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Nota introduttiva
Ho avuto il privilegio di una fraterna amicizia con Carlo Aymonino. Molti ingredienti formano e consolidano un’amicizia ma uno che è stato per me anche un insegnamento di vita era la passione e la determinazione con cui Carlo affrontava e aderiva alla realtà, sempre però relativizzandola nell’incontro provvisorio tra il se stesso di quel momento, nell’itinerario accidentato della vita, e le vicende del mondo con le loro continue modificazioni e contraddizioni; un incontro provvisorio che andava costruendo via via la propria identità.
Per fare questo, per essere questo, occorre avere una dote rara: il coraggio, anzi il piacere del cambiamento, con la disponibilità, la generosità, la curiosità di guardare il mondo e la vita con uno sguardo e un pensiero liberi.
L’ho conosciuto nel 1963. Ero allora studente e presiedevo l’Organismo Rappresentativo degli Studenti Architetti dell’IUAV (ORSAV). Un giorno, uscendo da un’assemblea studentesca, venni fermato da un signore, giovane e molto elegante (notai che aveva dei “gemelli” ai polsini della camicia), che mi si presentò e, dandomi del “lei”, mi chiese se fossi interessato a partecipare all’attività del corso di Caratteri distributivi degli edifici che gli era stato appena conferito da Giuseppe Samonà. Ne voleva fare un corso sperimentale di studio e ricerca sulle nuove condizioni operative dell’architettura.
Era quello che per molti versi avveniva nei corsi di Samonà e corrispondeva alle rivendicazioni del movimento studentesco per una didattica che non fosse solo trasmissione di co- noscenze consolidate ma affrontasse i temi che emergevano dalle profonde trasformazioni in atto in quegli anni.
Superata la sorpresa e l’emozione per una proposta che mi collocava nella condizione “anfibia” tra studentato e docenza (ironicamente denominata dell’assistente-bambino), dopo non poche riflessioni e consultazioni con amici e colleghi, accettai, partecipando così, per una decina di anni, a un’esperienza per molti versi straordinaria per ampiezza culturale e ricchezza umana.