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JACOPO ACCIARO

SINTESI DI TECNOLOGIA E DESIGN, LA PROGETTAZIONE ILLUMINOTECNICA AFFRONTA OGGI LE SFIDE POSTE DALLA TRASFORMAZIONE DEGLI SPAZI UFFICIO. PER RISPONDERE A ESIGENZE NON SOLO FUNZIONALI, MA ANCHE PSICOLOGICHE ED EMOTIVE. INTERVISTA A JACOPO ACCIARO, FOUNDER DI VOLTAIRE LIGHTING DESIGN

txt Roberto Negri

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Che la luce si progetti e non possa essere frutto di soluzioni estemporanee ma richieda professionisti in grado di creare in ogni ambiente la giusta atmosfera, non solo dal punto di vista funzionale ma anche psicologico ed emozionale, è dato ormai acquisito. Non solo negli spazi abitativi ma anche in quelli dedicati al lavoro. La cui progettazione e ruolo stanno a loro volta vivendo un radicale cambio di paradigma - senza dubbio accelerato dall’emergenza sanitaria - e un mutamento di scenario destinato a rimanere. Di questo e altro abbiamo parlato con Jacopo Acciaro, founder di Voltaire Lighting Design ed esperto di progettazione illuminotecnica.

Photo: Beppe Raso

Photo: Beppe Raso

Lo spazio ufficio già da alcuni anni sta vivendo una profonda trasformazione cui l’attuale crisi sanitaria ha impresso una forte accelerazione. Qual è stato l’impatto sul progetto illuminotecnico?

Senz’altro importante. Smart working, coworking, lavoro distribuito, una concezione dello spazio ufficio “smaterializzata”, legata alla gestione delle singole task più che alla postazione di lavoro, e più in generale un forte accento sul comfort psicologico, emotivo e relazionale degli utenti sono tendenze con cui ci misuriamo da tempo. A questi concetti il progetto della luce ha iniziato a rispondere focalizzandosi su flessibilità e configurabilità degli scenari illuminotecnici, sia per aderire meglio alle esigenze individuali, sia soprattutto per tenere il passo di cambiamenti che rendono il workspace non più imperniato sulla classica postazione di lavoro ma luogo che riunisce anche ambienti di relazione, di socialità e di team working. E che richiedono quindi all’impianto un alto grado di flessibilità per creare lo scenario di illuminazione più adatto al tipo di attività in corso. Un’altra dinamica già in atto era il frazionamento degli spazi ufficio in cluster di postazioni e aree dedicate, simili per funzioni a quelle tradizionali ma, anche in questo caso, più orientate al comfort emotivo degli utilizzatori e aderenti a situazioni di lavoro sempre più frammentate in singole task. La pandemia ha certo accelerato alcuni di questi fenomeni, ma ricerche e analisi già ci dicevano che quasi il 50% delle postazioni di lavoro non era uti-

Photo: Luca Rotondo

Photo: Marco Zanta

lizzato in maniera permanente. Un fatto che oltre ad avere un impatto sotto il profilo distributivo iniziava a porre la necessità di una gestione energetica ad hoc, in grado di tener conto dell’effettivo tasso di occupazione degli ambienti.

In che modo il lighting design ha risposto a questo mutamento distributivo, funzionale e concettuale degli spazi office?

La dissociazione tra spazio fisico e lavoro ci ha dimostrato che tante cose si possono fare in modo diverso, in situazioni differenti, da luoghi differenti, ma ha anche fatto emergere una serie di nuove problematiche legate a ergonomia, riconfigurabilità degli spazi, limitazione e cambiamento dei momenti relazionali e dei flussi di lavoro. Tutti temi che hanno avuto un impatto importante sul lighting design. Come progettisti siamo stati chiamati a concentrarci su bisogni non solo funzionali ma anche psicologici ed emotivi, e a concepire di conseguenza scenari illuminotecnici capaci di creare le condizioni migliori per assecondare il comfort - e di conseguenza le performance - di chi lavora. A creare, soprattutto, spazi dove la qualità è più rilevante della quantità e in cui la parte illuminotecnica è in rapporto diretto con chi fruisce dell’ambiente di lavoro grazie a flessibilità e configurabilità. Questo significa impianti “aperti”, basati su sistemi di illuminazione capaci di adattarsi rapidamente al mutare di situazioni e scenari.

Quali sono gli strumenti per raggiungere questo obiettivo? La riconfigurabilità è più questione di hardware o software,

Photo: Filippo Romano

di corpi illuminanti o di sistemi di gestione?

È un equilibrio fra questi due aspetti, anche se già oggi l’ago della bilancia si sta spostando verso un’elettronica di gestione altamente sofisticata, e lo farà ancora di più in futuro. Cominciando dal primo, variazione del tasso di occupazione degli spazi ufficio ed esigenze di riconfigurabilità stanno stimolando il ritorno di soluzioni come task light e piantane, che grazie al libero posizionamento consentono di tenere più facilmente il passo sia delle modifiche al layout degli ambienti, sia del frazionamento dei cluster di postazioni in sottoinsiemi più piccoli e non sempre interamente occupati. Quanto al secondo tema, va detto che al di là dell’elettronica di gestione gli stessi corpi illuminanti sono destinati a diventare più intelligenti e ad arricchirsi di funzioni. La tendenza è quella di farne dei veri e propri hub di informazioni tramite l’utilizzo di tecnologie come l’Internet of Things, che permette un altissimo grado di interattività tra spazio, luce e utilizzatore. Immagino un futuro in cui grazie a IoT e ai sistemi di gestione i corpi illuminanti e più in generale l’impianto potranno identificare l’utente o l’attività in corso e ricreare automaticamente lo scenario di luce più adatto.

Quali altre evoluzioni possiamo aspettarci?

La direzione è dettata da un dato ormai pacifico, ovvero che il tasso di occupazione degli spazi ufficio calerà fra il 25 e il 30% in maniera permanente e il restante 75% sarà occupato solo per il 35% dalla tradizionale scrivania personale, mentre il restante 65% sarà destinato ad attività che cambiano durante la giornata. In questo contesto la riconfigurabilità della parte illuminotecnica sarà un percorso obbligato per evitare di avere impianti sovradimensionati, non in grado di adattarsi ai cambiamenti di layout né alle esigenze dell’utilizzatore e che consumano inutilmente energia illuminando spazi in realtà non utilizzati. Si potrà ad esempio prevedere un’illuminazione di base comune a tutti gli ambienti e, scendendo di scala nel progetto illuminotecnico, una serie di scenari per aree funzionali dedicate a specifiche attività. Il tutto in un’ottica che avrà sempre più come elemento centrale l’utente, le sue esigenze non solo operative ma anche psicologiche ed emotive, e quella dimensione relazionale oggi limitata per questioni sanitarie ma che dovrà necessariamente essere recuperata. |end

MILLY

DESIGN BASAGLIA + ROTA NODARI

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