11 giugno
in questo numero Storia di una Nave
Tecniche Modellistiche
Immacolata Concezione
Costruire i carabottini
Storia di un Modello
Schede Monografiche
Vascello a tre ponti del 1680
La Spagnoletta
Notizie dal Web Domande & Risposte Mostre di Ranco e di Besana
Editoriale Andrea Moia (Ordigno)
Sommario In questo numero 2 4 8 17 20 21 24 27 32
Editoriale Storia di una nave Immacolata Concezione Storia di un Modello Il vascello a tre ponti del 1680 Tecniche Modellistiche Costruire i carabottini Schede Monografiche La Spagnoletta Notizie dal Web Recensioni dal Web Domande & Risposte Mostra di Ranco Mostra di Besana
Redazione
Moia Andrea Antoniazzi Pierangelo Bartolacci Ivan Oss Germano Tenti Massimiliano Uboldi Antonio Venturin Roberto Bragonzi Luciano Mattavelli Rodolfo Vassallo Andrea Aglitti Simona Impaginazione grafica Antonini Adriano
Contatti Redazione di VM redazione@magellano.org Associazione AMN Magellano Via Paravisi, 1 20092 Cinisello Balsamo (Milano) C.F. 94598450156 amn@magellano.org Foto in copertina “Coreur” modello di Enrico Pilani
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Quando ho iniziato a scrivere il testo da inserire, come presentazione per questo nuovo numero di “In Viaggio con Magellano”, mi ero ripromesso di non essere come sempre mellifluo e ripetitivo nell’esporre la mia gioia ed i miei ringraziamenti a tutti gli Amici Modellisti.... ma non ce l’ho fatta! Vorrei quindi ringraziare TUTTI gli amici di Magellano per averci supportato fino ad oggi con il loro contributo, che spero vivamente possa crescere sempre più, grazie anche all’aiuto di altri “volontari” come tutti noi. L’Associazione Magellano cerca da sempre, e cercherà anche in futuro, di divulgare con tutti i mezzi a sua disposizione l’arte del modellismo navale. Siamo nati in internet ed in internet dobbiamo continuare a crescere. A volte quando ci penso mi sembra veramente incredibile: stiamo muovendo i nostri passi verso un villaggio globale come figli di Gutenberg e non come nativi digitali. Parliamo di “epoche”, di “ere culturali e sociali” completamente diverse ma che possono ancora esistere e coesistere grazie alle tecnologie moderne, prima fra tutte Internet. Il tutto è semplicemente per me meraviglioso e affascinante! Parliamo di Storia della Marina e di Cultura Marinara, di anni che solo forse i padri dei nostri nonni ricordano vagamente, almeno il contesto storico. Andiamo alla ricerca di significati, di storie, di metodi, di congetture, di tecniche ormai considerate “storiche”, per riproporle ai nostri figli, ai nostri amici, ai nostri successori, con passione e gioia per fare in modo che la storia non muoia mai! Noi tutti ora abbiamo scoperto internet, questo fantastico, misterioso, a volte ostico, mondo di collegamenti di fili immaginari che tiene unita la gente anche se lontana mille miglia. La tecnologia, secondo me, non va mai soprav-
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Editoriale valutata o abbandonata.. ma va semplicemente “sfruttata” nel miglior modo possibile. Noi di Magellano, fin dalla nostra nascita come Associazione, abbiamo deciso di sposare questa tecnologia per adottare il canale privilegiato dai nativi digitali, il quale ci permette una maggiore e veloce divulgazione di informazioni, di idee, di notizie, avvicinando e amalgamando allo stesso modo tantissima gente, tantissimi amici che hanno la stessa passione nel cuore: quella del Modellismo Navale. E la nostra perseveranza sta iniziando a dare dei buoni frutti. Da questo numero di VM, come preannunciato la volta scorsa, apriamo una nuova sezione “Domande e Risposte”, fatta, redatta e dedicata interamente ai nostri lettori. Non voglio falsamente aggiungere “...che abbiamo ricevuto migliaia di lettere...” perché non sarebbe leale né corretto nei Vostri confronti. Ma posso sicuramente affermare che l’idea ha avuto un discreto successo. Iniziamo col riportare alcune delle domande più interessanti pervenute alla redazione di Magellano, e che più frequentemente abbondano nei vari newsgroup, forum, siti dedicati al nostro hobby. Personalmente sono molto felice e fiero di poter pubblicare queste poche righe, semplicemente perché ciò significa che c’è ancora interesse per l’arte del modellismo; la gente ha ancora voglia di cercare, discutere, confrontarsi con tutto e tutti in una atmosfera serena e gioviale. Inoltre è iniziata una ricerca di collaborazione con altre associazioni e forum per poter condividere tecniche e idee su come eseguire determinati lavori, questa volta legati al modellismo in generale. Un primo esempio lo potrete leggere più avanti scoprendo come si autocostruiscono i carabottini.
Come ripetiamo da tempo, la collaborazione è un fattore indispensabile per il proseguimento della vita associativa e per la divulgazione della nostra passione, che non deve essere trascurato da nessuno, perché solo attraverso uno stretto coordinamento delle persone, e della loro disponibilità è possibile realizzare un rivista come la nostra ed esportare fuori dalla solita routine la passione per un’arte quale può essere il modellismo navale. La redazione di Magellano sta costantemente cercando di innovare gli argomenti: ci dedicheremo al modellismo navale in plastica, ai resoconti delle migliori mostre di modellismo navale al mondo, e di allargare la collaborazione editoriale a chi abbia qualcosa da dire... Insomma è nostra intenzione rendere sempre più appetibili, interessanti, aggressive e irrinunciabili queste poche pagine che vi accompagneranno nei vostri momenti di svago giornalieri. Il mio ringraziamento, va ancora una volta, a tutti gli Amici, che pur guardando al futuro con il cuore immerso nel passato (i figli di Gutenberg verso i nativi digitali), hanno avuto la forza di entrare a far parte di questo mondo, di dare il proprio contributo, utilizzando un nuovo codice di comunicazione; a tutti coloro che vorranno farne parte, dedicando anche solo poche ore del proprio tempo, per dare maggiore forza, alla divulgazione di questa nostra fantastica Arte che è il Modellismo Navale. Un Abbraccione... ed un BIP a tutti Andrea Moia
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Storia di una Nave
Immacolata Concezione Marco Topa (Tricera)
LA MARINA PONTIFICIA Riprendiamo la storia della nascita della nostra Marina parlando della Marina di Finanza Pontificia che ebbe origini nel 1786 quando il Tesoriere Generale Mons. Ruffo creò la Marina di Dogana, equipaggiata di 4 feluchette battispiaggia alle quali si aggiunsero, nei primi anni del secolo diciannovesimo, guardacoste e scorridore con base nei porti di Ancona e Civitavecchia. La Marina Pontificia fu l’unica a partecipare agli eventi risorgimentali: alcune imbarcazioni della forza di mare del Regno delle Due Sicilie vennero impiegate per trasportare in Calabria le camicie rosse attraverso lo stretto, ma si trattò di una partecipazione occasionale, dovuta all’iniziativa dei singoli finanzieri Nel 1824, il Ten. Col.Alessandro Cialdi, noto come prestigioso uomo di mare e valente studioso, fu
Trabacolo
anche Presidente dell’Accademia Pontificia dei nuovi Lincei, venne nominato Ispettore Comandante della Marina di Finanza. Già l’anno successivo alla sua nomina, il Cialdi, portò a compimento un’eccezionale impresa: condusse tre navi a vapore, acquistate dallo Stato Pontificio in Inghilterra, attraverso la Manica e quindi, attraverso fiumi e canali della Francia e per il Mediterraneo, fino al Tevere. 4
Con l’acquisizione di questi piroscafi, sulla base dei quali fu poi costituita un’apposita Direzione dei Piroscafi sul Tevere, derivarono cospicui vantaggi economici. Con l’entrata in servizio di queste
Brigantino S. Pietro
unità venne infatti accantonato l’oneroso sistema, usato fino ad allora per il trasporto delle merci, ossia trainare le imbarcazioni da Fiumicino a Roma per mezzo di bufali o di uomini lungo le sponde. Rimorchiando le imbarcazioni sul Tevere in una sola giornata, fu evitata la sosta notturna con una notevole riduzione del contrabbando delle merci trasportate. Questo nuovo sistema portò anche notevoli vantaggi economici: gli equipaggi erano infatti formati da marinai di finanza che provvedevano sia alla conduzione delle unità sia alla vigilanza doganale. La nuova impostazione del trasporto e controllo del traffico fluviale portò all’ordine di altri piroscafi tra i quali è da segnalare il Roma, che arrivò nel 1843. Il primo impiego di una certa rilevanza di questa unità fu nel 1848 quando partecipò alla prima guerra d’Indipendenza, insieme ad altre imbarcazioni della Marina di Finanza dell’Adriatico. Al comando del Cialdi, la flottiglia addetta al Corpo di Operazione, si comportò valorosamente combattendo a fianco delle navi della Marina Sarda. In questa occasione, le unità pontificie mantennero la bandiera bianco e gialla del Servizio di Fi-
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Storia di una Nave nanza, fregiandola però di una ni politiche del tempo, non si effettuò; cravatta tricolore. l’unità venne allora adibita per brevi Come già accennato in precespostamenti delle autorità dello Stato denza, il piroscafo Roma ebbe lungo il litorale laziale. un ruolo di primo piano nella Nel 1860 fu impiegata come trasporcondotta dei combattimenti to truppe e munizioni per la piazzaforpartecipando ai bombardate di Ancona, impegnata a contrastare menti di alcuni porti veneti in l’avanzata delle truppe piemontesi lunmano al nemico e catturango il litorale adriatico. do addirittura una nave auIn seguito l’unità venne impiegata per striaca; il Roma, prese anche reprimere il contrabbando sul litorale parte alla difesa del porto di laziale. Ancona, violando più volte il Nel 1870, caduto il Governo Pontifiblocco, catturando un’altra cio, l’unità venne integrata nella Marina imbarcazione e costringendo, del Regno d’Italia, pur restando di proil nemico ad interrompere i Bandiera Pontificia della pirocor- prietà vaticana ed al servizio del Papa Pio collegamenti tra la flotta ed il vetta Immacolata Concezione IX che, nel 1871, diede ordine al CapitaQuartier Generale. no Alessandro Cialdi di portare la nave Quando fu impedito ad uscire dal porto, sbarcò con molta discrezione a rifugiarsi a Tolone. nel Forte della Lanterna i propri cannonieri, che L’impresa riuscì e l’Immacolata Concezione rimacolpirono danneggiandole gravemente diverse navi se in disarmo in quel porto sino al 1877. austriache. Al termine delle operazioni il Cialdi e Il 17 novembre dell’anno successivo, con la mor8 membri dell’equipaggio del Roma vennero pro- te di Pio IX, il Vaticano vendette la nave alla Scuomossi per meriti di guerra. la Domenicana di Saint Elme ad Arcachon per la Al termine delle ostilità, la Marina di Finanza con- somma di 50.000 franchi onde utilizzarla come tinuò ad operare nel servizio per il quale era stata scuola per i suoi cadetti. fondata, potenziandosi ulteriormente e conferNel 1879 venne portata in cantiere a Tolone per mando sino all’unione di Roma all’Italia, la propria profondi lavori di raddobbo. efficienza e validità. Dal 1881 la Scuola Domenicana fu investita da profonde difficoltà finanziarie e fu costretta a cesIMMACOLATA CONCEZIONE sare l’attività; nel marzo del 1882, alla fine del raddobbo, vendette l’Immacolata Concezione a GailDevo dire che, dopo il bell’articolo di Andrea lard per 100.000 franchi, il quale versò un primo relativo al Lombardo, questo articolo risulterà un acconto di 10.000 franchi. po’ scarno; purtroppo, a causa della carenza di inAnche Gaillard ebbe delle difficoltà economiche formazioni relative ad una gran parte delle unità e che lo portarono al fallimento tanto che l’unità, al della storia della nostra Marina, non sono riuscito momento in Porto a Londra, venne posta sotto a trovare informazioni sul piroscafo Roma citato in sequestro su richiesta dei creditori. precedenza; ho trovato però alcune informazioni Da quel momento in poi il destino della nave disu un’altra unità appartenente alla Marina Pontifi- venne molto nebuloso: alcuni la danno per democia, ossia la pirofregata Immacolata Concezione. lita ad Aguillon nel 1890, altri la situano ad Orano La Marina Pontificia acquistò questa unità con lo sotto l’Armatore P. Durand con il nome di Loire scopo principale di impiegarla come nave di “rappresentanza” nei viaggi papali d’oltremare, primo ed affondata ad Ajaccio nel 1905. Altri la danno dei quali avrebbe dovuto essere un pellegrinaggio per venduta nel 1883 a commercianti inglesi come in Terra Santa che però, a causa delle condizio- nave da carico. In viaggio con Magellano n. XI - Giugno 2010
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Storia di una Nave
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In viaggio con Magellano n. XI - Giugno 2010
Storia di una Nave Cultura Generale
NOTA DI CULTURA GENERALE Visto che non siamo solo falegnami che lavorano il legno tanto per fare, apriamo l’angolo della cultura. Cercando notizie sull’Immacolata Concezione ho scoperto che il suo nome è legato anche ad un importante ricerca scientifica: il disco di Sechi. A Padre Angelo Sechi, consulente del Papa, fu chiesto dal comandante Cialdi, capo della flotta navale del Papa, di testare un nuovo strumento che misurasse la trasparenza delle acque. Questo strumento ora chiamato il “disco di Secchi”, fu calato per la prima volta dalla nave del Papa, l’Immacolata Concezione, nel Mar Mediterraneo il 20 aprile del 1875. Il disco di Secchi è un disco di 8 pollici con alternanza di quadranti neri e bianchi. Occorre calarlo in acqua fino a che non è più visibile all’osservatore. La profondità alla quale scompare il disco, chiamata “profondità di Secchi”, è la misura della
COME FARE UN DISCO SECCHI E’ necessario: - coperchio di un grande recipiente, almeno 15\20 cm di diametro - pittura impermeabile bianca e nera - trapano o rompighiaccio - bullone dal grande occhio - corda pesante - nastro di misura - feltro permanente
trasparenza dell’acqua. Quest’ultima è legata al colore della stessa, alle alghe e ai sedimenti sospesi. La trasparenza decresce con l’aumentare del colore, dei sedimenti in sospensione e dell’abbondanza di alghe. L’acqua è spesso macchiata di giallo o di marrone causa la putrefazione delle sostanze vegetali. Le alghe sono piccoli organismi acquatici vegetali la cui abbondanza è legata all’aumentare delle sostanze nutrienti, specialmente fosforo e azoto provenienti dai terreni agricoli, dalle fosse settiche ecc.... I sedimenti sospesi spesso derivano dalle sorgenti, dal fondo dei laghi, dai luoghi ove si costruisce, dai campi coltivati, dai prodotti urbani. La trasparenza è un indicatore dell’impatto delle attività umane sulla terra attorno al serbatoio, al fiume, al mare; se essa è misurata ogni stagione, anno per anno, il suo andamento può essere osservato e può servire come un segnale dell’effetto che l’attività dell’uomo sta avendo sulle acque. da testare con acqua il meno profonda possibile. 5. Immergere delicatamente il disco nell’acqua fino a quando non si vede più la X. Sollevare lentamente il disco fino a quando non si tornerà a vedere di nuovo la X; mantenere il disco in questa posizione. Stendere verso il basso ,afferrare il laccio esattamente sulla superficie dell’acqua, mentre mantieni questa posizione ,ritira il disco dall’acqua. 6. Leggendo le tacche sul laccio, determinare a quale profondità è penetrato (questa è la distanza tra le tue dita e il disco).
Come procedere: 1. Colorare il coperchio del recipiente di bianco. Quando sarà asciutto disegnare in nero sulla sommità una grossa X 2. Perforare o trapanare un piccolo buco nel mezzo della X e attaccare un laccio al coperchio usando un bullone. 3. Suddividere il laccio con un indice ogni 0,5 metri. 4. Adesso tu hai un vero disco del Secchi come quello della prossima pagina. Sei pronto per la prova . Inizia cercando un’area In viaggio con Magellano n. XI - Giugno 2010
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Storia di un Modello
Il vascello a tre ponti del 1680 Sergio Borghi
IL VASCELLO A TRE PONTI DEL 1680: UNA DECORAZIONE LUIGI XIV Tratto dall’articolo di Bernard Frölich apparso nel n. 228 di “Neptunia” Nel n. 213 di Neptunia era stata esposta la preparazione della decorazione della poppa, ma non era stato che sfiorato il tema della scultura che, nella decorazione di un vascello dell’epoca di Luigi XIV, assume un ruolo molto importante. Dalla polena al coronamento dello specchio di poppa, la decorazione scolpita è onnipresente. La parte di tempo che Frölich ha passato sul modello fino a concludere i lavori di scultura ne è d’altronde la
prova: 540 ore su 3200 complessive. È l’esecuzione di queste decorazioni che costituisce l’oggetto del presente articolo. La decorazione dello sperone In precedenza (Neptunia n. 211) era stata trattata la struttura dello sperone. Erano state lasciate nude le serpi, così come il grosso medaglione con cui terminano nella parte posteriore, la polena era solo sbozzata, non esistevano ancora le gru di capone ed i loro sostegni.Tutto ciò era da terminare, ed in particolare andava finita la polena. Erano da dettagliare la criniera, gli occhi e il naso del leone, da aggiungere le zanne e gli artigli. Questo lavoro si esegue sia con la lima (tonda o mezzo-tonda) sia con lo scalpello da legno o con la sgorbia, la grossezza degli utensili dovendo essere adattata alla finezza del lavoro. Scalpelli e sgorbie hanno parti taglienti comprese tra 1 e 3 millimetri. Per le zanne e gli artigli, è stata utilizzata la “tecnica delle caviglie” impiegata, come si vedrà in seguito, anche per realizzare le palline delle ghirlande. Questa tecnica consiste nel sagomare delle caviglie cilindriche che vanno piantate in buchi di diametro corrispondente, con la parte che li oltrepassa lavorata a forma di zanna, di artiglio o di mezza sfera nel caso di dover realizzare le palline delle ghirlande. Per le zanne del leone, i fori sono stati aperti nel naso e nella mascella inferiore, eliminando successivamente le
Foto 1- La poppa del vascello a 3 ponti nella condizione in cui sitrova all’inizio di questo articolo. E’ mancante di un certo numero di elementi decorativi: Il pannello a destra del nome e lo scudo circolare col monogramma reale con la doppia “L” intrecciata, i decori della balconata, i decori dei pilastri delle finestre della balconata,il grande pannello centrale e infine nel coronamento i 3 fanali con i trofei d’armi. 8
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Foto 2 - La polena raffigura un leone che sostiene un medaglione costituito da un pannello d’ebano incassato in un medaglione di legno di bosso, ed i vari decori sono fissati, così come le unghie e i denti del leone.
Storia di un Modello
Scomposizione dei vari elementi decorativi del medaglione della serpe
parti eccedenti delle caviglie. Per le serpe, una leggera ghirlanda di foglie, sormontata da un piccolo motivo a forma di conchiglia, ricopre ciascuno degli otto segmenti che legano tra loro le tre serpe, che sono, all’epoca del vascello, allineate verticalmente. La realizzazione di questi motivi a ghirlanda di foglie, verosimilmente di lauro, frequenti in queste decorazioni, avviene lavorando con lima e sgorbia su delle barrette di bosso, predisposte nelle dimensioni appropriate. Foto 4 - Particolare dell terminale della scarpa sulla murata e la gru di capone.
Foto 3 - Il terminale della scarpa sulla murata e la gru di capone.
La parte superiore delle serpe, sotto la cornice che le riunisce, è ugualmente guarnita da un piccolo elemento di ghirlanda. Questi elementi di fogliame sono impreziositi da piccole perle (che rappresentano forse dei frutti) in numero di do-
dici per ciascun motivo, realizzate, come già indicato, con il metodo delle caviglie. Al di sopra della cornice un largo medaglione riunisce le tre serpe, e comporta molti motivi di foglie, con un motivo centrale a forma di conchiglia. Secondo il metodo seguito, tutta questa decorazione, in lastra di bosso, è scomposta in undici elementi, realizzati separatamente e poi incollati insieme. Questo metodo semplifica la realizzazione di ciascun elemento, e dà all’insieme più leggerezza e finezza che se il tutto fosse scolpito “in massa” in un solo pezzo. La gru di capone stessa, e il suo sostegno, sono ampiamente decorati. Per quanto riguarda la gru, si tratta di un’anima in legno di pero, di cui la parte sporgente all’esterno del caposesto è stata ridotta prima di essere rivestita su tutte le sue facce da pannelli in ebano con cornici in bosso, e con alcuni
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Storia di un Modello piccoli ornamenti supplementari a forma di conchiglia, sovrapposti in aggiunta. Stessa tecnica per il sostegno, dove però il capitello e la base sono realizzati separatamente e assemblati sull’insieme. Anche in questo caso si ritrovano ghirlande di lauro a decorare i pannelli. La decorazione della poppa Questa decorazione comporta numerosi elementi scolpiti e rappresenta un grosso lavoro. L’essenziale di questa decorazione consiste nel rivestimento dei pannelli che formano tanto la bottiglia di tribordo (quella di babordo resterà disadorna), il basamento delle finestre della Santa Barbara, il balcone di poppa e la sua estensione alle fiancate, quanto il grande pannello dello specchio ed i suoi pilastri d’angolo, sostenuti dai contrafforti già guarniti dagli angioletti in scultura piena e dai bouquet di palme.
foto 8 - Visione più ampia della balconata ove si notano gli altri decori che definiscono tutta la balconata.
Foto 9 - Disegno di Jean Boudriot (Planche 31 du troisponts du Monsieur de Touville 1689) ove si mostra il decoro del grande pannello di poppa.
Foto 5 6 7 - Tutti i vari pezzi che compongono il pannello centrale della balaustra della balconata.
Foto10 - Abbozzi dei sei elementi, disegnati e traforati, che costituiscono l’insieme del grande motivo in bassorilievo.
Il balcone di poppa Abbiamo visto, al di fuori della preparazione del decoro, che la balaustra del balcone e la sua
estensione alle bottiglie sono costituite da piccoli pannelli a sfondo d’ebano incorniciati in bosso, separati da pilastri in leggera sporgenza, anch’essi decorati. Vi sono dunque undici pannelli e dodici
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Storia di un Modello
Foto11- Disposizione dei sei elementi sul disegno per il controllo prima della scolpitura.
Foto12 - Cinque dei sei pezzi finiti e assemblati.
Foto 13 - L’insieme di tutti i decori assemblati e fissati sul modello, si noterà l’ingiunta delle lance, spade e le palme dietro la testa della figura centrale.
pilastri da decorare all’interno. La decorazione dei pannelli comporta, al minimo, un motivo vagamente circolare, con due piccole ghirlande di foglie in
alto e in basso, ritagliato da un unico pezzo, al centro del quale inserire un fiore di giglio realizzato separatamente. Il pannello centrale del balcone di
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Storia di un Modello poppa, così come quello situato sopra i servizi nella parte poppiera delle fiancate, accolgono una decorazione particolare, con le insegne reali, un piccolo scudo circolare che porta i tre fiori di giglio, e sormontata dalla corona reale. L’insieme di questo pannello centrale comprende dunque quattordici pezzi, dei quali i fiori di giglio non superano i 2 mm di altezza. Per quanto riguarda i pilastri, tre piccoli elementi ne compongono la decorazione: , una conchiglia, un piccolo gruppo di foglie e un leggero capitello sotto la cornice del balcone. Le mensole che sostengono il balcone accolgono anch’esse una sottile ghirlanda di foglie, alla stessa maniera dei quattro pilastri che inquadrano la finestra dei servizi e dei tre pannelli della cupola che li corona. Lo specchio di poppa
foto14-Dettaglio dell’angioletto ( nel montante dell’angolo sinistro di poppa) che sostiene il nastro che decora il medaglione ovale con il monogramma reale - il nastro è stato aggiunto dopo. 12
Foto 15 16 - Assieme dei decori di poppa terminati - resta solo la realizzazione dei decori del coronamento con i tre fanali.
Lo specchio di poppa è costituito da un ampio pannello, trattato in ebano incorniciato in bosso, ornato da un grande motivo in bassorilievo eseguito nei dettagli come segue. Il pannello è limitato ai lati dai due angolari con il loro stretto pannello decorato di foglie, ed è sormontato dal poderoso cornicione del coronamento che sostiene i tre fanali di poppa ed i due ultimi elementi della decorazione, dei trofei di armi e armature. Due medaglioni ovali, che portano le due L interallaciate del monogramma reale, sono disposte sui pilastri degli angolari, all’altezza degli angioletti. I motivi con la doppia L sono stati delicatamente ritagliati da placchette di bosso, rifinite con la lima (lavoro molto delicato!) e incollati con cianoacrilato sul fondo d’ebano dei medaglioni. Due altri medaglioni identici, ma con contorno ovale di ghirlande di foglie, come i “sabord” della terza batteria, ornano il basamento dei servizi, posteriormente e ed lato. Il grande motivo in bassorilievo che adorna il grande pannello dello specchio è stato suddiviso in sei elementi principali: il personaggio centrale (forse Apollo), due angioletti, due pannelli di trofei (drappeggi e armi), e lo sfondo del fascio di foglie di palme che corona l’insieme. Alcune armi, realizzate separatamente, (lance, frecce, spade) sono fissate nella parte posteriore, in intagli dei motivi laterali, e il tutto messo al proprio posto, accurata-
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Storia di un Modello
Foto17 - Dettaglio dei decori nella parte bassa della poppa, si noterà la parte volutamente lasciata senza decori.
mente accomodato e incollato sul pannello. Qualche foglia di palma supplementare realizzata separatamente danno un po’ più d’ampiezza al fascio che ombreggia Apollo. Questi elementi di scultura non devono essere troppo spessi, essi sono lavorati essenzialmente con lime sottili, e con scalpelli e sgorbie di dimensioni ridotte, adatte alla finezza del lavoro. (A titolo di esempio, la penna d’oca di cui si serve l’angioletto di sinistra è stata realizzata separatamente e “piantata” nella sua mano!). I fanali di poppa Il coronamento di poppa porta tre grandi fanali (un quarto fanale, un po’ più semplice in quanto diritto, è installato sulla parte posteriore della coffa maggiore). Questi fanali hanno una forma molto complicata: sono obliqui ed a dodici facce! Ecco come sono stati realizzati. L’elemento di base è un nocciolo di plexiglas, tagliato da un cilindro massello e dando forma alle dodici faccette tra le due facce, superiore e
inferiore, che sono parallele ma non orizzontali, perché rispettano la curvatura della cornice del coronamento. Foto 18- Il grande fanale centrale terminato, 4 pezzi principali compongono il basamento del nucleo in plexiglas , e altri 5 pezzi del cappello. 36 pezzi di bosso rivestono il nucleo di plexiglas per formare le parti finestrate.
Un pezzo di tondino d’ottone è fissato nella parte bassa: esso serve all’assemblaggio del basamento e al fissaggio del fanale sul coronamento.
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Storia di un Modello Essendo queste lanterne interamente in legno, il nocciolo di plexiglas sarà rivestito con degli elementi in bosso che costituiscono il basamento (due o quattro pezzi) e la copertura (cinque pezzi) oltre ai montanti, dodici montanti incollati sugli Foto 20 - L’assieme dei vari pezzi che compongospigoli del nocciolo, Foto 19 - Due fasi della lavorazione del no i due fanali laterali per la loro lavorazione. e dodici piccoli ele- nucleo di plexiglas dei due fanali. menti piatti incollati sul plexiglas tra le estremità plexiglas: il tutto è rinforzato e fissato con uno dei montanti, alla base della copertura. Le facce strato di vernice incolore opaca. È da notare la “vetrate” sono raffigurate per mezzo di strettis- presenza di “perline” alla sommità dei montanti, simi nastri di carta bianca autoadesiva posati sul realizzate, evidentemente, con la tecnica delle ca
Foto 21 22 - I due fanali laterali. 14
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Storia di un Modello viglie. La grande lanterna conta dunque nove pezzi principali e trentasei pezzi secondari, senza contare le perline. I trofei d’armi del coronamento
Foto 23 - I trofei d’armi che guarniscono il coronamento: A destra i 5 elementi che lo compongono, sono già fissati tra loro per la definitiva collocazione.
I disegni di J. Boudriot concernenti questa parte della decorazione hanno posto un certo numero di questioni da risolvere prima di decidere il modo operativo da adottare. Infatti, i due insiemi in questione, disposti sulla cornice negli intervalli tra i tre fanali, mostrano dei pezzi “ammucchiati” comprendenti un’armatura, un elmo, una faretra piena di frecce, uno scudo e una testa d’ariete, senza contare qualche foglia. I due insiemi sono stati scomposti per preparare ciascuno degli elementi citati in maniera indipendente. La faretra è stata costruita con un fascetto di frecce poste una presso l’altra, ricavate da piccoli elementi cilindrici in bosso realizzati al tornio, con dei minuscoli anelli e con un fondo a forma di bicchiere, il tutto incollato con cianoacrilato. L’assemblaggio “in mucchio” dei cinque elementi è stato fatto con colla da legno. La finitura di tutte queste decorazioni va fatta con uno strato sottile di vernice incolore opaca, sia per proteggere il legno sia per rinforzare l’incollaggio dei piccoli diversi elementi. Foto 24 - Assieme di decori sul coronamento terminati. La costruzione dei tre fanali ha richiesto in tutto 54 ore di lavoro.
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Storia di un Modello
Foto 25 - Veduta del completamento della poppa che conclude un lungo periodo di costruzione per la realizzazione del modello completo. 16
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Tecniche modellistiche Costruire i carabottini
Elena Liberati (Madamalouise)
AUTOCOSTRUIRE I CARABOTTINI In questo periodo sono sottosopra non ho molto spazio, e per di più quello che riesco a ritagliarmi sul tavolo di cucina è precario. Sognando un laboratorio tutto per me in un lontano futuro, devo tenere gli attrezzi più ingombranti nelle loro scatole, e affinare l’arte di arrangiarsi. Esattamente quello che è successo quando è venuto il momento di fare i carabottini. Come saprete, coi carabottini che vendono nei negozi di modellismo c’è poca scelta: sono listellini di tiglio 3 x 1, l’unica cosa che varia è la spaziatura degli intagli. Questi carabottini sono abbastanza realistici solo alla scala 1:75 - 1:72 circa. A tali dimensioni sono richiesti fori di 1 mm di lato che corrispondono bene allo spessore di 1 mm dei listelli. Gli altri sono irrealistici, c’è poco da fare. Ora, sulla mia Saettia (scala 1:36) andrebbero bene dei carabottini in noce con listelli spessi 2 mm e fori di 2 mm di lato. Non ho posto dove installare la seghetta circolare, e dunque ho organizzato questa alternativa che penso potrebbe interessare qualcuno.
USARE IL TRAFORO PER AUTOCOSTRUIRE I CARABOTTINI 1 - si parte da un quadrello di noce 2 x 2. nota bene: è un quadrello perché la grata poggerà
Foto 1
su una base già curva per conto suo. se si vuole imitare anche la curvatura del carabottino, che su molti velieri è nettamente più pronunciata del bolzone, sarà meglio ricorrere a listelli 3 x 2 o 4 x 2 2 - per evitare che il quadrello così sottile si pieghi sotto la lama del traforo, lo affianco ad un robusto listello di tiglio 5 x 2. Entrambi i listelli sono incollati ad un pezzo di carta autoadesiva su cui ho stampato a computer delle righe distanziate di 2 mm (foto 1 e 2)
Foto 2
3 - traccio un segno che mi indichi la profondità dell’incisione, 1mm abbondante 4 - incido le tacche con il traforo elettrico armato di una lama a denti piccoli e fitti. (foto 4)
Foto 4 In viaggio con Magellano n. XI - Giugno 2010
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Tecniche modellistiche
Costruire i carabottini
5 - dettaglio. La lama del traforo viene usata come una raspa: si praticano due incisioni laterali, e si fa correre la lama avanti indietro tra di esse, in modo da asportare il legno (foto 5)
7 - progress nel montaggio del carabottino (foto 7, 8 e 9)
Foto 5
6 - tolta la carta e il listello di rinforzo, il quadrello è pronto per il montaggio (foto 6)
Foto 8
Foto 6
Foto 9
Foto 7
Foto 10
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In viaggio con Magellano n. XI - Giugno 2010
Tecniche modellistiche Costruire i carabottini
8 - i carabottini, una volta carteggiati ed inseriti nella cornice (foto 10) 9 - l’effetto complessivo in presenza del carico. (foto 11)
Foto 11
Per essere un lavoro d’emergenza, il risultato non è male... Visto che la seghetta circolare non si trova dappertutto ed ha pure un prezzo abbastanza alto, forse la mia idea potrà essere utile
Elena Liberati
In viaggio con Magellano n. XI - Giugno 2010
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Schede Monografiche Giordano Gagianesi
LA SPAGNOLETTA Tipica barca da lavoro sarda, usata per la pesca alle aragoste. Così chiamata per le sue origini provenzali. Disegno della spagnoletta
Zona di diffusione
Nel lontano 1354, Alghero è stata meta di una massiccia immigrazione di coloni soprattutto catalani, dediti alla pesca del corallo e delle aragosta. Ed in tempi relativamente recenti, intorno al 1900 è stata portata dalla Spagna la spagnoletta per essere impiegata nella pesca delle aragoste. È una barca molto elegante, scende molto in acqua con la chiglia ed è molto affinata a prua e a poppa. Tradizionalmente la lunghezza è di circa 6 metri con un baglio di circa 2,5 metri. La spagnoletta era armata con la tradizionale vela latina inferita su una lunga antenna di 10 metri ed aveva una superficie di 20–25 mq.. L’armamento di bordo prevedeva due o quattro remi di 4-4,5 metri di lunghezza, un ancorotto a grappino (4 marre) , un visore con lastra di vetro per ispezionare il fondale ed avevano un piccolo vivaio per consentire di conservare le aragoste in buone condizioni. Si può considerarla un buon veliero che stringe bene il vento, e particolarmente idonea per la pesca con le nasse delle aragoste; la nassa è una campana di giunco a due imbuti e verghe mobili è un attrezzo molto leggero, ingombrante; il vasto ponte poteva trasportarne un buon numero senza caricare lo scafo o mutarne il comportamento in mare.
Modello eseguito da Giordano Gagianesi
Piani costruttivi 20
Tutta la documentazione è stata tratta dalla rivista Yacht Digest di alcuni anni fa. Ed il modello è stato realizzato seguendo l’articolo. In viaggio con Magellano n. XI - Giugno 2010
Notizie dal Web Recensioni dal Web Antonio Uboldi
Il Leone di Caprera Il Leone di Caprera, il cui nome è una dedica all’eroe dei due Mondi, è un ‘piccolo guscio di noce’ protagonista di una straordinaria traversata dell’Oceano Atlantico compiuta da tre coraggiosi e determinati marinai italiani. Il capo della spedizione Vincenzo Fondacaro di Bagnara Calabra (Reggio Calabria), e i suoi due compagni Orlando Grassoni di Ancona e il cilentano Pietro Troccoli di Marina di Camerota (Salerno), partono infatti il 3 ottobre 1880 da Montevideo (Uruguay) alla volta dell’Europa, che raggiungono dopo molte peripezie il 9 gennaio 1881 entrando a Las Palmas (Isole Canarie). Il Leone di Caprera arriva in Italia solo nel giugno del 1881, quando una nave lo trasporta nel porto di Livorno. L’imbarcazione è quindi esposta nel laghetto della Villa Reale di Monza e successivamente all’Arsenale di Venezia. Dal 1932 entra a far parte del Civico Museo Navale Didattico di Milano. Nel 1953 il Leone di Caprera è trasferito al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, dove rimane fino all’agosto del 1995, quando viene trasferito a http://www.italiavela.it/articolo.asp?idarticolo=3433
Risorse internet
http://blog.yachtandsail.it/post/476/hydroptere-%E2%80%93-un-trimarano-volante-per-battere-il-record-2 http://gentlebreeze-smc.blogspot.com/2009/06/il-leone-di-caprera-torna-alla-vita.html http://www.museodelrisorgimento.mi.it/evento.php?idEvento=16 http://www.avelante.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1254&catid=1:eventi
Video
http://www.youtube.com/watch?v=-lzurvBlR84 http://www.youtube.com/watch?v=7AXpl9rl7Aw
Riemerge il dramma della Belle
Gli archeologi al lavoro nel Golfo del Messico per recuperare un veliero francese naufragato nel 1686 Riemerge il dramma della Belle I resti del piu’ vecchio relitto di nave francese naufragata in Nord America e sepolta da oltre tre secoli sotto quattro metri di acque torbide, al largo della costa del Texas, stanno tornando alla luce grazie a tecniche di recupero molto avanzate. Individuata lo scorso anno e salutata come uno dei ritrovamenti sottomarini piu’ importanti del Nord America, la Belle era la piu’ piccola di quattro imbarcazioni prestate da Luigi XIV al leggendario esploratore francese Rene’ Robert Cavalier, signore di La Salle, per la sua spedizione del 1684. Era salpato con piu’ di trecento uomini fra coloni ed equipaggio sperando di arrivare alla foce del Mississippi e di fondarvi un insediamento. La Belle, una nave di 24,5 metri a due alberi, si incaglio’ durante una burrasca e affondo’ nella baia di Matagorda nel gennaio del 1686. La Salle si era perso nelle acque del Texas mentre cercava di entrare in Mississippi dal golfo del Messico.
Risorse internet
http://archiviostorico.corriere.it/1996/novembre/24/Riemerge_dramma_della_Belle_co_0_96112411322.shtml http://it.wikipedia.org/wiki/Texas_francese http://it.wikipedia.org/wiki/La_Belle_%28nave%29 http://www.texasbeyondhistory.net/belle/ http://www.thc.state.tx.us/belle/lasbellephoto.shtml http://it.wikipedia.org/wiki/Ren%C3%A9_Robert_Cavelier_de_La_Salle
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Notizie dal Web E SE FOSSE L’OLANDESE VOLANTE
«Alle quattro del mattino ci ha incrociati, di prua, l’Olandese Volante. Emanava una strana luminosità rossastra, come una nave fantasma, sulla quale spiccavano nitidamente gli alberi, i pennoni e le vele di un brigantino distante duecento metri, che si avvicinava a prua». A raccontare questo misterioso avvistamento, avvenuto l’11 luglio 1881, sono Edward, duca di Clarence, e suo fratello, il principe George, futuro re d’Inghilterra. Si trovavano a bordo della nave di Sua Maestà l’Inconstant, in navigazione attraverso lo stretto di Bass, sulla rotta da Melbourne a Sydney, in Australia. Tuttavia, quando l’Inconstant si avvicinò al punto dell’avvistamento non trovò nulla. «Non c’erano resti o alcun segno di una nave materiale» continua il racconto. «La notte era chiara e il mare calmo. Tredici persone lo videro. Alle 10.45 del mattino, il marinaio che aveva avvistato l’Olandese Volante cadde dall’albero di parrocchetto sul castello di prua e fu ridotto a brandelli». La nave maledetta aveva fatto un’altra vittima.
Risorse internet
http://it.wikipedia.org/wiki/L%27olandese_volante http://www.correrenelverde.com/nautica/leggende/olandesevolante.htm http://www.ilcancello.com/mistero_miti_olandese_volante.htm http://www.google.it/imgres? http://www.olanda.cc/la-leggenda-dellolandese-volante.html
Video
http://www.youtube.com/watch?v=724QYsjqbpI&feature=youtube_gdata http://video.libero.it/app/play?id=416a9dcbc3d48a3b84058e5347099362
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Notizie dal Web Il Vino Marsala
Alla fine del 18° secolo il vino marsala era ormai abitualmente bevuto su tutte le navi di Sua Maestà britannica, anche l’ammiraglio Nelson era solito festeggiare una vittoria con il vino marsala di Woodhouse, e la storia racconta che fu proprio in seguito alla battaglia navale di Trafalgar che, per la prima volta, si cominciò a parlare del marsala come del “victory wine”, ossia vino della vittoria. Tutto ebbe inizio nel 1773, quando il commerciante di Liverpool John Woodhouse organizzò la prima spedizione di Marsala dal porto di Trapani verso l’Inghilterra, caricando il suo brigantino con settanta pipe di vino (ogni pipa corrispondeva a circa 420 litri). Sempre Woodhouse fondò il più antico stabilimento enologico siciliano: il Baglio (cioè il “cortile”) della tonnara del Cannezzo. Gli inglesi, con il passare del tempo, apprezzarono sempre di più le spedizioni di Marsala e il governo britannico volle addirittura che la flotta comandata da Nelson ne avesse a disposizione 500 botti all’anno; dopo la vittoria di Nelson contro Napoleone a Trafalgar, il Marsala ricevette il titolo di “Victory Wine”.
Risorse internet
http://www.marsaladoc.it/storia_vino_marsala.php http://www.sicilia-firenze.it/upload/files/inglesi_a_Marsala.pdf http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Nelson
Video
http://images.google.it/imgres?imgurl=http://digilander.libero.it/adrgenovese/caricamento%2520botti%2520al% 2520porto.jpg&imgrefurl=http://digilander.libero.it/adrgenovese/Marsala%2520Florio.htm&usg=__mSPG_UX7 qW2yOcL60lZFCZdKBtM=&h=249&w=490&sz=14&hl=it&start=78&um=1&itbs=1&tbnid=WuOKsA5fiU1W QM:&tbnh=66&tbnw=130&prev=/images%3Fq%3Dmarsala%2Bnelson%26start%3D60%26um%3D1%26hl%3 Dit%26safe%3Dactive%26sa%3DN%26tbo%3D1%26rls%3Dig%26imgsz%3Dm%26imgtbs%3Dz%26ndsp%3D2 0%26tbs%3Disch:1 http://images.google.it/imgres?imgurl=http://2.bp.blogspot.com/_sMhGhowODJQ/SIjBRkn9m2I/ AAAAAAAAAEk/8vq-plMnOLU/s320/240px-Lord_Nelson_before_Trafalgar.jpg&imgrefurl=http://agoraf.blogspot.com/2008/07/il-vino-della-vittoria-anglo-italiano-i.html&usg=__wHNyvpxgt1jJqHKATR2TQOhBo1s=&h=3 15&w=240&sz=20&hl=it&start=59&um=1&itbs=1&tbnid=t3zh1iPFQgE2bM:&tbnh=117&tbnw=89&prev=/imag es%3Fq%3Dmarsala%2Bnelson%26start%3D54%26um%3D1%26hl%3Dit%26safe%3Dactive%26sa%3DN%26rls %3Dig%26ndsp%3D18%26tbs%3Disch:1
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Un modello più “Vivo” •Domanda: Mi piace molto l’idea che il modello pur essendo statico per definizione, una volta terminato possa essere o apparire, se non dinamico, alquanto “vivo” per la presenza di figurine attente alla propria attività specifica (Ufficiali, mozzi, marinai addetti ai pezzi e alle manovre, vedette, cuochi, pigroni, ecc.) ovviamente in scala adeguata ed abbigliati secondo epoca e natura dell’imbarcazione (ammiraglia, corsara, pirata, moderna, da pesca, ecc.). A questo proposito non ho trovato riferimenti nel corposo materiale che l’Associazione mette a disposizione dei Soci se non un fugace cenno in V.M. n° 7/2009 quando viene intervistato il modellista Luciano Bragonzi (foto di pag. 9; risposta a pagg. 11/12). Non ho trovato in commercio elementi particolarmente diversificati e soddisfacenti salvo qualcosa offerta da Mantua Model e da Magic Model. Possibile che agli artisti modellisti associati, che sto piano piano imparando a conoscere visitando il nostro sito, l’argomento non ne solletichi l’estro, l’abilità manuale, la ricerca storica, il desiderio di impreziosire il proprio lavoro senza involgarirlo nè snaturarlo? Corrado Schiappa
•Risposta: Mettere delle figure di marinai su un modello di nave comporta un incremento delle problematiche di costruzione che vado ad esporre: una di queste è un allungamento dei tempi di lavorazione per il modellista sia che si autoproduce i personaggi, oggi con le tecniche di riproduzione tramite stampi in resina, basta fare un master per poi riprodurlo nei numeri che si vuole, per ogni posizione che dovrà assumere il nostro marinaio si dovrà fare il relativo master. C’è chi usa i personaggi del ramo ferroviario, se la scala lo permette, modificandoli ed adattandoli al modello, c’è chi li trova in commercio ma generalmente si deve rivolgere al mercato estero, in Italia si trova poco. Un altra problematica è che se metti dei marinai sul modello per renderlo dinamico non puoi certo mettere il modello su un piedistallo, per coerenza bisogna anche riprodurre un ambiente in cui la nave opera, per cui un mare, un bacino, ecc.ecc., se la riproduzione è una nave a vela antica anche lo stato delle vele deve adeguarsi all’ambiente , gonfie di vento, issate o ammainate, in un peschereccio moderno con le reti in mare, con del pesce nelle cassette e tutto ciò che ne consegue per ogni tipo di imbarcazione.Come vedi è una scelta che va ponderata attentamente prima di iniziare la costruzione di un modello e non molti scelgono di perseguire questa strada. Andrea Vassallo
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Illuminazione del modello •Domanda: 2 - Mi piace anche l’idea che il modello, per la stessa filosofia di cui al precedente punto, una volta terminato e messo in bacheca, in bella mostra per il piacere proprio ed altrui, possa risultare opportunamente e strategicamente illuminato, all’interno ed all’esterno, avendo individuato in corso d’opera sia i punti logici della nave, sia lavorando nella struttura della bacheca. Ma anche a questo proposito ho colto solo la sintesi dell’esperienza raccontata dal sig. Roberto Venturin nel n° 4 (pag. 16) della rivista. Sono così fuori dallo spirito del modellista navale “puro” le realizzazioni degli effetti di cui ho fatto cenno? Cosa ne pensate e cosa ne possono pensare i Soci? Ringrazio per la paziente attenzione che vorrete dare al mio scritto e per le eventuali risposte e/o indicazioni che potrete darmi o procurarmi. Corrado Schiappa
•Risposta: L’illuminazione del modello è generalmente una prerogativa del dinamico, difficilmente chi fa statico inserisce una illuminazione per il semplice fatto che ha bisogno di manutenzione, dovrà inserire batterie, fili elettrici, luci che possono fulminarsi, quindi bisogna fare parti e accessori mobili accessibili alle nostre mani per le eventuali riparazioni e sostituzioni. Su antichi vascelli mettere parti illuminate comporta un ulteriore lavoro di mimetizzazione dei fili elettrici visto che andavano a candele o fanali ad olio. Per quanto riguarda le bacheche l’illuminazione interna si può fare benissimo, ma anche questo ha dei riflessi negativi a parer mio, se le luci rimangono accese per periodi prolungati l’interno della bacheca si surriscalderebbe e potrebbe portare a deformazioni del modello per via del calore, si potrebbe ovviare al problema con fori di areazione, ma anche questa soluzione comporterebbe il problema dell’infiltrazione della polvere e che quindi buona parte della funzionabilità della bacheca viene meno. La soluzione quindi sarebbe quella di mettere la bacheca in un angolo appositamente illuminato. Come vedi le tue considerazioni non sono cosÏ assurde anzi, al contrario sono argomenti che meritano una attenta valutazione ed approfondimento. Andrea Vassallo
Amerigo Vespucci illuminato, modello di Roberto Venturin (Shark) In viaggio con Magellano n. XI - Giugno 2010
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Stagionatura legno •Domanda: Ieri mi sono fatto segare in tavole da 3 cm di spessore due bei tronchi di legno di pero, penso ce ne sia per quasi 100kg. Il falegname mi ha detto che per la stagionatura occorre un anno per ogni cm di spessore, vi risulta corretta questa informazione? Io contavo di usarlo tra un anno, quindi con un solo un anno di stagionatura, voi cosa ne pensate? Ciao a tutti... Dino
•Risposta: Ciao Dino Appena ho letto la tua e-mail ho subito chiesto qui in ditta. Non è vero che devono passare tanti anni quanti sono i centimetri della tavola. Innanzi tutto metti le tavole (che devono essere scorniciate) in un posto ventilato e protetto dalla pioggia. Metti tre listelli uno in testa, uno al centro e uno in fondo per separare le tavole e permettere all’aria di passare tra una e l’altra e attendi circa 1 anno / 1 anno e 1/2. Tieni presente che comunque dipende tutto dalle condizioni climatiche. Ciao Simone
Dove vengono fissate le bigotte sulla coffa? •Domanda: Ciao a tutti, finalmente posso ricominciare a lavorare sulla messa in opera dell’albero di trinchetto del Blak Falcon. Avrei bisogno di un vostro consiglio: ho fissato il fusto maggiore dell’ albero di trinchetto con le relative sartie dopo aver posizionato sia le maschette che la crocetta, quindi adesso devo montare la relativa coffa ma nel piano di costruzione ho notato che dalla coffa fino alla testa di moro dell’albero superiore partono delle altre sartie formate da due bigotte per lato. Il mio dubbio è : Dove vengono fissate le bigotte sulla coffa? Devo praticare dei fori sulla coffa per far passare la relativa corda dopo che ho imbrigliato le bigotte? e dove devo fissare la corda, sull albero di trinchetto o sulle sartie inferiori? Ciao Gianluca
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•Risposta: No Gianluca Le bigotte non devi fissarle alle griselle, ma alla sartia anche se poi in pratica, generalmente il punto di partenza delle riggie collima con l’ultima grisella. Il trillinaggio è una legatura che si eseguiva sulle sartie per ottenere una maggior tensione e passava al di sotto della coffa di trinchetto e di maestra. Ti allego uno schema in cui è molto semplice capire come funziona. Ciao Massimo
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Mostra di Ranco Roberto Venturin (Shark)
Si è tenuta nei giorni 22 e 23 maggio 2010 a Ranco (VA) sulla sponda orientale del lago di Garda, la mostra di Modellismo Statico Navale “Velieri” sul Lago” promossa dal Comune di Ranco ma fortemente voluta dal Consigliere delegato alla cultura, turismo e sport di Ranco, Signora Marcella Zago per “onorare” la passione di suo padre, grande modellista navale, che a causa di un ictus non è più in grado di lavorare ai suoi modelli.
prima d’ora dai locali della sua casa. L’Amministrazione Comunale di Ranco, insieme ad altri paesi della costa lombarda del lago Maggiore, ha organizzato un ciclo di manifestazioni enogastronomiche di degustazione dei prodotti tipici della zona molto pubblicizzato per poter offrire delle attrattive che interessanti non solo per i cittadini della zona ma anche per i turisti che si muovono numerosi nella primavera/estate.
Marcella Zago col padre modellista Livio
L’organizzazione e l’allestimento della mostra è stata affidata agli amici dell’A.N.V.O. Associazione Navimodellisti Valle Olona, i quali hanno esposto un centinaio di modelli fra i quali spiccavano, per imponenza e fattura il Titanic e il Normandie di Duilio Curradi.
Purtroppo a soli 70 anni l’ictus che ha colpito il sig. Zago, oltre che una disabilità manuale, ha lasciato un danno cognitivo, ma non ha intaccato il ricordo di ogni dettaglio dei suoi progetti e dei suoi lavori. Quindi questa mostra vuole, per la prima volta, dare a lui la possibilità di esporre, ed a tutti coloro che vorranno, di ammirare i suoi modelli mai usciti
L’idea che il modello del Titanic, perfettamente navigante e di così elevata fattura, possa avere al suo interno tutti gli arredamenti e le strutture della nave reale senza che sia possibile accedervi in quanto è stato tutto sigillato ha molto colpito i visitatori i quali si sono soffermati davanti alle note create dal modellista per la spiegazione della storia sia della nave che del modello.
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Mostra di Ranco
L’angolo dedicato ai due modelli di Duilio Curradi:Titanic e Normandie
Alcuni scorci della mostra
il Palinuro illuminato di Roberto Venturin
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Mostra di Ranco Grande ammirazione hanno comunque destato i numerosi modelli esposti di Livio Zago, l’ospite d’onore e allo stesso tempo padrone di casa. Oltre venti modelli statici, dei quali numerosi in teca, di pregevole fattura e tutti completamente autocostruiti denotando una manualità dell’autore davvero di livelli eccelsi.
Il “Great Harry”
Il “Sovereign of The Seas” ed il particolare dei bassorilievi di poppa
Due modelli molto particolari fra cui la “nave di Nydam” rinchiusi nelle loro teche, anch’esse autocostruite In viaggio con Magellano n. XI - Giugno 2010
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Mostra di Ranco
Particolari di costruzione
Tutti i modelli sono in legno rigorosamente a vista con sculture e bassorilievi, chiodature e a volte pitturazioni caratteristiche del periodo eseguite sempre con fedeltĂ di particolari addirittura maniacale ma sempre di un grande impatto visivo e di una perfetta armonia alla vista. Estrema maestria nella lavorazione dei particolari in legno a vista
Legno scolpito ad altorilievo nella prua della “Reale de France�
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Mostra di Ranco
Legno colorato nel castello di poppa del “Great Harry”
La due giorni di mostra è stata anche motivo per un bellissimo week end in quella che è considerata la Portofino del lago Maggiore” e dei sui dintorni, week end allietato da ottima compagnia e visite a stupendi siti che sempre di più ci fanno amare questo nostro bellissimo Paese.
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Mostra di Besana Roberto Venturin (Shark)
Indetto dalla Pro Loco di Besana, ed in particolare dal modellista Valerio Doni, e col notevole contributo del Gruppo Modellisti Sestesi, si è svolta dal 8 al 16 maggio la 3^ mostra concorso di modellismo “Besana in Models” nel contesto davvero particolare e suggestivo della storica Villa Filippini. Edificata nel 1801 dalla famiglia Prinetti, la costruzione neoclassica su pianta ad “U”, si affaccia sulla centrale via Viarana; la facciata posteriore , dalle forme semplici, si apre sul parco a disegno paesaggistico. Nelle sale pittoresche e ben arredate che ancora traspirano il senso del tempo hanno fatto bella figura di se numerosi modelli rappresentanti ogni genere del modellismo: dalle navi sia statiche che naviganti, agli aerei, ai plastici ferroviari, camion, figurini e via dicendo. All’esterno, nel bellissimo parco, fra importanti esemplari di alberi quali faggi , castani, tigli e querce piramidali era stata anche allestita una vasca semplice ma funzionale per le esibizioni dei modelli naviganti ed una ricostruzione logistica per una battaglia campale fra carri armati con tanto di botti e fumate.
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Mostra di Besana Purtroppo l’inclemenza del tempo in quei giorni non ha permesso lo svolgersi delle manifestazioni all’aperto così come speravano gli organizzatori ma, in compenso, l’affluenza di pubblico sia occasionale sia di intenditori è stata davvero notevole gratificando gli sforzi sostenuti dagli amici della Pro Loco. Naturalmente, in questo semplice e scarno servizio fotografico presenterò unicamente alcuni dei modelli navali più ammirati, tralasciando, unicamente per ragioni di spazio, altri lavori e i modelli di altri generi di modelli riguardanti altri campi del modellismo che non siano il navale. Di questo mi scuso coi modellisti e con tutti gli appassionati facendo però presente che le foto sono a disposizione di chi ne facesse richiesta.
Allestimento delle sale
Un bellissimo modello de “La Flore”
Baleniera del modellista Albino Benedetto
Bombarda del modellista Enrico Pilani
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Mostra di Besana
Gozzo ligure di Antonio Uboldi
Presentare un modello in costruzione con i particolari già realizzati e pronti per la posa
La caratteristica “Master Hand” di Albino Benedetto
Le Hussard (1845) in scala 1:70 del modellista Migliaccio Luigi
Victory (Valerio Doni) e Amerigo Vespucci (Roberto Venturin) appaiate nella sala centrale
Il piroscafo a pale “Sicilia”. Modello navigante di Angelo Zangirolani 34
In viaggio con Magellano n. XI - Giugno 2010
Mostra di Besana
Un “Amerigo Vespucci” in scala 1:100 del modellista Roberto Cesana Un altro modello di Valerio Doni: la Tonniera
Seguita dal numeroso pubblico presente, la cerimonia della consegna di diplomi e coppe ai numerosi partecipanti è stata aperta da un toccante discorso dell’organizzatore Valerio Doni, seguito dalla presentazione delle autorità cittadine e dei vertici della pro Loco di Besana in Brianza.
Una graziosa “targa” di partecipazione è stata anche riservata all’Associazione Modellisti Navali AMN Magellano per il contributo dato all’organizzazione dell’evento.
Roberto Venturin (Shark) In viaggio con Magellano n. XI - Giugno 2010
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