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arissimi è con immensa gioia che vi presento quest'edizione del giornalino parrocchiale “Il porcellino di Sant'Antonio”. In occasione dell'annuale festa patronale questo valido strumento entrerà nelle vostre case e tra le vostre famiglie e sarà voce della comunità parrocchiale che, sotto lo sguardo vigile e protettivo del Santo, vuole continuare il proprio cammino di fede. Nel solco già tracciato dei miei predecessori, dai parroci vibonatesi prima ai padri vocazionisti dopo e fino ai sacerdoti diocesani il compianto don Gennaro Farnetano e il nostro don Elia Guercio, mi inserisco anch'io. Come già vi scrivevo nella lettera di saluto e presentazione mi accingo a proseguire con voi il mio cammino sacerdotale ed in punta di piedi entro nel vostro cammino di esperienza cristiana. Per questo motivo nella semplicità e nella quotidianità sono arrivato e cosi voglio continuare a vivere il mio sacerdozio e la mia esperienza di parroco. Sono convinto infatti che Dio è presente nella semplicità e non nello sfarzo, nella quotidianità di gesti e parole e non nella straordinarietà degli eventi, nella ferialità dei giorni e non nella solennità dei momenti. Alle volte pensiamo che l'essere cristiani si esprime in alcune occasioni, invece si vive nella fedeltà a Dio ogni giorno tenendo presente l'appuntamento con la celebrazione domenicale che, oltre ad essere un obbligo per ogni battezzato, è vera esigenza dell'anima, quella cioè di incontrare Dio, ascoltare la Sua Parola, cibarsi del Suo Corpo e vivere la fraternità nella comunità. Vi invito sempre, in modo particolare le famiglie, a non trascurare questo momento di Grazia. In modo speciale in questo Anno Santo della Misericordia lasciamoci conquistare dall'Amore di Dio. La Porta Santa ci invita ad entrare e a non rimanere sulla soglia. Varchiamo le porte soprattutto quelle che ci stanno strette della sofferenza, del perdono, dell'adesione alla volontà di Dio, della difficoltà economica, lavorativa e sociale. Entrando attraverso la Porta che è Cristo sentiremo la Sua benedizione scendere si di noi e su quanti ci stanno a cuore. Entriamo e sperimentiamo l'Amore di Dio per uscirne rinnovati e fortificati dalla Grazia di modo che possiamo diventare veri testimoni del Suo Amore per gli uomini. I Santi hanno fatto proprio cosi. Sant'Antonio è “Il Grande” ma, secondo l'insegnamento di Gesù Maestro, si è fatto piccolo ed ha saputo vivere con radicalità il Vangelo. Noi che siamo i suoi discepoli dobbiamo imitarlo nelle virtù ed innamorarci sempre di più di Cristo e del Suo Vangelo. Ho compreso, venendo tra voi, la grande devozione al Santo Patrono e ne ho avuto la conferma durante la novena ma ciò che mi ha fatto capire il vostro attaccamento a Sant'Antonio è stata una fotografia che da subito mi ha colpito e che ho voluto fosse nuovamente pubblicata qui di fianco. Il Vibonatese guarda Sant'Antonio e il Santo guarda il suo fedele: la vera devozione sta in questa intensità di sguardi: da qui parte l'imitazione. Nella foto, che vi ripropongo, la signora Annamaria Bruni avvolta nel suo vestito tradizionale con le mani e il volto rugato dal tempo e dal lavoro non si lascia prendere dal rumore che c'è intorno ne dalla processione che continua a snodarsi, neppure si lascia, come vediamo negli altri affascinare dalla novità della macchina fotografica ma è tutta presa a “contemplare” il suo Sant’ Antonio. Volendo andare in profondità ho chiesto alla nuora, la signora Ida, di raccontarmi la storia della suocera, lì ho capito perché questa donna guarda cosi il Santo e perché quelle sue mani giunte in preghiera sembrano dire tutto anche senza parole. Carissimi il mio augurio parte da questa esperienza di vita. Sant'Antonio ci guarda e come protettore presenta a Dio ogni nostra richiesta. Approfittiamo di questo sguardo benevolo verso di noi cosi da sperimentare la Misericordia di Dio. Auguri di buon cammino figli miei carissimi. 3


Auguri a Suor Rosa per la sua professione religiosa Vallo della Lucania, 24 Ottobre 2015

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l Signore ci conduce, guida tutti i nostri passi prendendosi cura anche dei dettagli più semplici della nostra vita. Di questo ho fatto esperienza spesso. Sono suor Rosa, ho 35 anni e da poco più di due mesi ho detto il mio “SI per sempre” al Signore nella vita consacrata attraverso la Professione Perpetua. Sono una suora delle Ancelle di S. Teresa di Gesù Bambino e ho scelto di vivere la mia vocazione in questa famiglia religiosa proprio perché la spiritualità della Piccola Via di S. Teresa mi ha attratta fin da ragazza. La via della fiducia e dell'abbandono in Dio, delle piccole cose fatte per amore, della misericordia di Dio che attraverso l'accoglienza del “niente” delle sue creature opera meraviglie. Intorno ai vent'anni cominciai a sentire il desiderio di consacrarmi a Colui che per primo mi aveva amato fino a consegnare la vita per me. Questo impulso interiore cominciò a nascermi dentro proprio a Vibonati. L'occasione fu un campo-scuola che le suore avevano organizzato al convento: dei giorni di ritiro spirituale e convivenza con altri giovani, fatti di preghiera, condivisione, gioia … Fu in quel luogo che sentii per la prima volta che il Crocifisso mi interpellava. Guardandolo, in quei giorni (certi momenti non si possono dimenticare), sembrò come se per la prima volta mi accorgessi del suo Amore. Eppure frequentavo da tempo la parrocchia, la messa della domenica, ecc … Lì, a Vibonati, avvenne l'incontro che innescò un meccanismo di cambiamento nella mia vita e da allora niente fu come prima. Come se mi fosse caduto un velo dagli occhi, guardavo quel Gesù sulla croce che mi diceva: “Io ti ho amato così, e tu?”. Questa era la domanda che mi sentivo risuonare intimamente. Cominciai a 4

sentire che dovevo rispondere, non potevo farne a meno e intrapresi quel cammino di discernimento che mi ha portata a scegliere la vita di totale consacrazione a Lui. Questo stesso discernimento mi guida ogni giorno per essere in sintonia con la Sua volontà, per essere “secondo il Suo cuore”. Eccomi, oggi, a riconoscere che è Lui ad avermi scelta e a ringraziarlo con tutta me stessa per le persone meravigliose che ha messo sul mio cammino e che sono state segni della Sua presenza, strumenti nelle Sue mani: la mia famiglia, gli amici, i sacerdoti, la mia famiglia religiosa. Alla comunità delle suore che si sono avvicendate a Vibonati sono legata in modo particolare fin da quando ci venivo da ragazza; ho imparato da loro l'accoglienza, la semplicità, l'apertura del cuore, la maternità. Ho “visto” quanto sia essenziale l'essere più che il fare, quanti frutti nascosti e belli può produrre la presenza in una comunità di persone che si sono consacrate totalmente a Dio. Certamente il loro semplice “esserci” si trasforma in benedizioni per quanti vivono in quel luogo, perché diventano segno visibile di un Dio che ha scelto di incarnarsi nella storia degli uomini. Sento che il Signore chiama anche me a fare lo stesso, ad appartenergli sempre di più, è questa la via della gioia che ho scoperto, è questo il segreto della mia felicità oggi e per il resto della vita. Devo sempre sentirmi risuonare nel cuore quelle parole “Io ti ho amato così, e tu?”. Questa domanda è un mistero grande, fatto delle mie incapacità e debolezze, ma dove il Suo stesso amore mi precede e mi sostiene e mi invita a continuare a donarmi ogni giorno per costruire il Suo Regno.

Suor Rosa Gatta


GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA

MISERICORDIA

8 dicembre 2015 - 20 novembre 2016

Messaggio del Vescovo alla Diocesi “Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia!” 1. Cari fratelli e sorelle della Santa Chiesa che è in TeggianoPolicastro, un Anno di grazia si apre davanti a noi! Tenendo lo sguardo fisso su Gesù Cristo, iniziamo l’Anno Santo della Misericordia accompagnati dagli Orientamenti Pastorali Diocesani 2015-2016, «Misericordiosi come il Padre» (Lc 6, 36). Sospinti dallo Spirito, scandiremo il nostro percorso in tre fasi: annunciare la Misericordia, celebrare la Misericordia, testimoniare la Misericordia. Cresce la consapevolezza che tutti gli uomini e le donne di oggi avvertono forte la necessità di trovare misericordia, senza la quale ogni azione nella Chiesa può essere fraintesa come vago sentimento di pietà e solidarietà. La Misericordia è di più! Essa è qualità che definisce Dio stesso, del quale il Figlio Gesù è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza (Eb 1, 3), ogni pagina della Sacra Scrittura narra questa misericordia di Dio, che sempre si è rivelato come Signore che ama l’umanità e la creazione perché ricco di misericordia. 2. Papa Francesco indica in Gesù Cristo il volto della misericordia del Padre; Dio mandò suo Figlio nato dalla Vergine Maria per rivelare a noi in modo definitivo il suo amore. Chi vede Lui vede il Padre (cfr Gv 14,9). Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio1. Soprattutto il Papa definisce la misericordia come la via che unisce Dio e l’uomo2, che percorsa in umiltà e nella confidenza, apre il cuore alla speranza di essere oggetto dell’amore di Dio, che brama l’amore dell’uomo più di ogni altra cosa. La via che unisce noi a Dio è Gesù Cristo, mediatore di una alleanza eterna: Io sono la via (Gv 14, 6). 3. Il Giubileo nasce e si motiva con una grande forza profetica, spinge alla verifica, invoca l’uguaglianza, impone persino la restituzione (Gen 1; Es 12; Lv 25), apre nuovi percorsi e suscita interrogativi. La reale mistica di un Giubileo ha sempre una valenza teologale, relazionale, e sociale. Una forza eversiva e spirituale che spinge a denunciare le prevaricazioni, a risanare i rapporti eliminando finzioni e doppiezze; a smascherare le strategie di affermazione, di successo, e di apparenza che si costruiscono spesso sulla debolezza altrui e le umane fragilità. La Chiesa che celebra il Giubileo della Misericordia deve traboccare di misericordia come il cuore del Padre. Non è abbastanza riconoscere ed identificare Dio come misericordioso, la comunità dei credenti, per essere tale, deve avvertire come sua specifica missione la misericordia. Gesù Cristo ha insegnato che l’uomo non soltanto riceve e sperimenta la misericordia di Dio, ma che è pure chiamato a “usar misericordia” verso gli altri: Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia (Mt 5, 7). Non possiamo tralasciare questo punto nevralgico dell’insegnamento del Maestro, che ridefinisce i rapporti in seno alla comunità, senza mortificare anche la nostra aspirazione di essere destinatari della misericordia di Dio. Raggiungiamo Dio e il suo amore misericordioso quanto più amiamo con “viscere di misericordia” il prossimo.

4. Siamo interpellati a mettere in circolo, nel corpo della Chiesa, nelle sue varie espressioni: la famiglia, le parrocchie, le comunità religiose, il presbiterio diocesano, le istituzioni educative, quella linfa della misericordia come risposta all’esperienza esistenziale della misericordia divina sperimentata nei confronti della nostra fragilità. La misericordia del Padre è manifestata in Gesù Cristo, uomo nuovo, primogenito dell’umanità redenta. L’esistenza del Redentore si identifica con la misericordia, i segni da lui compiuti per risanare l’uomo dalla sua condizione di caducità, il suo annuncio di straordinaria liberazione dalle schiavitù che tengono l’umanità prigioniera, il suo sacrificio che ha toccato profondamente il suo essere uomo, la passione, la croce, la resurrezione. Tutto è compiuto da Gesù Cristo perché gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Gv 10, 10). Qui comprendiamo il significato dell’umanesimo cristiano, mai “contro” qualcuno, piuttosto “accanto” ed “insieme”, prima di tutto in compagnia di Dio: È un umanesimo plenario che occorre promuovere. Che vuol dire ciò, se non lo sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini? Un umanesimo chiuso, insensibile ai valori dello spirito e a Dio che ne è la fonte, potrebbe apparentemente avere maggiori possibilità di trionfare. Senza dubbio l’uomo può organizzare la terra senza Dio, ma “senza Dio egli non può alla fine che organizzarla contro l’uomo. L’umanesimo esclusivo è un umanesimo inumano”. Non v’è dunque umanesimo vero se non aperto verso l’Assoluto, nel riconoscimento d’una vocazione, che offre l’idea vera della vita umana. Lungi dall’essere la norma ultima dei valori, l’uomo non realizza se stesso che trascendendosi. Secondo l’espressione così giusta di Pascal: “L’uomo supera infinitamente l’uomo”3. 5. Attraversare la Porta Santa ha per tutti i credenti lo scopo di fare nostri i sentimenti di Gesù, non possiamo ridurre la portata straordinaria di questo Giubileo ad un apparato solo esteriore di celebrazione. Perciò invito tutti voi ad attraversare con me la Porta Santa che conduce nel cuore della rivelazione cristiana, dove possiamo trovare la nostra vocazione di chiamati ad essere misericordiosi come il Padre. Le nostre comunità diventino luogo nel quale si sperimenta la misericordia di Dio, la riconciliazione fraterna, il perdono e la pace. Questo permette e favorisce che l’amore entri nel dinamismo vitale di ogni comunità, per diventare spazio nel quale ognuno trova la sua giusta vocazione per servire ad edificare il corpo mistico di Cristo. Annuncio della Parola, celebrazione dei sacramenti e servizio della carità, siano luoghi nei quali sperimentiamo la misericordia di Dio che si china sulle nostre infermità. Questa triplice dimensione conduca ogni battezzato ad essere immagine della misericordia divina, trasfigurato dall’incontro con il Padre, in grado di essere lui stesso annunciatore e testimone di misericordia. Tutto ciò si traduce in un impegno che deve vedere coinvolte le nostre comunità in un percorso di conversione e di rinascita secondo lo Spirito, luoghi accoglienti dove nessuno può sentirsi escluso. La misericordia è in realtà il nucleo centrale del messaggio evangelico, è il nome stesso di Dio, il volto con il quale Egli si è rivelato 5


nell’antica Alleanza e pienamente in Gesù Cristo, incarnazione dell’Amore creatore e redentore. Questo amore di misericordia illumina anche il volto della Chiesa, e si manifesta sia mediante i Sacramenti, in particolare quello della Riconciliazione, sia con le opere di carità, comunitarie e individuali. Tutto ciò che la Chiesa dice e compie, manifesta la misericordia che Dio nutre per l’uomo, dunque per noi. Quando la Chiesa deve richiamare una verità misconosciuta, o un bene tradito, lo fa sempre spinta dall’amore misericordioso4. 6. È questo il tempo in cui la Chiesa, senza tentennamenti, è chiamata ad offrire se stessa in quell’opera educativa che vede in Gesù Cristo il nuovo umanesimo, che si prende cura di ogni essere umano, che vive in prima persona l’impegno per un mondo più giusto, pacifico e solidale. Tutto ciò non appaia come teorico, ma trovi la sua realizzazione nella difesa dei diritti di ogni persona bisognosa di accoglienza che si presenta come straniero, immigrato, emarginato. Alla porta delle nostre case bussano le famiglie che hanno perso il lavoro, i coniugi provati da un abbandono, i malati che non hanno le necessarie risorse per curarsi, i giovani alla ricerca della prima occupazione, i ragazzi disorientati e smarriti da una campagna d’informazione confusa e che disturba le identità e indebolisce le appartenenze! La cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia, afferma Papa Francesco5. Forse per noi è difficile immaginare la nostra realtà così come descritta dal Papa, ma se la nostra comunità Diocesana si guarda all’interno certamente troverà i segni inequivocabili della sofferenza, dell’errore, del fallimento, della sconfitta. E questo a partire da me, dai sacerdoti, da coloro che vivono inseriti nelle nostre Parrocchie. Riconoscersi bisognosi di misericordia ci aprirà la strada per nutrire misericordia verso coloro che vivono ai margini, allontanati dalla nostra scarsa testimonianza di vita cristiana o da un rigorismo dai tratti per nulla cristiani. In questo senso la comunità cristiana continua nel mondo, pur tra mille difficoltà, ad aver lo stesso atteggiamento che Gesù ha avuto soprattutto nei confronti degli esclusi e abbandonati. Non possiamo continuare a vivere fingendo che non esista una cultura dello scarto che sta uccidendo i rapporti tra gli uomini, sta minando alle radici la cultura dell’accoglienza e della vita che da secoli contraddistingue la nostra Europa. Spesso è la paura dell’altro che spinge a rinchiudersi nelle proprie sicurezze, incuranti delle sofferenze di molti nostri fratelli, di famiglie e delle persone sole e anziane. In questo Anno Santo possiamo percorrere la via del dialogo e della ricerca con le Istituzioni di ogni ordine e grado per offrire sostegno e incoraggiamento a quanti, costretti da una strutturale precarietà sociale, stentano a condurre una vita dignitosa. L’attuale congiuntura non ci consente di coltivare la logica dell’utile particolare dei miopi localismi, o delle strettoie ideologiche; né le chiusure preconcette e pregiudiziali; solo un vigoroso e convinto patto sociale potrà vedere tutti insieme in vista di un sussulto di credibilità, di audacia, e progettualità.

siale Nazionale di Firenze hanno scandito il nuovo percorso per un nuovo umanesimo: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. 8. Non sempre i mali della Chiesa provengono dal di fuori, ecco perché come discepoli, abbiamo il dovere di impegnarci perché la Chiesa di Cristo riacquisti credibilità. L’annuncio del Vangelo non può prescindere da un serio impegno nella società, non ci può essere vero progresso se la nostra fede rimane nella sfera privata, se non entra in gioco quando si è chiamati a prendere decisioni che riguardano il bene comune. 9. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte (Mc 13, 28-29). Il Giubileo straordinario della Misericordia non è un tempo cronologico, ma uno stato permanente che identifica la nostra fede, la rivaluta donandole nuovo vigore e forza. È il tempo di Dio nel quale egli si manifesta in un modo tutto particolare, rimette nel cuore di ogni uomo la confidenza in lui. Sappiamo valutare tanti aspetti a noi favorevoli, riusciamo a discernere ciò che appare più buono per noi: per questo il tempo di grazia del Giubileo non ci trovi impreparati ad accogliere per sempre l’amore misericordioso e gratuito del Padre. 10. Sono fiducioso nella fede robusta di tanti nostri fratelli e sorelle che spendono la vita in un permanente servizio di umanesimo attraverso il lavoro, la fedeltà alla parola data, la sincerità e la lealtà dei rapporti. Nelle nostre famiglie possa rifulgere la pace e la concordia della santa Famiglia di Nazareth, nei nostri giovani non venga meno la speranza per un futuro di impegno e di creatività, nella comunione affettiva ed effettiva del presbiterio diocesano splenda il volto di Gesù Buon Pastore e accanto ai poveri, ai malati, ai sofferenti, agli anziani, ai carcerati, al forestiero risuoni sempre la parola di misericordia e di gioia evangelica. Preghiera per il Giubileo O Dio clemente e Padre nell’amore, custode del destino dei popoli, ci hai mostrato il volto della misericordia in Gesù Cristo, nostro fratello e nostro Redentore. Effondi lo Spirito della consolazione sulle nostre ferite, rendici costruttori di un futuro di speranza. La nostra carità non abbia confini! Facci gustare la bellezza della preghiera e dei silenzi che parlano di Te e nei quali Tu ci parli! L’amore alla nostra terra e la concordia tra noi alimenti la generosità dell’impegno, l’efficacia della collaborazione, la sincerità della comune ricerca per ciò che veramente conta. La Vergine Maria, Donna delle Beatitudini, Madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, ci doni “l’Eterno”. Amen

7. Papa Francesco consegna un’immagine incisiva che accompagna questa stagione della vita della Chiesa, peraltro richiamata esplicitamente nella Esortazione Apostolica Evangelii gaudium: una Chiesa in uscita missionaria. Uscire per raggiungere le periferie bisognose della luce del Vangelo6. La gioia missionaria riempie la vita della Chiesa di ogni tempo, una dimensione che il nostro essere Chiesa deve in questo Anno riscoprire. La mobilità umana obbliga a metterci in cammino verso tutti, abbandonando le nostre meschine comodità. Le persone incontrandoci devono poter assaporare la gioia di appartenere a Cristo che traspare dal nostro essere. In Cristo Gesù la misericordia e l’amore non sono state una scelta tra tante e l’itinerario pro- Teggiano, 29 Novembre 2015 posto dal Vangelo non ci abilita a tracciare confini. Troppe volte ab- I Domenica di Avvento biamo come Chiesa delimitato spazi, eretto barriere, innalzato steccati. Non possiamo continuare in questo senso, ma sull’esempio di Gesù dobbiamo, da questo tempo santo, imparare a declinare i verbi 6accoglienza, condivisione, trasparenza e che nel V Convegno Eccle-

Vescovo di Teggiano-Policastro


« Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore» “

(1Re 19,11)

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gni battezzato è chiamato a percorrere i deserti dell'anima cercando nel proprio intimo la presenza di Dio che fa sgorgare sorgenti per irrigare e far fiorire la propria umanità. Ogni cristiano è chiamato a salire sul monte – nel luogo più alto del proprio essere – laddove è possibile cercare e trovare Dio nella lieve brezza della quotidianità. Ogni cercatore di Dio è chiamato a tuffarsi in se stesso per rintracciare nel proprio petto il cuore di Gesù che spinge ad amarsi e ad amare con la sua stessa carità paziente e misericordiosa. Il Signore chiamò il profeta Elia perché fosse bocca per le sue parole, strumento delle sue mani e manifestazione della sua potenza e della sua irripetibile unicità. Al profeta fu rivolto Auguri a Don Antonio l'invito dal cielo ad uscire da se stesso, dalle proprie certezze per l’ordinazione diaconale e dalle resistenze del proprio cuore per salire sul monte a Policastro B.no 31 Ottobre 2015 incontrare il Signore che gli si manifestava nella leggera brezza. Il santo profeta fece esperienza della tenera paternità di Dio e volle svelare al mondo il volto amabile del suo Signore, che castiga e usa misericordia, e che rapisce i cuori per attirarli a sé in un turbine infiammato d'amore. Nel corso della storia, decine di uomini e donne hanno percepito la chiamata a uscire dalle proprie certezze, ad attraversare impervi deserti interiori per sperimentare la brezza leggera e amorevole di Dio che chiama alla donazione totale di sé. La nostra comunità ha dinnanzi agli occhi la meravigliosa figura di sant'Antonio Abate, uomo pazzo d'amore per il suo Signore, innamorato fino al punto di lasciare agi, ricchezze e ogni progetto per consacrarsi a Dio e vivere il deserto spirituale e fisico. Il nostro santo patrono si è lasciato sedurre da Gesù che lo conduceva nel deserto per parlare al suo cuore. In quel luogo desolato ha fatto esperienza di Dio diventando faro luminoso per l'umanità di ogni tempo. Anche oggi il Signore continua a chiamare uomini e donne che, fatta esperienza del suo amore, lo annunzino al mondo intero. Nella sua misericordiosa bontà il Signore Gesù ha voluto chiamare anche me a fare esperienza di Lui per seguirlo e testimoniarlo. Sono originario della comunità parrocchiale di san Giovanni Battista e san Nicola di Bari, in Roccagloriosa. Sin da bambino ho iniziato a percepire un desiderio a ricambiare l'amore di Gesù, effuso per me sulla croce. Con il passare del tempo ho iniziato a pensare che quel desiderio fosse una chiamata speciale a seguire il Signore, così nell'ottobre del 2009 ho iniziato un cammino di discernimento e di formazione presso il Seminario Metropolitano “Giovanni Paolo II” in Pontecagnano-Faiano. Con l'aiuto dei formatori e l'esempio di molti sacerdoti, ho maturato la convinzione che il Signore mi chiama alla sua presenza per amarlo e farlo amare, e il vivo desiderio di rispondere a questa vocazione. Mi accompagna nel cammino di sequela l'esempio di alcuni santi: già citavo il profeta Elia, che arse di zelo per il Signore degli eserciti, e l'abate Antonio, che rinunziò a se stesso per vivere solo di Dio, ma non potrei non menzionare santa Teresina che è divenuta un gigante di fede e di carità nutrendo solo una grande fiducia filiale in Dio. A tutto questo si affiancano le forti esperienze parrocchiali, dove ho sperimentato l'ardente amore di cristiani impegnati per l'annunzio del Regno e la carità misericordiosa di Dio. Lo scorso anno, svolgendo il tirocinio pastorale presso le belle parrocchie di Vibonati e Villammare, ho fatto esperienza di Chiesa viva, convocata da Dio e che si lascia plasmare dal suo amore. Le figure di don Elia e di don Martino mi hanno permesso di confermare la bellezza della sequela Christi e della vita di consacrazione totale a Dio. Confermato da tutto questo, dalla vostra fede e dall'esempio sperimentato in questo tempo e accompagnato dalla preghiera e dalla presenza delle nostre comunità, il 31 ottobre scorso sono stato ordinato diacono nella Cattedrale di Teggiano per la preghiera e l'imposizione delle mani del nostro Vescovo Mons. Antonio De Luca. Seguendo l'esempio del Figlio dell'uomo, che è venuto per servire e non per farsi servire, svolgerò il ministero diaconale presso le parrocchie san Michele Arcangelo e san Giovanni Battista in Padula. Sebbene fisicamente lontani, vi seguirò con una fervente diaconia d'amore composta di preghiera, affetto e carità, poiché il cuore batte là dove ama e ama là dove è unito ad altri cuori che cercano lo stesso tesoro, la stessa perla preziosa, lo stesso motivo per cui vivere e morire: Gesù Cristo nostro Signore che ci ha redento con il suo sangue prezioso.

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La confraternita de “I discepoli di Sant'Antonio Abate” nasce il 2 maggio 2004, data in cui ricorre la festa d i S a n t ' At a n a s i o , Ve s c o v o d i Alessandria d'Egitto e discepolo di Sant'Antonio Abate. Quando don Elia ci propose di costituirla, senza esitazione, stimolati anche dalla devozione dei giorni di festa, dall'esempio di profonda devozione che ci hanno trasmesso i nostri genitori e i nostri nonni e dal fervore con il quale ci hanno parlato di Lui i validi padri predicatori che si sono succeduti negli anni, abbiamo accolto con gioia il suo proposito e lo abbiamo reso concreto. Negli anni, molti validi confratelli si sono associati al gruppo primordiale tanto che oggi raggiungiamo le trenta unità. A ciascun confratello viene chiesto un cammino spirituale che possa aiutare a maturare la fede soprattutto attraverso la partecipazione alla messa domenicale, la preghiera personale, nonché ai forti momenti spirituali (ritiri, catechesi), agli stessi incontri della confraternita. Oltre al fattore spirituale, offriamo un servizio come confraternita partecipando a molteplici iniziative caritative, culturali e sociali in virtù delle quali ci siamo costituiti in ONLUS (Organizzazione non lucrativa di utilità sociale) e lo scorso anno, grazie ai soldi versati dai contribuenti attraverso il 5%1000 abbiamo donato alla comunità un defibrillatore, posizionato in piazza Nicotera e pronto all'uso in caso di emergenza. In questi 11 anni tante sono state le occasioni di impegno e collaborazione al servizio della comunità, a gloria di Dio e onore di Sant'Antonio. Tuttavia il nostro impegno

primario rimane quello di coadiuvare il parroco nella gestione economica e amministrativa della parrocchia, oltre che alla organizzazione delle feste liturgiche che si svolgono durante l'anno. Generalmente ci incontriamo due volte al mese: un incontro programmatico a fine mese, l'altro, ogni 17 al Santuario di Sant'Antonio per la messa con tutti i confratelli seguita da una catechesi tenuta dal nostro padre spirituale, nonché nostro parroco, don Martino Romano. Altro impegno che abbiamo sostenuto è la celebrazione della santa messa al cimitero almeno una volta al mese, per ricordare i nostri cari defunti. A tal proposito, non posso esimermi dal ricordare il giovane Mario SENATORE, confratello tornato alla casa del Padre, prematuramente, il 21 agosto 2015: sicuramente, in questo momento, sarai in compagnia del nostro amato Santo a godere del sorriso di Dio. Essere confratelli e indossare un abito, non ci rende migliori degli altri, anzi, ci esorta ad essere meno peccatori. Durante il nostro cammino, la strada è impervia, tante sono le difficoltà che incontriamo, cadiamo spesso e ci rialziamo cercando di sostenerci l'un l'altro senza mai accusare o condannare nessuno, poiché crediamo fermamente che “una perla, anche se cade nel fango e si sporca, resta pur sempre una perla”. “Respirate sempre Cristo e vivete come se doveste morire ogni giorno” questo c'insegna il nostro amato patrono e noi, con lo sguardo rivolto al cielo e sotto la materna protezione di Maria, desideriamo ottenere la virtù di essere bravi testimoni e non cattivi maestri! Il Priore della Confraternita de ‘‘I Discepoli di Sant’Antonio Abate’’ Francesco Gerbase

Arciconfraternita della SS. Trinità e Sacro Cuore di Gesù Certamente l'Arciconfraternita della SS. Trinità a Vibonati rappresenta un aautentico patrimonio identitario, difatti ppresente ed attiva già nel XVI secolo, sotto iil nome di Fratrìa ri li Muorti, fu organizzata ccon un proprio statuto da padre Francesco dda Marsico nel 1571 per volere del principe SSanseverino. Essa rappresenta un processo interessante nell'evoluzione delle relazioni tra ritualità locale e comunitaria propria delle congreghe, praticata in una prospettiva differenziante, che privilegia la manifestazione di azioni e modi espressivi, e l'azione liturgica e pastorale esercitata dalla Chiesa, che assume una valenza generale ed agisce in una prospettiva unificante. Come un tempo i primi Venerdì di ogni mese, l'Adorazione Eucaristica, Le Messe e la Commemorazioni dei Defunti tengono sempre coinvolti i confratelli, ma un grande arricchimento viene anche dalle funzioni della Settimana Santa, e le molteplici attività religiose che si svolgono nella Parrocchia. L'Arciconfraternita, parte distintiva della nostra comunità, sensibile alla crisi della famiglia, della

tradizione, e della frantumazione del sapere, risponde con fermezza ai paradigmi non sempre chiari della religiosità della nostra comunità. Quest’anno liturgico l'Arciconfraternita l'ha iniziato nel gaudio dell'inaugurazione del Giubileo della Misericordia nella cattedrale di Policastro, consapevole del gran dono della speranza nella verità concreta dell'amore di Dio, ed inoltre cosciente della vocazione di essere partecipe dell'opera di Dio e della sua vita, delineando una visione ed un modello di umanità nuova. Il suo cammino riflette i momenti e le crisi temporali della società in cui è radicata, e tale cammino – passaggio significa un continuo rinnovarsi nel cuore e nella mente. Le vicende, le percezioni e le pratiche sociali emerse del passato sono la marcatura del nostro territorio ancora vive nel trascinamento delle dinamiche culturali locali, anche se a volte tali determinazioni sembrano assumere più nettamente una valenza emotiva sentimentale, e quasi affettuosa nel pensare alla propria terra. L'uomo e la preghiera, il prossimo, la solidarietà sono i segni distintivi che in religioso silenzio guidano il confratello “a solis ortu usque ad occasum laudabile nomen Domini”.

Vincenzo Abramo 88


L’Esperienza: “Vieni e vedi”. Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: “Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!” (Rm 10, 14-15)

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piegare a parole cos'è l'Esperienza è davvero impresa ardua…allora perché non iniziare proprio dalla Parola? Alla fine è il perno e il centro di tutto…la parola del Cristo Risorto. E San Paolo, qui, ce lo spiega proprio in modo perfetto! L'Esperienza rappresenta uno strumento di Primo Annunzio del Vangelo di Gesù Cristo! Ad essa è sottesa una metodologia rigorosa che consente, nel breve arco di 3 giorni, di raccontare la storia della nostra Salvezza, attingendo alla fonte inesauribile della Pasqua, attestazione di quanti hanno già incontrato il Cristo Risorto nella propria vita e ne danno testimonianza. Ecco, quindi…L'Esperienza non è altro che trasmettere la Fede sulla base dell'esperienza personale, sulla base cioè della testimonianza di chi ha incontrato il Risorto nella propria vita! Quei tre giorni vissuti, da vivere, che si vivranno...non sono dunque rivolti a comunicare delle idee, dei concetti, delle opinioni ma a far rivivere una esperienza umana che chi tenta di comunicare ha già vissuto! “Vieni e vedi!”(Gv 1,46): questo è, da sempre, il motto di chi ha incontrato Cristo! Attraverso lo strumento dell'Esperienza tantissimi giovani e meno giovani, in quasi 27 anni di attività (a Napoli sono 27 anni, nella nostra Diocesi di Teggiano Policastro 22!) hanno avuto l'occasione di ricevere nell'arco di soli tre giorni l'annunzio kerygmatico dell'Evangelo e di iniziare un cammino fatto di preghiera comunitaria, ascolto della Parola e cammino fraterno, che li porta giorno dopo giorno a vivere la Chiesa, la Comunità, a fare cioè “esperienza” quotidiana di Dio e della Sua Chiesa. Qui a Vibonati abbiamo avuto la Grazia di iniziare questo cammino con l'arrivo del giovanissimo parroco, don Elia che ci invitò a vivere quella che sarebbe stata la prima di una lunga serie di “tre giorni”, nel gennaio 2002. Da allora facciamo parte anche noi di questa storia. Una storia che ha avuto anche riconoscimento ufficiale nell'Associazione Esperienza, durante l'Udienza di Papa Benedetto XVI (in occasione del venticinquennale dell'Esperienza), il 27 febbraio 2013 nonché il riconoscimento ufficiale quale strumento di evangelizzazione e di annuncio nelle nostre Diocesi, da parte del Cardinale Sepe stesso. Siamo parte di una storia e lo siamo realmente. Da pochi giorni si è conclusa la XXII Esperienza nella nostra Diocesi di Teggiano Policastro e altri fratelli di Vibonati, insieme a quelli del Vallo di Diano e altri ancora, continuano a portare e a ricevere un annuncio esperenziale di incontro con Gesù il Cristo. Il Risorto vive tuttora, vive qui, oggi, ed è presente nella storia, nella vita di ciascuno di noi, nei problemi, nelle lacrime, nei dubbi, nelle sterilità, nelle soddisfazioni, nelle piccole grandi conquiste! E Lui, e solo Lui, solo Gesù può imprimere un altro senso di marcia alla storia, alla tua vita. E, a questo proposito, le parole di Giovanni Paolo II rivolte ai giovani di Tor Vergata in occasione della XV GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ brillano come gemme preziose nei cuori di tanti di noi: […] É Gesù che cercate quando sognate la felicità. É Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che

trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae.É Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso.É Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare.É Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna.” Bellissime parole….piene di cuore…di S p e r a n z a … . d i i n c o r a g g i a m e n t o … . d i V I TA ! All'Esperienza proviamo a destare l'attenzione sull'avvenimento sconvolgente della Pasqua: la Resurrezione di Cristo ci libera dalla morte, intesa come svuotamento, come fine dell'uomo. Non a caso, il logo che ci accompagna è rappresentato da un albero e, per la precisione, quel sicomoro su cui salì Zaccheo per vedere meglio Gesù che passava e che si è rivelato lo strumento giusto per far in modo che non solo lo vedesse, ma che si compisse l'incontro con Lui, quello nel quale il nazareno, proprio colui che sarebbe morto e Risorto, lo ha chiamato per nome e, non contento, si è invitato da lui. (Lc 19,1-10). Quello che ci auguriamo è che, nonostante le mille difficoltà quotidiane, nonostante gli alti e bassi che una famiglia, una parrocchia vive, siamo sempre in cammino verso l'”Altro”, verso una vita Altra che tentiamo, giorno dopo giorno, di vivere, di testimoniare, di trasmettere attraverso il nostro essere, con tutti i limiti che ne fanno l'essenza vera (non esente da nulla!), la bellezza, l'unicità, la potenza di un incontro che sconvolge il proprio modo di vivere la vita, il proprio essere cristiani…che si trasforma, inevitabilmente, nella necessità di dover urlare a quanti amiamo di correre a incontrare proprio Lui, questo Cristo. L'auspicio più bello è proprio quello di continuare a vivere questo percorso nella comunità, come sempre abbiamo fatto, ora accanto al nuovo pastore che il Signore ci ha affidato e nella consapevolezza che attraverso questa storia che ci porta a guardare verso lo stesso Cristo resteremo comunque e sempre uniti alle comunità sorelle delle Diocesi di Napoli (dove si è conclusa la LXIII Esperienza l'8 dicembre scorso), di Roma e dei diversi paesi della nostra stessa Diocesi, uniti alle nostre guide spirituali (passate, presenti e future) solo e soltanto attraverso l'annuncio della Buona notizia di un Gesù che, imperterrito, si fida, si affida, protegge, accarezza, passa e sta in mezzo noi….sta..si, si ferma proprio e si fa sentire… L'Esperienza può essere un rafforzamento per la propria fede, una scoperta della propria fede, un focolaio piccolo…ma è, soprattutto, anche l'inizio di un cammino importante che conduce a una vita comunitaria che diventa testimonianza attraverso le catechesi, i ritiri, i momenti di preghiera e quant'altro. Buon annuncio…buon cammino! E che nei prossimi anni altri vibonatesi e non solo partecipino con coraggio, fede, unione a questa “tre giorni” che aspetta tutti e ciascuno… (fonte www.lesperienza.it)

Maria Grazia Tulimieri 9




Benvenuto Don Elia Era l’undici luglio scorso. Faceva caldo. Verso le 15 inviai un SMS a don Vincenzo per chiedere se occorresse altro per il percorso Frassati che doveva prendere il via di lì a poco con gli amici del Cai e dell'Azione Cattolica regionale. Non mi rispose. Strano! Arrivai a San Giovanni in Fonte. Gli amici subito mi accolsero con la notizia del trasferimento di don Vincenzo. Pensai ad uno scherzo. Invece era vero... Nuovo parroco: don Elia. Frastornata penso di non conoscerlo se non di vista. Poche volte ci siamo intravisti. Ecco! Il cambiamento dei parroci è una realtà. Incomincia l'attesa tra il già e il non ancora... Dopo il caloroso saluto a don Vincenzo, parroco del sorriso e dell'abbraccio, le comunità di San Pietro e Santo Stefano accolgono don Elia. La sera del 2 settembre in chiesa (nella mia amata San Pietro) cerco di pregare ma ad un certo punto mi alzo. Sento forte il desiderio di andare ad accogliere il nuovo parroco, nuovo pastore a cui viene affidata la guida di una chiesa storica con grande eredità pastorale, in cammino sulla strada tracciata dal Vescovo Antonio e in armonia con la Chiesa di Papa Francesco.

Nel salutarlo don Elia mi sorprende chiamandomi affettuosamente per nome. È lui che accoglie me. Mi commuove. Più tardi in sacrestia, a voce alta, mi dice: "Olga verrò a casa tua!". Mah! Non mi conosce. Eppure viene... Avrei capito dopo poco che lui è il prete della condivisione : la sua presenza nelle famiglie è un valido strumento pastorale. Cosa mi ha colpito di don Elia? L'essere socievole con tutti! E' accogliente con ogni persona, e più di tutto cerca chi non ha avuto modo di conoscere. Ha convocato tutte le componenti di ciascuna comunità comprendendone il proprio carisma con un dialogo chiaro e determinato, sottolineando che la parrocchia è casa di tutti. Amante della bellezza del luogo di culto, don Elia dà valore ai simboli e segni liturgici spiegandone il significato teologico. Le sue caratteristiche? Carismatico nella celebrazione, affettuoso con gli ammalati, tenero con i bambini, presente tra i giovani e non, desideroso di una pastorale di unità nella diversità dei carismi. Lui Ci Sta A Cuore. Spesso ci dice: "Voi mi dovete aiutare ad essere prete". Penso che le comunità di Vibonati e Villammare abbiano molto contributo a ciò, donandolo alle comunità di Sala. Fieri di averlo con noi...ora. Olga Manolio Resp. Diocesana settore adulti Azione Cattolica.

La Caritas Parrocchiale La Caritas, come sappiamo, è l'organismo pastorale della CEI, per la promozione della carità. Nata nel 1971, a livello nazionale, con prevalente funzione pedagogica, tende a far crescere nelle persone, nelle famiglie, nella comunità, il senso cristiano della solidarietà. Molto importante è il collegamento e il confronto tra le 220 CARITAS diocesane, presenti sul territorio nazionale, con lo scopo di poter svolgere nel migliore dei modi, i propri compiti: ·Curare le iniziative di ispirazione cristiana; ·Organizzare interventi di emergenza in Italia e all'estero; ·Promuovere il volontariato e favorire la formazione del personale impegnato nei servizi sociali. A livello locale, anche la CARITAS parrocchiale di Vibonati, nata nel 2001, si propone di perseguire i medesimi obiettivi, con discrezione e dedizione: sono diverse, infatti, le iniziative svolte tramite i suoi volontari, soprattutto con cui offre il sostegno morale ed economico a tutte le persone che, in questi tempi di crisi, hanno serie difficoltà ad affrontare dignitosamente la quotidianità. Oltre all'impegno dei volontari, è importante evidenziare la generosità di tante persone, a cui vanno ringraziamenti di vero cuore da parte del gruppo Caritas e della comunità tutta, con l'auspicio che gli aiuti non vengano mai a mancare. 10

In occasione del Convegno ecclesiale del 1976, la Caritas ha ricevuto dalla Chiesa italiana il compito di promuovere il servizio civile. Anche qui, dall'anno 2004, forte di questa eredità, la Caritas prosegue con rinnovata convinzione il proprio impegno sul versante del Servizio civile nazionale (legge 64/2001) affidando annualmente, ai giovani vibonatesi che partecipano ai bandi, la possibilità di prestare servizio alla comunità, attraverso l'oratorio parrocchiale, “l'Officina della fraternità”. Si tratta di una proposta scelta liberamente dal giovane, della durata di 12 mesi, articolata su più aree d'intervento. In particolar modo, qui, si cerca di coadiuvare il lavoro della Caritas stessa, partecipando periodicamente a incontri formativi presso la sede della Caritas diocesana, a Teggiano per formarsi e poter offrire ai ragazzi che frequentano l'oratorio un supporto nelle attività scolastiche ed extra scolastiche, la possibilità di aiutare e animare varie fascie d'età attraverso l'organizzazione di attività ludiche e non, preghiere, incontri parrocchiali, foraniali e diocesani, nonché la possibilità per il ragazzo stesso che sceglie di servire, di crescere e maturare in un percorso mirato soprattutto all'essenza del dono e alla ricchezza dei sorrisi che ne scaturiscono. Grazie a tutti.

Gerardo SCIANGUETTA


Pellegrinaggio al Santuario di Sant'Antonio Sui sentieri di S. Antonio Abate.

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l sette novembre 2015, una folta delegazione della Confraternita di Sant'Antonio abate di Mentana (Roma), guidata dal suo presidente Tonino TABANELLA, ha incontrato nella città di VIBONATI, i rappresentanti della locale Confraternita de “I discepoli di Sant'Antonio Abate”. E' stato un bellissimo momento di scambio fraterno e di conoscenza, ricco di spunti e di riflessioni sugli elementi di identità e di relazione reciproca, durante il quale è emerso il desiderio di stabilire una sempre più proficua collaborazione tra i due sodalizi. Grande e calorosa è stata l'accoglienza in piazza Nicotera per un momento di saluto e di incontro, al quale è subito seguita una bella passeggiata, accompagnati da una guida d'eccezione, il prof. Vincenzo ABRAMO, tra le caratteristiche vie del nostro centro storico fino ad arrivare al Santuario di Sant'Antonio Abate dove i membri delle due confraternite si sono riuniti con spirito fraterno e religioso per partecipare alla santa messa. Durante l'omelia il celebrante, don Raffaele BRUSCO, ha sottolineato le peculiarità della vita di Sant'Antonio, tra cui la solidarietà che deve trasformarsi in una vera esperienza di fraternità e promuovere un incontro effettivo e affettivo tra le persone. Il fatto che queste pie associazioni si chiamino “Confraternite” da' il senso del loro impegno a vivere la fraternità. Dopo la celebrazione le due Confraternite hanno vissuto un momento di convivialità presso un rinomato agriturismo della zona. Al termine dell'incontro il tradizionale scambio di doni. Il Presidente TABANELLA ha consegnato i prodotti tipici della sua terra e una pergamena in ricordo dell'incontro, attraverso la quale ha voluto esprimere la volontà di intraprendere ulteriori momenti di crescita spirituale dei due sodalizi, promuovendo culto e cultura religiosa. Grazie di cuore agli amici di MENTANA per la testimonianza di fede. Grazie perché, dalla realtà metropolitana hanno raggiunto il nostro piccolo paese, sconosciuto a molti, ma noto a tanti per la grande venerazione a Sant'Antonio Abate. Carmine DE LUCA

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Lutto nella Confraternita

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l 21 agosto scorso, ad appena 31 anni di età, è tornato alla Casa del Padre Mario SENATORE, uno dei componenti la Confraternita de “I discepoli di Sant'Antonio Abate”. La grave malattia, il male del secolo, non gli ha dato scampo. La sua umiltà, la sua disponibilità, il suo sorriso, la sua voglia di vivere, meritavano miglior sorte. La madre, i fratelli, i familiari, gli amici e quanti lo hanno conosciuto, hanno avvertito un profondo dolore che ha provato tutta la Comunità. Nel saluto esequiale a lui rivolto, fu detto che non si può morire a trent'anni; la morte di un giovane provoca sentimenti di ribellione, umanamente comprensibili; ma noi vediamo il rovescio del ricamo di Dio e non i contorni nitidi del Suo disegno su ognuno di noi: un disegno certamente di salvezza per l'amico e confratello Mario. Nella preghiera, lo affidiamo alla clemenza di Dio affinché, per intercessione di Sant'Antonio Abate, voglia accoglierlo nel suo Regno di Pace. Ai suoi familiari, la nostra solidarietà concreta ed il nostro affetto sincero. Carmine DE LUCA

Giubileo e… Giubilei in corso il Giubileo straordinario della Misericordia, indetto da Sua Santità Papa FRANCESCO; è iniziato l'otto dicembre 2015 e si concluderà il 20 novembre 2016. Nel 2016 ricorre il 600° anniversario della nascita “ad lucem” di San Francesco di Paola. Le suore “Ancelle di Santa Teresa di Gesù bambino”, cui è affidato il convento intitolato al Santo di Paola, certamente si attiveranno affinché la ricorrenza abbia il suo giusto risalto. Inoltre, sempre nel 2016, ricorre il 1660° anniversario della nascita “in luce” di Sant'Antonio Abate. A tal proposito, è ancora vivo in molti il ricordo della Festa del 17 gennaio 1956, sedicesimo centenario del beato transito del nostro Santo Patrono. In quella occasione, il Sig. Filippo GAGLIARDI, originario di Montesano sulla Marcellana (SA), emigrato in Venezuela, offrì la somma, rispettabilissima per quei tempi, di lire centomila. Uno striscione, collocato al “Ponte”, con la scritta “VIVA GAGLIARDI”, inneggiava al devoto benefattore.

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Carmine DE LUCA

Un po' di Storia… Dare a Cesare…

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l quadro di S. Antonio, che un tempo si trovava alle spalle dell'altare maggiore, dopo essere stato in malo modo modificato, è stato collocato nel posto meno adatto, sotto la volta centrale. Il quadro fu dipinto nel 1832 da un artista nativo di Vibonati, A. Giannini, figlio del Ricevitore del Registro. Sulla parte inferiore del quadro, prima che venisse modificato, vi era dipinto un bellissimo paesaggio egizio, composto da un palmeto, con la sfinge, le piramidi e il fiume Nilo. Si racconta che don Gherardo Polito, si ispirò a questo paesaggio per comporre l'inno che tutti conosciamo. L'inno fu cantato per la prima volta nel 1925 da Vincenzina Pifano in Bello, Antonia e Caterina Gerbasi fu Vincenzo, Caterina e Maria Gerbasi fu Silvestro e da Caterina Curzio e sorelle. (fonte: Antonio Maffei: la chiesa di Sant'Antonio Abate in Vibonati—1985—pp. 26/27). Carmine DE LUCA 12


Un po' di storia Doveroso ed emozionante, il ricordo a queste due figure importanti nella storia di Vibonati e nella devozione del culto di S. Antonio Abate a Vibonati. Esempi encomiabili e parti integranti di una storia nostra che, solo chi, come loro, ha vissuto in prima persona, con fede ed emozione, può comprendere e cogliere. Ringraziamo il Signore per il dono di Mons. Francesco Polito e del Can. Gerardo Polito.

Mons. Francesco Polito

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ons. Francesco Polito, fu Pasquale e Rosalia Talamo, nacque a Vibonati il 1 gennaio 1861. Ordinato sacerdote l'8 dicembre 1884, insegnò lettere, filosofia e diritto canonico nel seminario diocesano di Policastro. Eloquente oratore, tenne il pulpito di tutte le parrocchie della diocesi e di molte di quella limitrofa di Vallo della Lucania. Fu nominato Canonico l'8 dicembre 1894 e arcidiacono del capitolo il 5 aprile 1923.Figura austera di sacerdote, dotto maestro di diritto e di filosofia per circa un trentennio nel seminario diocesano, predicatore insigne e conoscitore profondo del cuore umano, aveva sparso dovunque continuamente, lavoratore instancabile quale era nell'adempimento dell'alta missione sacerdotale, i tesori della sua sapienza soprattutto dal pulpito e dal confessionale, le due palestre della ininterrotta sua attività. Nel 1922 fu nominato dal Vescovo della diocesi, Mons. Giovanni Maria Vescia, suo Vicario generale e confermato in tale incarico dal successore, Mons. Francesco Cammarota. Nel contempo S.S. Pio XI lo insignì della dignità di Protonotario Apostolico. Alla morte di Mons. Cammarata, avvenuta nel 1935, il Capitolo della Cattedrale lo nominò Vicario Capitolare affidandogli la guida della diocesi per il periodo di sede vacante. Tale carica conservò fino alla morte. Durante tale periodo lottò decisamente per la sopravvivenza della sede vescovile di Policastro, che si intendeva sopprimere. Era fiero alla fine di essere riuscito nella dura impresa, perché qualche settimana prima della sua morte arrivò la notizia ufficiale della nomina del nuovo Vescovo nella persona di Mons. Federico PEZZULLO, che si insediò nel maggio successivo. A lui si devono anche molte opere di bene che hanno avuto vita e sviluppo nella Diocesi: organizzazioni di Associazioni cattoliche, istituzioni di Asili, definizioni di importanti questioni riflettenti il seminario, sistemazione di affari trascinatasi per lungo tempo, la istituzione del telegrafo in Policastro-sede. Numerosi suoi discorsi e panegirici sono conservati nell'archivio di famiglia. Provvide, tra l'altro, a far rimetter a nuovo il complesso del seminario diocesano che, dopo ani di chiusura, riaprì i suoi battenti nell'ottobre 1937, accogliendo una trentina di seminaristi. Morì a Vibonati il 4 marzo 1946 e scompare con lui una delle più belle figure di sacerdote che più hanno onorato la Diocesi. E ne è testimonianza l'unanime compianto che accompagnò la sua salma.

Can. Gerardo POLITO Can. Gerardo Polito, fu Pasquale e Rosalia Talamo, nacque a Vibonati il 2 settembre 1867, ove morì il 4 marzo 1946. Ordinato sacerdote nel 1893 andò, quale missionario, in Ve n e z u e l a o v e e s e r c i t ò l'apostolato per circa 25 anni. Rientrato in Italia espletò il ministero sacerdotale prima quale Cappellano della Chiesa della SS. Trnità e della relativa congregazione in Vibonati e, poi, negli anni '30, quale Parroco della Chiesa di San Cristoforo nella omonima frazione del comune di Ispani. Nel 1925 compose l'inno a S. Antonio abate, che musicò insieme al Can. Luigi PUOLI, parroco della Cattedrale di Policastro.

Il Vescovo mons. Pezzullo, agli inizi degli anni '40, lo nominò Canonico onorario. Nel 1943 e 1944 fu preside della scuola privata “A. Manzoni”, costituita in Vibonati per iniziativa di alcuni professori, per agevolare il corso degli studi degli studenti locali in conseguenza delle gravi difficoltà a raggiungere Sapri a causa degli eventi bellici. In detta scuola insegnava anche lingua latina della quale era profondo conoscitore al punto da tradurre liberamente in italiano tutti i più famosi testi della letteratura latina ed in particolare di Tacito, Tito Livio e Cesare. Il suo tempo libero, dopo l'espletamento del ministero sacerdotale, lo dedicava principalmente allo studio e all'approfondimento delle sue conoscenze storiche e letterarie. 13


Catechismo...che Passione! Il gruppo del catechismo è uno dei gruppi da sempre presenti nella nostra parrocchia...è indirizzato ai bambini che cominciano la scuola primaria e li accompagna fino al post-comunione (V elementare), passando per due tappe importanti: la Prima Confessione (III elementare) e la Prima Comunione (IV elementare); il cammino prosegue poi con la preparazione alla Santa Cresima della durata di due anni. L'attività annuale comincia con la festa di Santa Teresa di Gesù Bambino (1° ottobre) e termina con la celebrazione della Prima Comunione (l'ultima domenica di maggio); si svolge il sabato pomeriggio dalle ore 16:00 alle ore 17:00 nei locali del convento. Il gruppo è composto dal parroco, che coordina e forma le catechiste (con un incontro settimanale -aperto a

tutti- il martedì pomeriggio alle ore 16:00), la superiora che segue il gruppo che si prepara a ricevere uno dei due sacramenti ed infine le catechiste (una decina) e un seminarista che si prendono cura degli altri bambini e ragazzi. Gli incontri di catechismo cominciano e si concludono sempre con una breve preghiera; segue poi la spiegazione dell'argomento scelto (utilizzando i testi/sussidi della CEI) e facendo sintesi con le schede da colorare o completare (in base alle fasce di età). Oltre alla catechesi però, questo gruppo, ha un compito molto importante: coinvolgere bambini, ragazzi e famiglie a partecipare alla Celebrazione Eucaristica della Domenica cercando di vivere con loro (attraverso dei segni) almeno i tempi forti dell'anno liturgico...ma non sempre è facile! Maria Franca SCAFURA

NATALE DELLA NOSTRA INFANZIA Nocche e zeppole, nel miele affogate, allietavano le parche tavolate; tradizionale messaggio sotto il piatto a suggellarne l'annuale patto: la promessa di essere migliori e far felici i nostri genitori. Carmine DE LUCA

IL SANTUARIO DI SANT'ANTONIO ABATE Qual nobil cavaliere In sella ad un crinale, Poggia le staffe sue: L'una nella “Silica” E l'altra nella “Nafara”. Volte le spalle al mare E a'monti lucani, All'Occaso porge la fronte E il campanil diffonde Il suon delle campane Ai quattro venti. Luogo d'incontro e di memoria, Di solennità e di composte esequie, L'alma che uno solo istante qui si ferma, Nel suo inquieto andare vi trova calma. Carmine DE LUCA 14


ANAGRAFE PARROCCHIALE Parrocchia Sant'Antonio Abate in Vibonati (Sa) anno 2015

BATTESIMI

CRESIMA

·DE FILIPPO Davide Maria 25 Aprile 2015 ·BURAGLIA Giovanni 30 Maggio 2015 ·RICCIARDELLI Paola Antonia 26 Settembre 2015 ·QUINTIERO Giuliano 25 ottobre 2015 ·FERRIGNO Angelo 26 Dicembre 2015 ·SANTORO Stefano 26 Dicembre 2015

·Gerardo RINA ·Carmine Antonio BORRELLI ·Francesco GAMBARDELLA ·Rosa BRUSCO ·Sergio ORLANDO ·Gerardo FERRIGNO ·Sergio VERZOLOTTI

PRIMA CONFESSIONE

MATRIMONI

28 MARZO 2015 ·Federica ABRAMO ·Manuela ABRAMO ·Antonio ALESSIO ·Sara BRUNO ·Antonella CITERA ·Luca FERRIGNO ·Manuel FERRIGNO ·Vincenzo FINIZOLA ·Riccardo GENEROSO ·Maria Grazia LIONE ·Antonio NICODEMO ·Martina SCOTELLARO ·Arianna VERZOLOTTI ·Marika VERZOLOTTI

26 Luglio 2015 Gerardo RINA e Maria Rita BORRELLI

PRIMA COMUNIONE

DEFUNTI

31 MAGGIO 2015 ·Alessia AMATO ·Daila CAVALIERE ·Francesca CERN ICCHIARO ·Lazzaro CIANNI ·Teresa CITERA ·Francesco Pio DEL PRETE ·Domenico GIFFONI ·Alessia GIUDICE ·Mario Karol GIUDICE ·Erik MARTORELLI ·Francesca Pia QUINTIERI ·Francesca ROSSI ·Luigi SERRA ·Mattia VALLINOTO

·Occhiuzzo Pompeo 26 Gennaio 2015 ·Casella Maria Dominica 26 Febbraio 2015 ·Cafiero Gennaro 18 Marzo 2015 ·Palermo Ginevra 30 Marzo 2015 ·Rosso Nicola 04 Aprile 2015 ·Rina Eduardo 02 Giugno 2015 ·Carleo Rosa 01 Luglio 2015 ·Polito Carlo 12 Agosto 2015 ·Senatore Mario 21 Agosto 2015 ·Prandi Domenico 11 Settembre 2015 ·Granata Caterina 18 Settembre 2015 ·De Filippo Francesco 25 Ottobre 2015 ·Di Pasquale Paolo 19 Novembre 2015 ·Rosito Mario 24 Novembre 2015 ·Petrizzo Antonia 09 Dicembre 2015 ·Nicodemo Antonia 10 Dicembre 2015

12 Settembre 2015 Carmine Antonio BORRELLI e Teresa GIFFONE


Aperta la Porta della Misericordia a Policastro di Massimo La Corte Mons. Antonio De Luca, dopo aver aperto lo scorso 12 dicembre la Porta della Misericordia della Cattedrale di Teggiano, ha aperto, il 19 dicembre, un'”uguale Porta della Misericordia” nella Concattedrale di Policastro. Numerosissimi i fedeli che dalle Parrocchie delle Foranie di Policastro e Camerota, accompagnati dai Parroci, hanno partecipato alla Celebrazione. Nella suggestiva cornice delle mura di cinta medievali, con il canto dell'inno Misercordes sicut Pater, eseguito dal Coro Interparrocchiale delle foranie di Policastro e Camerota, ha avuto inizio la Celebrazione. Dopo la proclamazione del Vangelo e la lettura dell'inizio della Bolla Misericordiae Vultus, ha avuto inizio la processione verso la Concattedrale, dove, alla presenza dei fedeli che gremivano Piazza Duomo, il Vescovo ha aperto la Porta e, inginocchiatosi, si è raccolto in preghiera. Mons. De Luca, recando il libro dei Vangeli, ha poi varcato la porta della millenaria chiesa che fu già Cattedrale della antica Diocesi di Policastro. Dopo di lui il Vicario della Forania di Policastro, don Antonino Savino, il Vicario della Forania di Camerota, don Pietro Scapolatempo, i sacerdoti e il popolo santo di Dio. Il Vescovo ha quindi presieduto la solenne Concelebrazione Eucaristica nella IV Domenica del tempo di Avvento. Prima della conclusione il Cancelliere vescovile ha dato lettura del decreto con cui il Vescovo ha individuato, oltre alla Cattedrale di Teggiano e alla Concattedrale di Policastro, le altre chiese giubilari. Mons. De Luca, infine, ha consegnato il Direttorio liturgico-pastorale ai Vicari foranei che provvederanno a loro volta a consegnarlo ai parroci. Con il canto del Salve Regina e la Benedizione finale si è conclusa la Celebrazione.


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