TB Magazine Febbraio 2009

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Sommario pagina 10 Le altre facce del commercio Viaggio tra i commercianti del Centro che resistono alla crisi economica, alla desertificazione dei corsi e allo strapotere delle gallerie dei centri commerciali. In copertina Sandra Cataldi e Lino De Stradis (Noha) 5

EDITORIALE

Non restate a guardare!

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Ma l’Enel con chi tratta?; Il porto cresce. Forse; Mennitti-Guastella: performance futurista.

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STRETTAMENTE RISERVATO

ECONOMIA

Sciarra: perché diciamo ancora no alla Lng.

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TB FOTOGRAFIA

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SPORT&SOLDI

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SPAM

Parte una nuova iniziativa di TB:che darà vita ad una mostra fotografica.

Figli di uno sport minore: la polemica sul Fanuzzi.

IDEE

Proposta numero 5: La cultura che ci manca.

BRINDISI DEL MESE

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Andrea Libardo, Maurizio Portaluri, Don Rocco Ivone, Lorenzo Maggi.

CULTURA

Ritorno al Futurismo; Il fumetto si veste di storia locale.

La marjuana a Cerano; Scandalo Primarie: Fenomeno Feisbuch; L’irriverente.

AGGIUNGI AI PREFERITI www.tbmagazine.it Sul nostro sito Grandi novità sul nostro sito internet: oltre a poter leggere e scaricare i contenuti del giornale, e oltre ai consueti

TB

sondaggi, da questo mese vi proponiamo una sezione video. Ci troverete filmati di interesse internazionale e locale: dal discorso della vittoria di Obama a Chicago, all’inno Direttore Resp: FABIO MOLLICA Grafica: SALVATORE ANTONACI

tuttobrindisi

n. 5 / febbraio 2009 Autorizzazione Trib. Brindisi: n. 4 del 13/10/1996 Distribuzione gratuita nei principali luoghi di lavoro e di ritrovo dall’1 di ogni mese

Webmaster: ANTONIO TEDESCO Stampa: Tipografia MARTANO Lecce Redazione/Pubblicità Prolungamento Viale Arno, sn 72100 Brindisi Tel/Fax 0831 550246 info@fabiomollica.com posta@tbmagazine.it

del Brindisi Calcio; dall’appello per l’associazione One alle barzellette di Rino. Volete esserci anche voi? Inviateci i vostri video, le vostre foto, i vostri contributi.

Su Facebook Cercaci anche su facebook. Sono presenti: FABIO MOLLICA DARIO BRESOLIN MARIO LIOCE GIOVANNI ANTELMI E i gruppi: AMICI DI TB FAN DI DARIO BRESOLIN

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EDITORIALE

Non restate a guardare di Fabio Mollica

Quelle lettere che spezzano il cuore Sono le urla della città migliore Per favore: leggete cosa scrivono Stefano e Alessandra. Leggete. Pensate. Facciamo qualcosa!

«Ciao Fabio, continuo a farti i miei complimenti per la tua rivista. Ci conosciamo da tanti anni e vedo che una certa vena di “aggressività”, ma prendila tra virgolette, è maturata in senso positivo e costruttivo. La tua nuova svolta editoriale, indipendente, ha la forza di essere comprensibile facilmente a tutti, di essere rumorosa più del borbottio brontolone di migliaia di brindisini, di essere illustrata chiaramente e di dare la famosa “aggressività”: un morso sincero invece dei “pizzichi e muezzichi vernacolieri”. Ma, in assoluto, una delle cose che soprattutto apprezzo è quello di cercare di dare visibilità alle cose positive, alle “proposte propositive”, alle critiche costruttive, eil voler indicare carne fresca (ooops!) intendevo nuove leve, condivisibili e non, che ci possono dare una reale svolta. Anche io ho maturato una certa dose di quella aggressività e rabbia, non ira perchè non serve a nulla, rabbia, che mi dà la forza di andare avanti, dovuta alle spese esagerate di una partita iva che mi ha reso iperprecario cronico e lavoratore per il mio partner statale. Certo mi dà un minimo di lavoro, ma è da ottobre che non fatturo seriamente e mi faccio prestare i soldi per pagare le tasse sul reddito che gli studi di settore ritengono che debba guadagnare. Ma allo stesso tempo mi sto bruciando qualche sogno, quelli semplici: dare la gioia di una nuova vita, avere una famiglia, passeggiare per il Centro facendo solo qualche spesa allegra. E magari riprendere anche a fotografare: senza tempo e soldi sto morendo dentro. E mi riviene voglia di emigrare ancora. Scusa lo sfogo, solo che ti ritengo un po’ più che una conoscenza. Con tutta la mia stima». Stefano B.

S

tefano è un amico, lo conosco da anni. Ed anche io lo stimo: è un ragazzo (ex ragazzo?) pieno di creatività e di senso dell’umorismo. Lo conoscono in tanti in città. E temo che in

troppi condividano la sua condizione psicologica ed economica. Le parole di Stefano, e di molti altri lettori che ci scrivono, distruggono il cuore e fanno aumentare l’incazzatura. Ma mi convincono ancor di più che se c’è una cosa da fare, oggi, è proprio quella di non restare a guardare! Non prendete questo giornale come esempio di indipendenza: dipendo, dipendiamo, dagli inserzionisti e dai lettori. Fin quando ci saranno entrambi potremmo sopravvivere. Ma anche se TB dovesse morire, mi auguro di non morire dentro, come sta accadendo al mio amico, come accade a tanti di noi. Tutti nella vita attraversiamo dei periodi negativi, e da questi periodi si può uscire distrutti, oppure fortificati e con nuovi stimoli. La seconda via d’uscita è più difficile da trovare, ma le persone intelligenti, quelle che hanno qualcosa in più, riescono ad arrivarci. Stefano è una di queste, e sono sicuro che troverà la sua strada. E proprio per aiutare quanti, come lui, attraversano questa fase, pubblico un’altra lettera giuntaci da una lettrice, che guarda caso si sofferma sugli stessi temi. Queste due lettere sono i più bei complimenti arrivati in redazione in questi primi cinque mesi di vita del nuovo TB. Ed è per stimolare certe menti che questo giornale è rinato, e spero riuscirà a restare in vita a lungo. Caro Stefano, cari lettori, io non “sono una coscienza” ed un giornale non può certo cambiare una città. Sono solo uno di voi, che avrebbe voluto scappar via da qui, ma per varie ragioni c’è rimasto. E siccome so che questa città non è il massimo, ma so anche che non ci vuole tanto per renderla migliore, allora cerco di fare qualcosa per provare a migliorarla. Perché io questa città la sopporto. Ma vorrei che i miei figli la amassero. Fabio Mollica «Mi colpiscono sempre le vostre parole, vanno diritte al cuore ma hanno il potere anche di rimettere in moto il cervello. Per questo oggi voglio offrirvi questa mia riflessione, composta nel tempo, in giorni

così diversi e difficili, ma anche in tanti altri fortunatamente più facili... Sono brindisina, non solo per nascita ma anche e soprattutto per scelta. Esattamente da quando nel 1994, dopo essermi laureata a Milano e avervi lavorato per circa tre anni, faccio le valigie e torno a casa. Comincia così la mia avventura di vita e di lavoro al Sud, in particolare di imprenditrice e libera professionista. Comincia così la mia battaglia quotidiana. Le difficoltà sono tante. Sono quelle legate al fare impresa, di servizi, in un territorio come il nostro. Un territorio colonizzato, allora come ora, dalle presenza di grandi imprese e soprattutto caratterizzato dalla mancanza di una cultura imprenditoriale, ma soprattutto territoriale. Dove non c’è prospettiva autonoma ed endogena di sviluppo, ma si dipende dalle decisioni di altri, è difficile “vendere” servizi utili allo sviluppo stesso dell’impresa, quali la formazione, la qualità, la sicurezza. In una terra in cui ognuno va per la sua strada, senza mai voltarsi a guardare gli altri, in cui non si vuole mettersi insieme, è difficile convincere un imprenditore ad investire nel valore dei suoi uomini e nella forza del fare gruppo. Un territorio, allora come ora, attratto dallo straniero, che tanta fatica fa ad avere fiducia nei suoi stessi figli quanto facilmente si “svende” al leccese, barese o altro di turno. Le difficoltà sono ancora quelle legate al decidere di voler lavorare senza dover avere qualcuno da ringraziare, ma solo tuo padre e tua madre che ti hanno fatto

studiare. Amaro, mortificante è, allora, vederti passare avanti il solito immancabile raccomandato e combattere il rigurgito di civiltà che ti sale dalle viscere insieme alla tentazione di buttare tutto per aria. Difficile in quei momenti è non cedere alla rabbia e alla voglia prepotente di rinuncia. E se non rinunci, un giorno si e l’altro anche, è solo perché è al tuo sogno che ti chiedono di rinunciare, è al tuo destino che ti chiedono di abdicare, sono tutti i sacrifici tuoi e della tua famiglia che vogliono costringerti a rinnegare. Decidere di rimanere a Brindisi è questo, è sapere di doversi confrontare e scontrare più e più volte con queste difficoltà, con questa amarezza, è sapere di dover convivere con il senso latente di sconfitta. Ma quanta gioia e soddisfazione in un successo conquistato con la fatica delle proprie mani e delle proprie “giovani” menti. Rimanere a Brindisi equivale a decidere di scommettere ogni santa mattina su di se e sulle proprie forze e ringraziare mille e più volte quanti ti seguono nell’impresa e comunque, in un modo o nell’altro, la condividono. Brindisi bisogna sceglierla e una volta scelta bisogna resisterle, non lasciarsi sopraffare dal senso di impotenza che ne invade le strade e dipinge i volti dei suoi abitanti. Con coraggio, passione e determinazione. Ma anche onestà morale e intellettuale e orgoglio del lavoro. Questo mi hanno insegnato mio padre e mia madre e questo voglio insegnare ai miei figli. È questa brindisinità consapevole che vorrei condividere con quanti, giovani e meno giovani, decidono ogni giorno e decideranno ancora di provare a vivere in questa città e non si rassegneranno all’idea di andare via, anche quando in fondo sarebbe più facile. E spero che siano ogni giorno di più… Io, insieme al mio socio, nonché marito, dopo 14 anni sono ancora qui. Alessandra Amoruso

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PERSONE

Brindisini del Mese

ANDREA LIBARDO

La pubblicità progresso? La paga un semplice cittadino, non il Comune. Solitamente certe iniziative le promuovono e le pagano le Amministrazioni pubbliche. Ma qui siamo a Brindisi amici, e tutto funziona in maniera strana. Così capita che un giovane, il 34enne Andrea Libardo, stilista, decida di fare affiggere a proprie spese dei manifesti giganti per invitare i cittadini ad esseree più civili. Una iniziativa che ha fatto discutere e che, indubbiamente, ha portato un po’ di (meritata) notorietà a Libardo. Il suo messaggio? Semplice e concreto. Diretto ad amministratori e cittadini: «Piazza Duomo a Brindisi è adibita a parcheggio pubblico. Tu lo fai? Sei un incivile». Ma anche: «Non fornisci la città di parcheggi alternativi? Sei un incivile». Evidentemente i 12 anni trascorsi a lavorare all’estero, per Libardo, hanno lasciato il segno, e tornato nella sua città non riesce proprio a digerire comportamenti a cui purtroppo i brindisini si sono assuefatti. Bravo Andrea! Però ci chiediamo: è giusto che a certe cose debba provvedere un privato cittadino? Ringraziamo Francesco Piccinin per averci fornito la foto di Andrea Libardo.

MAURIZIO PORTALURI Finalmente qualcuno che dice le cose che i nostri aministratori non vogliono dirci. Maurizio Portaluri è il leader di Medicina Democratica, e nei giorni scorsi l’associazione ha convocato una conferenza stampa per dire cose che i nostri lettori sanno già da tempo: in città si brucia molto più carbone rispetto al passato, ma le nostre amministrazioni ecologiste di centrosinistra e centrodestra che hanno fatto fuoco e fiamme contro il metano della Lng non dicono quasi nulla e fanno finta di niente. Portaluri ci piace, perché parla di ambiente e di tutela della salute da persona competente, che gli effetti dell’inquinamento sulla salute dei brindisini li vede ogni giorno nel suo lavoro di medico. E ci piace per un altro motivo: parla di questi argomenti senza estremismi, ma con la forza della ragione. Un esempio per tutti.

DON ROCCO Radio Dara verso i 30 anni. Radio Dara, l’emittente fondata da don Rocco Ivone (parroco del quartiere Perrino) ha appena festeggiato i suoi primi 29 di vita. E lo ha fatto autocelebrandosi con un video che testimonia, con foto storiche, una vita ricca di eventi, interviste, iniziative. Una storia che continua con un nuovo palinsesto che punta sui programmi di informazione e di sport, coordinati da Giuseppe Cisternino, direttore artistico, e dalla redazione composta da Nico Lorusso, Daniela D’Alò ed Andrea Contaldi. 6 TB FEBBRAIO 2009

LORENZO MAGGI L’ex sindaco torna alla vita politica. Sarà il candidato dell’Udc al Comune?

Ai più non è sfuggito il ritorno alla ribalta di Lorenzo Maggi, avvocato, ex sindaco di Brindisi. Una persona per bene, molto stimata, e molto ben voluta ed impegnata nell’ambito diocesano e salesiano. Sembra ormai certo che Maggi sarà il candidato sindaco dell’Udc al Comune. Qualcuno dice con il sostegno di Michele Errico. Certo l’avvocato, dopo un lungo periodo di assenza dai riflettori, da un po’ di tempo non se ne sta più fermo, e nelle ultime settimane è stato protagonista di un paio di eventi sociali e politici, che hanno avuto luogo al santuario della Madonna di Jaddico, un posto certo non privo di significato. Maggi è stato eletto presidente del Forum Provinciale delle Associazioni Familiari, che ha per vice presidenti Salvatore Amorella ed Arturo Destino. Fanno parte del consiglio direttivo Giovanna Martina, Carmela Balestra Bruno, Liliana Falcone, Giovanna Lamacchia, Giuseppe Summa, Angela La Stella e Adriana Leo. Tesoriere dell’associazione, invece, è Pasquale Legrottaglie. Il Forum ha come principale fine istitutivo l’impegno per la tutela della famiglia, attraverso la elaborazione di progetti di politiche familiari da proporre alle Istituzioni nel campo della organizzazione del lavoro, del fisco, della sanità, dei servizi sociali e scolastici, di modo che la famiglia assuma il ruolo di soggetto attivo del welfare locale e sia incentivata la spesa sociale in suo favore, anche con forme di sostegno alle famiglie in difficoltà. Un tema niente male per iniziare una campagna elettorale.


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CITTÁ

Strettamente riservato

voci, rumors, dicerie PILLOLE

Il porto cresce. O forse no.

MA L’ENEL CON CHI TRATTA? La strana dichiarazione di un dirigente durante la seduta della Commissione Sviluppo, a Palazzo di Città

A

l presidente del Consiglio comunale Nicola Di Donna, e a tutti i componenti della commissione Sviluppo del Comune, si sono rizzati i capelli quando il 15 gennaio, nel corso dell’incontro con i dirigenti della Enel Spa, hanno sentito dire al responsabile per i rapporti istituzionali per la Puglia, Donato Leone, che «l’Enel sta già trattando i contenuti della nuova convenzione su un altro tavolo istituzionale». Una cosa, questa, che non risultava ai presenti e su cui Di Donna ha subito chiesto chiarimenti. «La cosa ci sorprende, poiché non risulta che il Comune sia mai stato invitato ad altri tavoli, ma ammesso che ci fosse un’altra trattativa in corso, potremmo comunque seguire un iter parallelo per arrivare ad ottenere dalla vostra azienda delle royalties per la città». Puntuale e

veloce, il giorno dopo, è giunta la precisazione del capo dell’ufficio di gabinetto del sindaco Mennitti, Angelo Roma, che il 16 gennaio ha immediatamente scritto a Di Donna per precisare che «non risultano aperti altri tavoli istituzionali con l’Enel che hanno visto impegnato o invitato il Comune». Intanto l’Enel ha preso tempo per valutare le richieste della Commissione sviluppo, tra le quali figurano sconti sulle bollette dei brindisini, e l’eliminazione della bolletta di oltre due milioni di euro che ogni anno la società fa pagare al Comune. Un altro incontro era stato programmato per fine gennaio, ma la sensazione è che questo prendere tempo avrà un gran bel risultato: la legislatura scadrà e di Enel forse si riparlerà con il nuovo sindaco. Tutto ricomincerà da capo. E nulla cambierà.

COLONNA INFAME

Il presidente del’Autorità portuale Giuseppe Giurgola da due mesi annuncia raggiante che i dati registrati sono positivi: oltre ai passeggeri aumentano le merci di passaggio nello scalo brindisino. Ma qualcuno lo smentisce. Nicola Zizzi, presidente del Propeller Club di Brindisi, sostiene che l’aumento è dovuto al “caro petrolio” che ha convinto alcuni armatori a preferire lo scalo di Brindisi a quello di Bari, per risparmiare sul gasolio. Franco Aversa, agente marittimo, fa invece notare che i dati crescono perché gli agenti hanno convinto due armatori a portare a Brindisini due nuove linee. Ma anche perché il metodo di conteggio utilizzato dall’Autorità è cambiato: ora si conteggiano anche le merci trasportate sui tir imbarcati. E in ogni caso, fanno notare dall’Associazione degli agenti marittimi, la metà dell’incremento delle merci è legato all’aumento dei traffici di Enel ed Edipower. C’è da festeggiare?

Comunicare la salute

Il bimestrale realizzato dall’Ufficio relazioni con il pubblico della Asl Brindisi 1 è in distribuzione gratuita nelle sedi sanitarie della provincia di Brindisi. Lo si può scaricare o consultare sul sito www.comunicaresalute.org.

di Gianpaolo Pensa

Mennitti-Guastella: imbarazzante performance futurista A molti non è passato inosservato il battibecco pubblico tra il sindaco Mennitti ed il professore universitario Massimo Guastella, durante la cerimonia di inaugurazione della mostra sul futurismo a Palazzo Nervegna, la sera del 22 gennaio scorso. Guastella incrocia il sindaco e gli tende la mano per salutarlo. Mennitti stringe la mano ma fa presente al critico d’arte che non 8 TB FEBBRAIO 2009

ha gradito le sue dichiarazioni in un’intervista pubblicata da Quotidiano. Il primo cittadino non aveva digerito le critiche del professore, che aveva parlato di una inutile commissione voluta dal Comune per decidere cose che erano apparse già decise a tavolino. Però qualcuno avrà riferito in maniera errata al sindaco il contenuto dell’articolo: Mennitti va giù pesante, dice che Guastella ha

parlato di “tranello”, si arriva ad accuse verbali imbarazzanti, con Guastella che invita il primo cittadino a rileggersi l’articolo, ed a scommettere una cena se dovesse trovare la parola tranello nell’articolo. Due minuti dopo qualcuno chiama la redazione di Quotidiano e si fa leggere l’intervista. Il sindaco si accorge di aver sbagliato: Guastella non aveva usato quelle parole. I due

si incontrano di nuovo nella piazzetta antistante Palazzo Nervegna. Il sindaco chiede scusa, i due si danno la mano e Mennitti dice: «Scegli il ristorante». Siparietto niente male in una serata di gran cultura. Una performance certamente futurista, che si sarebbe potuta evitare se qualche consigliere del sindaco fosse stato più informato. O più colto?


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Rino Fontò (Diego)

Pietro Nuzzo (gioielleria Lo Scrigno)

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Marco e Paola Spagnolo (Spagnolo Sport)

Dario Schina (Ristorante L’Araba Fenice)


IN COPERTINA

Angelo Morleo (Caffé C’est La Vie)

COMMERCIANTI DEL CENTRO

Quelli che resistono alla crisi IL FOTOREPORTER BRINDISINO HA SCRITTO CON IL VATICANISTA DEL CORRIERE DELLA SERA, LUIGI ACCATTOLI. UN LIBRO SUL PONTEFICE PIÙ AMATO. ECCOVI IN ESCLUSIVA UN BRANO DEL VOLUME: È IL COMMENTO ALLA FOTO DI COPERTINA, L’ULTIMO SCATTO DEL PAPA VIVO.

Mimmi Stifani (Stifani)

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IN COPERTINA

I

in questi ultimi anni molti negozi del centro hanno chiuso bottega. Per varie ragioni: la crisi economica, la desertificazione dei corsi, l’arrivo dei centri commerciali e delle loro gallerie. Ma ci sono anche tante altre attività che hanno saputo resistere e che continuano a lavorare con dignità e con un ritorno economico che, seppur affievolito rispetto al passato, consente di poter guardare al futuro senza timori di dover abbassare la serranda. È a questi commercianti, ristoratori, titolari di bar e di altre attività commerciali che abbiamo voluto rivolgere lo sguardo e dedicare la copertina. Perché meritano di essere messi in vetrina loro, per una volta. Diciamo che li ringraziamo per aver deciso di resistere e per aver saputo resistere in un periodo drammatico. E perché tentano con i loro sforzi di far rimanere vitale il cuore della città. Nel settore abbigliamento esempi di negozi vincenti non ne mancano di certo. Sono quelli che hanno fatto della qualità e del rapporto con il cliente il faro della propria attività. Diego, Stifani, Alfiero, Noha, pur risentendo dei morsi della crisi, hanno saputo conservare la propria clientela. Qualcuno tra loro l’ha anche aumentata. E non c’è certo la pubblicità alla base del loro incremento, anzi, molto spesso i titolari di questi negozi non prevedono budget per azioni di marketing e promozione. «Ormai sono 35 anni che svolgo questa professione», dice Mimmi Stifani, «e se continuo a farlo è perché garantisco ai miei clienti la qualità dei prodotti, prezzi giusti e una struttura accogliente». È in questi periodi che emergono i più bravi, quelli che sanno cogliere i cambiamenti per tempo, prima che essi ti travolgono, e sanno prendere le giuste decisioni nei tempi giusti. Lino De Stradis (Noha) è un altro commerciante che nel settore dell’abbigliamento ci sta da 25 anni: «Il nostro dovere è capire cosa vuole la gente, e in base a quello indirizzare i budget di spesa e i nostri acquisti. Poi è necessario darsi un target di

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riferimento, proporre un prodotto di qualità, offrirlo con professionalità, garantire un servizio di alto livello. Tutte cose che riesci a fare se sei innamorato del tuo lavoro». Avere un target di riferimento: è questo, forse, il segreto del successo di negozi come Penny Black o Cantieri URA. Mentre stentano i franchising: la gente li trova nelle gallerie dei centri commerciali, difficile che i clienti li vadano a visitare in centro. Specializzazione è un’altra parola magica. Ci hanno creduto i fratelli

running». La specializzazione e la professionalità, dunque, come risposta alla generalizzazione e al freddo rapporto commerciante-cliente che solitamente si registra nei centri commerciali. Lo conferma Pietro Nuzzo, titolare della gioielleria Lo Scrigno, in corso Umberto anche lui: «È il rapporto con i clienti che fa la differenza. È come lo si accoglie, come lo si tratta, che servizio gli dai, prima, durante e dopo la vendita. C’è una clientela che non chiede solo il prezzo, ma dal

che sta riscuotendo il nuovo bar Manhattan, in corso Umberto I. E per rimanere in tema di negozi che vanno in controtendenza, non sarà sfuggito il buon momento di Tai Tu, che ormai è diventato una minicatena di negozi: marchi importanti a prezzi importanti, una scommessa che in molti avrebbero dato persa in partenza in una città come la nostra. Evidentemente c’è lo spazio per tutti. Anche per chi propone vestiti ed oggetti di qualità a prezzi elevati. E poi,certo, ci sono i negozi che fanno

Marco e Paola Spagnolo, che spostandosi da via Palestro a corso Umberto sono addirittura riusciti ad accalappiare nuovi clienti: «Il nuovo punto vendita ci dà maggiore visibilità, e da quando siamo sul corso abbiamo molti più clienti “di passaggio”, quelli che si trovano a passeggiare, vedono la vetrina ed entrano per fare acquisti. Ma la scelta vincente è stata quella di specializzarci: offriamo calzature dei marchi più prestigiosi e soprattutto di tre sport, cioé calcio, basket e

commerciante si aspetta molto altro». Stare bene in un posto è, per esempio, quello che ci si aspetta quando si entra in un bar, o si va a mangiare fuori. Alla caffetteria C’est la vie, per esempio, è possibile poter prendere un aperitivo o fare colazione all’aperto, in vico Conserva, durante tutto l’anno, e questo è stato uno dei punti di forza del bar che hanno contribuito alla sua affermazione. Così come l’elegante ambiente interno, oltre all’offerta sterminata di paste e brioche, è alla base del successo

leva sul prezzo: il buon andamento delle vendite di negozi come 99 Cents (corso Garibaldi) e Magazzini Costanza (piazza Cairoli) conferma che ai consumatori piace l’idea di acquistare cose accessibili a tutti. Ma questa è una politica che può dare frutti solo in alcuni settori. Difficile metterla in atto nell’abbigliamento o negli accessori moda di una certa importanza. Quanto ai commercianti che non operano nel centro della città, beh, questa è un’altra storia. Di cui parleremo nel prossimo numero.


CITTÁ SANITÁ

LETTERE

Al Perrino presto la Pet Tac

Integrazione e cultura

Dottor Mario Criscuolo, tra poco anche l’Ospedale Perrino avrà la Pet Tac. L’acquisizione della Pet-Tac rappresenta il coronamento di un “sogno” che i promotori del Comitato Pet-Tac prima, ed i fondatori della Fondazione omonima (che presiedo) successivamente, hanno portato avanti in questi anni. Perché pensaste di costituire questo Comitato? Perché ancora una volta il territorio di Brindisi era stato penalizzato nelle scelte politiche regionali. La Pet-Tac, strumento importante nella diagnosi e nel monitoraggio della terapia dei tumori era stato ipotizzato in tutte le province della Regione Puglia (finanche nella BAT), ma non a Brindisi. Chi si è dimostrato maggiormente sensibile all’iniziativa? Come sempre accade c’è chi risponde con grande entusiasmo e chi si dimostra “freddo”, anche per una certa diffidenza nei confronti di iniziative finalizzate a raccolta di fondi. Mi piace ricordare il contributo di un genitore che ha donato una cifra consistente in memoria del figlio prematuramente scomparso, di tanti pensionati che hanno donato anche 50 centesimi, ed accanto a questi, alcuni Consigli Comunali (in realtà pochi), la Camera di commercio, le Forze da sbarco della Marina Militare, la Curia Arcivescovile, tante scuole, alcuni insediamenti industriali ed imprenditori locali che hanno contribuito in maniera più significativa. Mi sembra di cogliere una vena polemica; è così? In questo momento di soddisfazione sicuramente non c’è polemica, ma qualche rimpianto sì, per quello che avrebbe potuto essere, per quelli che avrebbero potuto dare e non lo hanno fatto. Può essere più esplicito? Guardi, quando abbiamo cominciato la nostra campagna di solidarietà, abbiamo scritto a tutte le Istituzioni civili (in primis Provincia e Comuni), Militari, Religiose, agli Ordini Professionali, alle Banche, alle Industrie spiegando le finalità del progetto e l’importanza dell’apparecchiatura da acquistare e chiedendo a tutti un contributo alla causa. Una buona parte hanno risposto in maniera positiva, altri hanno declinato la nostra proposta e, per essere più esplicito, tra questi il polo più rappresentativo della nostra provincia che non ha ritenuto opportuno sostenere l’iniziativa come se contribuire al miglioramento dei problemi di salute fosse meno importante dei contributi elargiti allo sport e al teatro. Altra nota di rammarico (e forse la più deludente) è legata alla scarsa disponibilità dimostrata da tanti colleghi ed operatori sanitari della nostra Asl.

«Salve Direttore, sono una brindisina “emigrata”in Romagna, vivo e lavoro da più di 10 anni a Ravenna, ma non ho mai cancellato le mie radici, anche se quasi 12 anni fa sono andata via, avvilita e ferita, dalla nostra città... Ho conservato moltissimi amici e fra questi ce n’è uno che scrive per voi: Mario Lioce. Ho letto tutti i suoi articoli, da quando lui stesso mi ha segnalato la vostra rivista che leggo su internet e che apprezzo. L’ultimo suo intervento, in particolare, mi ha colpito, perchè si è occupato di un argomento a me molto caro: l’integrazione. Insegno a Cervia in un Istituto Alberghiero e mi occupo di attività legate all’integrazione degli studenti stranieri. Mi trovo d’accordo con buona parte di ciò che Mario ha scritto. Qui il tasso di immigrazione è altissimo, come si può immaginare; a Cervia, nella scuola dove insegno, coordino un progetto tutto mio sull’Italiano da L2 a L1. In città purtroppo gli extra-comunitari non sono tanto ben visti da una buona parte dei residenti ravennati e non: i bambini stranieri hanno meno difficoltà a trovar posto negli asili e scuole materne, per ovvii motivi di reddito... Dell’articolo di Mario mi è piaciuto lo stile pacato, ma efficace e penso in generale che una rivista così ci voleva a Brindisi, per quei pochi brindisini rimasti che hanno voglia di leggere qualcosa di buono e che sono anche in grado di capire ciò che leggono... Un consiglio da prof: sfruttate firme come Mario Lioce, perchè la sua penna, che può sembrare un po’ aulica, serve ad elevare i lettori abituati a Brindisi ad un linguaggio a mio avviso un po’ troppo elementare; se poi vogliamo Brindisi capitale della cultura...». Pia Migliardi piamigliardi@virgilio.it

Mario Criscuolo

All’inizio dell’attività, in accordo con l’allora Direttore Generale, Scoditti (che tanto si è adoperato per l’attivazione dell’iter burocratico per avere la Pet-Tac a Brindisi) avevamo richiesto a tutti i dipendenti ospedalieri di contribuire cedendo un’ora “una tantum” del proprio stipendio alla nostra causa; su oltre 4.000 dipendenti circa il 10% ha risposto in maniera positiva. Non faccio ulteriori commenti!.

Quale sarà, a questo punto, il futuro? Abbiamo già riferito al dottor Rollo, attuale Direttore generale della Asl che, rispettando le finalità e gli scopi per i quali era sorta, la Fondazione devolverà i fondi raccolti in questi anni alla stessa Asl, non appena tale strumento diverrà operativo nel nostro Ospedale, cosa che permetterà di diminuire tanti viaggi oltre città ed anche oltre regione per problemi diagnostici tumorali.

APPUNTAMENTI Massimo Ranieri al Verdi Massimo Ranieri porta in scena al Nuovo Teatro Verdi il suo show «Canto perché non so nuotare... da 40 anni». Coreografie di Franco Miseria. L’appuntamento è per il 25 febbraio. Informazioni sui prezzi dei biglietti al botteghino del teatro. Difesa & divertimento Il corso “Kids” aperto ai bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni, mira a sviluppare capacità di equilibrio e disciplina senza trascurare il piacere di conoscere nuovi amici e divertirsi facendo sport. Grazie alla capacità di attenzione matu-

Cara Pia, semplicemente grazie. fabio mollica

in collaborazione con www.eventibrindisi.com

rata con la pratica, i partecipanti saranno in grado di riconoscere una situazione di potenziale pericolo in qualsiasi luogo o circostanza. L’allenamento si realizza attraverso esercizi fisici di rafforzamento muscolare, postura, coordinazione, resistenza e streching specifici per bambini e preadolescenti, alternati ad allenamenti psicologici. L’obiettivo è aiutare il proprio figlio e cercare di aumentare l’autostima, iscrivendolo ad un corso di difesa personale, insegnandogli a non rispondere agli insulti in modo da non dare soddisfazione a chi lo stuzzica.

Metropolitan Gym, Via Bezzecca 31. Musikarte Prossimi appuntamenti della sesta stagione concertistica “Euterpe Brundisium Classica”, organizzata dall’associazione Musikarte di Brindisi, la cui direzione artistica è affidata alla prof.ssa Anna Maria Sabino Pasquale. Il 7 febbraio, concerto per clavicembalo, Sala Rossini, Istituto Alberghiero, Paolo Loparco e Anna Maria Sabino Pasquale. Il 21 febbraio, Tango 3, Salone della Provincia. Per informazioni sull’acquisto di biglietti o abbonamenti: 349/1721044. WWW.TBMAGAZINE.IT TB 13


IDEE

PROPOSTA N. 5 LA CULTURA CHE CI MANCA Il professore Massimo Guastella, il giornalista Leonardo Sgura, il sociologo Lele Amoruso. Dopo la candidatura di Brindisi a Capitale europea della Cultura nel 2019, tre brindisini che di cultura se ne intendono, dicono la loro sulla proposta del sindaco.

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qualcuno è sembrata una boutade elettorale. Qualcun altro l’ha presa sul serio. E qualche altro ancora ha sospeso il giudizio, in attesa di conoscere i contenuti della proposta. La proposta è quella, avanzata dal sindaco Mennitti, di candidare Brindisi a capitale europea della cultura del 2019. Noi, a prescindere dal sondaggio ironico pubblicato sul nostro sito, abbiamo deciso di affrontare l’argomento in maniera molto seria. E abbiamo voluto ascoltare le opinioni di tre brindisini che con la cultura hanno a che fare quotidianamente. Si tratta di Massimo Guastella, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università del Salento; Leonardo Sgura, volto noto del Tg1, e del sociologo Emanuele Amoruso. Brindisi capitale europea della cultura: vi pare possibile? Guastella: «So che non è una boutade. E so che è un intelligente escamotage di politica comunale che potrà consentire di ottenere finanziamenti. Il consulente che l’ha suggerito sarà persona intelligente, e in tal senso, l’amministrazione bene fa a cogliere utili opportunità simili a questa. Ciò nonostante ritengo che aspirare a divenire capitale della 14 TB FEBBRAIO 2009

cultura potrebbe tradursi in un ruolo a noi non proprio, che ha bisogno di essere programmato e sedimentare su basi, cioè idee, risorse e azioni concrete per raggiungere mete concrete e non effimere. Non intendo essere pessimista e neppure scioccamente ottimista - chè qualcuno già si sente capitolino culturale -; il mio vuole essere l’atteggiamento scettico proprio della metodologia scientifica che intende raggiungere esiti attraverso il dubbio. Ed auspico che, se la successione degli step che traguarderanno la valutazione finale del concorso consentiranno alla comunità di fruire di una Brindisi più vivibile di quanto oggi è sotto gli occhi di tutti, la competizione tutta adriatica con Venezia e Ravenna sarà cosa buona. Gradirò - lo dico senza infingimenti retorici e

Brindisi capitale di civiltà. L’ho già detto altrove e ben prima del concorso in oggetto. Mi ciedo e vi chiedo: essere effimera capitale della cultura e non risolvere le contraddizioni che ci pongono quotidianamente i temi che ho appena elencato e che rendono dura persino la sopravvivenza nell’attualità a chi gioverebbe? Ai soliloqui degli intellettuali e agli sproloqui dei politici… La meta che la classe politica brindisina che ci rappresenta e rappresenterà dovrà raggiungere dovrà avere i tratti della concretezza. Sin da subito, dalla pianificazione, dalle competenze professionali impiegate, dall’utilizzo razionale delle risorse finanziarie e soprattutto a partire dal coinvolgimento attivo della comunità brindisina, che da tempo sollecita in ogni angolo della città maggiore

Guastella: “Vorrei un futuro da vera capitale della trasparenza etica” neppure arrovellamenti sociologici osservare per questa città un futuro da vera capitale della trasparenza etica, dell’impegno sociale, di accettabili indici d’occupazione che non costringano i nostri giovani ad emigrare per trovare lavoro, di una alta qualità della vita, di salvaguardia ambientale, paesaggistica e urbanistica. Io sogno

attenzione. Altrimenti ci immoleremo per l’ennesima volta al colonialismo politico, professionale e culturale. Un rischio serio se tra i protagonisti delle scelte non saranno attentamente selezionati operatori di diversi settori appartenenti a questo territorio, caratterizzati innanzitutto da un comprovato profilo etico, condizione

necessaria per produrre nel bene di tutti i cittadini, nessuno escluso». Sgura: «Il mio è un punto di osservazione piuttosto distante dalle vicende quotidiane brindisine (vivo da dieci anni a Roma, sia pure con grande nostalgia per Brindisi e i brindisini), ma credo di non sbagliare se dico che Mennitti ha fatto della cultura uno dei pilastri del suo mandato a Palazzo di Città. La sua è dunque una ambizione coerente. Ovviamente è anche una proposta che ciascun brindisino deve condividere e coltivare perchè sarebbe fantastico riuscire a ottenere un riconoscimento così alto e ambizioso. Ma la concorrenza è forte, anzi fortissima: Venezia, in particolare, già icona della cultura internazionale per via della sua storia e unicità architettonica, ricca di musei, blasonata dalla grande tradizione della Fenice,


Da sinistra: Massimo Guastella, Emanuele Amoruso, Leonardo Sgura

dell’università, degli artisti di oggi e del passato, della biennale dell’arte e del cinema... Insomma, Venezia dispone di credenziali oggettivamente imbattibili. E, come se questo non bastasse, Brindisi può opporle una storia che da secoli coincide con la sua forte vocazione logistica: porta d’Oriente è vero, ma nel senso più letterale del termine, commerciale e militare. Questo non vuol dire che si debba rinunciare al duello, per quanto impari: la politica a volte decide secondo schemi che guardano oltre, rivolgendo lo sguardo al futuro. E i progetti europei dell’immediato futuro puntano proprio a trovare una cerniera capace di avvicinare anche culturalmente oriente e occidente, per uscire da questi anni bui di contrapposizione dura e illogica. In questo caso Brindisi avrebbe qual-

che carta da giocare: è all’incrocio di culture diverse e secolari che si affacciano sul mediterraneo pronte ad avviare uno scambio vero e profondo. Perché allora non provarci?

crescita, sostenibilità, inclusione sociale, qualità della vita? Perché non ci diamo il “progetto” di diventare in 10 anni città sostenibile, dalla parte dei bambini, per tutte le culture, senza

Amoruso: “Perché non pensiamo a diventare, in 10 anni, Città sostenibile” Amoruso: «Proviamo? Esistono precondizioni? Occorre impegnarsi per “realizzazioni”? Come facciamo a far sentire un croato, un rumeno, un inglese, un francese, una danese, un norvegese, un italiano (e via discorrendo) che Brindisi li rappresenta per un anno? Cosa accadrà, ma anche accade, in questa città mediterranea nella quale riconoscersi? Quale ”cultura” diventa progetto socio-culturale che affermi “valori” sovra locali in coerenza con le sfide europee della

barriere, della musica anziché degli scacchi; una città amica…?». E di Brindisi Città d’acqua che idea vi siete fatti? Guastella: L’ho già detto: Brindisi per storia, tradizione, vocazione, cioè identità, è globalmente città “terracquea”. La piattaforma dello sviluppo possibile e sostenibile del territorio deve mirare tanto ai settori marittimo, portuale e costiero, quanto su quello terriero, urbano sino alle periferie; dunque dell’entroterra. Tutte le sue

potenzialità vanno messe a frutto con flessibilità. Chiudere la partita solo sul bacino portuale, sulla città d’acqua o distorcere il messaggio che si lancia, complicherebbe piuttosto che favorire la grande competizione col mercato globale a cui vogliamo partecipare con profitto. La città d’acqua e la città di terra convivono: un tutt’uno indissolubile! Unica identità, non rigida ma dalla prospettiva pluridirezionale». Sgura: «Brindisi Città d’acqua è un’idea affascinante. Tutte le città di mare dovrebbero avere un rapporto strettissimo con l’acqua: l’acqua è la città stessa perché ne accompagna l’evoluzione ed è una sorta di silenziosa protagonista capace di modellare storia, economia e mentalità dei suoi abitanti. A Barcellona, ad esempio, è stato fatto un lavoro straordinario: con un progetto intelligente e ambizioso la

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IDEE

città è entrata nel mare riappropriandosi di spazi un tempo abbandonati e decadenti. Gli effetti si sono allargati a macchia d’olio contaminando tutti i quartieri della marina, che insieme al “water front” sono rifioriti in un fermento di iniziative. Brindisi non è Barcellona, d’accordo, ma vi sono esempi su scala minore che hanno funzionato con identici risultati. L’idea è dunque eccellente: ma ha bisogno di progettisti bravi e grandi risorse finanziarie». Amoruso: «Diverse città che hanno vissuto già l’esperienza di “capitale della cultura” hanno puntato molto sulla “rigenerazione” urbana, immaginando un diverso modo di dare vitalità ai luoghi, ma anche alla stessa “mac-

urbana, dagli arredi alla realizzazione e cura degli spazi verdi; nonchè la creazione delle isole pedonali. Ricorderete che che sin dalle amministrazioni di Antonino avevo avvertito dell’assenza di un piano organico di riqualificazione urbana. Un’anarchia operativa totale. La mano destra non sapeva cosa faceva la sinistra. Talvolta la fretta di ottenere finanziamenti in scadenza ha prodotto “ gattini ciechi”. Talaltra direi che è stato anche peggio... Lo affermavo malgrado gli interventi operati trovavano al momento la buona considerazione della gran parte dei cittadini, che richiedavano leggittimamente una città dal vestito nuovo, mentre nessuno consigliava loro nuovi e contemporanei modelli

Sgura: “La città è già cambiata in meglio. Ora non servono facce nuove ma progetti di rinnovamento” china urbana”, per ricreare continuamente “ambiente sociale e ambiente culturale”. La vera dimensione in cui collocare le politiche delle trasformazioni urbane è legata alla concezione della città come “sistema sociale globale”. Ciò significa contemperare l’azione di più soggetti, delle relazioni che instaurano, della formazione di gruppi sociali, movimenti, istituzioni, organizzazioni. Nel sistema sociale si vivono legami di complementarietà e di competitività, di spazi funzionali, di luoghi carichi di significati simbolici, di arena per conflittualità di ogni genere, di differenziazione e omologazione, di compresenza di dimensione economica, politica e socioculturale. In quanto tale la città origina e riflette i cambiamenti sociali. Per questo la rigenerazione del “fronte mare” non può ridursi né a sperimentazioni di archistar né a speculazione edilizia, tanto meno ad un, seppur evocativo, slogan». Cultura è anche arredo urbano, spazi verdi, isole pedonali. Concordate? Guastella: «Da oltre un decennio si è avviata un’azione di rivisitazione

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di sviluppo urbanistico. Non mi era facile remare controcorrente all’epoca del grande consenso: la fragilità di scelte urbanistiche, d’arredo, di manutenzione, di traffico, di gestione del verde pubblico, di tutela monumentale e dell’ambiente, lo dico con dispiacere, sono oggettive oggi. Abbandono e degrado. Se il centro città fa sforzi per una nuova facies, gli altri quartieri collassano. Voglio citare ancora una volta la condizione del Parco del Cesare Braico. I cittadini che lo frequentano ne hanno fatto una bandiera di riscatto. Ma i politici nostrani lo conoscono? Anche per questo voglio augurare a Brindisi di diventare capitale di civiltà ossia un modello esemplare per il Mezzogiorno e il bacino mediterraneo». Sgura: «No, ritengo che siano due cose distinte. Ma decoro, ordine, rispetto per la cosa pubblica, rispetto e sensibilità verso gli altri sono momenti fondamentali attraverso cui esprimiamo il nostro senso di appartenenza alla collettività; sono quei piccoli grandi gesti con cui dimostriamo l’orgoglio di appartenere a una cosa più grande di noi, di sentirci parte di una società che vuole stare in armonia. Quante volte, ospiti in

qualche linda cittadina del nord (Italia o Europa non fa differenza), ci siamo chiesti perché noi non siamo mai riusciti a trattare la nostra città con la stessa cura e decoro. Sappiamo che la risposta, anche in questo caso, viene dalla storia: il senso civico è figlio del nostro senso della comunità e questo non può essere stabilito con una delibera municipale, anzi. Più che il senso dell’appartenenza, la storia ci ha inculcato il senso della sudditanza che di solito genera subordinazione e distacco dalla cosa pubblica. Ma in questi ultimi anni abbiamo fatto generosi passi avanti. Brindisi è molto cambiata, va detto. E un po’ alla volta mi pare che stiano cambiando (in meglio) anche i brindisini. Poi non dimentichiamo che per farsi e mantenersi belli ci vogliono soldi, molti soldi (privati quanto pubblici) e non mi pare che la situazione economica della città sia particolarmente florida». Amoruso: «Proviamo una definizione (solo per orientarci, non dogma): la Cultura è dare senso, significati al mondo reale. Essa ha da sempre la funzione di far uscire dal “caos” e costruire il “kaosmos”. Essa è “critica dell’esistente” e come tale produce i cambiamenti e il “futuro”. La cultura non è quindi “spettacolo” come siamo indotti a “vivere” dall’affermarsi della società di massa, dei consumi di massa, della “società dello spettacolo” (situazionisti docet). Occorre tenere distinte concettualmente le “forme” storico concrete che essa assume (spettacoli, libri, architettura, stili di vita, usanze ecc.) da ciò che dentro ognuno di noi le determina. Per questo oggi si deve tentare di riunificare il senso di ciò che “cerchiamo” con forme non passive di realizzazioni concrete. Per questo occorre tenere uniti i “valori”, e la prassi coerente, di cultura, qualità della vita, partecipazione. La città è quella che determiniamo con i nostri comportamenti-bisogni: non basta certo il “commesso viaggiatore” di arredi urbani omologati e omologanti a segnare l’esperienza che facciamo del “flusso dei luoghi” nei quali siamo costantemente immersi. La stessa “identità” e appartenenza ad un milieu si costruisce nella “quotidianità delle pratiche urbane” individuali


I SONDAGGI DI www.tbmagazine.it La candidatura di Brindisi a capitale europea della cultura è per voi: Una gran cazzata: 154 voti Un’idea geniale: 47 voti Meglio non esprimersi: 10 voti

e collettive. Per questo la cultura è prima di tutto “relazione”, poi…». E un cambiamento di facce può essere un progresso culturale? Guastella: «I volti, se vecchi o nuovi, può essere un dato di non poco conto. Ma è imprescindibile la forza morale che caratterizzerà i futuri protagonisti delle strategie politiche su Brindisi. Bisogna che siano “nuovi” tanto gli uomini quanto i loro comportamenti per il bene della comunità. Si potrà intravedere il “ nuovo”, il progresso civile e politico e perchè no culturale se il futuro sarà traguardato all’insegna del servizio. Non bisogna più dare albergo agli opportunisti, ai trasformisti, ai mestieranti e neppure agli accattoni della carica e del beneficio politico-istituzionale! Il cambiamento o sarà etico o non sarà. Vale per Brindisi . Vale per il Paese. Allora sarà vero progresso culturale». Sgura: «Questa è una domanda complicata. Provo a rispondere con una

cessi che per via della globalizzazione produttiva e finanziaria ormai nessuno Stato riesce più a controllare con le proprie forze. I “volti” andrebbero scelti solo dopo, e non è detto che debbano necessariamente essere “nuovi”. Quelle che servono non sono “facce nuove”, ma facce (persone) pronte a impegnarsi pubblicamente in progetti di rinnovamento e altrettanto pronte a farsi da parte quando dovessero rivelarsi inadeguate agli impegni che avevano sottoscritto. Questo potrebbe accadere però solo se tutta la comunità sarà pronta a recuperare un rapporto “diretto” con la politica, senza deleghe in bianco, perché la politica è solo lo strumento con cui ciascun cittadino deve pretendere di occuparsi della cosa pubblica. Mi rendo conto di dire una cosa enorme, che richiede un vero e proprio patto sociale che tutti dovrebbero essere chiamati a sottoscrivere. Ma non vedo altre strade». Amoruso: «Quali volti? Mettiamola

Guastella: “Bisogna che siano nuovi gli uomini e i loro comportamenti” libera riflessione e un esempio: all’inizio degli anni 90 abbiamo assistito in Italia a un profondo ricambio di “volti” nella sfera pubblica. Un ricambio provocato da un ciclone giudiziario e una tensione giustizialista con cui fu travolta una intera classe dirigente. Nessuno ebbe chiaro quello che stava accadendo: il sistema era in crisi non per via dei singoli che lo gestivano, ma perché il modello e i progetti non erano adeguati a un Paese che era cresciuto e aveva bisogno di guardare al futuro migliorando la sua organizzazione produttiva, politica e sociale. Non so se la questione può ritenersi superata e risolta. Ma sono convinto che rinnovare non vuol dire limitarsi a cambiare le facce di quelli che comandano o governano. Mettere un pilota nuovo alla guida di una vettura scassata non cambierà il risultato. Ci vogliono invece progetti nuovi, proposte nuove, capaci di governare il presente e la transizione verso un futuro reso sempre più incerto da pro-

così: immaginiamo la vicenda di una comunità-collettività come una partita di pallone, durante la quale gruppi diversi di giocatori tentano di “guadagnare terreno” e fare goal. Nella nostra città scendono in campo sostanzialmente coloro cui piace giocare a “catenaccio”, diversamente motivati. Il gioco “chiuso”, il catenaccio, non si aprirà mai. Ci sono altri che vorrebbero giocare “all’olandese”, cioè in maniera aperta, leale, innovativa, creativa. Sarebbe un “giocare” che farebbe divertire di più e, cosa importante, potrebbe far divertire e far giocare, tutti. I volti esprimono punti di vista, progetti, piani (non sempre edificanti): se la partita è “giocata” da catenacciari il risultato potrà difficilmente spostarsi dallo “statu quo”. Ma la vera domanda è: dove sono, quanti sono quelli che vogliono veramente “giocare all’olandese” in questa città-comunità?».

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OPINIONI

Le dita nel naso

di Dario Bresolin

Il microfono, le tre fiammelle ed il cuore Non è al microfono che bisogna parlare. Si deve parlare alle persone, con le persone.

N

egli anni ’70, lo ricorderemo in molti, c’era un vezzo tutto italiano e meridionale di accessoriare la propria automobile di simboli ed oggetti che potessero in qualche modo personalizzarla. Il nome della moglie del conducente scritto in metallo e attaccato sotto il parabrezza. La piastrina adesiva con “Vai piano”, la coda di pelliccia che pendeva dallo specchietto retrovisore, le “capisciole” di San Cosimo attaccate alla punta delle antenne delle autoradio. Simboli di appartenenza ad un gruppo, ma non ho mai capito quale. Se ancora oggi potessimo esibire quegli “accessori”, oggi un tantino zambri ma a quel tempo così normali, nelle automobili di qualcuno dovremmo trovare l’immaginetta calamitata con su il volto di San Francesco di Sales e la scritta “Non dire puttanate”. Quel santo è il patrono dei giornalisti. L’ho scoperto nei giorni scorsi perché sono stato amichevolmente trascinato ad un incontro con Monsignor Talucci, il nostro arcivescovo, nel giorno dedicato a San Francesco di Sales. Un momento di preghiera e di riflessione nella cappella che è stata luogo di preghiera del Santo Padre durante la Sua visita nella nostra diocesi. “Usate quei mezzi per comunicare, usate ciò che la tecnologia mette oggi al servizio del

mondo e delle persone.” Un invito, che andrebbe sempre più spesso ripetuto, a voler godere di questi strumenti come strumenti, non come fine ultimo della propria attività. Mentre l’Arcivescovo parlava, la mia mente è andata indietro di molti anni quando, allora “eletto” fra pochi, ero fra quelli che “parlavano alla radio”. Sembrava fosse un gioco. Scegliere il disco del momento, annunciarlo, attendere la telefonata di chi ti ascoltava per una richiesta o per i complimenti. Sembrava fosse un gioco, eppure era una cosa seria. Per me è sempre stata una cosa seria. Non avete idea di cosa significhi “alzare il cursore del mixer” per “aprire il microfono” e parlare. Ogni volta è una volta nuova. Bisogna mettere in ordine i pensieri per offrirli a chi sta dall’altra

cercato di rendere concreto. Ieri ho sentito un po’ gli occhi lucidi ricordando queste cose perchè pensavo ad una persona in particolare. Una persona bella, sorridente, piena di vita, con tante cose da fare. Una persona che “bucava il microfono” come pochi, cioè… sembrava che ti fosse accanto, accanto ad ognuno, con le parole che ognuno si aspettava dicesse. Una persona che parlava a ciascuno dei suoi ascoltatori. Quella persona, che il destino ha violentemente strappato via dalla nostra vita ma non dal cuore, era Marilina. Non ricordo di aver mai conosciuto una persona così “vera” davanti al microfono. Era capace di star male con chi stava male e di ridere con chi era sereno. La immagino, oggi, che parla lassù, senza fermarsi mai, a chi

spesso di riscontrare che la verità non è mai una. Capita di accorgersi che c’è gente che parla “al microfono”, come se il mondo finisse lì. Parlano davanti alle telecamere spesso per il bisogno di soddisfare narcisismi. Freud forse le chiamerebbe “Psicopatologie della messa in onda quotidiana”. E si avverte che la verità viene “coperta” invece che “scoprirla” agli altri. Eppure chi scrive, chi parla, chi è in video, chi informa entra nelle case. Lo fa spesso senza bussare. A volte con la violenza dello stesso volto riproposto cento volte al mese, quasi dappertutto. Con le dichiarazioni annunciate, espresse, smentite, riproposte, riciclate. Poi ci sono quelli seri, in linea con un’etica a volte più personale che professionale, che pensano mille volte prima di

“Chi opera nel settore dell’informazione non può non sentirsi impegnato a comunicare la verità” (Benedetto XVI) parte. E lì ci sono persone, menti, cuori, età, lavori, sogni, pensieri, idee fra loro diversissimi. Io sono stato fortunato anche allora, perché mi dissero che “il microfono è solo lo strumento con il quale tu puoi parlare. Non è al microfono che devi parlare. Devi parlare alle persone, con le persone. E “sentirle”, anche se loro non parlano con te”. Un grande insegnamento che ho sempre

le sta intorno, in una luce bellissima, con il microfono collegato al suo cuore generoso. “Chi opera nel settore dell’informazione non può non sentirsi impegnato a comunicare la verità”. Sono le parole di Benedetto XVI. La frase è troppo lunga per metterla su di una piastrina con la calamita ed attaccarla ai microfoni, alle telecamere, ai computer di una redazione. Eppure capita

scrivere o pronunciare una sola parola. Parlando di internet, Monsignor Talucci invitava a considerare la limitatezza di alcuni rapporti che nascono in tempo reale tra parti del mondo così lontane e diverse. La “virtualità” non è “realtà”. Eppure tante amicizie, e a volte qualcosa di più importante, nascono proprio grazie a questa presunta “virtualità”. Si conoscono mondi diversi

e modi diversi, gli usi ed i costumi dei popoli attraverso le parole semplici, in una lingua sempre approssimativa ma condivisa, delle persone che stanno in due punti diversi di una sola terra, uguale dappertutto. Una volta, era il mio compleanno, ero in videochat con una mia giovane amica cinese che vive in Malesia. Mi chiese di “aprire la webcam”. Io vedevo però un’immagine nera, come se la cam fosse spenta. Lei mi disse: “Please, be patient. Wait a few seconds.” (Per favore, sii paziente. Aspetta qualche secondo). Cominciai a vedere dei punti luminosi che si avvicinavano al centro dell’immagine. Pochi secondi dopo quei tre punti luminosi diventarono tre fiammelle, tre lumicini su di un vassoietto. E la frase nella finestra del messenger: “This is my gift for you. Happy birthday, Dario. The God of all the people bless you” (questo è il mio regalo per te. Buon compleanno, Dario. Il Dio di tutte le persone ti benedica). Virtuale quanto volete, io ne fui commosso. Il tutto con due webcam, un collegamento frutto del progresso e della tecnologia, ma usato da due persone che avevano qualcosa da dirsi. Parole che andavano al di là di tutto. Se non si ha niente da dire, niente da offrire, niente da porgere e senza una verità che sia vera… a che servono questi mezzi?

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I POSTER DI TB

CHIESA Il Brindisi della famiglia Barretta è primo in classifica e campione d’inverno. La squadra guidata da mister Silva gioca bene, realizza tanti gol e fa finalmente sognare i tifosi. Grazie alle prodezze di Chiesa, Galetti e Moscelli, alla sicurezza di Fiore, Trinchera e Taurino, e all’apporto importantissimo di un gruppo di giovanissimi (primo fra tutti il diciannovenne Lenti, già nel mirino di grandi club di serie A) quest’anno la C2 non dovrebbe restare un sogno. Avanti, continuate così!

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I POSTER DI TB

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ECONOMIA&AMBIENTE

LNG:“ECCO PERCHÈ DICIAMO ANCORA NO”

Giorgio Sciarra, del fronte ambientalista, risponde alle nostre provocazioni, e spiega i motivi di quanti continuano a non volere l’impianto di rigassificazione del gas metano a Brindisi

C

caro Direttore, colgo l’implicita - e presumo intenzionale - provocazione contenuta nel tuo editoriale per intervenire, anche se i tempi di una pubblicazione mensile non si prestano agevolmente a riprendere argomentazioni soprattutto se delicate. Principiamo, come usa dire Camilleri, e in onore del dirigente della Brindisi Lng Enrico Monteleone, proprio con la sua «intervista» su TB, perché uso le virgolette? Perché - non me ne volere - questa pare più un comunicato, una sorta di soliloquio, intercalato con delle domande che paiono poste a posteriori per renderlo più leggibile. Il potere induce alla compiacenza, e la British Gas è assai potente, tanto da aver indotto l’allora premier inglese Tony Blair a chiedere e ottenere la promessa di Silvio Berlusconi per la costruzione del rigassificatore nel porto di Brindisi, una scelta davvero demenziale e irresponsabile. Compiacenza è anche non porre, nelle varie occasioni giornalistiche, alcuna domanda “imbarazzante” al rappresentante della società “inglese”, e forse proprio per questo il personaggio è permeato da un ché di spocchiosa e

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»ALTRO CHE SINDROME DI NIMBY, COME DICE MONTELEONE! I BRINDISINI CHIEDONO SOLO DI RIEQUILIBRARE LEGITTIMAMENTE CERTE SITUAZIONI» altezzosa sicurezza. Ritengo che chi fa informazione, nel trattare argomenti importanti per la collettività, debba fornire pari opportunità ad ogni posizione. Hai scritto «tutti addosso alla Lng, tutti zitti con l’Enel che finanzia il basket e il teatro» … «come se le centrali elettriche alimentate a carbone non inquinassero», continui dicendo di non comprendere «questa ostilità nei confronti di un impianto che non c’è» e che questo non ti «sembra così inquinante e pericoloso» e ti meraviglia il «silenzio assordante nei confronti di altri insediamenti industriali». Asserzioni che non hanno fondamento. La posizione su tali questioni è datata, nota e netta, non v’è da parte di alcun movimento una posizione di accondiscendenza nei confronti di chicchessia. Semmai sarebbe il caso

di approfondire le «strane» e sotterranee alleanze trasversali di una parte della politica col mondo imprenditoriale, come vogliamo chiamarla, la lobby del carbone, del gas, degli affari? Inoltre, sfido chiunque a trovare nelle motivazioni portate a sostegno della contrarietà all’impianto di rigassificazione un solo riferimento al suo inquinamento, le argomentazioni sono ben altre. E poi, non ce lo siamo mica sognato noi che il rigassificatore è un impianto pericoloso, guarda caso anche il ministero lo classifica come impianto “ad elevato rischio di incidente rilevante”, sarà un capriccio burocratico? Come si fa a parlare di «strani silenzi», l’Amministrazione provinciale, ad esempio, ha avuto un ruolo importante sulla questione “carbone”: il sequestro del carbonile non è avvenuto per caso, l’impegno dell’Enel a coprire il suo neanche. Dimenticarlo è ingeneroso, o è distrazione. Forse ci saremmo dovuti stendere sui binari perché qualcuno si ricordasse delle critiche espresse sulle sponsorizzazioni sportive, culturali e beneficenze varie. Anche un orbo riuscirebbe a vedere a occhio nudo quanto interesse (e quanto ritorno) vi sia da parte di costoro per accreditarsi un’imma-

gine buonista. Sulle varie donazioni (autoambulanze, apparecchiature o servizi sanitari ecc.) forse è appena il caso di rilevare che la vera generosità non si rende nota, né si consente che lo sia. Mi hanno insegnato che la generosità fa il paio con la riservatezza, altrimenti è qualcos’altro. Le industrie devono prima di ogni cosa rispettare il territorio dal punto di vista ambientale, per non fare terra bruciata come hanno fatto sinora, e non deludere le legittime aspettative occupazionali. Solo dopo che ciò è avvenuto, si possono avanzare richieste per - come li chiama Monteleone - i «cosiddetti “social investment”, investimenti nel sociale». «Investimenti nel sociale» il termine è tristemente significativo già di per sé e non è il caso di dilungarsi. Chiedere alle aziende simili interventi quando devono ancora ottemperare ai loro doveri confonde le idee, può indurre a farli eludere. Purtroppo ancora oggi vi sono molte questioni irrisolte, da anni permane un teso clima di conflittualità sociale che impedisce, di fatto, la progettualità e la pianificazione di uno sviluppo che si diversifichi da quanto è stato perseguito sinora. Se Monteleone si dichiara vittima della sindrome di Nimby (not in my back yard, non nel mio giardino), vuol dire


che siamo davvero alle comiche. Se vi sono delle città che non possono essere accusate di essere affette da tale sintomatologia, Brindisi è certo fra queste. Forse non è stato informato in modo compiuto poiché sembra ignorare che il nostro territorio è stato dichiarato area ad elevato rischio di crisi ambientale (DPCM 1999, DPR 23.4.1998) nonché sito inquinato di interesse nazionale (L. 426/98). Qui vi sono fonti rilevanti di inquinamento atmosferico come le centrali termoelettriche (circa 5.000 MgW, otto milioni di tonnellate annue di carbone che inquinano le campagne, la centrale Enel di Cerano è il maggior “produttore” di CO2 con effetto climalterante), qui c’è uno dei maggiori stabilimenti petrolchimici europei, e se oggi si è ridimensionato i guasti ambientali e i guai occupazionali ereditati sono commisurati al suo passato “splendore”. Qui si vorrebbe fare di tutto di più, ricordate la torcia al plasma, l’inceneritore di rifiuti ospedalieri e chi ne ha più ne metta? Più che di Nimby, quindi, credo che si tratti della volontà dei brindisini, avendo già dato, di riequilibrare legittimamente la situazione. E non mi sembra il caso di minacciare ad ogni piè sospinto un risarcimento tanto da capogiro che il dirigente intervistato non ci vuol neanche pensare, credo che questa sia una subdola forma di intimidazione. Si pensi piuttosto a quello che sarà chiesto dalla nostra comunità alla società inglese che il 4 febbraio prossimo deve iniziare a difendersi dinanzi alla Magistratura. Inizia, infatti, la fase dibattimentale del processo penale intentato contro la British Gas Italia accusata di illecito amministrativo per non avere adottato modelli di organizzazione idonei a prevenire i reati di corruzione contestati ad alcuni suoi alti dirigenti. Perché l’ingegnere non tocca questo argomento, pensa che l’aver fatto “sparire” dalla scena i dirigenti coinvolti penalmente possa far dimenticare ciò che è stato ormai ammesso da alcuni inquisiti? Ma è mai possibile che questa città debba rimanere inchiodata da lustri nella rivendicazione dei propri diritti, chi trae giovamento da questo stato di impasse? Non si può rimanere succubi di una monocultura industrialistica come se non vi fossero altre strade, questa città ha bisogno di essere

rifondata nella coscienza sociale e nel senso di appartenenza. Si deve poter lavorare per una crescita culturale cui l’università darà un significativo contributo e, a mio avviso, non si deve considerare una «cazzata» la candidatura di Brindisi a capitale della cultura, perderemmo anche il confronto con realtà più importanti, ma bisogna porsi sfide stimolanti, anche impossibili. C’è bisogno d’intervenire sul tessuto urbano per riparare i danni sino ad ora causati (mi auguro si pensi seriamente alla possibilità di spostare la base navale della Marina Militare per riappropriarsi del Castello Aragonese, di centinaia di metri di banchina e dei tanti ettari che ridarebbero ampio respiro alla città). Da anni si parla ma non si riesce a riqualificare il lungomare bloccati da piccoli interessi di bottega, come sono anni che si parla di traffico ma non si affronta in modo serio il problema cruciale, quello dei parcheggi. Leggo, in questi giorni, che è in programma un tunnel sotto la stazione ferroviaria per mettere in comunicazione il rione Commenda con il centro, perché non si approfitta di questi lavori per costruire anche un grande parcheggio sotterraneo, quale posto potrebbe essere migliore? Si potrebbe continuare ma mi rendo conto di aver abusato un po’ troppo della gentile ospitalità, insomma le possibilità per migliorare ci sono, basta rimboccarsi le maniche e guardare un po’ più in là del proprio naso e non ripetere gli errori del passato. Giorgio Sciarra Nella foto a sinistra il plastico del rigassificatore. Sopra: il direttore generale di Brindisi Lng, Enrico Monteleone.

LA LNG, LA BENEFICENZA, E LA SVOLTA VERA...

C

aro Giorgio,come vedi, questo giornale dà spazio alla Lng come alle tesi ambientaliste. Sorvolo sulle tue ingenerose parole riguardo all’intervista a Monteleone: le prendo come una provocazione. Ma ribadisco a te e ai lettori, specie a quelli ambientalisti, che questo giornale non è al soldo della Lng. Non ci hanno pagati per qualche redazionale nè per fare resoconti sui convegni. Ed è proprio per questo che possiamo dire apertamente quello che pensiamo nei loro con-

fronti. E nei confronti degli ambientalisti. Sarò limitato e mi sbaglierò, ma io non riesco a vedere il demonio nel progetto del rigassificatore. E lo dico apertamente. Molti altri in città, non solo politici, in pubblico dicono no al progetto e in privato vanno a chiedere lavori, incarichi e pubblicità. Come tu ben sai. Quanto alle “domande imbarazzanti” che i giornalisti dovrebbero fare, concordo pienamente. Ma qui rischiamo di aprire un dibattito rovente sul ruolo della stampa brindisina, con morti e feriti sul campo. E

la città di tutto ha bisogno, in questo momento, ma non certo di una guerra tra bande. Andiamo alle cose più importanti: dici che le associazioni ambientaliste non sono mute dinanzi all’Enel e agli altri colossi industriali presenti in città. Vero. Ma non ricordo un corteo come quello fatto contro il rigassificatore? Hai scritto che la Provincia si è mossa contro i siti inquinanti, anche contro il carbonile dell’Enel. Vero, ma in questi cinque anni il carbone consumato in città è balzato da 5 a 8 milioni di tonnellate annue (dati dell’Autorità portuale). Quanto alle lobby del gas, del carbone, degli affari, sarebbe ora di smetterla di parlare senza fare nomi. È da 20 anni che sento gli ambientalisti parlare delle ecomafie e mai nessuna denuncia. Se a Brindisi abbiamo solo energia, carbone e (forse) gas, è naturale che ci siano aziende interessate agli appalti del settore. Sono aziende che hanno nomi, cognomi, proprietari, dipendenti. E usano le loro amicizie politiche così come le usano le aziende di comunicazione (editori e giornalisti compresi), le aziende edili e quelle di qualsiasi altro settore. Anche gli sponsor politici non sono poi così segreti: io vedo tutto alla luce del sole. C’è chi le ha da una parte, chi dall’altra. Quanto alla beneficenza, hai pienamente ragione: sarebbe meglio farla senza farlo sapere in giro. Ma ormai tutti fanno dischi per beneficenza, libri per beneficenza, mostre per beneficenza (anche noi). Sarà pure per lavare la nostra coscienza, ma empre meglio che si faccia. Concordo anche con la parte finale del tuo stimolante intervento: la città ha bisogno di una svolta, e lo diciamo da cinque mesi. Una svolta vera. E come tu dici, ci sono progetti che da anni attendono di essere messi in atto. E tanti altri che potrebbero essere realizzati. Io spero che nella prossima legislatura, a prescindere dal fatto che si tratterà di Mennitti, Errico o chi per loro, si parli molto meno di centrali e rigassificatore, e si ponga più attenzione a questi progetti. Fabio Mollica

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CULTURA APPUNTAMENTI

Cose da turchi a Camera a Sud

RITORNO AL FUTURISMO

A Palazzo Granafei-Nervegna una mostra da non perdere sul più importante movimento d’avanguardia italiano

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a mostra “Collezionare il futurismo: dipinti, bozzetti, oggetti, film, danza e fotografia”, promossa dal Comune di Brindisi a Palazzo Granafei-Nervegna e inaugurata giovedì 22 gennaio, fortemente voluta dal sindaco Mennitti, merita davvero una visita. È una particolare lettura del più importante movimento d’avanguardia italiano, nato nel 1909 con il manifesto pubblicato a Parigi da Filippo Tommaso Marinetti e protrattosi nel corso dei due decenni successivi con una nuova riproposizione anche teorica nel 1931, sempre a opera di Marinetti. Movimento di cui fecero parte quegli artisti “di rottura” che hanno contribuito in maniera determinante al cambiamento in senso modernista della cultura artistica italiana e alla diffusione della nuova filosofia dell’arte, basata sulla volontà di scardinare la tradizione e di creare un nuovo e più aperto linguaggio che incidesse sulla realtà e sulla vita degli italiani. Del variegato fenomeno culturale che fu il Futurismo, questa mostra offre l’aspetto più comunicativo e nuovo, quello relativo alla grafica pubblicitaria, completamente ricreata sia formalmente sia nel concetto stesso

di veicolo di trasmissione di messaggi. La pubblicità diventa, pertanto, non solo strumento di informazione sui prodotti ma anche strumento di formazione del gusto, in un’accezione tipicamente futurista. Tanti gli artisti rappresentati, alcuni popolari, altri meno. Accanto a bozzetti realizzati per manifesti, copertine di riviste, illustrazioni, sono esposti anche oggetti d’uso e oggetti simbolo di Giacomo Balla; così come una decina di gigantografie delle foto di scena della danzatrice futurista Giannina Censi; viene inoltre riproposta la registrazione della voce di Filippo Tommaso Marinetti che recita le sue poesie futuriste. All’interno di questa mostra se ne inserisce una di più limitate dimensioni, dedicata alla moda e al costume. Si tratta di Moda e Modi nei disegni di Ottorino Mancioli dagli anni ’20 agli anni ’30, che con le sue quaranta opere su carta costituisce un interessante complemento alla comprensione del gusto del periodo. La mostra sul Futurismo resterà a Brindisi fino al 29 marzo, per poi andare a Il Cairo, Alessandria D’Egitto, Lisbona, Bratislava e Varsavia.

PUBBLICAZIONI

Il fumetto si veste di storia locale Un secolo di fumetto. Il 27 dicembre 1908 usciva il primo numero del CORRIERE dei PICCOLI, molti gli eventi, nelle varie città, per festeggiarne il centenario, ognuno con il suo caratteristico contributo. Ad unirli tutti, sotto un’unica bandiera, l’emissione del francobollo da € 0,60 avvenuta l’ 8 dicembre scorso. Esso raffigura la prima copertina del CORRIERE dei PICCOLI e alcuni personaggi dei fumetti: Sor Pampurio, di Carlo Bisi, il Sig. Bonaventura di Sergio Tofano, Marmittone di Bruno Angoletta e Valentina Mela Verde di Grazia Nidasio. Personaggi 24 TB FEBBRAIO 2009

del “corrierino”, come affettuosamente a volte viene chiamato, che hanno accompagnato diverse generazioni di piccoli Italiani. Abbiamo voluto dare il nostro contributo e festeggiare il centenario con spirito campanilista, e onorando le nostre illustri origini messapiche; infatti il 27 dicembre 2008, il fumetto ha compiuto si 100 anni, ma quello stesso giorno, “Un mercante greco in terra messapica” ha visto la luce, grazie al suo ideatore e creatore Vincenzo Camassa (fumetto, edito, dalla Fondazione Ribezzi-Petrosillo). La storia è ambientata, quindi, in pieno IV sec. a.C.; il fumetto

La mancanza di un lavoro, il sogno di cambiare vita, l’opportunità di una borsa di studio. Così inizia l’avventura di Marta Ottaviani che un giorno lascia Milano per la Turchia, fuggendo da un mondo che le sta stretto per approdare a uno tutto da scoprire. Ma, arrivata a Istanbul, si rende conto che la realtà non è come l’immaginava. Tra modernità e tradizione, tra laicità e religione, tra Oriente e Occidente, la Turchia di oggi si presenta con mille volti, contraddizioni, persino eccessi che si manifestano nella sua voglia di rimanere sospesa tra due continenti, due orizzonti, due modi di vedere la vita e il mondo, in contrasto tra loro ma che convivono e si fondono rendendo questo Paese uno dei più affascinanti e ricchi di storia e di cultura, che nonostante tutto ambisce a entrare nell’Unione Europea. Da questa esperienza di Marta Ottaviani nasce “Cose da Turchi” (Ugo Mursia Editore), un libro tra romanzo e reportage giornalistico che descrive, con ironia e passione, la terra degli hamam, dei bazar e dei minareti, ma anche quella in cui sono ancora irrisolti il genocidio armeno, la questione curda e il rapporto tra laici e filo-islamici. “Cose da Turchi” sarà presentato a Brindisi, alla presenza dell’autrice, il prossimo lunedì 2 febbraio alle ore 19,00 presso il Caffè Libreria “Camera a Sud”. All’incontro (organizzato da Ugo Mursia Editore, TB, Brundisium.net e Camera a Sud) parteciperanno anche Giovanni Antelmi (collaboratore di TBmagazine) e Vitantonio Gioia (docente universitario).

di Francesca Alparone

porto, come vocazione naturale del territorio, crocevia di culture testimonia e documenta la vita del e commerci… quello che oggi periodo. L’autore, infatti, è uno vorremmo ritrovare. studioso e cultore di archeologia. C’è voluto un secolo per avere Vincenzo Camassa, ci porta per un fumetto che rappresentasse mano in un itinerario inedito, per la storia della Japigia, che vuole la Sequential Art, in un percorso essere, così come dalle parole nella storia di più di duemila anni dell’autore, “ d’incoraggiamento ai fa, la nostra storia. giovani, nel cimentarsi in progetti La vicenda e i personaggi partono che esaltino la storia locale, per da un impulso della fantasia, ma conoscerla e farla conoscere alla tutto, persino i nomi, sono tratti gente del posto e non solo. Le da documentazioni reali “in parradici di un popolo sono molto imticolare dalle iscrizioni in lingua portanti da riscoprire e salvaguarmessapica ritrovate principalmen- dare e dovremmo prendere spunto te nel sito archeologico di Muro dagli antichi, i quali custodivano tenente” (da Note dell’autore) la memoria delle proprie origini E così tra le pagine scopriremo la trasmettendole alle giovani genenostra Brunda (Brindisi) con il suo razioni”.


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TUTTOBRINDISI FOTOGRAFIA

LA CITTÁ IN MOSTRA Da questo mese lanciamo una nuova iniziativa: gli scatti dei nostri lettori, o di fotografi professionisti, per fermare volti, fatti, panorami, eventi. Scatti che raccontano storie. Che descrivono persone. E che diventeranno una mostra collettiva. Perché anche questa è cultura.

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’idea è stata di Massimo Guastella, e l’abbiamo fatta subito nostra. Una rubrica che diventerà una mostra fotografica. TuttoBrindisi Fotografia è aperta al contributo di fotografi professionisti, ma soprattutto dei nostri lettori. Da questo numero pubblicheremo le vostre fotografie: volti, paesaggi, eventi,

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scene di vita. Alla fine dell’anno organizzeremo una mostra fotografica, gli scatti saranno venduti ed il ricavato sarà devoluto in beneficenza ad associazioni di volontariato brindisine. Un nostro piccolo contributo alla crescita della cultura locale. Se volete partecipare, inviate le vostre foto all’indirizzo e-mail: info@fabiomollica.com. In questa pagina, una foto di Luigia

Scardicchio, scattata ad un venditore ambulante al rione Commenda. Il suo manifesto pubblicitario dice tutto, ma è solo uno di una lunga serie. Ricordiamo, tra gli altri, quelli con le scritte «Fragoline quasi di bosco», «Lumache molto veloci», e «Olè olè olè, arance a 33». Come non acquistare da un tizio così originale?


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uesta foto è stata scattata da Giovanni Membola, ideatore e gestore del primo sito web su Brindisi (www.brindisiweb.com), nonché appassionato di fotografia. È stata scattata nel corso di una pausa di una manifestazione al Castello Alfonsino. I due figuranti, in abiti storici, guardano il porto industriale. E uno dei due stringe in mano una macchina fotografica digitale.

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l terzo scatto di questo mese è di Ilaria Bramato. È stata scattata al Fanuzzi tre settimane fa, nel momento in cui ha segnato il Brindisi. I tifosi hanno acceso un fumogeno, ma una goccia di pioggia caduta sulla lente della macchina fotografica ha dato al fumogeno questo particolare effetto “alla fiamma”.

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OPINIONI

Zona Branca

di Barbara Branca

Travaglio dice: informatevi e reagite. E se lo facessimo anche noi? La nostra superficialità ha creato una città che si lascia travolgere dagli eventi

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pesso mi capita di pensare al futuro della mia città, se augurarmi che mio figlio - un giorno adulto rimanga qui o vada via. Percorrendo le vie del centro assisto impotente, giorno dopo giorno, ad una galoppante desertificazione: strade vuote, saracinesche abbassate; avverto il silenzio assordante di quello che sarebbe dovuto essere il cuore pulsante della città. Non è trascorso tanto tempo da quando i riflettori erano accesi sulla nostra città, uno ieri non troppo lontano in cui pullulavano fervide attività commerciali, in cui il nostro porto - rivolto ad oriente - era fonte di benessere; tempi in cui transitavano milioni di passeggeri e tonnellate di merci, ben diverse purtroppo dall’odierno carbone, dai gessi e dai prodotti chimici. Cosa dire delle altre zone della città. Strade sporche, dissestate e poco illuminate, zone periferiche in cui non esistono servizi sociali e punti di aggregazione per giovani ed anziani. E il verde pubblico? Dove esiste, è spesso abbandonato. Aiuole divenute ricettacolo di ogni tipo d’immondizia, piante incolte ed erbaccia che ricopre prepotentemente

quello che dovrebbe essere il cosiddetto “arredo urbano”. Per non parlare poi della famosa area industriale di Brindisi, con strade dissestate, segnaletica decadente, illuminazione scarsa, erbacce in ogni angolo, rifiuti di ogni tipo . Facendo queste riflessioni, il mio pensiero vola immediatamente a 40 km da Brindisi e così, colta da un sentimento di sconforto, mi chiedo, perché? Perché Lecce è così diversa da Brindisi? Storie diverse, certo, ma questa della nostra città è la solita vecchia storia, letta e riletta. La storia di una città non rispettata da molti, amata da pochi e trascurata soprattutto dai propri cittadini. Perché accade tutto questo?

la cosiddetta società civile? Perché nessuno chiede conto ai nostri politici? Perché assistiamo inermi al degrado? Siamo tutti forse degli “ignavi”? Peccatori “che mai non fur vivi”, che non

zione, intesa come capacità e volontà di informarsi e che la nostra superficialità abbia creato una città che si lascia travolgere dagli eventi senza avere la possibilità di governarli, una gran bella barca in

“Siamo come una barca in balìa delle onde.

Finiamo con l’accettare tutto: povertà,

sporcizia, tumori. E non vediamo il resto” Possibile che ci si accontenti sempre e non si tenti di andare oltre, possibile che non ci s’impegni abbastanza da superare quei confini del qualunquismo che hanno fatto ridurre la città al nulla? Dove sono i giovani della mia età, trenta quarantenni che dovrebbero rappresentare il futuro della città, dove è

riusciamo ad agire, ad avere un’idea propria. È una questione di cultura? Ben vengano allora tutte le iniziative del sindaco Mennitti, ma non penso che questo basti. “Informatevi e reagite” lo slogan di Marco Travaglio, mi fa pensare che quello che manca forse è l’informa-

balia delle onde. E così, finiamo con l’accettare tutto, in silenzio, con mesta rassegnazione: la povertà, la sporcizia, i tumori che questa città produce e non guardiamo alla bellezza e alla forza di una città dove il mare, la terra e il clima si sono incontrati dando vita alla tanto decantata “posi-

zione geografica ideale” da tanti invidiata e già dai tempi dei messapi riconosciuta, alla città che potrebbe dare tanto, se solo fosse più amata dai suoi stessi cittadini. Forse ingenuamente inseguo il sogno sfuggente che un’improvvisa forza riformatrice possa spingere la nostra città sulla via della modernità. Forse, poiché siamo in periodo elettorale, dovremmo chiedere a chi ci vuol governare di illustrare il proprio programma, come intende fare per attuarlo, capire veramente se ne è capace. Forse, è tempo di votare con coscienza. Spero che un giorno mio figlio non sia costretto ad andare via da questa città e so che questo dipende dall’impegno di ciascuno di noi.

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SPORT&SOLDI

FIGLI DI UNO SPORT MINORE

I SONDAGGI DI www.tbmagazine.it Chi è il centravanti più forte del Brindisi degli ultimi 15 anni? Nacho Castillo: 80 voti Nando Galetti: 29 voti

Fanuzzi impraticabile. Comune latitante. I Barretta infuriati. E i tifosi iniziano a non sopportare più certe differenze di trattamento. Rispetto al basket

C

itiamo la trasmissione Studio 100 Magazine dell’ottimo Fabrizio Caianiello, e ricordiamo quanto promise l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Brindisi, Cosimo Elmo, davanti alle telecamere dell’emittente nel giugno 2005: «Rifaremo il manto erboso dello stadio Fanuzzi e metteremo l’erba sintetica al precampo». Rifaremo. Sì, ma quando? Siamo nel febbraio 2009 ed il Fanuzzi è ridotto peggio di un campo di rugby nelle peggiori giornate di pioggia, come dimostrano le fotografie scattate da Giovanni Membola (che ringraziamo per la cortesia). Una situazione inammissibile, che ha fatto scatenare l’ira dei fratelli Francesco e Giuseppe Barretta, che giustamente non ne possono più di tanto immobilismo e menefreghismo da parte di un Comune che promette e non mantiene mai le promesse. Almeno quelle fatte ai Barretta e ai tifosi del calcio.

Che però non sono stupidi, e iniziano a maldigerire certi atteggiamenti e certe disparità di trattamento. Agli appassionati biancazzurri non sfugge infatti che negli ultimi 5 anni è stato sistemato l’impianto di riscaldamento del PalaPentassuglia, poi è stato rifatto il parquet del PalaPentassuglia, infine è stato rimesso a nuovo il tetto del PalaPentassuglia. Ed è stato trovato uno sponsor per la squadra di basket che milita in serie A. E presto, grazie ad un esproprio in corso d’opera, forse ci sarà anche un nuovo parcheggio al PalaPentassuglia. Tutti sforzi sacrosanti e doverosi, ma i tifosi gradirebbero se non la parità di trattamento, almeno non essere presi per i fondelli con le solite promesse. Quanto alle richieste di dimissioni avanzate nei confronti di Elmo da parte di alcuni consiglieri, sorvoliamo. Qui a dimettersi dovrebbero essere in tanti.

DIRITTI & DOVERI

di Emilio Graziuso

Come difendersi dall’operatore di telefonia

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egli ultimi anni, in sintonia con le linee guida dall’Unione Europea, si è andata sempre più incentivando anche in Italia la procedura di conciliazione. Quest’ultima ha trovato notevole diffusione soprattutto nel settore delle telecomunicazioni, nel quale è la normativa che governa la materia ad aver previsto il tentativo di risoluzione alternativa delle controversie che dovessero sorgere tra utente e gestore di telefonia mobile (Tim, Vodafone, Wind...) o fissa (Telecom, Tele2, Infostrada...) come obbligatorio e propedeutico all’instaurazione del giudizio dinnanzi al Tribunale o al Giudice di Pace. In altri termini, non può essere promossa immediatamente un causa, senza che prima sia stato

esperito il tentativo di conciliazione. Questa procedura semplice, rapida ed economica ha permesso, nell’ultimo anno, di dirimere, attraverso un accordo, più dell’80% delle controversie insorte, a livello locale, tra consumatori ed erogatori del servizio telefonico. Come, quindi, si deve comportare un utente che riscontri il mal funzionamento del servizio di telefonia? Deve innanzitutto inoltrare un reclamo nei confronti dell’operatore, in pendenza del quale, il gestore ha l’obbligo di non interrompere il servizio telefonico, salvo che sussistano gravi motivi, quale, ad esempio, l’abituale mancato pagamento del servizio da parte dell’utente.

Se l’operatore non risponde o risponde in modo insoddisfacente, il consumatore può procedere con il tentativo di conciliazione, strumento attraverso cui le parti in disaccordo, per il tramite di un terzo (conciliatore), cercano una soluzione amichevole della controversia, che sia soddisfacente per entrambe, senza che venga stabilito chi ha torto e chi ha ragione, non trattandosi di un procedimento giudiziario. Qualora, in sede di conciliazione, non si raggiunga l’accordo o vi sia una soluzione solo parziale dei problemi, il consumatore ha due alternative: ricorrere al giudice ordinario o chiedere all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni di definire la controversia. In entrambi i casi, il procedimento si conclude con

una decisione (sentenza o decisione dell’Autorità) che è vincolante per le parti. Tra le più recenti sentenze registratesi in materia, quella ottenuta da un associato della Confconsumatori, in virtù della quale il gestore telefonico è stato condannato al risarcimento del danno patrimoniale ed esistenziale patito dal consumatore. Il Giudice ha condannato la compagnia telefonica a rifondere le somme pagate dall’utente per le fatture emesse durante il periodo del distacco, le somme versate al servizio di vigilanza collegato alla propria linea telefonica e, quindi, non utilizzato, le spese sostenute per l’utilizzo dei cellulari, oltre che la somma prevista nelle condizioni generali di abbonamento per ogni giorno di ritardo nella

riparazione del guasto. Ma, come si è detto, il giudice si è spinto anche oltre al danno di natura patrimoniale riconoscendo al consumatore anche il danno esistenziale, per lo “stress” e l’affaticamento psicologico provocati all’utente dal gestore di telefonia.

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OPINIONI

Buona vita!

di Don Giuseppe Satriano

Politica? Si, ma ricca di... com-passione Rendere ciascuno protagonista di un percorso politico: ecco la sfida che non dobbiamo delegare

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on sempre è facile parlare di politica, tantomeno di uomini politici, soprattutto in ambito locale, dove gli interessi dei tanti e dei singoli possono essere la discriminante per valutazioni orientate a facili conclusioni. Dinanzi al futuro di una Città e di un territorio come il nostro, sento il bisogno di rilanciare quanto la Visita Pastorale del Santo Padre, Benedetto XVI, ha consegnato a questo vissuto sociale, rivendicando una mia posizione “super partes” e, al tempo stesso, consapevole e responsabile. Ripercorrendo il testo dell’omelia tenuta nel piazzale di Sant’Apollinnare il 15 giugno dello scorso anno, ho trovato alcuni passaggi che, se pur rivolti alla nostra Chiesa diocesana, credo possano avere una forza evocativa anche per il mondo politico e, in definitiva, per ciascuno di noi. Il Papa commentando il Vangelo affermava: “Il Vangelo di oggi ci suggerisce lo stile della missione, cioè l’atteggiamento interiore che si traduce in vita vissuta. Non può che essere quello di Gesù: lo stile della “compassione”. L’evangelista lo evidenzia attirando l’attenzione sullo sguardo di Cristo verso le folle: “Vedendole – egli

scrive – ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore” (Mt 9,36). E, dopo la chiamata dei Dodici, ritorna questo atteggiamento nel comando che Egli dà loro di rivolgersi “alle pecore perdute della casa d’Israele” (Mt 10,6). In queste espressioni si sente l’amore di Cristo per la sua gente, specialmente per i piccoli e i poveri. La compassione cristiana non ha niente a che vedere col pietismo, con l’assistenzialismo. Piuttosto, è sinonimo di solidarietà e di condivisione, ed è animata dalla speranza. Benedetto XVI parla di “compassione”, solidarietà, condivisione e speranza. Penso al ruolo della politica e di quanti ad essa guardano, penso alla profonda ambiguità di questo termine (politica) che non ha una definizione univoca ed unanime; nel definirla entra spesso in gioco una nostra scelta, una nostra visione delle cose, dell’uomo. Essa non si mostra con una natura oggettiva, automatica, che si imponga da sé e per questo rimane esposta ad atteggiamenti riduttivi e autolesionistici. Oggi più che mai essa non deve perdere la sua caratteristica di “umanità”. La politica deve’essere, quanto meno, umana e questo non solo a partire da un imperativo etico o esistenziale, ma da un’urgenza

storica che è sotto i nostri occhi. Le vicende cittadine e territoriali degli ultimi decenni e le recenti vicende planetarie ci danno la misura di quanto vado affermando: non possiamo continuare ad

allora che proprio a partire dalle parole del Vangelo e di quanto ci ha ricordato il Papa potremmo dire che Politica è l’insieme delle azioni, delle istituzioni e dei processi finalizzati a tradurre nell’organiz-

infermità. Avere “com-passione”, ovvero un amore ferito per l’umanità di chi si ha dinanzi, è l’atteggiamento di Gesù e di chi Gesù invia, ma credo che oggi più che mai sia atteggiamento

“Avere com-passione è tradurre in politica

uno stile non più governato da principi

distruttivi di potere e dominio” assecondare i poteri forti con le loro logiche, spesso solo di mercato, senza recuperare quell’etica della dignità di ciascuno in cui le culture e il diritto internazionale hanno pur sempre trovato l’unico criterio accettabile e virtualmente normativo. Penso

zazione della società il riconoscimento della dignità di tutti. Nell’inviare i suoi Gesù sottolinea sempre la missione dei discepoli come una testimonianza di vicinanza a chi è nella fatica del vivere, nella malattia, li invita a prendersi cura dell’altro a guarirne le

da riscoprire all’interno di un agire politico spesso assoluto ed autoreferenziale. È in questo che posso spiegarmi la causa di un’avvertita ed incontestabile disaffezione alla politica. Rincentrare e ripartire dalla dignità di ciascuno, di ogni uomo è la scommessa che il Papa consegna non solo al nostro tessuto ecclesiale ma anche al mondo politico e culturale di questa nostra amata terra brindisina. Avere “com-passione” è dunque tradurre in politica uno stile non più governato da principi distruttivi di potere e di dominio ma dalla capacità di rendere ciascuno protagonista di un percorso politico che a partire dalla dignità di ciascuno sia fatto di progetti criticabili, reversibili, riformabili, soprattutto tali da non giustificare mai il sacrificio di vittime. È su questo terreno che la sfida va gettata e a raccoglierla, lo spero, non ci sia soltanto qualcuno da delegare ma tutti noi. BUONA VITA!

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La satira di TB

SIAMO TUTTI SINDACI: IN ATTESA DEL CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA. SE MAI ARRIVERÁ...

PROPOSTE

Coltiviamo marjuana a Cerano

Dopo due anni, finalmente qualcuno si è deciso a dare una risposta ai proprietari dei terreni circostanti la centrale Enel di Cerano: potranno tornare a coltivare le proprie terre, ma evitando di piantare prodotti alimentari. Convocati dal sindaco Mennitti e appresa la notizia giunta dalla Regione, gli agricoltori, dopo qualche attimo di sbigottimento e qualche bestemmia in lingua indigena, stanno ora valutando a quali nuove colture dedicarsi. Qualcuno ha suggerito i fiori, così almeno si rende più bella la zona circostante il Monumento al Carbone. Alle perplessità della maggioranza, la Coldiretti ha proposto di tornare al tabacco: «Visto che siamo in territorio inquinato, allora coltiviamo qualcosa che possa inquinare anche i nostri polmoni!», ha proposto il presidente Provinciale. Alla fine è stata presa una (saggia) decisione all’unanimità: «Se dobbiamo coltivare il tabacco, a questo punto puntiamo sulla marjuana, almeno gli incassi saranno assicurati». E così, visto che alla fine sempre di fumo si tratta, almeno ci potremo sballare un po’. In questa maniera sarà molto più facile ascoltare tutte le cazzate che i nostri amministratori ci propinano ogni giorno.

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SCANDALO PRIMARIE

I SONDAGGI DI www.tbmagazine.it Chi vorreste candidato sindaco del PD? Salvatore Brigante: 2032 voti Giovanni Brigante: 942 voti Peppino Soricaro: 35 voti Prima si fanno. Poi no. Intanto in Rifondazione è scissione: Gino lascia Gianfreda e Nicola abbandona Cesaria. A Cirasino iniziavano a girare un po’ gli attributi. Ma alla fine un punto d’accordo è stato trovato. Il solito... Cronaca di un mese di follia nel PD

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o, davvero, non sono rincoglioniti loro, siamo noi che proprio non riusciamo a capirli. È che quelli di sinistra sono un po’ così, amano farsi del male. Si divertono. Contenti loro... Ecco cosa hanno combinato in città negli ultimi 30 giorni. 3 gennaio: il Coordinamento cittadino decide di fare le primarie. 5 gennaio. Il Comitato dei quartieri pensa che le primarie siano pericolose: «Potremmo dare l’idea di un partito serio e davvero democratico. Meglio cambiare». 7 gennaio: Il Coordinamento Cittadino risolve tutti i problemi: primarie per il Comune, accordo tra amici per la Provincia. «Così, tanto per non far capire un cazzo agli elettori». 10 gennaio: Anche a Brindisi la diatriba nel quotidiano Li-

berazione, crea delle scissioni in Rifondazione Comunista. Il consigliere comunale Gino Gianfreda si separerà da Nicola Cesaria. Il suo collega Fabrizio Scoditti non sa ancora da chi separararsi, ma assicura: «Se il partito ha così deciso, qualcuno da cui separarmi lo troverò». Nicola, a sua volta, sta pensando di separarsi da Cesaria. Probabilmente alle prossime amministrative il partito si dividerà in due: da una parte Rifondazione, dall’altra Comunista. Ma nel 2010, per far vedere agli elettori che si è coerenti fino in fondo, si separeranno anche Rifonda e Azione. 16 gennaio: L’assemblea condominiale dei Verdi, A Sinistra e altre 24 sigle di movimenti sconosciuti, che messi tutti insieme raggruppano 18 brindisini e assicurano la bellezza di 12 voti,

impone al Partito Democratico di eliminare le primarie, altrimenti correranno da soli con un proprio candidato sindaco. Cioè Michele Errico, l’unico che riesca ancora a capirli e sopportarli tutti insieme. 19 gennaio: Spaventati dal pericolo dell’ennesima perdita di consensi, il Partito Democratico cede al diktat dell’Assemblea Condominiale e decide: le primarie si faranno solo nei quartieri Perrino, Sant’Elia e Commenda. Negli altri tutti sarano liberi di candidarsi a sindaco, basta che si votino almeno da soli. 21 gennaio: Nel disperato tentativo di mettere tutti d’accordo una volta per tutte, il segretario provinciale del PD Lorenzo Cirasino scrive a tutti gli iscritti, ai non iscritti, ai simpatizzanti, agli alleati (veri, finti e potenziali). Spedisce insomma una ventina di lettere. E il testo non lascia

spazio a dubbi: «Ragazzi, non pensate di aver rotto un tantino le palle?». 23 gennaio: Il Coordinamento Cittadino, su richiesta dei Comitati di Quartiere, del Comitato dei Saggi, dei Parlamentari locali, dei Consiglieri comunali (che poi sono sempre i soliti quattro gatti) cambiano di nuovo tutto: «Inutile pensare alle Primarie, pensiamo prima al programma». 25 gennaio: Tutti gli organi di partito del PD, riunitisi nei bagni del Consiglio comunale (e rimaneva anche molto spazio a disposizione) hanno finalmente deciso: «Sentite, elettori, fate un po’ quello che vi pare e piace, l’importante che si perda, perché se facciamo sto casino per le primarie, figuriamoci se ci date in mano una città!». Ha ragione Berlusconi: la sinistra non cambia mai. Per sua fortuna.


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INTERNET: COME LE NUOVE TECNOLOGIE VI AIUTANO A DIVENTARE AMICI. DI VOSTRA MOGLIE

FENOMENO FEISBUCH Tutti i brindisini alla moda sono sul social network più famoso del mondo. I segreti da conoscere, i gruppi da non perdere. E quelli da evitare Ebbene sì, ci sono anche io su Feisbuch. Confesso: no ho saputo resistere alla moda, e volevo vedere di che si trattava, prima di dover subire l’ennesima umiliazione da parte dei miei figli, sempre pronti a spiegare ad un padre cose che lui non ha ancora capito. In due settimane sono diventato amico di 210 persone. Beh, amico. Per la verità 206 erano già miei amici nella vita reale. Ma ora sono loro amico anche su internet. Gli altri sono mia moglie (grazie a fb sono diventato amico della persona con cui vivo da 20 anni!), la mia ex ragazza (e mia moglie è contenta, ma solo se rimango suo amico solo su internet, credo). Vi chiederete chi sono gli altri due amici? Beh, qui ho volato davvero alto: il ministro Franco Frattini e Barbara D’Urso. Se volete sapere come diventare amici di questi ultimi personaggi, è presto spiegato. Cercate Mauro D’Attis, diventate suo amico, e poi cercate nella sua lista di amici: c’è Frattini, e tanti altri soggetti strani. Io ho scelto il ministro degli Esteri. Perché essere amico del ministro degli Esteri, o far finta di esserlo, può sempre servire. Quanto a Barbara D’Urso, me

l’ha presentata Daniele Palano. Nella sua lista di amici ci sono un sacco di attrici e showgirl. Barbara ha subito accettato la mia amicizia. Però ancora non mi ha scritto. Sicuramente perchè essendo troppo impegnata con il lavoro non riesce a dedicarmi qualche minuto. In compenso il ministro mi rompe le palle tutti i giorni aggiornandomi su quello che fa, dove va, con chi va. Su Fb sono diventato amico di Nicola Di Donna, che già conoscevo e apprezzavo. Più da amico che da politico. Infatti quando mi hanno chiesto di sostenere il gruppo “Di Donna

Sindaco” ho risposto: «Ti stimo Fratello! Ma adesso non esageriamo». Poi però gli ho chiesto scusa di persona: «Visti gli ultimi sindaci, in effetti potresti farlo anche tu!». Dopo aver appreso da Azzurra che ha tanta fame, e da Ottavio che ha la febbre, mi iscrivo al gruppo dei Fan di Dario Bresolin: ragazzi, questa città sta davvero male se nascono certe iniziative! C’è invece chi usa Feisbuch per ragioni molto più serie che non cazzeggiare: il mio amico Pippo, un ragazzino con i capelli brizzolati che non smette mai di stupirmi e al quale voglio un gran bene,

L’IRRIVERENTE «Ho sentito Mennitti al tg di Studio100. Diceva che a Brindisi non basta l’ordinarietà, ma serve qualcosa in più»

ha tra i suoi amici Materazzi e Maicon: e poi dicono che su FB si cazzeggia!!! Però Pippo mi ha subito stoppato: «Non sono io che li ho cercati, sono stati loro a chiedere la mia amicizia!». Io invece inizio a chiedermi se in questa città sono rimasto l’unico a non farsi le canne. Però in effetti anche io non scherzo. Risulto iscritto a gruppi di diversa estrazione: da quello contro la pedofilia a quello per salvare il Braico, ideato da Giovanni Vonghia. Però ho aderito, in piena consapevolezza e con grande motivazione, al gruppo che secondo me spopolerà nei

«Mi sto ancora chiedendo cosa volesse dire»

prossimi tre mesi: quello di chi vuole vedere le tette di Cristina del Grande Fratello. Si perché, vedete, ci si può iscrivere per cercare vecchi amici o per farsene di nuovi, per lavoro o per passatempo, ma alla fine, un uomo, è attratto sempre dalle cose più importanti della vita. E le tette di questa tizia potrebbero davvero salvarci dal declino economico e morale in cui siamo finiti. Come ha detto Marco Travaglio a Brindisi: «Sono tette che vivono di vita propria». Forza ragazzi, vi aspetto tutti nel gruppo dei fan della supertettona!

«Tranquillo. Incitava se stesso»

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Voci di popolo Bravo Dario/1

lettere, email, fax, sms

LA PIÚ BELLA DEL MESE

Bravo Dario, mi congratulo per il tuo ultimo scritto su TB. Un caloroso invito da parte mia a continuare a scuotere con i tuoi articoli le giovani menti brindisine interessate solo all’apparenza ed al divertimento. Maurizio Cappello

Bravo Dario/2

Ciao, sono una Brindisina di 21 anni che ha letto il suo articolo su Tb di questo mese... Sante parole le sue... ci ritroviamo in molti sull’esempio fatto di quel ragazzo!!! Hai fatto benissimo... Spero che Tb finisca nelle mani delle persone davvero responsabili di questo disagio! Grazie Stefania Gargaro

...e tre

Caro Dario sono pochi quelli che hanno il coraggio di dire ciò che pensano,ma non per mancanza di coraggio bensì perchè si sono lasciati comprare... Brindisi è piena di queste persone,con vari compiti e mestieri. Noi saremo anche dei rompi coglioni, ma la capu la tinimu tesa. Omar Miacola

Tra il dire e il fare...

Caro direttore, ritengo la tua iniziativa editoriale apprezzabile e opportuna. Eccellente principalmente lo spirito propositivo che pervade gran parte degli interventi di coloro che ti hanno seguito in questa tua nuova avventura e collaborano con te mettendo a disposizione le proprie specifiche competenze professionali e umane e spendendo generosamente anche il proprio nome e la propria faccia. Alcune delle proposte che escono dal giornale meriterebbero di essere prese

da L’Espresso del 12 Gennaio seriamente in considerazione: sarebbe bello però che, nei limiti dei vostri ambiti di competenza, poteste voi stessi rendere tangibili alcune di queste idee con dei fatti concreti. Mi riferisco in particolare alle idee scaturite da alcuni articoli dell’ottimo Lioce, circa la promozione del nostro territorio attraverso la valorizzazione delle eccellenze presenti tramite un Brand riconoscibile e vendibile anche al di fuori di un ambito strettamente locale, che da una parte dia quella visibilità necessaria ai nostri prodotti e dall’altra garantisca a chi vi si avvicina un controllo serio circa genuinità e conformità alle leggi nonché ai protocolli ed ai disciplinari che ci si impegna a rispettare. Non mi riferisco esclusivamente all’agroalimentare ma, come ben asserisce Lioce, a tutta l’economia locale che trarrebbe enormi vantaggi da un’operazione tesa a promuovere l’immagine della città e del territorio. Ciò affinché la parola Brindisi non sia più vista come un disvalore in quanto associata a inquinamento, centrali elettriche, petrolchimico e malaffare ma viceversa possa rappresentare un valore aggiunto perché associabile al molto che c’è di buono e che troppo spesso viene trascurato se

non del tutto ignorato dagli stessi Brindisini. E chi meglio di voi potrebbe intraprendere questo percorso: le idee le avete, le competenze anche… Pasquale Rucher

Fantascienza

Quello che succede nella citta’ di brindisi mi sa di fantascientifico. Iniziando dal porto naturale, siamo riusciti a mandare via le navi per farle approdare a Bari, che non aveva un porto organizzato per il servizio, spendendo milioni di euro per la realizzazione del sito. Problema viabilità (tutta la nostra provincia va a fare visita nel leccese): mai creati parcheggi per il centro. Falsi controlli per lo scarico di carbone,(molto meglio il gas), ecc,ecc,ecc... Antonio mavi_12@libero.it

Meglio qui che al Nord

Gli imprenditori del nord ci usano come pedine... talvolta non sanno come ci intitoliamo... se va bene sanno da quale limbo meridionale arriviamo. Ho trascorso 5 anni in Emilia Romagna. Ho lavorato nell’ambito sanitario e ci lavoro tutt’ora che sono tornato a Brindisi. Come dice Mastro Dario (Bresolin)

al Nord si impara a stare in civiltà con tutti, ma i meridionali accettano di fare i lavori più umili e pericolosi (schiavitù) perchè a loro avviso prendere 1000euri al mese ti permette di vivere dignitosamente. Io molto spesso pur avendo una professione, un mestiere, un tag, facevo altro per pagare gli affitti. Ed allora mi improvvisavo imbianchino, traslocatore, svuotatore di cantine, lanciatore di coltelli e tanto altro ancora... mi sono divertito a non arrivare a fine mese con la mia tanto sudata busta paga. Eppure con la mia mente avrei potuto fare qualsiasi cosa... Infatti appena ho potuto ho pensato bene di tornare perchè io sono uno dei tanti stronzi che non ha paura di arrivare a prendere quei famosi mille euri a casa mia... l’importante è volerlo!!! Io ci sto provando con discreti risultati. Ora non sono schiavo di una direttrice con slang modenese... sono solo schiavo della mia voglia di essere felice... a casa mia!!! Qui basterebbe cambiare quella radicata mentalità retrò... altrimenti tutti i giovani vanno in “alt’Italia” al servizio di gente meno preparata di loro... mettono su famiglia e fanno la vita da pesci che nuotano si... ma in un acquario! Emanuele Vasta brundo@hotmail.it

Brindisi capitale, dico sì...

Perché fare ironia? La candidatura di Brindisi a capitale europea della cultura, può essere temeraria, ma lavorando e preparandosi, si può capovolgere un destino già scritto. Pensate al ritorno di immagine che avrebbe il territorio brindisino se questo

sogno si avverasse. Giovanni johonns@yaahoo.it

...io no.

Caro Direttore, che dirti, con tutta la stima possibile per la sua esperienza politica, il Sindaco è un pò come il suo Leader nazionale non finirà mai di stupirci... dopo il Water front adesso si gioca una nuova F di borbonica memoria per distrarre i cittadini dai problemi reali di questa città! Mi sarei aspettato con il nuovo anno che ci avesse fatto un annunzio così: ”Il consiglio comunale sarà riunito nella seconda settimana del mese di gennaio per approvare, spero all’unanimità, un progetto di risanamento, sistemazione, adeguamento della fascia Nord della costa brindisina al fine di rendere effettivo e godibile il mare sia da parte dei cittadini che dai turisti”. Ha preferito stupirci con qualcosa che non ha alcun fondamento per Brindisi, ahimè trovando anche alcuni ammiratori entusiasti. Dove poggia tale candidatura? Forse sarebbe stata possibile, ma sarebbe cambiata anche la storia di questa città, se i resti della Brundisium di Roma non fossero stati coperti, nei secoli, da costruzioni che ne hanno distrutto gli antichi resti. Questa città ha tanti problemi sia nel centro storico che in periferia che meritano di essere affrontati tempestivamente per cui non possiamo disperdere energie e fondi per una capitale europea della cultura o per qualcosa di similare. PS: Avrei preferito la distribuzione di TB insieme a Senza Colonne. Quotidiano e Messaggero vengono distribuiti insieme, ma non mi pare che abbiano sempre la stessa linea poltica. giuseppe siciliano sicilianog1@libero.it WWW.TBMAGAZINE.IT TB 37


OPINIONI

Turista per casa

di Mario Lioce

Siamo noi i Longobardi. E vi racconto perché... Nel 674 Brindisi fu rasa al suolo. Ma oggi stiamo distruggendo perfino la speranza

I

n questo periodo nella nostra città si sta facendo un uso frequente della parola “cultura”. Non desidero entrare nel merito della proposta del sindaco di candidare Brindisi a diventare Capitale europea della cultura, sono certo che le pagine precedenti di questa rivista e la città stessa trasuderanno commenti, tuttavia è certo che l’uso si è trasformato in abuso. Piuttosto che lanciare improperi o, al contrario, abbandonarsi a romantiche condivisioni dell’idea, ritengo opportuno fare un passo indietro e aiutare il lettore, e me per primo, a capire di cosa stiamo parlando. La Capitale della Cultura è una città designata dall’Unione europea, che per il periodo di un anno ha la possibilità di mettere in mostra la sua vita e il suo sviluppo culturale. È indubbio che diverse città europee hanno sfruttato questo periodo per trasformare completamente la loro base culturale, e facendo ciò, la loro visibilità internazionale. Occorre quindi capire se queste città già possedevano solide fondamenta culturali sulle quali è stato poi edificato l’evento internazionale o se la “trasformazione” culturale è partita da zero. Scorrendo l’elenco delle città europee che hanno avuto l’onore di ospitare il prestigioso evento, pur nelle differenti versioni succedutesi negli anni, troviamo realtà quali Atene, Berlino, Firenze, Madrid, Praga. È immediata la

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consapevolezza di non potersi confrontare con queste città. Possibile che ci si trovi di fronte al solito “club” per pochi eletti? No, è infatti nell’elenco troviamo anche città meno prestigiose o forse meno conosciute ai più come Weimar, che però ha potuto contare sull’essere stata uno dei maggiori centri della cultura tedesca, dove dimorarono personaggi del calibro di Bach, Goethe, Liszt, Nietzsche e dove fu fondata la scuola d’arte Bauhaus. Insieme a questi “calibri medio-grossi”, però, troviamo città come Sibiu, Pécs, Maribor che, ognuna con le sue indubbie particolarità e qualità, non mi pare possano vantare nei confronti della nostra città una “supremazia” storico-culturale. Grazie alla sua fortunata posizione verso Oriente e al suo porto

stesso Erodoto aveva parlato di un’origine micenea. Successivamente, alleandosi con Atene, Brindisi diventa un deterrente all’espansione verso l’Adriatico della colonia Spartana Taranto. E in epoca romana diventa un crocevia culturale, soprattutto per chi si recava in Grecia. Diede i natali al poeta Marco Pacuvio, Cicerone vi sostò come ospite di Lenio Flacco, dove si trattenne anche Orazio Flacco, accompagnato da Mecenate, a causa del suo esilio, e il celebre Virgilio vi morì proprio tornando da un viaggio in Grecia. Quanto citato è più che sufficiente a dare spessore alle nostre origini. Ma la domanda è: perché la nostra candidatura risulti adeguata e non una “boutade”, è sufficiente una sterile comparazione tra la nostra storia e quella altrui? Diviene quindi

(Consiglio dell’Europa, Unesco) e le organizzazioni culturali si sono trovati tutti d’accordo sul fatto che oggi il concetto di cultura va inteso in senso lato e abbraccia anche la cultura popolare, la cultura industriale di massa e la cultura della vita quotidiana. A questo titolo, la cultura è strettamente legata alle risposte che bisognerà for-

“Il vero cambiamento non è intervenire sugli aspetti estetici del nostro rapporto con gli altri,

ma trasformare profondamente noi stessi”

naturale, Brindisi ha rivestito storicamente un importante ruolo commerciale e culturale. Resti dell’età del bronzo media (XVI secolo a.C.) testimoniano le antichissime origini delle nostre popolazioni. Per avere un riferimento temporale basti dire che, se mai avvenuta, la guerra di Troia avrebbe visto il dipanarsi dei suoi tragici eventi circa 400 anni dopo. Lo

fondamentale cercare di dare un senso e un significato alla parola “cultura” per osservarne le molteplici sfaccettature. Per dare una nuova impostazione all’azione culturale della Comunità e permetterle di rispondere alle sfide dell’epoca contemporanea e alle aspirazioni dei cittadini europei, gli Stati membri, i parlamentari, la commissione, le organizzazioni internazionali

nire alle grandi sfide contemporanee, quali l’accelerazione della costruzione europea, la mondializzazione, la società dell’informazione, l’occupazione e la coesione sociale. È qui i miei dubbi diventano insostenibili, poiché avverto la stridente inadeguatezza della nostra condizione rispetto a molti dei temi citati. Dov’è la nostra cultura ambientale?

Dov’è la nostra cultura civica? Dov’è la nostra cultura industriale? Dov’è la cultura della legalità, della partecipazione, del rispetto, dell’etica? Nel 674 Brindisi fu rasa al suolo dai Longobardi ma in pochi decenni noi abbiamo saputo fare di meglio distruggendo la speranza: di trovare un impiego senza elemosinare raccomandazioni, di avviare un’impresa senza diventare bersaglio di attentati, di ricevere cure e attenzioni adeguate in ospedale, di ottenere efficienza e rispetto negli uffici pubblici, di poter respirare aria pulita. In fondo non chiediamo molto. È però evidente la nostra miopia rispetto alle questioni fondamentali per costruire l’architettura di una società civile e moderna. Ci mancano quelle solide fondamenta culturali cui facevo cenno in precedenza, che non si pongono con un evento bensì con un ripensamento complessivo e costante del nostro essere individui prima e cittadini poi. Chi di noi non sarebbe felice di vedere Brindisi diventare la capitale europea della cultura. Ma l’impressione è che questo possa diventare la classica scorciatoia per mettere in moto processi solo virtuali. Il vero cambiamento non è intervenire sugli aspetti meramente estetici del nostro rapporto con gli altri ma trasformare profondamente noi stessi. Smettiamo di fare i Longobardi e comportiamoci da cittadini dell’Europa.


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