La Sicilia 31 dicembre 2012 - Recensione

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LA SICILIA

LUNEDÌ 31 DICEMBRE 2012

10.

STORIE una vita oltre l’handicap

«Voglio portarvi con me a volare» Imprenditore e atleta, disabile da 8 anni, Andrea Marchese racconta le sue «emozioni senza barriere» GIOVANNA QUASIMODO

I

l sogno della sua vita, quello di volare, librarsi nel vento con un ultraleggero tra le nuvole, lo ha realizzato paradossalmente quando, otto anni fa, ha perso l’uso delle gambe. Lui, appassionato di moto, nella primavera del 2005, quando aveva solo 25 anni, viveva a Lecco, dove svolgeva proficuamente l’attività di informatore medico scientifico. Un giorno, al ritorno da una «scannata» con la sua amatissima Ducati, l’incidente. Uno schianto terribile contro un palo. La corsa in ospedale. L’intervento chirurgico durato ore e ore. Il risveglio in corsia. E subito la notizia drammatica. Ma non fu la fine. Fu solo l’inizio di una vita nuova. Vissuta intensamente. Gioiosamente, anche se tra enormi difficoltà. E sofferenze. Per Andrea Marchese, 33 anni, catanese, Da tre anni imprenditore di successo, iniziò una nuova affascinante avventura, carica di emozioni i senza barriere. «Quando il medico - ricorda Andrea Marchese mi disse senza mezzi termini che non avrei più camminato, mi sono messo a ridere e ho chiesto un panino del Mc Donald’s e una Coca. Mi accontentarono, anche se quel menu non era il più indicato per le mie condizioni. Fu quello un pretesto per farmi riflettere. Non potevo abbattermi; bisognava dare una svolta alla mia vita. Bisognava vivere e così ho conosciuto un altro Andrea ed oggi mi piace trasmettere alla gente quello che ho vissuto». «Non è stata colpa della moto - dice - la moto non c’entra niente. Io la moto la amavo e nonostante tutto l’ho distrutta. E’ stata colpa mia. Sono stato uno stupido. E se sono rimasto

PIU’ FORTE DI TUTTO Andrea Marchese sullo sleddog e in volo col paracadute su Ortigia. Sotto sul suo ultraleggero, a destra con la moglie Roberta e il cane Luna

Il coraggio

«Quando mi hanno detto che non avrei più camminato ho riso. Non potevo abbattermi, dovevo dare una svolta alla mia vita

vivo lo devo solo al casco, che conservo ancora. Dovete vedere quel casco com’è ridotto, una cosa impressionante». «Mi piacerebbe tornare nelle scuole - cosa che ho già fatto alcune volte - per raccontare la mia esperienza agli studenti. Certo non sono la persona adatta per raccomandare “ragazzi siate prudenti”, ma mi fa piacere uno scambio di esperienze e mi preme soprattutto esortare di andare in moto usando tutte le precauzioni possibili, a partire dal casco, che deve sempre essere di ottima qualità». Da Lecco Andrea, sulla carrozzina, fu costretto a ritornare a Catania, a casa dei genitori: «Mi rivolgevano troppe attenzioni - ricorda - se mi cadeva un oggetto per terra si precipitavano tutti contemporaneamente a raccoglierlo. E così un giorno ho detto ai miei che sarei andato a vivere da solo in uno chalet a Milo, sull’Etna. E l’ho fatto». Siamo ancora nel 2005 e Andrea, oltre a dedicarsi allo sport, in particolare all’atletica leggera, riprende il suo lavoro di informatore scientifico: «Ho continuato fino al 2007, ma a un certo punto mi sono arreso, non perché non fossi in grado di svolgere il mio lavoro, ma perché mi è stato impedito dalle troppe barriere architettoniche; parcheggi selvaggi ovunque, ascensori sempre guasti, strutture sanitarie inaccessibili, anche negli ospedali. Ho dovuto dire basta».

Nel frattempo Andrea Marchese ha fondato un’associazione on line e ha iniziato un suo percorso sportivo in atletica leggera, partecipando a gare e maratone, entrando nelle finali nazionali e vincendo anche qualche medaglia d’oro sulla corsa dei 100 mt. Poi, nel 2009, si è infortunato a un tendine del gomito e ha chiuso con l’atletica per dedicarsi agli altri, molteplici, sport. Il 2009 è un anno importante per Andrea Marchese; intanto perché si sposa con la sua Roberta, la fidanzata di sempre, il grande amore della sua vita (l’altro grande amore verrà poi, all’inizio del 2012, si chiama Luna, ed è una femmina di Alaskan Malamut, praticamente una sorta di sorellina minore); poi perché intraprende la nuova professione di imprenditore in una grossa azienda di ristorazione della quale ha la responsabilità del comparto vendite; e, dulcis in fundo, perché prende il brevetto di volo e comincia a coltivare intensamente tutti i suoi hobby: immersione subacqua («Sott’acqua - dice - è come volare ed è bellissimo perché, anche se nuotare non mi dà la possibilità di poggiare i piedi, mi consente di stare in piedi e poi mi dà la possibilità di ascoltare il mio respiro cosa che non avviene durante la vita quotidiana»), ciclismo, sci, sleddog, scorribande col quad, paracadutismo, deltaplano... In un hangar privato a Calatabiano

L’impegno

Voglio portare gli altri disabili a volare con me o a fare un giro sullo sleddog e invito chiunque sia interessato a contattarmi

Andrea Marchese tiene parcheggiato il suo ultraleggero che pilota anche da solo, provando immense sensazioni. Sensazioni che però non vuol tenere solo per sé, ma aspira a condividere con altri, disabili e non, per dire loro che la vita non finisce solo perché si sta su una carrozzina. Per questo si è recato alcune volte anche al centro di unità spinale del Cannizzaro di Catania, per incontrare altri giovani che come lui, dopo un incidente stradale, sono rimasti paraplegici e infondere loro speranza e fiducia nell’esistenza. Bellissima anche l’esperienza dello sleddog sull’Etna, a Piano Vetore, dove Andrea tiene anche i suoi sci da discesa e la sua speciale bici azzurra costruita da un suo amico. «Voglio portare gli altri disabili a volare con me o a fare un giro sulla slitta trainata dai cani - dice Andrea con gli occhi pieni di luce - e lancio un invito sincero a chiunque fosse interessato. Per aderire basta contattarmi su Facebook. E’ facile. Per chi mi cercherà, ci sarò sempre».


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