METAMORFOSI DEL FEMMINILE

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Antonio Binni

IURILLI DUHAMEL Metamorfosi del Femminile

e diz ioni PERL’A


Ringraziamenti per le immagini G e orges D uham el

per le traduzioni S ylvia C onant

per la collaborazione Fra nco Batacchi M ichael C onant Fra ncesco R uchin Fra nca S anna M a ssim o V iolato Fonderie Bam pa

copyright 2005 by P E R L’A 1 a e dizione: m arzo 2005

Metamorfosi del Femminile


METAMORFOSI DEL FEMMINILE

C a se dise gua li. Addossa te l’una a ll’a ltra . N a te se nza un pe nsie ro urba nistico. C om andate solo dalla irregolare conform ità del suolo. Tenute assiem e da un ordito segreto, ferreo. S enza un giardino. C on qualche terrazza, dove all’interno, chiusi, com e il M inotauro nel labirinto,stanno m elanzane turchine, le fiam m e dei peperoni, pom odori rossi, la conserva che asciuga al sole. Talora un lim one o un arancio, case silenziose, dove, in un’aria di m iele, è ancora posCredo che l’immaginazione è più forte dela conoscenza. Che il mito è più potente della storia. Che i sogni hanno più forza dei fatti. Che la speranza trionfa sulla realtà Che il sorriso è l’unico antitodo contro il dolore. E che l’amore è sempre più forte della morte.

sibile chiam arsi da una porta all’altra, quando i bam bini sicuri, giocano nei vicoli al canto delle cicale,assordanti. S trade strette a saliscendi. A gradini larghi. Faticose. S drucciolevoli. C he si aprono in im provvise piazzette. Im m obili com e palcoscenici. C orridoi nei quali, in prim avera, si insinua un vento lieve e dolce in una corsa che non sem bra conoscere, né inizio, né fine. C he, d’inverno, quando sulle m ontagne la neve brilla nuova, si tramutano in torbidi torrentelli, gioia dei bam bini di un tem po, oggi dim enticata. Ai lati, nascono strane piante grasse che si incurvano al sole. Fra le spine, aggressivi, sbucano e bucano, fittissim i, i fichi d’india, con il loro fiore m odesto. U n castello, oggi abbandonato, un tem po rem oto centro di un potere assoluto, avvolto da un velo di luce, veglia distratto, m entre, dal verde opaco, delle sue mura antiche, fuoriesce una cascata di capperi fragranti, al prim o m attino o all’im brunire, raccolti da m ani golose di figure indistinte. N el silenzio im m obile, che diviene celeste com e il cielo, con passo lieve, senza fretta,

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cam m inano, alteri e gentili, donne e uom ini, con occhi di carbone, che si accendono di

U n tem po, invece, insidia e paura di spietata ferocia generatrice di urla, grida, distru-

faville, che vedono senza guardare. Adusi alla dura, lenta, fatica per strappare alla terra

zioni e m assacri.

avara il grano o la vigna, difesi da m assi corruschi, da ulivi scuri e contorti, da fichi e

Q uesto grum o bianco ha un nom e che non potrebbe essere diverso: Belvedere

noccioli chiam ati a tagliare il vento.

Marittimo.

Q uanto sudore e am ore è costata questa cam pagna che conosce solo cam picelli com e

Q ui la Iurilli è nata. Q ui, ogni anno, nell’estate di fuoco, ritorna da Verona, dove, esule,

fazzoletti!

risiede, perché è im possibile liberarsi di questo paese più vivo nel ricordo che nella quo-

E su tutto, la luce sfolgorante. C he si fa pioggia d’oro: che persiste fino a tardi perché,

tidianità vissuta.

qui, la sera scende a m alincuore. Anche se poi è così piena di stelle lucide com e le

Q ui l’ho incontrata, per la prim a volta, per quel C aso che si fa destino.

lacrim e.

In una serena sera di luglio, quando la luna faceva alto silenzio nel cielo, prim a di accin-

N ella dolcezza del tram onto, quando più si avverte -violento- il profum o della terra

germ i ad illustrare il suggestivo tem a della “Grande Madre”, per vie m isteriose, m i sono,

am ara e dolcissim a, si dispiega il paese che la paura ha posto sulla cim a di un cucuz-

infatti, im battuto nelle opere dell’Artista, form e ordinate e lucide, ben più vive ed auten-

zolo roccioso che si confonde con la pietra delle case, com e la farfalla si confonde con

tiche delle disadorne parole che m i preparavo a pronunciare in pubblico, ritraendone

il fiore sul quale si è posata.

un’em ozione ineffabile. Intrasm issibile. Ancor oggi, però, uno dei ricordi più dolci.

C om e un osservatorio, spazia su di un im m enso panoram a circolare.

In questo luogo, regno di fata M organa, tutto è sorpresa. Tutto è m eraviglia. Q ui il m ira-

S ullo sfondo, m ontagne, con i loro silenzi assorti. C on i loro radi alberi spesso solcati

colo scaturisce com e l’olivo dalla lancia d’Atena.

dal fulm ine. C on le loro valli fresche e scure, dove il sole lotta per entrare. C on le gole

Q ui O m ero, U lisse, E olo, gli D ei non sono più ricordi scolastici, m a esseri viventi che

dei burroni che, un tem po, neppure troppo lontano, inghiottivano qualche incauta peco-

parlano con la voce antica, m a sem pre nuova, del M ito, che vive con il tuo respiro, per-

ra che aveva perso la via del ritorno. C on i loro torrenti che, d’inverno, sicuri e lim pidi,

ché questa terra, prim a ancora che il corpo, plasm a l’anim a.

corrono al m are. M ontagne di notte intinte di luna. D i giorno investite dal sole soffocan-

C he l’Artista, con severi studi psicanalitici, ha poi indagato a fondo. Anche se, sotto la

te. Avanti a sé, l’andam ento spezzato e sinuoso della costa. D alla bellezza aspra e sel-

crosta, fortunatam ente, ha poi continuato a conservare un cuore puro.

vatica. V irginea. C he poi si ingentilisce fra gli scogli.

Le opere, m odellate in un esercizio di lunga pazienza, non sono, dunque, nate dal

Il m are è azzurro. M a nasce verde. L’onda, fedele al suo destino, com e stella alla sua

luogo, sebbene purissim o, della fantasia, bensì, dall’antro oscuro della m em oria che -

parabola, ritm icam ente ritorna alla riva che non conosce la rena, m a solo sassi bianchi

platonicam ente - è rem iniscenza, rim em branza, ricordo, tutto ciò che si trova varcando

com e la luna, voce, oggi, am ica, che, da lontano, accom pagna ogni tim ido passo.

lo specchio, fabbrica duplicatrice di im m agini inveritiere.

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E m blem atiche, in questo senso, si rivelano le form e opulenti delle im m agini che, con

si arrende, continuando a rivendicare la sua funzione - irrinunciabile di stim olo.

asciutta sem plicità e astorica bellezza, fanno rivivere le D ee della fecondità presenti in

Il richiam o alla m adre nutrice ci è parso appropriato pure da altro punto prospettico. La

tutte le civiltà del m ondo antico. S i chiam ino, nell’olim po greco, G aia, R ea, E ra,

genitrix, in quanto origine eterna, presiede pure alla trasformazione che sem bra esse-

D em etra; Iside, In E gitto e nelle regioni ellenistiche; Ishtar, presso gli Assiro-Babilonesi;

re il < < cuore> > di ciò che l’artista - nel profondo - vuole comunicarci; di ciò che più le

Astart, presso i Fenici; Kali presso gli Indiani. N om i, codesti, tutti diversi per significare,

prem e ram m em orare all’U om o m oderno che, incapace di alzare gli occhi al C ielo nel

però, un’unica realtà, la divinità tellurica arcaica che, con la sua potenza ctonia, è sor-

m attino pieno di passi lenti già im m erso in quel lavoro, che l’attende, idolo al quale ha

gente sacra di tutte le form e di V ita, la Grande Madre, dal ventre perennem ente gravi-

sacrificato orm ai tutta la sua esistenza, non scorge che i m arciapiedi ingom bri, consunti

do perché eternam ente fecondo.

e sbrecciati della città, non più imago di una idea sacra, < < eterna come l’acqua e l’a-

In queste sagom e sfuggenti, così tem poralm ente lontane, m a così spiritualm ente vici-

ria> > , m a cupo, tetro, splendore del nulla.

ne alle om ologhe im m agini realizzate dalla selce scheggiata, la D ea M adre è poi evo-

All’um ano recalcitrante, il m essaggio, forte e chiaro, è dunque, di prendere, finalm ente,

cata com e genitrice buona, benefica dispensatrice di felicità. Terra che produce nutri-

conscienza di far parte della natura, e, quindi, di essere soggetto alle sue leggi ineso-

m ento. C ornucopia ricca di doni terreni. In esse, non è dato, infatti, scorgere la m adre

rabili. Q uasi a dirci che ognuno di noi conduce una doppia vita, la propria e quella della

cattiva, divoratrice; la signora cruenta della fam e; dell’innondazione e della peste. Anche

specie, per essere ogni uomo un veicolo mortale di una sostanza immortale, perchè il

se il rinvio al lato terribile, per quanto nascosto, è, tuttavia, im plicito perché la m adre

ciclo vitale è finalizzato solo alla sopravvivenza della specie e non anche, invece, a

divoratrice e quella buona dispensatrice sono i due lati inscindibili della grande divinità

quella del singolo.

m aterna uroborica.

C he è poi l’invito a considerare la nostra vita com e una scheggia dell’universo, tuttavia,

N on si insisterà, comunque, m ai abbastanza nel rim arcare che il rim ando non è ad un

iscritta nel tempo. D ove la consapevolezza di non essere tutto, consente, però l’accet-

modello che l’Artista ha presente, perché quella form a - conviene ribadirlo ancora - pro-

tazione del limite, che, m entre nega la soggettività sovrana, garantisce, nel contem po,

viene da un altrove, da un non tempo, da quel femminile che l’Artista ha trovato in sé

pochi, ma preziosi gradi di libera creatività, una sorta di pagina bianca sulla quale ver-

proprio in quanto donna, felice alchim ia di luci e di om bre.

gare inedite narrazioni.

D onde la necessità di un contem peram ento che trova vita nell’im m agine di Eros e

L’alternanza ciclica delle stagioni che, m entre scorrono, trascolorano le esistenze, fini-

Logos abbracciati. Per chiosare Freud, Tebe che si unisce ad Atene; il luogo del pen-

sce così per stem perare la rigida, im mutabile legge che la vita apre alla vita, m a nello

siero notturno che si congiunge a quello della ragione pura; irrazionale e razionale, che

stesso m om ento, e con la stessa violenza, apre alla m orte.

si fondono per costituire l’esistenza nella sua unità, nella quale, però, l’irrazionale non

L’U om o, com e ci ha conferm ato H eidegger, è nato per la morte. Anche se poi è desti-

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nato a a consum arsi in un intervallo, com e in una scacchiera, avvicendato di bianche

Dell’essere che diviene perchè l’im mutabile fa capolino proprio nel m om ento in cui si

notti e giorni neri.

trasform a. Tutto, infatti, diviene, anche se, nell’essenza nulla muta.

In quelle form e, che am m orbidiscono la ferocia indubbia dei tem pi e che fanno ancora

C redo che, in un’epoca com e la nostra, vittim a di tante distrazioni e di tante parole inu-

sperare nella possibilità di una vita poeticam ente vissuta, v’è, dunque, quest’altro anco-

tili, sia invero raro rinvenire una lezione di vita così autentica e così efficace com e quel-

ra che, col pensiero, non può condurci alla piccola E lea, alla frenetica E feso, alla splen-

la che sprigiona da queste opere solo che le si am m iri con uno sguardo totalizzante

dida Atene.

senza, perciò, far capo alla vecchia, obsoleta, logora, insoddisfacente distinzione tra

L’antitesi tra il perenne fluire delle cose di E raclito e l’immobilità dell’Essere di

form a e contenuto che non ha senso perchè l’Arte o è o non è.

Parm enide, com ’è noto, fu risolta dal genio di P latone che ha posto l’E ssere in cielo e

Per questo non ho posto l’accento sulla im postazione plastica robusta; sulle linee sem -

il divenire in terra. L’uno, sotto form a di Idea im mutabile ed eterna; l’altro com e caratte-

pre m orbide; sulla felice policrom ia delle opere, im pasto prezioso di aria, acqua, terra e

re peculiare del mondo empirico, sensibile.

fuoco: elem enti - tutti - che pur esistono tanto da autorizzare a congetturare che, dietro

Alla luce di questa dottrina, che “salva”, ad un tem po, l’< <invarianza> > ed il < < continuo

ad ogni opera, esiste realm ente M inerva protettrice, vergine com e la m ateria che - doci-

mutare> > , le opere dell’Artista finiscono, pertanto, per trovare la loro più autentica pie-

le -, con le nude m ani, si è lasciata plasm are dalla passione ispirata in un cammino di

nezza ed il loro spessore più vero.

metafisica tensione che coinvolge ed obbliga alla riflessione.

In ognuna di esse è dato, infatti, di cogliere l’attimo in cui l’Essere diviene, il m om ento

L’Arte crea e trasm ette em ozioni. Va, perciò, vissuta. N on intesa, né tanto m eno che

preciso in cui l’Essere si trasforma in altro, in una metamorfosi che si com prende, però,

m ai, spiegata. Anche perché, a differenza di quanto avviene nel m ondo del diritto, dove

non definitiva, ma solo transeunte, momento di un processo che si snoda e si dipana in

l’erm eneusi è obbligata, nell’Arte, ogni interpretazione è, invece, pienam ente legittim a.

altre forme che saranno proprie delle opere, che, verosim ilm ente, seguiranno.

P ure a titolo di riconoscenza per le em ozioni che l’artista ha saputo trasferirm i, m i sono

S e il m om ento definitorio non fosse troppo angusto e restrittivo, sarem m o tentati di

perm esso di proporre la m ia. S enza - ovviam ente - pretesa alcuna di volerla im porre a

afferm are che tutte le im m agini in m ostra non sono altro che un’impronta lunare del-

chicchessia.

l’essere che diviene.

Anim ato, invece, soltanto dalla esclusiva speranza che le m ie considerazioni non offu-

Impronta, perché segno della m em oria nel senso sopra detto.

schino tutte le altre possibili interpretazioni, im poverendo, così, la ricchezza di un ordi-

Lunare, perché, in ogni opera, prepotente, em erge il femminile che diventa sim bolo non

to prezioso che a m e ricorda il cam po di asfodeli dove fu rapita P roserpina-Kore, causa

soltanto nel vaso contenitore d’acqua - principio di ogni vita- m a pure nel contenitore

e origine di quella am bigua condizione di D em etra, costretta a suddividersi ciclicam en-

della bellezza e della conoscenza.

te fra il m ondo infero e quello superiore, fra l’invisibile ed il visibile, tra la m orte e la vita,

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per questo raffigurata con il busto tagliato, quasi ad am m onirci che la ferita dell’esistere connette ogni esistenza individuale all’ignoto. O scuro. Lontano. M isterioso. U n interrogativo irrisolto, un dubbio faticoso fonte di disagio e di insoddisfazione, che accom pagna - da sem pre e per sem pre - le nostre inquiete coscienze. Antonio Binni Bologna, dicem bre 2003

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METAMORPHOSIS OF THE FEMININE

stinct figures at dawn or dusk. In the still silence, m en and wom an walk proudly and gently, without haste, their charcoal-black eyes shining, able to see without seeing. T hey are used to the arduous effort of drawing a living from the earth.

It was in the white old village of Belvedere that I first m et Antonella Iurilli. H er sculpture,

T his land has required much sweat and love, for here only contorted trees, olive, fig, and

which is here represented, is born of im agination, utterly pure.

hazel hold back the wind from the sm all handkerchiefs of land which exist as gardens.

T he opulent form s of the sculpture with dry sim plicity and beauty bring to life the god-

T he village is built upon the highest knoll for protection, high above a wide, circular land-

desses of fecundity present in all civilizations of ancient tim es.

scape. T here, it spreads out onto the rocky hill, and in the sweetness of the sunset, the

In order to convey to you my sense that these sculptures could only com e through the

stones of the houses seem to blend with the strong perfum e of the earth.

sensibilities of som eone rooted in the rich culture of S outhern Italy, I must describe that

In the background are m ountains, absorbed in silence, with sparse trees which are often

village where I m et her one serene July evening.

hit by lightening.

In Belvedere, the uneven houses are crowded together, their order determ ined not by

O n the m ountains are dark, cool valleys where the sun pushes to enter, and chasm s

urbanistic reasoning, but by the contours of the earth. Am ong the houses, there are no

that once swallowed lost sheep. In the winter, stream s run fast from the m ountains to

gardens, only a few terraces where there are turquoise eggplants, flam ing capsicum s,

the sea. At night, the m ountains are bathed in m oonlight, and by day they are hit by a

and red tom atoes, som e drying in the sun, while here and there stands a lem on or oran-

suffocating sun.

ge tree. From the silent houses, it is still possible for people to call to one another on

In front of the village, there is the sensuous outline of the coast. Its wild virginal beauty

honeyed air, while children safely play in the streets filled with the balmy song of cric-

is softened am ong the bluffs. T his green-born sea turns blue, as waves, faithful to their

ke ts. In spring, a sweet light breeze blows through the narrow streets and broad slippery

destiny, rhythm ically return to the beach where there is no sand, only m oon-white peb-

steps where suddenly one finds oneself on sm all squares as m otionless as a stage. In

bles.

winter, snow caped m ountains shine and the streets becom e muddy stream s. S trange

T he nam e of the village, Belvedere, m eans beautiful to see. H ere is where Antonella

cactuses grow on the walls and turn toward the sun, while prickly pears spring out with

Iurilli was born, and every year she returns from where she lives in Verona, one m ight

their m odest bloom s from a thicket of thorns.

say, in exile, because it is im possible to free oneself from Belvedere which is even m ore

O ne can see an abandoned castle, once the center of absolute power, covered by a veil

alive in m em ories than in everyday life.

of light. From its ancient walls, overflowing capers are picked by the avid hands of indi-

H ere is where I m et Antonella for the first tim e on a serene July evening.

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Today, one of my sweetest m em ories is seeing the them e of the “G reat M other” m ate-

she is a wom an, has found within herself, a happy alchemy of light and shadow. T he

rialized into lucid and ordered form s. I was overwhelm ed with delight to see the them e

irrational and the rational m elt together to give shape and unity to the form of existence

of the ‘G reat M other” brought to life with an inexpressible em otion in these sculptures.

represented in these works.

T he artist has deeply probed her soul with intense psychoanalytic studies, and yet,

T he heart of what the artist com municates speaks to m odern m an, so absorbed in his

beneath the crust of such knowing, her heart is unscathed and pure. From within her

daily work that he is incapable of lifting his eyes to the sky, and does not notice the pain-

soul, these m iracles appear like olives from Athene’s lance.

ful em ptiness of his existence.

H er work, m odeled with extrem e patience and im agination is born from the dark halls

T he artist seem s to be rem inding the reluctant hum an being that we are part of nature

of m em ory and from the realm of M organ Le Fey, where everything is surprise and won-

and subject to its laws.

der, and gods and goddesses are living beings.

A definition of all of the works on show is necessarily too restrictive and narrow, still, I

T he opulent form s of the sculpture bring to life the goddesses of fertility present in all

am tem pted to define the works as “BE IN G IN T H E P R O C E S S O F BE C O M IN G W IT H

civilizations of ancient tim es.

A LU N AR IM P R IN T IN G ”.

In the G reek mythology, she is called G aea, R hea, Juno, and D em eter. In E gypt, she is

By this, I m ean to say that the works are im printed both with the artist’s m em ory and the

called Isis, in the H ellenic regions, she is Ishtar, the P hoenicians in Assyrian Babylonia

deep fem inine. T hey are a sym bol of the fem inine as vessel for the beginning of all life

called her Astart, and to the Indians, she is Kali. Although she is called by these diffe-

form s, and for beauty and knowledge.

rent nam es, the m eaning is the sam e: the archaic tellurian divinity with her chthonic

I believe that in a tim e like ours, with so m any distractions and useless words, it is truly

power, sacred source of all form s of life, the G reat M other with eternally fertile wom b.

rare to find a life lesson so authentic and efficacious as that which em erges from these

In the elusive shapes of these sculptures, the god m other is seen as good parent,

sculptures when one sim ply adm ires them with a glance.

benign giver of happiness and nourishm ent, and cornucopia filled with earthly gifts. In

O ne need not be caught in the old distinction between form and content which m akes

these im ages, one does not see the bad m other, the devourer, the bloody lady of hun-

no sense with art which either is or is not.

ger, floods, and plagues. N evertheless, she is im plicit, for the horrific form , though hid-

Accordingly, I did not focus on the shapes and lines of these sculptures, but on the

den, is always present: the devouring m other and the giver of life are two inseparable

underlying m essage com municated through the precious m ixture of air, water, earth,

faces of the m other divinity.

and fire: M inerva the protector really exists.

It is clear that the artist does not try to recall a m odel, but rather that the form s com e

T hese pieces are shaped by an inspired passion, in a journey of m etaphysical tension

from another place, a non-existent tim e, from the fem inine, which the artist, because

which both involves and obliges one to reflect.

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Art creates and com municates em otions, so it must be lived, not understood or explained. N evertheless, grateful as I was for the em otions the artist was able to com municate to m e, I allowed myself to propose my personal interpretations, wishing only to offer, not to im pose my interpretation. I hope that my considerations will not cover all of the other possible interpretations, and thus im poverish the richness of this precious web. I am rem inded of the field of Asfodeli, where Persephone was abducted, and D em eter

Sculture

was forced to divide herself between the underworld and upperworld, between the invisible and visible, between life and death. H er sliced bust rem inds us that the wound of existing connects every individual existence to the unknown. T hese pieces connect us to the unknown: dark, far away, mysterious, an unresolved enigm a, root of unease and discontent, which creates a certain restlessness of conscience, and has accom panied us a lways.

E dited for E nglish by S ylvia C onant

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2002 - 2004


Metamorfosi II 2003 bronzo cera persa e am etista 35x20 cm lost wax bronze and am etyst 35x20 cm

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Metamorfosi II 2003 te m pe ra su carta 13x18 cm goua che on paper 13x18 cm

Metamorfosi II 2003 bronzo cera persa 20x12x7 cm bronze lost wax 20x12x7 cm

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Genesi 2003 te m pe ra su carta 13x18 cm goua che on paper 13x18 cm

Genesi 2003 terracotta policrom a 13x6 cm polycrom e terracotta 13x6 cm

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Il Risveglio 2003 te m pe ra su carta 14x20 cm goua che on paper 14x20 cm

Il Risveglio 2003 bronzo cera persa 13x9 cm bronze lost wax 13x9 cm

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Kundalini 2002 te m pe ra su carta 18x18 cm goua che on paper 18x18 cm

Kundalini 2002 terracotta policrom a 13x6 cm polycrom e terracotta 13x6 cm

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Shakti 2002 te m pe ra su carta 18x13 cm goua che on paper 18x13 cm

Shakti 2002 bronzo per cera persa 13x6 cm bronze lost 13x6 cm

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Venia 2004 te m pe ra su carta 14x16 cm goua che on paper 14x16 cm

Venia 2004 terracotta 20x10 cm terracotta 20x10 cm

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Melusina terracotta 30x20 cm terracotta 30x20 cm

Melusina 2003 inchiostro su carta 16x24 cm ink on pa pe r 16x24 cm

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Hieros Gamos 2003 bronzo cera persa 25x50 cm lost wax bronze 25x50 cm

Hieros Gamos 2003 te m pe ra su carta 16x24 cm goua che on paper 16x24 cm

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Envoutement 2002 terracotta policrom a 9x23 cm polycrom e terracotta 9x23 cm

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Envoutement 2002 te rra cotta policrom a 9 x2 3 cm polycrom e te rra cotta 9 x2 3 cm


Sibilla 2003 te rra cotta policrom a 5 x1 3 cm polycrom e te rra cotta 5 x1 3 cm

Sibilla 2003 te rra cotta policrom a 5 x1 3 cm polycrom e te rra cotta 5 x1 3 cm

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Luce e Tenebra 2003 bronzo ce ra persa 10x10 cm lost wa x bronze 10x10 cm

Luce e Tenebra 2003 bronzo cera persa 10x10 cm lost wax bronze 10x10 cm

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Lamia 2002 bronzo ce ra persa 10x10 cm lost wa x bronze 10x10 cm

NativitĂ 2003 te rra cotta policrom a 35x18 cm polycrom e te rracotta 35x18 cm (a lle pa gg. 4 6-47)

Lotus 2003 terracotta policrom a 20x20 cm polycrom e terracotta 20x20 cm

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I Giardini di Shalimar 2002 terracotta 30x30 cm terracotta 30x30 cm

I Giardini di Shalimar 2002 terracotta 20x30 cm terracotta 20x30 cm

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Giardini di Shalimar I e II 2002

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Ars Magica 2003 - 2004

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Vas Sacra Ceresis 2003 te rra cotta policrom a 30x52 cm polycrom e te rracotta 30x52 cm Vas Hermeticum 2003 te rra cotta policrom a 20x31 cm polycrom e te rracotta 20x31 cm (a lla pa g. 5 3 )

Vas Sacra Ceresis 2003 terracotta policrom a 30x52 cm polycrom e terracotta 30x52 cm

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Vas Fecundum 2003 te rra cotta policrom a 25x26 cm polycrom e te rracotta 25x26 cm

Vas Amatorius 2003 terracotta policrom a 20x20 cm polycrom e terracotta 20x20 cm

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Vas Fascinosus 2004 terracotta policrom a 20x36 cm polycrom e terracotta 20x36 cm

Vas Sapiens 2003 te rra cotta policrom a 2 4 x3 1 cm polycrom e te rra cotta 2 4 x3 1 cm


Vas Gestationis 2004 terracotta policrom a 22x33 cm polycrom e terracotta 22x23 cm

Vas Lepidus 2004 te rra cotta policrom a 23x29 cm polycrom e te rracotta 23x29 cm

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Vas Ventralis 2004 te rra cotta policrom a 17x17 cm polycrom e te rracotta 17x17 cm

Omphalos 2004 terracotta policrom a 11x16 cm polycrom e terracotta 11x16 cm

Vas Somnii 2004 te rra cotta policrom a 26x22 cm polycrom e te rracotta 26x22 cm

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Vas Sirenis 2004 terracotta policrom a 17x38 cm polycrom e terracotta 17x38 cm

Vas Elementa 2004 te rra cotta policrom a 2 5 x4 8 cm polycrom e te rra cotta 2 5 x4 8 cm


NOTE BIOGRAFICHE Antone lla Iurilli D uha m e l è na ta ne l 1 9 5 4 a Be lve de re M a rittim o, piccolo paese di m are dell’alto cose ntino, a rrocca to sulla costa de i C e dri. La sua form a zione è sta ta influenzata dalle m olteplici e spe rie nze e siste nzia li, da i lunghi soggiorni in luoghi m olto diffe re nzia ti e dalle stesse radici fam ilia ri. In P uglia pe r il ra m o pa te rno, in Lom ba rdia , Liguria e F ra ncia pe r que llo m aterno. S cultrice, pittrice e psicologa , ha m e sso a frutto la sua form a zione unive rsita ria - se m iologia, antropologia e psicologia - pe r a pprofondire le te m a tiche che sono se m pre sta te a l ce ntro della sua ricerca, com e donna e com e a rtista : l’ide ntifica zione de l ruolo se ssua le fe m m inile e m a schile, nonchè il rapporto de ll’uom o m ode rno con le e m ozioni, la vita e la na tura . E ’ m e m bro de lla S ocietà di belle Arti di Ve rona , de lla S ocie tè Q ue be quoise de s Be a ux Arts e de ll’Inte rna tiona le Institute for Bioenergetic Ana lysis di N ew York. E pa rticola rm e nte a ppre zza ta pe r i suoi ritra tti scultorei. Le sue opere figurano in colle zioni priva te in Ita lia , C a na da e S ta ti U niti. V ive in una a ntica ca sa im m ersa tra le rom antiche colline dom ina te da l ca ste llo di S oave e tra scorre pa rte de ll’e sta te ne lla natia Belvedere lavora ndo su una a ssola ta te rra zza che si a ffa ccia sul litora ne o tirre nico.

BIOGRAPHICAL NOTES Antone lla Iurilli D uha m e l born in 1 9 5 4 in Be lve de re M a rittim o, a little sea village on northern C a la bria coa st built upon the highe st knoll for prote ction. H e r e duca tion has been influenced by seve ra l existe ncia l expe rie nce s, by the m a ny diffe re nt pla ce s whe re she has lived and from her m ixe d fa m ily roots. From he r fa the r they a re in P uglia a nd from he r m other they are in Liguria, Lom ba rdia a nd Fra nce. S he is a sculptor a s we ll pa inte r a nd psycologist, with an university background in linguistic, a ntropology a nd psycology. H e r a rt is m a inly focuse d on that them es that she a lways ca re d a s a n a rtist a s we ll a s a psycologist a nd a wom a n: the ide ntification of the m ale and fe m a le sexua l role s, a nd the re la tionship of the m ode rn m a n with e m otions, life and nature. S he is m e m be r of the Ita lia n S ocie ty for F ine Arts of Ve rona , of the Q ue be cois S ociety for F ine Arts, C a na da , a nd of the Inte rna tiona l Institute for Bioe ne rge tic Ana lysis of N ew York. S he is very apprecia te d for he r sculpte d portra its a nd he r works a re pre se nt in priva te colle ctions in Italy, C anada and U nite d S ta te s. S he live s in a n old house in S a n V ittore be twe e n the e ncha nting hills dom inated from the S oave ca stle a nd she spe nds he r sum m e rs in he r born villa ge working on a sunny terrace just in front of the m e dite rra ne a n se a .

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PRINCIPALI ESPOSIZIONI COLLETTIVE MAIN GROUP EXHIBITIONS

PRINCIPALI ESPOSIZIONI PERSONALI MAIN SOLO EXHIBITIONS

19 9 5 Ve rona , O fficina d’Arte (pittura)

1998 Arle s (Fra ncia ), M a eva La titude s, “T he Pa ssion a nd the Pe rson” (pittura , scultura e gra fica )

19 9 6 Arcole (Ve rona), “C entenario della Battaglia” (scultura) 19 9 8 H a m burg (G erm ania), S chloss R einbek “E urpaishe H orizonte 1998” (scultura) 19 9 9 M ila no, La H ora Feliz, “H em ingway in m ostra” (scultura)

1999 S oave (V R ), S a la C onti S a n Bonifa cio, “S ola m e nte D onne ” (pittura e scultura ) 2000 S oave (V R ), C hie sa D i S . M a ria de i D om e nica ni, “Toujours E nse m ble ” (scultura ) 2001 N oica tta ro (BA), G a lle ria E lisir, “D uha m e l & D uha m e l” (pittura e scultura )

20 0 0 Parm a , F ie ra di Parm a, “Artisti in F iera” (pittura e scultura) 20 0 1 Torino, F ie ra di Torino, “Artisti a Torino” (scultura) Ve rona , Arse nale, “M ostra sociale” (scultura) Ve rona , S pa zio E sposizioni S BAV, “C inque scultori della S BAV ” (scultura) Luga no (S vizzera), G alleria Le Lac, “S trenna d’autore” (scultura) 20 0 2 Ve rona , G a lleria D uom o, “30x30” (pittura) Luga no (S vizzera), G alleria Le Lac, “8 M arzo” (scultura) 20 0 3 Ve rona , Arse nale, “M ostra sociale” (pittura) Be lve de re M arittim o (C S ), Palazzo N astri, “C olor Action” (scultura) Be lve de re M arittim o (C S ), “G li stati dell’anim a” (scultura) Ve rona , G a lleria D uom o, “30x30” (scultura)

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Indice

7

Antonio Binni M etam orfosi del fem m inile

21

Sculture 2003-2004

53

Ars Magica 2003

67

Leda 2002 terracotta 10x18 cm terracotta 10x18 cm

N ote Biografiche


Stampato da T ipogra fia La M a rina - C a le nza no (F I) per conto di E dizioni P E R L’A - Ve ne zia m a rzo 2 0 0 5


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