TB Magazine Gennaio 2009

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Sommario pagina 10 Il mio Papa Giovanni Paolo II Vi proponiamo un capitolo del libro del fotoreporter brindisino Pier Paolo Cito: quello che commenta l’ultima foto del pontefice da vivo. L’ultima volta affacciato alla finestra di piazza San Pietro.

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pagina 20 IL POSTER DI TB

pagina 26 DOSSIER ENEL

Da staccare e appendere, questo mese: Chiesa, il folletto del Brindisi dei Barretta.

Tutto quello che i nostri politici non hanno (finora) mai chiesto a Mamma Enel. E che altri hanno ottenuto.

EDITORIALE

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Non restate a guardare!

Flavia Pennetta, Angelo e Teo Titi, Katiuscia Di Rocco, il Coro di San Leucio, Domenico Cuttaia, Teodoro Nigro.

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Un sondaggio per due. Curto da Casini. Claudio Melissano. Erry, Menny e Ferry: che palle ste dimissioni! Il sondaggio segreto di Forza Italia.

BRINDISI DEL MESE

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STRETTAMENTE RISERVATO

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SOLDI

SOS Equitalia: le aziende lanciano l’allarme. L’Agenzia ribatte: rispettiamo la legge.

SPAM/1

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SPAM/2

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VOCI DI POPOLO

IDEE

Proposta numero 4: rilanciare il centro.

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D&R

Giovanni Brigante

I VIAGGI DI TB

Istanbul: una città magica.

Direttore Responsabile: FABIO MOLLICA

tuttobrindisi

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n. 4 / gennaio 2009

www.tbmagazine.it Autorizzazione Trib. Brindisi: n. 4 del 13/10/1996 Distribuzione gratuita nei principali luoghi di lavoro e di ritrovo dall’1 di ogni mese

Grafica e Impaginazione: SALVATORE ANTONACI

Webmaster:

Le fantainterviste ai candidati sindaci: tocca a Mennitti. Che ancora sta pensando. Ma non sappiamo a chi e a cosa.

SuperMax scrive a TB

Lettere, sms, fax ed email: i lettori dicono la loro.

Redazione / Pubblicità

Prolungamento Viale Arno, sn 72100 Brindisi Tel/Fax 0831 550246 info@fabiomollica.com posta@tbmagazine.it

ANTONIO TEDESCO

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TIPOGRAFIA MARTANO, Lecce

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EDITORIALE

Non restate a guardare Tranquilli, Lng ancora non ci paga, ma sono certi silenzi ad incuriosirci Tutti contro il rigassificatore. E tutti zitti (tranne la Regione) nei confronti dellEnel e del carbone.

C

ome ampiamente previsto, la nostra intervista al direttore generale di Brindisi Lng Enrico Monteleone ha scatenato un bel po’ di reazioni. Qualcuno ci ha scritto (vedete la rubrica Voci di popolo a pagina 41), l’amico e collega Giorgio Sciarra (convinto ambientalista) ci ha chiesto di dare spazio a quanti, come lui, sono per il no al rigassificatore; qualcun altro, ovviamente nell’anonimato e lontano dalle nostre orecchie, ha sostenuto che siamo al soldo della Lng. Quanto a quest’ultima accusa, purtroppo la Lng non è ancora nostra sostenitrice e non so se mai lo diventerà. In ogni caso non ci vedrei nulla di scandaloso (ovviamente se l’eventuale contributo fosse “visibile” ai lettori con una inserzione pubblicitaria). Affermazioni del genere, purtroppo, sono tipiche di un certo ambientalismo (e non è certo quello degli Sciarra e di quei pochi che come lui firmano le loro opinioni). Mi riferisco a quegli ambientalisti che nello stesso momento in cui si mostrano fieri oppositori del rigassificatore e di eventuali iniziative finanziate dalla Brindisi Lng, non dicono nulla contro operazioni simili portate avanti per esempio dall’Enel: come se le centrali elettriche alimentate a carbone non inquinassero. È un po’ quanto accaduto negli ultimi cinque anni in questa città a livello istituzionale: tutti addosso alla Lng, tutti zitti con l’Enel che finanzia il basket e il teatro. Zitti al Comune. Zitti alla Provincia (salvo qualche parola di Errico sullo sponsor all’odiato Ferrarese). Ecco, io questa ostilità nei confronti di un impianto che non c’è (e che potrei

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integralisti) che ne pensate di questi strani silenzi? Chiudo l’argomento con un accenno alla foto di questa pagina: è il porto di Singapore. Decine e decine di navi che trasportano merci di ogni tipo, a tutte le ore del giorno e della notte. Eppure sulla terra ferma ci sono le palme, le spiaggie, le piscine, i turisti, i mega impianti alberghieri. Non è fantasia: è realtà, e la si può vedere e vivere. Possibile che solo a Brindisi certe cose non possano mai accadere?

sbagliare, ma non mi sembra così inquinante e pericoloso, almeno non più degli altri che abbiamo in città) e questo silenzio assordante nei confronti di altri

GIUBBE ROSSE «Siamo finiti sotto accusa in mezza Italia»

insediamenti industriali, lo trovo incomprensibile e molto, molto strano. Caro Giorgio, cari amici ambientalisti (parlo sempre a quelli intelligenti, non agli

«Ma parlare di Questione Morale è un po’ esagerato»

L

a copertina di questo mese è dedicata a Pier Paolo Cito, fotoreporter bridisino in forza alla Associated Press. Uno dei tanti che per poter fare il suo lavoro a certi ivelli è dovuto partire senza

«In fin dei conti è solo una stupida Questione di Soldi»


di Fabio Mollica biglietto di ritorno. Cito ha pubblicato un libro su Papa Giovanni Paolo, che si sta vendendo bene in tutte le librerie d’Italia (servizio a pagina 10). Lo abbiamo voluto in copertina perché l’obiettivo di questo giornale non è solo quello di denunciare, criticare e far sorridere, ma anche quello di mettere in vetrina le energie migliori che questa città riesce a produrre. Perché di energia a Brindisi non abbiamo solo quella dell’Enel. E qui, anzi a pagina 26, si apre un mondo su cui spero i nostri lettori vogliano dire qualcosa. Ed è proprio da un lettore ed amico che ci è giunto il suggerimento di mettere in risalto non solo il Brindisino dell’Anno, ma anche i Brindisini del Mese: uomini e donne che si mettono in evidenza per cose positive. Suggerimento accolto: i Brindisini del Mese li trovate a pagina 6. La rubrica Idee e Progetti è dedicata invece al rilancio del centro cittadino: un problema che l’amministrazione locale dovrebbe iniziare a prendere in considerazione seriamente, visto che ormai ha assunto proporzioni fin troppo importanti. Noi come al solito proponiamo qualche idea, nella speranza che qualche assessore illuminato la legga e la capisca. A proposito, sembra che l’assessore D’Attis stia valutando l’ipotesi di inserire nei progetti di Area Vasta le nostre idee sul recupero della costa e sulla riqualificazione del centro attraverso l’installazione di opere d’arte (pubblicate da TB a ottobre e novembre). Segno, questo, che quando su certe poltrone finiscono persone con la mente aperta, alcuni input possono essere recepiti. Invece a dicembre il Municipio di Brindisi, su altri fronti, si è trasformato in una barzelletta. Un giorno la Commissione toponomastica annuncia di voler dedicare una piazza della città agli Angeli del Sar. Il giorno dopo l’assessore al ramo rintuzza: «Eventuali decisioni di questo tipo saranno decise dall’assessorato». Come a dire: lasciatemi decidere almeno i nomi delle vie e delle piazze!

Ma il senso del ridicolo lo si è abbondantemente superato con l’ennesimo piano del traffico. Un giorno l’assessorato comunica che corso Umberto riapre alle auto. Il giorno dopo un consigliere comunale di maggioranza raccoglie cinquanta firme contro la riapertura. Il sindaco fa subito dietrofront e annuncia alle associazioni di categoria: corso Umberto resta così com’è, se ne riparla dopo le feste. Il 18 dicembre, in pieno caos natalizio, l’assessore Bruno fa partire uno stralcio del piano, quello che prevede l’inversione di marcia di alcune strade del centro: accontenta alcuni commercianti ridotti sul lastrico grazie alle decisioni pregresse, ma scatena un gran casino: poca informazione, zero parcheggi, tante multe, brindisini inviperiti. Complimenti!

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a questo mese TB non è più abbinato a Senzacolonne. Una decisione presa di comune accordo con il direttore del quotidiano, Gianmarco Di Napoli, per evitare che le linee editoriali dei due giornali potessero creare confusione. Siamo in campagna elettorale ed è giusto che i lettori possano scegliere in libertà e consapevolmente cosa leggere ed eventualmente con chi schierarsi. La nostra linea ormai la conoscete: siamo delusi da Mennitti e da Errico e speriamo che vengano sostituiti entrambi. Lo diciamo senza timori o paure di rivalsa da parte di chi detiene il potere in città e può decidere dove far finire la pubblicità istituzionale. Almeno in questo caso, rispettiamo la par condicio. La linea di Di Napoli è diversa: chiede a Mennitti di restare al suo posto. Siamo su fronti diversi. Ma credo che i lettori dovrebbero apprezzare la scelta (di TB e Senzacolonne) di schierarsi e dire apertamente come la pensano. È di quanti non si schierano mai e vanno sempre d’accordo con (tutti) i potenti, che bisogna diffidare. info@fabiomollica.com

COMPLICI DI QUESTO MESE BARBARA BRANCA a pag. 25 Questo mese si occupa di un argomento “tecnico”: come creare nuove imprese; i rischi e vantaggi del mettersi in proprio. Argomento delicato, in una città abituata a dire: «non c’è lavoro».

DARIO BRESOLIN a pag. 19 Un appello quasi disperato. Vero. Sentito. Ai giovani (gli stessi giovani ai quali si rivolge questo mese anche don Giuseppe). Un appello con le parole di papa Giovanni Paolo II (lo stesso di Cito...): «Non abbiate paura!».

EMILIO GRAZIUSO a pag. 30 Avvocato, rappresentante della Confconsumatori a Brindisi. Esamina gli argomenti che stanno più a cuore e spesso fanno più presa sulle tasche dei lettori. Questo mese: il boom dei pignoramenti immobiliari.

GIOVANNI ANTELMI a pag. 35 Come preannunciato sul numero di dicembre, questo mese Giovanni Antelmi ci porta in Turchia, alla scoperta di Istanbul. Un reportage che vi farà venire voglia di visitare questa incredibile città.

DON GIUSEPPE SATRIANO a pag. 29 Un altro grande contributo del vicario del vescovo, che questo mese ci parla dei giovani e parla ai giovani, come da sempre ama fare. E lo fa proponendo uno scritto che dovrebbe essere un “manifesto di vita”.

MARIO LIOCE a pag. 42 Un bel progetto dedicato agli immigrati e a chi ha bisogno di un aiuto: di questo ci parla Mario in questo numero. Di solidarietà, lotta di classe e razzismo.

ECIPA BRINDISI

Via Tor Pisana, 102 72100 BRINDISI Tel. 0831.511625 Sede formativa: Viale Belgio, 30 72100 BRINDISI Tel. 0831.575694

ECIPA Brindisi, nell’ambito del sistema CNA si occupa di progettazione e realizzazione di interventi formativi destinati alle imprese ed ai cittadini del territorio brindisino, presenta le novità che caratterizzeranno le proprie attività per il 2009. Ecipa propone oltre 40 percorsi formativi riconosciuti e autorizzati dalla Provincia di Brindisi per formare molteplici figure professionali immediatamente spendibili sul mercato del lavoro. Entro la metà di Febbraio saranno attivi i seguenti corsi: Segretaria d’azienda; Tecnico competente in acustica; Certificatore energetico; Progettista Cad 3D. I suddetti corsi verranno attivati al raggiungimento di un numero minimo di 12 iscritti. I disoccupati potranno richiedere informazioni per usufruire di un voucher formativo presso L’Assessorato alla Formazione e Lavoro della Provincia di Brindisi. Per info e costi: E.C.I.P.A. Brindisi riferimenti: Teodoro Piscopiello - Michela Forleo Tel. 0831.511625 - Fax. 0831.517047 piscopiello@cnabrindisi.com - forleo@cnabrindisi.com www.cnabrindisi.com/ecipa WWW.TBMAGAZINE.IT TB 5


PERSONE

Brindisini del Mese

FLAVIA PENNETTA A gennaio può entrare nelle top 10 del mondo. Mai nessuna italiana era arrivata così in alto nella storia del tennis.

Sempre Flavia, solo Flavia, ancora Flavia. Per la tennista brindisina il 2009 potrebbe aprirsi in maniera meravigliosa: se passerà il primo turno dell’Australian Open, a Melbourne dal 19 gennaio, entrerà nella classifica delle prime 10 tenniste al mondo. Un obiettivo mai raggiunto prima da altre italiane. Flavia si prepara e se la gode, non disdegnando qualche intervista importante. L’ultimo a dedicarle una intera pagina è stato il Corriere della Sera. A Gaia Riccardi la brindisina emigrata in Spagna ha dichiarato: «Il mio sacrificio più grande? Uscire da casa a 14 anni», e poi un grazie ai genitori: «Papà Oronzo, quando ho cominciato, diceva: chissà se Flavia arriva tra le prime 200... I miei sono stati bravi a non mettermi pressione, ma poi in campo ci vado io. La top 10 sarebbe una cosa grandiosa e soltanto mia». Una intervista in cui traspare tutta la semplicità e l’umanità di Flavia, specie nel passaggio in cui la giornalista mette in risalto il fatto che tra il volare in Canada per conquistare una storica qualificazione al Master ed essere presente al funerale di Federico Luzzi, il giovane tennista italiano morto di leucemia, Flavia non ha avuto dubbi: «Ero in treno, mi chiama un amico: Fla, sta morendo Fede... Che cazzo dici? sbotto. Ho pensato si fosse schiantato in macchina, ci stava tutta... Non ho dubitato un secondo e sono partita per Arezzo». Chiusura in grande. Come vorrebbe essere ricordata a fine carriera?: «Come la migliore tennista italiana di sempre. E come una bella persona. Mi piacerebbe che si dicesse: cavolo, però, questa Pennetta...».

DOMENICO CUTTAIA Uomo di Stato? Di più: superprefetto. Sempre presente. Attento ai problemi del territorio. E pure telegenico. È a Brindisi da pochissimo tempo, ma lo conoscono già tutti e tutti ne parlano bene. Il prefetto Domenico Cuttaia non ha perso tempo ed ha perfino tolto la scena ai soliti noti che ogni giorno ci tocca vedere in tv e sui giornali. Il rappresentante del governo è intervenuto su tutti i temi che scottano e che preoccupano: l’emergenza legalità ad Ostuni, il credito alle aziende, la sicurezza, l’allarme occupazione e molto altro ancora. Forse la prefettura brindisina non è mai stata tanto frequentata da autorità e stampa come lo è stata nelle ultime settimane. Un attivismo e un protagonismo che fanno bene, soprattutto se (come accaduto) qualche risultato arriva. Sì perché di “conferenze di servizi”, “tavoli delle trattative”, “supervertici” e altre stupidaggini simili nel corso degli anni ne abbiamo viste e sentite fin troppe. Ma di fatti, beh, quelli ancora li aspettiamo. E allora ben venga il SuperPrefetto.

TEODORO NIGRO Nuova caserma. Vecchi problemi. Il comandante si gode la nuova caserma: finalmente una sede decorosa per i vigili urbani, impegnati a dicembre in un duro lavoro per far fronte alla Notte Bianca, al consueto caos delle feste, e ai cambiamenti imposti dalla nuova viabilità voluta dall’assessore al Traffico. 6 TB GENNAIO 2009

ANGELO E TEO TITI L’Agenzia marittima ha festeggiato i suoi 160 anni di storia. Con un omaggio alla cultura marinara e cittadina.

Dal 1848 al 1948. Dal nonno Teodoro, al figlio Angelo (a destra nella foto) al nipote Teo. E chissà, tra un po’ di anni, al pronipote Angelo. L’agenzia marittima Titi Shipping ha festeggiato alla fine dello scorso anno i suoi primi 160 anni di attività, e lo ha fatto, come d’uso in famiglia, dando un contributo alla cultura locale. Nel corso di una bella cerimonia che si è svolta presso la sala convegni dell’Autorità portuale, infatti, è stato presentato il volume trascrizione del giornale di bordo della goletta L’Angioletto, che risale al 1858, anno in cui Teodoro acquistò l’imbarcazione a vela che avrebbe poi utilizzato per trasportare olio, vino e granaglie verso i maggiori porti italiani e mediterranei. Il giornale di bordo è un manoscritto ritrovato in cassaforte, che riporta tutto quanto accadeva sull’Angioletto: dalla composizione degli equipaggi alle condizioni meteo, dalle forniture alle procedure di scarico. La pubblicazione è stata curata dalla giovane direttrice della biblioteca arcivescovile De Leo, Katiuscia Di Rocco, che durante la serata ha presentato il libro ed ha narrato la storia della famiglia Titi riuscendo a tenere sempre alta l’attenzione del pubblico presente in sala.

CORO SAN LEUCIO I migliori al concorso europeo di Bari

Il coro Polifonico Arcivescovile “San Leucio” di Brindisi si è aggiudicato il primo posto assoluto nella seconda edizione del Concorso Europeo “San Nicola giovani”, svoltosi a Bari, conquistandosi il diritto e l’onore di cantare nella Basilica di San Nicola a Bari il 15 dicembre scorso. Una affermazione prestigiosa che va ad aggiungersi alle altre del passato.


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PERSONE

Strettamente riservato

voci, rumors, dicerie

UN SONDAGGIO PER DUE Migliaia di voti sul sito internet di TB a sostegno delle nostre candidature. Hanno vinto D’Attis e Ciullo. Perché...

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Massimo Ciullo. In alto: Mauro D’Attis.

sondaggi presenti sul nostro sito internet (www.tbmagazine.it) sono e vogliono rimanere un gioco. Ma in tanti li prendono sul serio. Quello del mese di novembre, sul rigassificatore, aveva attirato l’attenzione di Telenorba ed ha scatenato la morbosità di qualche ambientalista. Quello di dicembre, sui nostri candidati sindaco, ha incuriosito Telerama e fatto scattare una battaglia all’ultimo click tra i sostenitori di Mauro D’Attis e di Massimo Ciullo. I due, forse nella speranza che Mennitti si faccia da parte, hanno pensato di sfruttare il nostro sondaggio per mettersi in vetrina, usando le nuove tecnologie: Sms agli amici, email agli indirizzi in rubrica e appelli su social network come Facebook (dove D’Attis ha invitato gli iscritti al gruppo del sindaco di Lecce Paolo Perrone a sostenerlo su TbMagazine) hanno così scatenato una tempesta di voti. Risultato finale: D’Attis 7196 voti, Ciullo 5678, Massimo Guastella, primo dei non politici, ha rastrellato 891 preferenze. I voti sono arrivati da tutta Italia e perfino dall’estero. Questa volta, al contrario di quanto accaduto col sondaggio sul rigassificatore, i voti non giungevano da pochissimi indirizzi IP, ma da una infinità di computer sparsi in ogni dove. Ecco perché non abbiamo bloccato il sondaggio. Certo, come ha rilevato un lettore, Gianluca Parente, «ci vorrebbe un po’ più di lealtà, perché se un candidato prende 3000 voti in mezz’ora c’è qualcosa che non va». Giustissimo. Ma questo poi sta all’intelligenza dei votanti e dei diretti interessati: sia Ciullo che D’Attis sanno benissimo che alle prossime elezioni forse non prenderanno tutti quei voti. È solo un gioco, ma ci piace rilevare come internet (e i telefoni cellulari) possano far diventare questi giochetti una cosa terribilmente seria. E come la rete possa diventare un volano incredibile per uomini e idee: il successo di Obama è nato su internet e si è tramutato in realtà. Magari D’Attis e Ciullo sperano che accada altrettanto a Brindisi. Ma purtroppo per loro, e per noi, temiamo che il Pdl brindisino non sia ancora pronto per una svolta di tale portata: lì siamo ancora alle cabine della Sip.

COLONNA INFAME

Dimissioni finte, sondaggi veri Qualcuno dovrebbe pur dirglielo ai nostri rappresentanti istituzionali che questa storia delle dimissioni ha leggermente rotto le palle. Dopo quelle, ripetute e ormai scontate di Errico, anche Mennitti a dicembre le ha usate per rimettere in riga i suoi per qualche giorno. Salvo poi ritirarle (e chi aveva dubbi?) e ritrovarsi di nuovo senza numeri. Ma lui andrà avanti fino alla fine: un sindaco kamikaze. Ora ci si mette anche Ferrarese a minacciare 8 TB GENNAIO 2009

dimissioni (che non arriveranno) se il governo non cambierà la norma che farà aumentare i costi dell’energia elettrica al Sud. Dopo le interviste in tv e gli articoli dei giornali, di dimissioni non si è più parlato. E la legge non è cambiata. ***** Se TB con i sondaggi ci gioca, Forza Italia coi sondaggi non ha mai scherzato. Anzi, vive di sondaggi. L’ultimo, eseguito da un istituto vicino al partito,

di Gianpaolo Pensa ma tenuto segreto, propone risultati imbarazzanti per Mennitti: lo conosce l’80% degli intervistati, ma solo la metà di loro lo rivorrebbe candidato. Popolarità minore, ma gradimento superiore, per Angelo Rizziello (capogruppo di Forza Italia al Comune) e addirittura per Nicola Di Donna (presidente del Consiglio comunale e candidato sindaco de La Destra). Resta un problema: come dire al sindaco che, per il bene della coalizione, sarebbe meglio se andasse in pensione?

TOP SECRET

Curto si laurea. E va da Casini L’ex senatore di An Euprepio Curto è tornato alla ribalta: dopo il gran casino del casinò scatenato dalla trasmissione di La7 ed il ritiro forzato dalla scena politica, il politico francavillese torna alla carica: si sta per laureare in Giurisprudenza (vuole fare l’avvocato) ed ha lanciato il movimento Alleanza nelle Città, che confluirà nell’Udc di Casini. Curto chiama a raccolta i fedeli. E non vede l’ora di togliersi qualche soddisfazione contro gli ex compagni che nel momento del bisogno lo avevano scaricato voltandogli le spalle.

Meglio primi...

E va bene che è sempre meglio partire in anticipo rispetto alla concorrenza, ma addirittura stampare i “santini” elettorali sette mesi prima delle amministrative, pare francamente un po’ esagerato. Però Claudio Melissano, aspirante consigliere comunale de “La Destra” ci crede e va premiato. Ce la prendiamo invece con chi, poco prima di Natale, ha gettato questo bigliettino per strada. Magari si attendeva un panettone, più che un santino.


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IN COPERTINA

Pier Paolo Cito

Il mio Papa Giovanni Paolo II IL FOTOREPORTER BRINDISINO HA SCRITTO CON IL VATICANISTA DEL CORRIERE DELLA SERA, LUIGI ACCATTOLI. UN LIBRO SUL PONTEFICE PIÙ AMATO. ECCOVI IN ESCLUSIVA UN BRANO DEL VOLUME: È IL COMMENTO ALLA FOTO DI COPERTINA, L’ULTIMO SCATTO DEL PAPA VIVO.

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ra la fine di marzo 2005. Noi giornalisti che seguivamo il Papa da molto tempo avevamo capito che ormai il suo corpo lo stava per abbandonare. Come fotografo di un’agenzia giornalistica internazionale, che diffondeva le proprie immagini in ogni parte del mondo, sentivo la responsabilità della copertura di un avvenimento così importante. Dal punto di vista professionale la competizione era estrema. Si stava combattendo una battaglia mediatica. Tutte le agenzie avevano potenziato lo staff schierando in campo le formazioni migliori. Ognuna aveva richiamato i propri fotografi più creativi o di maggiore esperienza da vari uffici in Europa e Medio Oriente. La competizione era anche tecnologica. Noi dell’Associated Press eravamo riusciti ad avere uno dei teleobiettivi «più potenti» mai costruiti, il 1200mm. Ci permetteva di ottenere immagini di qualità anche da una notevole distanza, ideale quando il Papa si affacciava su Piazza San Pietro dalla finestra del suo studio, a circa 150 metri da noi che eravamo nei pressi dell’obelisco. Avevamo sempre il computer portatile o un palmare per poter trasmettere immediatamente le foto. Ma se come professionisti eravamo pronti alla morte del Papa, forse lo eravamo meno come uomini che lo avevano «seguito» per anni. Lo avevamo visto ridere tante WWW.TBMAGAZINE.IT TB 11


IN COPERTINA

volte, scherzare con i fedeli, perfino sollevare il bastone e rotearlo per divertire i credenti. Ora stava morendo, ed anche questa volta eravamo lì davanti a lui, a guardarlo e fotografarlo mostrando al mondo la sua sofferenza. Il 30 marzo posizionai il teleobiettivo vicino all’obelisco, come al solito, e aspettai che si affacciasse. Iniziai a scattare appena apparve. Come sempre salutò la gente, ma i suoi movimenti erano malfermi. Stava soffrendo. Il suo volto era tirato e sembrava che la sua volontà lottasse contro il corpo malato. Gli avvicinarono il microfono, aprì la bocca, ma non riuscì a parlare. In un attimo mi vennero in mente tutti i sorrisi, le battute, le carezze ai bambini, che avevo fotografato centinaia di volte. Era la fine e io ero lì ad osservarla per tutti attraverso un obiettivo.

angolo a rivedere tutti gli scatti con più calma. Alla fine della scheda digitale mi accorsi di un’ultima foto: un raggio di sole, il papa che veniva riportato all’interno, i suoi occhi che emergevano da un viso reclinato, le tende che si chiudevano a triangolo. Sembrava un sipario che calava. Con il cuore che mi batteva, la inviai immediatamente all’ufficio di Londra che la rilanciò subito nel circuito mondiale. È stato l’ultimo istante in cui il mondo ha potuto vedere Giovanni Paolo II in vita.

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opo vari tentativi di parlare, la sua sedia fu riportata lentamente verso l’interno del suo studio. In passato, smettevo di fotografare appena finiva di salutare e cominciava a rientrare, ma questa volta non mi fermai. Era come se lo volessi seguire fino all’ultimo istante. Continuai a scattare fino a che il suo viso scomparve e furono chiuse le tende dello studio. Poi mi voltai a destra verso il mio collega Sandro Bianchi, fotografo della Reuters. Avevo i brividi. Ci guardammo per qualche secondo negli occhi senza parlare. Avevamo capito che probabilmente non lo avremmo rivisto più. Accesi il mio portatile ed iniziai immediatamente a lavorare alcune foto ed a trasmetterle dall’obelisco stesso. Scelsi sei foto. Tra le prime c’erano quella in cui il microfono viene tolto dopo il suo ultimo tentativo di parlare, poi la sua ultima benedizione, una smorfia di dolore mentre cercava di parlare. Dopo averle trasmesse rientrai in ufficio. Lì, mentre altri colleghi arrivavano con le loro schede e iniziavano le loro trasmissioni mi appartai in un

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Ho fermato quel momento. Ho congelato quell’attimo e ora lo vedete sulla copertina del libro. Pier Paolo Cito In queste foto: Cito sul fronte di guerra. In alto mentre presenta il suo libro a Papa Benedetto e al vescovo Talucci, che durante l’incontro col fotoreporter riceveva dal suo segretario il numero di TB che lo eleggeva Brindisino dell’Anno.


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IDEE

PROPOSTA N. 4 RILANCIARE IL CENTRO A capo delle associazioni di categoria dei commercianti, Confesercenti e Confommercio, oggi ci sono due giovani. Che possono portare nuova linfa, idee e progetti per ridare slancio al cuore pulsante della città.

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urante le festività natalizie Confcommercio ha lanciato l’iniziativa “Ti offro un caffè”: per ogni spesa di 10 euro il negoziante offriva un caffé al cliente. Un modo per rinsaldare il rapporto di fiducia tra i due attori. A marzo invece Confesercenti lancerà “Confishop”: una rete di attività commerciali che garantirà corposi sconti ai clienti che pagheranno con una carta di credito virtuale utilizzabile in tutti i negozi che stanno aderendo all’iniziativa (al momento sono già una trentina). Non solo: messi da parte i tempi dello scontro frontale, le due associazioni di categoria hanno iniziato a dialogare ed a collaborare. Per esempio hanno “firmato” insieme le locandine che a Natale segnalavano i negozi che avevano contribuito ad installare le luminarie. Una svolta dovuta all’intraprendenza di due giovani: Alfredo Malcarne, presidente della Confcommercio (succeduto nei mesi scorsi al padre Teodoro) e vicepresidente della Camera di Commercio, e Antonio D’Amore, presidente della Confesercenti. Una svolta imposta dalla crisi economica e dallo strapotere dei centri commerciali, che hanno ridotto i corsi cittadini a lande desertiche, animate solo un paio d’ore al giorno, costringendo a chiudere decine di attività commerciali. Confe-

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sercenti e Confcommercio partono da posizioni differenti (la prima sostiene l’isola pedonale, la seconda continua a ribadire che roprio da quella decisione è iniziato il declino del centro), ma giungono a conclusioni identiche: l’amministrazione non fa nulla per risolvere i problemi. E quel poco che fa lo fa in maniera scellerata. Come lo stralcio del piano della viabilità entrato in vigore il 18 dicembre: «Non c’è un piano della viabilità completo e non ci sono i parcheggi: cambiando i sensi di marcia di qualche via non risolveranno granché», dice Malcarne, che qualche altro spunto di analisi lo mette a disposizione di chi vuole ancora approfondire certi argomenti senza superficialità: «A cosa è servito chiudere i corsi e insediare la grande distribuzione fuori dal centro e le navi traghetto a Costa Morena? A spopolare i corsi, a far disabituare la gente a fare la solita passeggiata al centro. Ma anche a far calare i costi degli immobili nel cuore della città. Se qualcuno aveva intenzione di acquistare, lo ha potuto fare a prezzi scontati». Secondo il presidente di Confcommercio però, qualche soluzione per far rinascere il centro storico ci sarebbe. E non richiede solo parcheggi e nuova viabilità: «Il nostro centro città è un centro commerciale naturale, dunque gli operatori devono comportarsi da galleristi». Cosa vuol dire è presto

spiegato: «Bisogna puntare su una politica di prodotti qualititativamente migliori rispetto a quelli che si trovano nelle gallerie Auchan e Carrefour. È inutile riempire i corsi di franchising, magari gli stessi che ritroviamo lì. Ed è controproducente tentare di battere i centri commerciali attuando politiche di prezzi bassi: a volte il bene di lusso attrae più di quello di scarso valore, e gli esempi sui corsi non mancano». Ovviamente i commercianti non possono fare tutto da soli: «Per il rilancio serve una iniziativa di marketing comune, che faccia diventare il centro un vero e proprio brand. E quindi penso ad eventi, attività promozionali, la creazione di un “town center management” per rilanciare il commercio nell’area urbana, e non mi riferisco esclusivamente ai corsi, perché quello che è accaduto lì accadrà presto, o sta già accadendo, alla Commenda, in via Appia, ai Cappuccini».

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a possibile che si sia dovuti arrivare al collasso per fare queste proposte? In realtà le associazioni di categoria hanno più volte provato a bussare alla porta al Comune: «Ci hanno sempre sbattuto la porta in faccia. Il Comune - concude Malcarne - ci chiama solo per decidere le dome-


I corsi deserti. Sotto: Alfredo Malcarne (a destra) e Tony D’Amore

niche di apertura e il giorno di inizio dei saldi». D’Amore rincara la dose: «L’Amministrazione sembra giocare sui contrasti tra le associazioni. Li ha usati come alibi per non cambiare mai nulla. Così, prima di sbloccare certi investimenti, per esempio quello del Di Giulio, aspetta, magari giustificando la cosa con il fatto che ci sono ancora dei commercianti che chiedono la riapertura dei corsi». Anche la Confesercenti però non si ferma alle critiche e fa le sue proposte: «La domenica i negozi devono restare aperti. Ormai è l’unico giorno che la famiglia trascorre unita, ma non può dedicarsi allo shopping perché siamo chiusi, così vanno nei centri commerciali». D’Amore propone di aprire più tardi al mattino, fare l’orario continuato, magari chiudere prima la sera e scegliere un giorno di chiusura infrasettimanale pur di poter aprire la domenica, «perché è risaputo e provato che nel giorno festivo i centri commerciali registrano il 35-40% degli incassi settimanali». Il presidente di Confesercenti concorda con Malcarne: «Condivido la necessità di riqualificare l’offerta commerciale, anche attraverso la formazione dei commessi e delle commesse, per dare ai clienti maggiori e migliori informazioni, e fare in modo che questi possano riconoscere la qualità che offriamo». Anche sulle iniziative c’è la massima comunanza di idee: «È vero, servono eventi, operazioni di marketing. Sforzi comuni per obiettivi comuni. Io sono ottimista: con Malcarne si dialoga e si collabora. Penso che continueremo a farlo. Ma è dal Comune che partono le scelte più importanti per il futuro del nostro settore».

A

ffermazione sacrosanta: le associazioni possono pure proporre e fare i salti mortali, ma se a Palazzo di Città non ascoltano, oppure se ne escono con iniziative strampalate senza nessun progetto complessivo, non si va da nessuna parte. Eppure di idee per rilanciare il centro ce ne sarebbero. Oltre a quelle presentate da Malcarne e D’Amore, ne suggeriamo qualcun’altra. La prima è la ristrutturazione di piazza Mercato. Con un intervento di recupero e restyling, e con una diversa presenza delle attività commerciali, potrebbe

diventare uno di quei mercati che in alcune città del mondo (Barcellona, Budapest, Torino) attraggono cittadini e turisti. E poi perché non farne la sede fissa, ogni domenica, del Farmer’s Market, il mercato degli agricoltori? L’iniziativa che Coldiretti ha lanciato (ogni sabato) alla cantina Risveglio Agricolo ha avuto un successo enorme. Il bis in centro, a nostro avviso, riscuoterebbe ancora maggiori consensi. Gli eventi: la notte bianca a Brindisi non ha portato turisti negli alberghi, ma ha riempito le strade, le piazze ed i negozi. E lo ha fatto fin dalle prime ore del pomeriggio, quando non c’erano spettacoli costosi e di gran richiamo. Sono bastati alcuni artisti di strada, la mostra dei presepi, qualche lettura di brani negli scavi del Teatro Verdi per invogliare la gente a preferire la passeggiata in centro piuttosto che al Carrefour o all’Auchan. Cose che si potrebbero tranquillamente organizzare ogni fine settimana, perché non costano molto e non richiedono grandi sforzi logistici. E sempre in tema di eventi, sarebbe il caso di riqualificare il mercato dell’antiquariato che si tiene ogni prma domenica del mese. Ormai è diventato un mercato di scarpe, figurine, robe vecchie e varia umanità. L’installazione di bancarelle artistiche lungo i corsi e nelle piazze sarebbe un importante segnale di inversione di tendenza. Cultura ed Economia. Alcune iniziative, come la mostra di Cito o lo spettacolo del Capodanno 2008 (non l’ultimo) hanno dimostrato che l’arte contemporanea, in tutte le sue forme (fotografia, danza, pittura, scultura) tira molto più di una mostra su un Avenali sconosciuto alle masse. Non solo: questo tipo di arti attraggono persone da altre città. E si tratta di gente solitamente con redditi medio-alti, disponibile a spendere soldi in ristoranti, bar e negozi. Ben altra cosa insomma rispetto alle iniziative culturali cittadine (cartellone del teatro Verdi incluso) fatte e pensate ad uso e consumo dei soliti gruppetti di amici e conoscenti. E se il centro si rivitalizza portandoci la gente, perché non pensare di localizzare in centro, magari in qualche palazzo in disuso, un bell’incubatore di nuove aziende avviate da giovani con il contributo delle istituzioni locali? Insomma: basta con le cosette per pochi intimi, pensiamo un po’ più in grande. Se ne siamo capaci.

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INTERVISTA

“I CITTADINI SELEZIONINO MEGLIO LA CLASSE POLITICA LOCALE, DIFFIDANDO DI CHI NELLA VITA NON HA AVUTO NÈ ARTE NÈ PARTE”

16 TB DICEMBRE 2008


D&R

DOMANDE&RISPOSTE

GIOVANNI BRIGANTE Il presidente della Camera di Commercio si candida alle primarie per il Comune. Torna alla politica dopo aver lasciato il partito. «Con mio cugino Salvatore sarà battaglia leale», dice, e parte all’attacco del sindaco: «Nessuna attenzione alla gente che soffre e alle periferie. Solo cultura ed elite». IL PERSONAGGIO

Età 61 anni. Professione Imprenditore. Luogo di Nascita Brindisi Stato Civile Sposato, padre di 3 figli, nonno di 5 nipoti. Squadra del cuore Juventus (“ma senza fanatismi”). Auto Alfa Romeo 159 Coupé. Sport Rugby (ha giocato per 3 anni in serie A).

Lascerà la Camera di Commercio al termine del suo mandato, la prossima estate. Nel frattempo si candida alle primarie del Pd. Dopo aver messo da parte il partito per dedicarsi alle aziende, ora torna alla politica e spera di essere il candidato sindaco del centrosinistra. Contro Mennitti, o chi per lui. E per il centrodestra, finora poco preoccupato della scelta degli avversari, potrebbe essere un candidato temibile. Perché Brigante, al contrario di molti politicanti locali, dice sempre quel che pensa e vuole continuare a farlo. È la mia caratteristica e credo che questo mio modo di comportarmi mi ha dato autoverolezza. Sono stato uno dei pochi, nel partito, a criticare Bargone e Dipietrangelo quando erano potenti. Oggi Dipietrangelo è mio amico. Quando vedo qualcosa che non mi piace lo dico, non faccio finta

di nulla. Accadeva anche quando ero sindacalista alla Saimi e alla Belleli. Sindacalista senza distacchi aziendali ma sul posto di lavoro, la prego di scriverlo. Mi ribellai alla consuetudine di mettere in bacheca le liste di chi non doveva lavorare il giorno dopo. Alle primarie se la vedrà con suo cugino Salvatore e con qualche altro candidato. Vincerà chi otterrà la fiducia dei cittadini, chi avrà idee e progetti. Ma nel nostro legame personale non cambierà nulla: la politica non c’entra nulla con le parentele. Con lui sarà battaglia seria e vera. E quanto alle primarie, mi auguro che il lecito abbia la meglio sulle furbizie e sulle meschinità. Io mi batterò come ho sepre fatto: a viso aperto ed a carte scoperte. Del resto tutti conoscono la mia storia. Storia di politica e impresa. Già, ho sempre lavorato e fatto

WEBLINK www.tbmagazine.it Le primarie di TB: Salvatore o Giovanni Brigante? Votateli sul nostro sito.

politica. A 23 anni, mentre i miei amici andavano a divertirsi, io ero già in Consiglio comunale. Quel Consiglio che andrebbe epurato da certe figure imbarazzanti che si fanno eleggere solo per elemosinare incarichi e per garantirsi uno stipendio: per questo, se sarò il candidato sindaco del centrosinistra, proporrò un patto con il candidato del centrodestra. Nessuno di questi soggetti dovrà essere messo in lista. Un patto per la città. I brindisini ormai dovrebbero conoscere le persone che possono rappresentare gli interessi generali e quelli che pensano solo agli interessi personali. E dico di più: non si possono rappresentare gli interessi dei cittadini se si vive solo di indennità comunali. I cittadini devono selezionare meglio la classe politica locale, diffidando di coloro i quali nella vita non hanno avuto nè arte nè parte. Il candidato del Pdl dovrebbe essere Mennitti. Questo ancora non si sa. Ma credo che un bilancio della sua amministrazione si possa già

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INTERVISTA

fare. E non credo che ne parlerà positivamente? Mennitti lascia una città che ha bisogno di risollevarsi. Non ha prestato attenzione alla gente che soffre. Va bene pensare alla cultura, posso anche comprendere la sua vicinanza alle elite, ma per un sindaco è doveroso essere presente anche nelle periferie. E lì credo che lui non ci sia mai andato. Un sindaco deve essere sindaco di tutti i brindisini, ancor di più di quelli che hanno dei problemi, e, da quello che vedo a Brindisi, di gente con problemi ce n’è sempre di più. Da imprenditore come giudica l’impegno di Comune e Provincia? Deficitario, come del resto è stato già messo in evidenza dal vostro sondaggio del mese di novembre. Il settore industriale, imprenditoriale in genere, non ha trovato supporto e collaborazione in queste due amministrazioni. Basta pensare che in 5 anni non hanno chiuso il capitolo convenzioni, facendosi usurpare questo ruolo dalla Regione. Erano impegnati su un altro fronte. Ed anche qui Errico e Mennitti hanno sbagliato: hanno ideologizzato il problema rigassificatore e i problemi di carattere ambientale. Per carità, si tratta di argomenti importanti, ma bisogna contemperare le esigenze di tutti gli attori che vivono nel territorio. Anche dal Partito Democratico ci si attendeva qualcosa in più... Il PD, se vuole essere protagonista, deve ritornare tra la gente. Non può essere il partito dei leader. Deve selezionare il gruppo dirigente come si faceva una volta, senza promuovere generali che non conoscono i problemi delle persone. E poi bisogna separare i ruoli politici da quelli istituzionali, per evitare casi come Pescara, Napoli, Firenze. Infine, il PD deve battersi contro questa legge elettorale che non permette ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento.

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Perché i brindisini dovrebbero preferirla prima alle primarie del PD e poi, eventualmente, alle elezioni di giugno? Perché conosco profondamente la città. Non solo quella delle istituzioni e della politica, ma anche quella delle strade e dei quartieri. Non dimentichi che ho guidato per diversi anni i quartieri Bozzano, Perrino e Paradiso. E l’ho fatto in periodi difficili. E poi perché, grazie al mio lavoro da imprenditore, alla mia esperienza in Cna nazionale e alla presidenza della Camera di Commercio, ho conoscenze e amicizie oltre il territorio locale, e questo può tornare utile per risollevare questa città. A proposito di Camera di Commercio: è praticamente tempo di bilanci. Lascerò un Ente che ha ripreso ad essere ciò che la legge gli impone di essere: un centro produttore di opportunità per le aziende locali. Alla Camera mi sono dedicato senza remore: lasciando gli incarichi politici e mettendo da parte la mia azienda con 80 dipendenti. E mi creda, sapevo che questo allontanamento avrebbe comportato delle perdite (e così è stato) ma ho sempre pensato che bisogna essere disposti a rimetterci qualcosa se si vuole operare nell’interesse del territorio. Io antepongo gli interessi generali a quelli personali. Purtroppo qualcun altro non si comporta allo stesso modo. Risultati raggiunti? Tra i tanti mi piace ricordare il protocollo d’intesa con l’Onu, che permetterà a molte aziende brindisine di essere invitate alle gare indette dall’Organizzazione umanitaria, cosa che prima non accadeva. E poi la nascita del distretto della nautica, il primo in Italia, che vedrà protagoniste 86 aziende del settore che intendono investire in tecnologia, innovazione, nuove strutture produttive. E mi piace sottolineare anche l’impegno, accanto alle altre istituzioni, sia per la visita del Papa che per la lotta al racket e all’usura. Insomma, lascerò una Camera autorevole e protagonista.


OPINIONI

Le dita nel naso

di Dario Bresolin

Ai giovani brindisini dico: «Non abbiate paura!» Le parole di Papa Giovanni Paolo II per affrancarsi da finti politici e imprenditori lecchini

C

i sono giorni che nascono diversamente. Giorni in cui è un po’ più difficile mettersi a lavorare o forse solo a pensare. Credo che noi, quasi

cinquantenni, cominciamo a sentire una fatica nuova nell’affrontare una quotidianità che è come un videogame, con

gli ostacoli che si presentano improvvisi e con le soluzioni che vanno trovate spesso in un tempo ristrettissimo. Quando le giornate cominciano con questa diversa fatica, con quella sensazione che ti farebbe venire la voglia di abbandonare subito coraggio e speranza, penso a quelle parole di Giovanni Paolo II e la giornata si illumina ed una forza enorme mi pervade e mi dice davvero di non “aver paura”, di continuare, di essere testardo, di non mollare. Eppure mi chiedo a cosa serva essere educati, corretti, preparati nel proprio mestiere quando poi dall’altra parte ti trovi figure di scarsa qualità, anche umana, con le quali bisogna rapportarsi. Mi chiedo quasi ogni giorno perché si debba vivere in un clima di stupro della democrazia grazie a poche figure, veramente da quattro soldi, che tengono in ostaggio il par-

lamento della città. Chi è questa gente? Da dove viene? A chi appartiene? Perché non esiste anche in questa città di deboli, disgraziati, lecchini ed ignoranti un Cristo della democrazia e delle regole che possa scacciare i mercanti dal tempio, che è di tutti? Pensiamo ad un ragazzo che cinque anni fa aveva 16 anni. Magari girava col motorino, andava a scuola, aveva la sua prima ragazza, si incontrava con gli amici in qualche angolo del quartiere e forse ogni tanto si faceva di birra o di canne. Non seguiva i tg perché stava attaccato alla radio per la musica house. Il suo unico problema era se farsi il tatuaggio o no. Oggi quel ragazzo ha 21 anni. A scuola non va più, avrà cambiato ragazza più di una

chi votare. Sarà certamente un amico di famiglia, oppure un qualcuno che, con il sorriso da ebete e una pacca sulla spalla, ha promesso di interessarsi per trovare un posto al ragazzo. O forse solo un qualcuno che non ti fa fare la fila all’anagrafe per avere lo stato di famiglia. Accadrà poi che tutto ciò che è stato promesso non accadrà e quel ragazzo partirà per una destinazione al Nord dove farà l’operaio, quando andrà bene.

N

essuno insegna a queste persone giovani a “non avere paura”. Non

in famiglia e non a scuola. Nessuno li sveglia dal torpore

Fanno di tutto, davvero, ma questi ragazzi crescono “soli”. In famiglia quasi non si parla, la scuola spesso non riesce ad interagire con la famiglia. E questa diventa la formula per produrre “schiavi” in ottima salute, da mercanteggiare politicamente e da spedire al Nord perché possano capire come si vive in una società civile. Politica o no, famiglia o no, scuola o no, mi permetto di chiedere a queste persone giovani di far loro quelle parole di quel Papa, di sentirle come una guida, di non farsi schiavizzare da chi viene presentato a loro come “politico” solo perché le stesse loro famiglie preferiscono “fidarsi” di un qualcuno, senza voler ammettere che con quella “X” messa su di un

“Non abbiate paura di voler bene

alla vostra terra, a chi ha ancora

il coraggio di dire ciò che pensa” volta, ogni tanto prende la macchina della madre o del padre. Gli amici li incontra al bar o al pub. Niente università. Dorme fino a tardi perché non sa che fare. La domenica va “al campo” o “al palazzetto”. Non sa chi sia il sindaco e la politica non gli interessa. Andrà a votare, come tutti, l’anno prossimo. Chi voterà? E che gliene frega a lui? Sarà la famiglia a dirgli

per dire loro di usare il cervello, di progettarsi una

vita per come la vogliono e non per come gliela preparano. La fabbrica degli

schiavi qui da noi rende, soprattutto politicamente. Vedo che molti genitori fanno sacrifici immensi per mandarli a scuola, per farli crescere sani, perché non abbiano un dente cariato, perché possano avere le scarpe più comode.

simbolo di un partito proprio i genitori stanno decidendo della vita dei loro ragazzi e del futuro di tutti. “Non abbiate paura”, allora, di costruire una realtà come un po’ tutti vorremmo che fosse. Io non mi vergogno

di essere brindisino ma mi vergogno di essere rappresentato, nelle istituzioni, da gente a cui ho tolto anche il saluto.

Sono scelte che costano, anche per il lavoro che faccio. Vedo, e non sono il solo, che qui anche il mondo dell’economia gira sempre intorno agli stessi leccaculo, gente che

si vende per trenta danari o forse anche meno. Non sono uomini o donne, sono merce in vendita per chi, oggi, ha il potere di comprarseli. E, tutto sommato, anche questi “potenti” sono merce in vendita. Hanno anche loro padroni. “Non abbiate paura” di fare outing per il cervello che avete, per i talenti che avete, per i desideri che avete e che volete diventino veri. “Non abbiate paura” di voler bene alla vostra terra, a chi ha dato la vita perché fossimo liberi, a chi ha il coraggio di rendere pubblico il proprio pensiero.

I

ragazzi sono il futuro di tutti. “Non abbiate paura” di essere voi stessi. Qualunque cosa

accada. “Non abbiate

paura” di “sputare” la vostra dignità contro chi non ha nemmeno più quella. E se avrete dentro di

voi in ogni momento quelle parole di quel Papa a guidarvi nelle vostre azioni e le vostre scelte, siate sicuri che non sarete mai soli, mai schiavi, mai merce in vendita.

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Nicolas Hernan

CHIESA Il Brindisi della famiglia Barretta è primo in classifica e campione d’inverno. La squadra guidata da mister Silva gioca bene, realizza tanti gol e fa finalmente sognare i tifosi. Grazie alle prodezze di Chiesa, Galetti e Moscelli, alla sicurezza di Fiore, Trinchera e Taurino, e all’apporto importantissimo di un gruppo di giovanissimi (primo fra tutti il diciannovenne Lenti, già nel mirino di grandi club di serie A) quest’anno la C2 non dovrebbe restare un sogno. Avanti, continuate così!

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I POSTER DI TB

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SOLDI

EQUITALIA Aziende e privati cittadini alle prese con cartelle esattoriali e pignoramenti. E anche le banche fanno la loro parte...

R

ifiuto di nuovi affidamenti, concessioni del credito più restrittive, inasprimento delle garanzie a copertura del credito e, ultimo ma non per ultimo la scure di Equitalia, che impone il pagamento di somme, blocca i crediti e pignora i beni: le aziende brindisine, che già non se la passavano bene, ora devono combattere su due nuovi fronti: da una parte le banche, che stringono i cordoni della borsa, dall’altra Equitalia, incaricata di riscuotere le somme dovute allo Stato per tributi risalenti agli anni passati. Per quel che riguarda le banche, la fil delle aziende che si vedono tagliare i fidi si allunga di giorno in giorno. E gli imprenditori segnalano rallentamenti nelle istruttorie, anche se assistite da garanzie reali, irrigidimenti sui leasing, allungamento dei tempi per ottenere un mutuo. Come dire: dopo aver fatto festa, le banche ora scaricano sui clienti i danni causati dai loro allegri manager. Se ci aggiungete gli incredibili ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrrazione, che a volte paga i suoi fornitori ad un anno di distanza dall’emissione della fattura, avrete un quadro quasi completo della situazione in cui si ritrovano a dover operare molte aziende

locali. Quasi. Perché da qualche tempo bisogna vedersela anche con Equitalia. Cos’è? Per dirla con le parole di Alfredo Malcarne, presidente della Confcommercio, «è uno strumento di tortura ideato per fare cassa, dissanguando il territorio, le aziende e perfino le famiglie che magari, per non aver pagato la Tarsu, si vedono pignorare la casa». Sia ben chiaro: Equitalia non fa nulla contro le regole. «È la legge che gli consente di comportarsi in questa maniera. Non si può limitare la sua azione, se non con un intervento legislativo». Il problema, come diceva Malcarne, è che Equitalia procede ai pignoramenti anche per importi ridicoli, di 1000 euro, e spesso il pignorato non è al corrente del pignoramento., oppure il procedimento va avanti anche se la cartella esattoriale contestata è stata sospesa. Anche il presidente dell’Ordine dei Commercialisti, Gian Paolo Zeni, accusa l’agenzia: «Non rispetta il termine di 90 giorni entro i quali dovrebbe rispondere all’azienda o al privato cittadino che chiede la rateizzazione. Spesso risponde oltre il termine e con un diniego. E quando l’impresa accetta di pagare e chiede di rateizzare la somma dovuta allo Stato, le viene chiesta una prima

maxi-rata pari al 40% dell’importo totale». Non solo, Equitalia procede immediatamente all’iscrizione ipotecaria (e la banca di conseguenza revoca i fidi) e pignora i crediti presso terzi (banca o enti pubblici clienti dell’azienda). «Il risultato - dice il presidente della Cna Mimmo Convertino è che l’impresa di vede bloccare l’attività sulla base di un debito tributario che ha onestamente dichiarato, che intende pagare, ma che a questo punto è divenuto un

Equitalia e degli istituti di credito. «Se non si corre subito ai ripari - conclude Convertino - molte aziende finiranno nelle mani degli usurai. E sarebbe paradossale se a farti finire nelle mani degli strozzini fosse lo Stato, proprio mentre il governo dostie-

“Sarebbe paradossale che a far finire le aziende nelle mani degli usurai fossero proprio lo Stato e le sue leggi” macigno. Ad Equitalia non importa se hai liquidità da incassare e con quella potrai estinguere il debito. Pignorano e passano al prossimo». L’argomento è stato trattato durante un primo vertice in prefettura: le associazioni di categoria hanno lanciato l’allarme, il prefetto l’ha raccolto. A gennaio è previsto un nuovo incontro, ma questa volta dovrebbero esserci anche i rappresentanti di

DIRITTI & DOVERI

ne di voler aiutare le aziende». L’obiettivo dell’incontro, dice il presidente della Camera di Commercio, Giovanni Brigante, è di redigere un documento da proporre ai parlamentari locali, affinché preparino un decreto che non consenta più ad Equitalia di operare in modo vessatorio e penalizzante nei confronti delle aziende che già rischiano di chiudere a causa della crisi economica in atto».

di Emilio Graziuso

Immobili pignorati: +13% a Brindisi nel 2008

A

nche nella nostra città, come nel resto d’Italia, si registra un dato allarmante: il continuo aumento di pignoramenti immobiliari. Da un indagine svolta dalla Confconsumatori è emerso che le procedure esecutive immobiliari promosse nel 2008 presso il Tribunale di Brindisi sono aumentate di circa il 13% rispetto al dicembre 2007. Il dato diviene ancora più preoccupante se confrontato con il numero di procedure del 2006. Già lo scorso anno, come Associazione, avevamo registrato un aumento di circa il 10% rispetto all’anno precedente.

Ogni anno, quindi, le procedure esecutive immobiliari aumentano sensibilmente nella nostra città. Questo dato è dovuto a molteplici fattori, primo fra tutti l’aumento della rata dei mutui a tasso variabile. Accanto a questo, troviamo, poi, l’aumento generalizzato di beni e servizi, quali, ad esempio, il gas, la luce, le polizze assicurative ed i generi alimentari. È quindi divenuto estremamente difficile per una famiglia, soprattutto se monoreddito, riuscire ad arrivare alla fine del mese. Purtroppo, però, a livello nazionale nessuna misura viene adottata per fronteggiare concretamente la crisi economica in atto.

La social card, infatti, è uno strumento inidoneo per aiutare le famiglie: 40 euro al mese equivalgono a poco più di 1 euro al giorno. Che spesa può fare una famiglia con poco più di 1 euro al giorno? Sul fronte mutui, invece, tra strumenti legislativi e sentenze dei tribunali, c’è qualche spiraglio in più per i consumatori. Questi ultimi, infatti, possono modificare le condizioni di mutuo con la propria banca, attraverso lo strumento della “rinegoziazione”, o trasferire il proprio contratto presso un nuovo istituto di credito, attraverso la cosiddetta “portabilità”.

Di recente, inoltre, è stata pronunciata un’importante sentenza con la quale è stata stabilita l’illegittimità dell’ammortamento “alla francese”, applicato dalle banche a quasi tutti i contratti di mutuo, nel quale le rate, composte dalla sorte capitale, la cui estinzione cresce progressivamente con il pagamento delle rate, e dagli interessi, che diminuiscono, invece, con il pagamento, sono calcolate con la formula dell’interesse composto, vale a dire con la capitalizzazione degli interessi sugli interessi. Ciò può comportare, qualora ne sussistano i presupposti - che devono essere analizzati caso per caso - l’ille-

gittimità delle pretese avanzate dalle banche nel corso degli anni ed il conseguente diritto dei consumatori alla restituzione del maltolto, così come già avvenuto con l’anatoscimo nei contratti di conto corrente.

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OPINIONI

Zona Branca

di Barbara Branca

Dall’attesa del posto di lavoro al “mettersi in proprio” Consigli e agevolazioni per diventare imprenditori e creare nuove imprese

I

n questi ultimi anni si è assistito ad un cambiamento importante nell’approccio al mondo del lavoro soprattutto da parte dei giovani. Se fino a poco tempo fa l’unico modo di lavorare era quello di avere il classico ”posto” di lavoro, ora ci si affaccia più facilmente all’idea di mettersi in proprio. La ricerca dell’idea è sicuramente la prima difficoltà che il potenziale imprenditore incontra sul suo cammino. Osservare criticamente la realtà economica locale, nazionale ed internazionale, leggere quotidiani economici e pubblicazioni specialistiche, analizzare lo stile di vita degli altri, può costituire un utile spunto per la nascita dell’idea. Non occorre che l’idea sia a tutti i costi “geniale”: è più importante che sia realizzabile e vendibile. Spesso si pensa all’imprenditorialità quasi come ad una qualità che non si “impara” e che la creazione di nuove imprese sia un processo naturale sul quale non sia facile intervenire attraverso una pianificazione. Al contrario, invece, la creazione di un’impresa non è rappresentata dalla classica lampadina che si accende, ma è il frutto di una decisione che matura lentamente. È evidente, tuttavia, che alcuni soggetti presentano una predisposizione maggiore a svolgere un’attività imprenditoriale: la creatività,

la fantasia, la propensione al rischio, la capacità nelle pubbliche relazioni, il saper attendere e credere nei risultati dei propri sforzi, sono qualità imprescindibili dallo status d’imprenditore. Analizzare i pro e i contro rispetto ad una scelta di vita costituisce un valido spunto per comprendere al meglio cosa si vuol essere, se si vuol indossare la camicia dell’imprenditore o quella del dipendente. Essere padroni delle proprie scelte, impregnarsi d’entusiasmo per i successi ottenuti, il non dover dipendere da nessuno, sono solo pochi degli aspetti positivi dell’essere imprenditore. Parimenti non avere uno stipendio fisso, dover essere sempre alla ricerca del lavoro, rischiare di tasca propria, sono aspetti non di meno importanti da considerare. In Italia ogni

Altan sull’Espresso

periodicamente tutto l’andamento, è solo una piccola parte dei compiti che un imprenditore deve sapere assolvere. Tutto questo non è semplice. Ed infatti il tasso annuo di mortalità delle aziende è quasi pari a quello

agevolazioni nate con l’obiettivo di favorire l’inserimento nel mondo del lavoro di soggetti privi d’occupazione che intendono avviare imprese di piccola dimensione. Sviluppo Italia, ora Invitalia, concede agevolazioni più o meno

“Certo iniziare sembra difficile.

Sicuramente lo è. Ma se l’idea

è valida, vale la pena provarci” anno nascono oltre 300.000 aziende. Viene da pensare quindi che creare un’impresa è la cosa più semplice al mondo. Non è così naturalmente. La metamorfosi da idea ad impresa, costituisce la fase più difficile che l’aspirante imprenditore deve affrontare: avviare l’attività, amministrare l’azienda con le necessarie competenze e verificarne

delle nascite. Si tratta soprattutto di piccole imprese d’età da 2 a 5 anni che non riescono a superare la fase di start up e che irrimediabilmente dopo brevi periodi d’agonia, muoiono. Occorre valutare con molta attenzione quindi la fattibilità del progetto, la bontà dell’idea e soprattutto essere all’altezza del ruolo d’imprenditore. Diverse sono le

importanti (finanziamenti a tasso agevolato e/o contributi a fondo perduto) a coloro che vogliono intraprendere un’attività. Tre sono fondamentalmente gli strumenti d’agevolazione utilizzati: Il Lavoro autonomo da esercitarsi in forma di ditta individuale ed utilizzabile per investimenti previsti non superiori ad € 25.823. Le iniziative agevo-

labili possono riguardare qualsiasi settore dalla produzione di beni alla fornitura di servizi al commercio. La microimpresa, da esercitarsi in forma di società di persone, vale a dire società in accomandita semplice e società in nome collettivo, strumento utilizzabile per investimenti previsti non superiori a € 129.114 . In questo caso le attività finanziabili possono riguardare la produzione di beni e la fornitura di servizi (il commercio è escluso). Il Franchising (in forma di ditta individuale o di società), da realizzare con Franchisor accreditati con l’Agenzia. In questo caso le attività finanziabili possono riguardare la commercializzazione di beni e di servizi, mediante la formula dell’affiliazione in Franchising. Possono accedere alle agevolazioni innanzi specificate coloro che risultano disoccupati e cioè che non siano: titolari di rapporti di lavoro dipendente (a tempo determinato e indeterminato, anche a tempo parziale); titolari di contratti di lavoro a progetto, intermittente o ripartito; soggetti che esercitano una libera professione; titolari di partita Iva, anche se non movimentata; imprenditori, familiari (nel caso d’impresa familiare) e coadiutori d’imprenditori; artigiani. Certo, iniziare sembra difficile, ma se l’idea è valida, vale la pena provarci.

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DOSSIER

ENEL TUTTO QUELLO CHE NON CHIEDIAMO (CHISSÁ PERCHÉ?) A MAMMA

Oltre 173 milioni di Euro in 16 anni al Comune. Di Montalto di Castro. A Brindisi invece siamo più buoni: ci accontentiamo degli sponsor per il basket e per il cartellone del Teatro Verdi. E l’Ici si paga solo sugli uffici. Ma le cose potrebbero cambiare presto. Se il Consiglio comunale non giocherà i soliti brutti scherzi...

G

grazie alla convenzione firmata 16 anni fa il comune laziale di Montalto di Castro (7.150 abitanti!!!) ha incassato per la centrale Enel che ospita sul mare la bellezza di 45 milioni di euro. Una tantum. Altri 8 milioni di euro (22mila euro per ogni residente) la società elettrica li versa ogni anno per pagare l’Ici, l’imposta comunale sugli immobili. In totale fanno 173 milioni di euro. Soldi con cui la giunta locale ha potuto edificare una casa di riposo per anziani (dotata di eliporto), una residenza per disabili, un ostello per la gioventù, una rotatoria, un teatro, e perfino una barca di 13 metri per permettere ai disabili di fare qualche giro in mare. A Brindisi, si sa, siamo buoni e ospitali con tutti. E se abbiamo fatto del bene agli albanesi, figuriamoci per l’Enel, che negli ultimi cinque anni ha più che raddoppiato il consumo di carbone bruciato nelle centrali di Costa Morena e di Cerano: da 5 a 8 milioni di tonnellate l’anno. Senza che le giunte locali, così tanto impegnate a dire no al mostro inquinante e pericolosissimo del rigassificatore, profferissero una parola. Anzi:

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il controllo delle emissioni inquinanti viene effettuato dalla stessa società elettrica, che saltuariamente comunica alle autorità quanto (non) inquina. Insomma, un capolavoro. Però anche l’Enel non dimentica che i brindisini sono buoni, e così ha donato alla New Basket Brindisi circa 2 milioni di euro (in tre anni, però) consentendo alla squadra del patròn Massimo Ferrarese di poter fare la Legadue. Poi ha preso parte alla grande ondata di beneficenza che si è mossa in occasione della visita del Papa, rinnovando l’illuminazione di alcuni monumenti ed edifici pubblici d’interesse culturale. E non ha potuto dire no alla richiesta pervenuta da Palazzo di Città per la sponsorizzazione del cartellone del Teatro Verdi. L’ammontare dell’elargizione alla Fondazione del Teatro non è stata pubblicizzata. Insomma, atti di buona volontà che però valgono nulla in confronto ai 173 milioni finiti nelle casse del comune di Montalto. In quanto all’Ici che Enel paga a Brindisi per i due megaimpianti,

anche in questo caso l’importo è top secret. Nel 2002 l’allora consigliere comunale d’opposizione Nicola Di Donna provò a capirci qualcosa, e scoprì che Enel paga l’Ici solo per la palazzina uffici di Cerano. Qualche settimana fa Di Donna, oggi presidente del Consiglio comunale in rotta con il sindaco Mennitti, ha scritto alla Gestor per chiedere di sapere quanto pagano di Ici sia l’Enel che Edipower che Enipower. Dalla Gestor, coinvolta in un altro bel ciclone da qualche milione di euro di cui come al solito al Comune non si era accorto nessuno (se non quando ormai era troppo tardi), non è giunta ancora risposta. E chissà se mai arriverà. VIVA IL CARBONE! Assocarboni, organismo per nulla interessato all’argomento, nel 2000 sosteneva che l’uso del carbone è un aiuto all’economia e all’occupazione, e che per ogni 0,34 megawatt di elettricità prodotta con carbone si creava un posto di lavoro. A Brindisi i nostri amministratori hanno dato così credito a questo assunto da aver dimenticato che nell’ultima convenzione era previsto l’uso del metano (il metano! lo stesso che potrebbe arrivare con il rigassificatore della Lng, ma guarda un po’ le coincidenze). In pratica, secondo la tesi di Assocarboni, per gni megawatt si creano 3 posti di lavoro. Se fosse vero, a Brindisi

Sud dovremmo avere 1200 occupati. In effetti in passato è accaduto. Oggi però i dipendenti diretti sono solo 400 (molti dei quali provengono da fuori Brindisi). Cosa è accaduto? Per scoprirlo bisognerà attendere le prossime statistiche di Assocarboni, visto che da Palazzo di Città e dalla Provincia, contro l’Enel nessuno muove dito. Contro l’Enel. Se invece parlate di qualche altro impianto, e per non essere ripetitivi non diciamo quale, apriti cielo. Tanto che la giunta Errico e quella Mennitti hanno fatto una gran bella figuraccia, visto che alla fine qualcuno si è ricordato delle centrali Enel. Non a Brindisi, ma a Bari, dove la giunta Vendola, dopo essersi occupata della diossina a Taranto, ha annunciato che passerà ad esaminare il caso Brindisi. Il caso centrali. A proposito di centrali, ma quella di Costa Morena (Edipower) non doveva chiudere nel 2004? Perché Comune, Provincia, ambientalisti non dicono nulla? E quanto paga all’Autorità portuale la Edipower per utilizzare la banchina di Costa Morena Est, in esclusiva, per movimentare il carbone? SCONTI E RIMBORSI. In realtà in città qualcuno che sembra avere a cuore il tema Enel c’è, ed è, ancora una volta, il presidente del Consiglio comunale Nicola Di Donna,


La centrale Enel di Cerano e la presentazione della maglia dell’Enel Brindisi. Nell’altra pagina Nicola Di Donna

che da tempo si batte per ottenere dalla società elettrica uno sconto sulle tariffe applicate ai brindisini. In Commissione Sviluppo, Di Donna ha predisposto una schema di richieste che questo mese dovrebbe finire in Consiglio per l’approvazione, e successivamente sarà argomento di trattativa con Mamma Enel. Cosa chiedono Di Donna e company? Tanto, forse troppo rispetto a tutto quello che finora non è stato mai chiesto ufficialmente dagli amministratori locali: uno sconto del 25% sulle tariffe; un risarcimento (per i danni provocati al territorio) pari ad 1 centesimo a kilowattora. Sembra poco? Allora considerate che Enel, secondo i dati raccolti dalla Commissione Sviluppo, guadagna 28 centesimi per ogni kilowattora e produce 18 miliardi di kilowattora l’anno. I benefici per i brindisini, secondo Di Donna, sarebbero interessanti: «Vorremmo utilizzare queste risorse per eliminare la Tarsu (imposta sui rifiuti) e la tassa sulle caldaie, una cosa davvero incomprensibile: i cittadini

pagano la tassa sulla caldaia di casa e l’Enel, che è la più grande caldaia presente in città, non versa un euro. E poi potremmo eliminare altri balzelli». Nell’accordo che si intende portare al tavolo delle trattative è prevista l’eliminazione dei 2milioni 400mila euro che il Comune versa ogni anno all’Enel per l’illuminazione degli edifici pubblici. E viene riesumato il metano: almeno un gruppo per centrale dovrà essere alimentato a gas. AD UNO AD UNO Lo schema di nuova convenzione dovrebbe finire in Consiglio questo mese, nella speranza che nessuno faccia ostruzionismo e che tutti i consiglieri comunali lo approvino senza provocare ritardi che consentirebbero all’Enel di dormire sonni tranquilli per altri 5 anni: se si va oltre gennaio, infatti, si entra in campagna elettorale, e difficilmente si riuscirà a concludere la trattativa con l’Enel, ammesso che questa Amministrazione sia interessata a ridiscutere con l’Enel. E proprio per capire chi è che fa sul

serio e chi invece gioca, Di Donna pensa di proporre l’approvazione dello schema di convenzione per chiamata nominale: ogni consigliere sarà invitato ad esprimersi alla luce del sole. O di quà o di là. Senza trucchi. Anche se in questo terreno le trappole si sprecano. Per esempio

in Consiglio si trascina da 3 sedute una delibera per la variazione di bilancio di 45mila euro spesi proprio da Di Donna per organizzare la festa dei nonni. E su certe cose qualcuno potrebbe proporre qualche accordo. Anche se per l verità il presidente del consiglio, sull’argomento, sembra non voler concedere spazi di trattativa. Anzi, proprio per valutare le intenzioni di questa giunta, Di Donna proporrà di utilizzare in altro modo i 400mila euro che Mennitti vuole spendere per allargare il palcoscenico del Verdi. Con quei soldi il presidente del Consiglio comunale proporrà di acquistare un furgone attrezzato per effettuare quotidianamente i rilievi ambientali sotto le centrali Enel e gli altri impianti inquinanti. Magari non potremmo avere in città la Filarmonica di Vienna e la terza esibizione dell’orchestra del solito Renzo Arbore, ma almeno sapremo finalmente cosa respiriamo. E a dircelo non sarebbe più Mamma Enel.

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OPINIONI

Buona vita!

di Don Giuseppe Satriano

Un invito per giovani e adulti: abbiate un sogno! Guardiamoci intorno e chiediamoci: ma oggi chi parla ai nostri figli? Chi tocca il loro cuore?

È

con parole vibranti, dal sapore sincero, che la sera del 14 giugno scorso, Giorgio Nacci, giovane della nostra diocesi, si è rivolto al Papa presentando un nodo centrale per la vita di tanti giovani della nostra società quale la ricerca di senso: «Santità, come giovani siamo chiamati a realizzare un progetto di vita, a realizzare cose grandi e belle secondo il cuore di Dio, a dare il nostro contributo per costruire la civiltà dell’amore. Non è sempre facile compiere questo cammino; non mancano, nel nostro quotidiano e nel territorio in cui viviamo, difficoltà con cui ci scontriamo e ci misuriamo ogni giorno». Il Papa ha messo in guardia i giovani a non cedere al richiamo di facili seduzioni offrendo una risposta: “Non lasciatevi irretire dalle insidie del male! Ricercate piuttosto un’esistenza ricca di valori, per dare vita ad una società più giusta e più aperta al futuro. Mettete a frutto i doni di cui Dio vi ha dotato con la giovinezza: la forza, l’intelligenza, il coraggio, l’entusiasmo e la voglia di vivere (...)

Dipende da voi e dal vostro cuore far sì che il progresso si tramuti in un bene maggiore per tutti. E la via del bene - voi lo sapete - ha un nome: si chiama amore (...) Cristo è la risposta ai vostri interrogativi e problemi; in Lui viene avvalorata ogni onesta aspirazione dell’essere umano. Cristo, però, è esigente e rifugge dalle mezze misure. Egli sa di poter contare sulla vostra generosità e coerenza: per questo si attende molto da voi. …Siate apostoli dei vostri coetanei». Bello questo scambio serrato e vivace sgorgato dal cuore di un figlio e da quello di un Padre. Da un lato il sincero anelito alla felicità, ad una pienezza della vita, dall’altro il bisogno di ricondurre ogni sogno, ogni desiderio legittimo ad un percorso reale che, consapevole dei miraggi e delle insidie nascoste nel cammino di ogni uomo, non dimentichi di incrociare un “volto”, il volto di Gesù Cristo. Sembra quasi ingenuo il tentativo di rilanciare nell’incontro con Cristo il “crocevia” da cui partire alla conquista della vita; eppure è proprio così: Gesù Cristo diviene, per Benedetto XVI, la possibilità di una scelta di fede non più solo da mediare con il sociale e la

storia ma da vivere e sperimentare come percezione del “sacro”, ovvero di una realtà ineffabile, divina, capace di rimandare a ciascuno il senso profondo della propria esistenza. Guardiamoci intorno e chiediamoci: ma oggi chi parla ai giovani? Chi sono coloro che riescono a toccare il cuore di questi nostri figli alla disperata ricerca di dare un senso al proprio desiderio di felicità? Forse i partiti politici, sempre meno luogo di elaborazione di idee, di sogni, di utopie felici? Forse il mondo della scuola, depauperato e paralizzato

nella sua capacità di essere realtà educante? Forse la famiglia, nel guado di mille difficoltà sempre più incapace di accogliere il grido interiore dei suoi figli? Condividendo un editoriale di Giuseppe De Rita sul Corriere della Sera del 13 agosto scorso, credo che la Chiesa (in particolare il Papa: ieri il “grande” Giovanni Paolo II, oggi il “profondo” Benedetto XVI) sia una delle poche realtà ancora capace di interloquire con il mondo giovanile avendone a cuore la crescita culturale, psichica, umana, prima ancora che religiosa. È stato proprio il Papa, qualche mese fa, a rivolgersi alle famiglie romane e al mondo

HAVE A DREAM! Abbiate un sogno ! Abbiate un bel sogno, il sogno di tutta la vita. La vita umana che ha un sogno é lieta. Una vita che segue un sogno si rinnova di giorno in giorno. Cercate di realizzarlo senza distogliervi lo sguardo, senza sostare, avanzando sempre sulla stessa strada. Ma ricordate: se questo sogno sarà piccolo, anche il frutto della vostra vita sarà piccolo; se questo sogno sarà basso, anche la vostra vita sarà meschina. Ma se il vostro sogno sarà bello, sarà grande, sarà originale, anche la vostra vita sarà bella, grande, originale. Un simile sogno non può avere di mira l’interesse egoistico. Il vostro deve essere un sogno che miri a rendere liete non soltanto le persone a voi vicine, ma tutta l’umanità, anche quelli che verranno dopo. Se il vostro sogno sarà cosa che fa gioire tutta la specie umana, farà gioire anche Dio.

intero, scuotendo gli animi nel parlare di “emergenza educativa”. Oggi come ieri, i giovani non sono un pianeta a sé ma figli di una società che li ha generati, attraverso scelte non sempre miranti al reale ben-essere di ciascuno. Parlando dei giovani spesso si commette l’errore di dismettere una sana passione educativa per brandire le nostre analisi sociopedagogiche, frequentemente povere di condivisione e prossimità ma ricche di giudizi e pregiudizi. Economia, politica, istituzioni preposte, mondo della cultura e adulti, tutti siamo chiamati ad abitare i luoghi dei giovani, mettendoci in ascolto dei bisogni più profondi, cercando di esprimere autorevolezza mediante una testimonianza credibile tesa ad incarnare valori alti, capace di coniugare libertà e responsabilità. Nel concludere mi piace rimodulare quanto ascoltato dal Papa con lo scritto di un anonimo che sempre ho dedicato ai giovani e credo di aiuto anche agli adulti. Leggetelo nel box in questa pagina. Buona vita!

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I viaggi di TB

ISTANBUL di Giovanni Antelmi

“Su Costantinopoli… non ci sono dubbi; anche il viaggiatore più diffidente ci va sicuro del fatto suo; nessuno ci ha mai provato un disinganno. E non c’entra il fascino delle grandi memorie e la consuetudine dell’ammirazione. È una bellezza universale e sovrana, dinanzi alla quale il poeta e l’archeologo, l’ambasciatore e il negoziante, la principessa e il marinaio, il figlio del settentrione e il figlio del mezzogiorno, tutti hanno messo un grido di meraviglia. È il più bel luogo della terra a giudizio di tutta la terra” Edmondo De Amicis, Costantinopoli (1875)

I

stanbul è bellissima, non vi deluderà. Ma per entrare veramente nella sua anima occorre rimuovere tutti i cliché che le sono stati cuciti addosso: “ponte tra Oriente e Occidente”, “città sospesa tra modernità e tradizione” o cose del genere. Niente di tutto questo. La vecchia Costantinopoli è oggi una moderna metropoli europea, capace di sorprendere per le sue

innovazioni e il suo fermento culturale. Provate per credere. IL VIAGGIO In aereo da qualche tempo è possibile trovare anche qualche volo low cost. Per chi parte da Brindisi non è affatto da scartare l’ipotesi auto, anzi. Si prende il traghetto per Igoumenitsa alle 19,00 e si arriva in Grecia alle 3,30 circa, poi 1.000 Km in auto per l’itinerario Ioannina-

Metsovo- Grevena-SaloniccoKavala-Ipsala (frontiera)-Istanbul. L’ho fatto tre volte, la prima nel 1991 e da Igoumenitsa ad Istanbul allora ci volevano 20 ore; adesso con la nuova Egnathia Odos di ore ne bastano 12/13 anche se i greci nel costruire l’autostrada si sono dimenticati di fare le stazioni di servizio: per fare benzina (o pipì) bisogna uscire ogni volta dal tragitto e si

perde un po’ di tempo. Al di là di tutto, l’auto potrà risultare molto utile per stipare tutti gli acquisti che farete. Eccome se ne farete! DA VEDERE Le crociere che fanno tappa ad Istanbul impongono in otto ore il circuito classico nel quartiere di Sultanahmet: Basilica di Santa Sofia-Moschea Blu-Palazzo di Topkapi; se riescono ad essere

abbastanza veloci fanno visitare anche la Basilica Cisterna (sotterranea) di Yerebatan. In realtà da vedere c’è tantissimo (e lentamente), specie al di fuori dei normali itinerari. Un posto da non perdere, ad esempio, è la Chiesa di San Salvatore in Chora (Kariye Camii) con i suoi fantastici mosaici, capolavori spesso trascurati perché in un quartiere (Edirnekapi) leggermente WWW.TBMAGAZINE.IT TB 31


I VIAGGI DI TB

fuorimano. Da non perdere è pure l’Istanbul Modern (www.istanbulmodern.org) , diventato uno dei simboli del rinnovamento della città. Il museo si trova sul mare nel quartiere di Tophane, circondato da locali dove si può fumare il narghilè. Inaugurato nel dicembre 2004, l’Istanbul Modern ospita la più importante collezione di arte contemporanea turca ed altre esposizioni permanenti (tra cui il “False ceiling” di Richard Wentworth), oltre ad un ricco calendario di iniziative temporanee. I brindisini curiosi possono andare alla Nuruosmaniye Library - proprio a fianco al Gran Bazar - dove è custodito parte del Kitabi Bahriye (Libro della Navigazione) del geografo ottomano Piri Reis: la mappa di Brindisi è al foglio 104, ma per visionarla serve un permesso speciale. Poi ci sono le tante moschee (Solimano ed Ortakoy su tutte) ed i quartieri asiatici: dal mistico Uskudar al modaiolo Kadikoy, passando per il cosmopolita Kuzguncuk, proprio all’imboccatura del Bosforo, dove il regista italo-turco Ferzan Ozpetek ha ambientato Il “bagno turco” con Alessandro Gassman. A proposito di Bosforo, vi sconsiglio la gita in barca che può essere lunga e noiosa. La soluzione ideale è prendere un taxi e raggiungere Arnavutkoy (il villaggio degli albanesi) dove all’inizio potete contemplare il divertente traffico delle navi sul canale per poi visitare i numerosi yali (residenze estive in legno risalenti ai primi anni del 1800) che si incontrano tra il mare e la collina. L’elenco dei luoghi da visitare potrebbe continuare a lungo e credo ci sia bisogno di qualche giorno in più del classico week-end per ammirare le tante cose belle di Istanbul e, soprattutto, per farsi conquistare dalla sua atmosfera. Un consiglio che mi sento comunque di dare è quello di iniziare la scoperta della città con la Torre di Galata a Karakoy, dalla cui sommità si gode uno dei panorami più suggestivi, grazie ad una vista a 360 gradi che favorirà, cartina alla mano, il vostro orientamento nei giorni successivi. DA FARE (IL BAGNO TURCO) “In questo posto le anime si aprono come le cozze al vapore” (dal film «Un tocco di zenzero» di Tassos Boulmetis). Non si può andare via da Istanbul senza aver fatto l’esperienza dell’hammam. Sarà pure turistico, ma ne vale decisamente la pena: bagno, sauna e massaggio sono una combinazione capace di far resuscitare chiunque. Ce ne sono diversi, ma andate al Cemberlitas Hamami (www.cemberlitashamami.com); si trova a due passi dal Gran Bazar ed è stato costruito nel 1584 su un progetto di Sinan l’Architetto. Altrettanto affascinante, anche se più recente (XIX secolo), è il Cagaloglu Hamami nei pressi di Santa Sofia, con prezzi però decisamente più alti del Cemberlitas ed un trattamento di livello inferiore (forse perché il New York Times l’ha messo tra i “1000 posti da vedere prima di morire”!). A questo

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punto optate per la soluzione “bagno da soli” che vi consente di utilizzare la struttura con meno di 15 euro. DA FARE (SHOPPING) Si compra di tutto, da tutti ed a prezzi generalmente piuttosto convenienti, evitando i tappeti che, a meno che non siate degli esperti, possono riservare spiacevoli sorprese. Il punto di partenza dello shopping è il Gran Bazar (Kapali Carsi). Il mercato coperto oramai assalito da orde di gruppi organizzati va però visitato anche se non avete nulla da acquistare. Il made in China ahimè domina anche da queste parti, ma qualcosa di originale la troverete in due botteghe al lato del Fes Cafè: Abdulla e Deli Kizin Yeri (Il posto della pazza). Nella prima sono in vendita tutti i prodotti (naturali) che vengono utilizzati nel bagno turco, dal sapone agli asciugamani; nella seconda, aperta da una signora americana trasferitasi ad Istanbul, c’è un’ampia scelta di oggetti prodotti con stoffe artigianali e motivi tradizionali turchi. Un altro luogo simile al Gran Bazar è il Mercato Egiziano (Misir Carsisi) vicino al ponte di Galata, dove andrete incontro ad una tempesta di odori provocata da spezie note (zafferano, cumino, paprika, etc.) e meno note (come il sumak) che per il semplice fatto di stare su quei banchi costano il doppio rispetto agli altri negozi. Se uscendo dal mercato egiziano l’odore delle spezie è sopraffatto da quello del caffè, vuol dire che siete in Tahmis Caddesi, da Kurukahvesi Mehmet Efendi, la torrefazione più famosa di Istanbul. Proprio da qui potete partire per un percorso tra centinaia di bancarelle e di negozi con le merci più varie (abbigliamento e casa-

bliche sovietiche dell’Asia. Se siete ad Istanbul durante il week end fate un salto ad Ortakoy (quartiere sul lato europeo del Bosforo), dove ogni sabato e domenica si tiene un colorato mercatino di artigianato ed abbigliamento, molto amato dagli istanbulioti. DOVE (E COSA) MANGIARE “Uomo avvisato mezzo salvato”: durante l’ultimo soggiorno ad Istanbul ho preso 4 chili in due settimane! La scelta gastronomica è varia e di ottimo livello, a cominciare dalle meyhane, l’equivalente delle nostre trattorie, dove i camerieri si avvicinano al tavolo con degli enormi vassoi pieni di meze (antipasti) da sottoporre alla scelta dei clienti. Le meyhane migliori si concentrano a Tunel/Istiklal tra Sofyali Sokak ed Asmalimescid Caddesi e sono Yakup 2, Rakici, Sofyali 9 e Refik (conto sui 20 euro). Se siete sempre su Istiklal e volete spendere di meno, all’altezza del famoso Cicek Pasaji, girate per Balik Pazari ed in mezzo alle bancarelle di pesce c’è il ristorante Mercan. Una cena con cozze ripiene (midye dolma), stufato di gamberi (karides guvec) ed una birra Efes alla spina costa intorno ai 12 euro. La cucina turca offre diverse pietanze originali tra cui il kebab di carne in tutte le possibili versioni, i borek (pasta sfoglia ripiena, generalmente, di formaggio), il cacik (versione turca dello tzatziki greco) ed i manti (ravioli di carne in salsa di yogurt) che vengono proposti in una delle migliori interpretazioni dal Kafè Ara in una traversa di Istiklal all’altezza del liceo Galatasaray. Sempre nel campo della cucina tradizionale, un ristorante assolutamente da non

“Uomo avvisato mezzo salvato: durante l’ultimo viaggio ad Istanbul ho preso 4 chili in due settimane” linghi in particolare) che passando per Tahtakale Caddesi vi porteranno fin sopra alla Moschea di Solimano. Alla fine gli acquisiti più interessanti si fanno ad Istiklal Caddesi (Via dell’Indipendenza), una strada pedonale lunga 1,5 Km, attraversata ogni giorno da un vecchio tram e da migliaia di persone. Su Istiklal ci sono le librerie ed i negozi “moderni” (gli articoli per la casa sono da Pasabahce), anche se le migliori scoperte le farete nei dintorni e nei diversi pazari (passaggi coperti). A partire da Tunel, uno dei capolinea del vecchio tram (l’altro è a Taksim), verso la Torre di Galata, ha inizio la strada degli strumenti musicali, Galipdede Caddesi, dove al n° 1 c’è Lale Plak, negozio di dischi tra i più antichi della città, con una notevole collezione di musica jazz. Sempre intorno a Istiklal incontrate Cukurcuma, il quartiere degli antiquari, popolato da commercianti provenienti dalle ex repub-

perdere è Asitane (www.asitanerestaurant. com), proprio a fianco del Kariye Camii. Il menù presenta diversi piatti tramandati dalla cucina ottomana ed il conto sale tra i 30 ed i 40 euro. Allo stesso livello di Asitane c’è il ristorante Borsa, nel quartiere di Harbiye, presso l’Istanbul Convention & Exhibition Centre. È ovvio incontrare anche un’ottima offerta di cucina moderna o internazionale. Al Vogue (BJK Plaza) il menù varia tra i piatti europei ed il sushi. Stessa offerta al 360, ristorante e bar all’8° piano in un palazzo di Istiklal (tavoli con vista superlativa da prenotare qualche giorno prima, www.360istanbul.com). Infine un’ottima cucina turca rivisitata, con terrazza sul Bosforo, si trova al ristorante dell’Istanbul Modern. Qui come altrove ci sono dei posti famosi per qualcosa di particolare da assaggiare. Due suggerimenti su tutti. Il miglior pro-

fiterol della città (e non solo) è da Inci Pastanesi al n. 124 di Istiklal, mentre dovete andare in Asia, a Kadikoy, per provare la Kup Griye di Baylan Pastanesi, una coppa di gelato al caramello con crema chantilly e chissà cos’altro. Favolosa. Un’ultima annotazione. Se siete in inverno provate il sahlep, è una specie di cioccolata calda bianca al latte con cannella. Molto buona, e poi non la trovate in nessun’altra parte al mondo. DOVE DORMIRE Sono disponibili soluzioni per tutte le tasche, mentre ancora con sufficiente facilità si trovano alberghi a tre stelle con la doppia a 40 euro, specie a Sultanahmet e dintorni. Certo l’ideale sarebbe sistemarsi tra Tasim ed Istiklal, però da queste parti l’offerta diminuisce ed i pressi salgono. A proposito di alberghi, il mitico Pera Palace vale una visita, fosse solo per vedere la stanza di Agatha Christie intatta come ai tempi dell’Orient-Express. Per soggiorni di una settimana o più, un’ottima soluzione è Istanbul Suites (www.istanbulsuites.com) in zona Harbiye, vicino a Taksim. LOCALI Anche in questo caso bisogna gironzolare intorno ad Istiklal, visto che nel quartiere storico di Sultanahmet dopo il tramonto non si incontra più nessuno. Nelle traverse a nord (verso Taksim) ci sono i locali dove ascoltare musica tradizionale, mentre i gruppi più di tendenza e di successo si esibiscono al Babylon, tempio della musica contemporanea turca, vicino a Tunel. I programmi aggiornati dei concerti sono su www.babylon.com.tr. Il ritrovo degli amanti del jazz è sotto la Torre di Galata al Nardis Jazz Club. EVENTO Istanbul nel 2010 sarà capitale europea della cultura. Per l’occasione sono in corso numerosi restauri (il Palazzo di Topkapi, Santa Sofia, l’Ataturk Cultural Center, le mura e le fortificazioni, oltre al progetto Istanbul Open Spaces), mentre stanno per essere ultimati nuovi ed importanti lavori: il Young Art and Design Center, la sala concerti dell’Ayazaga Cultural Center, l’Istanbul Library ed il Sutluce Culture and Convention Center, uno spazio sul Corno d’Oro di 73.000 mq dedicato alla cultura. Ci sono tutti i presupposti per un’edizione memorabile (www.istanbul2010.org). Le fotografie di questo servizio sono state realizzate e gentilmente concesse a TB da Serkan Bagibala, un giovane amico turco con la passione per la fotografia, conosciuto su Facebook. Lo vedete nella foto a lato. Grazie Serkan!


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La satira di TB

SIAMO TUTTI SINDACI: LE FANTA-INTERVISTE AI CANDIDATI A PALAZZO DI CITTÁ

ANNUNCI VITA O MORTE. Comodi, spaziosi, dotati di tutti i comfort, colorate: la nuova linea di cofani mortuari della ditta Aldilà sono oggetti di design che renderanno di tendenza il vostro trapasso a miglior vita. Dal 7 agosto partono i saldi: sconti dal 20 al 50% sulla collezione 2008. Non perdete l’occasione. Potreste non avere il tempo di pentirvene. Info: 0831 666 666 666. SPORT. Causa mancato utilizzo vendo abbonamento all’Enel Brindisi. Posto: dove capita e se capita. Visuale pessima. Consiglio di portare l’ombrello perché se piove fuori piove anche dentro. Anche il cuscino è consigliabile. Per evitare che si formi un sottile strato di ghiaccio sotto il sedere. CALZATURE. Causa crisi, vendo al migliore offerente 12 paia di scarpe semestrali. Hanno percorso meno di 10 km. Ottime condizioni. Trattativa riservata. SOCIAL CARD TAROCCHE. Come nuove, utilizzabili presso supermercati, centri commerciali e sui mezzi della Stp. Vendo a 20 € l’una. SINDACO. Voglio candidarmi anche io. Tanto lo fanno cani e porci. Cerco 40 sostenitori disposti a candidarsi a consigliere comunale. Stipendio assicurato. Senza lavorare.

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MENNITTI

STA ANCORA PENSANDO. MA A COSA? Nessuno lo sa. Intanto ha appena finito di leggere l’ultimo trattato di Antonio ed Efisio. E promette: «Se sarò rieletto non vi accorgerete di nulla». Già, è proprio questo il dramma. Sindaco, che piacere vederla. Sa, pensavamo che quello che si vede in tv fosse un avatar, ha presente quei cloni su Second Life e roba simile, invece è proprio lei. Come sta? In splendida forma. Ho appena finito di leggere un libro di Voltaire e l’ultimo trattato filosofico di Antonio e Efisio, ma sono cose che i brindisini difficilmente comprenderebbero... Ne siamo certi. Pensi che ancora si stanno chiedendo come hanno fatto ad eleggerla sindaco. A proposito: si ripresenta? A settebre disse che entro 45 giorni ci avrebbe dato una risposta. Ne sono passati 90. Ci vuole pensare ancora un po’? Però si decida: si vota a giugno. Ma perché vi interessa tanto? Specie a voi di TB che mi criti-

cate sempre. Appunto, è per capire se dobbiamo preparare le valigie o se possiamo restare in città? Ma no, scherza, restate pure. Le assicuro che se verrò rieletto non vi accorgerete di nulla. È proprio quello che temiamo. Comunque complimenti: ha tutti contro. De Maria, Di Donna, i cittadini. Certo che se si ricandida ha un bel coraggio. E rischia un plebiscito: al contrario. Ad uno che ha fatto parte della fiamma e che ha ideato Forza Italia, il coraggio non manca di certo. Sono d’accordo con lei, vede che qualche punto di contatto si trova sempre. A proposito, perché Berlusconi non la digerisce più? Solo per il rigassificatore? In realtà c’è dell’altro. È che

Silvio, quando parlo, proprio non riesce a comprendermi. Sa, è di un altro livello. Uno che dialoga e canta con Apicella come fa a parlare con me di politica e cultura? Lei chi preferirebbe. Tra lei e Apicella sicuramente lei, ma per non più di 30 secondi. E comunque sono tutti con me: Vitali, Saccomanno, Fitto. Certo, solo davanti alle telecamere però. Posso assicurarle che a microfoni spenti le fanno tanti altri complimenti. E lei come fa a saperlo? Beh, sa, a tempo perso faccio il giornalista, non il politico. Bel lavoro. Spero di tornare a farlo un giorno. Che ne pensa di ricominciare a giugno, quando magari sarà libero da impegni amministrativi: una bella rivista di alta cultura. Basterebbero

una decina di copie: una per lei, una per Dell’Utri e Veneziani, e le altre per il suo ufficio di gabinetto. Ma io vorrei regalarla a tutti i brindisini. Ma sindaco, ancora non ha capito? Noi brindisini siamo stupidi e ignoranti: certe cose non le capiamo. Ci fermiamo alle commedie in vernacolo. Sarà per questo che non vi capisco? Forse, ma non è colpa sua. Me la prendo anche con tutti quelli del Pdl che non hanno il coraggio di criticarla pubblicamente. Ma, scusi, cosa si attende da certa gente? Niente sindaco. Da certi soggetti non c’è da attendersi proprio nulla. Vede che iniziamo ad andare d’accordo. Quasi quasi la voto, così magari arriva a sfiorare il 5%.


La satira di TB

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CLAMOROSO: IL PROTAGONISTA DEL NUOVO CARTOON DISNEY CI SCRIVE

LA LETTERA DI

SUPER MAX Scoperto da Spam, il super-eroe locale prende carta e penna e si confessa a TB. Lanciando un appello: aiutatemi a guarire. Ma la situazione è disperata

Dal super-eroe SuperMax riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera.

C

aro direttore, ho visto che il tuo pregevole mensile è riuscito a scoprire la mia vera identità. Un po’ mi sono incazzato, ma poi ho pensato: forse adesso potrò finalmente guarire dalla mia malattia rara, la Protagonistite. In pratica si tratta di una specie di cistite, ma in questo caso i dolori non sono miei, bensì di quanti mi devono sopportare ogni giorno guardandomi su tv e giornali. È vero, direttore, anche se ho tanta voglia di aprirle la testa in due, devo ammettere che il suo scoop può aiutarmi. Ebbene sì: sono malato. Se ogni giorno non appaio, mi sembra che scompaio. E la cosa, mi creda, è insopportabile. A volte penso a come starò quando non sarò più presidente di Confindustria, e mi viene voglia di buttarmi dal sesto piano del mio ufficio di corso Garibaldi. Poi ci ripenso: cadendo, potrei rovinare la mia auto parcheggiata lì sotto. Mi butterò quando avrò finalmente imparato a volare, e mi creda, manca davvero poco. A volte penso a come starò

quando lascerò il basket. Ma poi penso che forse starò meglio: potrò finalmente trascorrere le domeniche seduto accanto a dei veri amici. Pensi direttore, che sono talmente malato che in questi giorni sono tornato in sala di registrazione con Al Bano. Stiamo incidendo un nuovo Cd per solidarietà. Con il primo abbiamo fatto tanto bene a molte persone bisognose, ma il mio vero cruccio è che non siamo riusciti ad entrare nella hit parade. E solo lei può capire quanto questo mi roda dentro. Per questo motivo le nuove canzoni saranno ancora più

GIUBBE NERE

«A Fitto va bene Mennitti»

belle e melodiche: voglio il primo posto in classifica! Però ho saputo che un gruppetto irlandese chiamato U2, che mi dicono abbia un discreto seguito, sta per uscire in contemporanea con il nostro Cd, il prossimo 2 marzo. Francamente non li ho mai sentiti. Confesso di aver ascoltato in vita mia solo Al Bano, e credo che i risultati siano sotto gli occhi di tutti. Però, siccome mi dicono che questa band suoni discretamente, sto pensando di fare un comunicato stampa per impedire che i dischi stranieri siano venduti sul territorio italiano. Ovviamente Confindustria, gli ultras

dell’Enel Brindisi e l’Udc sosterranno questa mia battaglia. Spero che anche TB stia dalla nostra parte. Per il resto che dire: fin quando non sarò completamente guarito dalla Protagonistite, e la cura richiede almeno cinque anni di trattamenti, che comprendono una elezione in Parlamento, la prego di avere tanta pazienza. Mi sopporti. Come io, del resto, sopporto voi. Un cor-

«Saccomanno e Vitali dicono che Mennitti sarà il candidato sindaco del PDL...»

diale saluto. SuperMax

«...non ci sono dubbi: Mennitti è il più amato. Dai non brindisini»

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Voci di popolo A proposito della Lng...

Cara redazione, in merito alla questione rigassificatore, vorrei evidenziare la faccenda più importante. Leggo sul Vs. TB di Dicembre 2008 ciò che dice l’amministratore Enrico Monteleone: ”L’industria metaniera non ha mai registrato morti o incidenti gravi.” Verissimo. A me personalmente non risulta a memoria alcunchè in merito. Ma la questione è un’altra! Si sta ragionando su un falso problema. Quello vero che è pura tragedia è il seguente: mettendo il rigassificatore all’ingresso del porto di Brindisi lo si condanna a morte. Avete idea di cosa succede quando arriva o parte una metaniera? Si blocca tutt’intorno per 1,8 miglia marine. C’è bisogno di ben 3 capitani che coordinandosi facciano si che appunto non accada niente. Neanche un bambino con la paperella può stare in acqua nel suddetto raggio! Quindi fine di qualsiasi attività portuale. Ecco perchè Bari non si è fatta avanti per prendersi anche questa opportunità! Difatti non lo è! Nulla vieta di farlo a 5-6 km lontano dall’ingrasso del porto. Che necessità c’è di farlo proprio lì? Accertatevi andando a leggere il disciplinare edito dalla Capitaneria di porto (che è l’organo che sovrintende questo tipo di attività), per esempio della Capitaneria di porto di Livorno... www.guardiacostiera.it Tempo fa un capitano della Guardia costiera mi disse quanto vi ho riferito e andai a vedere (francamente ora non ricordo più bene dov’era). Fate delle ricerche! Saluti. Saverio Mariano Caro Saverio, grazie per il contributo intelligente. Diamo spazio alla tua tesi come a quella di Monteleone. Poi ognuno è libero di farsi la propria idea. Quanto alle ricerche, le lasciamo volentieri ai tecnici degli enti che devono valutare la questione. fm

lettere, email, fax, sms

UN DVD PER BRINDISI IN BICICLETTA Il Presidente dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Unione Sportiva Acli “Fausto Coppi”, Romeo Tepore, ha realizzato, un Dvd intitolato “Brindisi in biciletta e oltre”. Nel Dvd, oltre alle immagini della ultima edizione, contiene foto di tutte le altre edizioni, ed una poesia intitolata “Na bicicletta per tutti” ideata ed interpretata dall’attore Massimo Galantucci. Per dare inoltre alle generazioni di oggi e a quelle future l’immagine di Brindisi com’era e come è cambiata nell’arco di un secolo sono state inserite cartoline inedite, illustrate da Aldo Indini, e concesse grazie alla passione e all’amore verso la città di un brindisino verace come Giuseppe Giancola, che per motivi di lavoro è lontano da oltre 50 anni. Tutti i partecipanti alla XXVI edizione di “Brindisi in bicicletta” riceveranno in regalo il Dvd.

Brindisiarte Stima per Publimax e rilancio Carissimi amici, abbiamo l’onore di comunicarvi che, nell’approssimarsi del 25° anniversario della nascita di Publimax, abbiamo ideato alcune simpatiche iniziative tra le quali la creazione del portale brindisiarte.it, una galleria d’arte digitale totalmente gratuita, che si pone come unico scopo quello di promuovere l’arte nel Salento e di dare visibilità ad artisti salentini. www.brindisiarte.it

Caro Fabio, non posso che esprimerti la mia grande soddisfazione ed i miei più sentiti complimenti per il tuo giornale e per il tuo sito internet, scevri da ideologie o imposizioni di natura politico-imprenditoriale. Che questa tua iniziativa possa essere foriera di grandi soddisfazioni ma soprattutto di un immediato rilancio della nostra amata città. Con affetto e stima. Mimmo De Michele

Buon anno

Don Tonino Bello alla fine delle celebrazioni eucaristiche amava dire ai suoi fedeli “La pace è finita andate a Messa”, la Messa da vivere e celebrare, egli diceva, è fuori dal Tempio, tra la gente e specialmente tra i più poveri. Auguri alla nostre città, con i problemi di sempre, resi più gravi dalla crisi economica che farà sentire i suoi effetti deleteri nei prossimi tempi; a tutti coloro che fanno fatica a tirare avanti; alle sempre più numerose famiglie che si rivolgono alle Caritas per chiedere pacchi viveri e vestiario usato, richieste sinora provenienti da poverissimi e immigrati; ai nostri Amministratori affinchè in ogni atto deliberativo ripartano sempre dagli ultimi, sia che riguardi l’urbanistica, il commercio, le localizzazioni industriali o i servizi sociali, perché mettano al centro dei provvedimenti mai l’interesse personale o di parte, ma gli ultimi tra i cittadini, coloro che non hanno voce e sponsor; agli ammalati della nostra terra affinchè trovino risposte e servizi sempre più professionali per le loro patologie, senza viaggi fuori Regione, e soprattutto trovino tanta umanità spesso grande assente nei nostri ospedali; a Magdaleine, a Ibralin, a Maari, scappati da paesi in guerra e poveri alla ricerca di vita per se e per i loro familiari, così come hanno fatto non molto tempo fa i nostri nonni e genitori; alle famiglie delle morti sul lavoro “...morti bianche… come se ci fosse un colore per la morte, sempre nera e terribile…” affinchè la comunità civile e religiosa le sostengano concretamente nella vita di ogni giorno; e ancora auguri alle vittime dei crimini e ai carcerati, perché prevalga sempre la giustizia e mai la vendetta. La pena, la prigione hanno senso se mentre si affermano le esigenze della giustizia e scoraggiano il crimine, servono al rinnovamento dell’uomo, offrendo a chi ha sbagliato la possibilità di riflettere e cambiare vita. E auguri a tutti noi, affinchè la consapevolezza, la certezza che Dio ci ama sempre, ama ognuno di noi, le nostre gioie e i nostri dolori, ci fortifichi nella fede, ci faccia sognare e affrontare colmi di Speranza la messa di ogni giorno.

Bruno Mitrugno Direttore Caritas Diocesana

IN PUNTA DI LINGUA CHISSA’ PERCHE’, ma quando seguo su Puglia Tv una seduta del consiglio comunale mi vengono in mente due film: “L’armata Brancaleone” e “Non ci resta che piangere”. TI PRESENTO la mia compagna, ti presento il mio compagno. Ormai anche Brindisi è diventata una città a maggioranza di “compagni e compagne”. Eppure le elezioni vengono sistematicamente vinte dalla destra. E allora mi chiedo: ma questi compagni, da che parte stanno? I SALDI in città. Ecco una iniziativa che mi provoca strane reazioni. E cioè avere corso il rischio di pagare il doppio ciò che ora mi viene offerto a metà prezzo. A PROPOSITO DI TELEVENDITE. C’è una ditta, piuttosto presente in televisione, che regala un divano a chi acquista una poltrona relax. E mi chiedo se non sarebbe più logico regalare una poltrona a chi compra un divano. MASSIMO D’AZEGLIO, Presidente del Consiglio dal 1849 al 1852, viene ricordato per aver detto :” Abbiamo fatto l’Italia. Ora facciamo gli italiani.” Chissà perché ricordando questa storica frase, mi piace immaginare il Sindaco di Brindisi, Mimmo Mennitti, rilasciare questa dichiarazione :” Stiamo cambiando Brindisi. Un po’ di pazienza ancora e cercheremo di cambiare anche i brindisini.” Pino Minunni WWW.TBMAGAZINE.IT TB 37


OPINIONI

Turista per casa

di Mario Lioce

Razzismo o lotta di classe? Brindisi è sulla strada giusta per riappropriarsi dei principi etici dell’accoglienza e della solidarietà

C

hi ha coscienza di quanto avviene in città come Londra, Amsterdam o Parigi sa bene che in Italia il fenomeno dell’immigrazione ha una portata minore. Indagare quanto sta avvenendo a livello di discussione nel nostro Paese, può aiutarci a produrre alcune utili considerazioni anche sulla nostra città. La destra sembra ormai arroccata su posizioni sempre più di carattere xenofobe, non a caso la Lega pare esserne la portavoce in materia, cavalcando gli argomenti della criminalità, del terrorismo, della salvaguardia delle tradizioni. Il sociologo britannico Zigmunt Barman sostiene che

si ricorre all’identità quando la comunità crolla e, infatti, assistiamo in

alcune aree del nostro Paese ad atteggiamenti d’insofferenza e ostilità verso l’esterno che preludono a processi disgregativi. Non più di un paio di mesi addietro l’Unione Europea ha pubblicato a Bruxelles un’indagine in cui l’allarme sicurezza di cui spesso parlano i telegiornali non appare direttamente e necessariamente legato alla presenza di stranieri. Anzi: vi sono nazioni e città d’Europa che ospitano molti più stranieri che in Italia, e sono molto più sicure. Qualcuno potrebbe obiettare ricordando l’episodio di violenza subito nell’ottobre scorso da una nostra concittadina. Nessuno nega che un fenomeno socio-demografico così importante non vada considerato anche sotto l’aspetto

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dell’ordine pubblico, tuttavia mi appare ancora marginale rispetto ad altre piaghe di Brindisi. Se non fosse che di fronte a ferite così profonde del corpo e dello spirito di un essere umano, i toni sommessi e il pudore siano d’obbligo, dovremmo stringerci intorno alla nostra concittadina e ringraziarla per l’esempio: a pochissimi giorni dal fatto, nell’apprendere della cattura del suo violentatore, trovò la forza di un sincero perdono. Dal canto suo la sinistra, al di là degli anatemi lanciati verso la destra, non è stata ancora capace di fare un bagno di realismo in grado di produrre un progetto che non sia meramente retorico. Una delle abilità storiche della sinistra è quella di lasciare che sia l’avversario a scegliere campo di battaglia e armi. Ecco quindi che ha fatto proprio il linguaggio del suo antagonista politico, usando

e cinismo. Le posizioni intransigenti verso ogni fenomeno di razzismo hanno inviso il direttore di Famiglia Cristiana oltre che alla destra di governo e di maggioranza, persino a larghe aree dello stesso mondo cattolico. Finanche l’Osservatore Romano ha accusato il governo di giocare al ribasso in tema di diritti umani, arrivando a parlare di “tristezza quando dal mondo politico arrivano segnali che accentuano tendenze di chiusura autarchica

capro espiatorio a cui attribuire i propri problemi, il razzismo si trasforma in una caccia alle streghe che assume i contorni della contrapposizione teorizzata dal sociologo americano Mills. Mills sviluppò la teoria moderna della lotta di classe, non più secondo i classici canoni marxisti, bensì come conflitto insito nella società tra gruppi ed interessi (nord contro sud, ricchi contro poveri, ecc.). L’archetipo dell’altro, l’uomo dalla

“La Cittadella del Welfare ci vede

finalmente protagonisti di un processo

di modernizzazione e impegno civico”

nei confronti del moto trasfusionale di persone che vengono a noi il concetto di utilità: “l’immigrazione sostiene la nostra economia”, “supporta il Pil”, “inverte il tasso negativo di natalità”. L’accoglienza e la carità che fine hanno fatto? Da non credente m’imbarazza constatare come la Chiesa sia stata abbandonata ad ergersi come unico baluardo a fronteggiare ostilità

e di arroccamento sociale”. Giudicare però quanto accade osservandolo unicamente sotto la lente del razzismo non esaurisce la complessità del fenomeno. Particolarmente in periodi come questo di incertezza sociale ed economica e di assenza di punti di riferimento, il rifiuto dell’altro trova nuova linfa in un insieme di atteggiamenti fatto di inquietudine e insicurezza. Per trovare un

pelle nera, se indossa la maglia di una squadra di calcio o di pallacanestro è oggetto persino di idolatria, se chiede di lavare il parabrezza della macchina ad un semaforo diventa lo specchio delle nostre inquietudini e quindi è da scacciare. Non riu-

sciamo a comprendere che attra-

verso l’assimilazione totale, che una certa visione politica cerca di imporre al diverso come alternativa all’allontanamento, si perde quella meravigliosa ricerca della convivenza fatta dalla mediazione tra identità e differenza. La soluzione non è l’assimilazione ma l’apprezzamento della distanza fra sé e l’altro. Mi piace ricordare le parole dell’antropologo Lévi Strauss: “Quando si vuole studiare gli uomini, bisogna guardare vicino a sé; ma per studiare l’uomo, bisogna imparare a rivolgere lo sguardo lontano; bisogna anzitutto osservare le differenze per poi scoprire le proprietà.”

Auspicare la realizzazione di una società con un’ispirazione etica in tema di accoglienza non è utopia. Come nei peggiori giorni della diaspora albanese, Brindisi ha già mostrato di conoscere i principi dell’accoglienza e della solidarietà. Il progetto che vede la realizzazione di una Cittadella del Welfare nella vecchia caserma dei pompieri, contribuirebbe ad invertire quella condotta che vede la nostra città costretta da sempre a inseguire da lontano processi di modernizzazione e impegno civico. Il progetto esiste, le istituzioni concordano, le associazioni di volontariato scalpitano. Quando il vuoto dei mille disagi esistenti sarà finalmente colmato dall’impegno di ognuno, la nostra coscienza di cittadini e prima ancora di esseri umani potrà acquietarsi.


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