Nlo febbraio4

il nuovo

anno 33, n° 1

Febbraio 2014

laboratorio odontotecnico

Poste Italiane S.p.A – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, NO/Torino - Contiene inserti pubblicitari

2014

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D. Edelhoff, O. Brix

Riabilitazione totale complessa in ceramica integrale.

In team il successo è pianificabile (prima parte) E. Cortesi

La zirconia ceramica

P. Pagliari

Alta tecnologia artigianale: la fibra di carbonio M. Petrullo

Innovazioni tecnologiche e operative in protesi mobile totale

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il nuovo

laboratorio odontotecnico

Periodico per la professione odontotecnica 1° numero Febbraio 2014 Testata degli Operatori di Comunicazione n. 5505 del 21/07/1998 Reg. Trib. Brescia n° 18 del 07/05/1987

il nuovo laboratorio odontotecnico

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sommario

05 punto del direttore 07 editoriale

Editore Antlo Associazione nazionale titolari di laboratorio odontotecnico Piazza Capranica, 78 - 00186 Roma Presidente nazionale Antlo Massimo Maculan 335/7387002 presidentenazionale@antlo.it Segretario nazionale Antlo Gabriele Barbarossa 335/7386950 segretarionazionale@antlo.it Tesoriere nazionale Antlo Andrea Rossi 335/7686999 tesorierenazionale@antlo.it Redazione Amministrazione & abbonamenti Via Appia, 100 - 83042 Atripalda (Av) Tel. e Fax: 0825 610339 - 610685 E-mail: redazionenlo@antlo.it

D. Edelhoff, O. Brix

09-18

Riabilitazione totale complessa in ceramica integrale. In team il successo è pianificabile (prima parte) Su gentile concessione teamwork media GmbH / Trad. Marina Albé.

E. Cortesi

23-29 La zirconia ceramica

Direttore responsabile Vincenzo Curcione Direttore editoriale Aldo Porotti responsabileeditoria@antlo.it Coordinatore di Redazione Sara Criscitiello - s.criscitiello@antlo.it Pubblicità - Area Marketing Enrico Galli 335/6829796 responsabilemarketing@antlo.it

P. Pagliari

31-41

Alta tecnologia artigianale: la fibra di carbonio

Grafica e impaginazione TU.E.OR Srl C.so Sebastopoli 225, 10137 Torino Tel.: 011 0463350 Stampa A.g.v. Snc Di Bianchi Mario & C. - Torino Comitato scientifico G. Barbarossa, G. Barducci, R. Bartolloni, A. Bonaca, R. Bonfiglioli, P. Bozzo, E. Buldrini, R. Canalis, F. Fantozzi, G. Garotti, G. Garotti, V. Liberati, C. Montesarchio, A. Olivieri, R. Pascetta, A. Puntoni, L. Santocchi, S. Sgrò, S. Streva, G. Zuppardi

M. Petrullo

43-51

Innovazioni tecnologiche e operative in protesi mobile totale

Abbonamento annuale 4 numeri: Euro 60,00 Modalità di pagamento: - Bollettino postale intestato a Antlo Nazionale c/c n. 13050257 - Bonifico bancario intestato a Antlo Nazionale Iban: IT27Z0358903200301570282590 C/o Allianz Bank - filiale di Roma Causale: abbonamento NLO 2014

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il nuovo laboratorio odontotecnico

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editoriale

editoriale P

er continuare il percorso...

Inizia un nuovo anno editoriale per Antlo, l’ultimo previsto per l’attuale dirigenza che, dopo tanto lavoro e tanti traguardi raggiunti, andrà a naturale scadenza nel prossimo autunno. Questo è infatti l’anno del nuovo congresso politico elettivo che, in aggiunta ai vari eventi culturali previsti in tutto il territorio e alle iniziative politico-sindacali programmate, ci vedrà tutti ad Assisi, città che già ha ospitato alla fine degli anni 90 un altro analogo congresso Antlo. In tutte le regioni sta iniziando la stagione congressuale per il rinnovo dei consigli e delle presidenze locali che, una volta costituiti, eleggeranno ed invieranno ad Assisi i propri delegati i quali, a loro volta, approveranno il documento di indirizzo politico e sceglieranno la squadra che governerà a livello nazionale l’Associazione per il prossimo triennio.

Cos’altro potrei trasmettere, in un momento delicato come l’attuale se non l’importanza delle associazioni? Non la semplice adesione formalizzata con la tessera e il relativo versamento della quota annuale, però. C’è, al contrario, grande bisogno dell’energia e dell’apporto dato dalla partecipazione attiva alla vita dell’organizzazione di tutti i soci, evitando per quanto possibile di ricorrere alla semplice delega che può significare certamente fiducia nell’operato della dirigenza che però, se lasciata sola, rischia anche senza volerlo di scadere nell’autoreferenzialità. Ai dirigenti serve infatti non solo il contatto con la base associativa, ma la partecipazione diretta e convinta della stessa alla vita dell’Associazione. Un dirigente che viene lasciato solo con le proprie responsabilità di rappresentanza non potrà mai essere sino in fondo un buon dirigente, non arriverà sino in fondo a sentire proprie quelle che sono necessità ritenute invece di base per chi vive, tutti i giorni, le frustrazioni del mercato odontotecnico.

m. maculan

Le persone che si impegnano all’interno delle associazioni siamo tutti noi, colleghi che rubano il tempo alla propria famiglia, al proprio lavoro, al proprio tempo libero e questo solo perché credono che quello che ci attende lo dobbiamo creare noi per primi. Inutile arrabbiarsi e chiedersi “ma chi ci difende?” se nulla facciamo e pensiamo che tutto può essere concluso con la semplice delega ad altri, lasciando casomai che il qualunquismo e la sterile lamentela abbiano poi il sopravvento.

Abbiamo voluto stringere con i nostri Soci un patto semplice e chiaro ad inizio 2014, definendo gli obiettivi che intendiamo perseguire durante l’anno e impegnandoci a rendicontare pubblicamente ciò che avremo perseguito ma anche ciò che eventualmente non saremo in grado di ottenere, dimostrando comunque l’impegno profuso. Tali obiettivi riguardano problematiche che affrontiamo da anni tutti i giorni: dalla difesa del nostro spazio professionale, all’aumento degli accessi alle cure soprattutto protesiche per non parlare del profilo professionale. Se queste sono le priorità politico-sindacali, obiettivi prioritari dal punto di vista organizzativo sono quelli che riguardano l’adeguatezza della struttura alle nuove sfide che siamo chiamati a raccogliere e vincere e quindi un più alto livello di competenza a tutti i livelli e una maggiore capacità di comunicare il nuovo ruolo e le nuove funzioni che siamo chiamati a recitare. Obiettivi senza dubbio ambiziosi ma che saranno più facili da perseguire se la dirigenza ai vari livelli sarà supportata dalla partecipazione attiva, costante e anche critica della base associativa. Quello di una maggiore e più costante partecipazione alla vita Antlo da parte della base associativa rappresenta l’altra grande, ambiziosa priorità che la dirigenza intende perseguire. Come per gli altri obiettivi ci impegneremo fino in fondo perché ciò si realizzi.

MASSIMO MACULAN

Siamo quindi nell’anno del cambio di dirigenza Antlo, nell’anno dell’arrivo del nuovo Regolamento UE sui dispositivi medici, nell’anno in cui Antlo intende investire nel proprio futuro ma, speriamo, anche nell’anno in cui festeggiare qualche traguardo e qualche sassolino in meno nelle scarpe per continuare il percorso... obbligato!

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il nuovo laboratorio odontotecnico

I

punto del direttore

punto del direttore U

n anno de il nuovo laboratorio odontotecnico si è compiuto. Bilancio sicuramente positivo. Antlo continua il rinnovamento e la nostra rivista rientra con pieno diritto tra gli strumenti che l’associazione può utilizzare per tenere vivo il contatto con gli associati. Sappiamo che la ripresa della pubblicazione ha trovato sempre più il vostro interesse anche grazie ad una veste grafica moderna e accattivante e ai contenuti significativi e stimolanti. I relatori di AntloFormazione sono all’opera per produrre articoli sempre più moderni e attuali in maniera da rendere il nuovo laboratorio odontotecnico non solo una rivista da sfogliare con curiosità, ma un vero e proprio strumento di lavoro per decidere strategie commerciali o scegliere protocolli lavorativi innovativi ed evoluti.

a. porotti

il nuovo laboratorio odontotecnico sta diventando anche un punto di incontro e di scambio tra relatori italiani e stranieri. Anche su questo numero ospitiamo un importante collega tedesco, Oliver Brix, che presenta un caso complesso di riabilitazione estetica con ceramica integrale. È un piacere poter leggere quello che avviene all’estero, l’evoluzione delle tecniche, il confronto con realtà diverse. Ed è altresì prestigioso sapere che alcuni articoli da noi pubblicati sono stati ripresi da importanti riviste estere. Uno scambio di saperi che ci rende fieri del valore che ha assunto la nostra rivista e ci fa apprezzare l’indubbio valore degli odontotecnici italiani.

In questo numero Enrico Cortesi tratta del chipping nella zirconia ceramica in maniera molto pratica e interessante. La forma delle strutture e lo spessore dello strato di ceramica sono gli elementi principali da indagare per aumentare l’affidabilità e la durata dei dispositivi prodotti con questi materiali.

A seguire Paolo Pagliari presenta un materiale innovativo per la costruzione di travate in implantoprotesi: la fibra di carbonio. Nell’articolo si illustra la lavorazione completa della struttura e la successiva costruzione del rivestimento estetico in composito con il metodo delle muffole trasparenti MCM ideato e messo a punto dall’autore.

Massimiliano Petrullo ci porta nel mondo della protesi mobile con un protocollo che consente di eliminare il metil-metacrilato dai materiali costituenti la protesi.

Questa nuova metodica prevede l’utilizzo di particolari resine fotopolimerizzanti ed elimina l’utilizzo di gessi, muffole e bollitori.

Ancora una volta Antlo è con voi, nel vostro laboratorio con il primo numero del 2014 della rivista.

Buona lettura.

ALDO POROTTI

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il nuovo laboratorio odontotecnico

I

edelhoff, brix: ceramica integrale

(prima parte)

Riabilitazione totale complessa in ceramica integrale.

In team il successo è pianificabile Su gentile concessione teamwork media GmbH / Trad. Marina Albé

daniel edelhoff - Monaco - E-mail: daniel.edelhoff@med.uni-muenchen.de oliver Brix - Wiesbaden /Germania - E-mail: Oliver-Brix@t-online.de

daniel edelhoff

Solo quando l’obiettivo del trattamento viene chiaramente definito prima dell’inizio della terapia, la gamma dei materiali e le necessarie fasi di lavoro possono essere sincronizzate e finalizzate a un risultato finale di successo. Nel presente articolo in due parti il Prof. Daniel Edelhoff e Oliver Brix dimostrano l’approccio sistematico a una riabilitazione totale complessa.

Nella prima parte vengono illustrate più da vicino la pianificazione efficiente e la scelta mirata di un materiale da restauro in ceramica.

Professore associato presso il Dipartimento di Protesi Dentale, Scuola di Medicina Dentale, Università Ludwig Maximilian di Monaco.

Odontotecnico, laureato in Odontoiatria presso l’Università di Aachen, Germania.Specializzato in Protesi Dentale presso la German Society of Dental Prosthetics and Biomaterials (DGPro).

Ricercatore presso la Scuola di Medicina Dentale, Oregon Health&Sciences University, Portland (USA). Ph.D Degree presso l’Università di Aachen. Visiting Professor presso l’Università di Odontoiatria di Marsiglia. Relatore a corsi nazionali e internazionali, è autore di diverse pubblicazioni scientifiche.

oliver Brix Ha concluso nel 1989 la formazione di odontotecnico. Da quel momento in poi ha lavorato presso numerosi laboratori e studi dentistici. Dal ‘93 è un relatore internazionale molto richiesto su argomenti come estetica e ceramica. Si è specializzato nel campo dell’estetica e funzione, metallo-ceramica e ceramica integrale, modellazione biomeccanica della superficie occlusale, tecnica galvano e implantoprotesi. Nel 2001 è stato pubblicato il suo libro “L’Abc dell’estetica” dalla teamwork media GmbH. Nel 2002 ha fondato il proprio laboratorio “Innovatives Dentaldesign Brix”, specializzato nelle ricostruzioni in ceramica integrale.

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edelhoff, brix: ceramica integrale

FIG. 1a

Figg. 1a-1c - Per una prima analisi dei criteri rilevanti ai fini estetici sono state utilizzate foto ritratto della paziente.

Figg. 2a, 2b - A causa della forte distruzione dovuta a carie, gli elementi 26 e 46 non hanno potuto essere mantenuti. Tutti i denti posteriori presentavano otturazioni estese o bisognose di rifacimento. Nei settori posteriori era presente una situazione di morso crociato.

Figg. 3a-3c - La paziente lamentava che gli incisivi superiori le sembravano “troppo corti” e “troppo storti”. Aveva difficoltá fonetiche all’emissione del suono S. Principale obiettivo: estetica e funzione dei denti perfetti.

Figg. 4a-4c - Gli incisivi superiori presentavano in parte otturazioni in composito estese o bisognose di rifacimento. Gli elementi 22 e 32 erano trattati endodonticamente e scoloriti. Mancava una guida incisiva e canina.

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il nuovo laboratorio odontotecnico

FIG. 1b

l’obiettivo dell’intensa collaborazione fra odontoiatra e odontotecnico consiste nella realizzazione di restauri con esito clinicamente positivo su lungo periodo. Per ciascun caso singolo è necessario attuare di nuovo al meglio, tecnicamente, l’obiettivo del trattamento pianificato. a tale scopo, da un lato entrambi i collaboratori che partecipano al progetto protesico devono cooperare strettamente e comunicare tra loro; dall’altro anche il paziente dev’essere coinvolto attivamente nelle fasi terapeutiche. in caso contrario, eventuali lacune nello scambio d’informazioni nascondono il rischio di cattive interpretazioni, le quali aumentano il pericolo d’insuccessi. una miglior comunicazione consente di evitare tali problematiche.

Parallelamente all’estensione della riabilitazione, cresce il rischio di non raggiungere il successo del trattamento, come da progetto. l’obiettivo dev’essere dunque quello

FIG. 1c

di collegare tra loro in modo logico le fasi terapeutiche determinanti, cliniche e tecniche. Se questa operazione riesce, ne risulta quasi inevitabilmente e con uno sforzo relativamente contenuto un iter operativo finalizzato sia al risultato che al successo, per tutte le persone interessate.

Stretto coordinamento = ottimizzazione del processo al fine di definire esattamente la situazione iniziale, per gli incisivi e le riabilitazioni complesse in cui vengono modificate le dimensioni verticali, è opportuno analizzare accuratamente le proporzioni facciali. a tale scopo si utilizza solitamente una foto ritratto, che viene analizzata dopo averla caricata in un apposito programma per computer. onde facilitare l’analisi è meglio stabilire la finalità del trattamento, vengono tracciate linee di riferimento sulla cui base, orientandosi alla situazione di partenza (ele-

menti presenti nel cavo orale, grado di distruzione dei denti, grado di discromia eccetera) può essere effettuata una prima selezione dei materiali da restauro idonei; in questo modo viene chiaramente definito il percorso verso l’obiettivo del trattamento.

Più stretta sarà la sincronizzazione fra le fasi cliniche e di laboratorio, più semplice sará eseguire e ottimizzare le singole fasi di lavoro. l’elemento chiave per la progettazione e la realizzazione di casi complessi è l’analisi del modello. una ceratura diagnostica o wax-up determina il contorno esterno della ricostruzione che si intende eseguire, dal punto di vista funzionale, estetico e dei materiali specifici, oltre a servire come base per una “mascherina diagnostic”.

Questo genere di mascherina può essere riempita con composito e permette di trasferire il contorno esterno precedentemente definito al

il nuovo laboratorio odontotecnico

cavo orale. così facendo è possibile trasmettere al paziente una prima impressione dell’obiettivo finale ancora prima della preparazione. un simile metodo di lavoro semplifica inoltre la scelta di una ceramica adeguata, compatibile con il grado di distruzione delle strutture interessate e nel contempo in grado di esprimere al massimo le proprie potenzialità ottiche e biomeccaniche. dopo avere definito esattamente, mediante questa pianificazione in team, i criteri e i limiti topografici per la riduzione della sostanza dentaria, all’odontotecnico risultano stabiliti i presupposti ottimali per una riabilitazione estetica complessa. tramite la documentazione del seguente caso clinico viene illustrato l’iter operativo durante le fasi di progettazio-

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edelhoff, brix: ceramica integrale

ne e di realizzazione. essendo le sedi di lavoro del clinico e dell’odontotecnico distanti tra loro centinaia di chilometri, la ricostruzione è stata eseguita basandosi su uno scambio d’informazioni chiaramente definito. Per tutta la durata del trattamento non vi è stato contatto personale fra paziente e odontotecnico; la complessa riabilitazione, tuttavia, è stata coronata dal successo.

Il desiderio di estetica una paziente 19enne si è presentata in studio con il desiderio di migliorare la situazione degli incisivi superiori (Figg.

1a-1c). il problema principale da lei descritto consisteva nell’estetica, che risultava compromessa a causa dei bordi

FIG. 2a

incisali asimmetrici e dagli scolorimenti di estese otturazioni in composito sugli incisivi superiori. la paziente lamentava che gli incisivi superiori le sembravano “troppo corti” e “troppo storti” e descriveva difficoltá fonetiche all’emissione del suono “S”. inoltre riferiva che alcuni elementi posteriori erano fortemente distrutti. il suo principale obiettivo consisteva nell’ottenere un’estetica e una funzione perfette, in quanto prevedeva di intraprendere una carriera professionale come fotomodella. dalla diagnosi extraorale si rilevava una minima perdita di dimensione verticale nel terzo inferiore del viso. con il labbro superiore rilassato, gli incisivi superiori,

FIG. 2b

FIG. 3a

FIG. 3b

FIG. 3c

FIG. 4a

FIG. 4b

FIG. 4c

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edelhoff, brix: ceramica integrale

Figg. 5a, 5b - Fotografie con l’arco facciale in posizione rappresentano un valido supporto per l’odontotecnico, ai fini di stabilire una correlazione fra le linee di riferimento.

Fig. 5c - Trasferimento dei modelli di studio in articolatore rispetto al cranio.

Figg. 6a, 6b - Importante per la progettazione: mediante un programma per l’elaborazione delle immagini oppure un programma di presentazione possono essere tracciate nelle foto digitali linee di riferimento pertinenti, come pure i rapporti lunghezza/ larghezza. In base al rapporto lunghezza-larghezza di 10:8 per gli incisivi centrali, partendo dagli 8,9 mm di larghezza per tali denti, si calcola una lunghezza di 10,7 mm - tra l’altro un criterio importante per il wax-up.

FIG. 5a

FIG. 6a

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il nuovo laboratorio odontotecnico

per la giovane etá del soggetto, non risultavano abbastanza visibili e presentavano un profilo asimmetrico dei margini incisali, non in armonia con il profilo convesso del labbro inferiore quando la paziente sorrideva. anche le proporzioni degli elementi dentari, la simmetria degli assi e la linea mediana dei denti, a un primo sguardo, non erano in armonia con gli assi e le linee del viso. l’analisi funzionale manuale risultava nella norma. dalla diagnosi intraorale tutti i denti presentavano evidenti otturazioni o lesioni cariose interprossimali, che andavano trattate. Gli elementi 26 e 46 erano stati estratti alcuni giorni prima, a causa del grado di distruzione estremamente elevato dovuto a carie in un altro sito (Figg. 2a, 2b). dallo status radiografico si evinceva la presenza di carie secondaria sotto gran parte

FIG. 5b

delle otturazioni in composito. a causa delle suddette anomalie di forma e di posizione, le problematiche estetiche e funzionali descritte soggettivamente dalla paziente si rivelavano comprensibili dal punto di vista clinico e apparivano giustificate (Figg. 3a-3c). dall’esame dell’occlusione statica è emersa un’intercuspidazione di classe iii (di angle) con una situazione di morso crociato nei settori posteriori. durante l’occlusione dinamica la guida incisiva e canina risultava insufficiente, da cui si originavano guide di gruppo anteriori e posteriori con interferenze (contatti iperbilancianti) (Figg. 4a-4c).

Gli incisivi superiori erano ricostruiti con otturazioni molto estese in composito, in parte bisognose di rifacimento. Gli elementi 22 e 32 erano stati trattati endodonticamente e presentavano

FIG. 5c

FIG. 6b

scolorimenti. l’igiene orale è stata giudicata da migliorare e la paziente è stata informata sull’utilizzo più efficace di procedure d’igiene orale.

Analisi e comunicazione in team Per la collaborazione a distanza fra odontoiatra e odontotecnico, oltre alla comunicazione telefonica, sono state impiegate tutte le possibilità di trasferimento dati digitale moderno. l’uso costante dei media elettronici disponibili offre oggigiorno, anche su grandi distanze, un elevato livello di collaborazione fra le parti coinvolte nel progetto protesico. nel caso qui presentato, per la prima analisi extraorale e intraorale, sono state scattate alcune foto della paziente. È stata inoltre registrata un’impronta in alginato di entrambe le arcate e determinata la relazione centrica intermascella-

il nuovo laboratorio odontotecnico

FIG. 7a

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edelhoff, brix: ceramica integrale

FIG. 7b

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FIG. 10a

re. Per un’analisi più precisa i modelli di studio sono stati montati in articolatore rispetto al cranio, mediante arco facciale. una foto ritratto con arco facciale in posizione ha rappresentato un valido supporto alla correlazione fra determinate linee di riferimento (linea bipupillare-piano occlusale) (Figg. 5a-5c).

Sono idonei a tale scopo un programma per l’elabora-

FIG. 8c

FIG. 9b

FIG. 10b

zione delle immagini (Photoshop/adobe) oppure un programma di presentazione (Power Point/Microsoft, oppure Keynote/apple inc.).

Mediante uno di questi programmi si ha anche la possibilità di visualizzare la situazione futura, oltre che di coinvolgere precocemente la paziente nella fase di progettazione della nuova ricostruzione. l’analisi dettagliata in articolatore ha prodotto

FIG. 10c

un’immagine ancora più precisa dei disturbi funzionali causati da un’occlusione errata in statica e in dinamica.

Gli incisivi presentavano notevoli abrasioni. le alterazioni delle proporzioni ad esse correlate venivano anch’esse considerate dalla giovane assai problematiche ai fini estetici. le abrasioni degli incisivi sono da imputare a un’alterazione della dimensione ver-

Figg. 7a-7c - Dopo il controllo della relazione spaziale tra i modelli, l’odontotecnico simula la morfologia dentaria mediante un wax-up. Il waxup è idealizzato dal punto di vista estetico e funzionale e viene trasferito su duplicati dei modelli in gesso extra duro. Su tali modelli viene quindi stampata una mascherina in poliestere sottile e trasparente, dello spessore di 0,5 mm, che serve in fase di preparazione come mascherina guida e contemporaneamente per la realizzazione di provvisori diretti.

Figg. 8a-8c - La mascherina può anche essere riempita con composito e posizionata sui denti isolati con vaselina fluida. In tal modo è possibile trasmettere al paziente una prima impressione dell’obiettivo finale ancora prima della preparazione.

Figg. 9a, 9b - Le otturazioni esistenti sono state rimosse, al fine di permettere un’esatta valutazione del grado di distruzione degli elementi dentari.

Figg. 10a-10c - I denti scavati devono essere ricostruiti sotto diga, per poter realizzare le forme di ricostruzione come da progetto.

ticale dell’occlusione (vdo). tali alterazioni erano state causate dalle numerose otturazioni nelle aree di supporto dei settori posteriori, che risultavano tuttavia inadeguate in termini di sigillo marginale e modellazione occlusale.

Per una più approfondita analisi diagnostica sono state tracciate linee di riferimento pertinenti nel ritratto del viso. tali linee comprendono

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edelhoff, brix: ceramica integrale

la linea mediana (centro del viso), la linea bipupillare e il piano occlusale parallelo a quest’ultima. in base alla valutazione dell’analisi del viso e alla misurazione degli effettivi rapporti fra lunghezza e larghezza degli elementi dentari, si è potuto discutere in team sulle necessarie correzioni, in considerazione del profilo labiale (Figg. 6a, 6b).

Buona pianificazione, risultato prevedibile Poiché la paziente, all’inizio della pianificazione del trattamento, aveva solo 19 anni, non è stata contemplata la riabilitazione tradizionale con corone totali, preferendo invece restauri in ceramica integrale con cementazione adesiva, meno invasivi, che permettono una preparazione poco ritentiva adeguata al difetto. a causa dell’elevato grado di distruzione della

Figg. 11a-11d - Sui denti trattati endodonticamente - a seconda del grado di distruzione - la ricostruzione preprotesica è avvenuta mediante build-up adesivi e perni in composito rinforzati con fibre dI vetro, cementati con tecnica adesiva.

Figg. 12a-12c - Sulla base dei provvisori diretti, insieme con la paziente, è stato elaborato un obiettivo del trattamento soddisfacente dal punto di vista funzionale ed estetico.

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il nuovo laboratorio odontotecnico

maggior parte dei denti e degli errati rapporti occlusali, alla paziente è stata proposta una pianificazione complessa interdisciplinare, che includeva una terapia ortodontica preprotesica. dopo l’inserimento di due impianti nella regione 26 e 46 era prevista una riabilitazione estesa con ricostruzioni singole in ceramica integrale e cementazione adesiva. Segnalando una limitata disponibilità per motivi di lavoro e i frequenti soggiorni all’estero, la paziente rifiutava però misure di trattamento prolungate e impegnative, come una terapia ortodontica preprotesica e l’inserimento di impianti con relativa fase di guarigione. di fronte a una simile situazione il piano di trattamento doveva essere limitato al puro intervento ricostruttivo con faccette, onlay, corone parziali e ponti e

corone in ceramica integrale. le esigenze della paziente, condizionate dagli impegni professionali ma estremamente elevate, rappresentavano una grande sfida per il team protesico. Per tale motivo doveva essere utilizzato un sistema di ceramica integrale che potesse conciliare esteticamente sia le diverse indicazioni per restauri singoli in vetroceramica, che ponti con travate in ossido di zirconio. con questo scopo è stata dapprima simulata in articolatore, con un wax-up, una situazione ideale estetica e funzionale. così facendo è stato possibile rilevare l’esatto fabbisogno di spazio e rappresentare le dimensioni dei restauri in ceramica integrale. Su tale base si è potuto quindi selezionare la forma adeguata delle ricostruzioni e delle preparazioni (per esempio faccette, onlay o corone),

FIG. 11a

FIG. 11b

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FIG. 11c

come pure il materiale da restauro ottimale (tipo di ceramica) (Figg. 7a-7c).

Un’immagine dice più… insieme con i referti diagnostici e i risultati dell’analisi dei modelli, il wax-up analitico ha fatto rilevare che una soluzione soddisfacente dal punto di vista estetico e funzionale poteva essere raggiunta solo mediante una riabilitazione totale, con aumento concomitante della dimensione verticale di 2 mm (rialzo dell’asta incisale).

Per poter trasferire alla situazione clinica il wax-up idealizzato dal punto di vista estetico e funzionale, la ceratura è stata duplicata. Su questi duplicati dei modelli è stata stampata una mascherina diagnostica a base di poliestere. Mediante la mascherina diagnostica così ottenuta la paziente è riuscita

FIG. 11d

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il nuovo laboratorio odontotecnico

FIG. 13a

a visualizzare l’obiettivo finale del trattamento, dopo che il clinico aveva inserito nella mascherina relativamente rigida, a supporto mucoso, un composito fotopolimerizzabile a bassa viscosità. tale mascherina è stata posizionata sui denti non preparati e isolati con vasellina fluida; il composito è stato polimerizzato attraverso la mascherina, permettendo di trasferire il contorno della ceratura al cavo orale (Figg. 8a-8c). la paziente ha potuto dunque ottenere una prima impressione tridimensionale dell’esito finale, ancora prima della preparazione (valutazione estetica). Se avesse rifiutato la proposta ricostruttiva, allo stato attuale delle cose ella avrebbe dovuto sostenere soltanto i costi per il wax-up e la mascherina diagnostica. tuttavia la giovane ha accolto così favorevolmente la modifica dell’aspetto esteriore, da approvare immediatamente tutti gli aspetti del piano di trattamento.

Preparazione guidata dalla mascherina dopo avere concluso le procedure analitiche e dopo che la paziente aveva accettato di buon grado il progetto

della riabilitazione totale con prevalenza di restauri in ceramica integrale fissati con cementazione adesiva, ha avuto inizio la fase terapeutica preliminare. a tale scopo sono state rimosse le otturazioni in composito giudicate incongrue. durante la preparazione gli estesi difetti della sostanza dentaria, in particolare sugli incisivi superiori, hanno richiesto un approccio assai economico di asportazione dei tessuti duri del dente (Fig. 9a). Mentre nella zona degli incisivi inferiori si poteva ancora realizzare una ricostruzione con faccette vestibolari, il grado di distruzione degli incisivi superiori rendeva necessaria una forma di preparazione circolare ai fini di corone veneer (Fig. 9b). una preparazione tradizionale per corone totali avrebbe determinato, nella situazione in questione, perdite troppo ingenti di sostanza dura dentaria e la necessaria eliminazione delle pareti di smalto vestibolari ancora conservate. in seguito alla sostituzione delle otturazioni e alla ricostruzione postendodontica degli elementi dentari, è stata nuovamente registrata un’impronta in alginato delle due arcate; i modelli sono stati colati entro 20 minuti e

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edelhoff, brix: ceramica integrale

FIG. 13b

poi inviati al laboratorio insieme con una cera di centrica e un arco facciale. in laboratorio è stata eseguita una placca di Michigan modificata, la cui dimensione verticale corrispondeva esattamente alla modifica della vdo (dimensione verticale dell’occlusione) prevista nel wax-up. tale modifica della vdo mediante la placca è stata testata dalla paziente per 12 settimane (valutazione funzionale). dopo il “test drive funzionale” senza problemi si è conclusa la fase preliminare e ha avuto inizio il trattamento effettivo: tutte le preparazioni e la determinazione della relazione intermascellare con placca di Michigan separata sono state organizzate in un giorno di trattamento. durante la preparazione, la riduzione dei tessuti duri dentari veniva costantemente controllata tramite la mascherina diagnostica. dopo l’eliminazione delle lesioni cariose è stato necessario applicare le dighe in gomma (Figg. 10a-10c), così da poter ricostruire i denti mediante un composito altamente riempito. la ricostruzione degli elementi trattati endodonticamente, a secon-

Figg. 13a, 13b - Dopo la preparazione dei denti è stata registrata un’impronta di studio e sono stati eseguiti i modelli di lavoro. La lacca spaziatrice utilizzata è a base di lattice, per cui può essere eliminata senza solvente. I modelli sono stati montati in articolatore tramite l’arco facciale e le registrazioni in cera.

da del grado di distruzione, è avvenuta mediante build-up adesivi oppure con l’ulteriore impiego di perni in composito rinforzati con fibre di vetro (Figg. 11a-11d). in questa fase le condizioni di spazio disponibili (lunghezza dei perni, estensione del build-up) sono state costantemente controllate mediante la mascherina diagnostica eseguita sulla base del wax-up; in tal modo è possibile valutare meglio il contorno esterno della ricostruzione definitiva. in particolare, in situazioni di restauri indiretti cementati con tecnica adesiva, questo tipo di mascherina diagnostica consente un’economizzazione della riduzione dellla sostanza dentaria e dunque la conservazione di porzioni di tessuto duro sano durante la preparazione.

Provvisori come mezzo di comunicazione la realizzazione dei provvisori è avvenuta alla poltrona, con l’aiuto della mascherina diagnostica per la preparazione riutilizzabile più volte e un materiale da restauro a base di bis-GMa. i tessuti duri e molli circostanti sono stati isolati con vaselina fluida. ai fini di una miglior estetica,

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edelhoff, brix: ceramica integrale

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il nuovo laboratorio odontotecnico

FIG. 14a

FIG. 14b

FIG. 15a

FIG. 15b

FIG. 16a

FIG. 16b

Figg. 14a, 14b - Le due travate di ponte nei settori posteriori sono state fabbricate in ossido di zirconio, che era stato colorato in base all’indicazione della tinta dei denti.

Figg. 15a, 15b - Tutte le altre cappe e faccette sono state eseguite in ceramica pressofusa IPS e.max Press MO 1.

Figg. 16a, 16b - Una cottura wash garantisce che tutte le superfici - siano esse in ossido di zirconio o in ceramica pressofusa - presentino una riflessione identica in ogni punto.

durante la costruzione dei provvisori nella regione degli incisivi superiori, nella zona del bordo incisale della mascherina è stato stratificato per primo un composito traslucente fotopolimerizzabile, poi seguito dalla resina autoindurente. i restauri provvisori sugli incisivi sono stati cementati con un cemento privo di eugenolo. nei settori posteriori gli onlay provvisori poco ritentivi sono stati lasciati splintati dove possibile e fissati con bonding, precedentemente applicato con un pennellino sulle superfici rifinite, non mordenzate della preparazione, come pure sulle superfici interne degli onlay provvisori. dopo l’asportazione del materiale in

16

eccesso con spatolina in plastica e superfloss, lo strato di bonding è stato polimerizzato per 30 secondi attraverso la ricostruzione provvisoria mediante un’apposita lampada. in presenza di una ritenzione estremamente ridotta, prima della cementazione provvisoria si consiglia un cosiddetto “spot-etching”, in cui una piccola area di smalto di circa due millimetri di diametro all’interno della superficie della preparazione viene trattata con mordenzatura puntiforme per dieci secondi, con acido fosforico al 37%. le microritenzioni parziali che ne derivano garantiscono, dopo la mordenzatura del bonding, una resistenza

relativamente affidabile alla perdita di adesione. i provvisori realizzati sulla base della mascherina contengono già tutte le modifiche essenziali estetiche (proporzioni dentarie) e funzionali (ricostruzione dell’occlusione statica e dinamica) e servono - in stretta collaborazione con la paziente - alla prima verifica del progetto della ricostruzione, come pure eventualmente alla rettifica dell’obiettivo finale (Figg.

12a-12c). durante questa fase terapeutica il provvisorio rappresenta quindi il mezzo di comunicazione centrale fra paziente, odontoiatra e odontotecnico. anche le caratteristiche di

costruzione e le proprietá dei materiali del successivo restauro, come la dimensione verticale dei connettori con gli elementi di ponte o lo spessore dei gusci degli onlay in caso di utilizzo delle ceramiche integrali, possono essere precisamente testate e stabilite mediante i provvisori. dopo che la paziente ha portato con successo per alcune settimane i provvisori fabbricati sulla base del waxup, è possibile passare alla protesi finale, sostituendo sostanzialmente il materiale da restauro per provvisori con le ricostruzioni in ceramica e mantenendo la forma e la funzione già testate clinicamente.

il nuovo laboratorio odontotecnico

La realizzazione protesica Prima dell’impronta dei denti pilastro è stata registrata un’impronta dei provvisori in alginato. con i modelli in gesso così ottenuti è stato possibile trasmettere precisamente all’odontotecnico le modifiche eseguite durante la fase dei provvisori, che si erano originate dalla rettifica rispetto al wax-up originale da lui eseguito in precedenza. Per la registrazione dell’occlusione sono stati rimossi i provvisori di un’emiarcata, eventualmente rifiniti i monconi ed è stata rilevata una relazione intermascellare mediante una resina per provvisori bis-GMa. la chiave così ricavata è servita come riferimento per l’emiarcata opposta. in preparazione all’impronta di precisione dei denti preparati, sono stati inseriti nel solco due cordon-

cini, uno sopra l’altro (tecnica del doppio filo). l’impronta è stata registrata con cucchiai individuali e una metodica one-step putty-wash. le ricostruzioni in ceramica integrale sono state realizzate rapidamente e senza prova biscotto. in questa fase l’odontotecnico ha fatto riferimento ai modelli di studio eseguiti sulla base dei provvisori modificati e alle foto ritratto corrispondenti. durante le operazioni di passaggio alla protesi finale oliver brix ha mantenuto i parametri estetici e funzionali giá testati con il provvisorio ricavato dal wax-up.

Aspetti della ceramica estetica e della sua lavorazione i differenti gradi di distruzione degli elementi dentari e gli spazi edentuli nei settori posteriori hanno richiesto

I

edelhoff, brix: ceramica integrale

l’utilizzo di forme e materiali assai diversificati in ceramica integrale; sulla stessa paziente è stato necessario combinare fra loro faccette, onlay, corone parziali, corone e ponti. la più grande difficoltà, in una simile situazione, è stata rappresentata dai diversi materiali per strutture di supporto, in vetroceramica e ceramica all’ossido di alluminio, che dovevano soddisfare le elevate esigenze estetiche della paziente. Per la realizzazione protesica di questo caso clinico l’odontotecnico ha scelto di adottare il sistema di ceramica integrale iPS e.max della ivoclar vivadent.

Questo sistema comprende tutti i componenti necessari per il suddetto caso clinico. la lavorazione dei diversi componenti risulta ampiamente standardizzata e pressoché identica dal punto di vista delle proprietà ottiche

FIG. 17a

FIG. 17b

FIG. 18a

FIG. 18b

delle varie masse. tale caratteristica contribuisce a contenere le problematiche di una ricostruzione complessa entro limiti ragionevoli ed evita inutili difficoltà. Per semplificare ulteriormente il processo di fabbricazione è prevista una fase intermedia, durante la quale viene utilizzata - per tutti gli elementi da rivestire - una ceramica pressofusa con tecnica cut-back. così facendo si ottiene una base il più possibile omogenea, sulla quale poter completare restauri con spessore identico. ciò permette di evitare - nonostante le diverse indicazioni - il problema di spessori diversi delle masse ceramiche e di eseguire velocemente il rivestimento estetico. anche i più diversi tipi di monconi e le peggiori discromie perdono così rilevanza ai fini dell’effetto ottico. la difficoltà frequente del ceramista - in presenza

Figg. 17a, 17b - In una fase seguente le travate di ponte e tutte le strutture pressofuse sono state colorate internamente con IPS e.max Universal Shades. Tale colorazione consente di ottenere una base cromatica identica per tutti i rivestimenti estetici.

Figg. 18a, 18b - Mediante queste immagini prima (sinistra) e dopo (destra) si evidenzia la differenza ottenuta mediante la colorazione.

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edelhoff, brix: ceramica integrale

di una riabilitazione complessa, a causa dell’impossibilità di rivestire nello stesso modo differenti materiali della struttura di supporto - viene risolto già a monte grazie all’uso di iPS è.max ceram. la sistematica semplifica il processo di lavorazione in laboratorio soprattutto nel caso di ricostruzioni miste, in modo che l’odontotecnico possa concentrarsi completamente sui requisiti estetici.

Il rivestimento estetico in ceramica le procedure di laboratorio, all’interno di questo schema di lavoro, sono state eseguite ragionevolmente in vari passaggi: 1. costruzione delle travate di ponte in ossido di zirconio.

2. costruzione di tutte le strutture di supporto e delle faccette anatomicamente ridotte in ceramica pressofusa.

3. rettifica cromatica-ottica di precisione per tutte le strutture portanti.

4. rivestimento estetico degli elementi in ceramica per strutture iPS e.max con la stessa ceramica da stratificazione. i modelli di lavoro sono stati innanzitutto montati in articolatore mediante arco facciale e cere di registrazione; sui monconi singoli è stata quindi applicata una

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il nuovo laboratorio odontotecnico

lacca spaziatrice. la lacca rossa utilizzata è a base di lattice e può essere eliminata facilmente senza acetone (Figg.

13a, 13b).

Si è poi passati alla progettazione delle due travate di ponte mediante doppia scansione e alla fabbricazione in ossido di zirconio (Figg. 14a, 14b). durante il dimensionamento delle travate di ponte si è prestato attenzione a modellarle anatomicamente con un buon supporto, in modo che lo spessore del successivo rivestimento fosse il più possibile omogeneo e inoltre si avvicinasse il più possibile alle spessore delle altre corone e faccette. tutte le altre cappe e faccette sono state realizzate con forma anatomica ridotta, in ceramica pressofusa (Figg. 15a, 15b); in tal modo tutte le strutture portanti hanno potuto essere rivestite. tutte le differenze - provocate dalle diverse preparazioni o dalle condizioni anatomiche - hanno potuto essere così compensate in modo ottimale. dopo aver adattato e rifinito tutti i componenti, entrambi i ponti in ossido di zirconio sono stati rivestiti con un liner e successivamente è stata eseguita una cottura wash per tutti gli elementi in ceramica pressofusa e in ossido di zirconio.

Questo semplice procedimento garantisce una struttura di superficie con una

riflessione identica in ogni suo punto (Figg. 16a, 16b). in una fase seguente i ponti in ossido di zirconio e tutte le strutture pressofuse sono state colorate internamente in a2 con iPS e.max universal Shades (Figg. 17a, 17b). tale colorazione consente di ottenere una situazione di partenza identica per tutti i componenti, anche a livello di colore. i grezzi utilizzati Mo1 garantiscono un valore stabile, in cui il croma degli universal Shades influisce sulla tinta già a questo stadio. Grazie a questa combinazione si sviluppa successivamente dall’interno un effetto pressoché identico ai denti naturali. la differenza è evidenziata dal primo piano delle strutture di supporto nel mascellare inferiore, prima e dopo la colorazione in a2 (Figg.

18a, 18b). le strutture delle faccette nel mascellare inferiore presentano uno spessore del materiale di circa 0,3 mm. la qualitá di superficie e la tonalità cromatica di base sono tuttavia identiche a tutte le altre cappe e travate. a questo punto tutte le strutture di supporto possono essere rivestite con iPS e.max ceram. nella seconda parte dell’articolo gli autori descrivono l’approccio sistematico a una riabilitazione totale complessa. naturalmente non vi priveremo del piacere di conoscere il buon esito finale del trattamento.

(fine prima parte) Segui questo articolo nel prossimo numero.

Materiali utilizzati

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Materiale da impronta - Alginato (xantALGIN Select Fast Set) di Heraeus Kulzer - Silicone A (Virtual) di Ivoclar Vivadent

Bonding Sistema CAD/CAM Mascherina diagnostica Adesivo, smalto-dentinale

Materiale per cementazione - Systemp. c&b - FRC Postec Plus

composito - fotopolimerizzabile, colorato - fotopolimerizzabile, traslucente - altamente riempito - perni - autoindurente, build-up

Materiale da restauro per provvisori Cordoncini di retrazione, tecnica del doppio filo Lacca spaziatrice, rossa sistema di ceramica integrale - ceramica pressofusa - ceramica da stratificazione - ossido di zirconio

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31° Congresso Nazionale Antlo Tecnico-Scientifico 26 e 27 Settembre 2014 Palacongressi D’Abruzzo Montesilvano al Mare (PE) Venerdì 26 settembre 2014 Corso precongressuale: “La condivisione di una esperienza in diretta” Relatori: odt. Lanfranco Santocchi, odt. Ettore Morandini, odt. Bepi Spina

31° Congresso Nazionale Antlo Dritti alla meta: né nomi, né facce, solo contenuti PROGRAMMA PROVVISORIO Apertura congresso Presidente Nazionale Antlo: Massimo Maculan Segretario Nazionale Antlo: Gabriele Barbarossa Segretario Culturale Nazionale: Lanfranco Santocchi

bito! riviti su c is e r P OCI i 200 S GIO m i r p i A MAG 4 SSO O Rimini 201 E R G IN B d A ze nferen alle co

Presidente di seduta: prof. Guido Garotti Chairmen: odt. Paolo Battaglia, dott. Vincenzo De Sivo Relatori: odt. Giuliano Bonato, dott. Loris Prosper, odt. Paolo Pagliari, prof. Paolo Pera, odt. Francesco Ferretti, dott. Marco Nicastro SESSIONE PALCOSCENICO Presidente seduta: odt. Andrea Puntoni Relatori: odt. Giuliano Vitale, odt. Ivano Bortolini, odt. Innocente Pozzan

Sabato 27 settembre 2014 Il punto…

Riflessioni in corso…

Presidente di seduta: odt. Ettore Morandini Chairmen: odt. Pier Giorgio Bozzo, odt. Eugenio Buldrini, odt. Bepi Spina Relatori: odt. Alberto Olivieri, odt. Roberto Bonfiglioli, odt. Romeo Pascetta, odt. Giancarlo Barducci, odt. Giuseppe Zuppardi

INGRESSO GRATUITO PER I SOCI ANTLO COME RAGGIUNGERE IL PALACONGRESSI D’ABRUZZO In auto: il Palazzo dei Congressi di Montesilvano (Pescara) dista 500 mt. dal casello Pescara Nord-Città

Sant’Angelo che immette sull’autostrada A14 Bari-Milano e sulla A24-A25 Roma-Pescara. Queste le distanze fra Pescara e alcune fra le principali località italiane: Roma km 209 o Milano km 570 o Firenze km 407 o Torino km 678 o Bari km 300 o Napoli km 249.

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In aereo: l’Aeroporto d’Abruzzo è a 10 km dal Palacongressi d’Abruzzo ed offre collegamenti con Roma, Torino, Milano, Londra, Francoforte, Parigi, Bruxelles, New York.

Il dove e il quando del circuito Antlo Programma CULTURALE 2014

29 marzo 2014 Bari Relatori odt. Alberto Bonaca, odt. Emanuele Camaioni/dott. Santo Garocchio, odt. Armando Buongiovanni/dott. Ugo Torquati Gritti, odt. Enrico Ferrarelli/dott. Simone Gismondi

14 giugno 2014

7/8 novembre 2014

Sestri Levante

Monastier

Relatori

Relatori

odt. Gennaro Narducci/dott. Federico

odt. Patrick Rutten,

Narducci, odt. Franco Fares/dott. Carlo

odt. Andrea Puntoni/dott. Fausto

Carlini, odt. Marco Stoppaccioli/dott.

Sommovigo,

Massimo Frascaria, odt. Lanfranco

odt. Roberto Iafrate/dott. Luca Dalloca

Santocchi

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Eventi in partecipazione

Per informazioni e iscrizioni: Segreteria Nazionale ANTLO - Tel./Fax 0825/610339-610685 segreteria@antlo.it

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il nuovo laboratorio il nuovo laboratorio odontotecnico odontotecnico cortesi:

articolo tecnico Izirconia-ceramica

La zirconia ceramica enrico cortesi - Titolare di laboratorio odontotecnico. E-mail: dentallabor@lamiarete.com

enrico cortesi

É possibile eliminare il chipping nella zirconia ceramica?

Il seguente articolo riporta semplici accorgimenti per continuare a sfruttare in sicurezza, sia le eccezionali qualità meccaniche che le ottime caratteristiche ottico estetiche della zirconia, senza però trascurare la possibilità di un adattamento funzionale con adeguato strato di ceramica.

Nel 1981 inizia la professione presso il “Maestro” Giancarlo Garotti, dove apprende le basi e la merceologia dei materiali in particolare: leghe e materiali ceramici. Dall’89 è cotitolare del laboratorio DentalLabor EsthetiCentre, dove cura dalla progettazione estetico-funzionale dei casi fino alla ceramizzazione. Appassionato di gnatologia frequenta: PKT 85, F. Celenza 90, prof. G. Cuman 95 (med, tec). Dal ’93 corso quadriennale del prof.

Slavicek presso l’Università di Vienna, dove nel ’97 consegue il Postgraduate in Ricostruzioni Occlusali 1°, 2°, 3° classe Cross b. e Protesi Totale.

Continua oggi gli aggiornamenti. Per l’estetica i corsi: Willy Geller (a Zurigo), P.j. Muia, E. Buldrini, R. Bonfiglioli, P. Miceli. Corso implantoprotesi dott.

M. Merli, E. Bianchini. Socio A. I. Gnatologia. Presidente G. C. Odt. Romagnolo, Presidente Antlo Emilia Romagna, Docente Antlo Formazione. Collabora con Dentaurum. In qualità di docente ha tenuto corsi e conferenze su: Tecniche per migliorare la morfologia dei frontali, Estetica in Metal ceramica e Integrale, Ricostruzioni minimamente invasive con Microfaccette. Il dente naturale e la ceramica, Ceratura Funzionale Gnatologica sec. Slavicek per riabilitazioni complesse. Implantoprotesi con G. C. Garotti.

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cortesi: zirconia-ceramica

Fin dai primi approcci con la Zr-Cer (circa 10 anni fa) siamo stati scrupolosi sia nella selezione dei casi che nel seguire le istruzioni d’uso fornite delle case produttrici e dai colleghi con esperienze specifiche (Figg. 1a,1b).

Quindi abbiamo progettato strutture con le caratteristiche richieste e contenuto gli spessori della ceramica in 1,2 mm (max) come consigliato.

Effettivamente il feedback di pazienti e clinici è stato da subito entusiasta e come riscontrato in letteratura non ci sono stati

FIG. 1a

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il nuovo laboratorio odontotecnico

problemi di fratture dei frame in zirconia (cappe e ponti), ma con il passare del tempo (alcuni mesi) si è presentata qualche “lieve sfogliatura” della ceramica di rivestimento.

Anche di questo si parlava in letteratura ma a margine, come se si desse per scontato una minor resistenza rispetto alla metal ceramica e “la scheggiatura di qualche elemento” fosse accettabile. Al contrario ciascuno di noi sa perfettamente, che nella pratica quotidiana, anche una piccola rottura su un nuovo lavoro è sempre rigettata sia dal paziente che

dal clinico nonché causa di costosi rifacimenti (Fig. 2a).

A quel punto ci siamo chiesti: ne sappiamo abbastanza? Quale garanzia di durata nel tempo, ci offre il sistema zirconia ceramica?

Considerando che le case produttrici garantiscono le strutture 5/10/15 anni?

Quali sono le cause degli insuccessi? Ceramiche più fragili, insufficiente adesione/sostegno, tensioni interne. Quali i possibili rimedi?

(Esiste forse un protocollo “universale” che possa essere utilizzato con diversi sistemi di zirconia ceramica?).

E soprattutto perché così pochi articoli “tecnico scientifici” parlano delle reali problematiche e delle possibili soluzioni visto che l’affidabilità è la prima aspettativa dei pazienti.

Troppi dubbi per continuare, così ci siamo nuovamente messi alla ricerca ma con occhio più critico, di pubblicazioni che trattassero questo argomento e colleghi con molteplici esperienze nel campo, per “capire il materiale” e individuare accorgimenti atti ad aumentarne la sicurezza protesica. Il nostro intento era minimizzare le rotture (chipping) in particolare

Figg. 1a, 1b - Corona in zirconia traslucente con leggera stratificazione di ceramica.

Fig. 2a - Modelli di ponte superiore scheggiato.

FIG. 1b

FIG. 2a

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il nuovo laboratorio odontotecnico

FIG. 2b

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cortesi: zirconia-ceramica

FIG. 3

Fig. 2b - Ottima adesione zirconia-ceramica; anche rompendo la cappa, la ceramica si sfoglia ma non si stacca dal supporto di zirconia.

Fig. 3 - “Struktura” in zirconia con strato ridotto di ceramica.

per le ricostruzioni sui pazienti cosiddetti “a rischio” che oggi sono in continuo aumento.

Dalle prove svolte, dalle interviste condotte presso i colleghi così come dalle pubblicazioni sono emerse delle costanti: 1) Nei casi di chipping la ceramica (se ben fusa) non si stacca completamente dalla struttura in zirconia (anche rompendo la cappa, la ceramica resta attaccata. Quindi l’adesione è ok (Fig. 2b).

2) I punti maggiormente soggetti a chipping sono come prevedibile quelli sottoposti a carichi funzionali (e disfunzionali): i margini incisali dei frontali, le cuspidi sia di stampo che di taglio, con un’incidenza maggiore per gli elementi di ponte posteriori dove gli spessori della ceramica sono più consistenti.

ci sono spazi liberi nella struttura.

Su quali fattori influisce? Sicuramente rispetto al metallo la zirconia non presenta elasticità e per di più bassa conduzione di energia termica.

re? Se in metallo ceramica riusciamo a creare l’illusione di profondità con meno di 1 mm (opaco compreso) perchè sulla Zr non ridurre lo spessore occlusale e prossimale a 0,8/ 0,6 mm o meno?

Nel conoscere meglio “l’Acciaio Bianco” ci siamo resi conto delle importanti differenze presenti rispetto alla metallo-ceramica e ai sistemi metal-free fino allora utilizzati, tanto che le precedenti esperienze maturate non ci erano di aiuto ma addirittura potevano essere forvianti, indi siamo ripartiti da zero.

Oggi queste valutazioni ci sembrano scontate se non banali, allora non lo erano affatto, andavamo controcorrente. Già questi semplici accorgimenti hanno ridotto drasticamente gli insuccessi ma volevamo capire di più.

La prima semplice riflessione è stata: “visto che la ceramica resta attaccata al frame ma è il punto debole del sistema verifichiamo e riduciamone lo spessore sui punti sottoposti a carico”. Resistenza a compressione=50 resistenza a tensione=1.

3) Il design minimale delle strutture, (tipo metal-ceramica) è inadatto per i sistemi zirconia-ceramica.

La resistenza del frame aumenta con l’aumentare degli spessori della zirconia, quindi con zirconia colorata translucente pare ragionevole “il più spesso possibile” (Fig. 3).

4) Osservando la struttura policristallina dello ZrO2 anche a forte ingrandimento si nota che a differenza delle leghe metalliche non

Dai casi clinici e test eseguiti quando oltrepassiamo il millimetro di ceramica (0,8mm) aumenta il rischio di scheggiature, quindi: perché rischia-

Un’informazione indispensabile per chi lavora con la zirconia è la scarsissima capacità di trasmettere il calore in un rapporto opposto alle leghe metalliche. ZrO2=, Leghe auree=200. Questa peculiarità ottima per isolare i monconi vitali è sfavorevole per la sovra cottura della ceramica a base vetrosa, che si riscalda e raffredda più velocemente (Fig. 4), alterando il rapporto di compressione/tensione, responsabile della resistenza ai carichi.

A differenza delle strutture in metallo, il frame in zirconia impiega molto più tempo sia per riscaldarsi che per raffreddarsi (con elementi pieni aumenta ulteriormente). Questo comporta che all’interfaccia la zirconia

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cortesi: zirconia-ceramica

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sottrae calore, tanto che la ceramica può restare sottocotta e fragile. Per questo motivo la valutazione dell’aspetto superficiale lucido non è sufficiente per valutarne la giusta cottura interna e la buona fusione con la struttura di supporto. in fase di raffreddamento poi (al contrario di quanto avviene in metal-ceramica) cede calore molto lentamente creando tensioni interne nella ceramica (causa di chipping).

Su strutture dai volumi importanti l’assorbimento di energia è molto elevata perciò è necessario: modificare le tabelle di riscaldamento, cottura e raffreddamento della zirconia-ceramica.

Fig. 4 - Il raffreddamento delle cappe Au/Pd (ai lati) avviene molto velocemente rispetto alla cappa in zirconia (centro).

FIG. 4

26

l’incremento termico va impostato a 30 °c/35 °c al minuto, il tempo di salita superiore consente alla zirconia di riscaldarsi in modo più uniforme fino a fondere la ceramica sulla sua superficie. la temperatura finale (nelle prime cotture) va aumentata da 20 °c fino a 100 °c e la tenuta a 1,5/2 minuti, così da cuocere perfettamente il primo strato, creando i presupposti per un ottimo legame e buone cotture successive (il tutto va valutato in base alle caratteristiche particolari dell’ossido di zirconio, del peso della travata e della ceramica utiliz-

zati).

Fidarsi è bene ma controllare è meglio, consiglio una tantum di verificare che la ceramica sia cotta correttamente vicino all’interfaccia, basta fresare la ceramica dalle cappe ed in particolare dagli elementi pieni di ponte e controllare (10x) che la ceramica sia uniforme e compatta. in caso contrario rimuovere la ceramica e ripetere da capo aumentando la temperatura o il tempo di tenuta.

Per quanto riguarda il raffreddamento, il punto più delicato è il passaggio alla temperatura di transizione della ceramica (tra i 500 °c e i 700 °c) ma il consiglio è di arrivare lentamente a temperatura ambiente almeno nella cottura finale (anche con ceramica termo pressata).

Possibilità per aumentare la resistenza Per ridurre l’insorgenza dei chipping già da qualche anno l’industria ha proposto l’utilizzo della zirconia traslucente monolitica, che dal punto di vista della colorazione ed estetico è sicuramente migliorata, ma da un punto di vista pratico risulta difficoltosa da ritoccare nel cavo orale e funzionalmente manca la fondamentale possibilità

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di adattamento (per usura) delle superfici occlusali. Fin da subito abbiamo apprezzato e utilizzato la zirconia traslucente come frame da ceramizzare, la nostra metodica prevede una colorazione interna per infiltrazione e/o superficiale individuale (con liner Fluo) a riprodurre colletto, corpo dentinale, smalto ecc. ciò ci permette di avvicinarci alle caratteristiche cromatiche di dentina/smalto e poter ridurre notevolmente lo strato di ceramica occlusale stratificata. anche con questo tipo di Zirconia stratificata restano comunque fondamentali: 1) resistenza della struttura (sezioni, connessioni).

2) resistenza del materiale di rivestimento.

I

cortesi: zirconia-ceramica

FIG. 5a

FIG. 5b

FIG. 5c

FIG. 5d

3) armonia fra coefficienti di dilatazione termica (0,5/1).

4) Supporto completo ritenzione del rivestimento estetico (spessore ridotto).

5) Perfetta cottura della ceramica.

6) riduzione delle tensioni da raffredamento.

Progetto travate nella maggior parte delle sistematiche cad-cam gli spessori delle cappe e le connessioni possono essere calcolati dal software in base alle caratteristiche dei materiali utilizzati alle dimensioni della travata o a quanto preimpostato. È in questa fase che il tecnico, in base alle proprie preferenze, deve program-

mare con estrema attenzione il sostegno completo di ogni cuspide e gli spazi liberi per i movimenti funzionali inserendo “oltre alla stabilità statica, la funzione dinamica individuale del paziente” (r. Slavicek).

Sia che si lavori con tecniche tradizionali che digitali è basilare sviluppare un progetto con volumi e funzioni ben definite quindi sono indispensabili centriche precise alla giusta dimensione verticale (Figg.

5a, 5b). una semplice strategia resta quella di sfruttare le preziose indicazioni fornite dal provvisorio funzionalizzato (o da una ceratura gnatologica), che ci evidenziano dove posizionare le cuspidi e gli spazi liberi funzionali per evitare le

Fig. 5a - Chiavi occlusali precise in resina ribasate.

Fig. 5b - Duplicato provvisori e cerature.

Figg. 5c, 5d - Nei casi a rischio, spessori occlusali e prossimali calibrati minimi.

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cortesi: zirconia-ceramica

possibili interferenze.

Grazie alle indicazioni dei provvisori (o wax up) possiamo realizzare delle mascherine (su verticolatore o articolatore) utili per ridefinire prima il design delle sottostrutture e poi per lo stampaggio della ceramica. in questa fase cercare scorciatoie per risparmiare tempo può inficiare la durata e la sicurezza del lavoro (Figg. 5c, 5d). un enorme vantaggio di questa tecnica è la riduzione del lavoro per il ceramista e in particolare del numero di cotture nel caso mostrato sono state eseguite: -

cottura

di

adesione

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(wash, fluo);

il nuovo laboratorio odontotecnico

croma,

valore,

-

1° cottura dentina smalti (con stampaggio);

-

prova biscotto;

-

cottura Glasure eventuale correzione (con vuoto raffreddamento lento).

il secondo vantaggio riguarda la possibilità di adattamento nel tempo delle superfici occlusali senza il rischio di indebolirne la resistenza (Figg. 5e-5p).

Segnaliamo in seguito alcuni accorgimenti pratici o protocollo (verificare con le indicazioni d’uso della zirconia e delle ceramiche utilizzate): -

selezione preventiva dei

casi (bruxisti, rapporti e piani occlusali); -

anatomia del provvisorio come guida al progetto (analisi usure ecc.);

-

design struttura a sostegno occlusale/prossimale completo (ceramica max 0,6/0,8 mm);

salita riscaldamento lento 30°/40° al Min;

-

cottura wash + 30°/100° (intensive dentina Fluo o simile);

-

-

rifinitura minima punte verdi carburo di silicio (o diamante fine) con H20;

tempo di tenuta 1,5/2,5 minuti in base al volume e peso della travata;

-

leggera sabbiatura 50 Micron a bassa pressione 1,5 atm;

cottura finale con Glasure (ceramica per sigillare le porosità);

-

raffreddamento lento programmato (in base al peso del frame);

-

-

supporti di cottura, altezza ideale 6 mm;

FIG.5e

FIG.5f

FIG.5g

FIG.5h

FIG.5i

FIG.5l

Fig. 5i - Retrazione minima.

Fig. 5l - Cottura Glasure e correzione traslucenza dei ponti.

Fig. 5m - Stessa procedura per il centrale 11 da abbinare a faccette (white su 21, 22,12).

Fig. 5n - Il caso terminato.

Fig. 5o - Il sorriso soddisfatto della paziente.

28

-

superficie micro-macro corrugata da fresatura;

Fig. 5g - In caso di travate massicce la temperatura va alzata di 50°/80°.

Fig. 5p - Vista iniziale e finale del caso completato con faccette.

eventuale trattamento di ri-omogeneizzazione (Zro2 temp. 1100/1200 seguire istruzioni della casa);

-

Figg. 5e, 5f - Cottura wash adesione e fluorescenza.

Fig. 5h - Dentina e smalto in monocottura.

-

- dopo la prova e ritocchi

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cortesi: zirconia-ceramica

FIG. 5m

FIG. 5n

FIG. 5o

occlusali ridurre cuspidi e ripetere cottura Glasure;

tutto e molto rapidamente quale sarà il nostro ruolo?

oggi si chiede che le macchine producano meglio e più velocemente, gli sviluppi e gli upgrade dei sistemi digitali sono oramai quotidiani con la possibilità di integrare e ridurre sempre più il lavoro manuale dell’operatore.

l’evoluzione tecnologica è stata talmente rapida in questo decennio che ciascuno di noi si sente impreparato nel dare risposte plausibili.

Noi odontotecnici stiamo collaborando ad accelerare questo processo ma domani quando le macchine faranno

Per quanto mi riguarda credo resti indispensabile essere costantemente aggiornati, ma con attento occhio critico, per evitare passi falsi e continuare a fornire ricostruzioni di valore in grado

FIG. 5p

di soddisfare le aspettative estetico funzionali e durare a lungo nel tempo.

prima verificarne attenta-

il ruolo dell’odontotecnico sarà sempre più quello di fornire al clinico una consulenza a 360 gradi sia sul progetto tecnico-funzionale che sulla merceologia dei nuovi materiali.

sistema utilizzati.

utilizziamo questo protocollo con successo dal 2005, per i motivi sopra elencati ogni collega deve

mente la perfetta compatibilità con i componenti del

Ringraziamenti ringrazio i colleghi del dentalabor lugo, il Maestro Giancarlo Garotti e chi ha collaborato al progetto. Per aggiornamenti e revisioni su Facebook: dentallabor.

bibliografia 1. Gradienti termici nelle corone con armature in biossido di zirconio M.Tholey, N.Thiel, 3/11 Quintessenza Odontotecnica.

2. Resistenza del rivestimento di corone singole in zirconia in relazione al design della sottostruttura. J. Fischer Dental School Berna (SUI) 2005.

3. All-ceramic fi xed partila dentures designed according of the zircon tech-

nique. P. Vult Von Steyern, P.Carlson, K. Nilner Departement of Prostetic Dentistry faculty of Odontology Malmo University 11/02/2005 Journal of oral Rehabilitation.

4. Studio prospettico a lungo termine ponti y-tzp. Raigrodski G. j. Chiche Università USA 2005.

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monolithic composite method

SiStematica per la realizzazione di lavori proteSici in compoSito Stampato con Struttura in fibra di carbonio

Vantaggi della sistematica

Vantaggi della sistematica

- Tecnologicamente avanzata - Massima resistenza - Massima biocompatibilità - Velocità di esecuzione - Leggerezza (3 g per un’arcata) - Capacità di shock absorption - Massimo comfort per il paziente - Costi drasticamente ridotti - Possibilità di eseguire indagini diagnostiche (TAC e RMN) senza rimozione della protesi - Elimina la cementazione passiva - Massima stabilità dimensionale e precisione

- Struttura monolitica

Dream Frame

M.C.M.

- Massima compattezza - No delaminazioni - Mantenimento della dimensione verticale: 20 µ dopo 200.000 cicli (simile allo smalto naturale) - Stabilità del colore - Capacità di shock absorption - Estetica eccellente - Riparabilità - Gold standard in implanto-protesi

Via Torino, 765 - 21020 Mercallo (VA) - Tel. +39 0331 969270 - Fax +39 0331 969271 www.deiitalia.it - info@deiitalia.it

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pagliari: implantoprotesi

Alta tecnologia artigianale: la fibra di carbonio Paolo Pagliari - Titolare di laboratorio. E-mail: muffolatrasparente@alice.it

Paolo Pagliari

La fibra di carbonio è un materiale dotato di rigidità, capacità di shock absorption, leggerezza e questo la rende il materiale preferito per protesi implantari a carico immediato, ma anche per ponti e corone su denti naturali. Abbinandole con materiale estetico in composito lavorato con la tecnica MCM si ottiene un dispositivo facile da realizzare, resistente e in grado di favorire la guarigione dell’interfaccia osso-impianto.

Titolare di laboratorio odontotecnico dal 1978.

Ha pubblicato la sua tecnica di stampaggio di materiali fotosensibili su riviste italiane (R.T.D n.09 1988/Laboratorio Odontotecnico n.8 1999/ Odontoiatria Amici di Brugg n.2 2004.) ed estere (Proteshe Dentaire in Francia n.4 1999/rivista PPAD U.S.A autore Dr. Fabio Cosimi n.3 2002).

Professore a. c. presso l’Università di Genova Facoltà di Odontoiatria negli anni accademici 2007/2008, 2008/2009, 2009/2010, Università con la quale collabora da tempo nel campo della ricerca (campioni, masticatore robotico).

Consulente della ditta Dei Italia, ha collaborato alla realizzazione del composito Experience e di numerosi prodotti atti ad ottimizzare i protocolli per la sua tecnica di stampaggio, tecnica che è stata presentata all’International College Of Prosthodontics di Stoccolma dal prof. Enrico Conserva nel 1999. Ha tenuto corsi pratici in Spagna, Polonia, Germania, Stati Uniti (Connecticut), Lettonia, Cina e Tajikistan. La sua tecnica di stampaggio fa parte del capitolo sulla ricostruzione estetica in resina e composito foto attivato nel testo didattico “Per le Scuole Odontotecniche” editore Franco Lucisano: libro di testo per il conseguimento di diploma di Odontotecnico. Dal 2013 è relatore Antlo Formazione.

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pagliari: implantoprotesi

la fibra di carbonio è un materiale costituito principalmente da carbonio in forma cristallina esagonale. le sue caratteristiche di resistenza ai carichi, di rigidità e di assorbimento delle forze, in rapporto al peso, la rendono adatta a tutti quegli impieghi in cui è necessario garantire proprietà meccaniche eccellenti e leggerezza.

Sintetizzata per la prima volta nel 1958, dal 1969 viene sfruttata commercialmente. Si tratta perciò di un materiale ampiamente utilizzato nei vari settori dell’industria, da quella aeronautica a quella dei veicoli da competizione, dalle attrezzature sportive alla moda. da alcuni anni è utilizzata in campo medico per la realizzazione di prote-

FIG. 1

FIG. 3

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il nuovo laboratorio odontotecnico

si d’anca o di ginocchio e arti artificiali. in campo odontoiatrico già da alcuni anni sono disponibili perni endocanalari in fibra di carbonio. la fibra di carbonio si presenta sotto forma di finissimi filamenti di circa 5 µm di diametro che per essere lavorati vengono tessuti in fogli detti “pezze”. Per la realizzazione dei manufatti si utilizza esclusivamente la tecnica della formatura all’interno di stampi dopo aver impregnato le pezze con la matrice (nel nostro caso resina epossidica) questo per garantire la continuità della fibra all’interno del manufatto condizione essenziale per avere le previste prestazioni fisico-meccaniche. essendo costituita da una matrice, la resina epossidica, e un riempitivo, le fibre di car-

bonio, il prodotto finale rientra nella categoria dei materiali compositi. in questo articolo si propone l’utilizzo di fibre di carbonio in campo protesico per la realizzazione di strutture destinate alla realizzazione di toronto bridge, protesi implantari a carico immediato, ponti e corone. la parte estetica sarà realizzata in materiale composito lavorato con una tecnica codificata di stampaggio tramite muffole trasparenti. Questa tecnica denominata McM Monolithic composite Method è stata messa a punto da me fin dal 1992. la tecnica McM consente di avere una elevatissima qualità del composito evitando tutti i problemi che sono attualmente conosciuti e riferiti all’utilizzo

FIG. 2

FIG. 4

Fig. 1 - La modellazione in cera.

Fig. 2 - La base della muffola con il modello master.

Fig. 3 - La costruzione del controstampo in silicone trasparente.

Fig. 4 - La riduzione della cera (vestibolare).

Fig. 5 - La riduzione della cera (palatale).

Fig. 6 - La struttura pronta per la costruzione del secondo controstampo.

Fig. 7 - Lo scarico della superficie con cera da 1 mm.

Fig. 8 - La costruzione del secondo controstampo.

Fig. 9 - Il controstampo trasparente e quello in silicone per mascherine.

Fig. 10 - La sigillatura dei canali di accesso alle viti proteiche.

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il nuovo laboratorio il nuovo laboratorio odontotecnico odontotecnico pagliari:

FIG. 5

FIG. 6

FIG. 7

FIG. 8

FIG. 9

dei materiali compositi: delaminazione, perdita rapida della dimensione verticale, cambiamento di colore e adesione della placca batterica. la tecnica di stampaggio in una sola fase con muffola trasparente in abbinamento con uno speciale composito traslucente con caratteristiche di durezza elevate (dei impact) consente di ottenere un materiale finale di

riconosciuta compattezza e uniformità in grado di resistere alle forze masticanti e all’usura in maniera ideale. il problema della decolorazione e dell’adesione della placca batterica viene risolto con un protocollo di lucidatura controllato e testato dalle principali università in quanto è irregolarità superficiale la principale responsabile della pigmentazione e della tendenza all’adesio-

implantoprotesi articolo tecnico

ne di placca ai compositi. in questo articolo illustrerò come abbinando fibre di carbonio e composito si possa ottenere un dispositivo leggero, resistente, definitivo, dotato di ottima rigidità e shock absorption, ideale per ottimizzare la guarigione dell’impianto in caso di carico immediato, veloce ed economico da produrre.

FIG. 10

la fibra prescelta per questo tipo di lavoro è dream Frame prodotta da deiitalia. il materiale estetico in composito è experience prodotto da deiitalia. dream Frame è disponibile in due versioni: a medio modulo e ad alto modulo.

Medio modulo consente di produrre parascheletri e rinforzi per overdenture

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pagliari: implantoprotesi

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il nuovo laboratorio odontotecnico

e provvisori estesi, mentre con le fibre ad alto modulo possiamo produrre travate estese, complete, supportate da impianti anche a carico immediato, ponti e corone. entrambi i tipi sono stati sottoposti a test per la valutazione della citotossicità presso laboratorio nobil bio ricerche con il risultato eccellente del 96,46% di cellule vive.

Fig. 11 - La dima in foglio di plastica opaca.

Fig. 12 - La marcatura degli ingombri della dima.

Fig. 13 - La nastratura della pezza.

Fig. 14 - Il taglio della pezza.

Figg. 15, 16 - La pezza viene impregnata con la BioResin.

FIG. 11

FIG. 14

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la produzione di una ricostruzione completa inizia dalla modellazione in cera della travata secondo la sua forma anatomico funzionale (Fig. 1). Questa modellazione può essere anche ottenuta tramite mascherine in silicone riproducendo un precedente provvisorio terapeutico o diagnostico.

in questa lavorazione utilizziamo una muffola con base in alluminio e due contro stampi, uno in alluminio e l’altro il materiale trasparente. la modellazione in cera viene inserita nella base della muffola in alluminio avvitata sul modello master utilizzando silicone per mascherine a 90 shore (Fig. 2). dopo l’indurimento del silicone provvediamo a creare un piccolo spazio per il deflusso del materiale utilizzando comune cera rosa per palati. realizzeremo il primo controstampo utilizzando la parte trasparente della muffola e silicone trasparente (Fig. 3). dopo aver atteso l’induri-

FIG. 12

FIG. 13

FIG. 15

mento del silicone trasparente apriamo la muffola e procediamo alla riduzione controllata della struttura in cera per ottenere la forma della struttura da riprodurre in fibra di carbonio.

Per fare questo possiamo utilizzare le attrezzature e le metodiche che preferiamo. in questo caso ho utilizzato delle frese calibrate per cera di varie forme per ottenere una struttura di morfologia simile alle consuete strutture per la metallo ceramica (Fig. 4).

Ho perciò predisposto un collare palatale di rinforzo e, vestibolarmente, superfici concave dotate di rompiforze adatte a sostenere i carichi del rivestimento estetico (Fig. 5). dobbiamo

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porre particolare attenzione nel privilegiare l’estensione verticale della struttura in quanto la rigidità è legata all’altezza in funzione di un rapporto cubico (Fig. 6).

Prima di procedere alla costruzione del secondo controstampo scarichiamo tutta la superficie della muffola con cera per palati di circa 1 mm di spessore (Fig. 7). il secondo controstampo viene eseguito utilizzando silicone per mascherine a 75 shore (Fig. 8). dopo l’indurimento del silicone apriamo la muffola trovandoci in questa condizione: disponiamo di due controstampi, uno in silicone trasparente della forma finale del dispositivo e uno in silicone per mascherine con la forma della struttura (Fig. 9). dopo aver isolato il model-

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pagliari: implantoprotesi

FIG. 16

FIG. 17

FIG. 18

FIG. 19

FIG. 20

FIG. 21

lo e la muffola in alluminio con isolanti appositi e aver sigillato con cura i canali di accesso alle viti con silicone liquido e un piccolo pellet di cotone, passiamo alla lavorazione vera e propria della fibra di carbonio (Fig. 10). costruiamo con un foglio di plastica una dima che rappresenti la forma della struttura che utilizzeremo per tagliare dalla pezza di carbonio il materiale necessario alla lavorazione senza che sia eccessivo o troppo scarso (Fig. 11). il numero degli strati di fibra di carbonio dipende dalla dimensione della struttura (Figg. 12-14). dovrà essere formata da un minimo di sette strati di fogli di fibra di carbonio, ma, in caso di spazi protesici più ampi, il numero di fogli può essere superiore (fino

a 14-15 strati). concetto di base è quello di occupare il più possibile dello spazio a disposizione con fibre di carbonio. una volta ritagliato il materiale necessario misceliamo la bioresin (resina epossidica) contenuta nella confezione e passiamo ad impegnare la pezza di fibra di carbonio (Fig. 15).

Per impregnare la fibra di carbonio possiamo utilizzare vari tipi di spatole o anche le dita protette da guanti di lattice se necessario (Fig. 16). dobbiamo porre massima attenzione al fatto che la fibra di carbonio sia completamente bagnata dalla bioresin in quanto zone prive di resina epossidica diventano zone di possibile frattura della struttura finita.

Figg. 17, 18 - Si ritagliano le pezze singole.

Fig. 19 - Le pezze vengono sovrapposte.

Fig. 20 - La pressatura delle pezze.

Fig. 21 - Il ritaglio definitivo.

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pagliari: implantoprotesi

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FIG. 24

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FIG. 25

dopo aver impregnato le fibre di carbonio ritagliamo i pezzi previsti e procediamo a sovrapporre gli strati (Figg. 17,18).

Gli strati saranno sovrapposti tutti tranne uno che lasceremo da parte (Fig. 19). la fase successiva è la pressatura degli strati che realizzeremo inserendo le pezze sovrapposte e la pezza singola fra due fogli di plastica trasparente. utilizzando l’apposito rullo faremo in modo di far uscire l’eccesso di aria e di bioresin dal pacchetto di fibre sovrapposte (Fig. 20).

Questo è necessario per garantire le migliori caratteristiche di rigidità e di carico di rottura della struttura finita.

Fig. 22 - La miscelazione dell’impasto “matt”.

Figg. 23, 24 - La zeppatura del contromuffola.

Fig. 25 - Il “matt” adattato alle connessioni in titanio.

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con l’aiuto della dima perfezioniamo ancora la forma delle pezze fino ad arrivare alla classica morfologia a ferro di cavallo (Fig. 21).

Prima di procedere alla stratificazione nella muffola delle fibre di carbonio realizziamo l’impasto di fibre sparse che utilizzere-

mo come riempitivo.

Per realizzare questo impasto definito matt utilizziamo gli scarti eliminati durante il ritaglio della forma a ferro di cavallo. tagliuzziamo con le forbici una parte degli scarti e li aggiungiamo alla bioresin avanzata (Fig. 22). aggiungiamo inoltre un piccolo quantitativo di polvere di resina acrilica che darà la giusta consistenza all’impasto e un ulteriore aiuto alla successiva adesione del materiale estetico. la stratificazione delle fibre inizia inserendo prima una piccola quantità di matt all’interno del contro stampo e poi adattando il foglio singolo di fibre (Figg. 23, 24). la stratificazione prosegue sul modello master nella base della muffola adattando una piccola quantità di matt attorno alle connessioni per impianti (Fig. 25). bisognerà porre particolare attenzione, nel caso di tragitti transmucosi particolarmente profondi, a compattare il matt all’interno del canale della gengiva.

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il passaggio successivo è quello di adattare il pacchetto di fibre sovrapposte alle connessioni per gli impianti.

Svitando le viti di connessione possiamo estrarre la struttura polimerizzata dal modello master (Figg. 31, 32).

utilizzeremo uno strumento appuntito come una piccola spatola per allargare le fibre e consentire al pacchetto di fibre di scendere attorno all’impianto abbracciandolo completamente (Fig. 26).

la rifinitura si effettua con frese tradizionali per la resina acrilica.

ora non resta altro che chiudere la muffola serrandola saldamente con i bulloni in dotazione (Fig. 27). l’indurimento delle fibre di carbonio avviene in forno dedicato a questa metodica dotato di un programma specifico che consente di mantenere la fibra di carbonio per due ore e mezza a 80° (Fig. 28). al termine della fase di cottura estraiamo la muffola dal forno e la lasciamo raffreddare fino alla raggiungimento della temperatura ambiente. a muffola raffreddata procediamo all’apertura e con una piccola fresa liberiamo l’accesso al canale della vite (Figg. 29, 30).

Se avremo proceduto con attenzione alla fase di stratificazione e zeppatura non dovremo fare altro che togliere gli eccessi di fibre di carbonio senza asportare nulla dalla superficie della struttura (Figg. 33, 34). Questo passaggio è importantissimo perché un’eccessiva rifinitura comporterà l’interruzione della continuità della fibra e un indebolimento della struttura che non sarà in grado di rispondere ai requisiti attesi di resistenza e rigidità. infatti la fibra di carbonio non può essere lavorata da un fresatore cad-cam, in quanto perderebbe il 50% delle sue proprietà meccaniche.

Fig. 26 - Le pezze sovrapposte inserite sulle connessioni.

Fig. 27 - La muffola viene chiusa.

la struttura è ora pronta per essere sottoposta al protocollo di adesione con il materiale estetico.

Fig. 28 - Il forno per la cottura a calore delle fibre.

la migliore adesione si ottiene sabbiando la superficie con biossido di alluminio a

Fig. 29 - La muffola aperta dopo la polimerizzazione.

FIG. 26

FIG. 27

FIG. 28

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90/110 micron e pulendola con alcol etilico bianco.

Si procede poi a inumidire la superficie con l’adesivo denominato extra bond e polimerizzandolo per un minuto in un forno fotopolimerizzatore a luce stroboscopica.

Fig. 30 - L’apertura dei canali delle viti.

Fig. 31- La struttura viene svitata dal modello master.

la struttura così trattata può ricevere l’applicazione del materiale estetico.

Fig. 32 - Il risultato della pressatura delle fibre.

riposizioniamo la struttura sul modello master avvitandola con le viti e iniziamo la stratificazione nel primo controstampo realizzato in silicone trasparente.

Figg. 33, 34 - La struttura rifinita (dettaglio).

FIG. 30

FIG. 32

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Possiamo ora stendere opaco dei opaque iniziando con un primo strato di wash facendo polimerizzare per 4 minuti. il secondo strato coprente verrà fatto polimerizzare per 8 minuti (Figg. 35, 36).

FIG. 31

FIG. 33

dei impact è un particolare tipo di composito di durezza calibrata che, posizionata nei punti di contatto masticante dei denti posteriori e sugli apici delle cuspidi consente di evitare la precoce abrasione del composito.

Procediamo quindi alla stratificazione del composito in maniera inversa rispetto a quale siamo abituati. dopo aver posizionato nel controstampo trasparente la massa impact procederemo alla stratificazione degli smalti, dei trasparenti, degli effetti e della dentina il tutto senza effettuare prepolimerizzazioni intermedie (Figg. 37-39). la differente densità delle varie masse smalto e dentina, caratteristica di questo tipo di composito, consente durante lo

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stampaggio di evitare gli spostamenti delle masse all’interno della muffola e garantisce che il risultato finale sarà fedele alla stratificazione progettata. le foto al microscopio evidenziano l’assoluta uniformità strutturale della massa che contribuisce a evitare le fratture provocate

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FIG. 39

da delaminazione e a dare grande compattezza e resistenza al composito (Figg.

40, 41). terminata la stratificazione delle masse la muffola viene chiusa e lasciata riposare 45 minuti al buio e a una temperatura di 40° per consentire il deflusso e la stabilizzazione delle ecce-

denze (Fig. 42). la prima polimerizzazione della muffola chiusa avviene per tre minuti in forno a luce stroboscopica. a questo punto possiamo aprire la muffola ed eseguire una seconda polimerizzazione sempre di tre minuti (Figg. 43, 44).

Fig. 35 - Opacizzazione della struttura (wash).

Fig. 36 - Opacizzazione della struttura (coprente e supercolori).

Figg. 37-39 - La stratificazione all’interno del controstampo trasparente.

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dopo aver liberato i canali di accesso alle viti rimuoviamo il dispositivo dal modello master e possiamo procedere all’eliminazione delle sbavature.

Fig. 41 - La giunzione smalto-dentina con tecnica monolitica MCM.

la nostra ricostruzione sarà perfettamente fedele alla modellazione in cera iniziale, dovremo perciò solo dedicarci alla tessitura superficiale e alla rifinitura dei dettagli più fini.

Fig. 42 - La muffola chiusa pronta per la polimerizzazione.

l’ultima fase è la sigillatura e lucidatura della superficie del composito.

Fig. 40 - La giunzione smalto-dentina con prepolimerizzazione.

FIG. 40

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Questo si ottiene con l’utilizzo di un rivestimento sigillante foto polimerizzante chiamato Seal coat FaSt. Seal coat FaSt viene steso sul composito precedentemente rifinito e sgrassato con alcol etilico bianco e poi fatto polimerizzare otto minuti in forno a luce. al termine della polimerizzazione procediamo alla rimozione dell’eccesso di Seal coat FaSt tramite spazzolini rotanti e pasta lucidante (Figg. 45-47).

FIG. 41

FIG. 43

l’accoppiata muffola trasparente e il protocollo speciale di rifinitura e lucidatura garantiscono una qualità eccellente della ricostruzione estetica mentre le fibre di carbonio dream Frame forniscono una struttura leggerissima e di rigidità superiore tale da soddisfare le più elevate esigenze di prestazioni richieste dalla moderna implantologia a carico immediato. inoltre la fibra di carbonio ridurrà notevolmente i carichi masticatori preser-

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vando l’integrazione degli impianti.

Ringraziamenti un ringraziamento ai colleghi leo colella e Saverio Solare per il contributo dato alla realizzazione di questo lavoro.

FIG. 47

un ringraziamento particolare al collega e amico aldo Porotti che ha collaborato sin dall’inizio alla sperimentazione delle fibre dream Frame con particolare attenzione al protocollo esecutivo e curato parte della realizzazione di questo articolo.

Figg. 43-47 - Il caso finito.

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Belli come i denti naturali.

I denti neo.lign sono il risultato di anni di ricerca, sperimentazione e sviluppo di una nuova resina composita chiamata HIPC (High Impact Polymer-Composite), composta dall’85% di resina acrilica ad alto impatto, con una tecnica di pressatura della molecola standard PMMA 4 volte maggiore, dal 13 % di riempitivo sintetico e i dal 2% di riempitivo di nano particelle in ceramica. Quen io Per rmaz al sto garantisce un’ottima resistenza all’abrasione, stabilità info erVi o cromatica nel tempo ed un modulo elastico che permette riai r o lg ri ggi e rivo siona t o bilitazioni protesiche a supporto implantare senza scheggiature a m s n et pot conce brede ente o fratture dei denti. Il neo.lign costituito da 4 strati cromatici e 5 m Vs. ducia iretta . strati fisici garantisce un’estetica eccellente e molto naturale. d rl di fi ttare ent s ta ed con la br

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petrullo: resina dentale

Innovazioni tecnologiche e operative in protesi mobile totale Massimiliano Petrullo - Titolare di laboratorio. E-mail: max.petrullo@gmail.com

Massimiliano Petrullo

Il presente articolo descrive le fasi di lavoro relative alla componente odontotecnica di un nuovo protocollo per la realizzazione di protesi mobili totali (P.M.T.) individuali, realizzato con una nuova tipologia di resine fotopolimerizzanti (V.L.C.).

Il protocollo è parte della sistematica integrata TRE, che ha come obiettivo la sostituzione del metil-metacrilato auto/ termopolimerizzante (P.M.M.A.) in tutte le procedure dei laboratori: protesi rimovibile, fissa, ortodonzia, con le suddette resine V.L.C.

Ha conseguito il diploma di odontotecnico nel 1985. Dal 1992 è titolare di laboratorio odontotecnico specializzato in protesi rimovibile e, dallo stesso periodo, ricopre importanti incarichi dirigenziali, sia regionali che nazionali, nell’Antlo.

Esperto di processi produttivi odontotecnici, svolge attività di consulenza e formazione del personale per laboratori e strutture accreditate, volte al raggiungimento di elevati standard qualitativi. Membro Antlo Formazione e già membro S.I.T.E.T. (Societè International Traitement Edention Total). Svolge con assiduità attività di relatore, in ambito nazionale e internazionale, tiene corsi e conferenze inerenti alla protesi rimovibile e le resine dentali, riguardo tutti i loro campi di applicazione. É autore di pregevoli pubblicazioni scientifiche nei suddetti ambiti, su riviste specializzate del settore. Dal 2006 è titolare di una ricerca applicata su resine dentali di nuova generazione che hanno come caratteristica principale la loro estrema biocompatibilità.

Ha collaborato con diverse importanti aziende del settore come consulente tecnico-scientifico; attualmente collabora con il gruppo Dentsply nelle divisioni Prosthetics Italia e International.

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Fig. 1 - Protesi rimovibile su impianti.

Introduzione

Fig. 2 - Protesi fissa su impianti (By R.Masci).

le procedure per la realizzazione di protesi dentarie e apparecchi ortodontici sono condizionate dalle caratteristiche dei materiali che si utilizzano.

Fig. 3 - Bite.

Fig. 4 - Impronta primaria superiore.

Fig. 5 - Modello primario superiore.

Fig. 6 - Modellazione portaimpronta inferiore.

Fig. 7 - Portaimpronta superiore ultimato Fig. 8 - Impronte secondarie.

Fig. 9 - Boxaggio impronta secondaria superiore.

Fig. 10 - Modello secondario superiore.

Fig. 11 - Modello secondario superiore con placca rifinita.

Fig. 12 - Modello secondario superiore con placca occlusale terminata.

Fig. 13 - Modello secondario inferiore con placca occlusale terminata.

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FIG. 2

tra i materiali più impiegati ci sono le resine dentali; le più diffuse in questo campo sono quelle a base P.M.M.a. che, notoriamente, hanno una serie di significative problematiche operative nelle diverse lavorazioni e una scarsa biocompatibilità per pazienti1-3 e operatori4-6.

Storicamente ci sono stati molti tentativi di sostituire le resine a base di P.M.M.a. per i suddetti motivi, ma sempre con scarsi risultati. oggi, sulla base dei risulta-

FIG. 5

ti raggiunti da una ricerca applicata, nata nel 2006 (Programma tre) e realizzata da un gruppo di liberi professionisti in italia, possiamo affermare che la tecnologia v.l.c. da noi utilizzata, consente di entrare in un nuova epoca per quanto riguarda le produzioni dei laboratori odontotecnici. la sistematica permette di realizzare dispositivi completamente biocompatibili da fornire ai pazienti negli ambiti di: protesi rimovibile, fissa (implantare-tradizionale), ortodonzia (Figg. 1-3). l’applicazione del sistema v.l.c. descritta in questo articolo, riguarda le procedure di laboratorio per la realizzazione di una P.M.t. individuale, con una tecnica

assolutamente innovativa, che permette di raggiungere risultati complessivi nettamente superiori a quelli raggiunti con metodiche che prevedono l’utilizzo di altre tipologie di resine.

Materiali e metodi le fasi operative descritte nell’articolo sono state opportunamente suddivise, facendo riferimento al ciclo di fabbricazione corrispondente, ricevuto presso la nostra struttura.

Allestimento modelli primari7,8: i modelli primari sono ottenuti da impronte rilevate in alginato e utilizzati per la costruzione di portaimpronte individuali, indispensabili per una corretta registrazione delle impronte seconda-

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il nuovo il laboratorio nuovo laboratorio odontotecnico odontotecnico petrullo:articolo resina dentale tecnico

rie (Figg. 4,5).

Allestimento portaimpronte individuali7-9: i portaimpronte individuali sono modellati nella loro forma definitiva e polimerizzati nell’ apposita apparecchiatura riducendo in maniera significativa i tempi di lavorazione (come tutte le successive fasi di lavoro relative alla polimerizzazione delle resine). Questi sono predisposti per la rilevazione delle impronte secondarie con una tecnica che prevede l’utilizzo di materiali siliconici; a questo scopo dovranno risultare sotto estesi di circa

due mm per consentire il bordaggio funzionale dei giunti periferici (Figg.

6-8).

Allestimento modelli secondari7,8,10,11 : prima di realizzare i modelli secondari, le impronte sono boxate con delle cere specifiche, per riprodurre fedelmente rilievi e dettagli delle impronte stesse, poichĂŠ saranno quelli delle future protesi in resina (Fig. 9).

Allestimento placche base8,10,11: i modelli secondari in questa fase, sono utilizzati per la costruzione delle placche base, che rivestono un ruolo fon-

damentale per la corretta esecuzione delle successive fasi di lavoro. le placche sono realizzate con una tecnica innovativa di facile applicazione che consente di raggiungere un’estrema precisione. la trasparenza della resina utilizzata facilita inoltre il posizionamento dei denti artificiali (Figg.

10-13).

Allestimento-articolatore8,10: una volta controllate le basi protesiche in cavo orale e definiti i rapporti intermascellari, le placche sono utilizzate in laboratorio, per il posizionamento dei

FIG. 7

FIG. 6

FIG. 9

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FIG. 12

FIG. 8

FIG. 11

FIG. 13

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petrullo: resina dentale

FIG. 14

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FIG. 18

modelli in un articolatore semiregolabile.

Questo passaggio viene eseguito in due tempi, montando prima il superiore, mediante la registrazione eseguita con l’arco facciale, e successivamente l’inferiore con le placche occlusali, che contengono tutte le informazioni necessarie per un posizionamento individuale dei denti (Figg. 14-17).

Fig. 14 - Placca occlusale superiore registrata.

Fig. 15 - Placca occlusale inferiore registrata.

Fig. 16 - Posizionamento modello superiore in articolatore.

Fig. 17 - Posizionamento modelli in articolatore.

Fig. 18 - Montaggio completo denti anteriori superiori-inferiori.

Fig. 19 - Protesi approntate per prova preliminare.

46

Selezione denti artificiali8,12,13: i denti artificiali sono selezionati sulla base di misurazioni eseguite sul volto del paziente con un’apposita maschera facciale. i denti anteriori qui impiegati, presentano un elevato valore estetico grazie a una valida tessitura superficiale e ad una naturale morfologia; quelli posteriori hanno una morfologia occlusale tale da consentire un facile utilizzo, grazie a un’agevole identificazione delle chiavi occlusali che consentono di adottare uno schema occlusale riferito all’occlusione lingualizzata, con ottimi effetti funzionali ed estetici. entrambi i gruppi sono fabbricati secondo un’avanzata tecnologia e realizzati con il nuovo materiale inPen, evoluzione del P.M.M.a. e che possiede caratteristiche chimico-fisiche nettamente superiori allo stesso (dati forniti dal produttore).

Posizionamento denti artificiali (prova preliminare) 8,11,12: il posizionamento dei denti avviene secondo il piano occlusale individuale (Poi) e si inizia con i denti anteriori superiori, attenendosi rigorosamente alla modellazione e ai riferimenti presenti sui valli occlusali registrati dal clinico. Successivamente sono posizionati gli inferiori tenendo conto dei rapporti scheletrici che esistono tra le arcate e le prove fonetiche preliminari eseguite con i valli occlusali. con l’obiettivo di acquisire maggiori informazioni sul caso trattato e nell’eventualità di facilitare delle modifiche alle registrazioni precedenti, si realizzano nel rispetto del Poi: - due valli occlusali nei settori latero-posteriori inferiori; - il montaggio dei denti posteriori superiori; - delle evidenti linee di riferimento, atte a controllare al meglio la dimensione verticale d’occlusione (dvo) (Figg. 18,19).

Posizionamento denti artificiali (prova definitiva) 8,11,12,14-16: dopo l’effettuazione in studio da parte del clinico delle prove estetiche, fonetiche e il controllo della dvo, si

il nuovo laboratorio odontotecnico

completa il posizionamento dei denti, tenendo in considerazione le indicazioni ricevute dalla prova preliminare e i principi funzionali. durante la prova definitiva, il clinico dovrà verificare complessivamente tutti gli aspetti estetici e funzionali delle future protesi, che già in questa fase dovranno riprodurre fedelmente quello che sarà il risultato finale (Figg. 20-22).

Finalizzazione delle protesi17,18: a seguito dell’esito positivo della prova, si pro-

segue con la finalizzazione delle protesi. Per evitare una trattazione prolissa di questa fase, illustreremo le fasi dettagliate di polimerizzazione del solo corpo protesico superiore, sulla base della protesi inferiore polimerizzata precedentemente con la stessa tecnica. Preferiamo eseguire la trasformazione delle protesi in resina in due tempi per avere un maggiore controllo e la possibilità di un eventuale intervento durante la fase di polimerizzazione.

FIG. 20

I

petrullo: resina dentale

la prima fase prevede la memorizzazione della posizione iniziale dell’asta dell’articolatore, con rialzo successivo della stessa fino al punto di stop; nel caso si utilizzi un articolatore senza questa caratteristica, è necessario rialzarla di circa un centimetro. noi usiamo come punto di repere l’incisione nella parte centrale dell’asta, presente su tutti gli articolatori. eseguito il rialzo, l’asta è bloccata in maniera fissa e precisa in questa posizione. in seguito si fissa con della cera la

base al modello e vengono messi in rilievo i profili dei denti, in modo da riprodurne una posizione esatta nella mascherina in silicone.

Questa mascherina è realizzata in articolatore, verificando con attenzione che l’asta del piattello rimanga a contatto con il piattello. eseguita la mascherina, i denti sono rimossi e decerati; altrettanto viene fatto con il modello, sul quale viene applicato uno specifico isolante. Sui denti sono ricavate delle ritenzioni positive, prima del loro posi-

Fig. 20 - Posizionamento completo dei denti.

al modello.

Fig. 21 - Protesi superiore approntata per prova definitiva.

Fig. 24 - Posizione iniziale protesi in articolatore.

Fig. 22 - Protesi inferiore approntata per prova definitiva.

Fig. 25 - Mascherina in silicone realizzata in articolatore dopo il rialzo dell’asta.

Fig. 23 - Messa in rilievo profili dei denti su base fissata

Fig. 26 - Denti nella mascherina.

FIG. 21

FIG. 22

FIG. 23

FIG. 24

FIG. 25

FIG. 26

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FIG. 28

FIG. 30

Fig. 27 - Denti fissati nella mascherina con resina per fissaggio e modellazione.

Fig. 28 - Applicazione resina per basi su modello.

Fig. 29 - Modellazione base in articolatore.

FIG. 31

Fig. 30 - Controllo base polimerizzata in articolatore.

Fig. 31 - Base polimerizzata con resina per fissaggio e modellazione.

Fig. 32 - Mascherina in articolatore con resina per fissaggio e modellazione.

zionamento e fissaggio nella mascherina con apposita resina. completate le suddette fasi, sul modello si realizza la base protesica definitiva. la base è modellata nella sua forma finale in articolatore, opponendola alla mascherina con i denti in sito, utilizzando un foglio di polietilene per evitare che le due resine si uniscano. anche in questo passaggio si deve controllare con attenzione che l’asta sia a contatto con il piattello prima della polimerizzazione definitiva (Figg.

23-29). completata la polimerizzazione nell’apposita apparecchiatura, la base

48

FIG. 29

FIG. 32

è riportata in articolatore per verificare l’adattamento della base alla superficie dei denti e il corretto posizionamento dell’asta dell’articolatore sul piattello. verificati i due parametri, si applica sulla base la resina di fissaggio e modellazione (la resina è utilizzata tramite scaldacera e spatola elettrica), in particolare dove vi è corrispondenza con le superfici dei denti; completata questa fase, la base viene riportata in articolatore. con la base e la mascherina in articolatore, si procede a riscaldare leggermente la resina con un phon specifico; una volta che le resine sono state ammorbidite, si chiude l’articolatore fino al contatto dell’asta sul

piattello per proseguire con il fissaggio dei denti, aggiungendo ulteriore resina ad articolatore chiuso. la resina raffreddandosi si solidifica e quindi si può procedere con la rimozione della mascherina dall’articolatore; infine, si riposiziona l’asta dell’articolatore nella posizione iniziale per controllare che tutto sia preciso come quando le protesi erano in cera. in questa fase si può ancora intervenire facilmente, qualora ve ne fosse bisogno, poiché la resina rimane in uno stadio plasmabile (Figg. 30-35).

Fissati i denti sulla base, si esegue una dettagliata modellazione degli scudi protesici con la stessa resina utilizzata

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per il fissaggio. terminata la modellazione, la protesi è inserita prima in un forno riscaldante, per condizionare i due materiali utilizzati, e poi nell’unità fotopolimerizzatrice, completando la polimerizzazione con adeguato programma. Finita questa fase, le protesi vengono riportate in articolatore per una verifica dell’occlusione; queste resine sono estremamente precise, quindi nella fase della riocclusione il molaggio è pressoché inesistente. eseguita la riocclusione, si procede alla rifinitura e lucidatura; questo passaggio è più breve e più semplice rispetto a quanto avviene con l’utilizzo di prodotti convenzionali, poiché gli spessori sono stati perfettamente calibrati durante la fase di modellazione.

inoltre, non utilizzando materiali di stampo come il gesso durante la polimerizzazione, i dettagli della modellazione risultano nettamente più nitidi e non è necessario eliminare residui di lavorazioni (Figg. 36-44). le seguenti foto illustrano i risultati di un caso risolto con il protocollo v.l.c. revolution del Sistema tre (Figg.

45-46).

Discussione i vantaggi dell’impiego delle resine v.l.c. sono legati alle loro caratteristiche operative generali e chimico-fisiche, che risultano essere decisamente migliori rispetto al P.M.M.a. (dati forniti dal produttore).

FIG. 33

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petrullo: resina dentale

il protocollo in oggetto evidenzia queste caratteristiche che si possono sintetizzare nei loro tratti salienti evidenziando i seguenti punti: 1) i tempi di lavorazione si riducono grazie ad una notevole precisione e ad un perfetto controllo in tutte le fasi di lavoro, evitando, ad esempio, il molaggio dei denti dopo la polimerizzazione.

2) i materiali rimangono completamente lavorabili per tutto il tempo che ci è necessario; il processo di polimerizzazione inizia solamente quando vengono inseriti nell’apposita apparecchiatura.

3) il processo è molto ergonomico,

FIG. 34

FIG. 36

FIG. 35

FIG. 37

Fig. 33 - Fissaggio dei denti in articolatore.

Fig. 34 - Rimozione mascherina a solidificazione resina avvenuta.

FIG. 38

Fig. 35 - Posizionamento asta articolatore punto di partenza.

Fig. 36 - Modellazione della protesi completata.

Fig. 37 - Modellazione della protesi completata.

Fig. 38 - Modellazione della protesi completata.

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FIG. 39

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FIG. 44

Fig. 39 - Protesi polimerizzata.

Fig. 43 - Protesi inferiore ultimata.

Fig. 40 - Protesi polimerizzata.

Fig. 44 - Protesi superiore - inferiore ultimate.

Fig. 41 - Protesi polimerizzata.

Fig. 45 - Volto paziente con vecchie protesi.

Fig. 42 - Protesi inferiore polimerizzata e smodellata.

Fig. 46 - Volto paziente con nuove protesi.

poiché la trasformazione è diretta e non richiede l’utilizzo di gessi, muffole, bollitori o altro.

4) i costi di produzione non subiscono variazioni; il costo leggermente superiore del materiale viene compensato dal suo completo utilizzo, in quanto il materiale viene recuperato e conservato per un utilizzo futuro, senza alcuno spreco.

5) Sui dispositivi realizzati con prodotti v.l.c. si può facilmente intervenire con dei riadeguamenti, sia in corso d’opera che a lavoro ultimato.

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FIG. 45

6) l’impiego dei prodotti v.l.c. salvaguarda gli operatori da serie malattie professionali legate all’utilizzo del P.M.M.a., in tutte le sue versioni termo/auto polimerizzanti.

7) l’impiego dei prodotti v.l.c consente di offrire ai pazienti dispositivi completamente biocompatibili.

Conclusioni il lavoro presentato è frutto di anni di lavoro ed esperienze di collaborazio-

I

petrullo: resina dentale

FIG. 46

ne con diverse competenze: clinica, tecnica, processi produttivi, attività industriale, senza le quali non sarebbe stata possibile la sua realizzazione. valutando quindi i diversi aspetti che riguardano la produzione dei laboratori odontotecnici, si può affermare che la tecnologia utilizzata associata ai protocolli del suddetto sistema, rappresenta ormai una realtà consolidata e si propone come elemento risolutore delle problematiche legate all’utilizzo del P.M.M.a., con grandi vantaggi per

laboratori odontotecnici, studi odontoiatrici e pazienti.

Nota merceologica: le linee di prodotti v.l.c. cui facciamo riferimento sono: triad®, radica®, ecliPSe®. le linee di denti fabbricati con tecnologia inPen® sono GenioS® ed eXecutive®.

Questi materiali sono prodotti e distribuiti da dentSPlY.

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Nobil Mag 13 – Nobil Metal 2011.

51

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