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Numero speciale

Atti del Convegno “La questione odontotecnica” Camera dei Deputati, 6 giugno 2014

Programma, relatori e abstract PARTECIPAZIONE GRATUITA PER I SOCI ANTLO

31° Congresso Nazionale Tecnico-Scientifico ANTLO

26-27 SETTEMBRE 2014 - Palacongressi d’Abruzzo Montesilvano (PE)

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Il 6 giugno 2014 presso la Sala della Mercede della Camera dei Deputati in Roma il debutto del Centro Studi ANTLO con il Convegno “La questione odontotecnica”.

Da tempo ANTLO stava raccogliendo ed elaborando dati, incontrando rappresentanti del Ministero della salute e del Parlamento sulle principali tematiche interessanti non solo il comparto odontotecnico ma l’odontoiatria in generale.

Si acquisisce così l’importanza della competenza, della professionalità e della discrezione, imprescindibili valori su cui attestare le direttrici d’intervento sul terreno politico-sindacale che insieme all’attività culturale caratterizza oggi ANTLO come unica forma di rappresentanza generale degli odontotecnici.

ANTLO non è più infatti sinonimo solo di cultura tecnico-scientifica, ma anche di impegno politico-sindacale che vuol basare sulla sobrietà, sulla serietà e sulla autorevolezza con il Centro Studi che ne costituisce lo strumento predisposto per supportare con le proprie analisi tale nuovo versante di iniziativa.

“La questione odontotecnica” dalla prestigiosa sede della Camera dei Deputati già all’indomani del 6 giugno è stata fatta subito approdare ad altri lidi, forse meno prestigiosi ma altrettanto importanti, come i Congressi Culturali ANTLO per informare e coinvolgere la categoria sulle tematiche che la riguardano da vicino ed altri importanti appuntamenti culturali riserveranno, dopo la pausa feriale, adeguato spazio anche al confronto e al dibattito con gli interlocutori istituzionali.

Cercheremo nel nostro piccolo, con umiltà e senza alcuna presunzione, di favorire così un riavvicinamento delle Istituzioni con gli odontotecnici che spesso, il più delle volte a ragione, le hanno ritenute distanti.

In questa sede riportiamo del Convegno oltre alla relazione gli interventi dei relatori cui rinnoviamo i nostri ringraziamenti per il contributo dato ai lavori, non dimenticando di rinnovare i ringraziamenti alla Camera dei Deputati per l’ospitalità e a quanti si sono maggiormente impegnati per il successo dell’iniziativa che ha rappresentato una bella giornata d’orgoglio ANTLO ma anche, speriamo, una occasione utile al raggiungimento degli obiettivi della categoria.

Massimo Maculan Presidente Nazionale ANTLO

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Massimo Maculan, Presidente Nazionale ANTLO Signori Invitati, Cari Colleghi mi corre l’obbligo di ringraziare quanti – accettando il nostro invito – sono oggi presenti, in particolare coloro che contribuiranno con i loro attesi interventi ad arricchire il dibattito. Desidero ringraziare i dirigenti ANTLO che non hanno voluto mancare questo appuntamento, rammaricandomi per quanti non hanno potuto partecipare per la limitazione delle presenze.

Colgo doverosamente l’occasione per ringraziare la Camera dei Deputati di averci messo a disposizione questa Sala per far debuttare l’attività del nostro Centro Studi. Assume per noi un grande valore emblematico aver organizzato un Convegno in una sede istituzionale, come altrettanto importante valore assumono altri aspetti: - l’aver avviato il confronto con i nostri interlocutori sull’insieme delle problematiche della nostra categoria e questa iniziativa ne rappresenta solo la prima tappa; - la forte determinazione nel far emergere dal cono d’ombra i nostri irrisolti problemi che non si esauriscono nell’insopportabile attesa (86 anni) di un nuovo profilo.

Il profilo professionale è infatti uno dei problemi, non è l’unico “problema” degli odontotecnici.

Con l’odierno Convegno intendiamo così porre all’attenzione “la questione odontotecnica” declinata non solo nelle specifiche tematiche di categoria, ma in quelle più generali dell’odontoiatria italiana e dell’intera filiera del dentale.

Siamo infatti profondamente convinti che – al netto di alcune importanti specificità – la crisi strutturale del comparto non può trovare adeguate vie di soluzioni al di fuori di soluzioni adeguate alla crisi strutturale dell’intero contesto di riferimento.

Se quindi noi odontotecnici vogliamo vedere finalmente riconosciute le nostre istanze, non resta altra strada che uscire dagli stretti confini dei nostri laboratori per non essere costretti a chiuderli, candidandoci – senza inutili velleitarismi ma con coraggio e determinazione – ad essere soggetti attivi di cambiamento dell’attuale modello di odontoiatria.

Il Generale de Gaulle, leggendo questa sorta di abstract, esclamerebbe con ironia “vaste programme” e non avrebbe torto se pensiamo alle nostre forze e a quelle a noi avverse.

In passato alcuni ambiti della rappresentanza odontoiatrica hanno contestato il fatto che altri, soprattutto gli odontotecnici, si interessassero di “odontoiatria”.

Sono gli stessi ambiti che da sempre mettono bocca a sproposito sulla necessità di ammodernare l’impianto normativo che regolamenta la nostra attività.

Gli stessi che danno letteralmente i “numeri” quando si parla di abusivismo mentre vengono colti da improvvisa afasia quando dovrebbero denunciare – anche in funzione dei ruoli istituzionali che ricoprono – il fenomeno che genera e protegge oggi l’abusivo esercizio della professione medica: il prestanomismo.

Gli stessi ambiti di rappresentanza odontoiatrica che negli anni si sono distinti anche per altre esaltanti performances, come vedremo.

Noi rivendichiamo la piena legittimità di discutere di “odontoiatria”, non in quanto professione che riguarda gli abilitati per legge al suo esercizio, ma in quanto a settore di attività che non è solo “affare di qualcuno”.

Dai destini dell’odontoiatria dipendono i destini di noi odontotecnici, della nostra attività professionale, delle nostre aspirazioni per cui negarci di interessarsi di odontoiatria significa impedirci di interessarsi del nostro presente e del nostro futuro.

D’altra parte confrontarsi con efficacia sul contesto di riferimento significa alzare l’asticella dell’impegno e della competenza, ma anche non essere più condannati ad una inarrestabile residualità ed alla rassegnazione di essere considerati comunque “figli di un Dio minore”.

Intendiamo quindi demolire quell’insopportabile immagine negativa che indica gli odontotecnici – in larga parte – dediti all’esercizio abusivo della professione medica e la causa principale dell’alto costo delle prestazioni protesiche, ribaltando – come è giusto che sia – le cause di tali fenomeni proprio su quanti propalano ad arte certe poco lusinghiere raffigurazioni.

Desideriamo, in buona sostanza, con la presente relazione compiere una serie di riflessioni, sintetizzando quanto abbiamo avuto modo già di esporre sui media in questi ultimi mesi con l’obiettivo di offrire ai nostri interlocutori un quadro organico di riferimento dal quale trarre gli spunti che più ritengono opportuni per i loro attesi contributi.

Le analogie con il contesto generale di riferimento Per svolgere riflessioni sull’odontoiatria abbiamo preso lo spunto dalle conseguenze che ha portato al nostro Paese certa politica economica e monetaria al di fuori di precisi vincoli.

Non abbiamo la presunzione di impartire lezioni a nessuno, ma solo ribadire che non esistono variabili indipendenti dai vincoli di sistema soprattutto quando si hanno responsabilità tali per cui certe scelte coinvolgono direttamente anche altri soggetti al di fuori di quelli rappresentati.

Intendiamo riferirci alla politica monetaria praticata soprattutto negli anni settanta e ottanta quando la gestione dei problemi derivanti dalla fine del boom economico degli anni sessanta, dalla mancanza di competitività non solo della nostra economia ma dell’intero sistema Paese, da rivendicazioni sindacali spesso improntate al principio del salario “variabile indipendente”, suggerivano alla classe dirigente dell’epoca di perseguire scelte che le hanno consentito di mantenersi al potere ancora per qualche decennio, raccogliendo facili consensi.

Le stesse politiche i cui effetti – lungi dall’essere stati riassorbiti – hanno moltiplicato in misura esponenziale nel nostro Paese le conseguenze negative della crisi innescata nel 2008 negli USA dallo scoppio della bolla finanziaria dei mutui subprime.

Politiche che nel passato hanno non poco hanno contribuito ad aumentare a dismisura il debito pubblico; provocando in certi periodi tassi di inflazione da “repubblica delle banane” e rinviando alle generazioni future la “cambiale” della non sostenibilità del sistema-Paese.

Non osiamo immaginare cosa sarebbe successo al nostro Paese se – a fronte della globalizzazione e della crisi del 2008 – non avesse aderito dapprima al SME (Sistema Monetario Europeo), quindi a Maastricht e a tutto ciò che queste adesioni e i suoi vincoli hanno comportato in un Paese che è contemporaneamente “patria” del diritto, “culla” dell’evasione fiscale e della corruzione, “tana amorevole” di corporazioni e lobbies di ogni sorta.

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Ci domandiamo se siamo oggi pronti come Paese a resistere a semplificatorie ricette che – prefigurando palingenesi epocali – pensano ad una sorta di “svalutazione competitiva” dei nostri problemi che sono al tempo stesso strutturali e culturali, del modo stesso di essere cittadini e classe dirigente di un Paese che vorrebbe essere moderno ed evoluto.

Ci siamo così trovati di fronte prima alla promessa di una rivoluzione liberale mai realizzata; poi ad un tipo di “federalismo” che ha portato alla modifica del Titolo V° della Costituzione i cui effetti gli odontotecnici conoscono bene; da ultimo al potere taumaturgico della “rete” per una supposta democrazia diretta che nel frattempo è negata nella pratica quotidiana da chi l’esalta.

Non possiamo peraltro affermare che siamo al tramonto delle molteplici congreghe che tanto si proclamano liberali in politica e liberiste in economia quanto poi risultano essere corporative nella strenua difesa del proprio “particulare”, sempre sbandierando l’interesse generale.

In un Paese dove tutti sono d’accordo sul fare sacrifici basta che riguardino altri, non possiamo considerare normale che si abbia sempre bisogno di drammi nazionali (la dittatura, la guerra, i disastri ambientali) per far emergere il meglio della nostra Comunità, tanto brava nelle emergenze quanto incapace di gestire l’ordinario e programmare il futuro.

Partendo da tale assunto e senza acrobatici salti pindarici intendiamo inserire una riflessione sul modello di odontoiatria da cui emergono sorprendenti analogie.

Il modello di odontoiatria Il modello di odontoiatria affermatosi nel nostro Paese ha avuto grandi meriti, sostituendosi con l’offerta privata alla carenza dell’offerta pubblica soprattutto nella prevenzione e garantendo comunque mediamente prestazioni di qualità.

La mancanza di reale concorrenza fra pubblico, privato e forme di mutualizzazione dei costi in presenza di costi crescenti e disponibilità calanti, ha prodotto un drastico calo degli accessi alle cure con riflessi negativi sul livello di salute “orale” del Paese e quindi sul “livello di salute” dell’intera filiera produttrice di beni e servizi.

Da molti anni si sono sempre più evidenziati i segnali dell’insostenibilità del modello di odontoiatria e non è certo dal principio del “fermare tutto ciò che può muoversi e non muovere tutto ciò che è fermo” (“mota quietare et quieta non movere”) come accaduto che si possono ricavare indicazioni utili.

Una insostenibilità derivante non solo dal costo delle prestazioni sempre più incompatibile con larghe fasce di reddito, ma dalla strenua difesa dell’esistente che altro non ha sortito che incoraggiare proprio quei fenomeni (low cost, network commerciali, turismo odontoiatrico) cui oggi si indirizzano gli strali di quanti nei fatti li hanno causati. Un po’ come i padri che maledicono i figli appena messi al mondo!

Non si può certamente imputare solo al perdurare della crisi economica cause che invero vanno ricercate in fattori strutturali, nel modello stesso di odontoiatria ed a certa colpevole miopia che tanti danni ha provocato agli stessi odontoiatri ed alla stessa filiera del dentale.

Un sistema cui si cerca infatti di imporre sempre e comunque alcune variabili indipendenti, si vendica contraendo drasticamente la domanda di prestazioni e facendo emergere forme alternative e più competitive di offerta di prestazioni, il cui basso livello di qualità non è sempre dimostrabile e comunque accettato da quanti non possono più pretendere un’alta qualità in alcuni casi tutta da dimostrare nell’offerta tradizionale.

Un po’ come successo con la “svalutazione competitiva” della lira sino a quando precisi vincoli esterni hanno imposto dolorose pratiche virtuose.

I dati dell’odontoiatria Abbiamo raccolto negli ultimi mesi una cospicua mole di dati ma per non indurre l’uditorio a rifugiarsi – più di quanto non stiamo già facendo – nelle braccia di Morfeo, utilizzeremo in questa sede lo stretto necessario per introdurre riflessioni e considerazioni.

Accessi alle cure Il numero degli accessi alle cure rappresenta uno dei parametri fondamentali del livello di salute orale di un Paese e di conseguenza del livello di salute dell’intera filiera ed a tal proposito citiamo alcuni dati tratti da report di autorevoli Istituti in una sintetica serie che copre gli ultimi 10 anni per evidenziare il trend negativo.

Nel luglio 2005 le Associazioni del dentale presentano un dossier dove si evidenzia: – Key Stone ha registrato nel periodo 1999-2002 un calo di 1,6 milioni di cittadini che non si sono recati dal dentista almeno una volta l’anno (da 19,4 a 17,8); – il Servizio Studi ANDI ha stimato un calo di prestazioni pari a 3,3 milioni; – il calo del fatturato della filiera è stimato tra i 300 milioni e 1,06 miliardi/Euro su un fatturato complessivo di 10 miliardi/Euro (valori 2005).

Sempre nel 2005, ISTAT conduce una indagine (presentata nel 2008) su 60.000 famiglie i cui risultati evidenziano che: – il 10,9% della popolazione presenta una situazione di edentulismo totale; – il 39,7% si è recata una sola volta dal dentista e il 48,9% negli anni precedenti; – il 19% nel Meridione non si è mai recato dal dentista e il 6,7% nel Nord; – l’87,5% delle prestazioni vengono erogate da privati, il resto dal pubblico e da pubblico/privato.

All’inizio del 2014, sempre ISTAT pubblica i risultati di una ricerca condotta fra settembre 2012 e giugno 2013, dove emerge che le visite odontoiatriche nel 2012 sono state 2.8 milioni (4,7 ogni 100 persone) quando nel 2005 erano 3.7 milioni (6,4 ogni 100 persone), con un calo quindi di 900.000 visite, mentre il calo degli accessi alle cure odontoiatriche si attesta intorno al 25% anche per le fasce di reddito medie e medio-alte.

Commentando nel gennaio scorso tali dati affermammo che “Siamo in presenza di una vera e propria emergenza odontoiatria”, una emergenza sanitaria ma anche economica visti i numeri di addetti diretti e indiretti stimati nella filiera tra i 150 e i 170.000”.

Il ritratto dell’odontoiatra, oggi Sulla situazione della professione odontoiatrica, facciamo riferimento ad alcune delle relazioni presentate nell’interessante WEO (Workshop di Economia in Odontoiatria) tenuto da ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani) lo scorso mese a Cernobbio.

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Sullo stato della professione, le conclusioni cui è arrivata l’indagine congiunturale 2014 del Sevizio Studi ANDI evidenziano, tra l’altro, una professione odontoiatrica imperniata pressoché esclusivamente (84,2%) sullo studio mono-professionale; il 58% degli studi ha come collaboratore un altro odontoiatra ma quasi nessuno come dipendente; il 31% un igienista; 2 su 3 hanno come dipendente una segretaria e l’82% ha almeno una ASO. Una struttura dello studio ancorata quindi a consolidati modelli non proprio compatibili con i mutamenti in atto sul lato della domanda e dell’offerta di prestazioni.

Il 44.2% degli odontoiatri ha dichiarato di avere un tempo di lavoro inferiore alle disponibilità ed il 95% di questi ha dichiarato che ciò deriva dal calo di pazienti, mentre il 52.4% prevede ricavi inferiori nel 2014 rispetto al 2013.

Molto interessante a Cernobbio è quanto emerso sul “Ruolo della sanità integrativa per un odontoiatria di qualità, sostenibile, per tutti” con il relatore che ha affermato che la sanità integrativa rappresenta una opportunità per una odontoiatria di qualità.

Tema, quello della sanità integrativa, che ha visto – sino a qualche tempo fa – i dirigenti odontoiatrici fautori della sua affermazione essere per lo meno accusati di “apostasia” e quindi va reso merito e onore ad ANDI per essere venuta meno a posizioni oggi indifendibili.

L’esatto contrario di quanto prefiguravano i soliti ambienti ordinisti tanto a noi avversi; quelli dell’afonia sul prestanomismo, che “danno i numeri” sull’abusivismo e che hanno anche ostacolato la sanità integrativa in odontoiatria in nome di un non meglio precisato principio di “alleanza terapeutica” fra odontoiatra e paziente, quasi che quanti erogano prestazioni convenzionate fossero non “alleati” ma “nemici” del paziente.

Arriva oggi – secondo quanto illustrato a Cernobbio – a 28 Miliardi/Euro la spesa sanitaria pagata direttamente dai cittadini, mentre sono 6.300.000 gli italiani che hanno rinunciato in un anno per ragioni economiche a prestazioni odontoiatriche e altri 900.000 per altri motivi.

Sono 6 milioni gli iscritti oggi alle varie forme di sanità integrativa e 11 milioni gli assistiti, mentre 8.9 milioni di italiani sono favorevoli a forme di sanità integrativa ed addirittura 9.8 milioni a forme obbligatorie con opportune deduzioni, così come il 42% di intervistati in una ricerca Censis del 2013 ha dichiarato di essere favorevole alla sanità integrativa proprio per favorire l’accesso alle cure odontoiatriche.

La relazione sulla sanità integrativa, in conclusione, ha invitato ad esplorare tutte le opportunità della sanità integrativa per arginare la fuga dall’odontoiatria e non lasciar completamente libero il campo al low cost odontoiatrico, ed ai grandi network commerciali.

Considerazioni che come ANTLO sposiamo in pieno ma sulle quali crediamo sia il caso di fare anche considerazioni un po’ amare.

Le occasioni mancate Nel novembre 2002 ANDI sancì in un Congresso dal titolo “Governare il cambiamento” con oltre l’80% dei voti la volontà di costituirsi – con gli altri soggetti della filiera – in “soggetto collettivo” per confrontarsi con le varie forme di “terzo pagante”, favorendo così l’avvento della sanità integrativa in odontoiatria.

Se si fosse dato seguito a quelle deliberazioni, non si sarebbero registrati negli anni seguenti i drastici cali di accessi alle cure; l’impatto della crisi economica del 2008 sarebbe stato di gran lunga inferiore per tutta la filiera e soprattutto si sarebbe garantito un adeguato livello di salute orale nel Paese.

Gli odontoiatri avrebbero inoltre avuto maggior poter contrattuale con i diversi gestori delle forme di mutualizzazione dei costi mentre oggi alcune pretendono una quota annua per poterli accogliere nell’elenco degli studi convenzionati.

Quelle deliberazioni congressuali non vennero mai realizzate per misere questioni di potere interno, sull’altare delle quali si sono giocati il futuro degli odontoiatri, i destini della filiera ma anche l’accesso alle cure per la popolazione.

E certo non sono state estranee le stesse misere cause – così come malcelate volontà pubblicitarie per alcuni soggetti politici – nel fallimento dapprima del progetto di protesi sociali nel 2003-4 mentre non ha visto addirittura la luce nel 2009 il “Programma di prestazioni ad onorari concordati”.

Analoga negativa fine i tentativi messi in atto per defiscalizzare i costi delle prestazioni, nel 2000 con il cosiddetto “tavolo del dentale” e nel 2005 con il “comparto del dentale”.

L’amarezza dei tanti progetti non realizzati si somma allo sdegno nel constatare che tra i protagonisti della non realizzazione di tali obiettivi ci sono quanti occupano da quasi vent’anni le più alte cariche istituzionali dell’Ordine dei Medici sul versante odontoiatrico, Ordine i cui scopi istituzionali sono la “deontologia degli iscritti” e la “tutela della salute dei cittadini”.

Seppur non solo per questo, siamo favorevoli all’abolizione degli ordini professionali a cominciare da quello dei medici che invece di tutelare i fruitori delle prestazioni, tutelano – e nel caso degli odontoiatri con dubbi risultati – gli interessi degli iscritti.

Un cenno infine su quanto si dibatte in ENPAM, l’Ente di previdenza dei medici, i cui vertici per mantenere in futuro un sano equilibrio fra “attivi” e “pensionati”, hanno proposto l’apertura alle altre professioni sanitarie che avrebbero in tal modo – oltre ad assicurare un effetto benefico in ENPAM – trattamenti previdenziali mediamente superiori del 25% rispetto agli attuali.

La componente odontoiatrica ENPAM pare fra quelle più ostili a tale proposta, in nome immaginiamo di una intangibile sacralità medica dell’Ente. Non ci stupiremo se fra qualche anno tali rigidità, come crediamo, saranno destinate a polverizzarsi di fronte alla realtà.

L’industria del dentale I dati dell’industria di settore sono ancora più recenti, presentati solo un paio di settimane fa dall’Istituto Key Stone a Rimini e desunti da una indagine su un campione più che rappresentativo di aziende, integrato dalla congiunturale del primo trimestre 2014.

Come sottolineato da una nota UNIDI, l’Associazione delle industrie dentali, i dati mostrano un recupero del mercato “sia pur con molte incertezze su forza e durata della ripresa”.

Secondo Key Stone la produzione delle industrie italiane del dentale – che occupano circa 5.000 addetti – ha raggiunto lo scorso anno 738 milioni di fatturato di cui 474 milioni (64%) destinati all’export. Nel 2012 i rispettivi valori erano 717 milioni e 447 milioni (62%) mentre nel 2007 erano 634 e 365 (57%).

Salvo lo shock del 2009 (-3,5%) risulta costante il trend di crescita dal 2007 al 2013 con un complessivo +33% dell’export.

Altri dati rilevati da Key Stone riguardano invece l’insieme del mercato italiano che – come “sell out” cioè a prezzo di vendita – continua a marcare un segno negativo, seppur di dimensioni inferiori rispetto agli anni precedenti.

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Nel 2013 è valutato infatti in 1.101 milioni euro (-0,9%) quando nel 2012 era 1.111 (-6,0%) e nel 2007 era addirittura di 1.150 milioni con un aumento rispetto al 2006 del 2,2%.

Il mercato nazionale è coperto per il 60% circa da importazioni estere e dal 40% circa da produzione nazionale, dati che necessiterebbero una qualche riflessione più approfondita.

Per gli odontotecnici, i dati 2012 sul 2010 registrano un -8,2% per “apparecchiature” (l’equivalente export italiano +5.1%); “leghe preziose e non” -9,1% (export +3,4%) e per i “prodotti di consumo” -5,9% (+5,4% d’export).

Nel 2013 il mercato per dentisti e odontotecnici evidenzia un rallentamento del trend negativo con un -1,5%, mentre torna positivo il mercato delle attrezzature che manifesta a fine anno +0,7%, con una congiunturale del primo trimestre 2014 che marca +3%.

In breve, dentisti e odontotecnici tornano a investire nell’ultimo periodo forse per un ritorno del clima di fiducia, soprattutto per lo stato di obsolescenza delle tecnologie.

I numeri degli odontotecnici In attesa di elaborare la raccolta dei dati strutturali e contabili delle annualità 2005/2012 dello Studio di Settore “odontotecnici” pervenutaci ultimamente dalla Agenzia delle Entrate, il quadro che emerge evidenzia una situazione certamente molto negativa del comparto.

Il numero dei laboratori tra il 2001 e il 2011 ha avuto un andamento altalenante sino al 2007 per poi imboccare decisamente una curva negativa. Tra il 2001 (14.782) e il 2004 (15.176) in crescita sia pur di qualche centinaio di unità per poi calare tra il 2005 (14.913) e il 2006 (14.948) quindi risalire sia pur di poco nel 2007 (15.165) per imboccare poi una curva decisamente negativa sino a giungere al 2011 con 12.853 laboratori in attività ed improvvisamente risalire nel 2012 (13.852) per motivi di seguito illustrati.

In sei anni (2007 – 2012) siamo passati da 15.165 a 13.852, con un calo del 9%.

Se poi si passa ai dati relativi ai ricavi e ai redditi medi per laboratorio questi crescono negli ultimi sei anni anche se si mantengono su valori decisamente non esaltanti, con i ricavi che passano dai 56.800 euro medi del 2005 ai 73.100 euro del 2012, mentre i redditi medi passano per le stesse annualità dai 20.700 ai 25.400.

Va altresì evidenziato che i salti in negativo del numero dei laboratori nel 2008 ed in positivo del 2012 non sono da imputare prima ad improvvisa “strage” e la seconda ad una miracolosa “resurrezione”, ma dall’entrata in vigore nel 2008 del “regime dei minimi” per contribuenti che non superavano i 30.000 euro di ricavi o compensi, regime terminato nel 2011.

Dati contabili odontotecnici (Agenzia delle Entrate)

Anno

2005 14.913 2006 14.948 2007 15.165 2008 13.441 2009 13.183 2010 13.023 2011 12.853 2012 13.852

Laboratori

Ricavi medi

Reddito Impresa

56,8 60,2 62,3 69,0 68,7 72,1 74,1 73,1

20,7 23,1 23,7 24,8 24,0 25,4 26,4 25,4

Stralcio dati contabili degli studi odontoiatrici (Agenzia delle Entrate)

2009 40.534 144 47,6 2012 43.439 155,2 51,6

Riteniamo opportuno fare anche alcune considerazioni nel rapporto tra studi odontoiatrici e laboratori odontotecnici con quest’ultimi in fase di decrescita in presenza di un costante aumento dei primi.

Tale rapporto negli anni passati si attestava di poco superiore a 2 studi odontoiatrici per laboratorio, passando nel 2009 a 3,01 studi per laboratorio per arrivare nel 2012 a 3,13 studi per laboratorio, contribuendo così ad ammortizzare in parte il drastico calo della domanda protesica e giustificando il trend positivo del “reddito di impresa”.

Le specifiche odontotecniche In tale capitolo, senza voler oscurare altro, desideriamo accendere un faro sul profilo professionale, sul DDL Marinello, sulla difesa dello spazio professionale.

Il profilo professionale Non intendiamo in questa sede ripercorrere le tappe di una vicenda lunga ben 86 anni che ha visto per tre volte (1928/2001/2007) il Consiglio Superiore di Sanità pronunciarsi favorevolmente su un profilo più adeguato alle esigenze del paziente e degli odontotecnici.

Non intendiamo nemmeno soffermarci sul fatto che nel 2001 – al contrario di quanto affermano i soliti noti esponenti ordinisti, dimostrando quanto possano essere irriducibili gli ex colleghi – l’allora proposta di profilo aveva riscontrato il parere favorevole di tutti.

Sorvoliamo sul fatto che abbiamo per primi scontato nel 2001-2 la modifica del Titolo V della Costituzione, ricominciando da capo un iter che con il precedente DLGS 502/92 era ormai giunto al termine, aspettando poi altri 4 anni sino al 2006 per attendere l’approvazione della nuova legge sulle professioni sanitarie che all’art. 5 sostanzia il principio della cosiddetta “legislazione concorrente” Stato-Regioni.

Non vogliamo soffermarci nemmeno sui tentativi andati a vuoto sino al 2009 per colpa di qualche singola Regione, così come responsabilità hanno altre singole Regioni quando all’inizio del 2013 si erano create, grazie al Ministero della salute, condizioni ottimali.

Ciò che rende assolutamente insopportabile la “questione profilo” non è solo questa incredibile attesa, quanto l’atteggiamento di certi ambienti odontoiatrici ieri (2001) favorevoli come risulta dai documenti ufficiali, poi (2007) fieramente contrari ed il tutto in nome delle convenienze rispetto al mutare degli schieramenti interni al mondo odontoiatrico.

Altrettanto insopportabile è il comportamento dei tanti odontoiatri che di giorno esigono dai propri tecnici le famose prove di congruità del dispositivo (senza peraltro prevedere una qualche forma di corrispettivo) e la sera, nelle riunioni degli Ordini dei Medici o delle loro Associazioni tuonano contro il profilo degli odontotecnici.

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Abbiamo assistito primi allibiti e poi sorpresi alle denunce sempre dei soliti noti che sono arrivati a prevedere l’aumento dell’HIV (settembre 2001) nel caso di approvazione del quel profilo sul quale qualche giorno dopo (ottobre 2001) hanno dato il proprio consenso.

Non parliamo poi delle reiterate campagne contro il fenomeno dell’abusivismo dipinto con dimensioni assolutamente fantasiose e del pericolo di un suo incremento nel caso di approvazione del profilo.

Abbiamo certamente bisogno sul profilo della solidarietà dei Parlamentari, ma non è attraverso questa, purtroppo, che si riavvia e si conclude positivamente il suo travagliato iter.

Gli interlocutori interessati – visto l’art. 5 L. 43/2006 – sono da una parte il Ministero della salute e dall’altro gli Assessori Regionali alla sanità, quindi neppure la Conferenza Stato-Regione.

Quest’ultima, al contrario di quanto si sente affermare da più parti, altro non è che la “sede fisica” nella quale si sancisce l’accordo dei due soggetti menzionati, quando tale accordo è intervenuto.

Nelle scorse settimane, incontrando il Coordinatore degli Assessori alla sanità, on. Luca Coletto, abbiamo registrato la sua positiva volontà di riavviare l’iter a fronte di un preciso positivo segnale del Ministro della salute, non nascondendoci peraltro quanto già sapevamo: la necessità di intervenire su qualche Assessore per verificare le cause dei suoi dubbi in merito. Cosa che faremo immediatamente dopo il riavvio dell’iter.

Dopo aver incontrato l’on.le Coletto abbiamo richiesto alla Segreteria del Ministro di inviare quel “positivo segnale” richiesto, sul quale non disperiamo di avere a breve riscontri.

Sappiamo di essere stretti fra due distinti negativi fattori: da un lato la complessità dell’iter previsto per l’approvazione.

Dall’altro l’incomprensibile avversione delle rappresentanze odontoiatriche, più interessate a “imbiancare i sepolcri” di quell’abusivismo che nulla a che vedere con le “prove di congruità” del dispositivo previste nel nuovo profilo.

Non pensiamo che un nuovo profilo professionale possa contribuire in misura determinante alla risoluzione dei problemi della categoria.

Certamente rappresenta una battaglia di dignità sociale e professionale rispetto alla quale non intendiamo fare assolutamente marcia indietro e per la quale non escludiamo nemmeno forme di mobilitazione anche in virtù di quanto approvato il 3 aprile scorso al Senato in merito al DDL Marinello.

Il DDL Marinello ANTLO aveva accolto positivamente lo scorso anno il DDL Marinello n.471 contro l’esercizio abusivo delle professioni che prevedeva pesanti sanzioni contro chi esercita abusivamente una professione ed ancora più dure verso l’abilitato che ne favorisce le condizioni, prevedendo per la prima volta la fattispecie di “esercizio abusivo delle arti ausiliari delle professioni sanitarie” che riguarda ovviamente gli odontotecnici.

Le ragioni di questo nostro consenso risiedevano – nell’aver constatato che tale DDL ricalcava esattamente quanto proposto nel 2006 dalle Associazioni Odontotecniche alle rappresentanze degli odontoiatri, dalle quali non abbiamo avuto allora alcun riscontro;

– nel fatto che chi esercita abusivamente l’odontoiatria fra gli odontotecnici oltre a danneggiare l’immagine della categoria altera le giuste condizioni di concorrenza oltre, presumibilmente, ad attentare alla salute dei pazienti.

Quando all’atto dell’approvazione al Senato ci siamo resi conto che attraverso quello che abbiamo definito “scippo con destrezza” erano state cancellate le dure sanzioni contro i “prestanome” (cioè gli abilitati all’esercizio della professione che “prestando” la propria copertura favoriscono il fenomeno dell’abusivismo che in odontoiatria non esisterebbe senza i prestanome) alle dure proteste abbiamo fatto seguire atti concreti: – nei confronti dei Capigruppo perché non approvassero una eventuale richiesta di “legislativa” alla Commissione Giustizia della Camera dei deputati; – nei confronti dei componenti della stessa Commissione Giustizia, alcuni dei quali li abbiamo incontrati, altri contattati ed a tutti inviata da tempo tutta la documentazione necessaria al ripristino delle sanzioni contro i “prestanome”.

Ribadiamo come ANTLO – a scanso di equivoci – che siamo assolutamente favorevoli alle sanzioni previste dal provvedimento contro chi esercita abusivamente una professione.

Chiediamo con forza però che vengano ripristinate anche le sanzioni contro i “prestanome” che in odontoiatria rappresentano la “condicio sine qua non” non esisterebbe l’abusivismo.

Non esistono oggettive condizioni contrarie a tale ripristino, sia nel senso di prevedere uno specifico apposito comma per l’odontoiatria per la gravità del fenomeno; sia in relazione ai tempi di definitiva approvazione che potrebbe vedere la luce – anche con la seconda lettura al Senato – entro la fine del corrente anno.

Spiace solo constatare che da parte delle rappresentanze odontoiatriche, specie quella ordinistica sempre pronta a tuonare contro l’abusivismo, non si sia urlato contro questo “scippo con destrezza” e contro la improvvida mutilazione del DDL presentato dal Sen. Marinello nei cui confronti formuliamo i più sinceri ringraziamenti per il testo presentato e l’impegno profuso.

Non sappiamo se ha veramente ragione quel nostro dirigente che ha affermato che “non si può chiedere agli scippatori di urlare contro gli scippi”, certo è che per l’ennesima volta ci troviamo di fronte una sorta di morale a intermittenza: da incalliti talebani contro supposti reati altrui, da compassionevoli quando si tratta di accertati reati dei propri colleghi.

D’altronde se, come ci auguriamo, le nostre richieste per il ripristino delle sanzioni per i prestanome fossero accolte, si dovrebbe comunque approvare il nuovo profilo.

In caso contrario, anche per le sole prove di congruità – quelle che si praticano ogni ora di ogni giorno anche negli studi dei più incalliti avversari del profilo – il tecnico incorrerebbe comunque nella fattispecie dell’abusivo esercizio della professione medica.

Le nuove tecnologie e la difesa dello spazio professionale Se a quanto sopra descritto si aggiunge un quadro normativo che di fatto – per l’avvento di innovazioni tecnologiche – favorisce l’invasione del nostro spazio professionale, riteniamo sia condivisibile da parte dei nostri interlocutori il perché abbiamo intitolato questo nostro Convegno “la questione odontotecnica”.

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Si tratta, in particolare, dell’uso del “cad cam” che consente oggi di bypassare l’intervento dell’odontotecnico nella fabbricazione delle protesi dentali attraverso la digitalizzazione dei rapporti fra lo studio odontoiatrico ed i centri specializzati, consentendo ai primi di ricevere un semilavorato da completare a studio nella personalizzazione per il paziente.

Così mentre gli odontotecnici in base a specifiche Direttive UE e conseguenti DGLS di recepimento sono obbligati a onerosi adempimenti ed obbligazioni, lo studio odontoiatrico è esentato da tali adempimenti ed obbligazioni perchè la loro fabbricazione digitalizzata della protesi è considerata – in virtù delle Direttive UE – come parte di prestazione medica e non come fabbricazione di dispositivo su misura.

Essendo parte di una prestazione medica, l’intervento sulla protesi semilavorata è consentito – da specifiche circolari ministeriali – solo ed esclusivamente agli abilitati all’esercizio dell’odontoiatria e non ad altro personale non abilitato.

Problema questo destinato ad assumere in un prossimo futuro dimensioni e caratteristiche davvero inquietanti, quando saranno disponibili sul mercato odontoiatrico – come sembra prossimo – le “stampanti 3D” che di fatto ridurranno ai minimi termini gli interventi di completamento sul semilavorato sino ad annullarli del tutto.

E se la Direttiva UE si concretizza formalmente in presenza di determinati atti, quali la fase di “immissione in commercio” del dispositivo che nel caso di specie non si realizza riducendosi solo alla fase della “messa in servizio”, non possiamo prendercela con le circolari ministeriali che hanno il dovere di interpretare alla lettera e nello spirito Direttive e DLGS. Non si tratta a nostro avviso, quindi, di ricercare nell’ambito della Direttive UE le possibili soluzioni a questo problema, né tanto meno nel verificare – azione comunque da ANTLO condivisa – la piena legittimità e cittadinanza delle iscrizioni nell’apposito Registro fabbricanti tenuto presso il Ministero.

Abbiamo come ANTLO individuate altre possibili strade da intraprendere e per le quali è doveroso mantenere il massimo riservo, non tanto per verificare la loro “congruità e coerenza” con l’obiettivo posto – operazione già compiuta – quanto per non pregiudicarne gli obiettivi finali, strade che necessitano peraltro un lungo ed oneroso impegno.

Insieme ad altre problematiche, anche questa appartiene ai dossier che da qualche tempo ANTLO sta trattando con discrezione in varie sedi istituzionali, la cui auspicabile soluzione risolverebbe problemi di una qualche riconosciuta importanza.

Non avendo la necessità di emettere “certificati di esistenza in vita”, intendiamo infatti esercitare il nostro ruolo di rappresentanza sindacale con discrezione, declinando i verbi con lo “abbiamo fatto” e non con il futuro del “faremo”.

Conclusioni Se si riconosce – come avvenuto nel recente workshop di Cernobbio – la insostenibilità del modello di odontoiatria e si vuol competere efficacemente sul lato dell’offerta di prestazioni con gli altri soggetti presenti oggi sul mercato (low cost, network odontoiatrici, turismo odontoiatrico) crediamo sia necessario richiedere al Ministero della salute di farsi parte diligente nella convocazione di una Conferenza Nazionale sull’Odontoiatria.

Visti i precedenti in materia, non riteniamo opportuno ripercorrere esperienze passate (tavolo del dentale nel 2001; comparto del dentale nel 2005) che nonostante i buoni propositi e l’impegno di alcuni non hanno prodotto alcun risultato.

Il coinvolgimento dei soggetti della filiera sarebbe invece auspicabile nella fase preparatoria della Conferenza che, con il coinvolgimento del Ministero, consentirà di avere le garanzie necessarie del perseguimento degli obiettivi generali, a cominciare proprio dal facilitare gli accessi alle cure attraverso

– l’affermazione della sanità integrativa in odontoiatria; – la defiscalizzazione dei costi delle prestazioni.

La Conferenza potrebbe anche diventare la sede nella quale proporre misure sul lato dell’offerta di prestazioni e quindi per tutti i soggetti della filiera, consolidando così i deboli segnali di ripresa.

Le motivazioni addotte da quanti ostili a forme incentivanti per l’onerosità dei costi per l’Erario sono destituite di fondamento in quanto da una parte il recupero di base imponibile oggi sottratta all’imposizione fiscale e dall’altro l’effetto volano sul resto della filiera coprirebbero abbondantemente tali oneri.

Noi riteniamo – ed in questo caso non vale l’“honny soit qui mal y pense” – che le preoccupazioni risiedano invece nelle massicce dosi di trasparenza che verrebbero iniettate in odontoiatria dalle varie forme incentivanti ma anche dalla sanità integrativa, dosi di cui l’odontoiatria italiana ha assolutamente bisogno.

Gli altri specifici problemi del comparto – visto il perdurare delle divisioni fra rappresentanze odontotecniche e odontoiatriche – andrebbero a nostro avviso tenuti fuori dalla Conferenza e perseguiti dalle Associazioni Odontotecniche con approcci e modalità diverse e più efficaci rispetto al passato, come abbiamo intenzione di proporre a breve.

Oltre a quanto evidenziato dai dati sinteticamente presentati, ANTLO sta verificando la possibilità di collaborare con l’Istituto Demos del Prof. Diamanti ad una indagine sullo stato della salute orale del Paese, i cui risultati, con annesso momento di confronto e dibattito, vorremmo presentare nella prossima edizione di EXPODENTAL a Milano in ottobre, insieme alla definizione della struttura del nostro Centro Studi.

Come noto, in questi giorni ricorre il 70° anniversario della Liberazione di Roma e proprio oggi il 70° anniversario dello sbarco degli Alleati in Normandia, tappa cruciale per la fine dei drammi della Seconda Guerra Mondiale.

Non sono assolutamente paragonabili quei drammi con le attuali problematiche della nostra categoria, comunque in fase di presentazione di questa iniziativa ci siamo permessi di affermare che “la questione odontotecnica” sbarcava alla Camera dei Deputati.

Non abbiamo intenzione di “invadere” il Parlamento con i nostri problemi, ci accontentiamo oggi di averli fatti presenti sperando di aver suscitato attenzione, ringraziando comunque i Parlamentari che contribuiranno ad arricchire il dibattito e le nostre riflessioni.

Se poi, oltre a manifestare solidarietà, concretizzeranno questa con atti conseguenti potremmo ben dire che questo Convegno ha avuto successo e che “la questione odontotecnica” non è più solo una “questione degli odontotecnici”.

Ciò ci sarà di gran conforto ed ci aiuterà non poco per la “Liberazione” dai nostri problemi.

Desidero infine personalmente rinnovare, in conclusione, i più sinceri ringraziamenti oltre che alla Camera dei Deputati che ci ospita, ai relatori che interverranno, ai graditissimi invitati, ai dirigenti ANTLO e a quanti più direttamente – come le nostre insostituibili Sara e Marianna – si sono impegnati nell’organizzazione di questo nostro Convegno. (Applausi)

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Fori inclinati

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Dalla scansione intra-orale alla realizzazione del modello

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Dalla pianificazione implantare alla realizzazione della dima chirurgica

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On. Fabrizio Anedda, Commissione sanità – Regione Sardegna Dal 20 marzo faccio parte del Consiglio Regionale della Sardegna e della Commissione Sanità. È un onore rappresentare i cittadini all’interno delle Istituzioni in un momento molto difficile.

Ci viene chiesto di assumere un impegno molto importante. Stiamo operando per agire in questa direzione e speriamo di non deludere le aspettative.

Ringrazio l’ANTLO per avermi invitato e mi complimento per l’organizzazione e per i contenuti del Convegno.

Il Presidente Maculan ha trattato i temi del dentale in modo puntuale, documentando le varie criticità del settore. Da aggiungere ci sarebbe poco o nulla se non alcune considerazioni del mio essere odontotecnico, imprenditore e da poco politico. Incomincio dal mio essere odontotecnico per constatare che il vecchio inquadramento professionale dell’odontotecnico non ha più senso.

Nuove tecnologie, protocolli di fabbricazione, normative vigenti, esigenze qualitative e insieme l’alta specializzazione dell’odontoiatria impongono per l’odontotecnico un nuovo “profilo professionale”. Il Presidente ha parlato delle battaglie portate avanti in questi anni che mi hanno visto presente per il riconoscimento di dignità dovuto agli odontotecnici.

A tal proposito mi sono già attivato con l’Assessore alla Sanità Luigi Arru della Regione Sardegna per portare le istanze degli odontotecnici sul profilo professionale continuando ad attivarmi per questo riconoscimento.

Ma veniamo alla situazione degli studi e dei laboratori. Oggi il mercato impone loro una gestione diversa rispetto agli anni ottanta.

Ottimizzare i costi e razionalizzare la gestione degli studi e dei laboratori sono oggi il sistema per far fronte alla crisi economica e alla globalizzazione del mercato. Per stare a galla e fare profitti bisogna fare impresa.

Si diceva in un convegno ANDI qualche anno fa: oggi i profitti li fanno solo i “centri odontoiatrici”. La risposta dell’economista fu: copiate da loro. Fermo restando la qualità del servizio, la differenza è nell’organizzazione.

I nuovi sistemi cad-cam, lo scanner endorale, tac e chirurgia guidata parlano di come ottimizzare, razionalizzare e industrializzare il mondo del dentale.

Una considerazione politica. Il tema corrente oggi è l’”odontoiatria di genere” dove il genere è la situazione socio economica. È su queste fasce sociali che bisogna intervenire, dando loro l’opportunità di accesso alle cure e alle protesi. L’inesistenza del pubblico obbliga ad intervenire perché sia garantito il diritto alla salute per tutti.

Abbiamo portato avanti, inutilmente, negli anni scorsi come ricordava Maculan il “progetto di odontoiatria agevolata” e la “protesi sociale”. I Governi che si sono succeduti velocemente non hanno dato risultati positivi verso questi temi. Ma per una odontoiatria che sia per tutti, le proposte riguardano: interventi di defiscalizzazione; odontoiatria agevolata; protesi sociale per le categorie più povere.

In Commissione Sanità del Consiglio Regionale della Sardegna ho già predisposto un disegno di legge che vede il pubblico e il privato insieme per agevolare le cure odontoiatriche alle fasce più deboli. E per gli ultra sessantacinquenni in edentulia parziale o totale va prevista la “protesi sociale” gratuita.

Per questo abbiamo ripreso il vecchio progetto di protesi sociale presentato e finanziato dall’Assessore Nerina Dirindin, ma non reso esecutivo dalla amministrazione seguente. Patto di stabilità e le poche risorse disponibili impongono bilanci rigorosi, ma eliminando sprechi e recuperando da cattive gestioni sono sicuro che la sanità potrà dare un servizio pubblico di qualità a tutti coloro che per la loro situazione di “ genere” restano escluse dalle prestazioni odontoiatriche.

Così potremo far ripartire l’economia del dentale e ridare dignità ai nostri concittadini.

Dott. Josi Venturini, Nobil Metal Vi porto un piccolo esempio di una piccola realtà. La mia è un’azienda familiare, ma da sempre odontotecnica. Come mercato abbiamo sempre e solo avuto il comparto odontotecnico, quindi siamo orientati al cento per cento e non possiamo che sposare e condividere quanto illustrato nella relazione di Massimo Maculan.

Oggi, di fronte all’avvento delle nuove tecnologie, la questione ci coinvolge in maniera pesante.

Mentre pochi anni fa un materiale aveva una vita media che andava dai sette ai dieci anni, oggi nel tempo che occorre per fare ricerca e portare a termine un percorso il prodotto sul mercato è già finito. L’avvento delle nuove tecnologie comporta una serie di sacrifici e di investimenti mirati da parte di tutti, lungo tutta la filiera.

Avendo anche una rete da informare, ossia la rete vendita, spesso ci troviamo di fronte ad alcune difficoltà, in quanto la grandissima competitività oggi presente sul mercato ci porta a fare investimenti e passaggi difficili.

Per tornare alla questione italiana, come azienda – all’epoca sono stato anche consigliere UNIDI – mi sono confrontato all’interno dell’associazione.

Purtroppo, in Italia siamo molto individualisti. Era il Paese di Bengodi e di chi produceva forni e fonditrici. Mi ricordo che all’epoca la Gelenco, una casa storica, aveva il puntino rosso sull’Italia perché era il migliore Paese al mondo a livello di fatturato. Anche questo è un aspetto da prendere in considerazione: fare impresa significa anche creare una rete di contatti, di scambi.

Penso che queste nuove tecnologie debbano essere utilizzate e non subite. Oggi gran parte degli odontotecnici con cui mi confronto ha una certa remora, un certo timore al cospetto di queste tecnologie. Per me le tecnologie, invece, se gestite per quello che devono essere, possono creare una rete, uno scambio, creare quella tracciabilità che spesso diventa impossibile per una serie di problematiche quotidiane.

Nel momento in cui, a breve, vi sarà lo sviluppo completo del sistema di camera endorale, odontotecnico e paziente potranno confrontarsi e avere una comunicazione diretta per individuare il miglior sorriso dal punto di vista estetico, ma anche dal punto di vista fonetico.

Credo fortemente alle nuove tecnologie. Inizialmente le abbiamo subite, perché come azienda ci hanno stravolto. Noi, come Nobil Metal, realizzavamo leghe preziose.

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Oggi continuiamo a realizzare leghe preziose con un fatturato in drastico calo, a fronte di tutti i materiali alternativi. Il CAD/CAM, però, ci dà la possibilità di progettare una protesi, forse, più corretta, di fare una diagnosi e di utilizzare il materiale più opportuno per l’inserimento nel cavo orale.

Questo è ciò che posso sostenere in base alla mia esperienza. Chiaramente, è necessario maggiore impegno. Bisogna valutare bene le scelte, in quanto oggi non tutti possono permettersi l’acquisto di uno scanner, di un fresatore, ma molti possono, per esempio, condividere il costo di un sistema CAD per modellare una protesi. A misura di chi dovrà procedere all’investimento, arriverà il momento giusto per poter operare la scelta più opportuna.

Ringrazio voi e Massimo Maculan. È stato un’ intervento improvvisato. Ho voluto solo riportarvi il mio punto di vista e rivolgervi il mio personale saluto. Grazie. (Applausi)

Sen. Gian Carlo Sangalli, Vice Presidente Commissione Bilancio Buongiorno. Sono in Senato e faccio parte di una Commissione molto lontana dai temi che voi avete trattato, peraltro di grandissimo interesse, con ricchezza di informazioni e con uno scenario in grande trasformazione.

Sono Vice Presidente della Commissione Bilancio del Senato che, forse, tra le Commissioni, è quella più ostile. Da quando abbiamo modificato l’articolo 81 della Costituzione, imponendo l’obbligo di copertura dei costi, la Commissione Bilancio esamina ogni provvedimento con il compito di salvaguardare il bilancio dello Stato.

Negli anni, ho avuto occasione di vivere diverse esperienze nel mondo imprenditoriale ed una esperienza si è manifestata di rilevante successo in un settore, anche quello, all’epoca, molto in trasformazione e fortemente in difficoltà.

Mi riferisco al settore delle costruzioni. Nel 1996, sulla base di studi analitici quanto quelli che avete presentato, ci inventammo una modalità di intervento pubblico in economia per sostenere la domanda di un settore che, per ragioni oggettive, era diventato un settore fortemente in difficoltà. Peraltro, si trattava di un settore trainante di moltissimi altri settori industriali del Paese.

Nella componente della conservazione e del restauro individuammo un ambito di intervento pubblico nel quale riversare una quota di risorse che provenivano dall’effetto di un altro provvedimento, che il Governo dell’epoca stava portando avanti, di sostegno al settore dell’automobile.

Tale intervento a sostegno del settore automobilistico determinò un gettito di imposte di valore aggiunto piuttosto rilevante, con il quale si è potuto sostenere un altro settore, ossia quello delle costruzioni, in particolare di quelle specializzate.

Un intervento procrastinato negli anni. Tuttora si trova all’interno della legge di stabilità del 2014 e sarà confermato nelle future leggi di stabilità.

Vi ho riportato questo esempio in quanto penso che interventi di questo tipo, in economia, non siano fattibili su tutti i settori contemporaneamente, non soltanto per problemi di risorse.

A fronte del calo della domanda aggregata, nei dati generali forniti dal Presidente Maculan con la sua relazione (non soltanto quelli settoriali), lo scenario che si trovava al lato dei dati settoriali è rappresentato da un calo generale della domanda dovuta alla minore disponibilità di denaro da parte delle famiglie, soprattutto di quelle del ceto medio e dei ceti più bassi, e da una fortissima disparità dei redditi.

La disparità dei redditi tende a far crescere una quota consistente della ricchezza nelle mani di una parte molto limitata della popolazione. Il 44 per cento della ricchezza mobile del nostro Paese è in mano al 10 per cento della popolazione.

Questo fa sì che ci sia una forte concentrazione di ricchezza, una riduzione della ricchezza generalizzata, quindi un calo della domanda aggregata. Tale situazione produce un effetto “anticapitalistico”, nel senso che più si concentra la ricchezza meno esiste il capitalismo, meno esiste un’economia di mercato, meno esiste un’economia competitiva.

Il nostro problema, il problema in generale della politica è quello di portare avanti azioni di stimolo della domanda aggregata. Le azioni di stimolo possono avvenire in vario modo. Tutti hanno una ricetta e molte sono palesemente in contraddizione.

Esiste la ricetta in base alla quale si dovrebbe stimolare la domanda aggregata attraverso il taglio della spesa pubblica; è una buona ricetta per liberare risorse da ridistribuire, salvo il fatto che normalmente il taglio della spesa pubblica produce come primo effetto un calo della domanda aggregata.

In base alla seconda ricetta, bisogna abbassare la pressione fiscale. Questo è parzialmente vero in quanto la riduzione della pressione fiscale avrebbe un effetto non favorevole. La riduzione, se non giustamente posizionata, agirebbe essenzialmente sui redditi più alti che non hanno una forte propensione al consumo.

Le ricette, quindi, sono piuttosto difficili. In questi giorni abbiamo messo in campo un’azione molto importante, ossia la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e, in parte, anche la riduzione del 10 per cento dell’IRAP per le imprese.

Se tali interventi non si trovano all’interno di un contesto di politica economica europea che prevede una immissione di liquidità nel mercato, questione che Draghi stamattina ha sostenuto esplicitamente e se non si trovano all’interno di un intervento di stimolo di crescita da parte dell’Europa, rischiano di essere interventi che, per quanto importanti, non avranno effetti strutturali sul nostro sistema.

Nella questione che voi considerate odontotecnica, ma che in realtà è una parte della questione sanitaria del nostro Paese, il tema che voi state ponendo è duplice: da un lato, a causa della crisi, abbiamo avuto un calo della domanda in questo settore; dall’altro, i meccanismi di intervento, i presìdi di intervento dello Stato sociale sono delimitati dalla mancanza di risorse pubbliche, in quanto non abbiamo la possibilità di un intervento pubblico molto forte in un settore come questo.

Vi è, poi, una parte che ho trovato molto interessante, anche dal punto di vista culturale. Mi riferisco al cambiamento tecnologico, alla riorganizzazione tecnologica. Si tratta di temi che mi hanno sempre interessato molto.

Dall’altra parte, però, vi è un calo del presidio della salute, quindi un calo del presidio sanitario, della qualità della vita nel nostro Paese. Tale aspetto, a questo punto, diventa molto importante per chi si occupa di politica pubblica.

Se l’effetto del calo della domanda, di quella che genericamente chiamiamo “crisi” determina un risparmio delle famiglie per la prevenzione sanitaria, per mettersi a posto con la propria salute, e se non esistono presìdi di altra natura, in quanto la spesa sanitaria pubblica tende a contrarsi, anche perché è stata ampiamente gonfiata negli anni da una quota di spesa

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sanitaria impropria, il vero rischio è trovarci di fronte a un decadimento del nostro Paese, a uno spostamento del nostro Paese ai livelli più bassi di civiltà, oltre che economica, anche sociale.

Serve una riflessione per mettere in campo meccanismi analoghi a quelli che illustravo all’inizio, di sostegno della domanda aggregata in un settore come questo, non nel settore odontotecnico o nel settore odontoiatrico, con meccanismi o di defiscalizzazione analoghi a quelli intrapresi nel settore delle costruzioni o di sostegno al settore, necessariamente in accordo tra Stato e Regioni.

Le Regioni hanno un loro ruolo, non dico “purtroppo” in relazione al Titolo V, ma per quanto è avvenuto successivamente in molte Regioni italiane.

Il Titolo V, di per sé, attribuisce poteri al territorio sulla base del principio di sussidiarietà. Se, poi, questi poteri vengono gestiti in modo differenziato, la colpa non è del Titolo V, ma di coloro che li hanno gestiti male.

Il meccanismo è questo. Se tutto si accentra, può essere gestito benissimo o malissimo, contemporaneamente. Una certa flessibilità consente anche di avere margini entro i quali poter agire.

Interventi di questo tipo credo che dovrebbero essere messi in campo, a condizione – e qui concludo il mio intervento – che vi sia un recupero effettivo delle risorse che vengono messe in campo. Noi non possiamo stampare denaro.

Capisco che in un settore delicato come quello odontoiatrico, in generale probabilmente interventi di questo tipo fanno emergere base imponibile, quindi consentono un recupero dell’intervento dello Stato di quanto viene messo in campo.

Ovviamente, per poter deliberare che sia così, dobbiamo essere certi che sia così e dobbiamo fare in modo che questa certezza derivi dal fatto che tutti i dati, a un certo punto, si mettano in campo e che qualche risparmio da qualche altra parte venga realizzato. Una quota di risparmio nel Servizio sanitario nazionale su alcune prestazioni – penso alle prestazioni alberghiere – potrebbe costituire una parte di recuperi senza rendere particolarmente “eccitate” le Commissioni bilancio di Camera e Senato sul tema delle coperture.

Probabilmente, nei prossimi giorni sarebbe utile porre, magari anche in modo bipartisan, all’attenzione del Governo e all’ordine del giorno del Senato e della Camera un tema come questo, che ha dimostrato di avere davvero valore, di far emergere base imponibile, di rilanciare l’economia e che, contemporaneamente, ci mette nella condizione di affrontare con serenità la sfida al cambiamento che propone il mercato, la crisi, l’innovazione, la trasformazione di tanti settori che pensano di potersi difendere all’interno dei fortilizi delle proprie prerogative, senza accorgersi che stanno difendendo qualcosa che non c’è più.

Nel frattempo, ciò che difendevano è andato altrove e rischiano di difendere il nulla, se non una capacità di freno delle politiche del Paese, cercando di delimitare – come è capitato nel disegno di legge che voi avete ricordato prima – l’interesse generale attraverso la tutela dell’interesse particolare. Capita quasi sempre così, tutte le volte che ci si imbatte negli ordini professionali.

Qualcuno provò anni fa a rendere quella degli ordini una questione europea, ma non è stato premiato da questa Italia liberale.

L’Italia, in realtà, liberale non lo è e non lo è mai stata. I mercati competitivi sono quelli che più spaventano. Tutti, in fondo, preferiscono il proprio monopolio da tutelare. Vi auguro buon lavoro e vi ringrazio per l’ospitalità. (Applausi)

Dott.ssa Cristina Rinaldi, D.G. Professioni Sanitarie, Ministero salute Vi ringrazio per l’invito. Sono qui in rappresentanza della Direzione Generale per le Professioni sanitarie del Ministero della salute. Nello specifico, dirigo l’Ufficio che si occupa delle Professioni Sanitarie, quindi della questione procedurale che accompagna l’istituzione di qualsiasi profilo professionale.

Per me, è un’occasione irripetibile. Ogni volta che mi capita di essere presente ad un convegno che riguarda le professioni sanitarie che seguo da vicino, ma soltanto a livello cartaceo, giuridico, burocratico, è sempre un’occasione per arricchirmi. Ovviamente, oggi apprendo con grande apprezzamento l’impegno che riguarda la vostra professione.

Dal punto di vista della Direzione, quindi del Ministero, sono qui proprio per rappresentarvi quanto sia stato forte negli anni l’impegno della Direzione.

Faccio parte della Direzione da tre anni, quindi ho dovuto, in realtà, recuperare la storia del profilo dell’odontotecnico. Nel recuperare la documentazione, mi sono resa conto che vi è stata un po’ di sfortuna negli anni. (Applausi) Nel 2001 fu dedicata un’attenzione particolare nei confronti della figura dell’odontotecnico. Ci si rese conto che, ormai, l’odontotecnica aveva tutti i requisiti per fare il salto di qualità, ossia per diventare una professione e per abbandonare le vesti dell’arte ausiliaria.

Mi riferisco a un adeguamento all’articolo 6 della legge n. 502/1992. Era, dunque, necessario predisporre uno schema di Decreto Ministeriale. Tale schema venne realizzato e inviato al Consiglio di Stato per il previsto parere.

La sfortuna vi è stata allora. Nel frattempo, come ha ricordato il Presidente, è intervenuta proprio la riforma del Titolo V. In quella sede, il Consiglio di Stato fu costretto a dichiarare che il Decreto Ministeriale, ormai pronto, non era in linea con il riparto di competenze Stato-Regioni che si veniva a delineare in seguito alla riforma del Titolo V, quindi si rendeva necessario un altro tipo di intervento normativo.

A quel punto, si creò uno stallo procedurale, che sembrava probabilmente risolto dall’avvento della legge n. 43/2006. Ad ogni modo, anche in questo caso, la legge impone una diversa procedura che potrebbe essere, in un certo qual modo, più snella, quindi potrebbe facilitare l’istituzione di un nuovo profilo. Si prevede lo svolgimento di una Conferenza Stato-Regioni e che l’accordo debba essere recepito con un DPR, previa delibera del Consiglio dei Ministri.

Inoltre, in questo caso, si richiede un parere del Consiglio superiore di sanità. In quel caso, ed è documentato, il Ministero si è prontamente riattivato. Infatti, nel 2007 furono acquisiti i prescritti pareri del Consiglio superiore di sanità, che furono favorevoli, e fu avanzata una proposta alla Commissione salute delle Regioni. In quel caso, l’arresto è stato determinato proprio dalle Regioni che hanno dichiarato di non voler ulteriormente procedere all’individuazione di altre professioni sanitarie.

Devo precisare che recentemente mi è capitato di seguire un ulteriore iter. In questo caso, sembrava più favorevole: sia con il Ministro Fazio sia recentemente con il Ministro Balduzzi sembrava che ci fosse un risveglio, un’attenzione verso l’istituzione del profilo. Anche in questo caso, le Regioni hanno bloccato l’iter.

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Dal punto di vista amministrativo, sono qui proprio per rappresentarvi che il Ministero è pronto. Se la situazione si sbloccherà, saremo pronti. Vi posso soltanto aggiornare in merito al fatto che di recente la Direzione ha illustrato l’intera questione all’interno di una relazione, inviata all’onorevole Sottosegretario e al Ministro, su quanto è accaduto negli anni proprio alla figura dell’odontotecnico.

Come Direzione, siamo quindi sempre disponibili ad accogliere ogni vostra richiesta e ogni vostra necessità. Grazie mille. (Applausi)

On. Massimo Parisi, Commissione Giustizia Camera dei Deputati Grazie dell’invito. Mi scuso se non ho potuto partecipare dall’inizio. Tuttavia sono stato abbondantemente documentato sulle problematiche. Ho potuto leggere la sua relazione, Presidente, dall’amico Paolo Dieni, vostro collega toscano.

Faccio parte della Commissione Giustizia della Camera, sono un deputato tecnicamente di opposizione. La mia non è la Commissione più strettamente attinente alle vostre questioni, anche se su una serie di vicende vi sono specifiche competenze.

Mi riferisco sia a tutto quello che riguarda la normativa penale, ovviamente di competenza della nostra Commissione, sia alla parte che riguarda gli Ordini professionali.

Ho accolto volentieri l’invito perché ci sono questioni probabilmente imminenti, anche se mi pare non ancora calendarizzate nella mia Commissione, che riguardano il disegno di legge Marinello, già approvato dal Senato in prima lettura e quindi in arrivo in Commissione.

Il suo arrivo non è imminente perché al momento non è calendarizzato, ma lo sarà immagino a breve. Mi sembra giusto e doveroso per un esponente del Parlamento in questo momento, oltretutto per un settore che non è il mio, apprendere e conoscere.

Voglio dirvi subito quale sarà il mio faro personale. Le dinamiche politiche sono complesse, ma la mia opinione la voglio dire in maniera franca e diretta. Credo che l’azione del Legislatore in un momento politico come questo, debba superare impostazioni che in qualche modo ci sono state e non possiamo negare che ci siano state.

Ci sono state anche nel mio partito, non ho difficoltà ad ammetterlo. Credo che il nostro faro, il nostro obiettivo principale sia il cittadino, non le lobby. Lo dico per quelle più forti, lo dico per quelle meno forti e lo dico anche facendo autocritica perché sono in un partito che temporaneamente sta all’opposizione, ma è stato anche al Governo.

Non si può negare che organizzazioni di interessi strutturate si muovano con fortissime pressioni, addentellate in tutti i gangli del processo legislativo, del processo parlamentare e dei Governi.

Il problema esiste e se mi chiedessero di prendere le parti di una lobby piuttosto che di un’altra rifiuterei, anche perché sono in Commissione Giustizia, ma non sono un avvocato. Per fortuna non siamo tutti avvocati in Commissione Giustizia.

Credo che il nostro faro sia il cittadino, il cittadino paziente. La questione delicata, da affrontare, è la questione sanitaria.

Mi pare, per quello che ho potuto apprendere del vostro settore, che abbiate delle richieste più che legittime, a cominciare dal fatto di avere un inquadramento idoneo. Non ho capito bene, chiedo conferma al Presidente. Se capisco bene, siete metalmeccanici da un certo punto di vista. Potrò dire nel mio partito, che non è propriamente un partito di sinistra, di essere stato a un’assemblea di metalmeccanici e di essere stato anche applaudito. (Applausi)

Non spargerò la voce più di tanto, ma per quel che mi riguarda è una notizia. Da questo punto di vista avete richieste assolutamente sacrosante e credo anch’io che nell’iter che ci avete raccontato, nelle problematiche che ci avete illustrato, la fortuna o la sfortuna c’entrino poco.

Ritengo che c’entri quello che vi ho raccontato. Ci sono tante organizzazioni che a vario titolo riescono ad influenzare meglio di altri nel processo che si porta avanti, perché troppo spesso il Legislatore, la Politica perdono di vista l’obiettivo. Lo dico con molta franchezza anche perché c’è un iter su un atto normativo che ci riguarderà.

Non ho difficoltà a mettermi a disposizione per ascoltare le vostre istanze e rappresentarle all’interno del mio Gruppo in Commissione, seguire l’iter di questo provvedimento e confrontarmi con voi. Se il punto di vista centrale è la tutela del cittadino, in questo caso il cittadino paziente, io sto assolutamente da questa parte.

Ci avete illustrato un problema che non è vostro, è un problema del Paese. Se la gente non ha i soldi per andare dal dentista sta male, c’è un problema di qualità della vita ed è assolutamente un argomento centrale.

Non faccio parte di questa categoria né di altre. Faccio parte solo della categoria dei giornalisti e sono a favore dell’abolizione dell’Ordine dei giornalisti. Pensate quanto sia libero da queste questioni!

Il primo punto di vista è quello del cittadino, in questo caso del cittadino paziente. Le due questioni si incrociano, le vostre istanze e questa questione. Da quello che ho potuto vedere e leggere in queste relazioni che mi avete gentilmente anticipato e nei colloqui che ho avuto con i vostri esponenti mi sembra che la trasparenza sia un altro fattore decisivo, insieme alla qualità (stiamo parlando di salute e di sanità), a maggior ragione in un settore che non è dei più economici per le famiglie italiane.

Da questo punto di vista anche qui la chiarezza e la trasparenza su come si compone per il paziente il costo finale mi sembra sia una richiesta legittima e sacrosanta, così come ritengo sia legittimo e sacrosanto preoccuparsi anche di quelli che possono essere gli impatti futuri dell’avvento delle nuove tecnologie.

Questo è un altro problema. Stiamo parlando di un aspetto che non riguarda il telefonino più all’avanguardia, ma è una questione che sta nella bocca della gente e quindi in qualche modo ha un impatto sull’organismo, sulla salute delle persone.

Anche da questo punto di vista va bene rincorrere le tecnologie, ma trattandosi di una materia di questo genere, le professionalità che esistono, quando sono rivolte alla tutela della salute del paziente sono assolutamente da tutelare.

Sono spaventato non solo dalle cose che ho letto nella vostra relazione, ma anche dai fenomeni che si stanno verificando. Non so se questo è ancora attuale, ma girando l’Europa per vacanze ogni tanto ho trovato mirabolanti pubblicità in italiano di cliniche dove fanno prestazioni odontoiatriche.

Mi sembra anche questo un altro dato assolutamente preoccupante. Ci preoccupiamo dell’esternalizzazione delle nostre aziende, ci dobbiamo preoccupare anche di questo, sempre nella logica di tutelare la salute del cittadino utente, del cittadino paziente.

Per quel che riguarda il disegno di legge Marinello che arriverà nella nostra Commissione, sono disponibile a confrontarmi e a rappresentare le vostre istanze prima di tutto all’interno del mio Gruppo, perché comunque non sono solo e la politica è fatta anche di certe complessità.

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Mi pare di poter dire che le richieste che avete avanzato non si limitano a dire “non vogliamo una normativa di questo genere”, ma mirano ad avere una normativa più efficace e più intelligente. Sul fenomeno del prestanomismo mi sembra che abbiate perfettamente ragione. Da questo punto di vista sono a disposizione.

Le vostre tematiche sono fuori, troppo fuori dal dibattito e quindi iniziative come queste sono, secondo me, molto utili e molto intelligenti. Da questo punto di vista, la mia Commissione, sono a disposizione.

Farei un po’ meno affidamento – lo dico non per sottrarmi a eventuali iniziative bipartisan come quelle accennate dal senatore Sangalli – a confidare in soluzioni che vadano in qualsivoglia modo a impattare sul bilancio pubblico.

Ci sono cose che possono venire incontro alle vostre esigenze e alle vostre rispose; ci sono cose forse immediate, come appunto il disegno di legge che avremo in esame in Commissione, su cui è possibile intervenire.

Concentriamoci su queste cose perché ho l’impressione che di questi tempi immaginare grandi cose non sia semplice, anche perché poi ci si scontra con questioni burocratiche, ci si scontra con le riforme sbagliate che sono state fatte.

Quando lo raccontiamo abbiamo difficoltà talvolta a farlo capire ai cittadini. Adesso lo dicono tutti che la riforma del Titolo V è una riforma sbagliata, ma personalmente sarei perfino contrario al concetto di regionalizzazione della sanità.

Questo è un altro dibattito ed è un’opinione personale. Certamente ci sono le competenze concorrenti, c’è l’aspetto delle competenze delle Regioni e dei relativi Assessorati regionali alla sanità. Anche per questo, nel nostro piccolo di forza di opposizione, in Toscana lo stiamo facendo da tempo.

Abbiamo consiglieri regionali esperti e competenti che fanno le loro battaglie. Da questo punto di vista siamo disponibili a confrontarci con tutti, anche con associazioni come le vostre.

Se ci ripromettiamo un impegno di restare in contatto per quel che riguarda la questione di competenza della mia Commissione io trovo molto sensata la vostra richiesta, così come la vostra opposizione anche alla sede legislativa.

Avere una sede legislativa di per sé non vuol dire che non si discuta e che non si facciano le modifiche. Il problema decisivo è se esiste o meno la volontà politica di tornare alla versione originaria. Se esiste quella volontà si può pure fare la legislativa, fatto salvo che ci vorrebbe l’accordo del Senato perché altrimenti ricominciamo daccapo.

Faccio parte di questa Commissione, quindi sono a disposizione. C’è un collega della Lega che ha validissimi colleghi nella Commissione giustizia; saranno sicuramente sensibili a queste argomentazioni. Confrontiamoci e restiamo in contatto. Per quel che mi riguarda sarà un dovere, ma anche un piacere. Grazie. (Applausi) Proiezione del video sulle vittime eccellenti della mafia che introduce l’intervento di Rosario Chiavetta

MASSIMO MACULAN, Presidente Nazionale ANTLO. Grazie, Rosario. Grazie perché è bello vedere che un collega si dedica a temi così importanti. Ti ho seguito e so che il tutto è stato presentato alla Sala delle Lapidi a Palermo un mese fa alla presenza del Sindaco Leoluca Orlando e del Presidente dell’Associazione familiari vittime della mafia.

Rosario Chiavetta, Presidente ANTLO Sicilia Grazie a te Massimo e al gruppo dirigente ANTLO. Provo sempre un po’ di emozione vedendo questo filmato.

Ho vissuto questo periodo della mia vita, quindi da 22 anni a questa parte, dopo l’eccidio di Falcone, con vittime più o meno conosciute. Sono morti tanti cittadini onesti che credevano nella giustizia e nello Stato.

Abbiamo fatto un calcolo con l’associazione Libera. Sono state uccise oltre mille persone per mafia, senza considerare i casi di lupara bianca, che sono quei casi di persone scomparse che non sono mai state più ritrovate.

Ricordiamo sempre negli anniversari – faccio parte anche del Coordinamento 23 maggio che ricorda la strage di Capaci e di Borsellino – queste persone illustri: Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e le scorte, ma ci sono tante persone oneste, semplici cittadini, parti delle Istituzioni, che sono state uccise e che sono diventate per noi una normalità.

La rabbia che ho dentro è uno dei motivi che mi hanno spinto a scrivere questo libro. Si tratta di una biografia che racconta la mia esistenza in una città come Palermo dove tutto diventa difficile, dal semplice rapporto anche dal punto di vista lavorativo, alla viabilità, ai rapporti con le Istituzioni.

Oggi – lo ricordava Massimo Maculan – è l’anniversario del D-day. L’entrata in Sicilia da parte degli angloamericani fu stabilita grazie anche ai rapporti con la mafia di alcuni di questi personaggi. Nella prima immagine che avete visto c’è un ufficiale americano che stringe la mano a un politico. Uno di questi politici, che era un noto boss mafioso, diventò sindaco del paese.

Questa forma di liberazione del nazismo e del fascismo si ebbe grazie anche alla collaborazione della mafia. Molti questo non lo sanno, ma è storicamente provato. Quando sento ancora oggi che parti dello Stato hanno trattato con la mafia veramente non so cosa pensare.

Mi auguro che non sia così perché ci sono persone che hanno bisogno di giustizia, come il figlio che ha visto uccidere il proprio padre solo perché faceva il proprio lavoro o ragazzi che sono stati sciolti nell’acido solo perché parenti di mafiosi.

Dopo l’attentato a Falcone c’è stato anche da parte della popolazione un leggero movimento. Ricordo che la sera stessa andai insieme a persone che non conoscevo sotto il Palazzo del Comune. Eravamo una cinquantina di persone.

Pensavamo che lo Stato a quel punto avrebbe compiuto un’azione energica e mandò l’esercito.

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Si parlava – voce di popolo – di carri armati e di rivoluzione. Questa rivoluzione inizialmente c’è stata. Poi il colpo di grazia è arrivato dopo cinquantasette giorni: Paolo Borsellino, pur sapendo che era arrivato per lui un carico di tritolo, ha continuato ad andare avanti fino a quando è stato ucciso insieme alla scorta.

Questi non sono eroi, come li definisce Rita Borsellino, sorella del giudice, sono persone che svolgevano il loro lavoro onestamente.

Sono stanco di sentirmi chiamare “mafioso” in giro per il mondo solo perché sono siciliano.

Noi siciliani dobbiamo mantenere la nostra dignità di cittadini onesti. A Palermo ci sono tantissime persone che vorrebbero cambiare la società. Purtroppo da soli non possiamo farcela.

Sono anche nati gruppi spontanei: Donne del digiuno, Comitato dei lenzuoli, Addiopizzo, Libera. Sono movimenti che ancora oggi crescono in maniera esponenziale.

Quest’anno alla manifestazione del 23 maggio (anniversario dell’attentato a Falcone) eravamo ventimila persone, ragazzi che venivano da tutta Italia. La gente non ha più paura di uscire e sventolare le lenzuola dal balcone. Questo è sicuramente un sintomo di cambiamento.

Oggi in Italia purtroppo abbiamo pochi riferimenti che possono guidarci. Io genitore devo dare una motivazione ai miei figli, un esempio ai miei figli. Questo è quello che lo Stato dovrebbe fare e che spesso non ha fatto.

Concludo ringraziando il Presidente dell’ANTLO e l’Associazione. Sono uno dei soci fondatori dell’ANTLO in Sicilia. L’ANTLO ha sempre privilegiato la legalità e anche per questo ho ricevuto negli anni passati delle minacce per fortuna solo verbali perché combattevo l’abusivismo odontotecnico.

Ho ricevuto anche leggere (per fortuna) richieste di estorsione che sono riuscito a risolvere con la mia forza e non chiamando gli amici degli amici. Il risultato è stato che poi è scomparsa la mia macchina.

Purtroppo la situazione è questa. Credo nella Sicilia e nell’Italia, ma vorrei anche dare un futuro ai miei figli che purtroppo sono costretti a lasciare l’isola perché non c’è niente da fare e sono costretti a trovare lavoro o andare a studiare fuori. Voglio che questo approccio cambi al più presto e farò del mio meglio nel mio piccolo per portare avanti questa iniziativa. Grazie a tutti e buona fortuna. (Applausi)

MASSIMO MACULAN, Presidente Nazionale ANTLO. Rosario, nel ringraziarti, desideriamo ricordare questa giornata consegnandoti una targa. Ti viene consegnata dal dottor Condò, Consigliere per l’odontoiatria del Ministro Lorenzin. (Applausi)

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On. Marco Rondini, Commissione Affari Sociali Vi ringrazio per l’organizzazione di questa giornata, per avermi invitato e per avermi coinvolto nelle vostre legittime battaglie. È difficile riprendere il filo del motivo che ci porta qui oggi dopo una testimonianza come questa. È una testimonianza vissuta in maniera profonda che dimostra che comunque, prima ancora della crisi economica, forse questo Paese dovrebbe essere in grado di debellare questo problema riconducibile a una questione soprattutto culturale.

La rivoluzione vera per liberarsi di questo tipo di fenomeni parte da una rivoluzione culturale e sebbene ci siano degli elementi, sebbene vi sia la volontà da parte di molte persone oneste in Sicilia così come in altre regioni del sud del Paese che vivono drammaticamente la presenza di questo fenomeno è altrettanto vero che purtroppo quella rivoluzione culturale è ancora di là da venire, purtroppo.

Faccio gli auguri all’amico Chiavetta e speriamo di poterci ritrovare magari per celebrare la liberazione da questo fenomeno.

Festeggeremmo tutti molto volentieri.

Tornando a noi, brevemente faccio riferimento alla situazione generale che oggi vive il Paese con l’immagine che ci rimanda il rapporto ISTAT del 2014, un Paese dove la recessione ha ceduto il passo non alla ripresa bensì alla stagnazione. Solo il 30 per cento delle imprese negli ultimi due anni è riuscito a migliorare l’occupazione e il fatturato.

L’8 per cento della popolazione si trova in stato di povertà assoluta e il rischio di persistenza in stato di povertà assoluta è tra i più alti in Europa. Si tratta – ci spiega l’ISTAT – di una condizione strutturale.

Le famiglie maggiormente esposte continuano ad essere quelle residenti al sud, quelle che vivono in affitto con figli minori, con disoccupati o in cui il principale percettore di reddito ha un basso livello professionale di istruzione. Il rischio persistenza nella povertà raggiunge il 33 per cento fra le famiglie mono genitoriali con figli minori a carico.

L’ISTAT registra inoltre un calo dei consumi. Molte famiglie che al 2012 avevano utilizzato i risparmi accumulati, l’anno successivo hanno drasticamente ridotto i consumi e la spesa. È chiaro che questa crisi incide pesantemente sui consumi, ma anche e soprattutto sulla salute.

Citava alcuni dati il nostro Presidente Massimo Maculan e a questi ne aggiungo qualcun altro. Nel 2012 – sono dati sempre riportati nello studio elaborato dall’ISTAT – l’11 per cento della popolazione ha dichiarato di aver rinunciato ad almeno una prestazione sanitaria (sono oltre sei milioni di persone) pur ritenendo di averne bisogno. Oltre una persona su due lo ha fatto per motivi economici.

La quota di persone che rinuncia alle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale o rinuncia all’acquisto di farmaci tra i disoccupati è del 21,4 per cento. Questo su un totale del 13 per cento di disoccupati italiani; percentuale che corrisponde a 3,216 milioni di persone.

Ancora più elevata è la quota di persone che ha dovuto rinunciare anche alle cure odontoiatriche. Il 14,5 per cento della popolazione al di sotto dei 14 anni ha rinunciato a cure odontoiatriche quasi esclusivamente adducendo motivi economici.

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La crisi morde e morde anche la filiera che concorre alla salute dentale e in particolare il mondo che rappresentiamo, quello degli odontotecnici.

Ecco che il numero dei laboratori odontotecnici in attività – lo citava prima il Presidente Maculan nel suo intervento – che passa dal 2007 al 2011 da 15.165 unità a 13.852 unità, con un calo del 9 per cento. Va altresì ricordato che erano 19.032 nel 1996 e 17.000 nel 2001.

Oggi dobbiamo trovare delle risposte e provare a capire quali possono essere le soluzioni per rilanciare il settore che vive, come tanti altri, la crisi. Sicuramente una delle soluzioni può essere quella che condivido e che è stata proposta dal senatore Sangalli, e cioè la defiscalizzazione delle prestazioni odontoiatriche.

Questo soprattutto per far emergere l’imponibile. Crediamo che sia opportuno tentare, assolutamente opportuno e necessario.

Per rilanciare il settore è necessario superare i limiti culturali e strutturali del sistema odontoiatrico e in particolare del sistema del mondo odontotecnico. Aggiungo un’altra cosa. Si tratta di una soluzione che è allo studio di Regione Lombardia e di Regione Veneto, ancora in fase embrionale. Mi riferisco alla protesi sociale.

Quando ci raccontano che sul costo della protesi incide pesantemente il manufatto dell’odontotecnico ci raccontano un’emerita fesseria. Sappiamo benissimo che in realtà questa circostanza risiede nella lievitazione del costo della prestazione clinica.

Queste potrebbero essere alcune delle soluzioni per attraversare il momento di crisi ed anche e soprattutto per salvaguardare quelle professionalità che invece sono messe fortemente a rischio dalle nuove tecnologie, come ricordato dal Presidente Maculan.

Noi riteniamo – sono odontotecnico, quindi mi permetto di utilizzare il plurale – che questa professionalità vada salvaguardata nonostante le nuove tecnologie.

Riteniamo che gli ultimi passaggi – chi è odontotecnico sa a cosa mi riferisco – prima dell’inserimento del dispositivo medico nel cavo orale debbano essere compiuti da un odontotecnico e non da un odontoiatra, per avere la caratterizzazione di quel manufatto che arriva dai laboratori che fanno CAD/CAM. Passo all’altra questione che riguarda invece il profilo professionale dell’odontotecnico.

Diamo per assodato che il sistema dentale italiano dovrebbe essere – il condizionale è d’obbligo perché a qualcuno non fa assolutamente comodo che sia così – un insieme di soggetti che con ruoli e compiti diversi e ben definiti concorrono alla produzione di beni e servizi finalizzati al mantenimento e allo sviluppo della salute orale dei cittadini.

Se è vero che in tale filiera interagiscono una serie di attori che generano una fitta rete di flussi relativi ai trasferimenti economici dei beni e dei servizi prodotti con tali e tante interdipendenze che qualsiasi problema originato da uno degli attori si ripercuote inevitabilmente sugli altri e sull’intero sistema, è altrettanto vero che tutti gli attori coinvolti nella filiera dovrebbero veder riconosciuto il proprio ruolo.

Non posso ancora una volta che associarmi alle parole del vostro e nostro Presidente ANTLO quando dice che un nuovo profilo professionale non andrà a contribuire in misura determinante alla risoluzione dei problemi della categoria, che sono anche di natura strutturale, ma rappresenta quella battaglia di dignità che ci permette di essere riconosciuti come attori a pieno titolo di quella filiera che ha come obiettivo la salute orale dei cittadini.

Qui non si tratta di difendere gli interessi di una lobby.

Noi abbiamo quale punto di riferimento in assoluto per le nostre istanze la salute dei cittadini e la salvaguardia della nostra opera, quindi non la difesa di retroguardia di privilegi che francamente fatico a rintracciare.

L’adozione del nuovo profilo professionale dell’odontotecnico è un adeguamento legislativo che si impone dopo oltre ottant’anni.

Il Regolamento oggi in vigore è il Regio Decreto del 1928 e tutti lo sanno, chi è odontotecnico e anche chi non lo è..

Si parla di anniversari. Fra un po’ celebreremo il centenario del regio decreto. Si deve prevedere un nuovo percorso didattico – questo è il profilo professionale – di tipo universitario idoneo a rendere adeguato il titolo alle attuali mansioni degli odontotecnici e che vada a garantire una riuscita ottimale sia tecnica che estetica di una riabilitazione protesica all’indispensabile collaborazione di odontoiatria e odontotecnico in studio, per gli atti tecnici che solo il tecnico può correttamente espletare.

Vale la pena inoltre ricordare, come ha già fatto il nostro Presidente, che in più occasioni il Consiglio Superiore di Sanità si è espresso in modo favorevole all’adeguamento del profilo professionale.

Questo è sicuramente un passaggio necessario che oltre a garantirci un riconoscimento rappresenta una tutela per l’opera che ogni giorno svolgiamo con buona pace di chi vorrebbe che questa situazione permanga inalterata.

Oggi non ci accontentiamo di esistere, ma chiediamo che il nostro essere all’interno di un ambito sanitario sia sancito. Non possiamo più elemosinare ciò che ci spetta e ciò che ci è dovuto. Questo è un obiettivo sacrosanto che pretendiamo secondo la logica che volere è potere.

Dobbiamo partire dal presupposto che non ci sono cose che non si possono fare come qualcuno ci racconta, ma cose che non si vogliono fare. Allora vanno snidati dall’ombra quali sono gli interessi e quali sono le meschinità che nel corso di tanti e troppi anni hanno imposto condizioni oggi non più sopportabili.

Nessuno ci racconti che la causa di questo insopportabile stallo è l’abusivismo perché è proprio per stabilire ruoli e compiti ben definiti che chiediamo che venga riconosciuto il nostro profilo professionale.

Se mai fosse vero che i timori in buona fede di qualche Legislatore sono dettati dall’esercizio abusivo della professione di odontoiatra che si allargherebbe a causa dell’approvazione del profilo professionale noi rispondiamo a chi sostiene questa tesi che l’altra faccia della medaglia di quel fenomeno è il prestanomismo, perché dietro un odontotecnico che fa il dentista c’è un dentista che lo copre.

Ecco che arriviamo ad un’altra questione che non possiamo tacere. Così come è uscito dal Senato il disegno di legge Marinello per noi è irricevibile perché deve starci anche una maggior sanzione all’abilitato che ne favorisce il reato che non può essere in alcun modo semplicemente delegata a qualche Ordine che nel migliore dei casi liquiderebbe la questione come una marachella e al più secondo l’assunto che infine si tratta di un collega che ha commesso un errore di percorso.

Mi impegno sin da ora ad adoperarmi perché quella sacrosanta sanzione, anche e soprattutto nei confronti dell’abilitato alla professione che presta il proprio nome perché qualcuno non titolato compie un illecito, sia reintrodotta come era previsto nel testo poi stravolto al Senato. È venuto il tempo in cui chi a parole ci dà ragione ci metta la faccia a livello istituzionale, senza timori, perché il riconoscimento di ciò che siamo deve garantirci anche la possibilità di lavorare sereni, non naturalmente nella declinazione renziana.

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Vogliamo poter seguire le prove del nostro dispositivo medico nel cavo orale così come prevede la nostra proposta di profilo professionale, apportare ritocchi rigorosamente fuori dal cavo orale che ci garantiscano però che in laboratorio non ci torni, come spesso succede, quando noi non presenziano la prova, un qualcosa che non ha più neanche le sembianze del nostro lavoro che allo studio odontoiatrico abbiamo consegnato per la prova. Spesso infatti l’abile performance di qualcuno in studio (noi assenti) ci riconsegna qualcosa che faremmo volentieri volare dalla finestra.

Avviandomi alla conclusione, visto che ci piace citare gli anniversari, il Presidente citava lo sbarco in Normandia. A me piace invece citarne uno magari meno drammatico che in qualche modo si avvicina alle vicende del nostro profilo professionale.

Fra pochi giorni ricorre l’anniversario (80 anni) della nascita di Paperino. Come il personaggio di Walt Disney mi piace pensare che anche noi come lui da quel perdente e ingegnoso sognatore che vede fallire i propri sogni possiamo trasformarci in Paperinik, supereroe in grado di riscattarsi dal suo stato scrollandosi di dosso la sfortuna che lo perseguita. Vi ringrazio e vi auguro buon lavoro. (Applausi)

Prof. Giovanni Dolci, Past President Collegio dei Docenti di Odontoiatria Ringrazio per avermi invitato. Sono contento di essere stato invitato. Da una parte ne sono lieto, ma dall’altra ne sono perplesso, dal momento che accade difficilmente che i “past”, gli “ex”, i “già” siano invitati ai convegni.

Tanto che, pensando al profilo degli odontotecnici alla mia età pensavo che la bandiera italiana posta qui dietro avesse lo stemma sabaudo, considerato che più o meno io e il profilo degli odontotecnici abbiamo quasi la stessa età.

Ho pensato, allora, che mi avete chiamato perché rappresento un po’ la memoria storica di talune vicende. È vero, il Ministero si è interessato, il Consiglio Superiore di Sanità – io ero presente – ha espresso il suo parere sul profilo degli odontotecnici.

Forse il Ministro Fazio, aggiungendo che occorreva compiere le prove di congruità al di fuori del cavo orale, anche se francamente non capisco come... (Applausi) come è possibile che una personalità come il Ministro Fazio proponga una cosa del genere?

Poi ho pensato lui è professore di “diagnostica per immagini”, quindi da questo si è ispirato a svolgere le prove di congruità al di fuori del cavo orale.

Il profilo è necessario per la professione odontoiatrica, non odontotecnica. Non si comprende la ragione per cui il podologo è considerato una professione sanitaria e non l’odontotecnico. Prima si sentiva dire che l’orefice è una professione sanitaria, ebbene la professione sanitaria regolata abbatte l’abusivismo. (Applausi) Questo anche per i numeri. Se noi abbiamo un certo numero (circa novecento) di odontoiatri l’anno immessi sul mercato, sappiamo che non possiamo immettere sul mercato più di trecento odontotecnici.

Quindi, aver regolamentato la professione con una laurea breve porta a questi risultati. Che cosa è necessario? Badate, questo lo dice una persona che ormai non è più nella lotta di settore. È necessario che il mondo odontoiatrico ricominci a essere un mondo odontoiatrico unito.

Qualche anno fa ho constatato che nel mondo odontoiatrico si era creato un club particolare. Ebbene questo club portava a parlare male dell’altro, a fare le cose contro l’altro, a cercare di aumentare il numero di titoli messi sul biglietto da visita. Ne conosco uno con otto titoli. È giunta l’ora di non fare più queste cose.

Rammento che presso il Ministero si teneva non il tavolo dell’odontoiatria bensì il tavolo degli odontoiatri. Accadevano cose assurde: nonostante le linee-guida e le raccomandazioni fossero predisposte entrambe dal Ministero della salute, le prime dicevano una cosa, le seconde esattamente il contrario.

Vi porto un esempio. Ultimamente, un membro del tavolo, che non cito, ha affermato e fatto scrivere su tutte le riviste odontoiatriche che i bambini fino a sei anni non debbono andare dal dentista ma dal pediatra.

Ecco perché penso rivesta grande importanza la presenza qui di Franco Condò. È necessario ricostituire il tavolo dell’odontoiatria (se non vi piace il termine “tavolo”, adoperate quello che ritenete più opportuno) dove tutte le componenti sono presenti. È necessario cominciare a discutere dei problemi dell’odontoiatria, non del sesto anno in odontoiatria che serve solo a dire che gli odontoiatri sono uguali ai medici. Non serve assolutamente a nulla, se non sempre a quel biglietto da visita.

Occorre cominciare a discutere e risolvere i problemi dell’odontoiatria, tra cui quello prioritario è costituito dal profilo dell’odontotecnico, dal momento che esso porta sia alla regolamentazione della professione che alla fine definitiva dell’abusivismo.

Vi ringrazio. Sono sempre anziano e, quindi, mi ripeto nelle cose che continuo a dire. Ancora grazie. (Applausi)

Dott. Dino Malfi, Referente ANTLO per le normative Buongiorno. L’intervento scritto della dottoressa Marletta mi è appena arrivato, non ho avuto il tempo materiale di aprire il computer, per cui penso che faremmo bene eventualmente a pubblicarlo.

In primo luogo, come indicatomi espressamente dalla stessa dottoressa Marletta, devo riportare in questa sede il suo personale rincrescimento per non aver potuto partecipare a questo convegno e, dunque, esporre la sua visione – che concorda assolutamente con quella che abbiamo espresso nell’ambito di questo convegno – relativa all’importanza della progressiva qualificazione anche del settore odontotecnico.

Sono vent’anni ormai che mi occupo di dispositivi medici e sin dall’inizio uno dei pochi interlocutori istituzionali qualificati e sensibili che sono riuscito a trovare è stato il Ministero della salute, nella persona della dottoressa Marletta. D’altronde, il problema principale che riscontriamo è proprio quello di una scarsa conoscenza delle caratteristiche del nostro mondo sia da parte dei legislatori europei sia da gran parte del mondo cosiddetto tecnico e della normazione tecnica.

Pertanto, in una prima fase siamo stati lasciati drammaticamente da soli a gestire l’enorme impatto applicativo di disposizioni di origine comunitaria, un mondo che fino a quel momento aveva viaggiato con i Post-it (altro che prescrizione scritta) e con un’obbligazione di risultato cui adempiere.

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È seguita poi una seconda fase a quella dell’applicazione durante la quale abbiamo tentato di recuperare uno spazio per quello che era stato il feedback che avevamo raccolto e, quindi, abbiamo cercato di mettere in evidenza gli oneri, non sempre sostenibili, che dalla normazione comunitaria arrivavano sulla categoria.

Ma, ahinoi, non siamo riusciti a sottrarci alla confusione drammatica che ci penalizza e che torna anche sul discorso della difficoltà di difesa dello spazio professionale sul discorso del CAD/CAM, dal momento che siamo stati semplicemente confusi con soggetti che chiedevano l’applicazione di politiche di favor.

In altre parole, siamo stati confusi con soggetti che sono assimilabili tout court alla piccola impresa, problema sul quale non è che l’Unione europea sia all’avanguardia, però è un po’ più avanti rispetto al nostro vero problema, ovvero la peculiarità di questo mondo. E su questa stagione, ancora una volta, avremo il Ministero della salute come interlocutore a livello.

Parlo di mondo delle peculiarità perché peculiare è un mondo dove si fabbricano dispositivi su ordinazione, dispositivi su misura, con l’esecuzione di processi speciali, immettendo sul mercato prototipi finali.

Allora, rispetto a queste specificità, entra completamente in crisi la letteratura tecnica consolidata e circolante a livello europeo.

Noi abbiamo un contributo da dare e il Ministero è assolutamente in sintonia su questo. (Applausi)

Gen. Dott. Franco Condò, Consigliere per l’Odontoiatria del Ministro Buongiorno a tutti. Vi porto il saluto del Ministro, che è all’estero, ribadendo che lei è molto sensibile alle problematiche dell’odontoiatria in generale.

Mi ha chiesto infatti di occuparmi di questa situazione, di rimettere un po’ di ordine e di tirare un po’ le fila delle problematiche che affliggono il mondo dell’odontoiatria nel suo complesso.

Come sottolineava giustamente il Professor Dolci, il mondo dell’odontoiatria è fatto da tante figure (odontotecnici, assistenti alla poltrona, igienisti, odontoiatri) e una sola di queste categorie non esprime i problemi del mondo dell’odontoiatria, semmai manifesta i propri problemi.

Le soluzioni devono essere trovate insieme e non è pensabile trovare soluzioni per una categoria evitando di coinvolgere anche le altre categorie.

Per questa ragione, è senz’altro auspicabile la proposta di costituire un tavolo che includa tutti in una conferenza sul mondo dell’odontoiatria, allargato al mondo dell’industria e anche a quello assicurativo, considerato che quest’ultimo potrebbe darci una spinta a favorire l’accesso alle cure odontoiatriche dei privati.

Non vi spaventate del discorso che i tavoli più sono numerosi e meno fanno – di questo sono perfettamente conscio e convinto – in quanto il tavolo deve essere un momento di sintesi di risultati ottenuti in incontri bilaterali o trilaterali, a seconda delle problematiche che verranno affrontate di volta in volta e di cui si cercheranno le soluzioni più appropriate.

Però, è indispensabile che ci sia un tavolo unico e che comprenda tutte le istanze, onde evitare ciò che forse si è verificato fino adesso, ovvero quelle lotte sotterranee che poi hanno impedito l’approvazione di una serie di provvedimenti.

Un tavolo in cui bisognerà parlarsi chiaro, in cui tutti dovranno rappresentare le loro esigenze ma anche le loro perplessità e le loro

contraddizioni per trovare le soluzioni, perché è giunto il momento di dare soluzioni a questo mondo così vasto e così variegato, un mondo che ha tanti problemi.

Se non troveremo le giuste soluzioni, saremo fagocitati da altre realtà, che già cominciano a entrare in Italia e che potrebbero creare grossi problemi all’odontoiatria italiana nel suo complesso.

Non ci si salva da soli, ci si salva solo lavorando tutti insieme, con l’obiettivo di salvaguardare l’odontoiatria nel proprio complesso, a tutti i livelli. Vi garantisco che il Ministro conosce bene queste problematiche ed è decisa ad affrontarle in maniera seria e fattiva.

Io vengo dal mondo militare, per cui sono una persona pragmatica e so benissimo che solitamente i tavoli rappresentano il modo per affossare qualunque progetto.

Comunque vi prometto che, allorquando cominceremo a lavorare, andrò di corsa, perché soltanto andando di corsa, battendo il ferro finché è caldo, stringendo molto i tempi si potrà sperare di risolvere il problema. Se i tempi si allungano eccessivamente, se si perde terreno, alla fine non si risolverà niente e fra un anno ci troveremo punto e a capo. (Applausi) Vi garantisco tutto il mio impegno per affrontare i problemi e cercare di risolverli nel più breve tempo possibile, ricorrendo a tutte le professionalità e personalità che conoscono i problemi e che ci vorranno dare una mano.

Più persone sentiamo, più contributi riceviamo, più facile diventa trovare le soluzioni. Questo non sarà un annacquamento del lavoro ma soltanto un modo per trovare le soluzioni il più possibile condivise e fatte non a favore di qualcuno bensì per il bene di tutti.

Dovete veramente essere grati al vostro Presidente che lavora nell’interesse dell’ANTLO in maniera molto pesante, fattiva e continua. L’ho constatato personalmente, considerato che costantemente mi sollecita, mi chiama, mi chiede, e ne sono ben felice perché anche queste continue sollecitazioni sono utili a lavorare per risolvere i problemi. Io vi garantisco il mio impegno.

Il Ministro, comunque, è consapevole dei problemi ed è convinta che bisogna muoversi per dare una soluzione. Speriamo, quindi, che tra un anno possiamo festeggiare una revisione del sistema odontoiatria nel suo complesso. Grazie. (Applausi)

Prof. Ilvo Diamanti, Università Pesaro-Urbino e Parigi – Istituto Demos A proposito di questioni di cui mi occupo e di cui anche voi dovreste occuparvi – vi spiegherò fra poco le ragioni – vi rendete chiaramente conto che noi siamo in un mondo fatto di identità e di appartenenza.

Voi state discutendo di questo oggi. Pertanto, voi per primi vi chiederete che cosa ci fa qui Diamanti, ammesso che qualcuno di voi abbia idea di chi sia io.

Insegno Scienze della politica, Analisi dell’opinione pubblica, sia qui sia a Parigi, da tantissimi anni.

Interrogandomi su cosa potessi dire in questa occasione che non fosse qualcosa di meramente occasionale, ho provato a pensare in che misura la vostra esperienza e un’occasione come questa possano essere utili a me.

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E allora il punto di connessione è che io mi occupo di rappresentanza che ha a che fare anzitutto con le appartenenze, con le identità. Tu puoi rappresentare solo se sai rispondere alla domanda: rappresentare chi? Ma il “chi” non è una questione da poco. È una questione di etichetta, è una questione di confini. Voi avete discusso fino adesso di confini.

Sentivo il professor Dolci parlare di definizione, cioè della delimitazione dei confini tra le diverse figure che partecipano a un medesimo ambiente, definito da un medesimo problema. Qui è stata riassunta con la formula, vagamente gramsciana, della questione odontotecnica e più in generale della questione odontoiatrica.

Il problema è quello dell’identità. Lei cos’è anzitutto? Come si definisce? Attraverso il luogo dove è nato? Italiano, veneto, vicentino, napoletano, piemontese. Attraverso la professione? Quale professione e in che modo? Attraverso la religione? Attraverso l’idea politica?

L’opinione politica mediamente gli italiani la cambiano con una certa frequenza nell’arco della vita. Del resto, tu per avere un’appartenenza devi avere delle etichette. Se cambiano le etichette, necessariamente devi cambiare.

Alcuni di voi ricorderanno cosa è accaduto nel 1994: l’unico partito ad aver mantenuto l’etichetta della Prima Repubblica era l’eversore di quel sistema, ovvero la Lega. Tutti gli altri l’avevano cambiata. È ovvio che tu, se hai etichette nuove, cambi.

Per la religione è un po’ più difficile. Però, la religione si annacqua. Si parla, infatti, di secolarizzazione. Perdi la tua identità. Per la professione è più facile: cambi mestiere e cambi anche identità. Per l’appartenenza territoriale, cosa volete che sia per uno come me che è nato a Cuneo, è vissuto a Bra nelle Langhe, poi è cresciuto in Liguria, è andato a finire in Veneto e passa sei mesi a Urbino e sei mesi a Parigi.

Qual è l’unica etichetta – ve lo garantisco – che non cambia mai, per quelli che ci credono? Vi posso dire e certificare: la squadra di calcio per la quale tiene. Chi la fede ce l’ha davvero e non la fa dipendere da altri fattori non cambia la propria squadra del cuore.

Arrivati a questo punto, qualcuno di voi potrebbe anche chiedersi: ma cosa sta raccontando questo? Io ho letto con attenzione la relazione del vostro Presidente, ho ascoltato una serie di interventi, ho seguito quel bellissimo documentario, veramente importante, ed ho capito che la questione odontotecnica non può essere riassunta e ridotta ad aspetti importantissimi, come il rapporto con le altre professioni confinanti o meno, con i Ministeri dal punto di vista negoziale, con la dimensione dei tavoli da allestire, neppure su temi che sono fondamentali (abusivismo, prestanomismo).

C’è una questione fondamentale che ha a che fare con la rappresentanza ed è esattamente quella che vi sto ribadendo fin dall’inizio del mio intervento: l’identità. In altre parole, voi rappresentate qualcuno e qualcosa se spiegate chi è.

Ma spiegare chi è significa fornire uno specchio. La rappresentanza è sempre ambivalente. Da un lato, la rappresentanza è uno specchio. Insomma, io sono lo specchio di chi ho di fronte. Dall’altro lato, la rappresentanza è anche rappresentazione. Io sono un attore, sono io che fornisco lo specchio e do la prospettiva attraverso la quale rappresentarsi.

“Rappresentanza” è un termine in sé importante. Provate un po’ a pensare: la rappresentanza in quanto rappresentazione è il gioco dell’attore; ma la rappresentanza in quanto rappresentazione è anche il fotografo. Non esiste una fotografia neutrale.

Quando voi fotografate anche una platea come questa, la fotografate in base alla vostra prospettiva; ne prendete una parte o un’altra, ne selezionate una. È comunque un’attività di cui siete attori, ma voi potete rappresentare qualcuno se quel qualcuno sa chi è. E chi è che gli deve dire “chi è”? Voi.

Una categoria esiste se sa “chi è”. È una questione di cui mi sento parte, perché riguarda me da un’altra prospettiva. Cioè, voi chi siete? Cos’è l’odontotecnico? Qual è il suo confine rispetto all’odontoiatra e le altre figure che operano intorno al sistema dentario o dentale? Che cos’è? In cosa si specifica?

Guardate che, se voi accettate l’idea che l’odontotecnico è il collaboratore dell’odontoiatra, voi tracciate una gerarchia interna.

Uno è il capo e l’altro è il suo in-dipendente. È formalmente autonomo, però in realtà è suo dipendente.

Se voi dite che c’è una distinzione tra il medico e il tecnico – badate, non sto dicendo che non c’è distinzione, c’è distinzione – ma non la specificate, non l’affermate, non la tematizzate, voi di fatto fornite una rappresentazione.

Qual è la rappresentazione sociale oggi dell’odontotecnico? Io non lo so. Dovete essere voi a dirla.

La rappresentazione sociale è come voi siete visti e percepiti dai cittadini. E come siete visti e percepiti dai cittadini? Io non lo so. Voi forse più di me.

Però attenti: il come voi siete percepiti oggi dovrebbe dipendere da voi. Intendo dire non soltanto dagli odontotecnici e dagli odontoiatri ma anche dall’associazione che li rappresenta, perché dovrebbe fornire questa rappresentazione. Per queste ragioni la rappresentazione è anche una questione di immagine e di linguaggio.

Perché non esiste il Dottor House equivalente per l’odontotecnico? Esiste una letteratura sul medico, esiste una tradizione ormai di serial televisiva, filmica sulla medicina, sulla sanità, sulla salute. Ci sono canali tematici dove li trasmettono a raffica. Ecco, quella è l’immagine sociale e pubblica che si dà di una specifica figura.

Voi oggi lo state facendo per lo più, come è giusto che sia, attraverso aspetti contrattuali e negoziali. Nel momento in cui voi fate un tavolo, è evidente che vi misurate con altre figure e vi distinguete dagli altri, e tracciate i confini, perché l’identità è questo.

L’identità è un confine, è tracciare i confini. L’identità distingue il noi e gli altri. Per questo noi possiamo avere più identità. Ma solo se tu tracci i confini del “noi” e li modelli rispetto a quelli che sono “altri” riesci poi a svolgere il tuo ruolo.

Non so se vi sto facendo un discorso astratto. Vi porto un esempio che mi riguarda direttamente. Io ho un problema, e l’ho avuto per molto tempo: cosa faccio nella vita? Ho fatto un po’ un conto di tutte le etichette che mi sono state attaccate: sociologo, politologo, storico, antropologo, giornalista, politico (lungi da me), filologo, filosofo. Le sto dicendo perché le ho trovate.

Vi risparmio tutti i modi in cui mi hanno chiamato, visto che i miei genitori mi hanno chiamato Ilvo: Ildo, Ivo Ivano, Ilvio, Livio e via di questo passo. Ma il resto è un problema di identità e di confini, che non è così importante, ma lo è in una certa misura.

Perché? Perché esiste certamente una questione odontoiatrica od odontotecnica, ma esiste anche una questione scientifica che normalmente viene risolta nel nostro ambiente sulla base delle esigenze dei concorsi universitari, per cui tracci i confini per fare i concorsi.

Oggi chi studia la politica cosa deve essere? Un politologo, un sociologo, uno storico, uno studioso di comunicazione, di economia, di marketing, di tutto ciò. Tant’è vero che 4-5 anni fa, quando la Società italiana di Scienza politica mi chiese di tenere una lectio magistralis a prolusione, la intitolai “Gramsci, Manzoni e mia suocera”.

Un saggio nel quale spiego esattamente questo: c’è un problema di identità. Oggi, probabilmente, alcune delle questioni si spiegano anche attraverso l’esperienza di mia suocera, ovvero il senso comune, attraverso la storia o la filosofia e l’esperienza.

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Per chiudere il cerchio e arrivare a voi, desidero far presente che voi, secondo il mio punto di vista, quello di un profano che si occupa di comunicazione, dovreste comunicare chi siete, ma dovreste spiegarlo a voi stessi anzitutto.

Chi siamo? E il “chi siamo” non è soltanto una questione di regolamenti, non è soltanto una questione di definizioni normative politiche – occorre discutere in sede politica e istituzionale o con le altre professioni – ma è anche una questione legata all’immagine che voi volete dare di voi stessi.

Lavorare sulla rappresentanza e sull’identità significa lavorare sul linguaggio. Del resto, avere dei denti che funzionano significa poter mangiare, ma soprattutto significa avere un’immagine, somigliare a sé stessi oppure no, cambiare del tutto profilo, e non solo i profili di cui discutete voi, ma il vostro profilo personale.

Avere, appunto, un sistema dentario che funziona significa poter parlare, poter dire le cose che io vi dico e quelle che dite voi normalmente. Le vostre professioni contribuiscono alla bellezza, all’estetica, alla comunicazione sociale, tutto ciò che è rappresentanza.

Alla luce di queste considerazioni, voi dovete compiere lo sforzo di comunicare meglio a voi stessi, di auto-comunicarvi e spiegare a voi stessi chi siete, come farlo, con quali parole, con quali termini, con quali immagini.

Se voi riuscite a fare questo a voi stessi, allora vi è possibile farlo anche agli altri, vi è possibile probabilmente avere maggior peso e potere sociale, non foss’altro che per una cosa: esistete. E voi esistete solo se sapete di esistere.

Fate un concorso al vostro interno per trovare tre parole attraverso le quali promuoversi o definirsi all’esterno. Tre parole. Non cinque, tre. Chi sono io. Vi spiego chi sono. Parola diversa naturalmente da odontotecnico, perché ammetterete che non è tanto sexy. È corretta? Certo, è corretta la parola “odontotecnico”. Tuttavia, dovete trovare tre parole per descrivervi, perché se lo farete probabilmente gli altri vi riconosceranno con il sorriso, in quanto la rappresentanza è anche un problema, lo ripeto, di parola. Allora, è meglio essere protési oltre le pròtesi in questo caso. (Applausi) MASSIMO MACULAN, Presidente Nazionale ANTLO. Purtroppo rigide regole ci portano a dover chiudere nel giro di qualche minuto, quindi eviterò di passare in rassegna i vari interventi, che comunque si sono mossi lungo la linea della condivisione di quanto abbiamo presentato oggi.

La conclusione finale del professor Diamanti mi è piaciuta particolarmente, perché costituisce il seguito del debutto del Centro Studi ANTLO che servirà – visto che la gran parte delle persone che affollano questa sala sono i dirigenti di ANTLO – a far crescere tutti noi e iniziare a pensare a chi siamo veramente come odontotecnici.

Uno dei passaggi fondamentali che avevamo già individuato, essendoci già confrontati sul tema, una delle risposte a cui più teniamo è proprio quella che arriva dai pazienti, ovvero sapere da loro se conoscono il proprio odontotecnico e che percezione hanno della nostra figura.

Vi ringrazio tutti. Avevo chiesto di trasformare questa giornata da questione odontotecnica a questione che non riguardasse più solamente gli odontotecnici.

Mi sembra che ci siamo riusciti, visto che si è recepita una condivisione globale fin ai livelli ministeriali nella richiesta di avere una rappresentatività adeguata di tutte le figure del comparto.

Vi ringrazio della giornata passata insieme. Sarò felice di avere tutti voi a Milano, in occasione di Expodental, per condividere la presentazione dei risultati della ricerca che il Centro Studi ANTLO porterà avanti durante questi mesi. Grazie ancora. (Applausi)

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Messaggio del Direttore Generale dei Dispositivi Medici, del Servizio Farmaceutico e della Sicurezza delle Cure, Dott.ssa Marcella Marletta Milioni di italiani si sottopongono ogni anno a cure dentali per risolvere patologie dei denti o per migliorare l’estetica della bocca con una spesa complessiva che di miliardi di euro.

Questi dati ci fanno comprendere il motivo per cui il Ministero della Salute ha, da sempre, posto una grande attenzione alle questioni legate al mondo del dentale.

Un settore che ha visto l’attivazione di una serie di attività l’ultima presentata, in ordine cronologico, lo scorso mese di marzo quando il Ministro Lorenzin nel corso di una conferenza stampa ha divulgato “Le raccomandazioni cliniche in odontostomatologia”.

Le raccomandazioni investono direttamente e indirettamente anche la vostra professione. Una “storica” professione nata poco meno di 90 anni fa ma ancora regolamentata da normative di riferimento decisamente datate e che avrebbero bisogno di una revisione per legarla, sempre più, alle mutate realtà della società e dell’attuale mercato. Una professione che si caratterizza per il suo rapido livello di trasformazione e che dovrà, necessariamente, essere adeguata alle nuove disposizioni legislative europee ed italiane in via di approvazione.

In merito a queste ultime, a mio parere, dovremmo insistere nell’opera, a dire il vero già avviata, che mira a facilitare e favorire un miglior accesso della popolazione generale alle cure odontoiatriche, e di conseguenza anche ad una implementazione delle attività odontotecniche cercando di introdurre, ove possibile, incentivi in grado di invertire la rotta attualmente in atto che sta determinando la rinuncia alle cure per molti pazienti con un evidente impatto per la vostra professione.

Altra questione da porre al centro dell’attività governativa dovrà essere una lotta senza quartiere all’abusivismo che oltre ad infrangere specifiche norme di legge e deontologiche determina sul mercato una insostenibile alterazione delle eque condizioni di concorrenza.

Così come sarà necessario aumentare il livello di qualità della prestazione professionale degli odontotecnici attraverso l’aumento della qualità della offerta formativa e culturale. È, probabilmente, arrivato il momento di valutare opportunamente le possibili risposte alle proposte avanzate anche dalla Vostra Associazione.

La crisi economica abbinata talvolta all’inadeguatezza delle leggi stanno mettendo a dura prova tutto il comparto del dentale e la vostra professione, in particolare, potrebbe subire conseguenze.

Per quanto riguarda il nuovo regolamento sui dispositivi medici, il 26 settembre 2012 la Commissione Europea ha adottato due Proposte di Regolamento che andranno a modificare le direttive relative ai dispositivi medici ed ai dispositivi medico-diagnostici in vitro e le ha presentate al Consiglio ed al Parlamento europeo.

Il 9 ed il 10 ottobre 2013 la Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento europeo ha reso pubbliche due relazione comprendente tutti gli emendamenti proposti alle succitate Proposte di Regolamento.

Attualmente le due Proposte della Commissione sono in discussione presso il Consiglio dell’Unione Europea (Council Working Party on Pharmaceuticals and Medical Devices). La discussione è iniziata nel 2012 sotto la presidenza cipriota ed è proseguita anche nei successivi semestri a presidenza irlandese, lituana e greca. L’esame dei testi continuerà durante la presidenza italiana.

Le intenzioni della Presidenza italiana sarebbero quelle di procedere alla conclusione dei lavori in Consiglio.

Il nostro ruolo istituzionale ci impone la necessità di garantire ai pazienti che si sottopongono a cure dentali i più alti standard di qualità e sicurezza per la salute pubblica che passa, necessariamente, anche per la vostra professione.

A tal fine, è nostra intenzione salvaguardare, per quanto ci sarà consentito, la professionalità dell’odontotecnico per evitare una standardizzazione dei dispositivi protesici sul mercato a bassa qualità con danni riscontrabili nel tempo per i pazienti. È con questo impegno che vi auguro Buon Lavoro.

Dott.ssa Marcella Marletta

Nel comunicare la mia indisponibilità a partecipare al Convegno su “La questione odontotecnica” desidero far pervenire ai partecipanti il mio più cordiale saluto.

Nell’occasione desidero sottolineare l’importanza della funzione assolta dall’odontotecnica particolarmente rilevante non solo per assicurare un miglior aspetto estetico, ma anche per garantire una più completa salute.

Mi è ben nota la dolente questione sostenuta dagli odontotecnici nella ricerca di una più precisa definizione del loro profilo professionale alla quale il vostro Convegno può consentire un ulteriore approfondimento.

Ringraziando per l’invito porgo i più sentiti auguri di buon lavoro a tutti i partecipanti.

Luca Coletto Assessore alla salute della Regione Veneto

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Odontoiatria 33 9 Giugno 2014

La questione odontotecnica non deve essere una questione degli odontotecnici. Dal convegno ANTLO le richieste alla politica per sostenere e dare dignità alla professione Gli odontotecnici dell’ANTLO si sono dati appuntamento venerdì 6 giugno presso la Sala della Mercede della Camera dei Deputati per dare voce alla “questione odontotecnica”.

“Una questione odontotecnica che non deve interessare solo gli odontotecnici ma tutto il comparto”, ha ricordato il presidente ANTLO Massimo Maculan durante il suo intervento di apertura. Ed il problema del settore si chiama principalmente mancanza di lavoro che ha costretto negli ultimi 7 anni il 9% dei laboratori a chiudere e non il profilo professionale anche se molto del dibattito si è incentrato sul tema.

“Non pensiamo che un nuovo profilo professionale possa contribuire in misura determinante alla risoluzione dei problemi della categoria -ha detto il presidente Maculan– certamente rappresenta una battaglia di dignità sociale e professionale rispetto alla quale non intendiamo fare assolutamente marcia indietro e per la quale non escludiamo nemmeno forme di mobilitazione”. Un nuovo profilo penalizzato sicuramente dai veti interni al settore, in particolare da parte di Ordine e sindacati dei dentisti, ma anche dalla riforma del titolo V della Costituzione che ha demandato alle Regioni la decisione di attivare o meno nuovi profili in area sanitaria. E di attivare quello degli odontotecnici la Stato Regioni sembra non averne nessuna intenzione, almeno fino ad oggi.

Per questo ANTLO ha chiesto ai politici ed ai rappresentanti del Ministero presenti di sollecitare la ripresa dell’iter.

“Come Ministero della Salute siamo pronti ma la situazione si deve sbloccare dalla Stato Regioni”, ha detto, ripercorrendo la storia del novo profilo, la dott.ssa. Cristina Rinaldi della Direzione Generale delle Professioni Sanitarie del Ministero della Salute.

Ma su quale testo, quello “Fazio” uscito dopo il parere del Consiglio Superiore di Sanità in cui viene concessa la possibilità di effettuare ritocchi sul dispositivo protesico in studio ma al di fuori del cavo orale?

Per l’On. Marco Rondini, (Lega Nord) odontotecnico componente Commissione Affari Sociali, l’odontoiatria moderna rende imprescindibile “una collaborazione dell’odontotecnico in studio per espletare quegli atti tecnici necessari nella fase di adattamento della protesi”.

Più esplicito ancora il prof. Giovanni Dolci, past president del Collegio dei Docenti che aveva seguito molto da vicino, prima del 2005, la vicenda del profilo.

Prof. Dolci che contesta la decisione del Ministro Fazio di inserire nel testo l’indicazione “al di fuori del cavo orale”, per quanto riguarda le manovre di ottimizzazione della protesi in studio da parte dell’odontotecnico. Dare un profilo all’odontotecnico, ha detto il prof. Dolci serve anche per combattere l’abusivismo.

E sul tema dell’abusivismo odontoiatrico ANTLO chiede alla politica di modificare il testo del Ddl Marinello sull’abusivismo approvato alla Senato reintroducendo la punibilità per il prestanome.

“Siamo assolutamente favorevoli alle sanzioni previste dal provvedimento contro chi esercita abusivamente una professione”, ha precisato Maculan. “Chiediamo con forza, però, che vengano ripristinate anche le sanzioni contro i prestanome che in odontoiatria rappresentano la “condicio sine qua non” non esisterebbe l’abusivismo”.

In realtà il prestanome, è pienamente punibile e condannabile con le stesse sanzioni previste per l’abusivo secondo quanto dettato dall’articolo 110 del codice penale che estende le pene previste per quel reato anche a coloro che “concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse soggiace alla pena per questo stabilita”. Articolo che sembra essere sfuggito non solo all’On. Rondini ma anche all’On. Stefano Parisi (Fi) componente Commissione Giustizia, la commissione che a breve dovrà valutare il testo approvato dal Senato. On. Parisi che si è detto disponibile ad introdurre le pene per il prestanome pur sottolineando il rischio di allungare i tempi dell’approvazione del provvedimento in quanto se il testo sarà modificato alla Camera dovrà ritornare in Senato per una nuova discussione ed approvazione.

Tra le atre “questioni” evidenziate durante il convegno quella della esclusività della costruzione della protesi da parte dell’odontotecnico e la necessità di impedire che altre figure, come l’assistente alla poltrona possano realizzare in studio dispositivi protesici

anche se con l’aiuto di tecnologie cad-cam.

Ma le nuove tecnologie non devono essere viste come novità negative ma come un’opportunità di crescita e di competitività, ha sottolineato Giuseppe Venturini AD della Nobil Metal, azienda italiana che un tempo produceva solamente leghe preziose per l’odontotecnica ed ora è leader nella produzione e vendita di materiali ed attrezzature ad uso odontotecnico, tecnologia cad-cam comprese.

Ma l’obbiettivo rimane quello evidenziato dal presidente Maculan: incentivare l’accesso alle cure, ed alla riabilitazione protesica.

Maggiori detrazioni fiscali con un sistema simile a quanto adottato per le ristrutturazioni edilizie l’iniziativa richiesta da ANTLO. Una strada percorribile, anche se con fatica vista la ricerca da parte dello Stato di risparmiare, ha detto il Sen. Gian Carlo Sangalli, (PD) Vice Presidente Commissione Bilancio del Senato, che si è reso disponibile a supportare l’ANTLO nella definizione di un Ordine del giorno o un emendamento ai provvedimenti di programmazione economica che nel mese di settembre dovranno essere elaborati ed approvati dal Parlamento.

Una richiesta che potrebbe essere un primo provvedimento unitario di un tavolo sull’odontoiatria attivato dal Ministero della Salute al quale dovrebbero partecipare tutte le rappresentanze del settore e che potrebbe nascere a breve, stando a quanto dichiarato durante l’evento dal generale Franco Condò coordinatore per il settore odontoiatrico del Ministero della Salute.

Il prossimo appuntamento del neonato Centro Studi ANTLO è per l’Expodental dove saranno illustrati i dati di un sondaggio sul livello di salute orale ma anche sulla percezione che hanno i pazienti e i cittadini del ruolo della figura dell’odontotecnico.

A breve, hanno annunciato da ANTLO, saranno pubblicati sul sto dell’associazione tutti i video degli interventi.

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Dental Tribune 9 giugno 2014 Esordio del Centro Studi ANTLO alla Camera dei Deputati: l’odontotecnico italiano oggi chi è Il Convegno alla Camera del 6 giugno scorso dal titolo “La questione odontotecnica” segna un passo importante nella storia della categoria: essersi dotati di un proprio Centro Studi che analizza i dati del comparto odontoiatrico autonomamente, significa non solo fornire strumenti di riflessione e progettazione per gli odontotecnici e i loro laboratori, ma anche affermare che essi vogliono far parte attiva nei processi di definizione dei modelli di odontoiatria, governando i cambiamenti con il resto della filiera odontoiatrica e non in veste sussidiaria.

Dice Massimo Maculan, presidente Antlo: «Noi rivendichiamo la piena legittimità di discutere di odontoiatria, non in quanto professione che riguarda gli abilitati per legge al suo esercizio, ma come attività che non è solo affare di qualcuno. Dai destini dell’odontoiatria dipendono quelli di noi odontotecnici, della nostra attività professionale e aspirazioni. Negare a noi di interessarci di odontoiatria significa impedirci l’interesse per il nostro presente e futuro. D’altra parte, confrontarsi con efficacia sul contesto di riferimento significa alzare l’asticella dell’impegno e competenza e non essere più condannati ad una inarrestabile residualità, alla rassegnazione di essere considerati comunque dei “figli di un Dio Minore”. Esordire con un proprio convegno nell’ambito istituzionale, nella Sala della Mercede della Camera dei Deputati – ha sottolineato Maculan – vuole ribadire invece l’appartenenza a pieno titolo alla Sanità». Oltre a Maculan, al tavolo di Presidenza, il consigliere per l’Odontoiatria del Ministro Lorenzin, Franco Condò e Maurizio Troiani, il quale ha coordinato gli interventi di numerosi invitati, per lo più di estrazione politica, ai cui interventi si rinvia nei prossimi articoli. Ampiamente distribuita, la relazione introduttiva di Maculan (14 cartelle circa) è stata letta dinanzi a una platea a numero chiuso, dirigenti Antlo dalla sobria eleganza, per rispetto del luogo, ma anche per dare all’evento piena ufficialità e valore celebrativo. La relazione ha preso le mosse dal contesto generale di riferimento, compreso il modello di odontoiatria.

Tra i dati analizzati, gli accessi alle cure, l’immagine dell’odontoiatra odierna fino alle “occasioni mancate”. Alcuni punti salienti: «Noi vogliamo parlare della crisi strutturale del comparto. Per questo usciamo oggi dai laboratori per non essere costretti a chiuderli.

Dobbiamo trovare soluzioni adeguate, diventare soggetti attivi. Quando in passato abbiamo tentato di por mano all’Odontoiatria abbiamo trovato ostacoli, sembrava che noi non potessimo mettere il naso nel comparto. Noi rivendichiamo invece di poter dire la nostra, perché i nostri destini dipendono dall’Odontoiatria. Per far questo tuttavia bisogna cambiare la visione comune che si ha dell’odontotecnico, visto come un abusivo o colui che applica alti costi». Parlando del modello di odontoiatria «quello che va per la maggiore – ha sottolineato Maculan ‒ ha dei pregi affermandosi come comparto privato in supporto alle carenze del pubblico. Ma tale modello crea ora un calo negli accessi alle cure e nella filiera. Non si può imputare solo alla crisi economica – ha ammonito ‒ se il tale modello presenta oggi dei problemi, perché la crisi è intrinseca nel modello proposto finora». Parlando di occasioni mancate, si riferisce al 2002 allorché Andi, nel Congresso “Governare il cambiamento” sancì la volontà, associandosi con altri soggetti della filiera, di costituirsi in “soggetto collettivo” in grado di confrontarsi proficuamente con le varie forme di “Terzo pagante”, favorendo così l’avvento in odontoiatria della Sanità integrativa. Quelle deliberazioni non hanno avuto tuttavia un seguito, ostacolate – ha sottolineato Maculan – anche da ambienti ordinistici. «Al contrario, oggi la Sanita integrativa è un’opportunità per odontoiatria di qualità.

Anche gli odontoiatri oggi la considerano tale.

Ma poiché fino a poco tempo fa non erano affatto di quest’avviso, io lo ritengo un cambio epocale». «Noi siamo favorevoli all’abolizione degli ordini professionali a cominciare da quello dei medici – ha dichiarato Maculan – che hanno bloccato accesso alle cure».

Un accenno anche all’ENPAM: «Hanno proposto l’apertura ad altre professioni sanitarie ma la componente odontoiatrica è contraria, anzi la più ostile». Anche se il Profilo Professionale non è l’unica esigenza degli odontotecnici, non poteva non trovare il giusto rilievo nella relazione del Presidente. Una vicenda trascinatasi per 86 anni, che oggi ha come interlocutori il Ministero della Salute e gli Assessori alla Salute regionali «Siamo stretti da due fattori negativi – ha detto – l’avversione delle rappresentanze e la complicanza dell’iter. Il profilo non è una soluzione, bensì una battaglia di dignità, sulla quale non escludiamo forme di mobilitazione». Argomento che verrà ripreso successivamente dall’on. Fabrizio Anedda, secondo il quale “l’attuale profilo non ha più senso anche con i nuovi cambiamenti tecnologici”. Grande il rilievo dato nella relazione (ripreso anche da molti relatori istituzionali) del DDL Marinello n. 471 contro l’esercizio abusivo delle professioni. «Siamo favorevoli alle sanzioni per chi esercita abusivamente la professione, ma devono essere ripristinate anche per i prestanome, condizione “in sé” dell’abusivismo. Ci spiace constatare che all’uscita del decreto “lo

scippo con destrezza” non è stato citato dalle organizzazioni odontoiatriche» dice Maculan. Il tema è stato oggetto di presa d’atto di alcuni Onorevoli, impegnati a sostenerlo anche dinnanzi alle Commissioni Sanità e Giustizia. Impegno ribadito da tutti i presenti, sia dirigenti del Ministero, che politici: sosterranno le istanze degli odontotecnici non per una mera difesa o appoggio alla categoria ma per l’interesse generale che riveste l’accesso alle cure da parte del cittadino e la sua stessa salute. Altro tema caldo le tecnologie, dove senza negarne l’avvento, si ribadisce la volontà di difendere il proprio spazio professionale, in un quadro normativo “che permetta a chiunque di fare il nostro lavoro” dando adito un domani a nuovi abusivismi. Significativo l’intervento di Josi Venturini della Nobil Metal, azienda da sempre impegnata nel settore odontotecnico e delle leghe preziose. «Oggi noi cavalchiamo il CAD/CAM, non lo subiamo, – ha detto – le nuove tecnologie si devono utilizzare, non subire. Tra in benefici creare una rete di tracciabilità e un filo diretto con il paziente, come per esempio per la camera intraorale. Per cavalcare e non subire – ha concluso – ci vuole più impegno e un’attenta valutazione delle scelte. Ma questo significa fare impresa». Il tema del laboratorio come impresa e del profitto era anche stato toccato con passione da Fabrizio Anedda, ma secondo la scrivente, non sufficientemente approfondito durante il convegno.

Dimostrando scarsa fiducia nei cd. “Tavoli del dentale” o similari, Maculan ha concluso proponendo al Ministero della Salute di farsi parte diligente nella convocazione di una conferenza sull’Odontoiatria, che dovrebbe coinvolgere tutti soggetti della filiera. Inoltre, due le proposte per facilitare gli accessi alle cure: l’affermazione di una sanità integrativa in odontoiatria e la defiscalizzazione dei costi delle prestazioni. Gli oneri relativi si potrebbero recuperare con conseguente aumento del comparto. Di defiscalizzazione, il sen.

Sangalli,della Commissione Bilancio, ha parlato ampiamente, riportando altre esperienze nei settori edile e automobilistico. In un’analisi di più ampio respiro, ha aggiunto «Più si concentra ricchezza, meno esiste capitalismo e la domanda aggregata si abbassa. Il governo intende fare ora un’azione di stimolo di tale domanda. Sono stati fatti interventi in merito al “cuneo fiscale” e la diminuzione Irap per aziende, ma se non faranno parte di un intervento complessivo a livello europeo, i problemi strutturali del nostro paese non si risolveranno». Ritornando alla questione odontotecnica «è un problema che riguarda l’ambito della Sanità; – ha sottolineato – il calo del presidio alla salute significa calo di qualità di vita, un decadimento sociale oltre che economico.

Di qui l’importanza di questo punto per chi si occupa di politica pubblica: i politici devono fare una riflessione in questo settore.

Supporti come quelli che avete indicato si possono adottare purché i recuperi delle risorse avvengano davvero. L’Odontoiatria è una questione delicata, per via anche del sommerso, e la detraibilità potrebbe farlo recuperare». Altre importanti conclusioni si possono trarre dall’intervento di Ilvo Diamanti, dell’Università di Urbino e di Parigi, editorialista della Repubblica che si occupa di identità e rappresentanze delle quali, ha detto all’inizio del suo intervento, «anche voi vi dovreste occupare. La questione odontotecnica non può essere ridotta ai rapporti con le professioni vicine, con l’abusivismo, con il Ministero, con i cd. “tavoli”, ma una questione avente a che fare con la rappresentanza, con l’identità. Ossia, significa dire chi siete: voi dovete dirlo e chi vi rappresenta sapere chi siete».

Ecco allora i compiti che suggerisce alla platea: 1) Che cos’è l’odontotecnico e quali i suoi confini con altre figure? 2) In cosa si specifica? 3) Qual è la sua rappresentazione sociale? 4) Come sono percepiti dal cittadino? Questo significa anche crearsi una immagine.

«Io penso – ha detto Diamanti – che dovreste comunicare chi siete, spiegandolo prima a voi stessi. Non è solo il regolamento di una legge o il confronto con altri ruoli. Dovete convincervi che avete un’identità, avere un’immagine, una comunicazione. Dovete cambiare il profilo personale, auto-comunicarvi meglio, per avere un maggior peso sociale. Perché tu esisti solo se tu sai di esistere.

Solo così gli altri vi riconosceranno». All ora, odontotecnico… chi sei?

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Odontoiatria 33 11 Giugno 2014

Questione odontotecnica. Con il presidente ANTLO Massimo Maculan abbiamo approfondito alcuni temi emersi dal Convegno Sapevamo che era difficile sintetizzare il Convegno organizzato dall’ANTLO lo scorso 6 giugno presso la Sala della Mercede della Camera dei Deputati sulla “questione odontotecnica”, anche per i tanti temi emersi durante il dibattito. Così abbiamo approfittato dell’ospitalità di ANTLO e della pazienza e cortesia del presidente Massimo Maculan durante il pranzo offerto a noi ospiti in un noto ristorante all’interno della Galleria Alberto Sordi, per cercare di capire meglio alcune posizioni.

Presidente Maculan soddisfatto di quanto emerso da Convegno?

“Siamo estremamente soddisfatti dal punto di vista organizzativo e soprattutto da quello politico-sindacale. È stato premiato il grande impegno profuso da ANTLO. Le congratulazioni provenienti non solo dai dirigenti ANTLO che vi hanno partecipato, testimoniano oggettivamente il successo del Convegno.”

Avete puntato molto sulla questione dell’abusivismo e prestanomismo chiedendo di modificare il testo del Ddl Marinello approvato al Senato reintroducendo la punibilità del prestanome. Però il prestanome è comunque responsabile ed il sequestro dello studio penalizza il titolare dello stesso e non l’abusivo.

“In realtà – e la relazione introduttiva lo rappresenta al di fuori di ogni dubbio – abbiamo posto come priorità l’accesso alle cure che nel nostro Paese ha avuto un inarrestabile trend negativo, non giustificabile solo dalla crisi economica. Abbiamo riportato dati incontrovertibili e indicato anche certe responsabilità, le stesse che sono alla base dello sviluppo del fenomeno dei low cost, dei network commerciale e del turismo odontoiatrico. Abbiamo anche detto che non esistono “variabili indipendenti” nel sistema odontoiatrico che al pari di altri sistemi poi si “vendicano” comprimendo drasticamente la domanda e favorendo nuove forme di offerta. In questi ultimi 15 anni di occasioni ce ne sono state tante, tutte di fatto negate da certa miopia per la quale hanno pagato in primis i pazienti ma anche tutti gli altri soggetti della filiera. Per quanto riguarda il DDL Marinello, sappiamo bene dell’esistenza dell’art. 110 CP, noi però riteniamo indispensabile prevedere sanzioni più afflittive per coloro che favoriscono l’abusivo esercizio della professione odontoiatrica. Lo ribadiamo: l’abusivismo in odontoiatria si alimenta con il prestanomismo. Forse l’inibizione perpetua all’esercizio della professione è troppo “afflittiva” ma un congruo numero di anni di sospensione riteniamo essere un deterrente congruo.”

Però se la Camera accoglie le vostre richieste il provvedimento deve ritornare al Senato per una nuova approvazione con il rischio di non vederlo approvato entro la fine della Legislatura.

“Intanto riteniamo che la Legislatura – visto il quadro politico generale – abbia tutte le condizioni per arrivare al termine del 2018.

Dai continui contatti avuti in sede parlamentare, abbiamo invece tratto il convincimento che anche con la seconda lettura del Senato si possa arrivare ad una approvazione definitiva al massimo entro un anno. Vogliamo sperare che su questa stessa nostra posizione possiamo ritrovare le rappresentanze odontoiatriche, soprattutto quelle che ad ogni piè sospinto urlano contro l’abusivismo, ma risultano spesso afone quando si tratta di urlare contro il prestanomismo. Abbiamo plaudito l’iniziativa legislativa del Sen. Marinello che peraltro ricalca quanto le associazioni odontotecniche hanno proposto nel gennaio 2006 alle rappresentanze ordinistiche e sindacali degli odontoiatri, senza aver nemmeno un cenno di riscontro. Non abbiamo assolutamente cambiato idea anche perché nulla osta di fatto ad un ripristino di quel testo, nella direzione di una maggiore e completa tutela dei pazienti.”

Tra le questioni a cui chiedete una soluzione il divieto di realizzare o modificare i dispositivi protesici, quindi dispositivi medici, nello studio odontoiatrico da personale diverso dall’odontoiatria prescrittore, per esempio l’ASO. Ci spiega meglio il problema e le possibili soluzioni?

“La relazione non ha mai parlato di “pericolo ASO”, anzi in materia di profilo ASO abbiamo assunto una posizione chiara in aperto contrasto con quanti hanno paventato un qualche pericolo di “invadenza di compiti”. Peraltro se si legge bene la relazione si

afferma che in materia abbiamo individuato un percorso che stiamo praticando senza richiedere niente a nessuno. È un percorso nuovo sul quale riteniamo d’obbligo la discrezione. In breve ANTLO non intende imputare né al profilo ASO né alle circolari ministeriali responsabilità per fenomeni – la difesa dello spazio professionale – che intendiamo perseguire, certo ,con discrezione ma anche con determinazione.”

Il dott. Condò ha anticipato l’attivazione di un tavolo per l’odontoiatria a cui parteciperanno tutte le componenti del settore dentale per trovare punti d’incontro. Sulla questione del profilo mi sembra una missione impossibile. Voi non accettate la versione proposta dal Ministro Fazio che vi permette di effettuare le prove di congruità ma al di fuori del cavo orale, mentre dentisti ed ordine vorrebbero invece vedere approvato, se proprio si deve, quello “Fazio”. Quindi come si può uscire dallo stallo?

“La relazione chiede al Ministero della salute di indire una Conferenza Nazionale sull’odontoiatria per trovare convergenze sugli interessi generali – non specifici di questo o quel soggetto della filiera – quali ad esempio gli accessi alle cure. Il dottor Condò, ci sembra abbia colto l’importanza di questa proposta, rilanciandola di fatto nel suo intervento. Il profilo non può essere materia di Conferenza, né nel suo intervento il dottor Condò ha mai fatto riferimento al profilo che ha un suo ben definito iter sul quale ci stiamo impegnando, come affermato sempre in relazione.

Per quanto riguarda il profilo, sulla “proposta Fazio” (effettuare le prove di congruità al di fuori del cavo orale) facciamo nostre le considerazioni fatte dal prof. Dolci: probabilmente il Ministro Fazio essendo titolare della cattedra di “diagnostica per immagini” ha pensato che le prove di congruità potessero essere effettuate al di fuori del cavo orale, un vero e proprio ossimoro.

Forse bisognerebbe rifare un po’ la storia degli avvenimenti del profilo. Le rappresentanze odontoiatriche – da documenti ufficiali – hanno dato il loro consenso nel 2001 al testo uscito all’epoca dal CSS. Salvo poi non dare il proprio consenso al testo – molto depotenziato – uscito sempre dal CSS nel 2007. Anche questo è riportato nella relazione, specificando anche le ragioni di questo cambiamento di rotta da parte odontoiatrica.

Con alcune correzioni doverose – in materia di progettazione tecnica – peraltro accolte dal Ministero il testo uscito dal CSS nel luglio 2007 è quello auspicato da ANTLO (ma credo anche dalle altre associazioni odontotecniche). Su quel testo, non c’è disponibilità alcuna ad arretrare da parte nostra.

Invece mi sembra che una condivisione la potrete trovare sugli incentivi ai bisogni della salute orale per i cittadini. Pensate di farvi promotori di una iniziativa comune per chiedere maggiori detrazioni per le cure odontoiatriche?

Lo speriamo ardentemente e in questa direzione abbiamo formulato la proposta di Conferenza Nazionale sull’odontoiatria. La questione non si restringe solo alla defiscalizzazione, ma ad una più congrua serie di interventi incentivanti.

Avete dato appuntamento a Milano in Expodental per un ulteriore evento, prevedete che già qualche soluzione da voi proposte sarà arrivata ai tavoli della politica?

Non vogliamo essere gli interpreti autentici del dottor Condò, ma mi sembra che la proposta ANTLO e l’intervento del dottor Condò marcino nella stessa direzione.

Di più, la disponibilità importante del Vice Presidente della Commissione Bilancio al Senato, Gian Carlo Sangalli, va in questa direzione, così come quella di altri rappresentanti dei Gruppi Parlamentari. I tempi non li decidiamo certo noi ANTLO, quello che stiamo però facendo da ben prima del Convegno è sensibilizzare i parlamentari. Ad Expodental abbiamo intenzione di presentare i risultati di una indagine che abbiamo intenzione di fare insieme all’Istituto Demos del prof. Diamanti che al Convegno ha riscosso un incondizionato successo, non solo di simpatia, ma nel merito di quanto illustrato.

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speciale congresso - il nuovo laboratorio odontotecnico

31° Congresso Nazionale Tecnico Scientifico Palacongressi d’Abruzzo Montesilvano (PE)

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26 e 27 Settembre 2014

“Istruire non significa riempire un secchio, ma accendere un fuoco”

William Butler Yeats

Venerdì 26 settembre 2014 Corso Precongressuale ore 09.30 - 12.30

La condivisione di una esperienza in diretta Relatori: Lanfranco Santocchi, Ettore Morandini, Bebi Spina

ABSTRACT - La relazione verte su alcuni temi importanti dell’odontotecnica, quali anatomia, funzione, colore ed estetica. Gli argomenti trattati dai relatori saranno approfonditi ed espressi in maniera semplice ed essenziale per una comunicazione più efficace.

Congresso

ore 14.00

Apertura Congresso In ricordo di Francesco Figliola

Presidente di seduta Prof. Guido Garotti Chairmen Paolo Battaglia, Dott. Vincenzo De Sivo ore 14.15

La fibra di carbonio... una struttura da sogno

Relatori: Paolo Pagliari, Prof. Paolo Pera ABSTRACT - Usata sulle auto, barche, moto e aerei ora usata come sottostruttura in odontotecnica. Resistente, leggera, stabile e capace di assorbire i carichi masticatori è sicuramente una scelta vincente.

ore 15.00

AAA (odontotecnico) digitale cercasi?

Può oggi l’odontoiatra, grazie alla meccanizzazione, fare a meno del tecnico?

Relatori: Giuliano Bonato, Prof. Loris Prosper

ABSTRACT - La digitalizzazione cambia radicalmente il nostro mondo. Industria, meccanizzazione e riduzione dei costi, spingono con forza sull’eliminazione di lavorazioni un tempo prerogativa dell’odontotecnico. Pensare al futuro dell’odontotecnico è più che mai attuale: età media elevata degli operatori e ricambio generazionale nullo.

L’odontoiatra reputa indispensabile la “competenza analogica” dell’odontotecnico, o sceglierà software e apparecchi che l’industria riversa sul nostro mercato? La digitalizzazione: un pericolo o un prezioso ausilio dell’odontoiatria del prossimo futuro? Forse la sinergia tra odontoiatra ed odontotecnico è, oggi, più che mai attuale.

ore 15.45

Il punto politico-sindacale “La questione odontotecnica”

dott. Franco Condò, Consigliere Ministro Lorenzin, Massimo Maculan, Presidente Nazionale ANTLO

speciale congresso - il nuovo laboratorio odontotecnico

Sessione Palcoscenico Presidente di seduta Andrea Puntoni ore 17.00

Il team: comunicazione clinico-tecnico per la registrazione della relazione centrica Relatore: Ivano Bortolini

ABSTRACT - Una corretta relazione fra le due arcate è sicuramente una delle componenti fondamentali per il successo di un restauro protesico sia in protesi mobile che fissa che implantare. La relazione si pone l’obiettivo pragmatico di fornire all’odontoiatra dei semplici strumenti tali da agevolarlo proprio in questa fase critica e altrettanto determinante. L’intento è quello di cercare di limitare gli errori che possano comportare spiacevoli rifacimenti non facilmente gestibili specie al giorno d’oggi.

Non mancherà inoltre una visione dell’estetica in protesi rimovibile quale fattore migliorativo dell’integrazione di questi corpi estranei da parte dei pazienti e la possibilità concessa dalle nuove tecnologie di previsualizzare la forma dei denti che più si armonizza al viso del paziente.

ore 17.30

Creare... con nuove tecnologie Relatore: Innocente Pozzan

ABSTRACT - In questo momento particolare nei nostri laboratori la visione del lavoro sta cambiando drasticamente soprattutto con l’arrivo delle nuove tecnologie.

Nella relazione cercherò di portare la mia esperienza maturata con queste tipologie di sistemi senza alterare il modo di realizzare dispositivi medici, sia semplici che complessi. Questo consente a poter realizzare sia dispositivi in metallo ceramica che in altri materiali più estetici come la zirconia o il disilicato di litio.

ore 18.00

Zirconia monolitica: dalla progettazione analogica alla finalizzazione digitale Relatore: Giuliano Vitale

ABSTRACT - Attualmente con l’innovazione digitale abbiamo a disposizione strumenti sempre più sofisticati che ci permettono di apportare importanti modifiche migliorative ai nostri protocolli operativi. Tuttavia, molto spesso, nella pratica quotidiana eseguendo lavori complessi ci si avvale di tecniche progettuali analogiche al fine di ottenere dei risultati predicibili.

ore 18.30

Chiusura Sessione Palcoscenico - Break

ore 18.45

L’evoluzione dei materiali ceramici attraverso venti anni di collaborazione clinica e odontotecnica Relatori: Francesco Ferretti, Dott. Marco Nicastro

ABSTRACT - L’evoluzione dei materiali ceramici ha portato ad un grande cambiamento in protesi fissa. Sempre più dentisti nel mondo hanno sostituito la metallo ceramica con procedure metalfree. Il panorama dei materiali presenti sul mercato è però molto vasto e comprende diversi tipi di tecnologie, dalle ceramiche termoplastiche o presso fuse alle ceramiche ad alta resistenza realizzate con la metodica CAD-CAM! I relatori attraverso l’analisi della letteratura e la presentazione di numerosi casi clinici, realizzati in oltre venti anni di collaborazione, esamineranno indicazioni e limiti delle diverse sistematiche fornendo le linee guida ed i protocolli, clinici e di laboratorio, più corretti per ottenere un successo a lungo termine.

speciale congresso - il nuovo laboratorio odontotecnico

Sabato 27 settembre 2014 Congresso

ore 09.00 - 14.00 Apertura sessione Presidente di seduta Ettore Morandini Chairmen Pier Giorgio Bozzo, Eugenio Buldrini, Bebi Spina ore 09.00

Il punto... riflessioni in corso Relatori: Alberto Olivieri, Roberto Bonfiglioli, Romeo Pascetta, Giancarlo Barducci, Giuseppe Zuppardi

ABSTRACT - Un gruppo di amici trasmetterà una visione dei fondamentali odontotecnici, ripercorrendo le fasi di progettazione e costruzione dei manufatti protesici, in sintonia con le nuove tecnologie.

Sessione Ortodonzia Presidente di seduta Fabio Fantozzi ore 09.15

Prevenzione delle lesioni traumatiche nell’attività sportiva: paradenti individuali laminati Relatore: Paolo Filipponi

ABSTRACT - L’incidenza dei traumi nella pratica sportiva e in continuo e costante aumento. È cresciuta quindi l’esigenza degli sportivi, professionisti e non, di avere a disposizione strumenti di protezione sempre più efficaci. Tra questi, il paradenti risulta ancora oggi poco usato rispetto alla rilevanza del problema. Perché molti atleti non lo indossano pur conoscendo i rischi ai quali vanno incontro? Quali caratteristiche dovrebbe avere un paradenti? Che cosa offre il mercato?

La realizzazione di un paradenti su misura laminato: dalla prescrizione medica alla consegna al clinico. L’importanza dell’impronta, le caratteristiche della termoformatrice, i materiali, la personalizzazione, le versioni secondo lo sport e il grado di rischio.

ore 09.40

I dispositivi ortodontici su misura coadiuvanti la fisioterapia oro-facciale Relatore: Ugo Comparelli

ABSTRACT - È ormai noto come numerose alterazioni a carico dell’occlusione dell’apparato stomatognatico e dell’organismo in genere possono essere ricondotte ad uno squilibrio neuro-muscolare più o meno importante. Scopo della relazione è presentare una serie di dispositivi atti a coadiuvare un protocollo clinico serio ed accurato mirato alla risoluzione degli atteggiamenti nocivi al corretto rapporto tra il complesso neuro-muscolare, i denti e le arcate: la cosiddetta fisioterapia oro-facciale

ore 11.00

Correlazione tra ortodonzia e funzioni vitali Relatore: Nicola Lambini

ABSTRACT - A partire dalla nascita la bocca viene modellata fisicamente dalle funzioni vitali: respirazione, suzione, deglutizione, masticazione che sono il cuore della dinamica dentale. Queste funzioni vitali sono importantissime perché i disturbi relativi ad esse hanno ripercussioni a tutti i livelli: fisico, psichico, emozionale, comportamentale... La sollecitazione della bocca tramite una adeguata terapia funzionale con l’azione di dispositivi funzionali, tipo Planas, Bionator, Regolatore di Funzione Frankel ed un equilibratore (progettato assimilando vari dispositivi) insieme ad esercizi appropriati, incentrati sulla rieducazione delle funzioni vitali, offrono al paziente la capacità di creare la propria forma orale che riflette il proprio equilibrio generale.

ore 12.30

S.A.R. – S.A.D. HYBRID ALIGNER (Sistema di allineamento dentale e per disfunzioni dell’A.T.M.) Relatore: Ciro Pisano

ABSTRACT - Tra le nuove metodiche di trattamento ortodontico, il S.A.D. Hybrid Aligner è un apparecchio rimovibile che nasce come allineatore dentale per adulti. Il suo punto di forza che accelera i tempi di trattamento, deriva dalla combinazione delle tecniche multibrackets con archi di memoria elevata e la comodità di poter essere rimosso durante ogni esigenza estetica. Un’altra versione del S.A.D. Hybrid Aligner per pazienti disfunzionali, nasce dal tentativo di unire pretese terapeutiche ad esigenze estetiche e di allineamento rapido offrendo i vantaggi indiscussi di uno splint occlusale e la possibilità di finalizzare contemporaneamente l’occlusione.