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Il vuoto che verrà The void that will be

Stefano D'Armento

Dottorando in Urban Planning, Design and Policy, DAStU, Politecnico di Milano. stefano.darmento@polimi.it

Il vuoto che verrà

Gestire il vuoto creato dalla prossima decrescita demografica invece di inseguire il mito della rigenerazione

The void that will be The territorial policies and public debate for lagging depopulating areas, not only in Italy, are still mainly demographic growth oriented. However, considering the current trends and the demographic prospects it is probable that many of these areas will keep losing population. Part of the scientific literature and some international examples show how we can deal with these processes, manage them and work with a qualitative rather than quantitative revitalization and instead of unsuccessfully contrasting processes sometime unavoidable.*

Le politiche territoriali e il dibattito pubblico, non solo italiani, tendono a stigmatizzare i processi di spopolamento e abbandono in corso in alcune aree e stimolare, senza successo, la crescita demografica. Secondo le attuali previsioni molte di queste zone vedranno continuare i fenomeni di decrescita e abbandono. Una parte della letteratura scientifica e alcuni esempi internazionali mostrano invece strade alternative per accompagnare i processi o rivitalizzare i territori qualitativamente, senza cercare di contrastare, senza successo e sprecando risorse, processi spesso inevitabili.* olti paesi sviluppati, tra cui l'Italia (ISTAT, 2018), sono entrati o si apprestano a entrare in una fase di transizione demografica, che li porterà nei prossimi decenni e prima della fine del secolo a una decrescita della popolazione totale.

I tassi di natalità sono infatti sotto alla soglia di sostituzione in tutti i paesi sviluppati, dove la crescita demografica resta legata esclusivamente a flussi migratori.

Questo processo di contrazione, che già interessa quelle che sono definite aree interne, rurali e periferiche, andrà man mano a toccare molte città e aree urbane in tutta Europa, che sarà sempre più fatta da isole in crescita in un mare in contrazione (Hospers e Reverda, 2015). Nonostante i caratteri imprevedibili della demografia, legati soprattutto agli aspetti migratori, lo spopolamento nei paesi occidentali è un fenomeno con cui dovremo molto probabilmente convivere nei prossimi decenni.

A questa nuova condizione un documento di ricerca ESPON (2017) individua tre possibili strategie: – La strategia conservativa. Sia nel dibattito pubblico che nelle politiche territoriali, i fenomeni di contrazione, spopolamento e abbandono, vengono visti come inerentemente e totalmente negativi, da invertire, e le soluzioni che vengono previste sono solitamente orientate alla ricerca di metodi di contrasto e inversione per fare in modo che la popolazione torni a crescere; – La non azione. Lasciare che gli eventi continuino il loro corso senza intervenire in forma intenzionale (non si prevedono interventi) o non intenzionale (sono previsti interventi ma non vengono attuati); – L'opzione radicale, o cambio di paradigma. Accompagnare e gestire i fenomeni di decrescita demografica e abbandono, non con l'obiettivo di invertirli ma in modo da mantenere o creare delle buone condizioni di vita per una comunità numericamente ridotta.

Questo contributo, nel sostenere la via del cambio di paradigma, vuole illustrare i pensieri di una selezione di

02. Il nuovo borgo di Craco, costruito dopo la frana e l'abbandono di quello antico negli anni 1960. Anche questo è già ampiamente abbandonato. The new village of Craco, built after the landslide that destroyed the ancient village in the 1960s. Nowadays also the new settlement is largely abandoned. Stefano D'Armento autori, alcuni molto citati nel dibattito sulle aree interne italiane, che hanno invece anche espresso opinioni spesso passate in secondo piano a riguardo della strategia generale da seguire. Si propongono anche delle visioni internazionali particolarmente significative provenienti da Giappone e Spagna, molto toccati dai fenomeni di spopolamento e contrazione.

Visioni e strategie per un cambio di paradigma

La questione della contrazione, del ridimensionamento, della produzione di vuoti e di come gestirli ha conosciuto una certa popolarità soprattutto in ambito urbano con gli atlanti delle città in contrazione di Oswalt (2005, 2006).

Tuttavia i fenomeni di contrazione, svuotamento, abbandono e spopolamento investono ampi territori rurali, periferici, ma anche intermedi. Significativamente, già RossiDoria (1958), molto citato nel dibattito sulle aree interne italiane, non vedeva l'abbandono delle aree rurali come qualcosa di negativo di per sé, anzi auspicava il ridimensionamento di molte di esse e addirittura la completa evacuazione di quelle caratterizzate da un eccessivo rischio idrogeologico (ad esempio l'Aspromonte), dove istituire un demanio forestale. Nella visione di Rossi-Doria questi processi andavano però gestiti, non lasciati avvenire autonomamente e disordinatamente, come poi è effettivamente accaduto.

Secchi (1987, p. 16) ammoniva che “nei prossimi decenni la riduzione del territorio coltivato continuerà a un ritmo sensibile [...] e si aprirà un vuoto davanti al quale l’urbanista non saprà cosa dire” che è quanto si è puntualmente verificato. Questa mancanza di risposte e idee sfocia usualmente nel mito della rigenerazione, che ricerca affanno-

samente di riempire tutti i vuoti che si creano alla fine dei cicli storici di occupazione e utilizzo (Olmo, 1990). Nello specifico, il ciclo in questione è quello che corrisponde a un “faticoso processo di colonizzazione di aree marginali e di diffusione di insediamenti rurali (prevalentemente in piccoli nuclei) che sotto una drammatica fame di terra aveva trovato il suo culmine tra la metà del Settecento e la fine dell’Ottocento”; ormai alla fine di questo ciclo, molte aree sono sulla strada per diventare “ruderi di una passata vicenda di antropizzazione” (Lanzani, 2003, p. 118) e molte di esse non vedranno una nuova crescita. Ciò non è necessariamente un male: la contrazione e il ridimensionamento sono infatti un'occasione per lavorare su quelli che, perAccompagnare e gestire i fenomeni di cepiti come vuoti, sono innanzitutto dei paesaggi, spesso devastati da un decrescita demografica e abbandono surplus edilizio incoerente, paesaggi nei quali è necessario capire come agire anche nell'eventualità che non sia possibile mantenervi una presenza umana stabile. Un contributo fondamentale sul tema a livello internazionale è quello di Lynch (1992), che nel suo saggio argomenta l'importanza e la necessità di gestire il declino, inteso come spopolamento e svuotamento e fase ineludibile della storia dei luoghi, nella pianificazione territoriale. Lynch si dimostra molto critico sulle politiche tradizionali di inversione demografica, che trattano il declino locale come una malattia e agiscono normalmente troppo tardi rivelandosi inefficaci quando non addirittura dannose. Dichiarandosi contrario agli incentivi diretti per popolare o restare in certi luoghi afferma che sarebbe più utile incentivare la mobilità verso aree più prospere e rimarca invece la necessità di investire nella bellezza e nella riqualificazione dei luoghi. Alla fine di un ciclo, il ridimensionamento demografico può portare a un nuovo equilibrio, da cui è anche possibile che in un imprevedibile futuro si creino condizioni per una nuova crescita. Nuove condizioni possono generarsi anche attraverso la

03. I ruderi del borgo abbandonato di Craco, Basilicata, oggi museo a cielo aperto e meta turistica.The ruins of the abandoned village of Craco, Southern Italy, today tourist destination as an open-air museum. Stefano D'Armento stessa facilitazione della mobilità tra luoghi. Dice Camanni e sui danni dell'insistenza nel perpetrare forme di riatti(2016, p. 224) che “le persone si spostano più frequente- vazione piuttosto che gestire la contrazione. Lo sviluppo mente delle palline del flipper, nessuno è più condannato a futuro, in molti luoghi, non significa recuperare il passato vivere dove viene al mondo, semmai a partire, sperimenta- e, a causa di dinamiche socio-economiche e condizioni gere e scegliere”; se da un lato questo movimento rende più ografiche, alcuni luoghi saranno destinati a divenire musei rapidi i processi di svuotamento di alcune aree, dall'altro a cielo aperto, o semplicemente riconquistati dalla natura. genera interessanti dinamiche opposte. Fenomeni di mul- Accettando l'inevitabilità dello svuotamento di alcune tiresidenzialità, forme di abitare temporaneo e intermit- aree in Giappone, paese dove la decrescita demografica tente, una maggior facilità nello spostarsi, possono portare allo stanziamento di Il paesaggio, anche degli insediamenti nuovi abitanti in luoghi in spopolamento ed essere alla base della rinascita di al- umani, è un palinsesto continuamente cune selezionate località. Anche l'antropologo Teti (2017), molto riscritto e rimodellato presente nel discorso sulle aree interne grazie ai suoi studi e narrazioni sui processi di abbandono, generale e lo spopolamento rurale sono già in stato avanconferma l'ineluttabilità di alcuni di questi e della necessità zato, e dopo ripetuti fallimenti di diverse politiche di indi accettarli, mettendo in guardia sullo spreco di risorse versione, Masuda (2014) ha proposto la teoria delle linee

04. Campagne abbandonate in Basilicata. Abandoned rural areas in Southern Italy. Stefano D'Armento

difensive, che consiste nel rafforzamento, concentrazione e incremento dei servizi e delle infrastrutture, in quei centri a ridosso delle aree periferiche dove è possibile perseguire una stabilizzazione demografica e invece gestire lo spopolamento e la progressiva rinaturalizzazione delle aree più lontane, dove i villaggi perseguono strategie di cosiddetto spopolamento creativo, puntando a una rivitalizzazione qualitativa invece che quantitativa in termini demografici. Il diverso obiettivo finale non implica l'abbandono di strategie di attrazione, come stimoli al lavoro da remoto e alla multiresidenzialità, ma orienta queste strategie all'accompagnamento e alla mitigazione degli effetti qualitativo e quantitativo nella pianificazione urbana, e “Riabitare l'Italia” (De Rossi, 2018), specifico sulle aree periferiche e rurali e nel quale diversi contributi si soffermano sulla necessità di una selezione degli spazi, di disaccoppiare crescita quantitativa e qualitativa e di slegare lo sviluppo e la rivitalizzazione dei territori dalla questione demografica.

Riflessioni conclusive

Nell'articolo vengono messe in evidenza posizioni e pensieri di autori che hanno affrontato il tema del progressivo svuotamento causato dallo spopolamento in modo critico e non concorde a quella che è l'attuale visione prevalen-

Alcuni luoghi saranno destinati a te, che lo vede come un fenomeno da combattere e invertire a ogni costo in divenire musei a cielo aperto, o una sorta di battaglia per la soprav vivenza. riconquistati dalla natura Certamente alcune aree potranno conoscere in futuro nuove fasi di inaspettato sviluppo. I continui dello spopolamento, anche promuovendo azioni di demo- cambiamenti della società possono portare a cambiare la lizione, diradamento e rinaturalizzazione, e un progressivo considerazione di alcune caratteristiche che ora vengono ridimensionamento fisico dei centri (Yoshimoto, 2017). considerate come ostative allo sviluppo, trasformandole in

In modo simile, in Spagna, alle prese con il continuo risorse, come fu ad esempio la neve nelle aree di montagna svuotamento delle vaste aree tra la capitale e le coste, dove poi, grazie ad essa, si è sviluppato un florido turismo. Sáez (2018), che tramite il gruppo di ricerca della Catte- Tuttavia, è necessario fronteggiare la probabilità che lardra di Spopolamento e Creatività dell'Università di Sara- ghe porzioni di territorio vengano progressivamente pargozza ha attivato, nelle aree rurali dell'Aragona, scambi zialmente o interamente abbandonate, magari restituite studenteschi e tirocini per rafforzare le relazioni tra aree alla natura, o utilizzate come territori prevalentemente metropolitane e periferiche, invita a disaccoppiare spopo- turistici con una quota minima di popolazione residente in lamento da abbandono: la decrescita demografica, sebbe- modo permanente. ne difficile da accettare, non deve essere percepita come La “rivalorizzazione non comporta necessariamente vainerentemente negativa ma può essere gestita, portando riazioni demografiche” (Cencini, 1983, p. 87) e il paesaggio, avanti dei processi di rivitalizzazione delle comunità, ac- anche degli insediamenti umani, è un palinsesto continuacompagnandole verso dimensioni più ridotte. mente riscritto e rimodellato. La contrazione non significa

Infine, vale la pena menzionare i volumi collettivi “Urba- che un'area è condannata al fallimento ma può invece ofnistica per una diversa crescita” (Russo, 2014), in cui vie- frire l'opportunità per una rivitalizzazione delle economie ne sviluppato il concetto di disaccoppiamento di sviluppo locali, per una maggiore partecipazione della comunità e

per la creazione di luoghi più vivibili e di uno sviluppo più sostenibile (Wiechmann, 2012).

Le possibilità che si aprono sono molteplici: la rinaturalizzazione; la demolizione selettiva e il diradamento dei centri abitati, agendo sul vastissimo surplus edilizio di scarso o nessun valore, eredità delle fasi di espansione e speculazione degli scorsi decenni; l'attrazione di flussi di popolazioni multiresidenziali e turistiche, che possono contribuire al riutilizzo e alla riattivazione di selezionate parti di territorio. La gestione deve avvenire tramite piani di area vasta che superino i campanilismi municipali, organizzati per scenari che tengano conto di possibili contrazioni ed espansioni. Nel quadro pianificatorio italiano già esistono strumenti potenzialmente adatti e capaci di riconoscere, governare e accompagnare tali fenomeni, come i Piani Territoriali Regionali (PTR) e i Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali (PTCP), con la possibilità di sviluppare anche piani su specifiche sottoaree del territorio. Un valido esperimento di pianificazione per scenari fu, ad esempio, quello del piano del Salento (Viganò, 2001), seppur ancora basato sulla prospettiva di una continua crescita demografica; strategie simili potrebbero essere applicate anche includendo le prospettive di contrazione. Tuttavia per permettere l'efficacia di tali piani territoriali, il ruolo dei singoli comuni nel definire le proprie prospettive demografiche va necessariamente ridimensionato e subordinato agli strumenti di area vasta.

Bisogna cambiare il paradigma, senza pregiudizi: “Non è più il tempo della promozione e valorizzazione tout court, ma di scelta dei luoghi e delle opportunità” (Polci, 2015, p. 16). Le politiche non si devono affannare nella ricerca di un modo in cui riempire i vuoti, ma accettare, adattarsi e lavorare con il cambiamento; domandarsi non come portare nuovi abitanti nei luoghi ma come portarvi qualità dell'abitare; selezionare dove sostenere un possibile sviluppo e ragionare su come gestire il vuoto che verrà.*

05. Il villaggio di Dasile, Lombardia. Completamente abbandonato perché non raggiunto da strade carrabili, oggi meta di escursionisti e in parte recuperato per seconde case. Dasile, Alps. Completely abandoned by its inhabitants because accessible only through senders, nowadays hosts second homes and hikers. Schoella (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Dasile_-_panoramio.jpg)

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