Notiziario settembre 2016 web

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PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia

Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - codice ROC 25736 d.l. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- CN/RE - Filiale R.E. - Tassa pagata taxe perçue - Anno XLVII - N. 07-08 set-ott 2016 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.

un settembre

tra il No e il SI

2016

civile confronto

da Reggio a Bologna


Sommario 03 La campagna referendaria, E. Fiaccadori 05 ’Ndrangheta a Reggio, perché è successo?, C. Ghiretti 06 Strage di Bologna, R. Scardova 08 L’ANPI e la vocazione al lavoro di formazione nelle scuole, F. Ferrarini 09 Compleanni 10 “Ermes Grappi, La mia vita nel Novecento”, recensione, G. Guidotti 11 Delegazione mozambicana ricevuta in ANPI - ANPI E parlamentari reggiani per il kurdistan irakeno 12 Brexit: suicidio all’inglese, B. Bertolaso 13 Italiani all’estero, S. Morselli 14 Dott. Manenti Diomede, un medico partigiano, G. Notari 15 Franco Simonazzi e Fortu nato Nevicati, A. Zambonelli 20 Lutti - Anniversari 24 I Sostenitori 25 Il murale del Foscato, E. Farioli

> La formazione politico-culturale dei cittadini è uno dei problemi fondamentali del nostro Paese, specialmente in questa fase della vita nazionale. Ma il problema assume aspetti peculiari quando si tratta di un’Associazione come la nostra, di tradizioni gloriose, ma che ha rinnovato e sta mutando la sua composizione. Carlo Smuraglia <

26 La Memoria della Repubblica

Copertina: on. Anna Finocchiario (Comitato per il SI), Mattia Mariani (Telereggio) e Gustavo Zagrebelsky (Comitato per il NO) poco prima dell’inizio del confronto sulle ragioni del NO e quelle del SI per la riforma costituzionale, FestaReggio 8 settembre 2016.

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Periodico del Comitato Provinciale Reggio Emilia ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA C.F. 80010450353 Via Farini, 1 – 42121 Reggio Emilia Tel. 0522 432991 – Fax 0522 401742 Ente Morale D.L. n. 224 del 5 aprile 1045 Reg. Tribunale di Reggio Emilia n.276 del 2/3/1970 Spedizione in abbonamento postale – codice ROC 25736 Proprietario e direttore: Ermete Fiaccadori (Presidente A.N.P.I.) Condirettore: Antonio Zambonelli Redattore e impaginazione grafica: Glauco Bertani Sito web: www.anpireggioemilia.it Email: notiziario@anpireggioemilia.it

Collaboratori: Eletta Bertani, Angelo Bariani (fotografo), Massimo Becchi, Bruno Bertolaso, Gemma Bigi, Francesca Correggi, Anna Fava, Claudio Ghiretti, Saverio Morselli, Fabrizio Tavernelli Redazione Web e fb: Gemma Bigi, Anna Ferrari, Anna Parigi Chiuso in tipografia 15 settembre 2016 Tipografia: E. Lui editore, via XXV Aprile, 31 - 42046 Reggiolo PER SOSTENERE IL NOTIZIARIO: Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Banca: IBAN IT75F0200812834000100280840 Posta: IBAN IT50Z0760112800000003482109 c/c postale n. 3482109


La campagna referendaria

Sia un CONFRONTO PER LA DEMOCRAZIA di Ermete Fiaccadori

> Le preoccupazioni sui contenuti della riforma sono ingigantite dal fatto che per il condivisibile superamento del sistema bicamerale paritario (Camera e Senato con gli stessi poteri) è stata approvata una legge elettorale, per la Camera, che prevede un premio di maggioranza rilevante (trecentoquaranta deputati su seicentotrenta) per la lista che avrà ottenuto almeno il 40 percento dei voti oppure per il partito che prevarrà nel ballottaggio tra le due liste che avranno ottenuto una percentuale inferiore. In questo modo ad un partito che potrebbe avere un consenso anche inferiore al 30 percento dei votanti potrà avere il 54 percento dei parlamentari <

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi nello stand dell’ANPI a Festa Reggio 2016. Da sinistra Anna Ferrari, Giovanni Rossini, Fiorella Ferrarini, Ermete Fiaccadori, Andrea Costa, segretario del PD, Antonio Zambonelli

In queste ultime settimane si è intensificato il dibattito sulla ri-

forma della costituzione. Non siamo alle battute finali visto che si profila lo svolgimento del voto referendario tra il 20 novembre e il 4 dicembre. Abbiamo altri due mesi di campagna per il referendum che, sicuramente, si intensificherà a tutti i livelli. Auspichiamo che i toni non diventino troppo accesi rischiando di far passare in secondo piano il merito della riforma. L’ANPI a livello nazionale e locale, anche con il congresso, ha scelto di dire NO a questa riforma. Abbiamo deciso di essere tra i promotori il Comitato del No con altre associazioni e movimenti tra cui l’ARCI, Libera, Associazione per la Costituzione. Non disponiamo di risorse né di giornali, radio e TV per cui il confronto è impari visti i mezzi di cui il fronte del Sì dispone. Per questo abbiamo deciso di portare avanti una campagna nella quale privilegiare la conoscenza e le modifiche della costituzione vigente mettendo in rilievo le incongruenze e le contraddizioni. Il confronto svolto a Festareggio tra il professor Gustavo Zagrebelski e la senatrice Anna Finocchiaro ha dimostrato come sia possibile discutere in modo pacato e non urlato pur confrontando posizioni e tesi così distanti e spesso antitetiche. Questo confronto ha fatto da apripista a quello svolto alla festa de l’Unità di Bologna tra Matteo Renzi e il presidente dell’ANPI Carlo Smuraglia che ha visto confrontarsi argomentazioni di merito e valutazioni più prettamente politiche sulle prospettive del governo e della maggioranza. Bene ha fatto Smuraglia a sottolineare che la posizione dell’ANPI non è finalizzata a far cadere il governo o a mettere in discussione l’azione della maggioranza

parlamentare. Le sorti del governo saranno decise dal parlamento nella pienezza dei suoi poteri. Non sarà certo l’ANPI, o qualsiasi altra associazione più o meno autorevole, a decidere se ci sarà la crisi sostituendosi al parlamento. Il confronto ha anche toccato il tema delle conseguenze politiche del successo del NO al referendum visto che ci sono precedenti (vedi il referendum del 2006 sulla riforma costituzionale del governo Berlusconi bocciato dagli elettori) nei quali l’esito referendario negativo non ha determinato la automatica caduta dell’esecutivo. Le preoccupazioni sui contenuti della riforma sono ingigantite dal fatto che per il condivisibile superamento del sistema bicamerale paritario (Camera e Senato con gli stessi poteri) è stata approvata una legge elettorale, per la Camera, che prevede un premio di maggioranza rilevante (trecentoquaranta deputati su seicentotrenta) per la lista che avrà ottenuto almeno il 40 percento dei voti oppure per il partito che prevarrà nel ballottaggio tra le due liste che avranno ottenuto una percentuale inferiore. In questo modo un partito che potrebbe avere un consenso anche inferiore al 30 percento dei votanti potrà avere il 54 percento dei parlamentari. La riforma costituzionale La riforma costituzionale supera il bicameralismo paritario ma il Senato rimane: Non voterà più la fiducia al Governo. Il Senato rappresenta le istituzioni territoriali. Non avrà più competenze generali ma dovrà concorrere all’esercizio della funzione legislativa in modo articolato. Dovrà approvare, di concerto con la Camera, le leggi che riguardano undici materie tra cui le leggi costituzionali, i trattati comunitari, le leggi elettorali e le norme sui patrimoni delle autonomie locali. Su tutte le leggi approvate dalla Camera il Senato potrà proporre modifiche entro dieci o quindici giorni, secondo le materie, su proposta di un terzo dei suoi membri. Il nuovo Senato sarà composto da cento senatori di cui cinque nominati dal Presidente della Repubblica e novantacinque nominati dalle Regioni “in conformità alle scelte espresse dagli elettori” durante il rinnovo del Consiglio regionale a cui hanno partecipato come candidati. I Senatori non percepiranno un’indennità per il loro ruolo e rimarranno in carica per la durata degli organismi di provenienza. La riforma introduce lo statuto delle opposizioni, senza indicare vincoli e tempi, demandando la disciplina ai regolamenti delle due Camere. La riforma sopprime il CNEL e sono soppresse le Province. E’ soppressa la competenza legislativa concorrente tra Stato e Regioni con il conseguente aumento delle competenze proprie dello Stato. E’ set-ott 2016

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introdotta la clausola di supremazia per la quale lo Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva qualora lo richieda l’interesse nazionale. Vengono istituiti i referendum propositivi e di indirizzo da definire con apposita legge costituzionale e da attuare con una legge ordinaria. La riforma, di fronte a due valori costituzionali, la rappresentanza popolare e la stabilità governativa, ha privilegiato quest’ultimo valore ridimensionando la rappresentanza popolare. Un Senato così ridotto e configurato e un ruolo della Camera così centrale, senza i contrappesi e gli equilibri costituzionali efficaci e con una legge elettorale fortemente maggioritaria, modifica pesantemente gli equilibri a favore dell’esecutivo. Sul tema dei risparmi, che non va certamente sottovalutato, non avremo certo un Senato a costo zero, pur scomparendo le indennità di carica, visto che gli altri costi realisticamente non si mo-

dificheranno in modo sostanziale poiché la macchina organizzativa continuerà ad essere operante. L’ANPI si è storicamente caratterizzata per le diverse culture e ispirazioni che la hanno generata e per i valori e principi che ha sostenuto nella lotta di Liberazione e introdotti, poi, nella prima parte della costituzione repubblicana. Il principio di libertà vale oggi anche per coloro, iscritti dell’ANPI, che hanno espresso il convincimento di votare in modo difforme alle decisioni assunte dall’organizzazione su questo tema. L’ANPI è una organizzazione pluralista e lo riconferma anche in questa occasione. L’ANPI ha espresso le sue posizioni ed è convinta che sia più che auspicabile che gli elettori debbano decidere in una condizione di consapevolezza circa le riforme proposte. Per questo lo sforzo che intendiamo portare avanti è quello di favorire la conoscenza di merito della riforma con un confronto democratico.

Smuraglia: “Civile il confronto con Matteo Renzi, ma registro con rammarico e un po’ di indignazione la caduta di stile sulla distinzione tra partigiani del SÌ e del NO” Devo dire, prima di tutto, che ho trovato alla Festa dell’Unità una accoglienza cordiale e calorosa da parte di tutta la dirigenza del Partito Democratico e particolarmente affettuosa da parte di moltissimi presenti alla Festa (anche da parte di alcuni che si dichiaravano apertamente per il “sì”). Dopo di che, ritengo che sia stata una serata importante, con un confronto paritario tra il Segretario del PD e il Presidente dell’ANPI (quell’ANPI che alcuni pretenderebbero di considerare ormai estinto). Ho insistito molto, nel dibattito, sul merito delle riforme (riforma del Senato e legge elettorale) e sul ruolo dell’ANPI. Renzi ha preferito parlare più volte di politica e dei meriti del Governo, anche per riscaldare i suoi fan, peraltro già di per sé agguerriti. Ma alla fine, tutto è stato civile, anche da parte della appassionata (e diversificata) platea; e spero davvero che alcuni dati sulle riforme siano apparsi con chiarezza ed evidenza a tutto l’uditorio come una corretta e composta informazione. Ho registrato solo, con rammarico e con un po’ di intima indignazione, una caduta di stile e precisamente il riferimento del Segretario del Partito Democratico ai partigiani che votano “sì”, indicati - alcuni - anche nominativamente e segnalati per l’applauso che, ovviamente, c’è stato. Avevo detto poco prima che

Carlo Azeglio Ciampi 16 Settembre 2016

Il messaggio di cordoglio della Segreteria Nazionale ANPI

Con profonda commozione apprendiamo della scomparsa di Carlo Azeglio Ciampi. L’Italia intera perde un’importante coscienza democratica, una storia di limpida e coerente dedizione all’antifascismo e alla causa della libertà, un partigiano. E un galantuomo. Ci uniamo al dolore dei familiari e di tutti coloro che lo hanno amato e stimato. 4

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certamente c’è qualcuno per il “sì” anche nell’ANPI, ma che i dati del Congresso dimostrano che si tratta di una esigua minoranza, a cui è stato riconosciuto il pieno diritto di dissentire, con l’invito, peraltro, a non fare atti clamorosamente contrastanti con la linea approvata dal Congresso; ed avevo assicurato che non vi sono state e non vi saranno limitazioni alla libertà di pensiero e, a maggior ragione, nessuna misura disciplinare per la minoranza. A questo punto, riproporre la stantia distinzione tra partigiani “veri” (quelli che votano “sì”) e partigiani meno meritevoli e meno veri (a cominciare da me) per il solo fatto che votano “no”, è stato di cattivo gusto ed ha irritato molti degli iscritti all’ANPI presenti (non solo i vecchi partigiani ma anche i giovani e meno giovani iscritti). Ero stato tentato di reagire vivacemente sul palco, ma ho preferito evitare di eccitare gli animi, consentendo così che la manifestazione si concludesse serenamente, restando un esempio di confronto civile per tutta la campagna referendaria in corso. Milano, 16 Settembre 2016 Il commento del Presidente nazionale ANPI (dal sito web dell’ANPI nazionale)


società

seconda parte

’NDRANGHETA A REGGIO PERCHE’ E’ SUCCESSO? di Claudio Ghiretti

L’articolo precedente si chiudeva con una domanda. E’ pro-

prio vero che la ʼndrangheta in provincia di Reggio si è radicata sotto traccia? Sulla base di quanto emerso con la pubblicazione delle prime tre tessere, abbiamo risposto di no. TESSERA N°4 Oggi, pubblichiamo la tessera n° 4 che dedichiamo a due articoli, purtroppo dimenticati, ma che noi abbiamo ritrovato negli archivi. Lanciarono l’allarme ʼndrangheta a Reggio Emilia, che rimase inascoltato, ma letti oggi, da un lato ci appaiono addirittura profetici, dall’altro c’inducono un moto di rabbia per la grave sottovalutazione di un fenomeno che poteva essere combattuto e respinto. L’autore è “Mino Minelli”. In realtà si tratta di uno pseudonimo dietro al quale si celava un giovane giornalista, Antonio Zambonelli, proprio il direttore di questo giornale. L’importanza di questi articoli è data, oltre che dal loro contenuto, dal titolo e dalla data di pubblicazione. Consentono di ricostruire esattamente il meccanismo d’infiltrazione della ʼndrangheta nell’edilizia reggiana, lo sconvolgimento organizzativo e competitivo che questa ha provocato nell’intero sistema delle costruzioni, nel causare l’arretramento dei diritti dei lavoratori, nell’alterazione della concorrenza, nell’evasione contributiva sociale e nello sfruttamento cinico dei lavoratori. Il primo articolo esce il 15 novembre 1970 ed è pubblicato dal periodico “Reggio 15”. Il titolo, già 46 anni fa diceva tutto “LA MAFIA DEI CANTIERI”. Prende spunto da una denuncia alla magistratura, da parte della questura di Reggio, di un imprenditore reggiano e di un “caporale” cottimista di origine calabrese nativo della cittadina di Cutro, per la mancata compilazione dei libri paga, l’appalto di mano d’opera (vietato dalla legge), omessa comunicazione delle assunzioni all’Ufficio del Lavoro, assunzione di operai privi del libretto di lavoro, mancata denuncia all’INAIL (Ente infortuni), omissione dei versamenti contributivi all’INAIL stesso, all’INAM (Ente per la malattia), all’INPS (Ente per le pensioni). In sostanza, il “caporale” forniva all’imprenditore, una squadra di muratori e manovali che lavoravano a cottimo per 10 o 12 ore al giorno, compreso il sabato e, spesso, anche la domenica mattina, tutti immigrati fidati e controllabili, ai quali non venivano versati i contributi sociali e previdenziali. In questo modo l’imprenditore poteva disporre di manodopera ad un prezzo quasi dimezzato e, con alcuni accorgimenti contrattuali, non ne aveva nemmeno la responsabilità per le omissioni. Nessuna impresa che operasse nel rispetto degli obblighi di legge e contrattuali, era in grado di reggere questa concorrenza sleale e truffaldina. Col tempo le squadre di cottimisti si specializzarono sempre di più. Certi caporali disponevano di squadre specializzate nei rivestimenti, nelle stuccature e così via. Due settimane dopo, il 29 novembre 1970, lo stesso periodico, sempre a firma dello stesso autore, pubblica un secondo articolo dal titolo “MAFIA DEI CANTIERI, CONTINUA LA NOSTRA INDAGINE. Cottimisti 600 lire in meno.”, con chiaro riferimento al costo orario in meno di un cottimista rispetto ad un operaio regolarmente retribuito. Nonostante le intimidazioni ricevute, l’articolo denuncia senza giri di parole: “Gli impresari che si servono dei cottimisti risparmiano

ingenti somme omettendo di versare i contributi assicurativi e pensionistici. Le gravi responsabilità dell’Ispettorato del Lavoro incapace d’intervenire. Gli industriali edili intendono limitare la forza contrattuale dei lavoratori regolarmente assunti. Un altro caporale denunciato dalla Questura”. Poi, la rivelazione che spazza via ogni dubbio sulla reale natura del caporalato nell’edilizia reggiana. Viene pubblicata una lettera minatoria di chiara matrice mafiosa, che a nostra volta pubblichiamo, giunta alla redazione del giornale. L’articolo precedente sulla “Mafia dei cantieri” non era piaciuto a qualcuno ed aveva toccato interessi molto grandi. La lettera è scritta con i caratteri normativi che si usavano , al tempo, per la scrittura sui progetti edili. Lo scopo era quello di non rivelare il segno calligrafico. Compare qualche parola scritta in corsivo, ma soprattutto, dopo aver esposto le minacce, fa apparire in sottofondo la riproduzione di una pistola semi automatica a canna corta, di quelle che si possono portare agevolmente nella tasca di una giacca, segno che l’autore aveva una certa famigliarità con le armi. “Reggio 15” cessò le pubblicazioni (iniziate nel 1966) proprio in quel 1970. Sarebbe utile verificare se negli anni immediatamente successivi la stampa locale abbia continuato ad occuparsi di un fenomeno che, al suo nascere, non era sfuggito né a polizia e magistratura, né alla CGIL.

La lettera minatoria pubblicata su “Reggio 15” del 29 novembre 1970 set-ott 2016

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Strage di Bologna: a che punto sono le indagini di Roberto Scardova

> Per la strage di Bologna sono stati condannati in via definitiva Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Nel 2012 la procura di Bologna ha aperto sulla strage un fascicolo bis e indagato due terroristi di sinistra, Christa Margot Froelich e Thomas Kram, tedeschi. Questi due nomi insieme al terrorista internazionale Carlos lo Sciacallo porterebbero a una “pista palestinese”. Nel manifesto che ricorda il 36° anniversario della strage c’è scritto “Vogliamo sapere chi finanziò la strage”. Abbiamo chiesto a Roberto Scardova, che insieme a Paolo Bolognesi, ha pubblicato il libro Stragi e Mandanti in cui si parla della strage del 2 agosto, di fare brevemente il punto <

L’Associazione

tra i famigliari delle vittime della strage di Bologna ha trasmesso alla magistratura una nuova ricca documentazione. L’obiettivo è quello di stimolare indagini che portino ad individuare i mandanti, ovvero coloro che vollero e progettarono l’eccidio, per assicurare anch’essi alla giustizia, dopo gli autori materiali – i neofascisti Mambro, Fioravanti e Ciavardini – già definitivamente condannati. Con gli ulteriori documenti prodotti, scaturiti dalle indagini sullo stragismo condotte anche dai magistrati di Milano e Brescia, si chiede tra l’altro di individuare le persone alle quali Licio Gelli, il capo della loggia massonica P2, nell’estate del 1980 fece pervenire enormi somme di denaro (in totale quindici milioni di dollari): pagamenti avvenuti nei giorni dal 20 al 30 luglio, e il 1° settembre. Subito prima e subito dopo, cioè, l’eccidio alla stazione. Somme annotate in un documento redatto da Gelli stesso, significativamente intitolato “Bologna”. Le somme furono in gran parte consegnate ad entità contraddistinte con sigle che sembrano indicare strutture militari o paramilitari: “Dif. Mi” e “Dif. Roma”. Il primo settembre un milione di dollari fu inoltre recapitato ad un “cap” raggiunto presso un “comando” di Roma, un “cap” appartenente a quello che Gelli indicò come “Pollaio Alloia”. Il generale Giuseppe Aloja, a capo della nostra Difesa, fu il propugnatore della cosiddetta “guerra non ortodossa” al comunismo: una rete clandestina di militari e civili, di cui la organizzazione Gladio fu la struttura portante. Il documento “Bologna”, sequestrato nelle tasche di Gelli al momento del suo arresto a Ginevra nel 1982, fu inoltrato alle Procure di Brescia, Roma e Milano, ma non fu mai inviato ai magistrati bolognesi che indagavano sulla strage. E questo nonostante in quel periodo il capo della P2 fosse processato (e infine condannato) per aver tentato di depistare le indagini allo scopo di proteggere i veri attentatori. A Milano la intestazione “Bologna” risultò cancellata nella copia del documento in possesso ai pubblici ministeri Pizzi e 6

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Bricchetti: per questo a Gelli non furono chieste adeguate spiegazioni in proposito, né circa la provenienza della somma. Essa corrispondeva – pressoché al centesimo – all’importo depositato su un altro conto corrente, questo denominato “Recioto”, transitato dalla Chase Manhattan Bank di New York. Val la pena ricordare che il Recioto è un vino caratteristico di una ristretta area del Veneto, quella ove operavano i neofascisti di Ordine Nuovo, da più sentenze ritenuti autori delle stragi di Piazza Fontana e di Brescia, in stretto rapporto coi servizi segreti italiani, americani e NATO. Nei mesi prima di morire (dicembre 2015) Gelli aveva rilasciato a diversi giornalisti dichiarazioni sempre più esplicite. In alcune di esse aveva ammesso che la sua P2 aveva in preparazione un colpo di Stato che sarebbe scattato se nel marzo 1981 non si fosse verificata la fatale perquisizione a Castiglion Fibocchi con cui i magistrati milanesi portarono alla luce l’esistenza della loggia coperta, dei suoi aderenti e delle sue trame. La strage di Bologna fu perpetrata, dunque, in un contesto di grave attacco eversivo alle istituzioni democratiche. Del quale Gelli e la sua loggia sarebbero stati l’elemento motore, insieme ai militari, agli uomini di governo, ai banchieri che affiancavano il “venerabile”: d’intesa con agli esponenti dell’oltranzismo atlantico statunitense, per conto dei quali Gelli aveva intessuto la trama anticomunista destinata a sostenere il “golpe”. All’indomani della strage, subito dopo i funerali delle 85 vittime, Gelli fu tra i primi a cercare di indirizzare le indagini il più possibile lontano dai gruppi neofascisti di casa nostra. Erano stranieri che portavano esplosivo, dichiarò, forse un mozzicone di sigaretta ha provocato lo scoppio. E gli uomini dei nostri servizi segreti, a lui fedeli, fecero poi di tutto per avvalorare questa sua insostenibile versione. Sino al punto di organizzare un falso trasporto di esplosivo, identico a quello della strage, in una valigia con tanto di documenti stranieri, per dimostrare che Gelli aveva ragione, che le indagini già indirizzate sui fascisti italiani erano sbagliate. I fatti invece le hanno confermate. Le corti d’appello, e la Cassazione, hanno poi condannato Gelli e gli ufficiali del SISMI, il Servizio segreto militare, per questi infami tentativi di depistaggio. Sulla magistratura di Bologna hanno continuato, però, a piovere suggestioni di nuove ipotesi investigative, nella speranza di accendere dubbi, rimettere tutto in discussione, restituire verginità ai fascisti comunque autori di altri atroci delitti: e naturalmente proteggere la buona memoria di Licio Gelli. La cosiddetta pista palestinese è una di queste. Smentita più volte, archiviata e poi ripresa e archiviata di nuovo. Si basa sulla presenza a Bologna, la mattina del due agosto, di un terrorista tedesco, Thomas Kram, in qualche modo apparentato all’organizzazione terroristica del famigerato Car-


> Anche quest’anno, il 1° agosto scorso, ha fatto tappa in piazza Martiri del 7 luglio a Reggio Emilia la 32a edizione della staffetta podistica Milano/Brescia/Bologna “Per non dimenticare” a ricordo della strage del 2 agosto 1980. Ad accoglierla una delegazione dell’ANPI, che ha attivato un punto di ristoro, e il presidente del Consiglio comunale di Reggio Emilia Emanuela Caselli. Nella foto da sinistra, insiene ai podisti, il presidente dell’ANPI di Reggio Emilia Ermete Fiaccadori e quart’ultima il presidente Caselli (foto di A. Bariani)< los e al Fronte di Liberazione palestinese. Effettivamente Kram, proveniente dalla Germania, la sera prima della strage dormì in un albergo cittadino, per poi tornare in Germania. Cosa sia venuto a fare non si sa, e le sue spiegazioni (una storia di ragazze) non sono apparse convincenti. Ma è certo che alla frontiera di Chiasso si era presentato coi propri documenti, autentici, e con gli stessi si era registrato in albergo. Un comportamento davvero strano per un terrorista che abbia in animo di commettere una strage, oltretutto sapendo di essere controllato e seguito passo passo dagli agenti della polizia tedesca (anche quella della allora DDR) e dai servizi segreti italiani. I documenti pervenuti dalle autorità tedesche escludono che Kram si sia mai occupato di attentati, e i suoi rapporti con Carlos sembrano limitati alla fornitura di falsi documenti. Carlos, dal canto suo, ha dichiarato la totale estraneità sua e del FLP all’attentato. Se commessa da palestinesi, del resto, la strage avrebbe inficiato per sempre le relazioni tra il Fronte ed il governo italiano, sin dai tempi di Aldo Moro impegnato a far riconoscere il diritto della Palestina a divenire Stato autonomo. Si è tentato altresì di accreditare la presenza a Bologna di una donna vicina alle organizzazione di Carlos, la tedesca Crista Margot Froelich, descritta da un portiere d’albergo bolognese come colei che il due agosto avrebbe faticosamente trasportato una pesante valigia verso la stazione, ed avrebbe poi commentato la strage con toni di soddisfazione. Ma nessun altro dei dipendenti dell’albergo si è ricordato della donna. Le dichiarazioni del portiere risalgono al 1982: quell’anno in effetti Crista Froelich (moglie del brigatista rosso Sandro Padula) era stata arrestata a Fiumicino, dove aveva con sé una valigia con due chilogrammi di esplosivo, e i giornali avevano pubblicato la sua foto. I magistrati ritengono possibile che il

portiere d’albergo si sia lasciato suggestionare, ed abbia accavallato i ricordi. Nonostante una prima archiviazione, l’ex deputato di Alleanza nazionale Enzo Raisi e il magistrato Rosario Priore (che ha indagato su Ustica, sul caso Moro e sull’attentato a Papa Woytila) hanno ritenuto questa pista ancora degna di interesse, e hanno inviato le proprie osservazioni ai giudici di Bologna. Ne è scaturito un ulteriore approfondimento che ha condotto ai medesimi risultati: non ci sono elementi – ha sentenziato un anno fa il GIP Bruno Giangiacomo – che possano avallare eventuali responsabilità da parte del Fronte Palestinese, di Kram e della Froelich.Rimane soltanto da considerare che le indagini su queste avventurose ipotesi hanno sottratto tempo ed energie alla doverosa ricerca dei veri mandanti della strage, dei loro complici e dei finanziatori.

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L’ANPI e la vocazione al lavoro di formazione nelle scuole di Fiorella Ferrarini

Ancora per un anno è valido il Protocollo di intesa ANPIMIUR, accordo fondamentale che consente di “Offrire alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado un sostegno alla formazione storica, dalla documentazione alla ricerca, per lo sviluppo di un modello di cittadinanza attiva”. Importanti sono state le iniziative a carattere nazionale (due concorsi per le scuole nel 2015 e 2016: “Resistenza e cittadinanza attiva” e “Finalmente al voto”; il progetto “Le dieci città” scelte come luoghi significativi per vicende della Resistenza). Altrettanto importanti le iniziative locali con le scuole, avvalendosi del protocollo che ha aperto, di intesa con i dirigenti scolastici, quelle porte che spesso in passato erano chiuse “ad accessi esterni”. Le ANPI reggiane hanno da tempo attivato importanti collaborazioni con i Comuni e il mondo associativo, individuati come preziosi partner per attuare progetti con gli istituti scolastici di riferimento. Nel corso dei Comitati provinciali spesso questi ci vengono illustrati e ci dimostrano quanto l’autorevolezza delle ANPI sia riconosciuta e apprezzata e quanto grande sia l’impegno dei presidenti e dei volontari. Ci manca tuttavia una conoscenza diffusa e sistematica di quanto avviene sui territori; sarebbe necessario che alle scuole venissero non solo proposte verbalmente idee e collaborazioni, ma veri e propri progetti scritti, in coerenza con il nostro Statuto, le annotazioni del Protocollo, la recentissima legge dell’Emilia Romagna sulla memoria del ʼ900, i documenti elaborati dall’ANPI nazionale nel corso di seminari, e le risorse informatiche a d isposizione della nostra ANPI (es. il data base sui cippi e sui monumenti alla Resistenza). Insieme e in accordo col presidente Fiaccadori, e dopo un interessante e fecondo nostro incontro con il dott. Antimo Ponticiello, referente dell’Ufficio Scolastico Provinciale, l’USP, come coordinatrice della commissione scuola ho elaborato una scheda che contiene alcune importanti indicazioni e informazioni che il Provveditorato invierà, insieme al protocollo, a tutte le scuole della provincia. Si tratta di fornire ai docenti interessati il materiale fondamentale per promuovere ricerche sulla Resistenza, sui luoghi della lotta resistenziale, sui partigiani, o approfondimenti sulla Costituzione esprimendo la disponibilità alla collaborazione con le ANPI ove possibile. In sintesi abbiamo indicato: Monumenti commemorativi In ANPI è in atto da alcuni anni un complesso percorso di ricerca: un gruppo di volontari con alte professionalità sta lavorando su un data base dei monumenti e cippi partigiani della provincia di Reggio Emilia nell’ottica di una sistematizzazione dell’esistente, all’interno di un’architettura informatica per permettere la gestione di un archivio aggiornato, e una consultazione cartografica interattiva. Utilizzando la banca dati costruita è stata predisposta una sezione dedicata all’interno del portale dell’ANPI provinciale: <http://www.anpireggioemilia.it/monumenti/> <http://www.anpireggioemilia.it/adotta-un-monumento-la-memoria-batte-nel-cuore-del-futuro/> 8

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Atlante delle stragi fasciste e naziste (http://www.straginazifasciste.it/) L’Atlante delle stragi naziste e fasciste si compone di una banca dati e dei materiali di corredo (documentari, iconografici, video) correlati agli episodi censiti, ospitati all’interno del sito web. Nella banca dati sono state catalogate e analizzate tutte le stragi e le uccisioni singole di civili e partigiani uccisi al di fuori dello scontro armato, commesse da reparti tedeschi e della Repubblica sociale italiana in Italia dopo l’8 settembre 1943, a partire dalle prime uccisioni nel Meridione fino alle stragi della ritirata eseguite in Piemonte, Lombardia e Trentino Alto Adige nei giorni successivi alla liberazione. L’indagine storica è stata condotta a livello locale da un gruppo di oltre novanta ricercatori. Secondo queste premesse, l’USP e l’ANPI s’impegneranno a livello territoriale a promuovere e sviluppare iniziative di consultazione permanente al fine di realizzare attività programmatiche nelle scuole, volte a divulgare i valori espressi nella Costituzione repubblicana e gli ideali di democrazia, libertà, solidarietà e pluralismo culturale. A breve si costituirà un Tavolo di consultazione presso il Provveditorato, coordinato dalla dott.ssa Antonietta Cestaro, che vedrà inizialmente alcune Anpi con i dirigenti di importanti istituti scolastici reggiani nei quali da qualche anno si svolgono attività di formazione, anche in collaborazione con l’istituto A. Cervi, Istoreco o altri soggetti. Eletta Bertani con le ANPI cittadina e di San Pellegrino ha impostato nel frattempo un’articolata lettera rivolta ai dirigenti scolastici con cui intendono collaborare; questa potrà essere utilizzata dalle ANPI territoriali che propongono progetti di pedagogia della resistenza e di educazione alla cittadinanza attiva e alla legalità democratica, consentendo così di presentarci in modo omogeneo. Sarebbe poi importante trasmettere in sede provinciale i testi dei progetti elaborati. Occorre per altro ribadire che “fare memoria non basta; occorre far fare memoria, trasformare i giovani in portatori di memoria e raccoglitori di memorie, perché c’è una cosa peggiore della possibilità che la Shoah venga dimenticata. Il fatto che vengano dimenticate le oppressioni, le espropriazioni, gli annientamenti dell’oggi” (Raffaele Mantegazza). Va a questo fine promosso un antifascismo inteso come umanesimo in pienezza: “La libertà per cui ha combattuto l’antifascismo è quella che garantisce pari diritti, pari opportunità. E forma il terreno indispensabile per la legalità democratica, la tutela del più debole e il rispetto per le regole condivise. La legalità è antifascismo; la legalità è Costituzione; la legalità è la sfida permanente di una società che vuole dirsi libera dalle oppressioni di ieri e di oggi” (Manifesto “Radici nel futuro, 25 aprile 2010, Istituto A. Cervi).


compleanni

PER I 90 ANNI DI OTELLO MONTANARI Abbiamo

il dovere di rimediare ad una colpevole dimenticanza: riguarda il compleanno di Otello Montanari, che ha raggiunto la soglia dei 90 anni il 5 maggio u.s.. Eravamo all’epoca molto impegnati nel lavoro per la consegna delle medaglie, e relativi diplomi, ministeriali di benemerenza ai quasi 400 partigiani reggiani viventi . Consegna che avvenne, per i 130 del comune di Reggio, il 2 giugno successivo, con una solenne cerimonia al Teatro Ariosto, presente il Prefetto, dove anche Otello, il partigiano Jak della 37a GAP, ricevette la medaglia. Formuliamo da queste pagine i migliori auguri al compagno Otello, sempre attivo, nonostante gli acciacchi derivanti dalle gravi ferite subite da partigiano, nella sua azione di promotore e animatore di iniziative patriottiche e legate alla memoria della Resistenza. Cogliamo l’occasione per ricordare la felice conclusione della vicenda giudiziaria Montanari versus Notari. Con l’incontro, avvenuto nella nostra sede il 4 febbraio 2016, tra i due vecchi compagni partigiani si giunse alla remissione della querela di Montanari contro Notari. Ciò in seguito al pubblico riconoscimento (Gazzetta di Reggio 24.02.2016) da parte di Notari, che Otello “appena venuto a sapere di prove utili per ottenere giustizia [circa l’ingiusta condanna di Germano Nicolini], agì con tempestività, fornendo un decisivo contributo a svelare quella verità che da

2 Giugno 2016. Otello Montanari alla consegna delle medaglie ministeriali. Lo circondano il Presidente della Provincia Manghi, il Sindaco Vecchi, il Presidente ANPI Fiaccadori e il Prefetto dott. Raffaele Ruberto

tanti decenni era tenuta nascosta”. Notari rettificava così la dichiarazione rilasciata più di 4 anni prima. Oggi rapporti sereni si sono ripristinati tra il gappista Jak e il garibaldino Willy. Rimane però a quest’ultimo di dover af-

frontare la querela di familiari di un fascista caduto durante la guerra. Già assolto dal Tribunale di Cremona, Notari deve attendere ancora gli sviluppi del ricorso presentato dai suoi querelanti presso il Tribunale di Brescia. (a.z.)

I 90 ANNI DI teobaldo borciani e gino ghiacci Sono arrivati e hanno superato la soglia dei 90 i Partigiani Teobaldo Borciani “Pompeo” (nella foto a sinistra, con la cartella sottobraccio, insieme al fratello Paolo) compiuti 91 il 10 settembre scorso, e Gino Ghiacci (foto a destra) fatti 90 il 12 luglio scorso.

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“Mi ha salvato la curiosità”

> Ermes Grappi. La mia vita nel Novecento dalla Resistenza ai vertici del PCI reggiano, a cura di Glauco Bertani, introduzione di Alfredo Gianolio < di Giovanni Guidotti

“Mi ha salvato la curiosità” afferma

Ermes Grappi nella sua autobiografia, pubblicata col sottotitolo La mia vita nel Novecento dalla Resistenza ai vertici del PCI reggiano, tratta da nastri magnetici affidati ad Alfredo Gianolio e curata per la stampa da Glauco Bertani. Se per curiosità s’intende stimolo intellettuale e desiderio di conoscere, Grappi può ritenersi certamente un “curioso” che ha vissuto, con passione e consapevolezza, l’esperienza della guerra e della ricostruzione. Partigiano nella 76a Brigata SAP, dirigente di organizzazioni giovanili a livello locale e nazionale (Fronte della Gioventù e FGCI), infine funzionario provinciale di partito, nel 1958 è divenuto un “caso” riconducibile a quello di Valdo Magnani, o di Nilde Iotti, per la rigidità ideologica e morale con cui è stato affrontato. La copertina del libro, con un vecchio simbolo del Partito comunista italiano fra le dita d’una mano, sintetizza emblematicamente tale percorso, che vede l’impegno politico inserito nel contesto degli anni ‘50, fra grandi elaborazioni progettuali, quali la togliattiana “via italiana al socialismo”, e personalità di primo piano, come il giovane Enrico Berlinguer, “schivo, appartato, timido”, ma per nulla a disagio negli incontri con i vertici della gerarchia sovietica. Ai rapporti con quel sardo isolato e caparbio, come la terra da cui proviene, Grappi riserva particolare attenzione dovuta a profonda stima e condivisione d’idee: per questo si oppone fermamente alla scelta della direzione romana del partito di trasferire Berlinguer, allora segretario nazionale

della FGCI, alla scuola di partito delle Frattocchie, col palese intento di emarginarlo. Il contributo di Grappi al processo di rinnovamento del PCI reggiano si caratterizza per larghezza di vedute, d’orientamento riformista, e spiccata capacità critica, che si evidenziano sia con una posizione contraria (insieme a pochi altri, in prevalenza donne) alla pretestuosa esclusione della Iotti dalle liste elettorali, sia con una manifestazione di dissenso, all’indomani delle elezioni politiche del ‘58, nei confronti d’una direzione provinciale di partito ideologicamente arretrata e priva d’un chiaro orientamento. Nasce da qui il “caso Grappi”, che condurrà il diretto interessato a scegliere, con coerenza e coraggio, di abbandonare la carriera politica (ma non la militanza) e di cercare lavoro, finendo “a spalar crusca”. La pubblicazione offre inoltre, grazie ad un ricco apparato di note, un ulteriore livello di lettura, dove la dimensione biografica s’inserisce in contesti di maggiore ampiezza, con l’intento di rappresentare, come scrive Bertani nella postfazione, “un tassello per una storia del PCI reggiano che diventa sempre più urgente”, affinché sia possibile “analizzare lo sviluppo della società reggiana nel suo complesso; capire quanta eredità del socialismo prampoliniano ci sia nei cromosomi del PCI e quanto abbia influenzato il “modello emiliano” che prese forma negli anni Sessanta”. Ermes Grappi. La mia vita nel Novecento dalla Resistenza ai vertici del PCI reggiano, a cura di Glauco Bertani, introduzione di Alfredo Gianolio, Corsiero editore, pp. 145, € 17.

commemorazioni

Ricordato l’eccidio di Vinca

di Nello Orlandi Il comune di Castelnovo ne’ Monti è gemellato con il coune di sto 1944 oltre cinquanta automezzi carichi di soldati tedeschi Fivizzano ( MS ) e come ogni anno una delegazione AUSER e e militi fascisti salirono verso il paese di Vinca, toccando Equi ANPI di Castelnovo ne’ Monti si è recata a Vinca, frazione del Terme, Monzone altre frazioni limitrofe. La zona era conosciuta comune di Fivizzano, per partecipare alla commemorazione che per essere sotto il controllo dei partigiani, essendo i vari valichi quest’anno si è tenuta mercoledì 24 agosto u. s. L’eccidio di spesso percorsi dalle staffette che permettevano il collegamento Vinca fu un crimine contro l’umanità avvenuto tra il 24 e il 27 con le squadre presenti sugli altri versanti. Una volta bloccaagosto 1944 nel piccolo borgo appenninico e in altre frazioni ai to l’accesso al villaggio, i nazifascisti, unitamente ai brigatisti piedi delle Alpi Apuane. Responsabili furono soldati tedeschi di Carrara, iniziarono a uccidere gli abitanti rimasti (quasi tutti comandati dal maggiore Walter Reder, che facevano parte del- vecchi ed invalidi poiché chi poteva era fuggito nei boschi) e a la 16a SS-Panzergrenadier-Division “Reichsführer-SS”: questa saccheggiare e bruciare le case. stessa divisione commise in seguito altre atrocità a Marzabotto A sera, rientrarono a valle. Il giorno seguente, molti degli abie a Bergiola Foscalina, fiancheggiata da membri delle Brigate tanti che erano riusciti a rifugiarsi altrove tornarono in paese per nere di Carrara. cercare cibo, seppellire i morti e salvare quanto potevano dalle Il 18 agosto l’assalto a un automezzo tedesco, lungo la strada case in fiamme; tuttavia, vennero colti di sorpresa dall’improvMonzone-Vinca, causò l’uccisione di un ufficiale tedesco e fu il viso ritorno dei nazifascisti, che fecero ancora più vittime del pretesto per una rappresaglia, nella strategia generale di tenere giorno precedente ed estesero il rastrellamento a tutte le zone sotto controllo con il terrore la popolazione civile. Il 24 ago- vicine. Le vittime accertate furono 173. 10

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estero

Delegazione mozambicana ricevuta in ANPI

Il 13 luglio u.s. si è svolto, nella nostra sede, l’incontro con la delegazione mozambicana presente a Reggio per rinnovare i rapporti con varie istituzioni (a cominciare dal Comune capoluogo) e associazioni (come l’ANPI) . Nella foto (di Gianluca Grassi) da sinistra: Paolo Rozzi, Nelito Tiago (Resp. Ufficio relazioni internazionali) Armando John (Presidente Assoc. Sindaci del Mozambico), Anna Ferrari, Luciano Cattini, Tagir Assimo Carimo (Sindaco di Pemba, capitale regione Capo Delgado), Ermete Fiaccadori, Anna Parigi, Valentino Gazzini , Glauco Bertani, Eletta Bertani, Antonio Zambonelli. Il 29 luglio Fiaccadori ha indirizzato una lettera al Sindaco di

Pemba Carimo e All’Assoc. ex combattenti del Frelimo della regione di Capo Delgado. Richiamando la ormai consolidata tradizione di solidarietà legata al nome di Giuseppe Soncini, nella lettera si conferma il nostro interesse per allacciare rapporti di collaborazione con il Comune di Pemba, con particolare riferimento alle scuole. All’associazione ex combattenti del Frelimo, che si sta riorganizzando con una nuova sede a Pemba, e probabilmente avvierà la raccolta di documentazione storica sulla lotta di liberazione anticolonialista, si prospetta la possibilità di mettere a disposizione l’esperienza con cui a Reggio costruimmo l’Archivio storico della Resistenza reggiana, archivio da anni depositato nella sede di Istoreco.

Anpi e parlamentari reggiani per il Kurdistan irakeno

Il 29 luglio u.s. si è tenuto, nella nostra sede di Via Farini, l’in-

contro con i parlamentari reggiani circa i rapporti con il Kurdistan irakeno e la lotta dei Peshmerga contro i tagliagole del cosiddetto Stato islamico. L’invito era stato inviato a tutti i parlamentari reggiani. Sono intervenuti soltanto i tre del PD: on. Antonella Incerti, Sen. Leana Pignedoli, on. Paolo Gandolfi. Con loro anche l’Assessore alla cultura di Ramiseto, comune che da tempo intrattiene rapporti, tramite Gulala Salih, con un comune kurdo, concretizzato già in scambi tra le rispettive scuole. Della delegazione ANPI facevano parte, oltre al Presidente Ermete Fiaccadori, Fiorella Ferrarini, Giovanni Rossini, Antonio Zambonelli, Anna Ferrari. Fiaccadori ha introdotto ricordando l’intervento della kurda Gulala Salih al nostro Congresso provinciale e accennando alle problematiche aperte e alle diverse possibilità di sostegno da organizzare sulla scia di una consolidata tradizione reggiana (Vietnam, Mozambico...), di iniziative solidali, in particolare nei settori di sanità e scuola. Tutti e tre i

Parlamentari hanno convenuto sulla necessità di “fare rete”, con altri soggetti istituzionali e associativi già in campo, per dare concretezza ai propositi solidali. Intanto, come ha spiegato Fiorella, si sta preparando la venuta a Reggio, nel prossimo autunno, di una importante delegazione Kurda. Giorni dopo è partita la lettera, firmata dal Presidente Fiaccadori, dall’Assessore di Reggio alla Città internazionale Serena Foracchia e dal Sindaco del “neocomune” appenninico di Ventasso Antonio Manari, indirizzata all’Ambasciatore d’Italia a Baghdad. Vi si chiede la collaborazione per l’espletamento delle pratiche per la delegazione che vorremmo ospitare a Reggio, allegando l’elenco dei suoi componenti e la bozza di programma proposto alla delegazione stessa. Il disegno pubblicato fa parte di una mostra dal titolo “Il Kurdistan con gli occhi dei bambini” presentata alcuni mesi fa a Ramiseto. Animatrice dell’iniziativa è stata Gulala Salih, che abbiamo avuto modo di conoscere nel corso del nostro XVI congresso provinciale. Il disegno è stato realizzato dai bambini di Duhok, città del nord-ovest del Kurdistan irakeno. set-ott 2016

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BREXIT: suicidio all’inglese di Bruno Bertolaso

Il 23 giugno del 2016 ha avuto luogo il più grande pasticcio

politico della storia europea nel dopoguerra, anche se si può affermare che l’esito del referendum inglese non sia stato un referendum sulla UE e nemmeno contro la UE. In effetti, l’Unione europea, rimane quella che era alla sua costituzione e non è sicuramente un insieme dispotico di burocrazia soffocante, ma, all’opposto, un’organizzazione sovranazionale, decisamente la migliore nella storia dell’umanità. Oggi possiamo domandarci se la Gran Bretagna, uscendo, sia mai stata veramente parte dell’Europa Unita, visto che non solo non ha abbandonato la sterlina, sua moneta nazionale, rifiutando l’euro, ma ponendo nel contempo al governo comunitario paletti, distinguo e cavillose pastoie. Iniziando dal momento della sua adesione all’UE del 1976, l’Inghilterra ha preteso e ottenuto di divenire partner degli altri Paesi dell’Unione, ma esigendo condizioni particolari, fatte su misura, come il diritto di esercitare una propria opzione contro una gran parte della legislazione europea, il diritto al rimborso delle quote di partecipazione, con, inoltre, il pieno arbitrio a partecipare ai processi decisionali europei, prima della Comunità e poi dell’Unione. Sua maestà la Regina ha applicato nei riguardi dell’Europa il metodo classico della diplomazia di un eximpero decaduto, che ancora si crogiola nella propria, presunta specializzazione in differenza dagli altri, con il diritto, quindi, di partecipare alla stesura dei progetti, ma con la possibilità di potere sabotare gli stessi, nel caso vadano contro gli interessi del regno. Il Regno Unito ha costantemente impedito il raggiungimento dei grandi obiettivi di integrazione previsti su scala europea. Dopo l’ottenimento del Mercato unico, ha poi bloccato i lavori parlamentari, tesi a realizzare una politica fiscale unitaria. Con John Mayor (vero erede della Thatcher) al governo, i britannici avevano spinto con insistenza nei riguardi di un allargamento a Est della UE, puntando sul fallimento dell’Unione, a causa delle notevoli difficoltà gestionali, che avrebbero seguito un tale allargamento Londra ha affrontato poi la recente crisi finanziaria, utilizzando svariati miliardi di capitali pubblici 12

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per salvare le proprie banche, evitando l’adesione e l’attuazione delle severe normative europee. Con la svalutazione della sterlina i lavoratori inglesi perderanno sensibilmente il proprio potere d’acquisto e ricordando che la Gran Bretagna è un Paese di servizi, non particolarmente manifatturiero, rischia di perdere più che acquistare, come rischia di perdere i sussidi UE, che ne reggono l’economia. Un primo grave danno, subito dall’economia inglese, si evidenza sulla flessione del PIL per il 2017, che previsto al 2,3 percento scenderà a un miserrimo 0,8 percento. Dal punto di vista del danno, creato dalla Brexit al resto dell’Europa, lo stesso può essere limitato in un aumento della competitività del sistema paese, seguito alla svalutazione della sterlina e nei confronti delle politiche di austerità imposta dalla Germania al mercato comunitario. A fortuna degli Stati membri, non è stato accettato l’accordo, che a febbraio era stato proposto da Cameron al fine di rimanere nell’Unione, accordo che prevedeva la cancellazione delle regole comuni sull’immigrazione e sull’asilo dei migranti, sulla regolamentazione comune di finanza e banche e di ogni forma di collaborazione generale per raggruppare ulteriormente e più compattamente l’Unione. Da questi ultimi accadimenti, inseriti nel contesto di un momento storico incandescente, nel quale i nazionalismi, il razzismo e la paura si fanno sentire con sempre maggiore acutezza, sovviene il ricordo dello sgretolamento dell’Europa, avvenuto nel 1914. I primi a preoccuparsi e a piangere in questo momento, sono i rappresentanti di quella classe politica inglese, che ha goduto largamente dei vantaggi loro derivati con l’appartenenza nella UE e che vedono in David Cameron, sempre sostenuto in tutti i modi, l’uomo, il protagonista della distruzione di due Unioni: Unione Europea e Regno Unito. L’uomo, che per risolvere la lotta interna per la leadership del proprio partito, ha messo a punto l’idea del referendum, facendo, poi, una forte campagna contro il referendum stesso, declamando, in ogni dove, le mirabolanti virtù della UE.


segnali di pace

ITALIANI ALL’ESTERO Sono

di Saverio Morselli

26 le missioni internazionali alle quali l’Italia partecipa con propri contingenti militari: sei in ambito Nato, due sotto il cappello dell’Onu, dieci con mandato dell’Unione europea, otto in operazioni multinazionali. Accanto a quelle note (Afghanistan, Iraq, Libano, Ko-

sovo) ve ne sono altre (Cipro, Malta, Marocco, Sud Sudan, Mali), probabilmente ignote ai più. Periodicamente, queste missioni necessitano di essere ri-finanziate e ciò avviene attraverso l’approvazione in Parlamento di un Decreto Legge ad hoc - spesso con carattere di urgenza che riguarda la copertura finanziaria complessiva senza la possibilità di distinguere le singole situazioni e di valutare il raggiungimento degli obiettivi prefissati e le prospettive future. Vale a dire, una sorta di ratifica “a scatola chiusa” che impegna – per il 2016 – una spesa di oltre un miliardo e duecentomilioni di euro (di cui solo novanta milioni destinati alla cooperazione civile in quelle aree) e affida la ripartizione alle singole missioni a un successivo Decreto del Presidente del Consiglio sul quale il Parlamento non ha voce. Da tempo è stata annunciata una “legge quadro” per superare il problema del raggruppamento improprio di missioni spesso così diverse tra loro, ma ad oggi tutto tace. In più, a confondere ulteriormente le acque ci ha pensato l’inserimento nel D.L. n.174/2015 (Decreto Missioni, appunto) dell’art.7-bis il quale testualmente riporta: “Il Presidente del Consiglio dei Ministri, acquisito il parere del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR), emana disposizioni per l’adozione di misure di intelligence di contrasto, in situazioni di emergenza all’estero che coinvolgano aspetti di sicurezza nazionale o per la protezione di cittadini all’estero”. Di contrasto, dice. Il termine può avere tanti significati, basta attribuirglieli e il gioco è fatto. Uno può essere quello di entrare in Libia dalla finestra, senza l’autorizzazione del Parlamento, con forze speciali impiegate formalmente nell’addestramento delle forze militari locali (quali?) o nell’opera di sminamento ma che – guarda caso – sono costituite da unità d’elite (il 9° incursori del Col Moschi e un reparto di incursori della Marina) e che si trovano ad operare in zone ad alto rischio di combattimento. Che cosa stiano realmente facendo sul fronte libico i militari italiani è descritto con precisione nel documento che il Governo ha trasmesso al COPASIR, sul quale però è stato

apposto il segreto, incrinato da una fuga di notizie pubblicata per primo dall’Huffingtonpost che legittima l’opinione consolidata che gli stessi partecipino ad operazioni di guerra sotto la copertura di agenti di intelligence prevista dal citato art.7 bis che ne garantisce l’immunità. Sempre in tema di scarponi italiani all’estero, anche l’annunciata Operazione Ippocrate pone qualche interrogativo. Perché ammesso e non concesso che la realizzazione di un ospedale militare nei pressi di Misurata non sia da considerare – come dice la Ministra delle Difesa Pinotti – “una operazione militare travestita da umanitaria”, è pur sempre vero che per la prima volta dal dopoguerra ad oggi che militari italiani (almeno 100 paracadutisti della Folgore) mettono ufficialmente piede sul suolo libico, seppur – a quanto si dice – a difesa del personale medico. Sarà anche vero che la richiesta è partita dal Presidente libico Al Sarray, che tra l’altro è ben poco rappresentativo della comunità locale, ma è anche vero che la spedizione italiana si troverà ad operare in piena zona di guerra all’interno di un territorio tutt’altro che pacificato nel quale contrasti tribali, religiosi ed economici (pozzi petroliferi in primis) determinano contrapposizioni dalle quali risulta arduo districarsi. Soprattutto, si troverà ad operare con il rischio concreto di coinvolgimento in scontri armati, considerata l’offensiva che il generale Haftar, diretta espressione di quella Libia che non riconosce l’autorità di Al Sarraj, sta conducendo per la conquista dei pozzi petroliferi, determinando un innalzamento ulteriore del già elevato livello di tensione e di instabilità. Insomma, il rischio di infilarci in una nuova guerra civile è ben più di una preoccupazione. Sempre che non si tratti di un rischio “calcolato” al fine di essere presenti al tavolo della futura, ennesima spartizione delle risorse. La missione è un “contributo tipico di quello che può fare l’Italia all’estero – ha spiegato Ministro degli Esteri Gentiloni – ossia aiutare i consolidamenti dei processi di stabilizzazione anche con le proprie forze armate”. La qual cosa non tranquillizza affatto. Così come non tranquillizza la decisione di inviare 450 militari a protezione dei lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza della diga di Mosul, in Iraq. Non solo perché con una decisione che ha dello stupefacente si dispone la protezione della ditta privata italiana che si è aggiudicata l’appalto (la Trevi spa di Cesena) a carico e a spese dello Stato (mentre gli altri Paesi ricorrono semmai all’esercito locale e a contractors), ma soprattutto perché lo si fa dotando il contingente di tutti gli strumenti d’arma e delle tecnologie proprie dell’assetto da combattimento (elicotteri d’attacco, carri armati, cannoni semoventi), a dimostrazione della consapevolezza della pericolosità dell’area e del rischio concreto di coinvolgimento in scontri armati. Non sfugge, naturalmente, che il danneggiamento o, peggio, la distruzione della diga potrebbe comportare scenari distruttivi da apocalisse. Ma proprio per questo non si capisce perché debba essere un singolo Paese, e non le istituzioni internazionali, a farsene carico. “A chi ci ha criticato sostenendo che usiamo i nostri soldati per difendere una azienda italiana – afferma la Ministra Pinotti - rispondo che la richiesta di un contributo maggiore in Iraq ci è venuta dagli Stati Uniti”. Appunto. set-ott 2016

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Dott. Manenti Diomede, un medico partigiano di Giacomo Notari > Il nostro Presidente emerito ci ha consegnato questa testimonianza su di un medico di cui rischia di perdersi la memoria, anche se a Ligonchio gli è stato dedicato un busto nel centro del Paese. Busto che però reca soltanto la seguente iscrizione :”DOTT. D. MANENTI / LA POPOLAZIONE / 1972”. A volere quel monumento, fu proprio Notari, Sindaco di Ligonchio dal 1970 al 1982 . Ed è ora lo stesso Notari a rimediare alla eccessiva sinteticità di quella iscrizione, dopo avere già ricordato Manenti nella sua autobiografia Hai un cuore forte, puoi correre: una pagina che ci permettiamo di aggiungere alla testimonianza recente <

Ligonchio 1972. Inaugurazione del monumento. Alla destra dell’allora Sindaco Notari il parroco don Giovanni Aguzzoli

C

orreva l’anno 1944, verso la fine del mese di marzo. Una decina di partigiani avevano messo su casa, si fa per dire, dentro una capanna nelle alture di Montecagno, in comune di Ligonchio, vicino al sentiero che porta al Passo della Cisa. Il medico, sapendo della presenza di questi uomini, una sera si portò alla capanna. Disse di essere il medico del comune di Ligonchio e aggiunse: “So che prima o poi avrete bisogno di me. Consideratemi a disposizione”. Augurò la buona notte e riprese il sentiero del ritorno.Giuseppe Carretti “Dario” e i suoi uomini si misero a dormire sulle foglie di faggio, contenti di avere un medico dalla loro parte. Poi questa guerra che ci era venuta a trovare suoi nostri monti, portò con sé lutti e rovine. E non mancò il lavoro per il nostro dottore: ammalati, feriti e anche qualche amputazione di arti. La mancanza assoluta di igiene e, spesso, di cibo adeguato, creava non poche difficoltà. Nei primi mesi del 1945 fece il suo ingresso anche la scabbia, che colpiva le parti del corpo dove la pelle era più liscia e sottile, anche fra le dita delle mani. Il dottor Manenti preparò un unguento antiscabbia facendo bollire olio d’oliva e zolfo, aveva un cattivo odore però fu efficace e fu usato anche a guerra finita, quando il sapone non era abbondante. “Non potevo dimenticare Domenico Lombardi di Marmoreto con una coscia trapassata da un proiettile nel settembre del 1944 e il pronto intervento del dott. Manenti, avvertito a Ligonchio tramite un telefono dell’Edison ubicato a Giarola, a casa di Oriente Casanova. Il medico aveva raggiunto Marmoreto a piedi, tranne l’ultimo tratto sul somaro di Michele Pietrucci, che andò a prenderlo al mulino sul Secchia. […]. Il povero Domenico veniva tenuto stretto da due commilitoni, mentre il dottore, con una specie di spazzolino intinto di 14

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disinfettante, toglieva dall’interno tutte le parti bruciate dalla pallottola. […] Credo sia impossibile elencare tutti gli interventi che questo medico fece ai partigiani. […] Le ultime fatiche le riservò al commissario del distaccamento Vergai, ferito seriamente ad un braccio. Il commissario recuperò solo parzialmente la funzionalità del braccio , tanto erano profonde le ferite, si chiamava Mauro Zigni, “Slim”, classe 1918, anche lui di Ligonchio e successivamente migrato in Venezuela. Questi volle donare un sostanzioso contributo per erigere un busto di bronzo a ricordo del generoso medico montanaro. […] La scultura, opera di Ricci, artista di Aulla, fu pagata tramite una sottoscrizione popolare e collocata davanti al Municipio di Ligonchio. La inaugurammo nel 1972 con una grande festa alla presenza delle autorità provinciali, rappresentanti dell’ANPI e dell’ALPI e dei familiari del medico”.

Chi era il dott. Manenti > Ed ecco altre notizie dalla scheda biografica del dott. Manenti presente nel dattiloscritto inèdito di AVVENIRE PATERLINI, I sanitari della provincia di Reggio Emilia durante la guerra di liberazione < Era medico condotto nel Comune di Ligonchio nel periodo della guerra partigiana 1943-45. Non era facile per un medico condotto mettersi a completo servizio delle forze partigiane, ma sotto un certo aspetto tutto andava bene quando le forze partigiane occupavano il Comune [e] tutta l’attività civile, amministrativa e sanitaria era diretta e organizzata dal C.L.N. locale. Ma quando le forze partigiane, in seguito alla occupazione del Comune in rastrellamento da parte di tedeschi e fascisti dovevano abbandonarlo, il medico condotto veniva denunciato da delatori e la sua posizione diventava poco felice con il pericolo di rappresaglie per lui e per la sua famiglia. Il dott. Manenti seppe agire in modo da non subire alcuna persecuzione per la collaborazione data alle forze partigiane. Si contano a decine i suoi interventi per partigiani ammalati e feriti. Ne è testimone il partigiano Rabitti Sergio che asserisce che questo medico si recava in distaccamento a curare il suo esaurimento fisico. Fu attivo nel curare il Vice Comandante “Miro“ [Riccardo Cocconi] che ferito a Cerré Sologno si trovava in un rifugio alla Presa Alta di Ligonchio.


memoria 80 anni fa 2 reggiani antifranchisti cadevano alla difesa di Madrid

Franco Simonazzi e Fortunato Nevicati di Antonio Zambonelli

Ricorre

quest’anno l’80° anniversario dell’inizio della guerra civile spagnola, prova generale di quell’immane tragedia che sarà la seconda guerra mondiale. Il 18 luglio 1936 era partita la sollevazione militare promossa dal generale Francisco Franco contro il governo di Fronte popolare nato dalle libere elezioni di quattro mesi prima (16 febbraio 1936). Quella guerra, conclusa nel 1939 con la sconfitta della Repubblica e la vittoria dei franchisti sostenuti da Hitler e Mussolini, fu un momento cruciale nel ventennio di relativa pace tra la fine della prima guerra mondiale e l’avvio della seconda. Il significato non soltanto locale di quel conflitto fu ben colto, fin dall’inizio, dagli esponenti di varie correnti e partiti dello schieramento democratico e progressista, anche a livello internazionale. “Qui si combatte, si muore, ma anche si vince, per la libertà e l’emancipazione di tutti i popoli”, affermava Carlo Rosselli da radio Barcellona il 13 novembre 1936”. E proprio in quel novembre di ottant’anni or sono due comunisti reggiani cadevano alla difesa di Madrid, sotto il fuoco dei cannoni franchisti e gli attacchi aerei della Legione Condor nazista: Franco Simonazzi, di Novellara il giorno 22, Fortunato Nevicati, di Poviglio, il giorno dopo. Di Simonazzi, la cui figura meriterebbe ulteriori ricerche, abbiamo solo una sintetica scheda biografica: nato a Novellara il 21.03.1904, falegname, comunista, espatriò clandestinamente attorno al 1930. Militante nei gruppi di lingua italiana del Pc francese, nell’ottobre 1936 lo troviamo in Spagna, nel Battaglione “Garibaldi”, 3a Compagnia. Cadde in combattimento presso la Puerta de Hierro. Tanti sono invece documenti e testimonianze sulla vita e sull’eroica morte di Fortunato Nevicati. “Al fianco mio, già irrigidito dalla morte, con un foro proprio in mezzo alla fronte, giace Nevicati. Ne prendo il fucile e le munizioni , comincio anch’io a fare fuoco contro le finestre”. Così Luigi Longo, in una pagina del suo Le Brigate internazionali in Spagna. Nevicati è nato a Collecchio (PR) nel 1895, da genitori ignoti (all’epoca usava attribuire, ai figli di NN, cognomi derivati da fenomeni atmosferici ). Accolto in tenera età in casa del sarto di Poviglio Ugo Cervi, che lo allevò assieme ai suoi tre figli, frequentò le elementari lavorando poi in una tipografia locale. Iscritto al circolo socialista povigliese

dal 1913, combatté nella guerra 15-18. Consigliere provinciale, ed Assessore, a Reggio dal 1920, aderì al Pc. d’I nel 1921, anno in cui fu anche candidato comunista per le elezioni politiche. Duramente perseguitato dai fascisti, fu con Picelli a Parma sulle barricate dell’Oltretorrente. Espatriato in Francia nel 1923, lo troviamo a Parigi tra i dirigenti dei gruppi di lingua italiana del Pcf. Espulso nel 1928, continuò la sua azione in Belgio e di nuovo in Francia nel 1931. Il 4 ottobre 1936 giungeva ad Albacete, Quartier generale delle Brigate internazionali, con un contingente di 500 volontari partiti da Parigi. Dopo alcuni giorni è al fronte come sergente mitragliere combattendo al Cerro de los Angeles, poi alla difesa di Madrid , dove troverà la morte, come Simonazzi, nelle sanguinose battaglie corpo a corpo iniziate il 16 novembre. Reggio, e perfino Poviglio, hanno un po’ dimenticato la figura di Nevicati, anche se lo ricorda una bella targa (peraltro seminascosta: non compare in Le pietre dolenti) nell’atrio di Palazzo Allende. Più vistoso il ricordo di Nevicati nella natia Collecchio, dove gli è intitolato il Parco della Villa Meli Lupi di Soragna, luogo di feste e iniziative culturali importanti.

Fortunato Nevicati e, qui sopra, la sua casa a Poviglio con la targa commemorativa (foto A. Fava) set-ott 2016

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Montefiorino per non dimenticare Sabato 27 agosto ha avuto luogo, a Villa Minozzo, il Convegno La Repubblica di Montefiorino nella storia della Resistenza reggiana. Dopo l’introduzione di Mirco Carrattieri, presidente del Comitato scientifico del rinnovato Museo di Montefiorino, Cleonice Pignedoli, Massimo Storchi e Antonio Zambonelli hanno affrontato alcuni nodi storiografici connessi a quella vicenda: la deportazione di civili dalla zona montana, i caratteri particolari delle stragi e delle rappresaglie naziste e fasciste, la situazione, dopo la fine della “prima” repubblica, dei territori reggiani che ne avevano fatto parte. Dopo brevi conclusioni, Carrattieri illustrava, con l’ausilio di immagini, la nuova sistemazione del Museo della resistenza nella Rocca di Montefiorino, facendo emergere l’importanza di tale istituzione nel quadro di una politica della memoria storica rivolta alle scuole in primis, ma non solo. Aspetto, quest’ultimo sottolineato anche nelle parole di saluto pronunciate dal sindaco di Villa Fiocchi, dal Presidente ANPI Fiaccadori, dal Vice Presidente ALPI-APC Elio Sassi e da Simonetta Gilioli, Presidente Istoreco.

Ermete Fiaccadori porta il saluto dell’ANPI provinciale al Convegno; al tavolo Mirco Carrattieri (foto di Fiorella Ferrarini)

Scuole d’infanzia e Loretta Giaroni Una tesi di laurea “L’elaborato

si propone – leggiamo nell’introduzione – di sottolineare come il raggiungimento dell’attuale livello di eccellenza […] da parte delle scuole d’infanzia e degli asili nido comunali di Reggio Emilia, fondi le sue radici attorno agli anni e Sessanta e Settanta, all’incrocio di tre poli ugualmente indispensabili, nonostante la diversità degli obbiettivi specifici messi in campo da ciascuno di essi”. In sostanza, ciò che emerge dalla tesi, e che sta a cuore a Loretta Giaroni, è il sottolineare come lo straordinario apporto pedagogico di Malaguzzi si sia intrecciato con l’impegno della amministrazione comunale (fase Bonazzi in particolare) avendo alle spalle una partecipazione popolare che affondava le sue radici nello spirito della Resistenza. Fu in particolare l’UDI, continuazione organizzativa dei Gruppi di difesa della Donna, a reclamare, fin dall’indomani della Liberazione, l’intervento pubblico nella costruzione dei servizi per l’infanzia, nel contesto della lotta per l’emancipazione femminile. La biografia di Loretta Giaroni si intreccia fortemente con tutta questa fase storica: dal suo ruolo, a 18 anni (1945) nel movimento femminile di sinistra, a quello di dirigente dell’UDI, e 16

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di amministratore comunale di Reggio: eletta in Consiglio comunale nel 1951, dal 1967 al 1975 la troviamo Assessore alle Scuole e Servizi sociali, carica che manterrà fino al 1975. Il suo impegno sociale è continuato anche dopo il pensionamento e in vari campi, compreso quello dell’Università dell’Età libera (dal 1983 al 2002). Ma il tema delle scuole d’infanzia, e delle storie, convegni e ricerche che ne fanno l’oggetto, rimane sempre nella sua agenda, anche a questi suoi 88 anni splendidamente portati.. Siamo lieti di poter segnalare che tra le molte fonti citate a dimostrazione del ruolo avuto da Loretta nella costruzione dei servizi educativi per l’infanzia nel comune di Reggio e dell’impegno che Loretta stessa continua ad avere per sottolineare il carattere “sociale” delle loro radici, sono riportati in appendice alcuni suoi puntuali e vivaci interventi comparsi sul nostro periodico nel 2002 (n. 3, Non manipolare la storia), 2003, (n. 8, Restituire il maltolto a Luigi Roversi, 2005, (n.7, Sui ‘compleanni’ nelle scuole d’infanzia reggiane), 2007 (n. 3, Anni Sessanta e storici strabici), ancora 2007 (n. 9, Scuole d’infanzia e memoria ferita. Un nodo conflittuale). (a.z.) Loretta Giaroni e la copertina della tesi di laurea


Avvenimenti

Alcide Cervi: «Ho sentito tanti discorsi sulla fine del fascismo, ma la più bella parlata è stata quella della pastasciutta in bollore» La storica pastasciutta in bollore - per parafarsare le parole di Papà Cervi - il più bel discorso sulla fine del fascismo, l’appuntamento antifascista di Casa Cervi si è moltiplicato: infatti in oltre ottanta località della Penisola nelle piazze, nei circoli, nelle contrade si sono scolati quintali di pastasciutta per ricordare l’avvenimento di Campegine del 25 luglio 1943. L’arresto di Mussolini aveva creato la temporanea illusione della fine del regime e della guerra, seguiranno invece molti mesi di ulteriori sofferenze per il popolo italiano che termineranno definitivamente il 25 aprile 1945: la liberazione dal nazifascismo. Per chi volesse sapere dove si sono tenute può collegarsi al sito: <http://www.istitutocervi.it/2016/07/16/ la-pastasciutta-antifascista-di-casa-cervi-25-luglio-2016/> e troverà l’elenco completo delle iniziative antifasciste soprattutto concentrate nel centronord ma che hanno coinvolto anche località come

Riace e Rosarno in Calabria. Qui pubblichiamo alcune foto relative all’appuntamento di Casa Cervi e delle Ciminiere di Ca’ de’ Caroli (Scandiano).

Nella prima foto un momento del dibattito dedicato alle infiltrazioni mafiose nel reggiano svoltosi dopo la “pastasciuttata” al circolo le Ciminierie di Ca’ de’ Caroli. Sul palco da sinistra Ermete Fiaccadori, Lanfranco Fradici, Paolo Bonacini, Enrico Bini e Alessio Mammi. Nelle altre due foto l’avvenimento di casa Cervi, sul palco si riconosce Albertina Soliani set-ott 2016

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A 73 anni dall’eccidio delle Reggiane > presentato il libro di michele bellelli Reggiane. Cronache di una grande fabbrica italiana, Compagnia editoriale Aliberti <

Alcuni momenti della commemorazione: nella prima foto, autorità e cittadini all’ingresso dello storico cancello delle Officine Reggiane dove si consumò l’eccidio il 28 luglio 1943; nella seconda, all’interno del tecnopolo, Maurizio Landini, di spalle, durante la celebrazione

Il 28 luglio scorso ricorreva il 73° anniversario dell’eccidio delle Officine Reggiane. Il Comune e la Provincia di Reggio Emilia, le confederazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, le associazioni partigiane ANPI, ALPI-APC, ANPPIA, ISTORECO, Comitato ex operai e impiegati delle Reggiane e Comitato democratico e costituzionale hanno promosso gli eventi per la commemorazione delle nove vittime dell’eccidio del 1943: Antonio Artioli, Vincenzo Bellocchi, Nello Ferretti, Eugenio Fava, Armando Grisendi, Gino Menozzi, Osvaldo Notari, Domenica Secchi e Angelo Tanzi. La celebrazione è stata preceduta dalla presentazione presso l’Università di Modena e Reggio del volume di Michele Bellelli Reggiane. Cronache di una grande fabbrica italiana, Compagnia editoriale Aliberti, 15 euro. Qui di seguito pubblichiamo le note di copertina.

Questo libro non è solo una monografia sulla storia industriale emiliana e nazionale. Perché le Officine Meccaniche Reggiane, da sempre conosciute come le Reggiane, non sono state solo una grande e importante fabbrica che ha attraversato le stagioni sociali ed economiche del Novecento. Non soltanto «un’azienda, il lavoro, la tecnica, il luogo della promozione sociale, della speranza e della lotta» come ricorda lo storico Massimo Storchi nell’introduzione al volume. Sono state molto di più e di diverso: «un pezzo del vissuto di una comunità che di quella storia si sente ancora oggi partecipe e, in qualche modo, erede». Il popolo delle Reggiane, le generazioni di lavoratori che si sono succedute in quei capannoni ormai leggendari, e ancora impressionanti all’occhio del visitatore, hanno cambiato in profondità non solo la loro storia personale, ma quella collettiva. Prima dando vita a una realtà industriale di prim’ordine nel panorama dell’Italia a cavallo della Seconda guerra mondiale; poi «trasformando una provincia contadina in un territorio di artigiani e piccole industrie negli anni più difficili della ricostruzione 18

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quando la chiusura di un’azienda ormai condannata significò per tanti, dopo la sconfitta sindacale, anni di difficile adattamento alla nuova realtà, fra prime iniziative imprenditoriali, disoccupazione ed emigrazione». Quasi cinquanta anni dopo il saggio di Sandro Spreafico Un’industria, una città. Cinquanta anni alle Officine Reggiane, un giovane studioso come Michele Bellelli ha ripreso il filo di una narrazione che potrebbe facilmente sconfinare nel nostalgismo rievocativo. Lo ha fatto, invece, con accuratezza quasi annalistica e con l’acribia dello storico consentita anche dalla distanza generazionale. Ne è uscito il ritratto di «un’azienda di alto profilo tecnologico, ma di persistente scarsa influenza “politica”, che doveva agire nel deserto industriale dell’Italia fascista (e dell’Emilia ancora agricola e rurale), costretta a scontare i limiti del ritardo dello sviluppo produttivo ed economico del paese ma, nel contempo, capace di divenire motore di sviluppo e di crescita, di attrazione di energie umane». Una straordinaria storia di uomini e macchine, di braccia e di menti, di fatica e ingegno. Una vera e propria epopea che, come chiarisce l’autore stesso, «è anche una storia di coraggio, di scommesse vinte e di occasioni perse».


La festa del ponte

(che non è quello di Brooklyn)

> 8 luglio 2016 il ponte di San Pellegrino in festa intorno all’officina del partigiano Piero Canovi di mestiere meccanico-ciclista < Sul far della sera dell’8 luglio scorso il ponte di San Pellegrino, lato sinistro direzione Passo del Cerreto, si animava non di nutrie o di altri animali che popolano più o meno piacevolmente le rive del nostro asfittico torrente Crostolo che scorre, si fa per dire, lì sotto ma di popolo antifascista. Su quel lato del ponte, pochi mesi fa, è stata restaurata grazie all’ANPI di San Pellegrino e all’Associazione Tuttinbici, la “baracchina” in legno - l’officina - del partigiano Piero Canovi di mestiere meccanico-ciclista (ne abbiamo scritto sul Notiziario di luglio). E “Qui l’8 luglio festa del ponte”, si legge su un grande striscione appeso a un palo, “gnocco fritto, anguria, melone, lambrusco, visioni, storie e organetto”. Tutto puntualmente rispettato. Coprivano le spalle ai resistenti giovani e meno giovani le mura della “Premiata distilleria liquori Fran.sco Cocchi Reggio Emilia S. Pellegrino” che per la ghiotta occasione non poteva non aprire il robusto cancello per mostrare quello che rimane della sua storia, e quello che mancava lo ha raccontato una mostra di foto e di oggetti d’epoca. Abbiamo visto il sindaco Vecchi, il presidente ANPI Fiaccadori, Massimo Zamboni, lì a presentare il suo libro l’Eco di uno sparo, e tanta gente nota e meno nota ammirare il disegno che ha impreziosito l’officina di Canovi (vedi foto). Cala la sera e in certe notti su un ponte si possono incontrare narratori come Zamboni, attrici come Caterina Lusuardi che legge storie tratte da Le ragazze di San Pellegrino, una signora, Simona Cocchi, moglie del partigiano Ulisse Gilioli, che legge una poesia in dialetto di Sergio Lusetti, e un armonicista, Ezio Benassi, che suona canzoni partigiane e popalari. Un ponte, un palcoscenico… e zanzare ma “Qui l’8 luglio festa del ponte”. Speriamo nella replica (g.b.)

Nella prima foto, in alto a sinistra, Piero Canovi e, in senso orario, la “baracchina” di p.zale Lepanto, con il graffito che rappresenta Piero in bicicletta (autore Sebastiano Ferrari “Hyper”); alcuni volontari intenti a friggere “il” gnocco fritto; Caterina Lusuardi, Paolo Rozzi e Simona Cocchi; l’armonicista Ezio Benassi (foto A. Bariani) set-ott 2016

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GIOVANNI INCERTI

Lutti

ENRICA FAVALI 24/09/1947-27/07/2016

Il 19 giugno scorso è deceduto Giovanni Incerti. Per tanti di noi “Squalo” In sua memoria, la moglie Loretta Veroni sottoscrive a sostegno del Notiziario.

Il 27 luglio scorso è deceduta Enrica Favali. In suo ricordo gli zii, i cugini e Roberta sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

TONINO GILIOLI (OSCAR)

13/06/1925-13/08/2016

PAOLA TORINELLI IN GOVI Il 13 agosto 2016 è deceduto Tonino Gilioli “Oscar”, partigiano del Battaglione alleato. Ne onorano il ricordo Simona e Simonetta Gilioli offrendo a sostegno del Notiziario.

E’ recentemente scomparsa l’amica carpinetana Paola Torinelli in Govi, di 83 anni, iscritta alla nostra associazione da molti anni e socialmente attiva nella Croce Rossa e nel sindacato pensionati. La ricordiamo con affetto e stima rinnovando ai figli la nostra partecipazione al lutto. Bruno Valcavi

Anniversari 50° ANNIVERSARIO

LEONE LIGABUE (MONGOLO) I figli Francesco e Lorenzo ricordano il padre Leone, nome di battaglia “Mongolo”, partigiano nella 77 a Brigata SAP “F.lli Manfredi”, nel 50° anniversario della sua scomparsa e offrono in sua memoria a sostegno del Notiziario. 20

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MARIA MANZOTTI

IN MEMORIA

Per ricordare la madre Maria Manzotti, le sorelle Alda, Deledda e Nealda Donelli offrono a sostegno del Notiziario.


Anniversari

57° ANNIVERSARIO

DIDIMO FERRARI (EROS)

Ti voglio ricordare dedicandoti alcune righe tratte dallo splendido libro di Aida Morelli, Nonno Angelo che voleva la libertà di tutti, ringraziando Lorica e Renzo per tutto quello che hanno fatto per te nel periodo di clandestinità. «1944 - Siamo lì, l’Angelica ed io, insieme a tutte le mamme, le sorelle, le figlie degli uomini in piedi nel fosso ai margini della strada. Tra le due righe di persone c’è il plotone di esecuzione con i mitra spianati, pronti a sparare. Sono venuti da fuori, non sono fascisti del paese, li conoscerei. Dal silenzio tipicamente estivo, reso ancor più denso della situazione, risultano come grida i pianti sommessi di coloro che hanno la certezza del peggio. Io non credo a quello che vedo. Ma non piango. Nemmeno il babbo e Oriano lo fanno. Abbiamo finito le lacrime. Le preghiere non le abbiamo mai dette. E in ogni caso non servirebbero contro i mitra». Un abbraccio Anna, Attilio, Riccardo, Valerio.

anniversari

LINO FERRARI, EDMEA PRANDI

11° ANNIVERSARIO

LUIGI CANTAGALLI (FUMO)

L’8 agosto ricorreva il 11° anniversario della scomparsa del Partigiano Luigi Cantagalli “Fumo” appartenente alla 26a BGT Garibaldi. Ne rinnovano commossi la memoria i familiari con un’offerta al Notiziario.

44° ANNIVERSARIO

IGINIO REDEGHIERI (IGINIO)

Il 6 luglio scorso ricorreva il 44° anniversario della scomparsa del partigiano Iginio Redeghieri “Iginio” di Fabbrico, appartenente alla 37a BGT GAP “Vittorio Saltini”. Per onorarne la memoria, la moglie Ascari Bruna (Staffetta partigiana) con la figlia Marinella Redeghieri sottoscrivono pro Notiziario.

CESARE CARLINI

6° ANNIVERSARIO

Nel ricordare i genitori Lino Ferrari, il 13 agosto scorso ricorreva il 4° anniversario della scomparsa, ed Edmea Prandi, di cui il 6 ottobre prossimo ricorrerà il 3° anniversario della scomparsa, il figlio Sisto, unitamente alla famiglia e alla nipote Nilla, sottoscrive pro Notiziario.

Caro Cesare, sono ormai sei anni, nostro malgrado, che siamo separati ma il nostro amore nessuno lo potrà mai dividere. Ogni cosa che faccio mi chiedo se tu l’avresti approvata. Tu ci hai insegnato a essere altruisti e a volere bene a chi ne ha più bisogno, a non trascurare le nostre idee politiche soprattutto l’associazione ANPI. Eri felice quando andavi nei nostri paesi in collina per il tesseramento e venivi a casa soddisfatto quando riuscivi a fare qualche iscritto in più. Noi cercheremo di seguire la tua dottrina di amore e di pace. Ora come sempre ti abbraccio assieme ai nostri figli Ermes ed Eris, ai tuoi adorati nipoti Alessandro, Davide e Andrea, le nuore Antonella e Lucia. Con sincero affetto in tuo onore sottoscriviamo pro Notiziario. Tua moglie Velia Carlini

16° ANNIVERSARIO

9° ANNIVERSARIO

RANIERO GIBERTINI (QUARTINO)

Nel 16° anniversario della scomparsa del Partigiano della 144a BGT “Garibaldi” Raniero Gibertini, avvenuta il 17 settembre 2000, i familiari in suo onore sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

OTELLO NICOLINI (IVANO)

Nel 9° anniversario della scomparsa del Partigiano Otello Nicolini “Ivano”, avvenuta il 9 agosto 2007, i figli Ivano e Silvana sottoscrivono pro Notiziario.. set-ott 2016

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14° ANNIVERSARIO

FRANCO SERRI FERNANDA BONACINI

ANNIVERSARI

ISELLA VALENTINI GIOVANNI MUNARINI

Il 25 agosto scorso ricorreva il 1° anniversario della scomparsa di Isella Valentini e il 21 settembre il 10° anniversario della scomparsa di Giovanni Munarini. In loro ricordo Elsa, Paolo ed Elisa

Nel 14° anniversario della scomparsa di Franco Serri e Fernanda Bonacini, la figlia Ileana Serri per onorarne la memoria sottoscrive a sostegno del Notiziario sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

ANNIVERSARI

ANGELO GIARONI (DARTAGNAN) DOLORES GEMMI

Il 18 novembre ricorre il 42° anniversario della morte di Angelo Giaroni Dartagnan, bracciante, ispettore di battaglione nella 76a Bgt. SAP “Angelo Zanti”. Giovane socialista, a 15 anni (nel 1916), nel 1921 fu fra i fondatori della FGCI. Arrestato nel 1932 per appartenenza al PCd’I, seppe resistere a pesanti interrogatori. Potè così usufruire della “amnistia del decennale” concessa da Mussolini, e continuare la sua attività clandestina. Arrestato ancora nel 1938 nella grande retata contro gli antifascisti reggiani, venne condannato a sette anni di reclusione dal tribunale speciale. Liberato dopo la caduta di Mussolini, all’indomani dell’otto settembre fu tra quella sessantina di reggiani ex carcerati ed ex confinati che costituirono il nerbo del nascente movimento di resistenza. Nel dopoguerra, sempre impegnato nel PCI oltre che nell’ANPI, raggiunse la pensione come operaio del Comune di Reggio Emilia. Lo ricordano, assieme alla moglie Dolores Gemmi deceduta il 21 settembre 1982, dirigente dell’UDI nel post Liberazione, il figlio Gianni e la famiglia offrendo pro Notiziario.

5° ANNIVERSARIO

FERRUCCIO COLLINI (BIRO)

7 agosto 2011: sono già passati cinque anni, e sembra ieri. Te ne sei andato improvvisamente, lasciando dietro di te un grande rimpianto, dolore e un senso di vuoto in tutti noi. Nel tuo ricordo di partigiano, di padre e di nonno affettuoso i tuoi cari sottoscrivono pro Notiziario. 22

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IVO ZANI (ALÌ)

10° ANNIVERSARIO

Il 27 settembre ricorre il 10° anniversario della morte di Ivo Zani “Alì”, Partigiano combattente della 178a bgt d’assalto SAP, Divisione “Ottavio Ricci” (PR). La moglie Marcellina, anche lei Partigiana combattente della stessa brigata, il figlio, la nuora e le nipoti, in suo onore e memoria, sottoscrivono pro Notiziario.

10° ANNIVERSARIO

REMO BONAZZI (ANDREA)

Il 22 settembre ricorreva il 10 anniversario della scomparsa di Remo Bonazzi “Andrea” partigiano della 76a BGT SAP “Angelo Zanti” ed ex presidente della sezione ANPI di Bibbiano. Le figlie Tita e Catia, i nipoti Davide, Elena ed Elia e il genero Giovanni lo ricordano sempre con affetto sottoscrivendo per il Notiziario.

ACHILLE MASINI

6° ANNIVERSARIO

Sono passati sei anni dalla tua scomparsa, avvenuta il 1° ottobre 2010, è come fosse ieri perché tutti i giorni sei presente nei nostri pensieri, nelle nostre decisioni, nei ricordi. Abbiamo sempre un motivo per parlare di te in famiglia e con gli amici. Sei e sarai sempre nei nostri cuori. Tua moglie Gianna Catelli e i figli Stefano e Andrea in Tua memoria sottoscrivono a sostegno del Notiziario.


Anniversari

NERO FONTANESI

1° ANNIVERSARIO

E’ già trascorso un anno dal giorno in cui il nostro amato Nero non è più fisicamente tra noi. Il tempo passa ma continuiamo a sentirlo vicino e vogliamo a sentirlo vicino e vogliamo esaudire il suo desiderio di fare una donazione all’ANPI per sostenere i suoi valori di pace, giustizia e fratellanza. In questo momento pieno di violenze, diseguaglianze e disorientamento pensavamo ce ne sia molto bisogno. La moglie Maria, le figlie Teresa e Giovanna a cui si unisce la loro amica Marina Russo.

6° ANNIVERSARIO

ANTONIO LIGABUE (MORO)

Il 13 settembre ricorreva il 6° anniversario della scomparsa di Antonio Ligabue “Moro”, già sindaco di Bagnolo in Piano dal 1955 al 1966. La moglie Lidia Viappiani e le figlie Mara e Nadia, assieme alle loro famiglie, lo ricordano con affetto e sottoscrivono per il Notiziario.

1° ANNIVERSARIO

ANNA SPAGGIARI (LETIZIA)

Il 2 settembre scorso ricorreva il 1° anniversario della scomparsa di Anna Spaggiari “Letizia”, partigiana della 76a BGT SAP “Angelo Zanti”. Nata nel 1922, fu una delle fondatrici della scuola dell’infanzia “25 Aprile” di Villa Cella nel lontano 1947. Per onorarne la memoria la figlia Maria Grazia offre a sostegno del Notiziario.

SETTIMO BALLABENI

11° ANNIVERSARIO

ARTURO IOTTI (SPARTO)

Nell’11° anniversario della scomparsa di Arturo Iotti “Sparto”, la moglie Amelia Albarelli, il figlio Dante, la nuora e la cognata in sua memoria sottoscrivono pro Notiziario.

11°ANNIVERSARIO

DANTE CALZOLARI (SPADA)

In memoria dello zio Partigiano Dante Calzolari “Spada”, della 26 a BGT Garibaldi, Luciano Calzolari offre pro Notiziario.

NEDO BORCIANI

16° ANNIVERSARIO

Il 5 ottobre scorso ricorreva il 16° anniversario della scomparsa di Nedo Borciani, deportato in Germania. Dopo la Liberazione fu segretario della Camera del Lavoro e sindaco di Fabbrico, dirigente cooperativo e pubblico amministratore. Lo ricordano con immutato affetto la moglie Vanda, i figli Elisabetta, Everardo e Paolo sottoscrivendo pro “Notiziario”.

6° ANNIVERSARIO 20° ANNIVERSARIO

PIERO ALEOTTI (PAOLO) Il 1° novembre ricorre il 6° anniversario della scomparsa di Settimo Ballabeni. La moglie Teresa Cigarini, la figlia e i famigliari tutti, nel ricordarlo con immutato affetto, sottoscrivono, in suo onore, pro Notiziario.

Sono passati tanti anni ma non ti toglierai mai dalla Nostra memoria. La moglie Rina e la tua famiglia. In suo onore offrono a sostegno del Notiziario. set-ott 2016

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Anniversari

URIS BONORI

3°ANNIVERSARIO

Il 17 settembre ricorreva il 3° anniversario della scomparsa di Uris Bonori, dipendente dei civici musei del comune di Reggio Emilia. La moglie Ginetta, i genitori Maria e Ideo, i suoceri Gabriella e Roberto, i cognati Stefania e Pasquale lo ricordano con affetto e nostalgia e in sua memoria sottoscrivono a sostegno del Notiziario. In memoria del compagno Uris Bonori a tre anni dalla morte Ci lasciava due anni fa il nostro caro compagno Uris Bonori e lo vogliamo ricordare con grande affetto e nostalgia, convinto militante comunista, merce rara al giorno d’oggi. Apparentemente burbero, Uris era invece un uomo spiritosissimo e allegro, di una mite semplicità difficile da trovare nelle persone, un amico col quale era molto piacevole conversare e a cui piaceva in particolar modo dibattere di politica e per la quale si infervorava, convinto com’era delle proprie idee. Sono passati solo pochi anni dalla sua scomparse, eppure sembra un tempo enorme, così ne rinnoviamo la memoria, devolvendo offerta al Notiziario ANPI a cui Uris era iscritto. Il Partito Comunista d’Italia Federazione di Reggio Emilia

10° ANNIVERSARIO

WERTHER SPAGGIARI (LEMBO)

Il 27 ottobre ricorre il 10° anniversario della scomparsa, a 83 anni, del Partigiano Werther Spaggiari Lembo, responsabile della Sezione ANPI di Gavassa. Werther aveva lavorato per lunghi anni presso il mulino di Masone, poi Progeo, e aveva sempre dimostrato attaccamento alla famiglia e ai suoi ideali ispirati ai valori della Resistenza. L’Amministrazione comunale di Correggio, in occasione del 38° anniversario della battaglia di Fosdondo, gli aveva conferito il diploma e la medaglia quale protagonista generoso ed eroico di una delle pagine più belle della storia della Resistenza a Correggio e provincia. “E’ tanto triste averti perduto, ma è tanto bello ricordarti”. La moglie Dilva, i figli Ivano e Marisa in sua memoria sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

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I sostenitori euro - ILEANA BACCI a sostegno .......................................................... 30,00 - ALICE,NEALDA e ALDA DONELLI in memoria della madre Maria Manzotti ........................................................................... 100,00 - SILVANA e IVANO NICOLINI in memoria del padre Otello .......... 50,00 - NEREO GRASSI a sostegno ...................................................... 50,00 - LORETTA VERONI in memoria del marito Giovanni Incerti ........ 50,00 - LORIS ZANI in memoria di Ivo Zani ........................................... 100,00 - GIAN PAOLO ARTIOLI in memoria della madre Tina Ferrarini .... 150,00 - CRISTINA e PIER PAOLO PAGLIUCCA in memoria della nonna Dolores Grazioli ............................................................... 200,00 - BRUNA COSTI a sostegno .......................................................... 25,00 - GILBERTO DAOLIO a sostegno .................................................. 50,00 - SILVANA TERENZIANI a sostegno .............................................. 10,00 - VELIA INCERTI CARLINI in memoria del marito Cesare Carlini .. 50,00 - FAM.GIBERTINI in memoria di Raniero Gibertini ........................ 50,00 - SIMONA COCCHI in memoria dell’amico Nero Fontanesi ........... 30,00 - AFRA MARASTONI in memoria dell’amico Grossi Emilio ........... 50,00 - ANGELA FERRETTI CANTAGALLI in memoria del marito Luigi “Fumo” .............................................................................. 500,00 - AMELIA ALBARELLI in memoria del marito Arturo Iotti ............ 25,00 - ALBERTO COLLINI in memoria di Ferruccio Collini “Biro” ......... 50,00 - FAM FONTANESI in memoria di Nero Fontanesi .........................150,00 - TITA e CATIA BONAZZI in memoria del padre Remo Bonazzi .... 100,00 - IVO CATELLANI a sostegno ....................................................... 30,00 - FAM BERTANI (ZII e CUGINI)e ROBERTA in memoria di Enrica Favali Bertani ................................................................... 350,00 - MARIA-GIANNA CATELLI e figli in memoria di Achille Masini ... 100,00 - ANNA FERRARI e FAM. in memoria del padre Didimo “Eros” .. 100,00

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euro - PRIMO ANICETI a sostegno ....................................................... 10,00 - GIANNI GIARONI e Fam. in memoria di Angelo Giaroni e Dolores Gemmi ....................................................................... 200,00 - SISTO FERRARI in memoria dei genitori Lino ed Edmea ........... 50,00 - ILEANA SERRI in memoria dei genitori Franco e Fernanda Bonacini ........................................................ 50,00 - NICOLA e LUISA MECOZZI a sostegno ...................................... 30,00 - FRANCO e AURORA GERMANI a sostegno ................................ 30,00 - IVANA d.ssa SONCINI a sostegno .............................................. 10,00 - RINA ALEOTTI in memoria del marito Piero Aleotti “Paolo” ...... 100,00 - CESARE CAMPIOLI in memoria del fratello Giuseppe ............... 50,00 - BRUNA ASCARI a sostegno Notiziario .......................................100,00 - GIUSTINA SPADONI- a sostegno ............................................... 50,00 - MARIA GRAZIA FONTANESI in memoria della madre Anna Spaggiari ........................................................................... 50,00 - IDEO BONORI in memoria del figlio Uris ....................................100,00 - ELSA ,PAOLO ed ELISA MUNARINI in memoria di Giovanni e Isella Valentini ........................................................................ .100,00 - SIMONA e SIMONETTA GILIOLI in memoria di Tonino Gilioli “Oscar” .................................................................. 100,00 - TERESA CIGARINI in memoria del marito Settimo Ballabeni ..... 50,00 - ELISABETTA BORCIANI e fam.in memoria del padre Nedo ........ 50,00 - LIDIA VIAPPIANI in memoria del marito Antonio Ligabue “Moro” ............................................................. 50,00 - LUCIANO CALZOLARI in memoria dello zio Dante ..................... 50,00 - DILVA BURANI e FAM. in memoria del marito Werther Spaggiari ......... 200,00 - FRANCESCO e LORENZO LIGABUE in memoria del padre partigiano Leone “Mongolo” ....................................................................................... 500,00


Inaugurazione del murale della Resistenza al Centro sociale Foscato di Ettore Farioli*

I partigiani raffigurati, da sinistra: Liliana Ferrari, Ferruccio Ferrari, Gina Masoni Franchi, Enrico Foscato, Rina Pattaccini, Lino Grossi, Cesarina Fiaccadori, Idio Vinceti

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omenica 17 luglio 2016 al Centro sociale Foscato, situato all’interno del quartiere, sta succedendo qualcosa di nuovo e d’importante, perché ciò che avviene rappresenta un punto di svolta, un fatto nuovo che diventa anello di congiunzione tra passato e presente. Grazie al contributo di Comune-ANPI-Officina Educativa e di NET Viene dipinto da un gruppo di giovani ragazzi un murale che ha per soggetto la Resistenza Partigiana. Prima di approfondire il come è nata l’idea, mi devo soffermare a descrivere il quartiere Foscato: un quartiere di case popolari che ha accolto storicamente famiglie reggiane di lavoratori, in gran parte operai, che prestavano lavoro o alle Officine Reggiane o nelle varie Cooperative di trasformazione esistenti a Reggio Emilia (Giglio, Riunite, Asso, CPCA); di piccoli artigiani o dipendenti comunali. Un quartiere sicuramente di non benestanti, ma che con la partecipazione e con il contributo di gran parte dei suoi abitanti, negli anni ‘70, ha dato vita a un Circolo ARCI, divenuto poi col tempo Centro sociale che negli anni è stato punto di ritrovo e riferimento per tutte le generazioni, giovani e meno giovani. Negli anni ‘90, con la ristrutturazione del quartiere da parte di ACER, la morfologia degli abitanti e il quartiere stesso muta enormemente: tante famiglie reggiane sono scomparse e i figli sposandosi sono usciti; sono stati assegnati alloggi per accogliere famiglie bisognose o con evidenti problemi sociali e/o comportamentali assistite dai Servizi sociali del Comune; sono numerose anche le famiglie extracomunitarie che alloggiano nel quartiere; le persone anziane sono diventate la maggioranza. Lo stesso Centro sociale, negli ultimi anni, a causa di una gestione troppo “allegra” perde la propria identità di centro ricreativo e culturale, e si riduce a un povero bar dove si favoriscono l’ingresso dei video-poker, dove si gioca solo a carte e dove il sociale si identifica in una misera squadra di calcio, peraltro composta da ragazzi che non frequentano il Centro sociale, ma hanno solo approfittato della sponsorizzazione. Nel 2013 subentra una nuova gestione fatta da ragazzi giovani dai venti ai venticinque anni che intendono risollevare il quartiere e lo stesso Centro sociale, lasciato economicamente ai minimi termini. La sfida è grande com’è grande l’impegno di questi ragazzi che però, dopo un paio d’anni, vengono travolti delle problematiche e dalle difficoltà che la gestione comporta, da errori frutto d’inesperienza o di troppa presunzione. L’odierno presidente Davide Migli, in un’assemblea rivolta ai soci, ha illustrato le diverse problematiche e chiedendo a una serie di persone un aiuto per rimettere in sesto per l’ennesima volta il Centro sociale. Nel luglio 2015 prende corpo il nuovo Consiglio del Centro sociale e quello che in apertura è stato evidenziato è il risultato di una gestione che pone i giovani che frequentano il CSF al centro del

progetto e li fa diventare il “motore” che ha dato vita al murale stesso dove passato, presente e futuro s’incontrano. Attraverso gli educatori del progetto NET, che da inizio anno frequentano uno spazio all’interno del Centro sociale, è emersa la proposta, la voglia di fare qualcosa di nuovo per abbellire il quartiere... da qui l’idea del murale. Il soggetto scelto dai ragazzi è quello della Resistenza Partigiana che è passata anche e soprattutto da questa zona ed è testimoniata all’interno del quartiere da una piazza intitolata a un caduto (piazza Lino Grossi) e da un monumento che ricorda gli altri partigiani. Attraverso una nuova forma d’arte che è espressione di questi giovani (Writers) prende corpo il murale che ci riconduce al passato e riporta alla memoria in quei volti dipinti, chi ha perso la vita per un ideale di libertà e di democrazia, ma che a distanza di oltre sessant’anni sono ancora lì a guardarci e a insegnarci cosa è stato il valore della Resistenza. Durante le giornate di sabato e domenica erano presenti anche diversi famigliari e parenti dei caduti e tanta è stata la commozione a vedere realizzata un’opera, che inizialmente era partita con un po’ di scetticismo, che rievoca nella memoria dei singoli gli affetti più cari. La festa è proseguita con canti, gnocco fritto e birra e in chiusura non poteva mancare a sigillo della giornata una Bella ciao cantata in coro da tutti i partecipanti. A nome del Consiglio del CSF voglio ringraziare l’ANPI Provinciale per il contributo economico a favore dell’iniziativa e l’artista Youness che ha realizzato l’opera sulla quale a breve verrà posta una targa in memoria e a ricordo della giornata, con i nomi dei volti dei partigiani dipinti sul murale. *Consigliere del CSF

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LA MEMORIA DELLA REPUBBLICA 2 GIUGNO 2016: L A MEDAGLIA DEL 70° DELLA LIBERAZIONE A 380 PARTIGIANI REGGIANI

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Nell’altra pagina, foto in alto. San Martino in Rio: i partigiani sono (iniziando da destra) Giuseppe Paglia “Elio”, Odoardo Storchi “Amilcare”, Franca Messori “Marisa”, Adelchi Moscardini “Oreste”, Achille Marani “Buda”, tutti appartenenti alla 77a BGT SAP “F.lli Manfredi”. Non era presente alla cerimonia Oliana Pergreffi “Paola”, della 37° BRG GAP “V. Saltini”. Il riconoscimento è stato consegnato al figlio Arzelino Battini. La cerimonia si è tenuta nella sala d’Aragona della Rocca estense dal sindaco Oreste Zurlini e dall’assessore alla cultura Giulia Luppi. (foto Anna Parigi). Foto sotto: Boretto la consegna della medaglia conferita all’ex partigiano borettese Luigi Saccani, al centro con il sindaco, è avvenuta il 2 giugno contestualmente alla consegna della Costituzione ai neo-diciottenni borrettesi. In questo pagina, dall’alto. Cadelbosco Sopra: sala del Consiglio comunale il 2 giugno scorso in occasione della consegna delle medaglie; nella fota da destra: Ideo Bonori (per la moglie Cervi Maria), Bruno Ferrari, Faure Poli, Giovanni Battista Zambonini, il sindaco Tania Tellini, il presidente ANPI Ivano Manicardi, Artemio Bonini (Libero), Pietro Benassi, Ero Gibertini. Poviglio: da sinistra Carlino Fava, Ennio Bertani, Sidraco Codeluppi, Dario Carnevali, Giammaria Manghi, Bruna Anceschi e Sara Campanini (figlia e nipote di Lina Curti) e Marziano Manghi (per Amos Manghi). Sant’Ilario d’Enza La consegna delle medaglie del 70° della Liberazione a Sant’Ilario d’Enza è stata effettuata lo scorso 4 giugno nella Sala del Consiglio Comunale dal sindaco Moretti Marcello e della nuova presidente ANPI della sezione di Sant’Ilario, Ives Arduini, alla presenza delle autorità, dei famigliari dei partigiani e dei cittadini. I santilariesi premiati sono stati: Arnaldo Bocconi, Remo Bonini, Sergio Catellani, Lino Lanzi, Anna Mazzali, Leda Mazzali e Vittorina Barbieri. Il riconoscimento è stato assegnato anche alle famiglie degli scomparsi: Piero Iotti, Bruna Del Sante, Enrico Galimberti e Valdina Spaggiari. set-ott 2016

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