Mobile immobile

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Il Mobile Immobile

Antonio Diotallevi


Mobile: [mo-bi-le] s. m. 1) Che può essere mosso o può muoversi. 2) Mobile non indica soltanto ciò che ha la possibilità di passare dalla quiete al moto ma anche ciò che permane nello stato di moto. 3) L’uso dantesco di mobilesi riferisce prevalentemente al moto locale circolare ed è attribuzione delle sfere celesti in generale. Es. “Automobile”.

Immobile: [im-mo-bi-le] agg. e s. m. 1) Che non si muove o non si può muovere; fermo, stabile. 2) Quello che per sua natura non può essere trasportato senza che venga alterata la sua consistenza. 3) Che è temporaneamente in stato di quiete. Es. “Casa”.


Automobile: [au-to-mo-bi-le] agg e s. f. 1) Che si muove da sé. 2) Autoveicolo a quattro ruote, adibito al trasporto di un numero limitato di persone su strade ordinarie. 3) Connotazione di possesso, potere ed esternamento. 4) Emotivamente immobile, statica.

Casa: [ca-sa] s. f. 1) Costruzione eretta dall’uomo per propria abitazione. 2) Centro vitale, nucleo di stabilità e libertà in cui si può essere pienamente se stessi. 3) Connotazione di appartenenza, sicurezza ed intimità. 4) Emotivamente mobile, dinamica.



“L’ordine della sala da pranzo e della stanza da letto, questa struttura mobile legata alla struttura immobile della casa è ancora ciò che la pubblicità diffonde ad un vasto pubblico.” Jean Baudrillard, Il sistema degli oggetti, 1968


a.

Premessa Questo scritto è un sunto della mia tesi di laurea, presentata al termine del corso di studi in Industrial Design presso lo IAAD ( Istituto d’Arte Applicata e Design ) di Torino. Nel mio percorso di studi spesso mi sono trovato ad interrogarmi sulle dinamiche nascoste e, per questo, difficili da cogliere ed esplicitare, che si stabiliscono tra l’uomo e le sue creazioni, ovvero gli oggetti a cui dà vita.Il tema di questa tesi è appunto questo rapporto, che nell’arco dell’ultimo secolo si è andato frammentando e ramificando, acquistando un carattere non più oggettivo bensì irrazionale e poco prevedibile. La tesi è stata pensata e realizzata per Poltrona Frau, un’azienda che in questi 3 anni di studi è stata un punto di riferimento per la mia crescita professionale e progettuale. All’inizio non è stato facile individuare un percorso da seguire per strutturare il mio lavoro. Molte idee, inizialmente confuse, creavano circoli viziosi in cui sarebbe stato facile perdersi, ma a forza di girare in tondo il percorso è divenuto chiaro, tangibile e deciso dalle continue domande che si riproponevano periodicamente. Andando avanti, le domande, trovando chiarificazioni e risposte, hanno dato luogo ad alcune affermazioni, la più importante delle quali è la necessità di tornare a riflettere sull’uomo inteso come corpo fisico e non come contenitore di desideri (parola contenitore sarà un vocabolo chiave del nostro lavoro). Negli ultimi anni la percezione del reale è mutata drasticamente. Viviamo in un mondo in cui la linea che divide reale e virtuale si fa sempre più esile , in cui il concreto diventa un mezzo per accedere alle informazioni, in cui l’ estetica delle immagini sostituisce quella degli artefatti. Come il bit si distingue in 1 e 0, i caratteri oggettivi si alternano in ciò che è nuovo e ciò che automaticamente diventa vecchio. L’ uomo in questo moto uniformemente accelerato traccia un solco, una divisione tra sé e gli oggetti che lo circondano, i quali perdono così ogni carattere che va oltre la funzionalità e l’estetica. L’unico valore che odiernamente ha importanza è il “nuovo”, non inteso come innovativo ma come successione matematica di un oggetto che sostituisce un altro. Questo ha portato negli anni una successione di reazioni come l’ eccessiva industrializzazione, il disequilibrio tra materia prima, materiale di scarto e prodotti morti, finiti nella discarica. Tutto questo è causa e conseguenza di una disaffezione dell’uomo nei confronti degli oggetti. Affinché questa affermazione non risulti sterile, ho provato ad individuare le cause del fenomeno, ed ho capito che l’analisi andava portata più in profondità, spostando l’attenzione dall’analisi dell’oggetto all’analisi del rapporto tra uomo e oggetto. L’uomo si relaziona con ciò che non è animato in maniera simile a ciò che lo è. Schematizza i suoi rapporti con l’altro classificandoli per importanza, ricordi, piacevolezza, comprensione e fiducia e fa lo stesso fa per i suoi rapporti con gli artefatti. Visto che questi rapporti non funzionano più in maniera corretta, la soluzione più semplice è quella di cambiarli, mutarli.


La mia tesi si pone come finalità i l cambiare il rapporto tra uomo ed oggetto. Alla base del mio progetto non c’è un solo soggetto, bensì due, l’auto e la casa che sono i personaggi principali, perché l’auto è considerata l’oggetto bandiera dell’innovazione culturale ed industriale del 1900, mentre la casa, intesa come modello di abitazione, spazio vitale, è il luogo dove le affezioni nascono, crescono e si concretizzano. Poltrona Frau ha nel suo dna, nel suo heritage storico, entrambe queste realtà e negli anni molti sono stati i tentativi di contaminare queste due sfere tra di loro.

Portare la casa, luogo in cui le affezioni nascono, nell’interno dell’automobile, oggetto visto finora come puramente funzionale e/o edonistico, è la sintesi del lavoro svolto. Il progetto parte dalla creazione di un piccolo vocabolario in cui vengono espressi i concetti basilari, poi si occupa dell’analisi di entrambi i soggetti, mettendoli a confronto in modo da evidenziarne i punti in comune e quelli in disarmonia. L’analisi è stata affrontata storicamente, dal 1900 ad oggi, fino ad ipotizzare un futuro non lontano. Il progetto sviluppato è ambientato in un futuro plausibile, realizzabile, che sfrutta lo stato attuale dell’arte, dello sviluppo tecnico ed industriale e lo porta più avanti, quando sarà accessibile e fruibile. Antonio Diotallevi


Indice a. b. 1. 2. 3. 4. 5.

6. 7. 8. 9. 0.

Premessa Piccolo vocabolario Analisi storica dell’approccio progettuale Analisi problematica Analisi macrosistema casa Analisi macrosistema auto Paragone macrosistemi 5a. Spazio, forma, luce e materia 5b. Elementi di seduta 5c. Elementi di raccolta 5d. Elementi di Illuminazione Poltrona Frau 6a. Analisi storico/stilistica 6b. Interior in Motion L’auto pensata Concept Progetto Bibliografia 0z. Ringraziamenti


Pubblicità della Nuova Volvo 850 T5 (Agenzia: Pirella Göttsche Lowe, entro 1995)


b.

Piccolo Vocabolario.

(Oggetto) Temporaneo: [tem-po-ra-neo] agg. 1) Che ha una vita definita, che dura per un periodo di tempo limitato, che non è definitivo. 2) Freddo, non emotivo, destinato a morire come è nato senza arricchirsi di valori aggiunti. Es. “PC Portatile”.

(Oggetto) Vitale: [vi-ta-le] agg. 1) Che è atto alla vita, che ha capacità di vivere, con un ciclo di vita definito solo dalla propria usura fisica . 2) Caldo, emotivo, destinato alla crescita di valori, sensazioni, ricordi, verso chi lo utilizza. Es. “Poltrona in pelle, mobile in legno”.


(Oggetto) Sicuro: [si-cu-ro] agg. 1) Di cui ci si può fidare. 2) Le cui funzioni sono state confermate ed assicurate. 3) Che contiene al suo interno più funzioni. Es. “Smartphone, coltellino Svizzero”.

(Oggetto) Fragile: [fra-gi-le] agg. 1) Di aspetto ed utilizzo delicato. 2) Elemento bisognoso di attenzioni maggiori rispetto ad altri per la sua conformazione materica e/o estetica. Es. “Auto d’epoca restaurata”.



Lo Zippo riassume ed interpreta la maggior parte dei vocaboli definiti. Prima di tutto, è un oggetto fragile perchè ha bisogno di attenzioni e cure come il rabbocco settimanale del petrolio, il cambio mensile della pietra focaia e quello annuale dello stoppino. Una volta assicurate queste attenzioni all’oggetto, possiamo definirlo come oggetto sicuro perchè assicura la sua funzione anche contro vento. Oltre a questo, esso ha una vita teoricamente infinita a differenza dei più diffusi accendini usa e getta, quindi oggetti temporanei. In fine esso diventa oggetto vitale, perchè non è destinato a morire e chi lo porterà con se non sarà portato a buttarlo o a cambiarlo, anche se rovinato e graffiato. Anzi vedrà quei difetti come valore aggiunto, perchè pregni di significato, Chi acquista lo Zippo non si preoccupa del fatto che costi 30 volte in più di un accendino usa e getta, perchè sa che col tempo quell’oggetto prenderà un valore affettivo non monetizzabile.


1.

Analisi Storica dell’approccio progettuale

In Europa Dal ‘900 al 2020

‘900

Oggetto come entità unica e nuova. Realtà dei Dagherrotipi, sviluppo tecnico. Industrializzazione, Belle Epoque, prima guerra mondiale, stile Liberty,

‘920

Oggetto come applicazione funzionale dell’arte. Rifiuto dell’accademicità, distruzione dei canoni classici. Il Manifesto Futurista di Marinetti.

‘930

Oggetto come elemento identificativo degli ceti sociali/politici. Rapporto architetto/società, razionalismo. Seconda guerra mondiale, l’uomo crea la bomba atomica, il jazz a New Orleans.

‘950

Oggetto svincolato da ceti sociali, persone ed architettura: entità propria dell’oggetto. Si progetta liberi da una ancora non nata ricerca ti mercato. Ripristino economia globale, boom economico, nasce il Rock’n Roll, si proietta Vacanze Romane.

‘960

Oggetto come punto di incontro tra innovazione tecnica/tecnologica ed industriale. Innovazione e cambiamento come valore. Rivoluzione Culturale, il mondo in televisione, Pop Art, i Beatles, la primavera di Praga.


‘970

Oggetto come mezzo di espressione politica ed utopica ma anche come specchio della società dei consumi Primi tentativi di teorizzazione del metodo progettuale. Guerra Fredda, emancipazione, caccia al petrolio, muore Jimi Hendrix.

‘980

Oggetto come esternazione del proprio essere, carattere edonistico. Crisi dei valori, commercializzazione totale del progetto. Periodo di declino, debito pubblico, Commodore 64, Kraftwerk, cade il muro di Berlino.

‘990

Oggetto come moda, identificativo dell’individuo. Grande mutamento tecnologico, nascita dell’estetica digitale. Guerra del Golfo, processo Mani Pulite, Sony Walkman, MTV.

‘000

Oggetto come società, surplus eccessivo. Progettare il bisogno e l’individuo. Nasce l’UE, millennium bug, 09/11, guerra in Iraq, presentato il primo Iphone, Internet.

‘010

Oggetto morto, destinato alla totale perdita di ogni carattere fisico duraturo. Progettare il sistema intorno all’oggetto. Terremoto in Giappone, muore Steve Jobs, scoperta del Bosone di Higgs, muore Rita Levi Montalcini.


“[..] è certo che se un futuro dell’architettura esiste, questo consiste non in un nuovo modo di progettare, ma in un modo nuovo di usare la casa; un modo che preveda il diverso, il privato, l’errore e la variante. Le armi di una rigida morale di giudizio e di azione devono ormai servire non a spaccare il mondo ma ad ammettere gli altri sistemi di pensiero e di comportamento, accettando di confrontarsi, partendo da posizioni coscientemente sempre parziali. Alla lunga vincerà chi ha più fiato e idee più lucide su come seguire e capire il mondo.” Andrea Branzi, La casa Calda 1984 Idea Books


2.

Analisi problematica

L’auto, l’uomo ed il movimento.

“Per livello scientifico si intendeva anche la rimozione preliminare, dalla ricerca, di tutti i parametri qualitativi, tipici del concetto corrente di design, di architettura e di urbanistica. Questo fatto ci sembrava di grande importanza; se volevamo riuscire a creare un quadro scientifico della città e degli oggetti in essa contenuti, per capirne il loro reale funzionamento, fuori dalle ideologie e fuori dalla storia,dovevamo affrontare il manufatto urbano come un dato chimico, cioè come un cristallo di cui scoprire le leggi generali di formazione, indipendentemente dalla storia dei singoli cristalli, e da valutazioni estetiche o funzionali su di essi. [...]” Andrea Branzi, La casa Calda 1984 Idea Books

Azione Chi?

Spostare L’auto

Cosa?

Persone ed oggetti

Dove?

Da un punto a ad un punto b

Come? Perchè?

Comodamente ed in sicurezza L’uomo è pigro e la società richiede una mobilità dell’individio e del suo essere. Questo è dovuto ad una cattiva strutturazione dei punti di interesse intorno all’uomo, spesso deframmentati.


3.

Analisi macrosistema Casa

L’uomo e la stasi.

Attivo Entertainment

Architettura Percezione ambiente

Materiale Colore Climatizzazione

Sedia Seduta Relax Letto Superficie Contenitore

Artificiale Naturale

Elementi Spazio

Elementi comuni

Struttura Sicurezza


Analisi macrosistema Auto

Forma Luce Materia Temperatura Sensazioni Comfort

Raccolta Azione

Colore Materiale

Artificiale Naturale temporanea

4.

Volumetrie Emozioni

L’uomo ed il movimento.

Sedile Panca

Strumentazione Infotainment

Climatizzazione Contenitore

Elementi imprescindibili


5.

Paragone Macrosistemi

Prima di incominciare qualsiasi atto progettuale, è stato necessario capire quali sono gli elementi che compongono le realtà dell’auto e della casa. Sintetizzando i due sistemi si sono emerse 3 macrocategorie: Lo spazio, composto da tutti gli elementi fisici percepibili, come il colore, la forma, l’ambiente, la temperatura, il materiale e la luce; gli elementi, ovvero tutti gli oggetti all’interno dello spazio; la sicurezza e la struttura, caratteristiche imprescindibili perchè funzionali e necessarie. Una volta analizzati i due diversi macrosistemi è stato possibile individuarne elementi comuni. Questi elementi sono stati oggetto di approfondita analisi contrapposta, che ha permesso di visualizzarne macro tipologie evidenziandone l’evoluzione storica, funzionale e formale di ogni elemento. Questi punti di incontro sono stati le basi per poter incominciare a pensare una possibile soluzione alla problematica soggetto di questa tesi.

Partendo dall’analisi contrapposta dello spazio, scomposto in spazio, forma, luce e materia, si continua con gli elementi di seduta. Questi per primi, perchè l’interno automobilistico è spesso identificato con sedile e volante. Non essendo presente un parallelismo nella casa, per quanto riguarda il volante, rimane il sedile o seduta. Successivamente vengono analizzati gli elementi di raccolta, molto più caratteristici dell’ambiente domestico e si conclude infine con gli elementi di illuminazione, comuni ad entrambe le realtà.

“House is a machine for living in. Baths, sun, hot wather, cold water, warmth at will , conservation of food, hygene, beauty in the sense of good proprotion.” Le Corbusier Towards A New Architecture, 1923


5a.

Spazio, forma, luce e materia.

1900

1910

1920


1920

1930

1940

1950


1950


Gli anni ‘60 segnano una prima separazione tra auto e casa. Il boom economico porta alla nascita della “Bella Vita” in cui ogni elemento vive decontestualizzato dal resto. Le case si colorano di nuovi elementi, di colori e di materiali sintetici. In America spopolano le Muscle car, in Europa si gira in Spider. L’auto e la casa incarnano i principi edonistici del periodo. L’apparenza è ciò che conta. Nasce il designer Automobilistico insieme ad altre figure professionali specializzate.

1960


1970

1980


1990


2000




5b.

Elementi di seduta. Negli anni la sedia ha acquisito il ruolo di icona del disegno industiale. Partendo dai prodromi, le poltroncine in stile Luigi XIV ed arrivando alla Ghost di P. Starke, simbolo di innovazione tecnologia, è chiaro che la sedia, in poco più di un secolo, ha avuto un’evoluzione rapidissima. E’ difficile individuare un fil rouge che lega tutte le sedute elencate. Questo perchè la sedia ha una funzione essenziale e qualsiasi atto progettuale su di essa può sembrare un surplus. Quindi, pur essendo uno degli oggetti più diffusi al mondo, solo poche sedie vengono riconosciute come originali e innovative. Nell’ambito automobilistico, invece, il sedile deve rispondere a dei caratteri di comfort e sicurezza maggiori rispetto alla seduta domestica. Questo permette ai designer di avere maggiore campo di intervento. Sicuramente interessante è l’evoluzione tecnologica che il sedile ha avuto negli anni. Dalla struttura tubolare della 2 CV, ai complessisimi sedili odierni.


‘900

‘850

‘920

‘930

‘940

‘950

‘970

‘010

‘980

‘000



Oltre all’evoluzione stilistica formale dei sedili automobilistici, va tenuta in considerazione anche quella tecnologia utilizzata, direttamente proporzionale alla sicurezza. Quest’ultima negli ultimi anni è diventata un valore quasi più importante del comfort o della semplicità di utilizzo della seduta.


5c.

Nel ‘900 il contenitore o mobile, è passato dall’essere un oggetto vitale, con un proprio linguaggio ed una propria funzione definita dai secoli passati, al diventare soggetto di sperimenzationi formali e funzionali nate dalla ricerca del nuovo abitare, dalla necessità di realizzare un prodotto industrializzabile (quindi svincolandolo dalle sue origini artigiane) e dalle avanguardie progettuali degli anni ‘70. Queste sperimentazioni continuano tutt’oggi, rendendo il mobile totalmente autonomo e svincolato dall’arrendamento circostante.

Elementi di raccolta.



Nell’auto inizialmente il contenitore si trova sottoforma di valigia, elemento prelevato dal mondo del viaggio, una realtà comunque affine ma comunque estranea al contesto. Questo passaggio è fondamentale in quanto la valigia crea un collegamento tra casa e il veicolo. Negli anni a seguire i progettisti, hanno inserito nell’abitacolo spazi predisposti alla raccolta e alla cura di oggetti esterni all’auto: da semplici volumi scavati nella plancia ai complessi sistemi di storage disposti sotto i sedili o nell’imperiale. Interessanti alcune realtà in cui vengono studiati spazi dedicati a specifici oggetti, come ombrelli o chiavi. Qui la progettazione non si ferma al contenitore ma si estende anche al contenuto.



5d.

Elementi di illuminazione.


L’evoluzione degli elementi di illuminazione nell’ultimo secolo ha portato ad una sintesi inizialmente funzionale e poi formale sempre più forte e decisa. Negli ultimi anni, come è successo negli elementi di raccolta, vediamo l’elemento illuminante unico e vivo, autonomo dal resto. Da citare la collaborazione tra Achille Castiglioni e Pio Manzù, all’epoca un confermato car designer, per la progettazione della lampada Parentesi Con l’avvento delle nuove tecnologie a LED e Amoled, si sviluppa una seconda linea di pensiero che porta a valorizzare l’oggetto sia per il suo carattere tecnologico innovativo sia per quello legato al consumo. Questa è molto vicina a ciò che è succede nell’automobile, dove gli elementi di illuminazione sono visti come sinonimo di avanzamento tecnologico e di sicurezza. Interessante è il ruolo degli elementi al limite tra l’illuminazione e l’infotainment, che svolgono un ruolo sia di controllo dell’interfaccia sia estetico. Necessario citare Rolls Royce, con il suo “cielo stellato” nell’imperiale e la sua volontà di realizzare un’illuminazione fortemente legato all’entertainment.






6.

Poltrona Frau

Leader nell’arredamento di alta gamma, Poltrona Frau è portavoce nel mondo dei valori legati al design e alla produzione made in Italy. Nel 1912 il cagliaritano Renzo Frau fonda l’azienda, basando l’etica aziendale nella totale valorizzazione del lavoro manuale e del materiale usato, ovvero la pelle, il cuoio ed altri materiali di pregio. Oggi, dopo una storia centenaria, continua vittoriosa nella sua missione, unendo artigiano ed industria in maniera unica ampliando il suo raggio d’azione non solo all’arredamento residenziale, ma anche nei grandi appalti architettonici pubblici e privati e nei mezzi di trasporto.


6a.

Lo stile, il classicismo,

Analisi storico/stilistica.

‘900-’920

i prodromi e le icone.


Cambio di ottica,

‘940-’960

il design italiano come valore.


Il sistema di sedute,

‘970-’980

il comfort,l’ergonomia.


I nuovi materiali,

‘990

ricerca stilistica.


Un nuovo linguaggio,

‘000-’015

la sperimentazione.


6b.

Interior in Motion.

Il dipartimento “Interior in Motion” di Poltrona Frau nasce nel 1986 con la realizzazione in serie dell’interno della Lancia 8.32. Questa è la prima volta in cui un’azienda di mobilio e complementi di arredo si occupa di un’auto, utilizzando materiali affini al mondo automobilistico (pelle e microfibra) ma con finiture ed un’attenzione al dettaglio decisamente lontani dalla percezione di oggetto industriale vigente all’epoca. Come un ritorno alle origini, quando ad occuparsi degli interni delle prime auto erano che mastri sellai e tappezzieri, si restituisce all’abitacolo il suo “Hic et nunc“ (nella concezione di W.Benjamin nel suo saggio “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”) ovvero la sua originaria natura, unica ed artigianale, in controtendenza con il vigente consumismo che rendeva e rende tutt’ora l’auto Oggetto Temporaneo.


Nei vari progetti del dipartimento è sempre presente almeno un elemento, estrapolato dal parallelo mondo dell’arredo e portato all’interno dell’auto o mezzo di trasporto. Sopra è possibile vedere la scritta Frau sulla copertura della ruota di scorta della Citroen 2CV restaurata dalla modelleria dell’azienda. Questa decorazione è la stessa utilizzata nei cuscini dei divani storici per far fuoriuscire l’aria ed accentuare il comfort.


Il dettaglio. Nella prima immagine è possibile vedere come viene utilizzata la stessa cucitura del divano Kennedee per il sedile first class dell’Airbus A330 della Ethiad. Nella seconda, il Plissè (elemento distintivo del divano Chester) viene utilizzato nel prototipo della Lexus CT200H posizionato nel fianchetto esterno del sedile e nel pannello porta. Invece la cucitura del sofĂ Archibald disegnato da J.M. Massaud viene riportata nel retro del sedile per valorizzare esteticamente non solo il frontale di esso, ma anche il posteriore, spesso lasciato vuoto.


L’auto, la valigia ed il viaggio. Da valorizzare il lavoro fatto per la Jeep e per la Maserati Quattroporte in cui la progettazione e l’attenzione al dettaglio non si fermano solo all’interno, ma anche al sistema di valigeria, studiato per la macchina e sulla macchina. Questo apre il discorso sulla valigia, prima accennato nel capitolo Elementi di Raccolta. La valigia, come detto prima, si pone tra la casa e l’auto introducendo il tema del viaggio, dello spostamento dell’uomo ma anche dei suoi beni.



Interessante il concept di Ora Ito per Louis Vuitton, in cui forme assolutamente fuori dall’estetica dell’azienda, vengono comunque comprese ed accettate perchè si appoggiano alla conoscenza e all’heritage storico del brand. Questa tipologia di approccio è molto simile a quella avuta da Sapper e Zanuso negli anni ‘60 con i progetti Algol, Doney e Black per Brionvega.


7.

L’auto pensata

Karasutra, Mario Bellini, 1972


Panda, Giorgetto Giugiaro per Fiat, 1980


021C, Mark Newson per Ford, 1999

Ludo, Ellipse, Citroen, 2002

EVN, Honda, 2009


The dwelling lab, Patricia Urquiola per BMW, 2010


Me We, Jean Marie Massaud per Toyota , 2013

Citroen Cactus, 2014


Partendo dal Karasutra di Mario Bellini ed arrivando alla Panda di Giorgetto Giugiaro è visibile, negli anni ‘70/’80, la volontà di ragionare sull’architettura dell’automobile intesa come spazio. Tutti i caratteri estetici vengono lasciati da parte e focus progettuale diventa l’utilizzo, la conformazione socio-funzionale dell’auto. I ragionamenti razionalistici sull’etica dell’architettura vengono riapplicati 40 anni dopo nell’automobile. Essa è veicolo di persone ed oggetti, depurata da ogni carattere estetico, decorativo ed edonistico. L’approccio quasi brutalista di Bellini nei confronti dell’architettura dell’automobile, riapre discorsi accennati anni prima con le prime auto monovolume e li porta oltre, andando a definire un utilizzo del veicolo non più solo in movimento, che muta e si espande quando è fermo. Dopo quasi un decennio Giorgietto Giugiaro, forse ispirato dal progetto di Bellini, prende idee molto vicine al Karasutra e le applica in un’auto di produzione. Le forti necessità economiche e culturali dell’epoca lo portano a progettare architetture più piccole, di maggiore appeal e utilizzo, senza limitare l’utilizzo dell’abitacolo. Questo è stato possibile grazie alle grandi innovazioni tecnologiche applicate nei sedili, nella plancia, nei pannelli porta ma soprattutto dalla volontà di realizzare un mezzo privato accessibile a tutti, privato di ogni surplus ed eccesso. Questo ci porta a pensare alla Panda come auto industriale, fuori dai discorsi stilistici legati all’automobile. Mark Newson nel ‘99, con la sua 021C concepisce l’interno dell’automobile con un linguaggio puramente derivato dal mondo dell’industrial design, trattando i vari componenti dell’abitacolo come oggetti singoli, molto caratterizzati e distinguibili. Un trattamento simile è visibile nel concept EVN della Honda, dove gli elementi non sono solo autonomi, ma anche intercambiabili e rimpiazzabili, aumentando la vita dell’automobile, la sua vivibilità e le possibilità di personalizzazione. Interessanti i concept Ludo ed Ellipse della Citroen in cui si scardina la visione del sedile come elemento fondamentale dell’auto. Patricia Urquiola nel 2010, in collaborazione con BMW, con il suo progetto “The dwelling lab” apre una discussione su ciò che è il sistema dell’interno dell’automobile facendo notare che non è solo composto dai componenti classici ma anche dagli oggetti che l’uomo intromette in questo. Questo progetto “parassita” comunica chiaramente che non si può più concepire l’auto come oggetto finito e definito, anzi, bisogna aprire gli orizzonti progettuali al nuovo modo di utilizzare il veicolo ed alle differenti esigenze che ogni individuo ha. Il progetto di J.M. Massaud del 2013, in collaborazione con Toyota, e la Citroen Cactus riprendono molti dei concetti ed idee sopra citati e li applicano sfruttando al massimo le nuove tecnologie ed i nuovi materiali. Questi possono essere definiti come i primi modelli di una nuova generazione di abitacoli automobilistici, molto lontani dalla visione degli anni ‘90 in cui l’interno non era altro con un contenitore, messo sempre in secondo piano dall’esterno dell’automobile.




8.

Concept

La grande differenza tra l’interno di una casa e l’interno di un’automobile è la percezione di oggetto che si ha dell’ultimo. La mancanza di una standardizzazione delle volumetrie, l’assimetria drive oriented ed il linguaggio estetico definito come “automobilistico” non permettono al fruitore di mettere sullo stesso piano l’interno della vettura e quello della casa. Negli anni i designer automobilistici hanno creato una realtà estetica, formale e funzionale che oggi rimane difficile distaccare dall’oggetto auto. Oltre a questo c’è da dire che l’interno, a differenza dell’esterno dell’auto, non è studiato per essere facilmente aggiustato o sostituito in caso di rottura, rendendolo un oggetto temporaneo.


Ipotizzando una vita del veicolo di 20 anni, l’utente deve poter sfruttare al meglio il proprio abitacolo a seconda delle sue necessità funzionali ed estetiche, modulando le superfici e i vari elementi dell’interno. Facendo così, teoricamente l’oggetto in questione diventerebbe eterno e quindi non adatto alle esigenze di mercato dell’industria. Però rendendo non definitiva la conformazione dell’interno, l’utente può decidere di arredare la propria vettura come e quando vuole. Questo creerebbe un mercato post vendita, permettendo all’industria di vendere non più solo oggetti definiti, ma componenti ed ampliare negli anni il suo catalogo di elementi. Rimuovendo ogni entità stilistica e funzionale chiara all’oggetto, l’utente dovrà trovarla in maniera autonoma, rendendo l’oggetto proprio, un oggetto vitale e al contempo fragile.


La “Vasca” (cosi chiamata in gergo automobilistico) è studiata in modo da lasciare libera possibilità di scelta all’utente.


Il modulo base, nei suoi vari dimensionamenti è volutamente lasciato anonimo, per concentrare tutta l’attenzione sulla sua realizzazione e su come è stato gestito e composto nello spazio. Riprendendo il concetto di “Pelle e Manto” (Nanni Strada, 1973) la funzionalità dell’elemento è stata ridotta all’osso, al minimo indispensabile, lasciando alla copertura il compito di definire il carattere estetico.


La vasca ha delle zone predisposte per il collegamento dei componenti elettronici. Queste non solo forniscono corrente, ma permettono anche lo scambio dati come i collegamenti Drive by wire per il volante oppure le connessioni per il sistema audio dell’auto.


I fori predisposti per connettere vengono segnalati con un bordino colorato. Gli altri invece servono da sistema di bloccaggio per i sedili ed altri componenti che necessitano solo di un blocco strutturale. Facendo così si assicura saldamente ogni elemento od oggetto che si porta all’interno del veicolo. L’utente potrà configurare il suo interno secondo le sue necessità ed il suo gusto, implementando gli elementdi al suo interno in maniera progressiva nel tempo.

La stessa idea può essere applicata a vasche più o meno grandi. Questo permetterebbe di coprire più segmenti ed ampliare il mercato.


Come nel progetto per casa Schroder Schrader di G.T. Rietveld si vuole dare la possibilità a chi vive l’ambiente di poter decidere di aprire o chiudere lo spazio, suddividerlo. Nel nostro interno non è possibile muovere le pareti esterne della vasca, a differenza del Karasutra di Bellini, ma si può disporre gli elementi a proprio piacere.Questo permette di rendere proprio l’ambiente, ma di cambiare velocemente la composizioneaumentando lo spazio di carico.


Possibili conformazioni si elementi di seduta all’interno della vasca.


Spostando l’apparato di riscaldamento e climatizzazione nell’avantreno, è possibile avere una volumetria libera e svincolata dagli elementi tecnici. Dal momento che si vuole rendere l’interno totalmente personalizzabile, non è possibile avere bocchette fisse per il direzionamento dei getti di aria climatizzata. Quindi sono stati utilizzati gli stessi fori utilizzati per fissare gli elementi che compongono l’interno per far fuoriuscire l’aria. Emulando riscaldamento a pavimento presente nelle abitazioni, l’aria calda viene diffusa dal basso mentre l’aria fredda dall’alto.


L’illuminazione viene gestita tramite un sistema di led e teli Barrisol ®.Grazie a questa combinazione è possibile avere un effetto molto simile alle moderne tecnologie Amoled, però con un consumo di energia minore ed una maggiore ed una vastissima possibilità di varianti a seconda della necessità.


9.

Progetto




Ricerca stilistica


Alcuni richiami formali ripresi da un progetto sviluppato per Poltrona Frau nel 2013.




Color & Trim


Volante ed interfaccia

Sistemi di raccolta


Componenti per poter assicurare all’interno dell’auto oggetti e beni.

Aziende esterne possono realizzare componenti specifici per l’auto, permettendo il fruitore di scegliere ogni elemento presente nel suo veicolo.







0.

Bibliografia

Vers une architecture, Le Corbusier, 1923 L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, W. Benjamin, 1936 Il sistema degli oggetti, J. Baudrillard, 1968 Disegno industriale: un riesame, T. Maldonado, 1976 La casa calda, A. Branzi, 1984 Il mondo delle cose, M. Douglas e B. Isherwood, 1984 Dopo l’automobile, C. Ward, 1991 Pensiero e progettazione, A. Emanuele, 2003 Un paese a quattro ruote, F. Paolini, 2005 Estetica degli oggetti, E. L. Francalanci, 2006



Dedico questa tesi a mia madre, mia nonna e mia sorella, che hanno reso possibile il mio percorso di studi motivandomi e supportandomi. Antonio Diotallevi



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