che all’avv. Tadolini, le comuni radici lefevriane . Quanto alla sua prudentemente da lei definita “congettura” circa “un invito esplicito dell’ANPI a non dare alcun appoggio”, alla commemorazione di Graziano Udovisi, la informo che personalmente ho partecipato per due volte a tali commemorazioni. Alla prima fui “talliato” con occhi truci da un quartetto di skin Heads, la seconda ebbi un cordiale colloquio con la figlia di Udovisi. Rilegga il mio testo e si vergogni Antonio Zambonelli marzo 2016

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ANPI di Reggio Emilia e di Schio Magrè

Realta’ lontane unite dalla profonda fede nella Resistenza di Alessandro Fontanesi

L’incontro tra l’ANPI di Reggio ed i compagni dell’ANPI

Schio Magrè, nasce dall’idea di una nostra brava iscritta, Valentina Montanari e in particolar modo del suo compagno Luca, che vive a Schio e che da tempo chiedeva di fare incontrare queste due realtà che, seppur lontane in termini di distanza fisica, sono unite dagli stessi valori e dalla profonda fede nella Resistenza. Annalisa e Gianluca dell’ANPI Cavriago, hanno fatto in modo che questa sorta di gemellaggio si sia potuto concretizzare lo scorso 4 ottobre a Reggio, al ritorno dalla annuale commemorazione a Marzabotto. La giornata seppure piena e intensa, è stata ricca di emozioni e proficua, poiché ha permesso di mettere a confronto queste due realtà regionali diverse. Chi vi scrive ha avuto il piacere e l’onore di guidare la delegazione di Schio attraverso i luoghi della Resistenza reggiana in città, partendo ovviamente da Piazza Martiri del 7 Luglio di fronte al monumento della Resistenza, dove i compagni di Schio Magrè hanno deposto un mazzo di fiori. Il pomeriggio di domenica 4 ottobre è trascorso così in modo piacevole, durante una giornata ancora calda, passeggiando per la città, raccontando di Ovidio Franchi e Lauro Farioli, di don Pasquino Borghi e di Villa Cucchi, di Paolo Davoli e di Angelo Zanti. Doverosa è stata la sosta nella nostra sede di via Farini dove abbiamo brindato e dove abbiamo offerto alcuni nostri dolci tipici. Nell’occasione la cara compagna Rosella Albanese dell’ANPI Schio Magrè, storico quartiere operaio della città veneta, ha donato ad Anna Ferrari, presidente della nostra sezione cittadina, il fazzoletto rosso della loro sezione e alcune pubblicazioni della Resistenza di Schio, in particolare la storia del partigiano Pietro Barbieri “Battaglia”, di cui al nostro tavolo era presente la figlia Gisella, scampata a soli otto anni all’agguato fascista dove il padre venne ucciso. E proprio la figura eroica di questo partigiano, la cui commemorazione era prevista per la domenica 25 ottobre, è stata il miglior pretesto per contraccambiare la visita ai compagni scledensi. Infatti in quella data, Annalisa Magri, Anna Parigi, Gianluca Cenci e chi scrive hanno preso parte ufficialmente, con le rispettive bandiere delle sezioni ANPI, alla commemorazione ufficiale e dove ho avuto il privilegio di portare i saluti dell’ANPI di Reggio, in Raga alta, meravigliosa località immersa nel verde sulle prime montagne di Schio, proprio nel luogo dove ancora c’è l’abitazione del partigiano Pietro Barbieri e lì ucciso nella notte del 28 ottobre 1944 e dove oggi sorge anche il monumento in sua memoria [vedi scheda]. Da quel giorno Pietro Barbieri verrà soprannominato “papà Battaglia”, la Brigata della Divisione Martiri della Val Leogra prenderà il suo nome e gli verrà confe20

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rita la Medaglia d’argento al v.m. Per noi reggiani l’accoglienza è stata ben più che calorosa, una festa grandissima, in un contesto molto bello tra il verde delle montagne in Raga alta, il saluto dell’ANPI di Reggio, alla presenza delle istituzioni della città durante la commemorazione, è stato accolto da grandi e sentiti applausi, un momento di forte emozione, proprio per quello che ancora oggi rappresenta la storia e la memoria di “papà Battaglia”. Ci è stato offerto il pranzo al circolo operaio di Magrè, a base del tipico baccalà e poi nel pomeriggio, a nostra volta, siamo stati guidati lungo le strade di Schio nei luoghi della Resistenza locale. Schio è nota alle cronache della storia per il cosiddetto eccidio di Schio, avvenuto poco dopo la Liberazione. Ma soprattutto Schio è la seconda città italiana con Genova dove, al comando del partigiano Nello Boscagli “Alberto”, vennero dirette le operazioni militari del 29 aprile 1945 che portarono, dopo una lotta cruenta, alla tregua tra il Comitato di liberazione nazionale e il Comando germanico e quindi allo sgombero della città da parte delle numerose ed agguerritissime truppe tedesche che la occupavano. L’importanza di occasioni come queste, di scambi reciproci, sta nell’aumento del bagaglio personale di conoscenza, ma anche di profonde emozioni; non ultimo è sempre positivo il confronto sulla nostra associazione, la quale quest’anno vivrà una fase congressuale di svolta generazionale, ma ciò deve comportare da parte dei giovani che ereditano un patrimonio immenso la consapevolezza che l’associazione va curata, alimentata, cresciuta. Quale miglior occasione di due realtà lontane che si incontrano e si confrontano, unite dagli stessi valori e dalla profonda fede nella Resistenza.


memoria Chi è stato Pietro Barbieri “Battaglia” Pietro Barbieri, si legge nel libro scritto da Ugo De Grandis Elemento pericoloso edito nel 2014, era considerato il “papà dei partigiani”. Pietro era nato nel 1905 e fu uno dei costruttori e animatori coraggiosi della Resistenza scledense. La storia della sua fine, inizia con una serie di delazioni e “spifferate” da parte di alcune persone di Schio, notoriamente vicine ai fascisti locali. La notte del 28 ottobre 1944 Pietro e la sua famiglia, moglie e la figlioletta Gisella di 8 anni più una nipotina, stavano dormendo nell’abitazione di Raga alta, una località sulle montagne che sovrastano la cittadina di Schio. Circostanza insolita perché Pietro, e come lui molti altri partigiani, da tempo non dormiva più nella propria casa consapevole del pericolo che avrebbe corso lui di essere catturato e la famiglia uccisa. Ma in quei giorni Pietro era debilitato a causa di una bronchite perciò decise di correre il rischio dormendo in casa. Solo dunque una spia avrebbe potuto sapere del cambio di programma del partigiano Battaglia. Quella sera, Cirillo Zalunardo, agente della Polizia fascista di Schio, si reca insieme ad un gruppo fascisti e tedeschi, fin su a Raga passando prima dal quartiere di Magrè procedendo ad alcuni arresti, ed è lui che bussa alla porta dell’abitazione di Pietro. Il partigiano si rende conto subito della situazione e a quel punto non esita, fa fuggire la moglie con le bambine e lui si butta letteralmente addosso al gruppo che sembra un vero plotone di esecuzione. Verrà crivellato da diversi colpi di arma da fuoco al petto e al volto da renderlo quasi irriconoscibile come si legge dal verbale di denuncia nei confronti dello stesso Zalunardo. Fortunatamente la moglie e le bambine si salvarono. Per questa fine eroica e per l’attività di partigiano a Pietro Barbieri “Battaglia” fu conferita la medaglia d’argento al valor militare alla memoria e una Brigata della Divisione Martiri della Val Leogra viene intitolata a lui. Annalisa Magri

Le foto: nella pagina precedente alcune immagini dell’incontro fra le due ANPI. Qui sopra la casa e il monumento dedicato a Pietro Barbieri

Strage di Schio, luglio 1945

«[…] Il 28 giugno una folla di cittadini manifesta infervorata la sua collera nella piazza di Schio, pochi giorni dopo la notizia che i ventisei operai deportati in Germania sono morti e quasi tutti nel giro di qualche settimana dalla deportazione. Sembra che i manifestanti vogliano assaltare il carcere; il peggio è evitato dallo schieramento dei reparti del Gruppo di combattimento Friuli di stanza nella città e, soprattutto, per l’intervento di Valerio Carotti, già comandante della divisione Martiri della Val Leogra, che, arringando la folla nel nome degli ideali per i quali si è combattuto e sofferto, la riporta alla ragione. Nella notte fra il 6 e il 7 luglio I945, quindici ex partigiani si impadroniscono del carcere scarsamente sorvegliato e nel giro di qualche minuto trucidano a raffiche di mitra quarantasei detenuti - uomini e .donne - raccolti nel cortile dell’ edificio. Altri sette muoiono all’ospedale nei giorni successivi. Tredici i sopravvissuti. Unanimi, a ogni livello della società non solo vicentina, la condanna e il ripudio della carneficina […]» (tratto da E. Collotti, R. Sandri, F. Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza, Einaudi, Torino 2006, p. 366)

segnalazioNI Editoriali «Le uccisioni dei fratelli Cervi e di don Pasquino Borghi, le stragi di Cervarolo e della Bettola: violenza agìta da nazisti e fascisti contro i civili durante la seconda guerra mondiale nel territorio reggiano. Massimo Storchi, storico della Resistenza, raccoglie in questo volume quanto la sua minuziosa ricerca ha prodotto in questi anni, lavorando sia sui documenti custoditi in varie istituzioni del territorio sia in archivi italiani e tedeschi e integrandola con quanto già scritto sulle vicende che hanno insanguinato la provincia di Reggio Emilia dal settembre 1943 al maggio 1945. Con l’obiettivo di fornire elementi certi su quei fatti, per sottrarli – per quanto possibile – a ogni rischio di riscrittura o di negazionismo e contemporaneamente precisare gli snodi fondamentali della strategia di “guerra ai civili” condotta dalle truppe tedesche e naziste. Per ogni fatto narrato l’autore ha cercato anche di fare il punto sulla “stagione dei processi”, giunta ormai alla fine. Un percorso dal quale emerge con chiarezza quanto il modesto lavoro dello storico non sia rivolto unicamente alla definizione di un passato ormai trascorso, ma si rifletta purtroppo nella nostra contemporaneità, scenario di quelle guerre “moderne” dove l’uccisione di civili innocenti è diventata la tragica e quotidiana normalità». Massimo Storchi, Anche contro donne e bambini, Imprimatur 2016

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70esimi

L’ANPI per bambini e adolescenti nel 1946

Nel settantesimo dell’ANPI reggiana crediamo importante rilevare lo stretto rapporto fra l’Associazione e le diverse organizzazioni sociali e ricreative che nei mesi successivi alla Liberazione presero vita. In particolare vogliamo sottolineare l’attenzione dell’ANPI verso i ragazzi organizzati nell’Associazione giovani esploratori, che poi diverrà Associazioni pionieri. Pubblichiamo una lettera del Commissario provinciale dell’AGE F. Nizzoli all’ANPI in cui descrive lo situazione socio-economica e i rischi di devianze di vario tipo in cui ragazzini di età anche inferiore ai 14 anni rischiavano di incappare. E una risposta, non a questa lettera in particolare, di Didimo Ferrari “Eros” da cui traspare l’attenzione dell’ANPI verso i problemi della gioventù. A.G.E. ASSOCIAZIONE GIOVANI ESPLORATORI “ENRICO CAVICCHIONI – Lupo” Reggio Emilia, 26 giugno 1946 Alla Segreteria Provinciale della A.N.P.I. Reggio Emilia Oggetto: Richiesta/Adesione Esiste in questo momento critico, un grave problema, da pochi conosciuto e da pochi discusso; cioè quella situazione in cui è venuta a trovarsi parte della nostra gioventù in conseguenza alla situazione ‘generale della Nazione. I Giovanissimi, colo che sono già usciti dall’infanzia, ma che non sono ancora adolescenti, vivono ora un periodo che non è eccessivo definire drammatico. Il crollo del fascismo li ha lasciati sbandati, privi di distinguere il bene dal male; non sanno, e vivono un’illegalità che è offesa alla vita civile. Nelle città, noi vediamo questi ragazzetti laceri, denutriti, apparire e scomparire, gettandoci nel volto una realtà dolorosa che nessuno pensa di risolvere. Essi si dedicano ad una quotidiana speculazione commerciale per vivere una vita immorale. Sappiamo che vendono sigarette, che rubano; e tutto questo lo fanno per poter imitare i grandi, per seguirli nelle sale da ballo e nei cinematografi, con sigarette in bocca. Molti troppi ragazzi dell’età che non supera i quindici anni, vivono in queste condizioni; la colpa però non è loro - è colpa della situazione generale, a volte dei genitori, e … diciamolo francamente, anche colpa, nostra. Bisogna intervenire, limitare il male, bisogna riunire questi giovani, impedire che altri vengano contaminati, perché l’infezione è facile a diffondersi. Prevenire, ove è possibile, spinti da un senso di umanità. I metodi debbono essere vagliati, perché i vecchi, l’abbiamo visto, servono solo a far divenire odiosa la morale. Occorrono molte cose, ma bisogna incominciare; noi non ci limitiamo a segnalare il problema, ma già abbiamo iniziato il lavoro. Nella nostra città, per curare i giovanissimi, è sorta l’Ass/ne Giovani Esploratori; essa è estranea a qualsiasi questione religiosa e politica, e accoglie fra le sue fila tutti i giovani, di qualsiasi tendenza e classe sociale. L’A.G.E. vuole educare i giovani, irrobustirne il fisico, preparandoli contro tutti gli imprevisti e le avversità della vita. Essa svolge per i suoi aderenti attività scoutistica,·sportiva, campestre, alpinistica, tecnica, culturale; per aderenti e non aderenti, svolge pure assistenza sanitaria; tutto questo in forma assistenziale gratuita. Solo in questo modo si potranno formare i veri cittadini, combattendo la delinquenza dilagante. Siamo certi che pure la Segreteria Provinciale dell’ANPI vorrà aderire a questo movimento e che vorrà comprendere la necessità di una forte azione rieducativa protesa a salvaguardare la gioventù dal pericolo che incombe, e la Nazione dal pericolo che può rappresentare l’ingrandirsi di questa piaga. In attesa di una di una risposta, nella certezza che la Segreteria dell’A.N.P.I. vorrà, secondo le possibilità, dare anche un aiuto finanziario coadiuvando così al pari del comitato A.G.E. nella risoluzione di questo grave problema. Cordialmente saluta Il COMM. PROV. A.G.E. Franco Nizzoli 22

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17 aprile 1946 All’Assoc. A.G.E. Reggio Emilia Cari ragazzi, ho preso visione della Vs lettera del 15 corr/ [aprile 1946] e vi comunico che venerdì 19 corr/ alle ore 21 sarò puntualmente alla vs/sede di via Boiardi per discutere e risolvere i vs/problemi. Non dovete scoraggiarvi, perché vedrete che assieme sapremo trovare una qualche possibilità di uscite da questa situazione poco florida. Mi è gradita l’occasione per fraternamente salutarvi. Il Segretario Provinciale [ANPI] Ferrari Didimo (Eros)


commemorazioni

Poviglio

Ricordati I Fratelli Azzolini

C

di Anna Fava

ome ogni anno, l’ANPI di Poviglio ha voluto ricordare il sacrificio di Elia ed Emmere Azzolini, uccisi dalla banda Pelliccia il 27/12/1944. Nella mattina del 27 dicembre scorso sul cippo, in località Casaletto, nei pressi del ponte delle Briciole di Novellara si sono ritrovati la nipote Katia con i due figli, i rappresentanti dell’ANPI e l’assessore alla cultura di Poviglio per ricordare cosa accadde il 27 dicembre di 71 anni fa, quando due giovani fratelli, povigliesi di nascita ma domiciliati in un podere a Villa Seta di Cadelbosco Sopra, vennero prelevati dalla loro casa e barbaramente uccisi. «Elia ed Emmere Azzolini, insieme alla sorella ed ai genitori si erano traferiti a Villa Seta da Poviglio nel 1942. Una famiglia contadina antifascista di lunga data, quella degli Azzolini. Il padre, Dalmazio era un socialista prampoliniano e per Elia ed Emmere, il diventare partigiani non fu un caso. Elia per vari motivi non aveva fatto il servizio di leva mentre Emmere, arruolato il 5 giugno 1935 era stato richiamato alle armi nel marzo del 1938. L’8 settembre del 1943 era a casa in licenza con un certificato medico. All’indomani dell’armistizio si organizza la Resistenza e i due fratelli entrano nella clandestinità già dal gennaio 1944 con i nomi di battaglia di “Nino” per Elia e “Giulio” per Emmere. 27 dicembre 1944. La famiglia Azzolini è riunita nella stalla della casa di Villa Seta. Oltre ai genitori e alla sorella Ermelinda, ci sono anche Elia ed Emmere. Sono esperti partigiani e difficilmente dormono in famiglia. La sera del 27 però decidono di rientrare a casa. Racconta Ermelinda. “Elia negli ultimi anni scappava da una parte e dall’altra, non era mai a casa … sono venuti tante volte i fascisti a guardare dappertutto … buttavano all’aria tutte le cose … Quando mia madre ha visto Emmere si è messa le mani nei capelli: -Ma perché sei venuto a casa?- Non volevi vedermi?- Ma no! Non è per quello, per-

Da sinistra: il secondo è Sidraco Codeluppi, presidente dell’ANPI di Poviglio, mentre l’ultimo è Giorgio Campanini

ché ci sono dei movimenti che non mi piacciono … vengono a cercare tuo fratello di continuo …”». Nonostante la prudenza, una spia locale li aveva visti rientrare e aveva informato Giovacchino Pelliccia, commissario della squadra di pronto intervento del Corpo di polizia ausiliaria della questura di Reggio Emilia, attiva proprio per dare la caccia ai resistenti. I fratelli Azzolini erano nell’elenco dei ricercati. Verso le otto della sera la Banda Pelliccia irrompe nella casa. I fascisti indicano i due fratelli. “Voi e voi, venite con noi” . Elia si oppone e gli assassini lo uccidono davanti agli occhi terrorizzati dei famigliari. La madre, nel tentativo di salvarlo, si butta davanti al figlio e viene gravemente ferita. Emmere, invece fu trascinato in località Casaletto di Novellara nei pressi del ponte delle Briciole. Venne torturato e poi ucciso. La mattina dopo fu ritrovato il cadavere abbandonato sulla strada. I fascisti proibirono il funerale dei due partigiani, ma Elide Bonvicini e Angelo e Giuseppe Soncini, incuranti del pericolo che correvano, si occuparono della sepoltura della loro sepoltura. Elia aveva 32 anni ed Emmere 28. Ai fratelli Azzolini fu intitolato il 2° battaglione della 77° Brigata SAP.

Ciano d’Enza 2016

Si è tenuta a Ciano d’Enza, sabato 6 febbraio, la commemorazione dei partigiani fucilati dalle truppe nazi-fasciste il 26 gennaio 1945. Ciano era sede del famigerato centro antiribelli, diretto dal Volker Seifert, nelle cui carceri vennero torturati e uccisi decine di partigiani e partigiane. Sensibile la partecipazione all’iniziativa della popolazione e dei rappresentanti dei Comuni limitrofi. La commemorazione ha visto come protagonisti gli studenti delle scuole inferiori del distretto scolastico di Canossa. Commovente la loro interpretazione dell’evento con canti e letture che hanno coinvolto tutti i presenti. Dopo l’introduzione del sindaco di Canossa, Luca Bolondi. l’orazione ufficiale è stata tenuta dal vice sindaco di Castelfranco Emilia, sig ra Maurizia Bonora , che partendo dalla tragicità dell’evento ha tracciato i valori della Resistenza e come questi siano un patrimonio di noi tutti. Particolare appello alla Pace che in questo momento storico sembra essere sempre più in pericolo. (w. o.)

Con fascia tricolore l’assessore e vice sindaco di San Polo Edmondo Grasselli e il sindaco di Canossa Luca Bolondi marzo 2016

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ENRICO GARIMBERTI BOBBY

LICINIO E MARCO MARASTONI

Lutti Afra Marastoni ricorda con rimpianto il 43° anniversario della scomparsa dell’amato figlio Marco e la recente scomparsa del marito Licinio, avvenuta il 10 dicembre 2015. In loro memoria offre a sostegno del Notiziario

06/01/1923-04/12/2015

Il 4 dicembre scorso è deceduto il Partigiano santilarese Enrico Garimberti “Bobby”. Arruolato nella 12a Brigata Garibaldi ha operato in territorio parmense, partecipando a diverse azioni militari. Lo ricordano la moglie e il nipote sottoscrivendo a sostegno del Notiziario.

Anniversari ITALO CARPI

IN MEMORIA

In memoria di Dervis Papani, deceduto il 1° gennaio 1998, la moglie Lovanna Panciroli e i figli Denny e Nino sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

IN MEMORIA

1° ANNIVERSARIO

In memoria dei Partigiani Amelia, Artemio, Italo, ReLa vecchia casa dei Rozzi, base partigiana sul gina e Alberto Rozgreto del torrente Crostolo a Rivalta (Reggio zi, le famiglie Rozzi e Paglia offrono Emilia), oggi non più esistente. pro Notiziario. (Foto A. Zambonelli, 1998) marzo 2016

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DERVIS PAPANI (BIMBO)

Per ricordare Italo Carpi a un anno e mezzo dalla scomparsa, avvenuta il 23 settembre 2014, la moglie Iole Bonezzi, il figlio Ermete, la nuora e la nipote sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

AMELIA, ARTEMIO, ITALO, REGINA E ALBERTO ROZZI

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18° ANNIVERSARIO

CARLO GREGORI (MORGAN)

Onore e ricordo di Carlo Gregori , nome di battaglia “Morgan” della 145a BGT Garibaldi. Lo scorso anno era il lutto, la perdita del mio amato marito, il Partigiano Carlo Gregori “Morgan”, appartenente alla 145a BGT Garibaldi, ora, è un doloroso anniversario, ma lui, è qui accanto a me. Il suo volto è bellissimo, è un raro volto, pulito, pulito dentro, dotato di una rara intelligenza, interlocutore impareggiabile, creativo, affettuoso e, all’occorrenza sferzante, nel ricondurre le cose entro i confini del rispetto, forte della sua dignità di uomo che non si piega alle ingiustizie e alle prepotenze. Nell’evocarlo, la moglie Norma Morelli, offre sostegno al Notiziario.


Anniversari

7° ANNIVERSARIO

BRUNA COLLI

IN MEMORIA

ADRIANA ORLANDINI ADORNO ed EMORE TAGLIAVINI

In memoria di Bruna Colli, deceduta il 7 gennaio 2009, il marito Secondo Menozzi insieme alla famiglia sottoscrive pro Notiziario.

14° ANNIVERSARIO

BINDO BONOMI (CARAMBA)

Nel 14° anniversario della scomparsa del Partigiano Bindo Bonomi “Caramba”, avvenuta il 5 dicembre 2001, già presidente dell’ANPI di Fabbrico, la moglie Idilia (Mora) Bellesia, i figli e i parenti tutti, nel ricordarlo sempre con grande affetto, sottoscrivono pro Notiziario.

23° ANNIVERSARIO

ALESSANDRO DATTERI

Nel 23° anniversario della scomparsa di Alessandro Datteri, avvenuta il 26 novembre 1992, la moglie Ave Rosati e i figli Cesare e Fiorella sottoscrivono a sostegno dell’ANPI.

NINO FANTESINI

1° ANNIVERSARIO

In memoria del marito Nino Fantesini, scomparso il 12 gennaio 2015, Vincenza Morelli sottoscrive a sostegno del Notiziario.

REDEO PECCHINI

9° ANNIVERSARIO

Il figlio Nicola e la nuora Lariana ricordano, con immutato affetto, il Partigiano e sindacalista Redeo Pecchini deceduto il 4 febbraio 2007.

In memoria di Adriana Orlandini, Adorno ed Emore Tagliavini, rispettivamente madre, padre e fratello, Mirca Tagliavini sottoscrive a sostegno del Notiziario.

ERO BENADUSI

26° ANNIVERSARIO

Nel 26° anniversario della scomparsa del compagno Ero Benadusi, la moglie Franca e la figlia Lorena lo ricordano con immutato affetto e sottoscrivono pro Notiziario.

DIMMA ROSSI GISMONDO VERONI

IN MEMORIA

In memoria dei genitori Dimma Rossi e del comandante partigiano, e già presidente dell’ANPI di Reggio Emilia, Gismondo Veroni la figlia Carla sottoscrive a sostegno del Notiziario.

3° ANNIVERSARIO

SERGIO MOSCARDINI (SCABROSO)

Il 3 febbraio ricorre il 3° anniversario della morte di Sergio Moscardini “Scabroso”, partigiano della 145a BGT Garibaldi. I familiari lo ricordano con affetto immutato e con tanta nostalgia. La moglie Eles Franceschini ha condiviso con Sergio ideali, valori e rispetto reciproco per quasi 63 anni! Partecipano al ricordo della sua vita e della sua onestà civile e intellettuale i figli Mirco e Mara, il fratello Giorgio e il nipote Marco offrendo al Notiziario secondo il suo desiderio. marzo 2016

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Anniversari

PIERINO (LUPO) ED EZIO CARETTA

IN MEMORIA

La moglie Wanda Diacci ha sempre presente il ricordo del marito Pierino Caretta detto “Lupo” e del suo carissimo figliolo il barbiere Ezio.

1° ANNIVERSARIO

ERIO PATERLINI (GIORGIO)

Il giorno 11 febbraio ricorreva il 1° anniversario della scomparsa di Erio Paterlini, partigiano combattente “Giorgio”, sempre nei nostri cuori, nella nostra memoria, nell’amore che sentiamo. Nella condivisione dei suoi ideali, Mimma, Valeria, Luisa, Giorgio, Paola e Andrea sottoscrivono pro Notiziario.

PRIMO MONTECCHI

7° ANNIVERSARIO

ANNIVERSARI

TALINO FIACCADORI (RIBIN) OLIMPIA BENEVENTI

Il 20 gennaio scorso ricorreva il 45° anniversario della morte di Talino Fiaccadori “Ribin”, partigiano combattente, decorato di medaglia d’argento al valor militare; partecipò alla guerra di Liberazione nella 76° BGT SAP, concludendo quella esperienza con il grado di comandante di battaglione. Il 12 febbraio ricorreva, invece, il 17° anniversario della morte della partigiana Olimpia Beneventi vedova Fiaccadori. Il figlio Ermete assieme alle nuore e ai nipoti li ricorda sottoscrivendo per il Notiziario.

IN MEMORIA

RENZO FERRARINI (BUOZZI) BENIAMINA MAGLIANI

Le figlie Fiorella e Verenna Ferrarini per ricordare e onorare i genitori Renzo Ferrarini “Buozzi” e Beniamina Magliani offrono a sostegno del Notiziario.

GIANFRANCO SARATI

6° ANNIVERSARIO

Il 17 marzo ricorre il 6° anniversario della morte di Gianfranco Sarati. Nel ricordarlo con tanto affetto, la moglie Orianna Santini, il figlio Fabrizio, la nuora Tiziana e la nipotina Marianna sottoscrivono pro Notiziario. 26

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In memoria del marito Primo Montecchi nel 7° anniversario della scomparsa, avvenuta il 6 febbraio 2009, Angiolina Lelli offre pro Notiziario.

ELIO TROLLI (SERGIO)

18° ANNIVERSARIO

Afra Marastoni, nel ricordare con affetto il Partigiano Elio Trolli Sergio nel 18° anniversario della scomparsa, sottoscrive pro Notiziario.

GIOVANNI BIZZARRI

IN MEMORIA

In memoria di Giovanni Bizzarri, ex internato in Germania, la moglie Vienna Pinotti nel ricordarlo per la sua vita dedicata alla famiglia e al lavoro offre a sostegno del Notiziario.

1° ANNIVERSARIO

ARTULLO BELTRAMI (LUCIANO)

Il 31 gennaio ricorreva il primo anniversario della scomparsa del Partigiano correggese Artullo Beltrami “Luciano” della 145a Brigata Garibaldi, I familiari nel ricordarlo sottoscrivono a sostegno del Notiziario.


Anniversari

IN MEMORIA

SPARTO COCCONCELLI (DEMOS) e MADDALENA CERLINI (CICCI), ARMANDO (CAIO), COLORNO (D’ARTAGNAN), EMMA (KIRA) COCCONCELLI

RENATO ORLANDINI

In occasione del 7° anniversario della scomparsa di Renato Orlandini, lo ricorda con grande rimpianto la moglie Rosanna Castellari e sottoscrive a sostegno del Notiziario.

BRUNA BONI

In ricordo dei genitori Sparto “Demos”, vice commissario della 1a Divisione BGT Garibaldi, e Maddalena “Cicci”, e di Armando “Caio”, commissario distaccamento della 145a BGT Garibaldi, caduto a Ligonchio il 21 aprile 1945; Colorno “D’Artagnan”, della 77a BGT SAP, ed Emma “Kira”, della 77a BGT SAP, Armanda e il genero Livio offrono a sostegno del Notiziario.

13° ANNIVERSARIO

TONINO UGOLOTTI (UGO)

Il 13 febbraio ricorreva il 13° anniversario della scomparsa del Partigiano Tonino Ugolotti “Ugo”. Per onorarne la memoria la moglie Ebe Morani e la figlia Luisa sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

7° ANNIVERSARIO

IN MEMORIA

In memoria di Bruna Boni, la cugina Luciana Borelli offre a sostegno del Notiziario.

1° ANNIVERSARIO

MARIA MONTICELLI (TATIANA)

L’8 marzo ricorre il 1° anniversario della scomparsa della Staffetta partigiana Maria Monticelli “Tatiana”. In sua memoria la figlia Gina Moncigoli, il figlio Libero, il genero Ivan, i nipoti Lucilla, Stefano, Alessandro e Matteo, le pronipoti Giada, Viola e Anna e tutti i nipoti sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

GUIDO BACCARINI

5° ANNIVERSARIO

71° ANNIVERSARIO

ABBO PANISI (NELSON)

Il 25 gennaio scorso ricorreva il 71° anniversario della morte del Partigiano Abbo Panisi “Nelson”, caduto in combattimento contro i fascisti il 25 gennaio 1945 a Canolo di Correggio e decorato di medaglia d’argento al valor militare alla memoria. In suo ricordo la nipote Carmelina Panisi offre a sostegno del Notiziario.

Il 3 aprile ricorre il 5° anniversario della scomparsa di Guido Baccarini. Il figlio Gino, insieme ai famigliari, in suo onore sottoscrive a sostegno del Notiziario.

OTELLO DAZZI

IN MEMORIA

Per ricordare Otello Dazzi, la moglie Nealda Donelli e la cognata Alice Donelli sottoscrivono a sostegno del Notiziario. marzo 2016

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Anniversari

ADOLFO TONDELLI

6° ANNIVERSARIO

Per onorare la memoria di Adolfo Tondelli, nel 6° anniversario della morte avvenuta il 6 febbraio 2010, Attilio e Piera Tondelli offrono a sostegno del Notiziario..

I sostenitori

euro - ALESSANDRO CARRI - donazione ...........................................1000,00 - SERGIO VENEZIANI - a sostegno .............................................. 100,00 - MARIAROSA FRANCHI DALLAGIACOMA - a sostegno ............. 50,00 - BRUNO VIVI - a sostegno .......................................................... 100,00 - FEDERICA VIANI - in ricordo di Lidia Valeriani .......................... 100,00 - CINZIA VERONI - a sostegno .................................................... 100,00 - ALDO BARBIERI e ADRIAN VARPU - in ricordo 16° anniversario di Aldo Barbieri ......................................................................... 100,00 - ASSOCIAZIONE SOLE - in ricordo di Luciano Vanni ................. 50,00 - ARISTIDE ALDO YLI SIRNO BARBIERI - in ricordo di Fulvio Gor nel 16° scomparsa .................................................................... 100,00 - PAOLO GUALERZI e LORETTA GIARONI - a sostegno - BRUNA GANAPINI SONCINI - a sostegno ................................. 50,00 - ZORA MUSSINI - a sostegno .................................................... 100,00 - ALCESTE BASSI - a sostegno ................................................... 50,00 - PANISI GIOVANNI NAVARRO - a sostegno ............................... 20,00 - ALBERTINA BAGNACANI - a sostegno ...................................... 10,00 - ALFREDO CAMPIONI - a sostegno ............................................ 50,00 - ADRIANO ALGERI - a sostegno ................................................ 25,00 - AUGUSTO CAMPARI - a sostegno ............................................ 20,00 - NATASCIA FERRARI - a sostegno .............................................. 30,00 - ORIO VERGALLI - a sostegno ................................................... 50,00 - ROMANO CATELLANI - a sostegno ........................................... 20,00 - ENNIO PISTONI - a sostegno .................................................... 30,00 - NEMESIA BRINDANI - a sostegno ............................................ 10,00 - ALDO IOTTI - a sostegno .......................................................... 30,00 - ANNA SCAPPI - a sostegno ...................................................... 25,00 - PEPPINO CATELLANI - a sostegno ........................................... 30,00 - UMBERTA LOSI - a sostegno .................................................... 20,00 - VIVALDO MARGINI - a sostegno .............................................. 20,00 - IVAN LODESANI - a sostegno ................................................... 20,00 - CARLO COLLI - a sostegno ....................................................... 20,00 - MARCO FERRI - a sostegno ...................................................... 50,00 - ENZO RABITTI - a sostegno ...................................................... 60,00 - IDEO BRAGLIA e PIA MONTERMINI - a sostegno ..................... 20,00 - GINO TARTAGLIA - a sostegno ................................................. 100,00 - SEBASTIANO VINCI - a sostegno .............................................. 20,00 - FRANCA MESSORI - a sostegno ............................................. 100,00 - PAOLO ATTOLINI - a sostegno .................................................. 20,00 - FERDINANDO GUALANDRINI - a sostegno ............................... 20,00 - NAVARRO PANISI - a sostegno ................................................. 20,00 - NESTORE PRAMPOLINI - a sostegno ....................................... 20,00 - ERMANNO LAZZARETTI - a sostegno ....................................... 100,00 - CLAUDIO SEIDENARI - a sostegno ........................................... 10,00 - IVANA CAMELLINI - a sostegno ................................................ 15,00 - IREO LUSUARDI - a sostegno ................................................... 100,00 - MARIA VERONI - a sostegno .................................................... 50,00 - ELMO GALLINARI - a sostegno ................................................. 20,00 - RACHELE BRENNA - a sostegno ............................................... 15,00

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marzo 2016

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euro - ANNA ROSA MANFREDI - a sostegno ......................................... 50,00 - AMOS CONTI - a sostegno ........................................................ 100,00 - ROSSELLA PEDRONI - a sostegno ........................................... 100,00 - ROBERTO CERVI - in ricordo di Walter Cervi ............................ 200,00 - BRUNO GRULLI - a sostegno ................................................... 50,00 - GIANCARLO MATTIOLI - a sostegno ......................................... 50,00 - KATIA BRUNETTI - a sostegno .................................................. 20,00 - GIORGIO GUERRA - a sostegno ................................................ 50,00 - DANIELA BARTOLI BENZI - a sostegno .................................... 50,00 - IVO CORRADI - a sostegno ....................................................... 30,00 - ARGO PIGNEDOLI - a sostegno ................................................ 15,00 - ORELEI INCERTI - a sostegno ................................................... 30,00 - GIANNETTO MAGNANINI - a sostegno ..................................... 50,00 - PIETRO ZANICCHI - a sostegno ................................................ 20,00 - ROBERTO DE PIETRI - a sostegno ............................................ 20,00 - GIOVANNI CASTELLI - a sostegno ............................................ 20,00 - LEA MENOZZI - a sostegno ....................................................... 30,00 - BRUNA MENOZZI - a sostegno ................................................. 20,00 - UMBERTO ORLANDI - a sostegno ............................................ 20,00 - LINDA FRIZZI ved.va Paride Allegri “Sirio” - a sostegno ........... 80,00 - GIORGIO CATELLANI - a sostegno ............................................ 50,00 - GAUDENZIO MONTANARI - a sostegno .................................... 50,00 - EMORE TAMAGNINI - a sostegno ............................................. 10,00 - MARIA MARZI - a sostegno ...................................................... 10,00 - GASTONE GILIOLI - a sostegno ................................................ 10,00 - STEFANO MELANDRI - a sostegno ........................................... 10,00 - MAURIZIO MENOZZI - a sostegno ............................................ 10,00 - GIANNI PRATI - a sostegno ...................................................... 10,00 - STEFANO AICARDI - a sostegno ............................................... 10,00 - IVANO MASONI - a sostegno .................................................... 20,00 - RINA CATELLANI - a sostegno ................................................. 10,00 - LOVANNA PANCIROLI E FIGLI - in ricordo di Dervis Papani “Bimbo” .............................................................. 30,00 - MAURO MELIOLI - a sostegno .................................................. 10,00 - BRUNA CATTANI - a sostegno ................................................... 10,00 - ERNESTA BONACINI - a sostegno ............................................. 10,00 - GIULIANO GIULIANI - a sostegno.............................................. 10,00 - VINCENZO GANASSI - a sostegno ............................................ 10,00 - SISTO PINETTI - a sostegno 10,00 - IVANO TARASCONI - a sostegno ............................................... 50,00 - ANPI Sezione CORREGGIO - in ricordo di Artullo Beltrami “Luciano” ......................................................... 50,00 - BRUNA AGUZZOLI - a sostegno ................................................ 25,00 - AVIO PINOTTI - a sostegno ....................................................... 50,00 - ADRIANO CATELLANI - a sostegno ........................................... 20,00 - ANNA SALSI - a sostegno ......................................................... 20,00 - ANNA PARIGI - a sostegno ........................................................ 10,00 - CLAUDIO TORELLI - a sostegno ............................................... 20,00


not z ario

I sostenitori euro - ALFREDO CERIOLI - a sostegno ............................................... 25,00 - WANDA DIACCI - in ricordo del marito Pierino Caretta e del figlio Ezio ................................................................................... 30,00 - LORENZO RABITTI - a sostegno .............................................. 50,00 - CLAUDIO MALAGUTI - in ricordo di James e Ida Donelli .......... 150,00 - VIRGINIA FRANCIA - in ricordo di Enzo Poli ............................. 50,00 - MORA BELLESIA - in ricordo del marito Bindo Bonomi ............ 200,00 - ORNELLA FERRETTI - a sostegno ............................................. 50,00 - ADA BARTOLI - a sostegno ....................................................... 5,00 -LUISA UGOLOTTI e EBE MORANI - in ricordo di Tonino Ugolotti .... 100,00 - GINO GHIACCI - a sostegno ...................................................... 20,00 - LUCIANO BONACINI - a sostegno ............................................. 20,00 - SIMONA SALSI - in ricordo di Luciano e Tina , Vivaldo e Silla, Chiara e gente di Gardenia ......................................................... 50,00 - VIGLIO FERRETTI - a sostegno.................................................. 30,00 - VIENNA PINOTTI - in ricordo del marito Giovanni Bizzarri ........ 25,00 - AFRA MARASTONI - in ricordo del figlio Marco e del marito Licinio e di Elio Trolli ................................................. 200,00 - FIORELLA FERRARINI - a sostegno .......................................... 100,00 - MARIA MONTANARI CARRETTI - a sostegno ........................... 100,00 - COMUNE DI COLLAGNA - a sostegno ....................................... 10,00 - MARIO BONILAURI - a sostegno ............................................... 30,00 - LUCIANO CATTINI - a sostegno ................................................ 20,00 - MARCO ROCCHI - a sostegno ................................................... 30,00 - ENZO BORCIANI - in ricordo del padre Walter ........................... 30,00 - FERDINANDO GUANDALINI - a sostegno .................................. 20,00 - OLIVIA COLLI - a sostegno ....................................................... 30,00 - LUIGI FERRARINI - a sostegno ................................................. 35,00 - CARLO e STEFANIA GOVI - a sostegno ..................................... 35,00 - GIOVANNI CARBONARA - a sostegno ....................................... 20,00 - CARLA VERONI - in ricordo dei genitori Gismondo e Dimma Rossi .......................................................................... 100,00 - VINCENZA MORELLI - in ricordo del marito Nino Fantesini ...... 100,00 - NICOLA PECCHINI e Fam. - in ricordo del padre Redeo ............ 150,00 - GLAUCO BERTANI - a sostegno ................................................ 10,00 - VILMA FONTANESI - a sostegno ............................................... 30,00 - MIMMA,VALERIA,LUISA,GIORGIO,PAOLA,ANDREA - in ricordo di Erio Paterlini “Giorgio” .......................................................... 350,00 - GIULIANA SALSI - a sostegno .................................................. 50,00 - MARIO SCHIARETTI - a sostegno ............................................. 10,00 - GUERRINO BONI - a sostegno .................................................. 10,00 - TULLIO MASONI - a sostegno ................................................... 10,00 - GLAUCO NOTARI - a sostegno .................................................. 10,00 - PAOLO BELLONI - a sostegno ................................................... 30,00 - IVAN LEONI - a sostegno ........................................................... 50,00

euro - GIANNI CATELLANI - a sostegno ............................................... 50,00 - AVE ROSATI e figli - in ricordo del marito Alessandro Datteri .... 50,00 - WALTER MONTIPO’ - a sostegno .............................................. 15,00 - FRANCA CUCCHI - in ricordo del marito Erio Benadusi ............. 50,00 - NEALDA DONELLI - in ricordo del marito Otello Dazzi ............... 30,00 - ALICE DONELLI - in ricordo del cognato Otello Dazzi ................ 25,00 - MIRCA TAGLIAVINI - in ricordo di Adriana Orlandini, Adorno ed Emore Tagliavini ......................................................................... 50,00 - SECONDO MENOZZI - in ricordo della moglie Bruna Colli .......... 30,00 - SANDRA RAGNI - a sostegno .................................................... 10,00 - ANGIOLINO SALARDI - a sostegno ............................................ 10,00 - ATOS, LORENZA, PAOLO e VALENTINA ROZZI - in ricordo di Amelia, Regina, Artemio, Italo, Roberto ................................ 150,00 - MARISA INCERTI CAPRETTI - a sostegno ................................. 10,00 - NORMA MORELLI - in ricordo del marito Carlo Gregori “Morgan” ............................................................. 70,00 - CARLA MARIA NIRONI - a sostegno ......................................... 50,00 - FERNANDO CAVAZZINI - a sostegno ......................................... 50,00 - ITALINA DIACCI - a sostegno .................................................... 10,00 - GIACOMO BARBIERI - a sostegno ............................................. 20,00 - ERMETE FIACCADORI - in ricordo dei genitori ......................... 100,00 - ERMETE CARPI e IOLE BONEZZI - in ricordo di Italo Carpi ....... 130,00 - ANGIOLINA LELLI - in ricordo del marito Primo Montecchi ....... 50,00 - ORIANNA SANTINI - in ricordo del marito Gianfranco Sarati .... 100,00 - IVO RONDANINI - a sostegno .................................................... 10,00 - VALTER FOLLONI - a sostegno .................................................. 30,00 - ANGIOLINO BRONZONI - a sostegno ......................................... 20,00 - ROSANNA CASTELLARI - in ricordo del marito Renato Orlandini ....................................................................... 100,00 - ADA CANTARELLI - a sostegno ................................................. 30,00 - ARMANDA COCCONCELLI - in ricordo della madre e dei fratelli .... ............................................................................250,00 - LUCIANA BORELLI - in ricordo di Bruna Boni ............................ 25,00 - ALBERTO FORNACIARI - a sostegno ......................................... 10,00 - ATTILIO PATTACINI - a sostegno ................................................ 10,00 - GIANNI MAZZI - a sostegno ....................................................... 10,00 - RENZO BERTANI – a sostegno ................................................... 10,00 - GINO BACCARINI - in ricordo di Guido Baccarini ....................... 40,00 - FAM. MOSCARDINI e FRANCESCHINI - in ricordo di Sergio Scalabrini “Scabroso” .................................................... 100,00 - CARMELINA PANISI - in ricordo di Abbo Panisi ......................... 50,00 - BRUNO TASSELLI - a sostegno ................................................. 25,00 - FAM. MONCIGOLI - in ricordo di Maria Monticelli “Tatiana” ...... 50,00 - NEDDA FERRARI - a sostegno ................................................... 20,00 - ATTILIO e PIERA TONDELLI - per ricordare il padre Adolfo ....... 25,00

il sostegno delle sezioni ANPI al Notiziario Sezione SAN POLO D’ENZA - a sostegno ............... 100,00 Sezione PIEVE MODOLENA - a sostegno ............... 174,00

Gli eroi dimenticati di Gianni Giannoccolo «Gianni Giannoccolo non è nuovo alla ricerca storica, affiancata alla concretezza della

sua attività di sindacalista [...] Giannoccolo rivela il motivo per il quale i tedeschi, con la complicità dei fascisti di Salò, ebbero a qualificare la quasi totalità degli ufficiali e soldati dell’esercito italiano, circa 700.000 unità su un milione del totale, come Internati militari italiani, anziché come prigionieri. Il motivo fu vergognosamente sottaciuto. Osserva in proposito Giannoccolo: “I militari italiani catturati dai tedeschi e messi in cattività appartenevano a un nazione che non era in guerra con la Germania, ma, come si soleva affermare, alleata. Ciò portava a una situazione anomala per la quale i militari italiani, non avevano lo status di veri e propri prigionieri, per cui si riteneva non applicabile nei loro confronti la Convenzione di Ginevra, aprendo la possibilità, sulla base di tale equivoco, di ogni sorta di arbitrio”. In definitiva, sui militari italiani internati, appartenendo a un esercito di un paese alleato, gravava l’accusa del tradimento, che non veniva apertamente dichiarata, per consentire ai fascisti della Repubblica di Salò, l’illusione che potessero avere un trattamento diverso da quello riservato ai prigionieri di guerra. Il che era vero, ma diverso in modo peggiore, al di fuori da ogni tutela internazionale…”». (Dalla prefazione di Alfredo Gianolio) marzo 2016

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commemorazioni

Pietre d’ inciampo a Castelnuovo ne’ Monti

Eccidio di Gatta (Castelnuovo ne’ Monti)

di Wassilij Orlandi

A Castelnovo ne’ Monti l’ANPI ha dato la piena collaborazio- Tutti i Comuni dell’Appennino erano presenti domenica 10 ne per la posa delle “pietre” davanti alle abitazioni dei deportati che nell’ottobre del 1944 furono catturati e che dai campi di prigionia non fecero ritorno. Storie di persone semplici, contadini, braccianti e falegnami, strappate alle loro famiglie per procurare robuste braccia alla belligerante industria tedesca. L’iniziativa si è svolta in due tempi: - mercoledì 9 gennaio Istoreco ha presentato davanti alle abitazioni il progetto europeo; - mercoledì 16 gennaio sono state posizionate le “pietre “dallo stesso artista tedesco loro ideatore. Notevole l’affluenza della popolazione, delle Istituzioni, delle Associazioni di volontariato e sindacali, delle scuole. Quest’ultime con l’ausilio di Istoreco, hanno effettuate ricerche storiche che sono state lette all’atto della posa.

gennaio 2016 alla 71a commemorazione dell’eccidio dei partigiani del distaccamento Pigoni della 26a Brigata Garibaldi, avvenuto a Gatta l’8 gennaio 1945. La commemorazione, come ogni anno organizzata da ANPI-ALPI-APC, ha avuto un buon afflusso di persone. Particolarmente coinvolgenti le testimonianze portate dagli studenti dell’Istituto Cattaneo-Dall’Aglio. Di profondo significato l’orazione ufficiale di Paola Bacci che ha saputo fondere il ricordo nelle problematiche attuali. E dal ricordo sono nati poi i principi fondanti della nostra Costituzione: libertà, uguaglianza e democrazia.

I familiari del deportato Inello Bezzi, insieme a Orlandi, a cui è dedicata la Pietra d’inciampo

La professoressa Paola Bacci, oratrice ufficiale

lettere

Dall’ANPI di Parigi

Alla Sezione ANPI di Reggio Emilia Cari compagni di Reggio Emilia, Scusandoci innanzitutto per il ritardo con cui ricevete questa nostra risposta vorremmo esprimervi tutta la nostra gratitudine per le belle parole che ci avete inviato all’indomani degli attentati del 13 novembre scorso e rassicurarvi sul fatto che nessuno di noi sia rimasto coinvolto in quanto accaduto. Questi tragici eventi sono l’espressione più bieca di tutto ciò contro cui l’ANPI combatte da sempre: l’estremismo e il fanatismo che attirano e sfruttano i giovani delle fasce più povere ed emarginate della società, offrendo loro falsi ideali e spingendoli a compiere gesti così gravi ed estremi. Quanto successo il 13 novembre è stato, soprattutto per chi vive a Parigi, un colpo molto duro, che ha toccato la parte più innocente e spensierata della vita cittadina: quella della musica, della cultura e del divertimento. Questa volta, a differenza di quanto accaduto negli attentati di gennaio, contro la redazione di Charlie Hebdo e il supermercato Hyper Kacher, a subire le conseguenze di tali atti è stato lo spirito stesso di una città che, nella sua storia, ha sempre combattuto l’ottusità e la chiusura mentale, favorendo al 30

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contrario, il fiorire delle arti e della cultura in generale. Come ben scrivete, gli sforzi necessari a contrastare l’insorgere di odio, paura e violenza in tutto il continente europeo vanno, oggi più che mai, aumentati ed intensificati. L’ANPI Parigi, nel suo piccolo, ha sempre sostenuto i valori dell’antifascismo e della democrazia, che riteniamo requisiti essenziali per la costruzione di una società più libera ed equa; per questo ci impegniamo a organizzare attività ed eventi utili a diffondere questa nostra idea di giustizia sociale e così continueremo a fare in futuro. Proprio in riferimento al nostro programma d’eventi vi lasciamo, cari amici dell’ANPI di Reggio Emilia, con un invito a visitare la nostra sede parigina in un prossimo futuro e, perché no, a organizzare assieme qualche evento d’interesse comune. Con l’augurio di passare delle buone feste Gli amici dell’ ANPI Parigi ANPI-Parigi sez. “Carlo e Nello Rosselli”, 20, rue de vinaigriers 75010 Paris <anpi-francia.blogspot frj/>


memoria

L’ANPI e la presenza delle donne nella Resistenza Presentato a Bologna il “Progetto sulla presenza delle donne nell’Antifascismo e nella Lotta di Liberazione in Emilia Romagna”

Gli studenti reggiani insieme alla vice presidente dell’ANPI di Reggio Emilia e al professor Roberto Tassoni

Il 10 dicembre scorso, presso la Cappella Farnese del Comune di Bologna, è stato presentato il “Progetto sulla presenza delle donne nell’Antifascismo e nella Lotta di Liberazione in Emilia Romagna”. Alla presentazione sono intervenuti l’assessore regionale alla Cultura, Massimo Mezzetti, il Coordinatore regionale ANPI Ivano Artioli, Simonetta Saliera, presidente dell’Assemblea legislativa della Regione, i rappresentanti delle ANPI Emilia Romagna e gli studenti e i docenti interessati al progetto. I reggiani erano presenti con il professore Roberto Tassoni e cinque allievi della classe quinta D del liceo “A. Moro” che hanno fatto la ricerca, col coordinamento di Istoreco. e con Fiorella Ferarrini, vice presidente dell’ANPI. Il lavoro conclusivo è stato illustrato da Daniele Civolani responsabile del progetto. «Siamo rimasti molto contenti – ci ha detto Fiorella Ferrarini al termine dell’incontro – e, soprattutto, siamo stati apprezzati per gli interventi in sala. Da sottolineare che è stata la prima che le ANPI emiliano romagnole hanno lavorato insieme su un unico progetto». La ricerca ha avuto un particolare rilievo culturale e scientifico

poiché la partecipazione delle donne è stata a lungo misconosciuta e tuttora non sufficientemente indagata. Una cosa appare comunque chiara: senza le donne la Resistenza non avrebbe avuto la stessa efficacia né avrebbe sortito gli stessi risultati. Il gruppo di lavoro costituito presso il Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università degli Studi di Bologna, facente capo alla professoressa Dianella Gagliani, per il coordinamento scientifico e la supervisione, ha preso in esame il tema della partecipazione delle donne alla Resistenza sul piano regionale e dei lasciti di tale partecipazione nel dopoguerra. Poiché il lavoro complessivo è stato pensato dall’ANPI per le scuole, i testi sono stati scritti appositamente per un pubblico giovane con un linguaggio il più possibile chiaro e comprensibile. Il mezzo usato per diffondere l’informazione è un’APP, scaricabile su tablet e smartphone, sia dal sito della regione che dai siti di tutte le ANPI, e degli istituti scolastici che hanno collaborato al progetto. Questo l’indirizzo web < www.donneresistenza.it>. marzo 2016

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24 Marzo 1946 Le donne al voto

La vittoria sul nazifascismo ha consentito alle donne di ottenere la piena cittadinanza: il diritto di voto per il referendum istituzionale, per la Costituente, il 2 giugno 1946, e per le elezioni amministrative del 24 marzo 1946

TESSERAMENTO ANPI 2016

Novembre 2015 - il nostro gazebo. Da sinistra Fiorella Ferrarini, Paris Bulgarelli, Riccardo Braglia, Anna Ferrari, Ivano Manicardi, Alessandro Fontanesi e Anna Parigi


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