Tutto Brindisi Febbraio 2012

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Editoriale

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di MARCELLO ORLANDINI

NOI SPERIAMO CHE CE LA CAVIAMO

’aeroporto di Brindisi ha segnato un ottimo +28,1 per cento nel traffico passeggeri 2011 superando quota 2 milioni. Ma nessuno si pone ancora concretamente il problema di collegare adeguatamente l’Aeroporto del Salento agli altri due terminal della città, la stazione ferroviaria e il porto, e alle altre due città del bacino aeroportuale, Lecce e Taranto. Basterebbe un buon servizio navetta, ma la questione non è all’ordine del giorno, prevale l’effimero: l’improbabile collegamento tra un terminal crociere a Punta Riso che arriverà chissà quando, se arriverà, e l’aerostazione. Nella scala delle priorità ci sono prima i crocieristi-fantasma, poi i passeggeri veri, quelli che in aeroporto sono costretti ad andare in auto, mentre Bari inaugura la metropolitana leggera tra il “Karol Wojtyla” e la stazione centrale. Se vai a Orio al Serio trovi le navette, se vai a Verona anche, a Barcellona-Girona pure. All’Aeroporto del Salento no, e in futuro sbagliando bus si rischierà di finire su una diga.

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l traffico delle merci nel porto di Brindisi ha subito una netta flessione anche nel 2011, si è quasi fermato il processo di recupero nel settore passeggeri. L’Autorità Portuale molto democraticamente non fornisce i dati, ma sono sotto gli occhi di tutti, anche della Regione Puglia, le politiche inconsistenti e deludenti, le strutture utilizzate male, le priorità errate, la destinazione impropria delle banchine. Che fine ha fatto il famoso nuovo terminal passeggeri di Costa Morena? Perché la fretta assurda per appaltare i servizi di un terminal crociere a Costa Morena Est (banchina destinata alle merci e all’industria), che ancora non esiste? Quanto tempo ci vorrà invece per realizzare le cose che servono davvero come i nuovi accosti traghetti e ro-ro di S. Apollinare, dove si continua a cianciare di polo fieristico in un contesto in cui è in crisi persino la Fiera del Levante? Perché è stato abbandonato il progetto del molo combustibili nel porto industriale? Il porto di Brindisi rischia di ridursi peggio della cameretta di una 15enne non molto ordinata (“mamma, dove metto la nave?”) . Ora la notizia della nascita della App, la Apulian Ports che unisce le tre Autorità Portuali sotto il coordinamento della Regione: sede sociale a Taranto, sede operativa e presidenza a turno, ogni anno. Da dove si comincia? Da Brindisi e con Hercules Haralambides primo presidente della serie. Premio di incoraggiamento.

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a Puglia non è un binario morto, Brindisi sì. L’unico progetto di metropolitana leggera, affidato ai treni regionali della linea con Taranto, è incagliato da anni sul problemino di due piccoli espropri necessari per realizzare le banchine per le fermate dell’ospedale Perrino e della Cittadella della Ricerca, dove si trova il polo universitario di Unisalento. Chi deve risolvere la questione? La Provincia, cioè quelli che stendono il lenzuolo con lo slogan poc’anzi citato. Ci facciamo quattro risate, oppure stendiamo lenzuola al Perrino e in Cittadella con lo slogan “l’ospedale e l’università non sono un binario morto”? Magari facciamo anche le magliette, come quegli altri, e le facciamo mettere ai consiglieri regionali. Com’era il titolo di quel libro scritto da un maestro che aveva insegnato a Napoli, Marcello D’Orta, da cui trasse un film anche Lina Wertmuller? “Io speriamo che me la cavo”. Appunto: noi, tra cotanto genio e concreto impegno politico che cosparge banchine, binari e parcheggi aeroportuali, speriamo che ce la caviamo. www.brindisireport.it

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EDITORIALI

BRINDISI CITY Fabio Mollica Il mondo è cambiato. Anche TuttoBrindisi si adegua

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tempi sono cambiati, il mondo è cambiato, le nostre vite sono cambiate. Non a caso questo numero di TB è dedicato alla Crisi, questa crisi che ha sconvolto la nostra esistenza. TuttoBrindisi è sempre stato un giornale attento ai cambiamenti, ed ogni volta si è adeguato, o adattato, ad essi. Lo facciamo ancora una volta, come avete potuto notare già dal formato, che si è ridotto sensibilmente per far fronte al calo delle risorse pubblicitarie causato dalla recessione. Siamo una free-press e la nostra esistenza dipende dalla pubblicità: se quest’ultima cala, TB è a rischio. Ma va bene così: è la legge del mercato, da sempre. Se sei bravo e interessante resti in vita, altrimenti muori. Ecco perché mi fanno ridere tutti quei colleghi che ora piangono perché Monti vuole (finalmente) tagliare i fondi ai giornali di partito, quei fogli inutili che nessuno legge più (sempre che qualcuno li abbia mai letti) e che tutti noi abbiamo sempre pagato. Facciano la fine che meritano: nessuno sentirà la loro assenza.

Perdonate la divagazione, torniamo alle cose che più ci interessano. Il restyling di TuttoBrindisi, che è durato qualche giorno in più del dovuto e ci ha costretti a saltare il numero di gennaio (cosa di cui ci scusiamo con i lettori e gli inserzionisti), è però anche un restyling di contenuti. Con Marcello Orlandini abbiamo voluto rendere il periodico ancora più interessante, tematizzando ogni numero del giornale (questo mese la crisi; il prossimo, probabilmente e inevitabilmente, le elezioni amministrative) e dividendo il magazine in quattro sezioni. Quella iniziale è dedicata ai nostri editoriali. La seconda approfondisce il tema di copertina, analizzandolo da diverse angolazioni. La terza rappresenta un grande ritorno, che sicuramente piacerà tanto ai nostri lettori e un po’ meno a politici e politicanti: è Satyricon, la sezione di satira, che speriamo farà ridere di tutto e tutti, senza eccezioni ma sempre con la dovuta eleganza, e senza mai arrivare alla volgarità.

Infine la sezione Coolture, un termine clonato dal sito di AffariItaliani, fondato e diretto dal brindisino Angelo Perrino. nei mesi scorsi, grazie agli scritti di Guido Giampietro, Marcantonio Gallo e Giovanni Membola, le pagine di cultura di TB hanno riscontrato un successo sempre maggiore, e dunque abbiamo ritenuto giusto ampliare questa parte del giornale, dando spazio non solo alla Cultura in senso stretto, quella del teatro e dei libri, ma anche alla Cultura più “moderna”, quella del lifestyle, della moda, dell’enogastronomia, dello shopping. Insomma alle Coolture: a tutto ciò che è cool e allo stesso tempo cultura. Riassumendo: abbiamo ridotto il formato, ma aumentato le pagine e migliorato i contenuti. Il tutto lasciando stabile il prezzo di copertina: 0 €. Di questi tempi ci sembra una buona notizia.

Abbiamo diviso il magazine in quattro sezioni: gli editoriali, l’argomento di copertina, la satira e le coolture, tutto ciò che è cool ed allo stesso tempo cultura. www.brindisireport.it

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*Fonte Google Dashboard

non diamo numeri. SOLO NOTIZIE.


EDITORIALI

TURISTA PER CASA Mario Lioce Pezzi della città scompaiono senza essere sostituiti. Come un trapianto d’organi senza donatori. Così nascono i Vuoti a Perdere.

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aracinesche abbassate. Grossi lucchetti arrugginiti per difendere luoghi che nessuno si sognerebbe di violare. Cataste ammuffite di volantini pubblicitari che qualche giovane distributore porta a porta ha proditoriamente gettato lì per liberarsi del peso. E sporco. Sporco ovunque, lo sporco del tempo trascorso, lo sporco dell’incuria, dell’abbandono. È solo la memoria che in una sorta di ricostruzione virtuale ripercorre i volti che hanno vissuto quei luoghi, le attività che vi si sono succedute, i clienti che le hanno popolate. Quanti sono diventati a Brindisi i locali che lungo i corsi e nelle vie adiacenti si presentano come ombre di un presente inquieto? In un articolo pubblicato più di un anno fa espressi la mia inquietudine per il perdurare di una penosa incorporeità in cui versava la città. Ma quell’invisibilità, citata come metafora di un surreale immobilismo politico, economico e persino civile, ora si manifesta anche “materialmente”. Pezzi della città scompaiono senza

essere sostituiti. Una sorta di trapianto d’organi dove si procede solo all’asportazione della parte malata senza essere certi che ci sia o che ci sarà un donatore. In questo Brindisi è senz’altro unica: per quanto la crisi attanagli ogni angolo del nostro Paese, non vedo nessun’altro luogo in cui tanti locali del centro storico rimangano sfitti per così tanto tempo. Locali idonei ad essere trasformati in piccoli centri commerciali situati nell’ombelico della città, ristoranti fronte mare, eleganti palazzine a ridosso del passeggio cittadino. E tanti altri piccoli locali, pur posti in posizioni strategiche, miseramente vuoti e inutilizzati. La crisi? Indubbiamente. Tuttavia sono altrettanto convinto che la nostra sia una città in cui si è accettato che la delusione diventasse rassegnazione e ignavia. Nello scorrere i giornali locali l’unica traccia di furore collettivo la si trova solo in ambito sportivo. Siamo reduci da anni di pigrizia e illusioni, abituati ad attenderci da ogni sindaco il compitino di prassi: chi ha aperto il teatro, chi

Nella nostra città abbiamo accettato che la delusione diventasse rassegnazione e ignavia

ci ha dato un po’ di verde, e noi, com’è nostra natura, ci siamo calati sempre più nella parte di spettatori e non di attori. E come tali ci hanno trattato le segreterie dei partiti che, in previsione delle prossime elezioni amministrative, come moderne Penelopi hanno tessuto e disfatto le proprie tele incuranti della volontà popolare. A destra e a sinistra sono stati prima tirati in ballo e poi fatti fuori numerosi personaggi, per i quali l’unico metro di giudizio è stato quanto potevano fare comodo a quella o a quell’altra corrente. E qui, probabilmente, più che con Penelope il parallelismo deve farsi con i Proci. Qualcuno ha sentito parlare di programmi? Qualcuno ha parlato di linee di sviluppo in base alle quali scegliere il candidato più idoneo? Come al solito la politica tarda a comprendere i mutamenti della società. Se smettessimo di guardare solo il nostro orticello, ci accorgeremmo che in Italia sta accadendo qualcosa che produrrà inevitabili e dirompenti effetti tra politica e società: il neo premier Mario Monti, con scelte condivisibili o meno, ha fatto più in un mese che i predecessori in diciassette anni. E la gente incomincia finalmente a porsi domande. Se non vogliamo che i “forconi” arrivino anche qui, occorrerà scegliere un candidato sindaco condiviso, che sappia fare da pontiere tra una politica vecchia e scialba e la sana concretezza della competenza. www.brindisireport.it

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TUTTO BRINDISI N. 38 › Febbraio 2012

Iscritto al Registro Stampa Tribunale di Brindisi n. 4 del 13/10/1995 Direttore responsabile Marcello Orlandini Complici di questo numero Marcantonio Gallo, Guido Giampietro, Stefano Lamonica, Iole La Rosa, Giovanni Membola, Fabio Mollica, Tiziana Piliego, Emanuela Quaranta. Graphic Design Next sas, Brindisi Grafica Pubblicitaria Salvatore Antonaci Stampa Tipografia Martano , Lecce Webmaster Hobos EDITORE EDIZIONI FUTURA srl Via De’ Catignano 35, Brindisi

SOMMARIO Pagina 3 - 10

EDITORIALI Pagina 12 - 30

COVER “CRISI E ANTICRISI” Pagina 32

POSTER JIMMIE LEE HUNTER Pagina 35

SATYRICON 4312 - 30

COOL-TURE 10 TuttoBrindisi febbraio 2012

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’interno di una sala scommesse è un posto difficile da dire. Ci sono ragazze belline alle casse o giovanotti svegli che non si incasinano coi soldi, e magari ci lavorano per pagarsi l’università. Magari alla Facoltà di Matematica. Epperò... nessuno che prenda per mano quegli stolti scommettitori e spieghi loro cosa siano realmente le quote. L’1.40 sulla vittoria della Juventus significa che a dare 10 euro se ne vincono 4, che un pareggio a 3.00 rende la vincita doppia rispetto alla puntata, e la clamorosa vittoria di un Lecce qualsiasi a San Siro può “ottuplicare” il capitale. Ma c’è chi divide i suoi soldi in tre parti e li gioca su tutte e tre le possibilità, e li mischia con altre triple che secondo lui non potranno mai perdere, sognando che la vincita sia rimpolpata dai bonus legati al maggior numero di pronostici inseriti in schedina. Non capite di cosa sto parlando? Neanche quelli che queste triple le giocano a cadenze fisse. Per fortuna sono pochi... Poi ci sono quelli che hanno la febbre delle scommesse ma non delle sale scommesse. Pochi e più furbi speculatori che la sala scommesse non devono viverla, non devono giocare un qualunque sport ad una qualunque ora purché si giochi, e l’adrenalina sanno tenerla a bada. Scaltri al punto di piombarci soltanto in estate per puntare 10.000 sull’Inter di Mancini campione di Italia, e per altri due anni sempre sui soldati di Jose Mourinho. E poi sparendo per tutto il resto dell’anno. Comunque portando a casa una cifra totale che sfiora i 90 mila euro. Se tutti giocassero così, le


EDITORIALI

VAMPIRI DI MATTINA Stefano La Monica L’interno di una sala scommesse è un posto difficile da dire. E vi accadono cose che pensavo fossero ormai dimenticate... scommesse sarebbero impossibili come un’Assicurazione Auto con un solo cliente. Per fortuna sono pochissimi... Poi ci sono quelli che proprio gli piace andare a sedersi sui tavoli di formica bianca delle sale scommesse, prendere palinsesti e classifiche e studiare a fondo la combinazione di 1X2 che porterà gloria e soldi. Sono quelli che vedono che il Novara non vince e quasi mai segna in trasferta, e allora gli giocano contro. E quando i piemontesi si portano via un punto dal Salento, i nostri scommettitori imprecano per l’iniqua e assurda sorte, bestemmiano contro un sistema corrotto che trucca e manipola partite per portare via i soldi alla povera gente. E come ultima risorsa, inveiscono contro “quei poppiti che si vendono le partite”. E non sono proprio pochissimi... Poi ci sono quelli che le sorti della loro scommessa le devono seguire per forza in tempo reale davanti a una TV, meglio se insieme agli amici in una sala scommesse. Solo che da un po’ di tempo quei posti sono tutti occupati da ragazzi scuri scuri che rischiano al

massimo un paio di euro oppure non scommettono affatto. E quindi non hanno diritto di occupare quei posti, devono lasciarli ai bianchi come succedeva sugli autobus sudafricani non troppo tempo fa. Ma gli scommettitori bianchi non difendono quelle sedie e i loro diritti con la spada sguainata, non affrontano i neri per farli alzare e scacciarli. Si limitano a comparire sulla soglia di quella grande stanza coi monitor, per gridare ad alta voce che “tutte queste scimmie producono un tanfo insopportabile”. Non sanno che parecchie scimmie lo capiscono l’italiano, né si curano di un’eventuale reazione. Restano lì sulla soglia con un’aria disgustata senza fare altro. Forse sperano esista un ente, una struttura pubblica o una qualsiasi forza dell’ordine che sopraggiunga per far sbaraccare gli intrusi e ripristinare così il diritto divino. E non sono pochi... I più sopraffini tra questi, una volta si sedettero con me al tavolo di formica bianca. Era rettangolare da sei posti, tre per lato. Riuscite a vederlo? E riuscite ad immaginare tre sedie legate insieme come

Ci sono gli scommettitori bianchi e quelli neri. Che qualcuno chiama scimmie

quelle dei cinema? Quelle che se vuoi raggiungere quelle di mezzo devi per forza far alzare in piedi qualcuno. Io ero lì seduto al primo posto di uno dei due lati lunghi. Accanto a me due sedie vuote. Sul lato opposto, un uomo sulla sedia di mezzo. Alza la testa e sorride a qualcuno che sta sopraggiungendo alle mie spalle, e poi lo invita a studiare i palinsesti insieme a lui: “Dai, che oggi ci portiamo via 3 mila euro e io me ne parto subito in vacanza!”, “E dove vorresti farla questa vacanza?”. Ma l’uomo non risponde perché sta già sbirciando la casella dei gol fatti e dei gol subiti per capire se a Parma-Atalanta uscirà l’over. L’altro uomo non si siede ma si inginocchia sulla sedia accanto alla mia, e quei due sono di fronte come due innamorati seduti in un ristorantino romantico. Anche le teste sono molto vicine. Riuscite a vederli? Filosofeggiano per una buona ventina di minuti e poi quello accanto a me si alza per andare alla cassa dove accettano le giocate. E il tavolo da sei posti torna ad essere occupato da due persone: io e questo scienziato che tra pochi secondi darà il meglio di sé. Perché sull’ultimo posto del lato dove ci sono io, arriva a sedersi un ragazzo scuro come il carbone. Vestiti per bene che lasciano scoperte due mani d’ebano luccicanti e curate. Attorno a lui un odore di crema appena spalmata. Peccato che lo scienziato scambi l’odore di Nivea per qualcos’altro. www.brindisireport.it

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EDITORIALI

POST-IT Marcantonio Gallo Pagare: in Italia ormai non si fa altro che parlare di pagare. Ma c’è una cosa che non sempre si monetizza: il proprio tempo.

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agare: latino pacare, acquietare (quietanza). Tempo infinito: pagare; gerundio: pagando; participio presente: pagante; participio passato: pagato. Indicativo presente: noi paghiamo. Fermiamoci qua. In Italia non si fa altro che parlare di pagare. Vorrei fare una breve riflessione sulla debolezza finanziaria italiana. Il colossale debito pubblico accumulato dall’Italia negli ultimi 50 anni, secondo l’Istituto Bruno Leoni, ammonta a oltre 1.911 miliardi di euro. Il che significa che ogni cittadino italiano ha un debito di circa 31.700 euro. Mica male. Ma quando si è formato questo pesante fardello? In un video dell’economista Oscar Giannino, che sta facendo il giro della rete, i governi dal 1945 (De Gasperi I) al 1992 (Andreotti III) hanno accumulato debito pubblico per 795 miliardi di euro, cioè circa il 41% del totale. Il restante 59% è da attribuire al periodo 19922011. Il prestigiatore Berlusconi è stato il più solerte, ma non l’unico, a cui il pubblico pagante ha chiesto per ben tre volte di presentare il suo numero. Abbiamo applaudito e fischiato, ma poi quello spettacolo è finito: non potevamo più permettercelo, anche se la televisione ha provato a convincerci del contrario. Lobotomizzati da anni di tv commerciale, da programmi in cui la bassezza umana viene contrabbandata come un valore e da spot pubblicitari caratterizzati da una elevata capacità d’acquisto, rimaniamo comunque poco inclini ad accettare una qualità della vita inferiore agli standard proposti. Che la televisione genera mostri

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ormai è risaputo ma che quei mostri siamo noi, beh, dovrebbe farci riflettere. La tv ormai è la nostra Grande Anima Collettiva. Ci sono programmi per educare figli, imparare le buone maniere, cercare o vendere casa, trovare la fede, risolvere beghe condominiali: insomma, la tv rende reali. “Parlo come presidente, intervengo come segretario, osservo come storico, aggiungo come cittadino, mi indigno come genitore, mi frappongo come consumatore, no comment come parlamentare, prendo il microfono in qualità di pensatore, mi presento come filosofo: insomma, posso parlare?” ** Tranquilli: è solo un talk show!

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e conseguenze di questa lenta corruzione delle identità individuali generata da modelli televisivi sbagliati purtroppo non saranno facili da superare, tantomeno a Brindisi. Siamo scivolati al 97° posto nella classifica delle città più vivibili. In pratica, è la peggiore città della Puglia in cui vivere, e se la qualità della vita è peggiorata è anche perchè per troppo tempo abbiamo pensato che le cose potessero funzionare come alla televisione. Secondo i modelli imposti dalla televisione cheap, il successo non dipende più da una qualche competenza o qualità o valore in un campo specifico, da una costanza nelle idee e nei valori, da una dignità e affidabilità, ma dalle sorprese sceneggiate, dalle dichiarazioni choc, dai voltagabbana furbeschi e dagli insulti/spettacolo. Che durano meno di dodici ore. Ma nella vita reale non è così semplice, e tantomeno si può cambiare

canale. Post scriptum: vorrei ringraziare i lettori che hanno utilizzato il mio indirizzo e-mail per inviarmi idee, proposte e critiche. Vorrei rispondere con una serie di citazioni raccolte da Daria Galateria. “Maroni: pagare per i cortei, obbligo di una fideiussione.” (Repubblica 19/10/2011); “Non so se siamo pagati troppo, probabilmente un po’ meno del giusto” (Clemente Mastella, 3/10/2007); “I domestici sono nemici pagati. Io il mio non lo pago per non offenderlo” (Totò in Signori si nasce); “L’ingratitudine è un modo come un altro per pagare i debiti. Ed è il preferito perché costa meno. (Cesare Mori); “Che cosa ha ottenuto l’Italia con la diplomazia di Cavour? Un’unità meccanica e non spirituale, un piccolo regno di second’ordine, e per di più pieno di debiti non pagati” (Fedor Dostoevskij, 1873); “È vero, sono un’artista. Vivo di ispirazione, ma quando sono pagato l’ispirazione viene sicuramente più spesso.” (Joe Lansdale); “Lavorare per essere pagati è umiliante” (Lo chiamavano Trinità, 1970). Non sempre si monetizza il proprio tempo, il suo valore è intrinseco e dipende se lo si spende bene o male. marcantoniogallo@yahoo.it ** tratto da Alberto Arbasino “Paesaggi Italiani con Zombi” Questo articolo anticipa “Now!”, il nuovo spettacolo teatrale scritto da Marcantonio Gallo, che il TeatroDellePietre porterà in scena nei prossimi mesi.


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MAjORANA: LA SCUOLA 2.0 Grazie al Book in Progress il preside Salvatore Giuliano ed i suoi docenti hanno fatto risparmiare alle famiglie ben 180mila euro. In tutta Italia il fenomeno ha generato risparmi per 10 milioni di euro. Scuole di tutto il Paese CHIEDONO DI entrare a far parte del circuito. le brindisine invece, se ne tengono alla larga. PERCHE’?

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andata così: avevamo deciso di nominare il preside del Majorana, Salvatore Giuliano, 44 anni, Brindisno del 2011. Poi il restyling di TB ha richiesto più tempo del previsto ed il numero di gennaio è saltato, portando via con sè il personaggio dell’anno. Ma evidentemente era destino che il preside finisse in copertina: del resto, chi meglio di lui può impersonare un personaggio anticrisi. Con il BooK in Progress, in tre anni ha fatto risparmiare alle famiglie dei suoi studenti qualcosa come 180mila euro. E il progetto, ormai esteso in tutta Italia, è stato “quotato” più di 10milioni di euro in risparmio per le famiglie. Per quei pochi che ancora non lo conoscessero, funziona così: nei circa 70 istituti (ma il numero aumenta di giorno in giorno) che hanno aderito al Book in Progress, gli studenti delle prime e seconde classi anziché studiare su libri di testo, utilizzano libri e dispense scritti dai docenti e stampati presso il Majorana (e in altri due centri stampa, uno presso l’Itis Fermi di Francavilla, l’altro a Bassano del Grappa). Vuol dire che le famiglie anziché spendere 350-400 euro, ne spendono solo 35 l’anno. Ma non è solo una questione di risparmio. Il Majorana è ormai la scuola che tutti vorrebbero. Non a caso i nuovi iscritti negli ultimi tre anni sono saliti da 140 a 350. Il computer del dirigente scolastico è collegato via Skype ad ogni classe. Le chiama, controlla cosa stanno facendo i ragazzi, chiede al professore come va, condivide lo schermo per seguire insieme a loro la lezione. Dai computer delle classi i docenti comunicano in tempo reale con le famiglie, avvisate con un sms su

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eventuali assenze e voti conseguiti dai propri figli alle interrogazioni. Tutto ciò non ha solo portato a Giuliano e al Majorana tanta popolarità. «Abbiamo registrato anche un miglioramento degli apprendimenti: rispetto alle prove Invalsi siamo 10 punti oltre la media nazionale. E siamo tra le 15 scuole italiane (su 10.700!), unici in Puglia nel secondo settore, definite Scuola 2.0». Ma la rivoluzione non è ancora finita. «Presto daremo ai ragazzi dei tablet con dentro i contenuti didattici». Contenuti che rendono il libro interattivo, con grafici e filmati realizzati da docenti e studenti. «La nostra vera sfida è cambiare gli ambienti di aprendimento: oggi la scuola è concepita come una serie di racconti di discipline che si susseguono: quello di Italiano, quello di Chimica, Matematica... Poi vengono assegnati i compiti a casa. Bene, noi vogliamo abolire il concetto di classe così com’è inteso oggi. Vorremmo che a casa si studiasse con le animazioni, i contenuti digitali e le simulazioni, mentre a scuola ci si esercitasse con l’aiuto dei docenti, ma non tutti insieme nella stessa aula, bensì divisi per livelli omogenei di competenza. Così viene esploso il concetto di classe». Ma non c’è il rischio che chi sta indietro resti indietro? «È quello che accade oggi. Invece con questo cambiamento chi sta indietro frequenterà un corso per recuperare». Mentre parliamo telefona un docente di un istituto tecnico di Foggia che chiede


COPERTINA FACCE ANTICRISI un appuntamento per capire meglio come funziona il Book in Progress. Giuliano fissa l’appuntamento, poi ci fa vedere le richieste di adesioni pervenute negli ultimi giorni: da Biella, Pontedera, Assisi, Saronno. Nel sito Bookinprogress.it compaiono i nomi di 41 scuole in attesa di adesione. E spicca un dato: eccezion fatta per una scuola media di Francavilla, non ci sono altre scuole brindisine interessate al progetto. Perché? «Non lo so, bisognerebbe chiederlo a loro. Noi avremmo voluto che il Book in Progress diventasse un progetto del territorio, per dare un segnale di vitalità. E invece ci ritroviamo con le adesioni in massa da parte delle scuole lombarde». Ma il BookinProgress non sarà una meteora: dal prossimo anno il progetto dovrebbe coinvolgere anche scuole medie ed elementari. E se quest’anno il Majorana ha stampato 30.000 volumi, nel 2012 potrebbero diventare 70.000. «Abbiamo aperto una partita Iva, fatturiamo e paghiamo le tasse. Facciamo girare l’economia. E poichè ormai il giro è diventato grosso, stiamo pensando di creare una cooperativa sociale gestita dagli studenti. Di clienti ce ne sono una infinità: le scuole di tutta Italia, l’Eni (il Majorana produce contenuti multimediali per il sito Enicuola.Net), alcuni ministeri che ogni tanto chiedono di stampare inviti. Cosa fate con i soldi incassati? «Il ricavato serve per coprire le spese di stampa e rimborsare i docenti che scrivono i testi. Con quel che rimane finanziamo la scuola, che a sua volta acquista nuove tecnologie». C’è una lezione che si può apprendere dal Book in Progress? «Il mondo è cambiato. La scuola doveva e deve cambiare, non può essere da freno all’innovazione tecnologica. I raggazzi sono “nativi digitali”, hanno un rapporto con computer, tablet e smart-phone che noi adulti difficilmente riusciamo ad avere. Bisogna prendere atto di questo cambiamento. Il Book in Progress è la naturale evoluzione dei contenuti del vecchio libro. Ma non è solo tecnologia. Sono sempre state le persone a fare la differenza. La tecnologia da sola non è mai bastata». Insistiamo: è scandaloso che le altre scuole brindisine continuino a snobbare il Book in Progress. Lui alza le spalle e sorride. Preferisce pensare che domani sarà a Londra, alla più importante fiera mondiale dedicata ai contenuti didattici tecnologici. Ha un appuntamento con i manager di Apple Europa. La sua scuola non si ferma. Fabio Mollica www.brindisireport.it

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CHI IL LAVORO SE LO CREA

C’È ANCHE LA QUI non parliamo di tecnologia, ma di voglia di fare e di emergere. di quanti non si arrendono e non aspettano che il lavoro bussi

EL TRENECITO

SANDRINO

SUSUMANIELLO

Alessandra De Vita ha aperto la sua ludoteca in via Grazia Balsamo da nove mesi: «L’attività, tra alti e bassi, sta andando bene. Nonostante la crisi sto continuando ad investire per soddisfare le esigenze dei miei piccoli clienti (sto acquistando le mascotte di Topolino e Minnie ed altri gonfiabili per proporre le feste anche a domicilio). Per il servizio di asilo, sono passata dalle due iscrizioni del mese di aprile alle 14 attuali, più 3-4 bambini con il servizio baby parking. Le feste procedono bene ma vorrei far crescere di più il “baby parking” pomeridiano. Soddisfatta? Di più: «Sono felicissima. Dopo anni di lavoro dipendente, ogni giorno non vedo l’ora di alzare la serranda. Non per vedere quanto guadagnerò, ma per passione. L’avessi saputo prima mi sarei decisa al grande passo qualche anno addietro, anche se per me, madre di due figlie piccole con un marito sempre fuori (ora è in Afghanistan da 5 mesi) non è per niente facile stare lontano da casa dalla mattina alla sera fino alle 22. Ma finalmente mi sento viva e felice, perchè ricevo tanti complimenti per la ludoteca e per come teniamo i bambini». Ai giovani brindisini dice: «Il posto fisso non esiste più. Inventatevi un lavoro».

Sandrino, il gelato al naturale, nasce dall’idea di Alessandro Salerno, giovane imprenditore francavillese, laureato a Parma in economia e marketing, golosissimo di gelati. Il suo obiettivo era stato quello di recuperare i sapori persi negli anni, a causa dell’industrializzazione e dell’uso dei preparati coloranti additivi. Nelle due gelaterie finora avviate a Campomarino e Ostuni (e nelle prossime che saranno aperte in Puglia) vengono utilizzati banconi a pozzetti e materie prime di altissima qualità provenienti da tutte le parti del mondo. «Ecco perché il nostro gelato è più caro: offriamo altissima qualità. Quinon troverete mai un gelato spumoso e colorato, ma vellutato e con colori tenui, cosa che denota assenza di coloranti». Come sta andando? «Siamo molto soddisfatti del successo: abbiamo ricevuto almeno 20 richieste di affiliazione in franchising, ma al momento preferiamo il retail diretto, con negozi di proprietà». E la crisi? «Si chiama crisi, si legge opportunità: anche oggi le possibilità di successo aziendali sono tante, l’importante è studiare e valutare nel miglior dei modi cosa si sta andando a fare. Non ci si può svegliare la mattina e dire: oggi apro un’attività».

A Brindisi non è facile per un locale serale avere successo per sette anni di fila. Il Susumaniello aprì estattamente sette anni fa, per opera di Cosimo Alfarano, 44 anni, già ideatore de “I tre Gobbi” e poi uno dei soci fondatori di “Camera a Sud”. Il Susumaniello è da sempre il locale dei trentenni e quarantenni, che cercano un posto accogliente, in cui il personale ti tratta come se fossi uno di famiglia. «Ecco, la verità è che tutti qui si trovano a proprio agio e trovano cose buone da bere e da mangiare. Non diamo fregature: usiamo crudo di Parma, mortadella Bologna Igp, formaggi di masserie locali, capocollo di Martina Franca, e poi tanti prodotti biologici, legumi, zuppe, cose che nessuno più propone fuoricasa». Ci sono anche 120 etichette di vini (l’80% sono pugliesi), una buona selezione di distillati e serate culturali di gran successo: una volta al mese è di scena il teatro sperimentale e di ricerca, poi c’è la musica d’autore, e perfino il mercatino dell’artigianato artistico. Ora che Cosimo si è lanciato in una nuova avventura, il ristorante La Sciabica, il locale è praticamente nelle mani dei suoi collaboratori Ottaviano, Francesca e Adelaide: «Ma so di poter stare tranquillo, sono bravissimi».

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COPERTINA FACCE ANTICRISI

CITTÁ 2.0

alla porta di casa, ecco qualche storia di brindisini (e non) che si sono dati da fare. ed hanno avviato imprese che funzionano.

LA PIADINERIA

YOGURTLANDIA

babybazar

Caterina Nencioni, 51enne nata a Empoli, ex stilista, ha lasciato la sua terra quando è esplosa la crisi del tessile. Si è trasferita a Brindisi e per tre anni è rimasta senza lavoro, chiedendosi però cosa avrebbe potuto fare. Poi ha deciso di aprire una piadineria, ha frequentato un corso a Rimini, e nel maggio 2009 ha aperto il suo locale, con l’aiuto del compagno Giuseppe Mariano. Ed è stato un boom immediato: i brindisini hanno apprezzato subito proposte, qualità e prezzi, tanto che oggi i due stanno pensando di sperimentare anche l’apertura all’ora di pranzo. «Partire non è stato semplice. Mi sono fatta prestare 30mila euro, che ho restituito in un anno e mezzo. Ricordo ancora i primi clienti: una coppia di ragazzi con un bimbo di 7-8 mesi. Che emozione! Oggi mi piace vedere ai tavoli comitive di ragazzini e famiglie, giovani e adulti». Che dire ai giovani? «Di darsi da fare. Capisco che i soldi sono pochi, ma di idee buone ne esistono. Inutile piangersi addosso. In questa città mancano ancora tante cose, quindi provateci! È ovvio che ogni investimento va valutato, però bisogna muoversi. Nessuno verrà a bussare alla vostra porta per offrirvi un lavoro».

In un corso desolato e deserto ad ogni ora del giorno, eccezion fatta per due ore il sabato sera, l’attività di Roberto Zaccarelli, 26 anni, è una delle rare oasi di vitalità. La yogurteria di corso Garibaldi 110 ha aperto nel febbraio 2009 ed è decollata nell’estate successiva. Oggi dà lavoro a tre persone ed è frequentata da ragazzini, ventenni, famiglie che apprezzano lo yogurt, i waffel e le crepes. Prima di aprire Yogurtlandia Roberto faceva il meccanico con suo padre: «Mettevo i soldi da parte e pensavo di avviare qualcosa che fosse completamente mia. Mi sono guardato intorno, ho visto cosa mancava in città, e la yogurteria era sia un settore in espansione che un’attività ancora inesistente a Brindisi, così mi sono buttato». I timori erano tanti: «Certo, ho avuto paura, ma se non si rischia non c’è impresa. Oggi sono fiero di quello che ho fatto, perché l’ho fatto con le mie mani». Ci sono tanti giovani come lui che non trovano la strada giusta: «Io credo che il lavoro ci sia. Molto spesso i ragazzi di oggi non hanno voglia di lavorare. Io lo vedo con chi viene qui a chiedere un posto e poi va via perché bisogna lavorare di sera o saltare i sabati in discoteca con gli amici».

I mercatini dell’usato a Brindisi sono ormai numerosi. C’era ancora un settore che non era stato “contagiato”: quello dei bambini. Ci hanno pensato i fratelli Daniela e Antonio Zizzi cogliendo al volo l’occasione offerta dal franchising Baby Bazar e aprendo un punto vendita in via Osanna. Antonio, dopo 15 anni trascorsi a Modena, voleva tornare a Brindisi dalla famiglia. Daniela, madre di tre gemelli, voleva insegnare che si sopravvive alla crisi educando i figli al riuso. A Baby Bazar gli articoli sono venduti con uno sconto del 50-60% rispetto al nuovo, sconto che aumenta dopo due mesi. Dopo un altro mese l’invenduto viene dato in beneficenza. Questo è Baby Bazar: rendere felici i genitori garantendo l’acquisto a prezzi d’affare di abiti e oggetti accuratamente selezionati; far guadagnare chi vende i propri oggetti; regalare un sorriso ai meno fortunati e dare lavoro a ragazzi coraggiosi. “Bisogna inseguire sempre il sogno con umiltà e determinazione anche quando hai tutto e tutti contro. Inutile piangersi addosso”. I colori dell’ambiente, l’entusiasmo e la cortesia dei fratelli Zizzi, fanno pensare a tutto, tranne che a un mercatino dell’usato. Provare per credere! Tiziana Piliego www.brindisireport.it

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Il braccio armato delle Finanze era nato per far pagare gli evasori. Ma è finito sotto accusa perchĂŠ usa stessi metodi (discutibili) e stessi tassi d’interesse anche nei confronti di privati cittadini ed imprese che non hanno pagato multe o tasse irrisorie. La protesta dei tartassati è partita in tutta Italia e dilaga sul web. Anche a Brindisi abbiamo raccolto qualche caso incredibile. Partendo da quello di una Cofidi che usa i Fondi AntiUsura per permettere ai suoi associati di pagare le cartelle esattoriali: lo Stato che aiuta i cittadini contro lo Stato.

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COPERTINA L’ESATTORE SPIETATO

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rmai è guerra su tutti i fronti: lo Stato dichiara guerra agli evasori, Equitalia ne diventa il braccio armato, le imprese ed i cittadini vengono presi di mira e si tagliano loro le gambe con sanzioni elevatissime, ganasce fiscali e ipoteche sulle case. Poi succede che la gente inizi a non poterne più: scoppia la rivolta sul web (andate su Youtube e scrivete Equitalia, sentirete tante belle storie), iniziano i picchetti davanti alle sedi di mezza Italia e puntuale arriva qualche bomba. La situazione è questa. E i nervi sono sempre più tesi. Anche a Brindisi, dove i casi al limite dell’incredibile sono ormai tantissimi. Come quello della Cooperativa Artigiana di Garanzia di San Pietro Vernotico, che usa i soldi che lo Stato gli mette a disposizione per il Fondo AntiUsura, per salvare gli artigiani non dagli strozzini illegali, ma dalla cartelle esattoriali. «Proprio così, spiega Angelo Palma - presidente della Cofidi (e della Don Bosco Multifidi, che invece finanzia i commercianti) -. Dei circa 500mila euro che ogni anno prestiamo alle imprese, ormai un buon 65% serve per far fronte alla cartelle. Non c’è via d’uscita: gli ultimi casi riguardano due persone che si sono viste pignorare la casa per somme non pagate di 12 mila e 15 mila euro». Cosa succede in questi casi? La disperazione, o la depressione: «Per la gente semplice la casa è come il cuore. Quando si vede pignorata la casa si vede già fuori dalla sua casa». Abbiamo parlato dell’argomento con qualche commercialista: Agenzia delle entrate, Equitalia e Banche sono le tre facce della stessa medaglia, quella che dovrebbe recuperare denaro, e invece ha messo in ginocchio un Sistema Paese, condannando molte aziende alla chiusura. Perché l’Agenzia spesso fa gli accertamenti sulle aziende o su privati che non sono evasori ma hanno denunciato redditi che non hanno pagato perchè non avevano liquidità. Così la pratica finisce ad Equitalia (che su ogni recupero ha

diritto ad una provvigione del 9%). Il debito aumenta a causa degli interessi che si moltiplicano e alla fine non si riesce più a pagare. Scattano pignoramenti, blocco dei conti correnti, ipoteche e segnalazioni alla Crif. E la banche ti danno l’ultima mazzata, perché se sei segnalato o hai i conti bloccati non ti prestano più denaro. Sei un’azienda morta. Un uomo morto. Ma tutti sono nel giusto: “Rispettiamo la legge”, dicono alla Agenzia delle Entrate, ad Equitalia e in banca. E così nel 2011 i pignoramenti di case in provincia di Brindisi sono arrivati ad essere 379, come testimonia una recente indagine svolta dal coordinamento istituito tra la Confconsumatori e l’Associazione nazionale “Dalla Parte del Consumatore”. E dal 2006 ad oggi sono cresciuti del 21%. «Inoltre - aggiunge l’avvocato Emilio Graziuso, componente del Consiglio direttivo nazionale di Confconumatori - per 399 immobili sottoposti a pignoramento è stata già fissata la vendita all’asta ed è stata espletata la pubblicità della stessa ordinata dal Giudice». Dietro questi pignoramenti ci sono a volte casi paradossali. Come quello di una importante azienda del capoluogo che nei mesi scorsi si era vista apporre i sigilli ad un suo immobile per il mancato pagamento di 13.000 euro nel 2003, che nel 2010 sono diventati come per magia 200 mila. Solo che nel 2003 l’azienda aveva presentato ricorso in Commissione tributaria ed il giudizio si era chiuso in suo favore, ma l’Agenzia delle Entrate non lo aveva comunicato ad Equitalia. Ci sono poi aziende che chiedono di pagare quanto dovuto ma non riescono ad ottenere la rateizzazione del debito, perché per ottenerla devono sottostare a determinati parametri. «Alcune aziende nostre associate ci hanno segnalato richieste di tassi di interesse pari al 30% della somma dovuta; l’invio di cartelle pazze ed errori che comportano gravose e costose perdite di tempo; la difficoltà nell’ottenere la dilazione rateale. Anomalie che

vanno ad aggiungersi alla già difficile situazione che gli imprenditori affrontano quotidianamente a causa del periodo congiunturale di crisi generale», dice Antonio Ignone, presidente provinciale di Confartigianato, la prima associazione di categoria a chiedere un cambio di rotta: «Equitalia dovrebbe mettere in atto, concretamente, tutta una serie di strumenti che consentano di andare incontro a chi, pur trovandosi in difficoltà economiche, intende comunque pagare il giusto ma senza ulteriori aggravi e con modalità e tempi più adeguati all’attuale periodo di crisi. Oggi, invece, Equitalia continua ad operare come se fosse del tutto estranea al contesto contingente, applicando regole vessatorie non più sopportabili dalle piccole aziende artigiane e dalle famiglie. Negli ultimi tempi si è verificato un vero e proprio accanimento contro i contribuenti più piccoli, quelli che hanno contratto debiti di poche migliaia di euro con lo Stato». Paradosso dei paradossi: a volte a finire nel mirino sono aziende che vantano crediti milionari dallo Stato e dalle amministrazioni locali: «La Pubblica Amministrazione da una parte è un cattivo pagatore e dall’altra un solertissimo riscossore, con metodi spesso sproporzionati rispetto all’obiettivo finale». Ne sanno qualcosa alcune delle aziende che solo in questi giorni stanno ottenendo il pagamento, dall’Amministrazione provinciale, di fatture emesse nel 2009: finalmente il famigerato patto di stabilità è stato sbloccato, e l’ente può procedere ai pagamenti. Su Equitalia dice la sua anche Giuseppe Zippo, responsabile provinciale dell’Adoc: «Applica interessi troppo alti e impone una dilazione troppo breve per pagare i debiti». Zippo fa capire che lo scenario attuale è ancor più drammatico «perché quelli che vengono da noi o si rivolgono ad altre associazioni sono solo la punta dell’iceberg: la maggior parte della gente con questi problemi ha difficoltà o vergogna a chiedere aiuto». www.brindisireport.it

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COPERTINA RISPARMIO OBBLIGATO

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ssicurazioni, Sky, benzina, perfino l’acqua naturale in bottiglia: la crisi morde ed i brindisini corrono ai ripari. Ecco alcune storie di “risparmio obbligato” raccolte negli ultimi giorni. Storia che fanno capire come il Low Cost non sia più una moda ma uno stile di vita. Taglia la polizza. Maria Elena Gioia è laureata in Economia e Commercio ed il suo lavoro consiste nel controllo di gestione della sua azienda. Ora ha deciso di eliminare un po’ di costi familiari. «Spendevamo 1700 euro l’anno per due auto. Mi sono stampata un paio di preventivi di compagnie che offrono polizze online e sono andata dalla mia compagnia. Hanno fatto delle storie, poi quando li ho minacciati di cambiare compagnia si sono convinti che dovevano applicare qualche sconto. Alla fine ho risparmiato 350 euro, che non mi sembrano pochi». Meno canali. Mario Leo, consulente, ha invece ridotto la bolletta di Sky: «Pagavo circa 70 euro al mese, oggi sono sceso alla metà, eliminando i canali dedicati ai bambini (i miei figli hanno superato l’età in cui si guardano i cartoni) e un po’ di calcio. Alla fine dell’anno mi ritroverò in tasca 420 euro in più». Shopping solo ai saldi. Valeria e Maria sono due sorelle appassionate di shopping: «Sarebbe meglio dire malate di shopping», dice Maria, la più giovane delle due (ha 25 anni). Fino all’anno scorso facevamo acquisti compulsivi. Vedevamo una cosa in vetrina e l’acquistavamo. A City Moda e da Zara eravamo praticamente di casa. L’anno scorso io ho perso il lavoro e da quattro

mesi ne cerco uno nuovo. Anche mia sorella, che è architetto, sta lavorando poco. Già lo scorso anno abbiamo acquistato abbigliamento solo ai saldi. Quest’anno abbiamo fatto lo stesso. Se ami la moda non è facile attendere, però quando ti rendi conto che paghi un vestito meno della metà rispetto ai prezzi “normali”, capisci che ne vale la pena». Cambio d’auto. Antonio De Fazio, operaio in una azienda metalmeccanica, ha deciso di spendere per risparmiare. «Proprio così. Avevo un’auto diesel, ma ormai i prezzi del gasolio sono come quelli della benzina. Ho venduto la mia auto e con i soldi che ho incassato ho preso una Multipla a metano usata. Ora risparmio una media di 130-150 euro al mese. L’unico fastidio è che non ho il distributore sotto casa, ma alla fine chi se ne frega! 1500 euro in più all’anno valgono il sacrificio di dover fare due chilometri per un pieno a 25 euro, anziché 80». Fuga dal centro commerciale. Giovanni Guadalupi faceva la spesa sempre nei centri commerciali: «Era quasi un rito. Ogni sabato spendevo 120-150 euro per riempire il carrello. Poi mi rendevo conto che spesso la spesa non bastava per tutta la settimana, seppure in casa siamo solo in 3. Tre mesi fa un mio amico mi ha consigliato di provare l’Eurospin, ed in effetti oggi risparmio una infinità di soldi. Non mangerò alimenti di marca, ma la qualità dei prodotti non mi sembra inferiore». C’è chi invece ha scelto una soluzione intermedia: fare la spesa in più supermercati, comprando solo i prodotti in offerta. Per scoprire quali sono basta consultare i volantini che ogni settimana

“ANDAVAMO IN PIZZERIA UNA O DUE VOLTE LA SETTIMANA. ORA, SE VA BENE, LA VEDIAMO UNA VOLTA AL MESE. LE PIZZE HO IMPARATO A FARLE A CASA”

ci riversano nella buca delle lettere. Oppure si possono consultare dei siti internet ad hoc. Il migliore tra questi è, a nostro avviso, www.risparmiosuper.it, che in pochi secondi vi fornisce i prezzi migliori dei supermercati presenti in zona. Pizza fatta in casa. Quello di Angela De Filippo, casalinga, sposata e madre di due bambini, è un taglio comune a molti brindisini: «Fino ad un anno fa andavamo in pizzeria ogni sabato, quando non avevamo i piccoli anche due volte la settimana. Oggi capita di andarci una volta al mese, o di non andarci affatto. In quattro anche la pizzeria è diventata un lusso da 60 euro. All’inizio mio marito acquistava le pizze al forno sotto casa, e te la cavi con 10-15 euro. Poi ho imparato a farle io, usando la pasta sfoglia comprata al supermercato. Non sarà la stessa pizza che mangi in pizzeria, ma almeno ho la soddisfazione di poter dire di averla fatta io?» Infine c’è chi da un problema cerca di ricavarne una opportunità. È Marco Di Giulio, che dopo aver letto il libro “Adesso Basta” di Simone Perotti, ha deciso anche lui di fare downshifting, «vuol dire scegliere di consumare meno, di autoridursi il salario lavorando meno ore, godendosi di più la vita e la famiglia». Perotti dà consigli che possono sembrare esagerati, come bere l’acqua del rubinetto piuttosto che acquistarla, ma il succo del suo libro è che si può vivere felicemente anche con meno, per esempio trasformando in lavoro i propri hobby o le proprie passioni. In fondo, dinnanzi ad un’epoca nuova, dobbiamo cercare risposte nuove. Lo diceva anche Roosevelt nei suoi “discorsi al caminetto”: «La felicità non viene unicamente dal possesso dei soldi ma dal piacere che viene dal raggiungimento di uno scopo».

COSÍ TAGLIAMO LE SPESE

C’è chi taglia sulla polizza auto. Chi ottimizza l’abbonamento Sky. Chi passa al metano e chi fa shopping solo ai saldi. Ecco alcune storie di rinunce. Che offrono spunti per risparmiare. E per cambiare www.brindisireport.it

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I

n tempo di crisi è meglio investire che restare al palo. Può sembrare sorprendente ma è così! Abbiamo ascoltato esperti e analisti, ma anche semplici cittadini che rifiutano l’idea di fermarsi e non si rassegnano ad un totale crollo del sistema economico- finanziario. Fabio Scarimbolo, responsabile finanziario d’azienda: «Sono certo che per uscire dalla crisi occorre aprire il mondo del lavoro a nuove opportunità. Questo non può prescindere da investimenti e finanziamenti, anche a fondo perduto, a favore delle aziende. Così come la diminuzione del costo del lavoro e il costo

In tempi di crisi è sempre meglio che restare fermi. Sperando che le nuove misure del governo Monti abbiano effetto.

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a crisi, evento indubbiamente sofferto, non porta solo svantaggi, ma può rappresentare un cambiamento positivo della società, per riappropriarsi di uno stile di sobrietà e senso di comunità. la pensano così anche alcuni brindisini. Ecco le loro opinioni. «Forse avevamo bisogno di qualcuno o di qualcosa che ci limitasse nel nostro stile di vita consumistico basato sulla ricerca affannosa delle griffe, dei tre cellulari, dell’ultimo modello della Play Station o della PSP e di tutto ciò che, per troppo tempo, è stato considerato da tutti noi erroneamente indispensabile», dice Gildo Iuliani, agente di commercio. «Personalmente posso fare l’esempio del Brasile, paese di provenienza di mia moglie, oggi tra l’altro in piena espansione. Ciò che mi ha sempre affascinato del popolo brasiliano, è l’estrema semplicità e il poco for-

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di gestione dell’impresa divengono fondamentali affinché un’azienda possa avviarsi e produrre». È della stessa opinione Rita Filomena, che insiste «sulla necessità di facilitare l’accesso delle aziende ai finanziamenti». C’è chi, come Anna Piliego, propone «il rilancio del marchio italiano e dell’artigianato locale». Anche per lei occorrono incentivi da parte del governo che facilitino il fare impresa. Emilio Guadalupi vede nelle

liberalizzazioni l’opportunità di incremento occupazionale e di sviluppo economico. «Purtroppo gli ostacoli per questo sviluppo economico non mancano; le categorie di lavoro si oppongono con tutte le loro forze. La politica dei nostri governi negli anni trascorsi, è stata quella di lottizzare la cosa pubblica, creando una “casta”, in antitesi allo sviluppo. Oggi tutto può essere rimesso in discussione!» «Quello che stiamo vivendo è sicuramente un momento estrema-

malismo che lo anima. Per strada s’incontra gente che veste con abiti colorati, allegri, senza griffe e i bambini giocano ancora con gli aquiloni. Tutto questo è accompagnato da una sana voglia di vivere e di essere felici. Grazie alla crisi che stiamo vivendo cominciamo a capire che gli eccessi sono sbagliati, che è sufficiente un solo cellulare funzionante e, in generale, che uno stile di vita più sobrio non fa male!» Felicità e realizzazione di sé, sono dunque il frutto delle relazioni con gli altri o del possesso di beni? «In questo periodo ho notato atteggiamenti estremi», racconta Fiorella Andriani, casalinga. «Da una parte riscontro maggiore rigidità nel settore commerciale, per la spesa quotidiana, così come per gli acquisti ai mercatini rionali e settimanali. I commercianti sono preoccupati e, spesso, estremamente

inflessibili. Dall’altra, in questi ultimi mesi è cresciuto uno spirito di forte coesione familiare, di condivisione ed aiuto reciproco, soprattutto da parte di chi è sempre stato accorto nella gestione familiare ed oggi lo è ancora di più e tende la mano all’altro perché consapevole dei sacrifici da affrontare. Ovviamente ciò non è sempre vero. Purtroppo c’è, al contrario, chi non comprende che il senso di comunità, durante i periodi di difficoltà, può rappresentare l’arma vincente e, preso dalla disperazione, chiuso nel suo egoismo, tende sempre più ad incattivirsi negandosi agli altri». È pur vero che ognuno di noi ha occasione di conoscere se stesso e quanto vale nei momenti di crisi. Sono le prove più difficili che evidenziano i lati peggiori delle persone così come quelli migliori. Se si ha poco o nulla si riesce a lottare con tutte le forze per ottenere qualcosa di veramente importante, si comprende quali sono i veri valori della vita e su che cosa e su chi si può fare affidamento.

INVESTIRE?


mente particolare dal punto di vista economico, per l’Italia intera e non solo per Brindisi e la sua provincia, ed è naturale che tra le aziende del nostro territorio, come tra i comuni cittadini, ci siano ansie e perplessità che riguardano il futuro delle nostre aziende e delle famiglie, che dall’economia locale traggono la sicurezza per la sopravvivenza”, spiega Sonia Rubini, direttore provinciale della CNA. «È comprensibile e condivisibile mantenere una giusta attenzione su quanto accade intorno a noi, ma ritengo sia importante, anzi doveroso, per chi ricopre un ruolo qual è il mio, ricordare che sono già in atto alcune misure che possono essere considerate “di sostegno” all’economia locale e che vanno sottolineate e non sottovalutate». Alcuni esempi concreti? «La nuova regolamentazione sull’apprendistato e il Fondo per l’occupazione, così come gli aiuti all’innovazione, permetteranno un

rilancio dell’occupazione. A questi si andranno ad aggiungere, a breve, la semplificazione delle srl, il microcredito e i fondi di garanzia rinforzati che permetteranno un rilancio delle aziende esistenti e di quelle che da

semplice idea potrebbero diventare nuove realtà imprenditoriali». Ma chi vuole sviluppare nuove idee imprenditoriali, ha l’opportunità di farlo? «Insieme agli strumenti che già esistono, ritengo utili i Finanziamenti per nuovi investimenti e riequilibrio

finanziario che sono già a disposizione delle aziende brindisine, offerti dai Cofidi locali attraverso contributi messi a disposizione dalla Regione Puglia con una controgaranzia dello 80%, come propone da circa 2 anni la Cooperativa Artigiana di Garanzia promossa dalla CNA di Brindisi. In tal modo si potranno creare dei meccanismi virtuosi utili ad una, sia pur inizialmente timida, ripresa economica». Le riforme sulle liberalizzazioni, senza entrare nello specifico delle singole misure, stimolano la ripresa? “Molto mi aspetto dalle liberalizzazioni appena varate dal governo Monti; tra le altre, l’iniziativa che mi ha molto entusiasmato è la nuova figura di Srl per i giovani: una società semplificata a responsabilità limitata per la quale basterà un euro di capitale e non sarà necessario l’intervento del notaio!» Iole La Rosa

MIGLIORARE! «È innegabile che abbiamo avuto un forte ridimensionamento in tutto», dichiara Fabrizio Isidoro, impiegato. «Stiamo imparando ad apprezzare ciò che abbiamo e a dare la giusta importanza a tutte le cose che si possono ottenere, tutto ciò non aiuta il sistema economico a progredire, ma di certo contribuisce ad aumentare l’attenzione ed il senso critico». «Ricordo i racconti della mia mamma del periodo postbellico», ci dice timidamente Daniela, 40 anni, casalinga: «In quel periodo si viveva di stenti; la difficoltà era di reperire il cibo, quindi beni di primassima necessità. Bambini e adulti rimanevano digiuni anche per giorni ma si riusciva a ridere e a divertirsi giocando per la strada a piedi scalzi. Le persone erano felici perché avevano capito il senso della vita e ci si aiutava a vicenda. Oggi non siamo mai

soddisfatti di ciò che abbiamo o che riusciamo ad ottenere, forse troppo facilmente! È giunto il momento di provare a sentirci felici, di comprendere il senso della vita che è legato molto più a valori perduti ma che possono rappresentare la differenza, donare quella forza e lo stimolo che permetta a famiglie e intere collettività di sopravvivere e superare la crisi». «Ciò che riscontro e che vivo su me stesso è la paura di affrontare spese, non perché qualcosa sia veramente cambiata nel mio vivere quotidiano ma per l’incertezza di ciò che accadrà nei prossimi mesi o anni», dice Luca Perugino, metalmeccanico. «Stringere la cinghia, per una società come la nostra, non può che far bene. Forse avevamo bisogno che un risparmio sul superfluo ci fosse imposto! La mia speranza però è che si tratti di un

«Stringere la cinghia può fare bene. C’era bisogno che un risparmio sul superfluo ci fosse imposto»

inizio… questa esperienza difficile potrebbe contribuire a far rompere i ponti con il passato e rappresentare un’opportunità di rinascita». Prima o poi la crisi sarà un ricordo che lascerà dietro di sé tante vittime, sopravvissuti e qualche vincitore, che potrebbe anche uscirne in uno stato migliore di quello con cui è entrato. Ciò a patto di non dare più nulla per scontato, di mettersi in gioco, di affrontare la vita con senso di sacrificio all’insegna della creatività, dell’ingegno, della tenacia; per diventare attori del proprio destino, spronati da una forza interiore che vede la metà piena del bicchiere e permette di pensare che il momento più buio di un’esistenza, il gradino più basso di una scalinata, può trasformarsi nel primo gradino per la risalita. Iole La Rosa www.brindisireport.it

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CRISI

E SE CI FACESSE BENE?

«La recessione può essere una grande opportunità, a patto che ci sia un grande cambiamento». E anche Brindisi, dice il sociologo Emanuele Amoruso, potrebbe trarne grandi vantaggi...

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arà pure per farci coraggio, ma su giornali e tv da qualche settimana si ascoltano voci sempre meno isolate secondo cui la recessione può far bene. Sarà vero? Lo abbiamo chiesto al sociologo Emanuele Amoruso. Davvero la crisi può aiutare, e in cosa? La crisi, concettualmente, è un momento di rottura, anche dei paradigmi con cui si interpreta, si conosce e viviamo la realtà. Non a caso è portatrice di sfiducia e paure, è quella che Ulrich Beck descrive come società del rischio, come condizione ordinaria della vita contemporanea. L’individuo è sperso, frammentato nella personalità. Ha una identità liquida e occorre una nuova mentalità e sensibilità per ri-attrezzarsi di strumenti cognitivi e operativi aggiornati e, attenzione, mai definitivi. Dunque la crisi può fare bene, ma dipende da noi. Stiamo assistendo ad un cambiamento culturale, oltre che economico? Negli ultimi 20 anni, anche grazie alle innovazioni tecnologiche, abbiamo assistito a cambiamenti radicali del nostro modo di vivere. La crisi agisce sui comportamenti: sarà capitato anche a voi di notare che in auto si va più piano. E così, risparmiando benzina, ci sono meno incidenti e cala l’aggressività. E magari tra dieci anni le assicurazioni ridurranno le polizze... Basterà tagliare dei costi per tornare felici? Tagliando i costi del welfare in molti saranno più tristi. Abbandonata l’economia sociale di mercato si è lasciata briglia sciolta al libero mercato, che dovrebbe premiare i meritevoli ma tiene in poco conto chi ha meno risorse culturali, sociali economiche. Il cambiamento che viviamo è radicale. E nuova ed originale deve essere la visione. Le grida agli untori, gli speculatori finanziari, sono solo gli effetti. In quale modello immaginiamo di vivere? Lavoreremo meno per produrre meno e avere più tempo libero per relazioni e affetti, oppure lavoreremo di più per ottenere meno di prima? Prima della crisi l’esperienza acquisitiva era fondamentale e decisiva, era fonte di frustrazione ma anche di molte soddisfazioni: i negozi a

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99 centesimi rispondono a questa necessità di fare acquisti compulsivi; così pure i grandi centri commerciali, da cui comunque esci sempre con qualche acquisto, soddisfano il bisogno dell’oggetto gratificante. Ti dà la sensazione che non si vive solo per acquistare il pane. Come scriveva Fromm, la felicità dell’uomo moderno consiste nel guardare le vetrine e acquistare tutto in contanti o a rate. E sembra di acquisire felicità, ma sono solo debiti. Ma per felicità oggi dobbiamo iniziare ad intendere la qualità della vita, delle relazioni. Ritorna così un concetto diffuso tra molti, quello della cultura come relazione, non come consumo di un bene, come cultura spettacolo. Significa, a Brindisi, ripensare alla vita urbana non solo per gli aspetti dello sviluppo e dell’occupazione, ma nell’idea di comunità. Significa mobilitare risorse immateriali quali capitale sociale e umano, pur presenti. Cosa rischia Brindisi, città in recessione perenne, con questa tripla crisi: mondiale, nazionale, locale? Dall’esterno sembra che non sia più pensabile la salvezza. Cerchiamola allora all’interno, cioè tra noi

stessi: diamo vita ad una grande mobilitazione di tutte le risorse (territoriali, istituzionali, del capitale sociale, del volontariato) per innovare, per creare un ambiente in cui creatività e nuova mentalità trovino terreno fertile. Perché uno può essere anche un genio, ma in un contesto sociale bloccato non riuscirà ad esprimersi. Niente più personalismi, ma una risposta da comunità, quindi? Di fronte alla crisi c’è bisogno di tutti e di tutto. Trovare un equilibrio anche tra posizioni distanti. C’è bisogno che ogni scelta politica sia partecipata, ma non mi pare che ci sia grande disponibilità ed apertura mentale a cogliere questa necessità, anche a valutare le liturgie della fase politica locale. Sembra che la politica sia rimasta al vecchio mondo. E mi riferisco a tutte e due le aree. Fare comunità significa fare “corpo collettivo”, che è una caratteristica dei movimenti: ma lei vede dei cambiamenti? Io noto piuttosto che ogni riflessione critica viene vista come opposizione e non come arricchimento, come se la dialettica non fosse mai arrivata sul Mediterraneo e si fosse fermata al Centro Europa.

Amoruso nel suo studio, fotografato da Alfredo Perchinenna

In questa situazione c’è bisogno di tutto e tutti. Servono scelte partecipate, equilibrio tra posizioni distanti. Ma la politica locale sembra rimasta ferma al vecchio mondo.

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COPERTINA RISPARMIO IN VOLO

RYANAIR

È ancora low-cost? La compagnia irlandese incasserà altri 11 milioni di euro dalla Regione Puglia per i voli dagli aeroporti di Brindisi e Bari verso mete nazionali ed europee. Ma viaggiare con lei è ancora conveniente? Abbiamo fatto qualche confronto. Per scoprire che...

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a Regione Puglia continuerà a finanziare anche nel 2012 i voli Ryanair da Brindisi e Bari: 11 milioni di euro, in parte derivanti da un finanziamento europeo ed in parte (5,5 milioni) dal capitolo di bilancio dell’assessorato ai Trasporti. La stessa cifra del 2011, che equivale, stando a quanto sostenuto dalla compagnia, alla differenza tra i ricavi ottenuti dalla vendita dei biglietti rispetto ai costi sopportati. E subito si sono scatenate le polemiche tra i contrari a questa forma di sostegno pubblico ad una azienda privata, e quanti restano favorevoli alla presenza di Ryanair, principale artefice del decollo turistico della Puglia. Ma da un po’ di tempo il dibattito su Ryanair si è spostato anche su un altro quesito, che TeleNorba ha riproposto nei giorni scorsi: la compagnia irlandese è ancora una low cost? Oppure è ormai assimilabile ad una normale compagnia aerea? Per capirlo, siamo andati sul sito web di Ryanair per prenotare alcuni voli e con-

frontarne il prezzo con quelli di Alitalia e EasyJet, altra compagnia low-cost inglese. La nostra ricerca è stata effettuata il 5 gennaio scorso. Ecco cosa è emerso. Brindisi-Parigi. Prenotando un soggiorno dal 12 al 17 luglio 2012, e volando con solo bagaglio a mano, con EasyJet si spendono 110 euro, con Ryanair 122 e con Alitalia quasi il triplo: 306 euro. La convenienza delle due low-cost aumenta se si considera che Alitalia non offre il collegamento diretto con la capitale francese ma obbliga a fare scalo a Roma. Brindisi-Stoccolma. Abbiamo verificato le disponibilità dal 13 al 20 aprile. Il risultato è ancora più a favore degli irlandesi: andata e ritorno a 128 euro (30 dei quali dovuti al bagaglio in stiva). Volendoci aggiungere anche 50 euro di transfer dall’aeroporto alla città e viceversa, non si arriva mai ai 553 di Alitalia, che peraltro, sempre a causa dello scalo a Roma, obbligherebbe ad un viaggio di 9 ore, contro le tre ore di Ryanair. Brindisi-Londra. È proprio sul collegamento storico, il primo avviato al Papola

NON CI SONO PIÚ I VOLI A 1 €, MA I COLLEGAMENTI DIRETTI E LE MIGLIORI PERCENTUALI EUROPEE DI BAGAGLI SMARRITI E VOLI IN ORARIO, SONO FATTORI IMPORTANTI.

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COPERTINA RISPARMIO IN VOLO

da Ryanair, che le differenze si sono assottigliate. La capitale inglese è sempre la meta preferita tra i tanti voli low-cost oggi presenti dai due aeroporti pugliesi, dunque i prezzi dei biglietti raramente sono bassi come per le altre destinazioni. E così, per un viaggio con un bagaglio a mano dal 12 al 15 aprile, Ryanair chiede 166 euro, mentre Alitalia costerebbe 214 euro. Ma poiché la prima atterra a Stansted, bisogna aggiungere al biglietto aereo il biglietto del bus o del treno veloce per raggiungere la città: una spesa di 25 euro circa, che porta il costo totale a circa 190 euro. Alitalia invece atterra ad Heatrow o a London City, entrambi collegati alla città con la metro. Il collegamento Brindisi-Londra è l’unico caso da noi rilevato in cui i prezzi tra le due compagnie quasi si equivalgono, così come pure le ore di viaggio (sommando volo+treno/bus) se la coincidenza di Alitalia a Roma non richiede lunghe attese. Brindisi-Verona. Partendo il 10 aprile e tornando a casa il 17 dello stesso mese, con Ryanair spenderemmo 141 euro, con Alitalia, tariffa promo, 267 euro. Anche in questo caso la differenza è notevole, soprattutto considerando che il volo di Ryanair è diretto, mentre Alitalia costringe al solito scalo romano. A conti fatti, dunque, Ryanair è ancora conveniente rispetto ad Alitalia o altre compagnie non low-cost, e per di più ha la percentuale più bassa di bagagli smarriti e quella più alta di voli in orario. Peccato che sia diventato praticamente impossibile trovare le offerte pazze da 1 euro a volo che un tempo si potevano prenotare sul sito web della compagnia.

Oggi infatti, a causa del caro pretrolio, il prezzo minimo dei biglietti parte da 9,99 euro. Generatore di PIL. Ma chiedersi se Ryanair è ancora una low-cost, al fine di decidere se è giusto o meno finanziarne i voli con fondi pubblici, è riduttivo. Perché la polemica non tiene conto del dato più importante, e cioè del fatto che un aereo Ryanair è anche un generatore di ricchezza, perché porta sul territorio un numero così alto di turisti che sicuramente non sarebbero mai venuti da queste parti (le stime dicono 200mila turisti su 600mila persone trasportate in un anno dall’aereo che fa base a Brindisi). E bisogna considerare che in media un turista spende 193 euro al giorno, così ripartiti: il 33% per il pernottamento, il 20% in ristorazione, il 37% per l’acquisto di prodotti alimentari e vini, la restante parte per prodotti di artigianato e servizi vari (sono dati del Censis e dell’Associazione Città del Vino). Forse è per questo che a Lecce nei mesi scorsi, in collaborazione con Ryanair, è stata realizzata la campagna di promozione turistica Lecce Capitale dei week-end, diffusa in Italia, Spagna e Germania per attrarre turisti nel Salento nel periodo marzo-aprile offrendo un milione di posti a 9,99 euro. Con una spesa di 262mila euro (195 dei quali a carico degli enti locali, il resto di Ryanair) si è prodotta una spesa “turistica” di circa un milione 600mila euro, di cui hanno beneficiato in particolar modo hotel, ristoranti e commercianti. A Lecce. Brindisi, come al solito, si accontenta di offrire l’aeroporto. Non investe nulla. E non raccoglie nulla.

SI DEVE TENER CONTO CHE UN AEREO RYANAIR GENERA PIL. A LECCE SE NE SONO ACCORTI ED HANNO INVESTITO 260 MILA EURO NELL’OPERAZIONE “LECCE CAPITALE DEI WEEK-END”. A BRINDISI RESTIAMO A GUARDARE. www.brindisireport.it

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COPERTINA IMPRESE AL BIVIO

EDILIZIA

Qualificazione e professionalità

PER USCIRE DALLA CRISI

È questa la formula idividuata dal presidente di Ance Brindisi, Massimo Campanelli, per superare il momento di difficoltà in cui versa anche il settore delle costruzioni

Q

ualificazione e professionalità: questa la formula individuata dal Presidente di ANCE Brindisi, Massimo Campanelli, per superare il momento di difficoltà in cui versa anche il settore delle costruzioni, da sempre considerato volano dell’intera economia. «Di fronte a questo stato di cose - che dura ormai da anni e che, sfortunatamente, tutti stiamo vivendo - il nostro intento è quello di reagire in maniera propositiva individuando soluzioni reali. È arrivato il tempo di risollevarci, partendo proprio dai pochi segnali che giungono dall’attuale fase congiunturale. Purtroppo la crisi - durissima per il settore delle costruzioni - non accenna ad allentare la presa e, anche per il 2012, non si prevedono miglioramenti. Proprio per questo riteniamo fondamentale che le nostre imprese diventino più competitive e che, insieme ai professionisti e ai tecnici che operano nel comparto, raggiungano una sempre maggiore qualificazione in termini di conoscenze e di professionalità. Siamo convinti, e non perdiamo occasione per ribadirlo, che sia quanto mai opportuno promuovere e diffondere una nuova mentalità del costruire, anche in considerazione delle normative, nazionali ed europee, che richiedono un utilizzo più consapevole delle risorse nel rispetto delle regole della sostenibilità ambientale per migliorare la qualità della vita». Ance Brindisi ha promosso iniziative di alta formazione come il progetto SFIDE, avviato dalla Scuola Edile di

Brindisi, e il corso in materia di pianificazione e sostenibilità organizzato dalla locale sezione dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura (INBAR). «Il sostegno di ANCE Brindisi a questi progetti non risponde solo a una semplice esigenza formativa. È auspicabile che da queste esperienze possano nascere idee e contributi per lo sviluppo delle nostre città nel senso da noi auspicato. Intendo dire favorire la modernizzazione delle città attraverso un piano di riqualificazione urbana che si traduca nel recupero e nella valorizzazione del patrimonio edilizio esistente». Campanelli punta il dito contro le banche e le PA: «Il nostro settore è costretto a fare i conti anche con la stretta operata dagli istituti bancari, che comporta una seria difficoltà di accesso al credito. Inoltre, quasi la totalità delle imprese di costruzioni che operano nel settore dei lavori pubblici subisce ritardi di pagamento da parte della pubblica amministrazione dovuti al Patto di stabilità interno. Vorrei ricordare che negli ultimi anni si è registrato un progressivo allungamento dei tempi di pagamento dei lavori (già eseguiti!) e le punte di ritardo alla fine del 2011 hanno perfino sfiorato i 24 mesi». Una delle soluzioni che si potrebbe proporre è quella della piena attuazione dell’istituto della compensazione: «Perché non stabilire, alla stregua delle norme civilistiche, che i debiti del contribuente nei riguardi del fisco siano compensabili con i suoi crediti verso la pubblica amministrazione?».

«DOBBIAMO FRONTEGGIARE LA CRISI E NELLO STESSO TEMPO LOTTARE CONTRO LE BANCHE CHE NON CI FANNO CREDITO E LE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI CHE PAGANO IN RITARDO»

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COPERTINA INVESTIMENTI

ENTI PUBBLICI

Efficientamento energetico

3 MILIONI PER LE SCUOLE I fondi derivano dall’Area Vasta brindisina. La soddisfazione dell’assessore Maurizio Bruno: «Siamo l’unica provincia pugliese ad aver ottenuto il finanziamento per gli istituti superiori».

A

mmonta a quasi tre milioni di euro lo stanziamento da parte dell’Area Vasta Brindisina per la riqualificazione energetica di alcuni istituti scolastici di competenza dell’Amministrazione provinciale. Lo annuncia l’assessore provinciale ai Lavori Pubblici Maurizio Bruno ad esito dell’incontro svoltosi questa mattina a Bari, presso la Fiera del Levante, con il presidente della regione Nichi Vendola e il vice presidente e assessore regionale allo Sviluppo economico Loredana Capone. “La Provincia di Brindisi - ha dichiarato l’assessore Bruno - è al momento l’unica provincia della regione Puglia ad aver ottenuto finanziamento per l’efficientamento energetico degli istituti superiori. Abbiamo puntato proprio su questo settore nella consapevolezza che il miglioramento della sostenibilità ambientale e delle prestazioni energetiche di una parte del nostro patrimonio edilizio rappresenta un punto importante della nostra azione amministrativa”. L’importo dell’intervento per il Liceo Pepe di Ostuni ammonta a 1.444.671 euro e per l’ITC di Francavilla Fontana Fontana a 1.455.328 euro per un totale di quasi tre milioni di euro. “Attraverso questi finanziamenti - continua Bruno - si produrrà un complessivo miglioramento dei due istituti scolastici attraverso la riqualificazione e l’efficientamento energetico degli stessi. Ciò vuol dire che saranno utilizzati fonti rinnovabili per l’approvvigionamento energe-

tico con un risparmio sui consumi, verrà realizzato un sistema di monitoraggio dei consumi energetici, si procederà all’isolamento termico degli edifici e saranno utilizzati materiali eco sostenibili. Il tutto al fine di evitare la dispersione di calore e di energia che rappresenta uno dei problemi più importanti da risolvere”. Il progetto dovrà essere coerente con gli obiettivi della misura P.O. Fesr 2007-2013 e con le Linee Guida per il Finanziamento degli Interventi di miglioramento della sostenibilità ambientale e delle prestazioni energetiche del patrimonio edilizio della Regione Puglia. “In base alle direttive del disciplinare sottoscritto in Regione – conclude Bruno – la Provincia ha 150 giorni di tempo per far partire gli appalti e altri 130 giorni per l’avvio delle attività. In questo modo viene garantita una celerità degli interventi così da assicurare in breve tempo un servizio utile per tutta la comunità del territorio provinciale”.

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TB PER ALENIAAERMACCHI

L’unione fa la forza Dal primo gennaio scorso è operativa la fusione tra Alenia Aeronautica e le sue società controllate Alenia Aermacchi e Alenia Sia. «Così», dice l’Ad Giuseppe Giordo, «abbiamo creato uno straordinario patrimonio di conoscenze, tecnologie e prodotti».

È

nata AleniaAermacchi: un nuovo logo e un nuovo nome che racchiudono tutta la tradizione e l’esperienza dell’industria aeronautica italiana. Dall’1 gennaio 2012 la nuova AleniaAermacchi, una società Finmeccanica, ha preso il volo per attraversare i cieli di tutto il mondo, rendendo così operativa la fusione tra Alenia Aeronautica e le sue società controllate Alenia Aermacchi e Alenia SIA. La nuova azienda ha un nuovo logo “AleniaAermacchi”, che rappresenta la sintesi di un secolo di storia, di tradizione, di esperienza e di successi dell’industria aeronautica del nostro Paese. Giuseppe Giordo (nella foto a destra), Amministratore delegato della nuova AleniaAermacchi e responsabile del Settore Aeronautico di Finmeccanica, ha così commentato: “Attraverso questa fusione, viene messo a fattor comune uno straordinario patrimonio di conoscenze, di tecnologie, di prodotti, con l’obiettivo di far sì che l’industria aeronautica italiana possa continuare, anche nei prossimi anni, a recitare un ruolo di primo piano all’interno di un mercato sempre più globale”. La nuova azienda avrà caratteristiche importanti. Venegono Superiore (Varese), storico quartier generale di Aermacchi, ospiterà la sede legale, affiancata da due sedi operative, Pomigliano d’Arco (Napoli) per il settore civile e Torino Caselle per i velivoli da Difesa e addestramento Militare. Le sedi operative saranno il baricentro delle attività industriali realizzate da sei diversi Centri Integrati di Produzione (sistemi di addestramento, velivoli da difesa, velivoli da trasporto

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militare, velivoli civili, materiali compositi, strutture metalliche), distribuiti su nove siti dislocati sull’intero territorio nazionale, per un organico complessivo di circa 12mila addetti. L’integrazione fra Alenia Aeronautica e Alenia Aermacchi consentirà di implementare le sinergie industriali, realizzando rilevanti economie di scala, sia sotto il profilo dei processi sia per quanto riguarda i prodotti, attraverso il rafforzamento dell’ingegneria, la ridefinizione dei sistemi di produzione e della relativa catena di fornitura, nell’ottica della specializzazione di ciascun sito per tecnologia/prodotto. AleniaAermacchi è la maggiore industria aeronautica italiana, attiva nella progettazione, sviluppo, produzione, manutenzione e revisione di velivoli civili e militari, di addestratori, di velivoli non pilotati e di aerostrutture. Cento anni di storia industriale, nel corso dei quali nell’azienda sono confluiti prestigiosi marchi nazionali come IMAM, Romeo, Fiat, Aerfer e Aeritalia, in un percorso di crescita e di affermazione su scala mondiale frutto dell’esperienza maturata con la progettazione e la realizzazione, ad oggi, di oltre 12mila aeroplani. Nella sua lunga storia industriale ha realizzato più di 7.000 velivoli, inclusi 2.000 addestratori venduti a più di 40 nazioni e ha progettato e sviluppato sistemi e sottosistemi elettronici e relativo software, sia per l’installazione a bordo che per il suo supporto progettuale e operativo. www.aleniaaermacchi.it


COPERTINA CONSIGLIERE DI PARITA’

ENTI PUBBLICI

Un corso contro gli

STEREOTIPI

È iniziato il 7 febbraio e si concluderà il 13 marzo. L’obiettivo è quello di stimolare la parità uomo-donna, soprattutto nei luoghi di lavoro. La partecipazione è gratuita

È

partito il 7 febbraio il corso di formazione sugli “Stereotipi di Genere”, ideato ed organizzato dall’Ufficio della Consigliera di Parità e dalla Commissione per le Pari Opportunità della Provincia di Brindisi. L’iniziativa è finalizzata a sensibilizzare la cittadinanza, e non solo gli addetti ai lavori, sulle tematiche della parità, individuando possibili interventi per il miglioramento della condizione della donna nel nostro territorio. «Abbiamo deciso di aprire la partecipazione a tutti in quanto tra gli argomenti che saranno trattati nelle lezioni ce ne sono alcuni che risultano molto interessanti non solo per quanti si occupano di queste cose per motivi di lavoro, ma per tutte le donne che ancora oggi si sentono discriminate, specie nel settore occupazionale», ha detto la Consigliera di Parità della Provincia di Brindisi, Alessandra Amoruso. Il percorso formativo di 18 ore, che ha avuto inizio il 7 febbraio e si struttura in sei appuntamenti pomeridiani (l’ultimo dei quali il 13 marzo), è aperto dunque a tutta la cittadinanza e la partecipazione è gratuita. Obiettivi specifici del progetto saranno quelli di: approfondire il tema della presenza femminile nella politica, nella cultura e nell’immaginario collettivo; avvicinare donne e uomini alla conoscenza del percorso tematico dei mestieri, degli studi, delle carriere e delle conquiste sociali, politiche, economiche della popolazione fem-

minile; promuovere la capacità di rilevare l’interdipendenza tra la propria identità e l’identità culturale del contesto sociale in cui viviamo; affrontare alcune delle cause che concorrono al mantenimento di discriminazioni legate al genere e che impediscono un’efficace attuazione delle politiche di genere; analizzare le rappresentazioni del maschile e del femminile che accompagnano fin dall’infanzia la costruzione dell’identità sessuale; aumentare la consapevolezza circa l’esigenza di introdurre nella comunicazione elementi legati al linguaggio di genere; analizzare la differenziazione/ uguaglianza genitoriale in termini di conciliazione vita-lavoro. Per la presidente della commissione Pari opportunità della Provincia di Brindisi, Marialuigia Salvatori, si tratta di una iniziativa molto importante, che contribuirà a tenere vivo nell’opinione pubblica un argomento purtroppo ancora attuale: «Per fortuna, grazie alle attività che abbiamo avviato negli ultimi due anni, la questione “parità” è tornata ad essere attuale. Ed ogni giorno registriamo conferme che le problematiche inerenti discriminazioni sociali e sui luoghi di lavoro non sono state eliminate. Fino a due anni fa di questi argomenti non si parlava più». Gli interessati al corso possono inviare una email di contatto ai seguenti indirizzi: marialuigia.salvatori@provincia.brindisi.it, consiglieradiparita@provincia.brindisi.it.

Alessandra Amoruso e Marialuigia Salvatori

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FOTO DI VITO MASSAGLI

HUNTER

JIMMIE LEE


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QUANDO LA FANTASIA SEMBRA REALTÁ

Satirycon

LO SCOOP DEL MESE

PD & C. I VERBALI SEGRETI Così i vertici della coalizione tramavano per decidere unitariamente almeno il colore dei capelli del candidato sindaco, o in alternativa del capocondomino.

E

cco alcuni estratti dei verbali delle ultime riunioni del tavolo di coalizione del centrosinistra brindisino, convocato per ben 357 volte nei giorni scorsi per tentare di stabilire in maniera unitaria almeno il colore dei capelli del candidato da proporre agli elettori, se non come sindaco, almeno come capo condomino. Il verbale è stato redatto da Giovanni Carbonella, che saltuariamente è intervenuto nel dibattito con divagazioni di alto profilo politico-istituzionale. Tarantino (segretario provinciale pentito del PD): «Compagni, Noicentristi, Vendoliani, Dipietristi, Fascisti, Moderati, siamo qui riuniti per prendere, una volta per tutte, una cazzo di decisione. Vi prego di pensare, almeno per una volta, al bene della coalizione e della città (risata fragorosa, ndr) piuttosto che al proprio culo». Giovanni Brigante: «Perché cos’hai da dire sul mio culo?» Carbonella: «Giovanni, non iniziare a criticare, era solo un modo di dire. A tal proposito vi racconterei una barzelletta...» Dopo 2 ore 15 minuti, Carbonella conclude la barzelletta ed il dibattito riprende. Enzo Ecclesie, NoiCentro: «Proponiamo di affidare la città a Massi-

mo Ferrarese, sempre sia lodato!, con una delega unica per Provincia e Comune». Giovanni Brigante: «E una fettina di culo no?» Altro delegato di NoiCentro: «Beh, se ci fosse non sarebbe male». Vendoliano non identificato: «Noi ribadiamo la necessità di una persona competente, giovane, di alto profilo morale, magari donna...» Carbonella: «Senti, se sei venuto qua per sparare cazzate sei capitato nel posto sbagliato. Qui si fa politica. E anche di un certo livello. A tal proposito vorrei raccontarvi come sono diventato deputato...» Dopo 45 minuti di storia di vita vissuta, il dibattito riprende. Senatore Tomaselli: «Scusate, ma a queste riunioni non si decide nulla». Salvatore Brigante: «Caro senatore, con l’esperienza in Parlamento ormai dovresti essere abituato a non decidere nulla». Luciano Loiacono: «Ragazzi, evitiamo le distrazioni. Avete letto l’ultimo sondaggio pubblicato da BrindisiReport? Dice che se riusciamo a trovare un candidato prima delle elezioni, abbiamo il 50% delle opportunità di vittoria». Vendoliano: «Beh, mi sembra una buona percentuale!» Damiano Mevoli: «Il problema è

fare in fretta. D’Attis sta già girando i mercati della città a caccia di voti». Loiacono: «Secondo me se quello va al mercato e lo riconoscono lo prendono a pomodori». Nicola Di Donna: «Beato lui, a me non mi danno più manco quelli». Carbonella: «Senti, caro Nicola, a parte il fatto che non ho capito cosa diavolo ci fai qua, pensi che prestiamo ascolto a cani e porci, come nel PDL?» Di Donna: «Veramente sono qua proprio perché nel PDL non mi prendono in considerazione». Carbonella: «Allora adesso ti racconto una barzelletta sul PDL». Antonio Giunta (IDV): «Scusate, ma perché non puntate su di me, mi appoggia anche il movimento Regione Salento?» Segretario PD: «Allora, noi abbiamo tre nomi: Consales, Grassi e Marino. Nessuno di questi ha la tessera del PD». Noi Centrista: «Allora sono ottimi tutti e tre». Giovanni Brigante: «Scusate, ma siccome nessuno dei tre ha il mio stesso nome e cognome, sono costretto a candidarmi anche io». BrindisiBeneComune: «Poiché le radiografie effettuate sui tre non sono risultate perfettamente lucide, noi andremo avanti con un nostro candidato». E fu così che anche questa volta, con un voto a maggioranza assoluta, nel centrosinistra fu raggiunta la decisione unitaria di dividersi. www.brindisireport.it

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Satirycon NOI GIOVANI ECCO IL NUOVO POLITICHESE «Per l’ennesima volta sono ragguardevole di essere il responsabile del movimento giovanile di “Noi Centro”», ha scritto un rappresentante dei boy-scout di Ferrarese. Quest’ultimo, letto il comunicato, ha imposto nuove regole ai suoi: «Terza media obbligatoria e corso d’inglese. Per costruire l’Italia di domani. Ed evitare figure di merda oggi!» «Per l’ennesima volta sono ragguardevole di essere il responsabile del movimento giovanile di “Noi Centro”, a farmi essere ancora più convinto di tale affermazione sono stati gli innumerevoli ragazzi che hanno partecipato alla festa degli auguri, organizzata da me assieme ai nostri molteplici componenti. In questa occasione, svoltasi il 23/12 alle ore 18:00, son stati presenti Giuseppe Salonna (responsabile provinciale Noi Centro), il Presidente Massimo Ferrarese, che ha dato il via agli auguri, e Gianni Capuano (resp. cittadino Udc)». Quello che avete appena letto è l’incipit di un indimenticabile comunicato stampa giunto nelle redazioni dei giornali nelle scorse settimane. A fronte di cotanta scienza, il nostro amico Oreste Pinto ha subito avviato un dibattito su Facebook, attirando l’attenzione di filosofi, sociologi ed esperti locali di semiotica, che

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hanno esaminato attentamente anche il secondo capoverso del comunicato, quello in cui, giustamente, si fa riferimento alla qualità: «In tal modo, assieme anche all’UDC, possiamo ammettere con un pizzico di orgoglio e ambizione di essere il movimento giovanile numero uno nella città degli imperiali non solo da un punto di vista quantitativo, ma soprattutto qualitativo. Viene confermata, con tali dati, quanto sia propenso il nostro presidente e il nostro partito a voler investire sui giovani... Oggi più che mai è giunto il momento che Noi giovani scendiamo in campo occupandoci della nostra città e del nostro territorio». Purtroppo il comunicato si chiudeva con una preoccupante minaccia: «È iniziato anche qui a Francavilla un nuovo difficile cammino fatto di tappe significative che ci vedranno protagonisti del nuovo Rinnovamento politico-ge-

Per l’ennesima volta sono raggu ardevole di essere giovanile di “Noi il responsabile Centro”, a farmi del movimento sono stati gli essere ancora innumerevoli più convinto ragazzi che hanno di tale afferm organizzata da azione partecipato alla me assieme ai festa degli augur nostri molteplici i, componenti. In questa occas ione, svoltasi il 23/12 alle ore Salonna (respo 18:00 son stati nsabile provi presenti Giuse nciale Noi Centr ha dato il via ppe o), il Presidente agli auguri e Gianni Capuano Massimo Ferra rese che (responsabile In tal modo assiem cittadino U.D.C e anche all’U .). DC possiamo ambizione di ammettere con essere il movi mento giovanile un pizzico di non solo da un orgoglio e numero uno nella punto di vista città degli imper quantitativo, ma soprattutto iali Viene confermata qualitativo. , con tali dati, quanto sia prope partito a voler investire sui giova nso il nostro presidente e il ni. nostro Voglio sottol ineare con che gioia e intere fare gli augur sse siamo stati prese i a tutti i nostri nti a quel mom amici, ma propr dell’amicizia ento per io in quella occas e della coesione ione all’insegna per questa nobil forza e dei camb e causa ci siamo iamenti che potre resi conto della mo portare con nostra trasparenza e Quindi anche determinazio in qualità di Parla ne. mentare Regio del’interesse nale dei Giova che si sta crean ni sono appag do attorno al punto di vista ato nostro mondo, declamatorio, esaltato in passa ma ora giung to solo da un ono i fatti.

nerazionale e culturale. Di certo Noi giovani UDC nonostante le avversità non ci tireremo indietro dagli obiettivi che ci siamo prefissati per il nuovo anno». Immediato il comunicato stampa dell’onorevole Vitali, che da anni ricopre - con risultati discutibili - l’incarico istituzionale di antiFerrarese: «È evidente che se il leader del movimento avesse la laurea, e non un semplice diploma di ragioniere, i suoi giovani parlerebbero molto meglio», ha scritto il deputato francavillese. Non sapendo che il suo avversario, dopo aver letto il comunicato diramato dai suoi, si era già messo le mani nei capelli (senza rovinarsi il ciuffo) ed aveva subito immaginato come TuttoBrindisi avrebbe potuto combinare gli autori del manoscritto. In effetti avevamo pensato di dedicare alla cosa la copertina, ma alla fine ci siamo lasciati convincere da Supermax, in cambio di 10 cd di Al Bano autografati dal cantante di Cellino. Però, per il bene del territorio, abbiamo strappato al presidente Ferrarese una promessa solenne: «Dal 2013 tutti gli iscritti a NoiCentro dovranno essere laureati, superare un esame speciale di Italiano ed iscriversi ad un corso di inglese. Solo così potremo costruire l’Italia di domani. Ed evitare figure di merda oggi».


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Satirycon: le fantainterviste

MAURO CI CREDE DAVVERO! Abbiamo provato in tutti i modi a farlo ragionare, ma lui è proprio convinto di poter fare il sindaco. Oddio, vedendo alcuni nomi apparsi da entrambe le parti potrebbe anche farlo. Ma l’ex delfino di Rollo e di Mennitti ora ha una grossa grana da risolvere: una foto osè su Google... D’Attis, noi siamo suoi amici, pensiamo pure che sia un ragazzo in gamba. Ma non le sembra troppo pensare di poter fare il sindaco di Brindisi? Perché, vede nomi molto migliori del mio in giro? Non ha tutti i torti. Però prima o poi dovremmo pure meritarci una svolta! E giusto-giusto ora che tocca a me? Mi sono pure laureato per farlo! A proposito, lei si è laureato mentre era vicesindaco. Ha per caso studiato mentre stava al Comune? In effetti è cosi: visto che non mi facevano fare nulla, ho cercato di non buttare via il tempo. E l’Area Vasta? Una minchiata buona solo per le interviste. Come sapete le televisioni devono pur riempire mezz’ora di telegiornale. In ogni caso nel PDL sono in molti a non volerla candidare. E sono in tanti a volersi candidare, ma solo a parole... Io ci credo davero, e Saccomanno e Vitali sono con me. Con tutta franchezza, sono proprio

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loro il problema. So anche questo, però fin quando comandano loro... Ma perché il PDL è così malridotto? Come volete che stia. Era già un casino con Berlusconi, figuriamoci adesso senza di lui. Abbiamo da farle una domanda molto intima e confidenziale... No, non sono stato invitato a nessun festino a casa di SIlvio! Tranquillo, sapevamo già che non era così importante da potersi meritare certi inviti. Piuttosto, su Google, inserendo il suo nome, escono una serie di foto di personaggi strani, tra cui un tizio col pisello di fuori,

peraltro anche abbastanza piccolo. Cos’ha da dire? Non sono io, si tratta di un’attacco dei miei avversari, Ciullo o Maggi. Ma io purtroppo non ho gli addominali di quel tizio. E per fortuna neanche le sue misure. Pensavamo che avesse tendenze... No, ma sono aperto alle altre culture e vedute. Aperto fino a che ora? Dipende. È favorevole alla manipolazione genetica? No, certe cose fanno diventare ciechi. E al controllo delle nascite? Si, è sempre meglio che ci sia qualcuno quando un bambino nasce. Non possiamo lasciarli soli, metta che succede qualcosa!? Qual è il segreto della vita? E se ve lo svelo, che segreto è? Dicono che insieme ad Haralambides abbia attraversato le acque del porto. Come avete fatto? Avevamo mangiato 3 ore prima. Prima di 3 ore non ci si può immergere. Cos’è per lei il trascendentale? La domanda è mal posta: forse voleva chiedermi che ore sono. Ci sembra pronto per fare il sindaco. La prego, lo dica in giro, perchè nessuno mi crede. Con la preziosa collaborazione di: Quelo


“

Sono contrario alla manipolazione genetica. Lo sanno tutti che certe cose fanno diventare ciechi!

“

So che propormi sindaco può sembrare troppo, ma non vedo personaggi molto migliori di me www.brindisireport.it

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Satirycon: Sognando Altan NEL CENTROSINISTRA C’ERA INFLAZIONE DI ASPIRANTI CANDIDATI SINDACI: CARBONELLA, MARINO, CONSALES, ERRICO, FUSCO, ROSSI, GRASSI, BRIGANTE...

ORA ANCHE IL PDL VUOLE FARE LE PRIMARIE...

COME AL SOLITO SONO GLI ELETTORI CHE SCARSEGGIANO

...NEI GIORNI PARI. NEI GIORNI DISPARI VORREBBE CHE NON SI VOTASSE

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TUTTO QUANTO FA CULTURA E LIFESTYLE

Coolture

TEATRO I LIBRI I SPETTACOLI I ARTE I MUSICA I MODA I MOTORI I TAVOLA I SPORT I SHOPPING

16/17 Febbraio NUOVO TEATRO VERDI

L’AVARO

di Molière, con Arturo Cirillo, Michelangelo Dalisi, Monica Piseddu, Luciano Saltarelli Figura di spicco della nuova scena teatrale italiana, Arturo Cirillo carica di humour nero il grande classico di Molière restituendo al pubblico un Arpagone arcigno e avido, chiuso in una tragica maschera all’interno di una pièce ironica e graffiante. Cirillo firma un Avaro sorprendente, perché, come ha scritto Nicola Viesti su Hystrio, «sembra che faccia di Arpagone una specie di fratello dello Jago visto nel suo precedente Otello. Quasi un emblema di qualcosa di assoluto - forse del male - di cui ignoriamo l’origine e di cui non riusciamo a comprendere il fine». www.brindisireport.it

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COOLTURE

Brindisi come Atlantide una città scomparsa Da questo mese Marcantonio Gallo mette a confronto due dei quindici autori dei racconti del libro Via Maestra, che parlano della nostra città e della brindisinità.

L

amentarsi di Brindisi è cosa facile: la città offre spunti continui a cui non sempre è facile sottrarsi. Ho constatato che spesso e volentieri si indugia in maniera non positiva su ciò che avviene - o non avviene - in città. Sono sempre stato dell’idea che la critica, quando è costruttiva, serva a smuovere gli animi: guardare alle cose da punti di vista inusuali e differenti dai nostri aiuta a sviluppare un occhio critico verso quello che si fa, si dice o si scrive, e impedisce di prendersi troppo sul serio. Ascolto spesso osservazioni molto interessanti su Brindisi e su chi tenta di occuparsene, ma troppe volte analisi acute e pungenti perdono di credibilità perché mi accorgo che, al di là delle considerazioni - molto spesso negative - non ci saranno azioni conseguenti a dare un senso e un significato reale a quello che rimarrà un puro esercizio verbale. Parlare senza poi saper agire non serve a niente e a nessuno. Fare critica non è un compito che ci si può ritagliare se non si è capaci di rimboccarsi le maniche e fare realmente qualcosa. Parecchi amici riescono a fare approfondite analisi sulla realtà brindisina eppure non sanno andare oltre le proprie parole. Si indignano, avviliscono e infervorano avvalorando questa o quella tesi; ragionano

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su complotti politici, economici e sociali di cui è vittima Brindisi; poi, proprio come la sonnacchiosa e pigra città a cui siamo tristemente abituati, se ne tornano pacatamente a casa, convinti di aver fatto il proprio dovere di cittadino lamentandosi. Quando sono tornato a Brindisi - mancavo dall’età di sette anni, quindi da sempre - ho cominciato a guardarla con gli occhi di un innamorato. Ne ero affascinato e con orgoglio e stupore la osservavo scoprendone le bellezze sconosciute che, appena girato un angolo, mi sorprendevano all’improvviso. E ogni volta mi stupivo nel constatare l’indifferenza con la quale altri passanti attraversavano la città, guardandola distrattamente come si guarda una vecchia signora che ha perduto l’arte di ammaliare. Così me ne andavo indisturbato per le vie di Brindisi ascoltandone i sussurri e spiandone i lenti movimenti, imbattendomi nelle storie invisibili di cui è ricchissima. Ho cominciato ad aspettarle con pazienza agli angoli più insignificanti e bui e ogni volta dal silenzio prendevano corpo le parole che mano a mano ne componevano i ricordi. La città, apparentemente muta e assente, raccontava i suoi fatti, le vicende storiche, gli aneddoti, le memorie antiche e nuove di cui si compongono le città.


Ma le cartoline del passato raccontano sempre una città che non esiste. Brindisi è come Atlantide, la città scomparsa. La Via Appia, le Crociate, la Valigia delle Indie, Brindisi capitale d’Italia, il Monumento al Marinaio, le Spiagge sono gli innumerevoli capitoli di una città che se fosse un libro richiederebbe tempo per essere letto e racconterebbe anche gli anni di oblio, incuria e disamore che l’hanno caratterizzata. Spesso ha dovuto difendersi non da chi veniva da fuori ma proprio da chi la abitava, attuando le scelte dissennate che nel tempo l’hanno resa fragile, insicura e apatica. Brindisi soffre di depressione, è vero, ma vuole guarire anche se c’è chi ogni giorno ne decreta la morte civile, sociale, economica e creativa. Dopo i primi solitari mesi a spasso per la città ho cominciato ad incontrare persone che di Brindisi sono davvero innamorate. Cittadini che fanno la differenza e che si battono contro questa attitudine tipicamente brindisina che invece di soccorrere una città ferita le vorrebbe dare il colpo mortale. Eppure Brindisi è di natura generosa, sempre pronta all’accoglienza. Ma continua a voler dare di sè una immagine negativa, annoiata e insensibile. Io stesso col tempo non ho potuto fare a meno di sentirmi tradito, offeso e umiliato da questa bella e distratta signora che a volte non risponde ai richiami di chi la ama e di chi la vorrebbe al centro di rinnovati splendori. Con il tempo, e come in tutte le storie d’amore, alcuni aspetti della mia re-

lazione con Brindisi si sono logorati, e i malumori hanno preso il sopravvento sulla freschezza dei primi sguardi e dei primi approcci. Spesso litigo con la mia città. Eppure non so andarmene. Non sarebbe difficile farlo: ho abitato diverse città e quasi tutte le ho lasciate per disamore o perché ho cominciato a guardarle con distacco. Ma non lo so fare con Brindisi. Almeno finchè in città ci saranno altri con cui percorrere le sue vie maestre alla scoperta dei suoi antichi tesori. Un mese fa è stata pubblicata Via Maestra, antologia di autori brindisini curata da Clara Nubile e Michele Bombacigno. Edita dalla Hobos Edizioni di Vittorio Bruno Stamerra, mette insieme 15 racconti che hanno per protagonista proprio la città di Brindisi. Quindici storie (im)possibili che descrivono la città guardata da diverse angolazioni e con differenti spunti narrativi. Da questo mese, grazie all’entusiasmo di Fabio Mollica e Marcello Orlandini ai quali ho proposto l’iniziativa, le pagine di TuttoBrindisi accoglieranno un curioso vis à vis tra gli autori della suddetta antologia, preceduto da una introduzione che vuole semplicemente essere un omaggio alla storia di BRINDISI, affinché le sue memorie non vadano perdute. Gli autori di Via Maestra risponderanno a 10 domande-provocazioni sulla città, dando vita a un confronto benevolo ma anche critico su Brindisi e la brindisinità. Questo mese l’incontro/scontro è tra Stefano La Monica e Mimmo Tardio, autori di “Il duce e lo stregone” e “Filia Solis”.

FARE CRITICA NON È UN COMPITO CHE CI SI PUÒ RITAGLIARE SE NON SI È CAPACI DI RIMBOCCARSI LE MANICHE E FARE REALMENTE QUALCOSA

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LE VIE MAESTRE Tardio/La Monica

Il professore e l’ex giocatore di basket, che oggi tra le altre cose si dedica alla scrittura, dialogano di Brindisi e Brindisinità. E parlano dei nostri vizi, dei pregi e dei difetti. Ricordando il vecchio Verdi, lo sbarco degli albanesi, il ribaltone di Antonino...

TRE AGGETTIVI PER DEFINIRE BRINDISI. MT: Paziente. Inclusiva. Luminosa. SLM: Bellissima città di mare; generosa con chi l’ha vigliaccamente amministrata sottraendo patrimoni ai brindisini; poco moderna. TRE “CARATTERISTICHE” BRINDISINE. MT: L’ indolenza; l’amore per i forestieri, un certo attendismo. SLM: I brindisini sono brave persone del sud che non fanno notizia; sono solari; e anche molto pazienti nei confronti di chi li guida e amministra (sperando che questa pazienza finisca presto). SI POSSONO RACCONTARE GLI UMORI DI UNA CITTÀ ATTRAVERSO LA LETTERATURA? MT: Ogni città ha delle caratteristiche che possono essere narrate con ogni forma d’arte, quindi anche con la forma letteraria. Una città spesso finisce per essere percepita e riconosciuta nell’immaginario collettivo per alcune sue qualità ricorrenti. Se si è attenti alle modalità ed alle facce, ai luoghi privati e a quelli sociali, a certi caratteri dominanti in una città, si finisce per capirne una parte della sua

essenza. SLM: Soltanto quando gli umori sono di rassegnazione e sfinimento per tutto ciò che in città non funziona come dovrebbe. LUOGO COMUNE DA SFATARE, IN POSITIVO E IN NEGATIVO. MT: Quello dell’indolenza atavica del brindisino: spesso è sana pazienza ed intelligenza dell’attesa. SLM: Che siamo pigri come tutte le popolazioni esposte troppo al sole. GIOCO DELLA TORRE: BUTTA GIÙ UN PERSONAGGIO DI BRINDISI DEL PASSATO O DEL PRESENTE E SCRIVI IL SUO BREVE BIGLIETTO DI ADDIO. MT: Giù chi decise di abbattere il vecchio Teatro Verdi. Biglietto: “Addio per sempre, muoio rovinosamente cadendo in basso, perché a me non furono avvezze le altezze del pensiero e della cultura”. SLM: Butto giù chiunque abbia avuto un ruolo importante nel campo del giornalismo e dell’informazione, e che abbia taciuto quello che la gente aveva il diritto di sapere. Biglietto: “Addio, Biancaneve…”

TARDIO: IL SINDACO CHE IN ME HA LASCIATO PIÙ IL SEGNO È MENNITTI. HA RIPORTATO RAPPRESENTATIVITÁ ED UN SEGNO AUTOREVOLE NELL’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA

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MIMMO TARDIO

Insegna Lettere all’istituto Morvillo. Ha pubblicato “Via roma, 94-La casa del Padre” e “Historietta” con Manni editore, “Strade maestre” con Liberetà, “Il bambino che era stato” con F&D. È tra gli autori di “Letteratura del Novecento in Puglia 1970-2008” edito da Progedit, ed ha scritto e portato in scena diversi monologhi narrativi e poetici.

PERCHÉ RESTARE E PERCHÉ ANDARE. MT: Restare perché è un dovere provare a farla crescere. Andare solo per libera scelta, per poi ovviamente tornare, perché si torna sempre… SLM: Credo che negli ultimi anni restare a Brindisi o lasciarla siano stati più degli obblighi che delle scelte. RIPASSO DI STORIA: UN FATTO STORICO ACCADUTO IN CITTÀ NEL CORSO DEL TEMPO. MT: È una mattina di marzo del 1991, sbarcano nel porto di Brindisi migliaia di disperati in fuga dall’Albania. Lo Stato non vuole esserci, c’è invece il cuore di tutta la città, che per giorni sfama, accoglie ed accudisce almeno 20.000 persone. Una bella storia da continuare a raccontare. SLM: L’elezione di un Sindaco di destra con una maggioranza di poco superiore al 50%; un ribaltone nel bel mezzo della legislatura e una rielezione dello stesso Sindaco, stavolta con uno schieramento politico di sinistra, e una vittoria con il 72% dei consensi. Credo basti per far assomigliare una gran parte dell’elettorato a delle banderuole, se non a delle prostitute. IL SINDACO PIÙ IMPROBABILE E QUELLO CHE HA LASCIATO IL SEGNO. MT: Il Sindaco più improbabile sarei io, tanto mi riesce molto difficile immaginarmi in cordate clientelari, personalistiche e solo in apparenza fatte passare come rivenienti dalla politica. Ogni riferimento a cose, fatti e persone attuali non è per niente casuale. Il sindaco che in me ha lasciato di più il segno è Mimmo Mennitti. Ha riportato rappresentatività ed un segno autorevole nell’amministrazione della cosa pubblica ed ha provato ad usare la cultura con meno approssi-

STEFANO LA MONICA Nato a Roma nel 1969 e residente a Brindisi dal ‘76. Oggi usa la tastiera del computer con la stessa passione con cui maneggiava un pallone da pallacanestro. E poco altro…

mazione quale volano di crescita. SLM: Il Sindaco più improbabile sarà (purtroppo) sicuramente una donna. Lasciare il segno ha quasi sempre un’accezione positiva: non credo quindi ci sia stato un Sindaco che ne abbia lasciato alcuno. LA FORMULA MAGICA PER CAMBIARE BRINDISI, POSSIBILMENTE IN MEGLIO. MT: Se mai dovesse esistere, dovrebbe basarsi su un radicale cambiamento delle elitès politicoculturali e su un vero investimento sui giovani; riguardare la nascita di una coscienza più diffusa del bisogno di vincere la scommessa del futuro: già a partire dalle prossime elezioni. SLM: Cambiare la testa di qualche migliaio di brindisini; oppure buttarli giù dalla torre. Ma da una vera… PERCHÉ LEGGERE L’ANTOLOGIA VIA MAESTRA? MT: Perché racconta davvero con modalità, stili, punti di vista e ambientazioni diverse Brindisi; accomuna, giovani e meno giovani, nel desiderio/ sogno d’una città che ritrovi ancor più “la via del mare”, della cultura, sociale e non solo elitaria. Dovrebbe essere letta dai tanti che si apprestano a governare Brindisi, perché prima delle consuete promesse venisse l’amore per la propria terra, che si trova in questi 15 racconti. SLM: Perché dentro c’è la gioia di gente che non ha scritto per se stessa ma per una città; perché altrimenti l’editore non potrà nemmeno lontanamente pensare ad una “Via Maestra 2”. E si sa che la letteratura non dev’essere un lago ma un bell’impetuoso fiume. E la letteratura locale non deve restare uno stagnetto in secca. (a cura di Marcantonio Gallo)

LAMONICA: LASCIARE IL SEGNO HA QUASI SEMPRE UN’ACCEZIONE POSITIVA. NON CREDO CI SIA STATO A BRINDISI UN SINDACO CHE NE ABBIA LASCIATO ALCUNO.

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Osservare le stelle in un mattino di sole

Guido Giampietro ci conduce alla scoperta del Planetario dell’Istituto Nautico “Carnaro”, una delle migliori scuole secondarie della città. Da qui è possibile ammirare Sole, Luna, Venere, Saturno e Giove...

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l luminoso atrio assume dapprima l’aspetto di un’agorà ove passeggiano (in senso aristotelico) maestri e discepoli in un andirivieni caotico certamente dotato d’una logica che però mi sfugge. Un momento dopo - terminato l’intervallo - la “piazza” si svuota mostrando, al centro del pavimento segnato dalla rosa dei venti, una chiesuola gelosa custode d’una bussola compagna di rotte ardite. In alto, grandi semisfere-oblò rubano al cielo i tiepidi raggi d’un fine novembre. Questi particolari, anche in assenza d’indicazioni all’esterno dell’edificio, sarebbero sufficienti a etichettarlo come la scuola di chi ha scelto d’andare per mare (ma anche per aria). Si parla dell’I.T. Nautico “Carnaro” di Brindisi. È il professor Carmelo Pacifico a venirmi incontro per illustrarmi il funzionamento del Planetario didattico. Che non è quello d’antan degli anni Quaranta, quando il Nautico era ubicato nello storico Collegio Navale “Nicolò Tommaseo” che accolse i ragazzi orfani di un’Istria malamente barattata nonostante il grido di dolore del Vate. E che ospitò anche la “meglio gioventù” rappresentata dai cadetti dell’Accademia Navale di Livorno e dai cugini dell’Accademia Aeronautica di Nisida.

Il vecchio e più “semplice” Planetario - modello Galileo - è ora a riposo, ma forse non per molto perché, novella fenice, dovrebbe rinascere come “itinerante” per illustrare le meraviglie del cielo a un pubblico più vasto. Al suo posto, nel laboratorio di Astronomia “Nicola Valerio” (indimenticato insegnante e poi Preside del “Carnaro” dal 1946 al 1975), c’è il modello Aus Jena. Lo strumento - mi anticipa il professore mentre arranco dietro di lui su per una scalea che sembra una scorciatoia per giungere alle stelle - consiste in una sfera metallica cava, sulla cui superficie sono praticati 1098 fori di diverso diametro. Ogni foro ha la posizione corrispondente a quella di una stella e il diametro è proporzionato all’intensità luminosa apparente della stella stessa, ossia alla sua magnitudine. Le stelle riportate sono fino a magnitudine 4,75 corrispondente a quelle visibili a occhio nudo in una notte con buone condizioni meteorologiche e buona trasparenza dell’atmosfera. L’apparato consente la visualizzazione di Sole, Luna, Mercurio, Venere, Marte, Saturno, Giove e del punto primaverile (γ). Inoltre riproduce il fenomeno della precessione e la visualizzazione della Via Lattea.

IL PROFESSORE GUARDA AL CIELO E NARRA LE STORIE DI ORIONE E AL QAIDA, DELLE PIRAMIDI E DI CASSIOPEA. MENTRE SUONANO I PINK FLOYD ED ENNIO MORRICONE 50 TuttoBrindisi febbraio 2012


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Ancora qualche passo e mi ritrovo in un suggestivo ambiente a cupola (8 metri di diametro) al centro del quale torreggia lo strumento che, nella penombra, appare come un robot lunare. E scopro di non essere solo perché la sala (capienza 70 posti) è occupata da una chiassosa terza media di Salice Salentino. «Sfortunatamente - esordisce il prof mentre il chiacchiericcio degrada ad accettabile brusio - l’inquinamento atmosferico e la luce diffusa dell’illuminazione cittadina c’impediscono d’osservare il cielo in tutto il suo splendore. Ma anche in condizioni ideali esistono delle difficoltà poiché certi fenomeni avvengono in tempi molto lunghi e in luoghi molti distanti. È facile quindi comprendere quale importanza possa avere un Planetario che consente di riprodurre quasi tutti i fenomeni astronomici osservabili sia di giorno che di notte, a tutte le latitudini e, soprattutto, di poterli vedere accelerati nel tempo…». “Out of time, out of space” direbbe Edgar Allan Poe. E veramente fuori da ogni dimensione spazio-temporale ci si sente allorché il prof fa calare sui nostri nasi all’insù una stupenda notte stellata. Il silenzio ora è assoluto mentre la pennalaser disegna ghirigori tra le stelle. Ma la cosa più sorprendente è che il verbo del prof s’è adeguato al livello cognitivo dei ragazzi. Così, invece di atterrirli con discorsi sull’obliquità dell’Eclittica o la precessione degli equinozi, parla di costellazioni e di mitologia, ma anche di chicche che non credo trovino ospitalità nei testi scolastici. Chi poteva infatti immaginare che gli antichi Egizi utilizzassero due stelle del carro dell’Orsa Maggiore - Mizar e Alcor - per controllare la gradazione della vista di faraoni e dignitari di corte? O che septem triones (da cui settentrione) fossero i “sette tori da traino” con cui i Romani chiamavano le sette stelle dell’Orsa? O che il nome dell’ultima stella del carro - Alkaid, in arabo “stella del governo” - fosse stato preso in prestito da Osāma bin Lāden per coniare Al Qaida, il movimento terroristico da lui programmato per il “governo” del mondo? E mentre il professore Pacifico, mixando come un dj tra scienza e mitologia, parla di stelle, le musiche in sottofondo dei Pink Floyd ed Ennio Morricone appaiono il mezzo più adatto per raggiungerle. Mi piace anche pensare che il display

d’un telefonino che la ragazzina seduta davanti a me s’affretta a spegnere le abbia confidato parole che solo l’incanto d’una notte stellata - seppure artificiale - possono suggerire. Il professore, intanto, parla di Orione, descritto da Omero come un gigantesco cacciatore che in cielo, coi suoi cani, insegue la Lepre. Aggiunge che le tre piramidi di Giza, viste in pianta, formano un allineamento identico a quello delle tre stelle della cintura di Orione. Come dire che la disposizione delle piramidi non sarebbe casuale. Senza parlare che queste stelle, Alnilam (in arabo, cintura), Mintaka (fascia) e Almitak (filo di perle) erano quelle che i faraoni, grazie a un foro, traguardavano dalle loro tombe per assicurarsi, al risveglio, d’essere in vita… E che dire di Ariete e della sua stella Hamal (in arabo, testa d’ariete) che presenta un’assonanza con Hamas, l’acronimo dell’organizzazione propostasi per la distruzione d’Israele? O di Cassiopea, regina d’Etiopia, alla quale - per la sua vanità venne inflitta la punizione di girare eternamente attorno al polo trovandosi spesso, pur se assisa al trono, in una posizione poco dignitosa (sottosopra)? O di Cefeo suo sposo, le uniche due costellazioni circumpolari (visibili tutte le notti dell’anno) dedicate a un marito e una moglie? La conversazione del professore volge al termine. Le luci della sala si riaccendono e il vocio, a lungo represso, ritorna sui giusti toni giovanili. Chissà mi chiedo - se qualcuno di questi ragazzi verrà a frequentare il Nautico. C’è da augurarsi che però tutti trovino la propria stella polare, quella in grado d’indicare la rotta da seguire nella vita. Prima di lasciare l’Istituto ritengo doveroso ringraziare dell’ospitalità la preside, proferessa Clara Bianco. Noto che la porta dell’ufficio è aperta e tale rimane anche nel corso del nostro breve colloquio. Fuori i ragazzi vanno su e giù per il corridoio senza farvi caso. Qualcuno getta un’occhiata all’interno quasi per rassicurarsi che la preside sia sul ponte di comando, che tenga ben saldo il timone dell’Istituto. Un altro entra per rappresentare un problema d’interesse collettivo. Trasecolo! Sfilacci di memoria mi fanno rivedere la porta sempre chiusa della Presidenza del mio liceo e i larghi giri che si facevano per non passarvi vicino. Decisamente i tempi sono cambiati e, da quello che vedo intorno a me, sono cambiati in meglio.

NOTO CHE QUI LA PORTA DELLA PRESIDENZA È SEMPRE APERTA. RIPENSO A QUELLA DEL MIO LICEO. DECISAMENTE I TEMPI SONO CAMBIATI. IN MEGLIO

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entirsi partecipi del lavoro svolto sul campo da un equipe di archeologi ed assistere al ritrovamento di reperti e strutture murarie è una esperienza coinvolgente e formativa che genera una particolare sensazione di compiacimento. È questa la sensazione principale che si prova nel vedere riscoprire anche una minima parte della memoria storica della propria città, e non occorre essere esperti del campo per nutrire interesse nei confronti dei beni culturali. Lo dimostra l’interesse palesato dai tanti partecipanti alla presentazione della campagna di scavo che si è svolta all’interno del cortile della “Casa del Turista”, sul lungomare del porto interno di Brindisi, in concomitanza con i lavori di ristrutturazione dell’intero complesso intrapresi dall’amministrazione comunale di Brindisi. Le indagini archeologiche, avviate nel mese di luglio e concluse a dicembre 2011, sotto la direzione scientifica della dottoressa Assunta Cocchiaro, funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, sono state coordinate e dirette da Paola Palazzo con la collaborazione di Ilaria Barbaresi, Filippo Pisciotta, Adele Rinaldi e dall’architetto Stefania Pipitone. Già nel 1999 e nel periodo compreso fra l’8 marzo e il 24 maggio del 2000, nel cortile dell’edificio furono eseguiti saggi di scavo che riportarono alla luce strutture e reperti che documentano, attraverso la “sequenza stratigrafica”, una continuità di vita del sito che va dall’età romana all’età moderna. In particolare al di sotto dei livelli di fondazione dell’attuale fabbricato fu rinvenuta una struttura muraria absidata realizzata con blocchi in carparo, presumibilmente riconduci-

bile all’impianto della Chiesa di San Giovanni dei Greci, edificio di culto che si sviluppava tra l’attuale viale Regina Margherita e via Santa Chiara. La chiesa faceva parte del complesso alberghiero appartenuto all’ordine monastico cavalleresco di San Giovanni Gerosolimitano, costruito prima del 1320. «La campagna di scavo, di tipo estensivo, svolta nell’area centrale del cortile meridionale a partire dal mese di luglio del 2011» spiegano i testi dei pannelli descrittivi esposti nella Casa del Turista, «ha portato alla scoperta di ulteriori elementi strutturali riferibili ad una prima fase di frequentazione del sito, che si può collocare nella prima e media età imperiale (I-II sec. d.C.)». Questi ritrovamenti rendono plausibile l’ipotesi che qui vi fosse un edificio di tipo commerciale, probabilmente legato alle “attività portuali della città in età romana”, successivamente crollato. La distruzione delle strutture è provata da “strati di crollo con materiale edilizio, frammenti di tegole, coppi, intonaco di rivestimento e materiale ceramico”. Su quest’area, interrata, livellata e spianata, furono in seguito realizzate “strutture che reimpiegarono i muri più antichi”, in uno “spazio che originariamente doveva essere coperto con una tettoia retta da pali lignei, all’interno del quale è verosimile ipotizzare lo svolgimento di attività produttive legate alla lavorazione di metalli, come attesterebbero le diffuse tracce di zone combuste e la presenza di molte scorie di bronzo”. Un possibile incendio, “documentato da uno strato di bruciato potrebbe aver causato l’abbandono dell’area in età tardo antica (IV-VII sec. d.C)”. Una successiva

SCAVI E INDAGINI SI SONO SVOLTI NEL CORSO DEGLI ULTIMI DUE ANNI ED HANNO PORTATO ALLA LUCE L’ENNESIMO TESORO SOMMERSO.

frequentazione dell’area è risalente all’età medioevale, con strati e strutture che “documentano una continuità delle attività produttive”; infatti all’interno di un recinto “delimitato da murature di rozza fattura” è stata rinvenuta una vasca rettangolare utilizzata per lo spegnimento della calce, oltre alla sequenza di strati riferibili ad attività di scarico di terra e materiale ceramico. Di epoca tardomedievale (XIII-XIV sec.) sono, infine, le sette sepolture rinvenute sul lato occidentale dell’area di scavo all’interno di fosse terragne, relative a due diverse fasi di deposizione poste con un orientamento e disposizione regolare. Già durante i primi saggi di scavo eseguiti nel 2000 fu riportato alla luce un sepolcreto risalente al II-III sec. d.C. con circa quaranta deposizioni, in fossa e in tomba a cassa rettangolare in muratura, con pochi elementi di corredo funerario. I materiali recuperati durante queste indagini archeologiche sono davvero numerosi e interessanti: frammenti di ceramica fine da mensa ed anfore di produzione africana ed orientale “databile al V-VII secolo d.C.”, reperti ceramici di età medievale e tardo medievale “riconducibile ad un periodo compreso tra il XIII ed il XVI secolo”, oltre a numerose monete in bronzo. Tutti questi ritrovamenti sono stati trasferiti e depositati nel Museo Archeologico di Egnazia. Gli scavi hanno inoltre riportato alla luce le cosiddette “case minime”, tre edifici appena ristrutturati che dal giardino della Casa del Turista si affacciano su via Santa Chiara. Qui, secondo il progetto del settore Beni Monumentali del Comune, saranno alloggiate le funzioni di informazione e ristoro, con annessi locali igienico-sanitari, a servizio del parco archeologico.

IL PARCO ARCHEOLOGICO IN PIENO CENTRO

Nel giardino della Casa del Turista - racconta Giovanni Membola - sono state riportate alla luce tre “case minime” e numerosi reperti, che ora si trovano nel museo di Egnazia. www.brindisireport.it

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COOLTURE BEST RESTAURANT

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i questi tempi non è facile parlare di belle novità. L’Antica Osteria La Sciabica lo è. È la storia di un locale aperto anni fa, da una famiglia di imprenditori del settore aeronautco, in un immobile meraviglioso vista porto; un ristorante-pizzeria che ha conosciuto alterne fortune e che da due mesi è finalmente esploso. Ad innestare la marcia sono stati lo chef Ernesto Palma, che ha chiuso il suo Menhir per dedicarsi “anima e core” a questa nuova iniziativa, e Cosimo Alfarano, il titolare del wine-bar Susumaniello, che dice: «È nata prima la voglia di fare qualcosa insieme, per completarci professionalmente. Poi abbiamo trovato questo luogo incantevole e magico, e così è nato il nostro ristorante». Ernesto Palma, 57 anni, una vita da chef (ma anche la mente che ha pensato un altro locale di successo, il Ce Wuei nella galleria commerciale Le Colonne), ha trovato nella Sciabica nuovi stimoli, ed ha preferito pensare un menù tutto nuovo, portando con sè soltanto alcuni piatti del suo recente passato: «È una cucina ripensata e rivista, basata su quello che amo chiamare il cucinato, cioè le cotture di un tempo, le zuppe e le minestre, i brodetti a base di pesce». Tra le cose da provare, il crudo di mare con scampi, gamberoni rossi, allievi (siamo a livelli baresi, cioé altissimi); i laganari con l’astice o le pappardelle al baccalà, ma anche i troccoli cacio e pepe. E poi la pesca-

“È UNA CUCINA RIPENSATA E RIVISITATA, BASATA SU QUELLO CHE AMO DEFINIRE IL CUCINATO: ZUPPE, MINESTRE, BRODETTI. LE COTTURE DI UN TEMPO”

trice in guazzetto ed il calamaro con fegato di pescatrice. Un discorso a parte meritano le pizze: Lorenzo Lestingi (figlio del compianto Cosimo, titolare di una storica pizzeria del rione Casale) cura personalmente il lievito madre e fa lievitare la pasta 48 ore. Il risultato è strepitoso. Ma la Sciabica sarà qualcosa in più di un ristorante-pizzeria, e qui si vede la presenza di Alfarano, che anche al Susumaniello organizza serata interessanti. Il 22 gennaio è partita la rassegna “A cena col jazz Delizie musicali per il palato”, diretta da Fabio Rogoli: una serie di quattro incontri culinari in musica con artisti di fama internazionale (il primo dei quali con Fabrizio Bosso, tra i migliori trombettisti italiani). Ogni serata proporrà un menù diverso e la degustazione di quattro vini delle Tenute Rubino. La cena viene servita alle ore 21 e nel dopocena, nella stupenda terrazza panoramica, la grande musica. Questi i prossimi appuntamenti: il 19 febbraio l’incantevole voce di Paola Arnesano, vincitrice nel 2009 del Jazz Awards “Luca Flores” come migliore cantante jazz; il 4 marzo vedrà come ospite il prestigioso sassofono di Roberto Ottaviano; domenica 22 aprile la performance di Roberto Gatto, uno dei più importanti batteristi italiani, la cui biografia è inserita nella prestigiosa “Biographical Encyclopedia of Jazz”. La prenotazione per le cene/concerto, ovviamente, è obbligatoria. Antica Osteria La Sciabica via Thaon Di Revel, 29 Tel. 0831.562870, 3208257367 Chiuso il lunedì.

Dopo aver vissuto alterne fortune, con la nuova gestione Palma-Alfarano, il meraviglioso locale ha finalmente assunto un ruolo di primo piano nella ristorazione locale. www.brindisireport.it

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BAR MANHATTAN, corso Roma

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laudio Renna è stato forse il primo brindisino ad importare prodotti asiatici. Ma il suo bel negozio di vico Conserva non è un posto in cui si trovano solo oggetti d’arredamento per quanti amano questa tipologia di prodotti. È invece uno dei luoghi preferiti dalle donne brindisine, che qui hanno l’occasione di comprare oggetti stupendi a prezzi incredibili. E non parliamo solo di bigiotteria e oggettistica, ma anche di vestitini, cappelli, foulard e mille altre idee regalo. È un posto che anche gli uomini dovrebbero scoprire, soprattutto quelli che pensano che per far felici le proprie donne è necessario bruciare dei patrimoni: niente di più falso, perché qui bastano pochi euro per far sorridere compagne, mogli e figlie.

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i sono bar mordi e fuggi e bar da vivere. I primi sono quelli in cui consumare in fretta un caffé o una colazione: in piedi, due minuti e scappi via. I secondi sono quelli che ti invogliano a restare, a sederti al tavolino, a leggere il giornale sorseggiando un cappuccino o un thè. Lentamente. Perché il posto è bello, perché la gente che lo frequenta è interessante, o magari perché l’ambiente è particolare. Di posti così a Brindisi non ce ne sono tantissimi, ma ce ne sono, per fortuna. L’ultimo arrivato è il Manhattan, in corso Roma. Era già un bel bar e funzionava bene, ma da quando ha ampliato la sala interna è divenuto un luogo di ritrovo e non più solo il posto per un caffé (peraltro Illy, dunque ottimo). I segreti del successo? L’eleganza e la semplicità del locale, la qualità dei prodotti (il pasticciotto ricotta e pere è forse il simbolo del bar), il fatto che si sta bene a prescindere. Qualcuno vorrebbe veder migliorato, in velocità, il servizio ai tavoli. Ma forse è meglio così com’é: non vogliamo il solito bar del caffé in due minuti. Il centro di questa città ha bisogno di luoghi da vivere. Lentamente.

CLAUDIO RENNA, vico Conserva

Claudio Renna Vico Conserva, Brindisi

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PISCINA MARIMISTI. Tel. 0831.542444, 393.9311321, 393.9306390. Foto: Dino Matera

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La piscina per tutti La struttura comunale del rione Sant’Elia, gestita dal Consorzio Marimisti, ha migliorato la vivibilità del quartiere e riscuote un grande successo. Perché ha un’offerta interessante per tutte le fasce di età. E col coupon di TB potrete fare una prova gratuita in vasca!

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’è il corso per adulti e anziani che vogliono mantenersi in forma, e quello per le donne in gravidanza. Gli orari dedicati al “nuoto baby” per genitori e figlioletti, e quelli riservati a quanti vogliono praticare nuoto libero: la piscina Marimisti del rione Sant’Elia, gestita dall’omonimo consorzio, ha un’offerta per tutti i gusti e per tutte le età. «Ed in effetti questo è uno dei punti che stanno decretando il nostro successo», dice Roberto Aluzzi, capo dello staff degli istruttori. La vasta panoramica di offerte è stata completata proprio nei giorni scorsi con l’inserimento di lezioni individuali che possono essere effettuate con un personal trainer che oltre a seguire la persona nelle ore in piscina, può “accompagnarla” in un percorso completo per giungere alla forma perfetta. La localizzazione della struttura non sta dando problemi di sorta: la gente è contenta perché a Sant’Elia si arriva facilmente e non ci sono problemi di parcheggio. Gli ambienti sono pulitissimi e la temperatura dell’acqua e dell’aria è costantemente tenuta sotto controllo. «Gli stessi abitanti del quartiere ci vengono a fare visita anche solo per scambiare quattro chiacchiere e prendere un caffé nella saletta interna. Sono contenti della nostra presenza, perché rappresentiamo un centro di vitalità», spiega Aluzzi. Ed in effetti l’apertura della struttura sportiva ha rapppresentato un importante passo avanti per questo quartiere, un tempo conosciuto solo per essere uno dei meno vivibili della città. Alla Marimisti è possibile anche svolgere attività pre-agonistica: «Abbiamo già un folto gruppo di 25 bambini che fanno nuoto e acquagol, la pallanuoto dei più piccoli; poi c’è il gruppo degli esordienti; abbiamo una trentina di atleti under 20 che fanno nuovo e salvamento, ed infine il gruppone dei “master”, cioè gli adulti dai 24 anni in su, molti dei quali il prossimo 19 febbraio saranno impegnati nelle gare dei campionati regionali in programma a Monopoli». Per i lettori di TuttoBrindisi, l’opportunità di una prova gratuita in vasca: basterà presentarsi in piscina con il coupon che trovate nella seconda pagina di copertina, e potrete accedere ad una lezione di acqua-gym, nuoto con istruttore o nuoto libero. L’offerta è valida solo per maggiorenni. Approfittatene! www.brindisireport.it

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SPORT

Francesco Zonno con Samuel Stea. A sinistra Stefano e Claudio Spinelli in un momento di meditazione

Il Karate per gestire l’aggressività Le arti marziali possono sembrare violente, e invece servono proprio a tenere a bade certi istinti e insegnano a rispettare l’avversario. «Inoltre», dice il Maestro Francesco Zonno, «consentono di superare certe paure, migliorando la nostra vita».

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pesso si è portati a pensare che le arti marziali siano discipline che stimolano l’aggressività. Bene, non c’è niente di più sbagliato. Ce lo conferma il maestro Francesco Zonno, dell’associazione sportiva Metropolitan Karate Brindisi. «L’aggressività è una componenete fondamentale dell’uomo. È geneticamente una delle forze che ci consente la sopravvivenza e che ci accompagna per tutta la vita esprimendosi attraverso le forme più svariate. Nel karate essa si esprime nella forma più forte con il combattimento tra due avversari, ma gli atleti che praticano il karate, soprattutto gli agonisti, sanno fin da subito che devono imparare a controllare l’aggressività. Infatti se “toccano” avranno delle penalità. Nel karate, dunque, l’aggressività è contestualizzata con regole rigide e precise. Qual è il confine tra agonismo, aggressività e violenza? Negli sport da combattimento l’aggressività viene sfruttata e canalizzata come energia, come voglia di riuscire. Ma non ci può essere agonismo e confronto senza il rispetto delle regole della disciplina, e soprattutto senza il rispetto per l’atleta che ti sta davanti e del suo modo di combattere, cosa in antitesi con il concetto di violenza. Quest’ultima invece esprime il non rispetto delle persone o delle cose su cui ci si scaglia: è una forza distruttrice

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che nel momento in cui si sprigiona non ha nè regole nè limiti. È per questo che un suo allievo prima ha dichiarato che il karate lo ha aiutato a crescere da un punto di vista psicologico? Chi pratica questa disciplina ne viene contagiato. In qualche modo fa crescere non solo fisicamente e tecnicamente ma anche interiormente, o per meglio dire psicologicamente. Il karate infatti obbliga i suoi atleti a fronteggiare, e con il tempo a dominare, la paura del combattimento, del confronto con un avversario, e la paura del dolore fisico a cui si può andare incontro. Queste paure, se superate e interiorizzate, diventano delle abilità mentali che poi accompagnano la persona non solo nella pratica sportiva ma nella vita quotidiana. Qual è la migliore tra le arti marziali? Io pratico il karate da 35 anni, ma non dico che è la migliore disciplina. Ogni pratica ha una sua filosofia, o un “lato mentale”, molto profondo e romantico. Credo che sia fondamentale il rapporto che si instaura tra Maestro e allievi. Il consiglio che mi sento di dare a chi si avvicina alle arti marziali è di andare a vedere qualche allenamento e fiutare l’aria, o in termine tecnico scegliere il Dojo, cercando di percepire se si adatta al proprio stile e alle proprie aspettative.


Pioggia di medaglie per la Sottosopra

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l’appuntamento più prestigioso dell’intero meridione che apre la stagione agonistica del nuoto master. Il Trofeo “Santa Claus” rappresenta un evento importante in questa disciplina in vista dei campionati regionali in programma a febbraio. Nell’ampia piscina comunale di Modugno (Ba), gli atleti dell’ASD Sottosopra Brindisi hanno conquistato ben 39 medaglie ed un meritato terzo posto nella classifica generale di società. La squadra brindisina allenata da Alessio Tedesco e Livia Iannarelli, si è presentata con 32 iscritti ed ha tenuto testa sino alla fine al team barese della “Piscina

90”, che contava su ben 53 partecipanti, giunta al secondo posto. Il trofeo è stato meritatamente vinto dai 57 atleti della “Master Terra Jonica”. Per la Sottosopra 21 medaglie d’oro, 11 d’argento e 7 di bronzo, oltre ad un nuovo tempo record regionale stabilito da Luca Guadalupi sulla 100 m Stile Libero categoria M40. Si sono distinti conquistando due medaglie d’oro in entrambe le gare disputate all’ultimo trofeo Maria Martina, Lucia Matteo, Adriana Allegrini, Vito Febbraro, Virgilio Panarese e Andrea Vernaglione, due podi (oro + argento) anche per Elio Renna, Fabio Tagliamento, Cosimo Molfetta, Giovanni Membola, Luca Guadalupi, Flavio Guadalupi e Alessio Tedesco, un oro per Augusto Perugino e Donato Barletta, due argenti per Monica Priore, argento anche per Anna Pinto e Cristiano D’Errico, due medaglie di bronzo per Angela Tomasini e un bronzo per Alessandra Marcorio, Antonio Iaia, Alessandro Fischetto, Paolo Molfetta e Giovanni Trisolini.

L’Onu va a scuola È I stato un momento di riflessione, di gioia e d’allegria quello vissuto il 22 dicembre scorso, in occasione della giornata Mondiale del Bambino, dagli alunni delle VA e B del sesto circolo di Brindisi “Giovanni Calò ”, dai figli dei dipendenti delle Nazioni Unite, genitori e insegnanti. Chi ha avuto la fortuna di assistere allo spettacolo musicale tenuto presso la Sala conferenza dell’aeronautica militare, non potrà che confermare il forte coinvolgimento emotivo che ha avvolto tutti i presenti. L’esperienza entusiasmante d’interculturalità, legata al festeggiamento del Solstizio d’Inverno, ha permesso di condividere con i bambini l’emozione provata dagli stessi durante settimane di prove, di ascoltare le loro voci, i pensieri, la gioia di vivere, i loro scherzi e capricci, portando luce, calore e allegria nella giornata più buia dell’anno. Il coro, composto da adulti e bambini di nazionalità diverse, musicisti, solisti, direttore artistico e tecnici del suono, tutti indistintamente hanno dato dimostrazione che la collaborazione, il desiderio di condivisione, l’unione delle capacità, delle competenze e soprattutto di sensibilità producono sempre risultati eccellenti, con una commozione che ha fatto scender già le lacrime e riempito i cuori di bei pensieri e profonde riflessioni. Gli argomenti, tradotti in musica, hanno toccato i temi della guerra; bambini e adulti insieme, con gioia, hanno urlato “NO” a tutte le guerre del mondo riponendo le speranze in un nuovo anno senza timori né paure. I bambini hanno raccontato come vorrebbero il loro Mondo: con mille colori, mille mani, un mondo che possa regalare quella pace che non può più aspettare. Hanno espresso la gioia di vivere e d’essere umanità, di essere uniti e collaborare per un fine nobile. D’altronde e’ vero che i bambini sanno ciò che gli adulti hanno dimenticato e sono loro che possono insegnarci tanto e ricordarci che anche noi una volta riuscivamo meravigliarci e sorprenderci. Iole La Rosa

t was a time of meditation, enchantment and happiness the one enjoyed by the Fifth class students of the Brindisi Primary School “Giovanni Calò”, who, with their parents and teachers and with the UN staff members kids, celebrated the Universal Children’s Day on 22 December. Those who were lucky to participate in the musical performance held at the Italian Air Force Conference Room, turned into a big stage for the occasion, can’t but confirm the strong emotional involvement produced by this event. The exciting intercultural experience linked to the Winter Solstice celebration, made us feel the same emotion as our children felt in the weeks of rehearsal. We listened to their voices, thoughts and joy, to their jokes and whims while we say them bringing light, warmth and cheerfulness in the darkest day of the year. The choir, adults and children of several nationalities, musicians, vocalists, artistic director and sound technicians, all demonstrated that a collaborative attitude along with the desire to share skills, competencies and experiences, always produce excellent results able to generate such an intense emotional involvement which can make you cry and meditate at the same time. In the musical performance adults and children repudiated all wars placing their hopes on the New Year without doubts or fears. Children explained in music the world they would like; with thousand colours, thousand hands, a world that gives that peace for which the world can no longer wait. They expressed their joy for life and for belonging to mankind, for being together in collaborating for a higher goal. After all it is true that children know what adults have forgotten and they can teach us so much and remind us that we too once were able to marvel and be surprised. www.brindisireport.it

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Il mare d’inverno Foto di Emanuela Quaranta Vento e freddo spazzano l’Italia, a Brindisi non nevica (o almeno non è successo fino al 6 febbraio, giorno in cui siamo andati in stampa) ma il mare si gonfia e oltrepassa la diga. Ecco alcuni scatti della nostra Emanuela Quaranta, che tra una foto e l’altra ha incontrato Gianluca Guadalupi, un signore che fino a qualche anno fa, praticamente da solo, teneva pulita la spiaggia di Apani rientrante nella riserva di Torre Guaceto. Il suo amore per il mare lo ha portato a realizzare delle vere e proprie opere d’arte, che nascono utilizzando tutto ciò che il mare porta a terra. Le potete ammirare anche nella pagina Facebook: Gianluca Guadalupi-Creazioni Marine.

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MUSICA

Adriana al debutto

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i intitola “Da... a” il nuovo singolo prodotto dalla etichetta discografica indipendente VS Records, che segna il debutto discografico sul mercato nazionale e internazionale di due giovani artiste pugliesi: Adriana Sardano (19 anni, di Brindisi) e Sarah Perrucci (18 anni, di Manduria). Il progetto nasce

circa un anno fa dall’idea del produttore discografico Sabino Valerio che ha trovato un sound internazionale per due brani che la produzione ha voluto fossero specchio di entrambe le personalità delle cantanti. Nel progetto discografico Adriana Sardano e Sarah Perrucci non sono due artiste a confronto ma complementari. “Da... a” contiene due tracce: “È tempo di...”, cantata da Adriana, e “Il desiderio di sentirsi Libera”, interpretato da Sarah. I brani sono scaricabili sui maggiori portali di musica, primo fra tutti iTunes, ma è possibile acquistare il cd su Amazon. com. Alla fase di mastering ha collaborato Bob KATZ, ingegnere del suono della Digital Domain studios (Florida), tre volte vincitore del Grammy Awards.

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