LE STRADE ROMANE
L’antica rete viaria romana fu di capitale importanza per il controllo dei territori conquistati e per l'affermazione di influenze politiche, economiche e culturali. culturali. i numerosi ritrovamenti archeologici, e le fonti storiche, testimoniano che conquiste territoriali e costruzione delle strade andavano di pari passo. passo. forse nessun aspetto della civiltà romana è emblematico come la strada. strada. Altri popoli sono stati grandi organizzatori e combattenti come i romani ed hanno lasciato forti testimonianze architettoniche ed artistiche, ma nessuno ha dato la giusta importanza di realizzare una rete stradale come i romani invece hanno fatto. fatto. Si calcola che nel periodo di massimo splendore erano percorribili in Europa, Asia e Africa, circa centomila chilometri di strade costruite, controllate e curate dalle istituzioni di Roma. Roma. Non desta ammirazione solo la quantità, ma ancor più la qualità di queste opere, rimasta eccelsa sino al tramonto del mondo antico. antico. infatti, le strade romane superavano sistematicamente ogni ostacolo naturale con straordinarie opere di ingegneria. ingegneria. Ponti di dimensioni notevolissime con arcate ampie più di trenta metri sono, ad esempio, quello di Pont Saint Martin (fine II sec a.c.) in val d‘Aosta, sulla via per la Gallia, o in Umbria quello di augusto presso Narni, sulla Flaminia, di cui però è crollata l'arcata centrale. centrale. Il più lungo ponte romano fu costruito da Traiano sul Danubio, in Romania, a Turnu Severin nel 104 d. c. che misurava 1127 metri superati con 20 piloni di pietra ed arcate in legno
Bisogna poi ricordare i viadotti, destinati a superare dislivelli troppo accentuati evitando ripide discese e salite. Si trattava di giganteschi terrapieni sostenuti da muraglioni, talvolta forati da archi alla base. Ancora oggi è in uso il viadotto della via Appia presso Ariccia del II secolo a. C., lungo 231 metri e si innalza sino a 13. In alternativa, per superare ostacoli rilevanti si tagliava la roccia e la strada, come nelle "tagliate etrusche", si snodava chiusa fra due pareti. Questo è il caso di molte strade alpine e della via danubiana. Le gallerie erano invece rare, anche se si può ricordare quella del Furlo nelle Marche, voluta da Vespasiano, attraverso la quale passava (e passa ancora oggi) la via Flaminia. I nomi delle strade romane rivelano spesso la loro funzione originaria: la via Salaria era destinata al trasporto del sale. Sull'Argentea, in Iberia (Spagna), si svolgeva il traffico del prezioso minerale. Altre erano identificate dall'area geografica in cui avevano la loro origine o il loro termine: cosÏ la via Ostiense, da Ostia; la via Ardeatina, da Ardea, la Tiburtina, da Tibur, la Nomentana, da Nomentum. Comunque, nella maggior parte dei casi, il loro nome ricorda colui che ne promosse la costruzione, come la via Appia, da Appio Claudio Cieco (312 a.C.), la via Flaminia, da Caio Flaminio (223-219 a.C.), la via Emilia, da Marco Emilio Lepido (175 a.C.).
Il sistema stradale romano interessò tutta l'area dell'impero, dalla Britannia all'Africa settentrionale, dall'Iberia alle province danubiane e del Vicino Oriente. La costruzione di un così rilevante complesso di opere pubbliche, di tracciati stradali, di ponti, gallerie e viadotti, fu un lavoro immenso, attuato quasi sempre in condizioni inumane, ad opera di militari, prigionieri di guerra, schiavi. Gli antichi tracciati tra Roma e i centri laziali (le vie Laurentina, Safricana, Ardeatina) erano tortuosi, zeppi di variazioni di quota, colmi di irregolarità di profilo. Il loro fondo, quasi sempre in terra battuta, spesso era stato scavato direttamente nella roccia, ed in qualche caso veniva rinforzato con ghiaia compressa. L'introduzione di nuovi criteri e di nuove tecniche di ingegneria stradale viene fatta risalire al 312 a.C., quando si realizzò la costruzione della Via Appia ad opera di Appio Claudio Cieco, lo stesso costruttore del primo acquedotto di Roma (l'acqua Appia) come riportano Livio e Diodoro Siculo. Importantissimo fu l'abbinamento di strade e acquedotti, perché due strutture con funzioni così importanti per la vita civile ed il progresso camminano l'una accanto all'altra.
Il sistema costruttivo di una strada romana era piuttosto complesso. Per prima cosa, venivano definiti i margini e scavata profondamente la terra per liberare la zona che successivamente sarebbe stata occupata dalla carreggiata. All'interno dello scavo si sistemavano quindi quattro strati sovrapposti di materiali diversi (viam sternere). Per questa loro caratteristica a strati, le vie venivano tecnicamente chiamate via strata, da cui ha origine l’italiano strada, l’inglese street, il tedesco Strasse e in l'olandese straat.
Lo strato più basso, era composto da pietre molto grandi come sassi ed era detto STATUMEN,(In presenza di terreni paludosi o fangosi,lo STATUMEN veniva sostituito da una palizzata orizzontale in legno poggiata su pali conficcati in profondità nel terreno) il secondo chiamato RUDUS era formato da ciottoli di medie dimensioni, il terzo da ghiaia mista ad argilla detto NUCLEUS, ed il quarto era il vero e proprio manto stradale chiamato PAVIMENTUM: esso era composto da lastre grosse e piatte adagiate in orizzontale, ma con una forma lievemente convessa per facilitare lo scolo delle acque piovane, verso le canalette di scolo, sempre presenti nelle vie cittadine.
le strade dell'antica Roma, sino al periodo repubblicano, non divennero mai veramente efficienti e rimaneva la vecchia distinzione in tre tipi: tipi: ITINERA (le vie accessibili solo ai pedoni), ACTUS (quelle in cui poteva passare un carro alla volta) e VIAE (quelle in cui due carri potevano incrociarsi e superarsi). superarsi). le uniche due strade che venivano definite viae, viae, entro l'antica muraglia repubblicana, erano la VIA SACRA e la VIA NOVA, ai lati del foro, i minuscoli sentieri venivano chiamati ANGIPORTUS ANGIPORTUS.. Intorno al IV sec. sec. a.c., Roma era già una grande metropoli. metropoli. racchiusa dalle mura serviane, cominciava a dominare sull‘Italia, stava fiorendo la repubblica. repubblica. mancavano solo due cose: cose: l'acqua e le strade. strade. fino ad allora i romani si erano accontentati dell'acqua del Tevere e di quella piovana. piovana. per quanto riguarda il secondo problema, fino a quel momento esistevano solo tre vere e proprie strade, mentre altri sentieri divennero poi famose vie consolari (come via Nomentana o via Tiburtina): Tiburtina): la via Salaria (che uscendo dalla porta collina portava a Asculum, Asculum, Ascoli), la via Ostiensis (che dalla porta raudusculana conduceva a ostia) e la via Latina. Latina. le prime due formavano un solo tracciato naturale, interrotto da Roma, che collegava il reatino al mare, la terza era un altro tracciato naturale che partiva dall'isola tiberina, usciva dalla città da porta Capena, Capena, seguiva le pendici dei colli albani, li aggirava ed arrivava a Capua. Capua. Erano però sentieri polverosi, senza alcuna manutenzione. manutenzione.
LE ABITAZIONI DEI ROMANI
Alcuni romani abitavano in campagna, altri in cittĂ . Nelle cittĂ la gente abitava in edifici di quattro o cinque piani, chiamati "INSULAE" . Ogni famiglia aveva un appartamento detto "CENACULUM". Le famiglie abbastanza benestanti si potevano permettere appartamenti con stanze lussuose, in genere ai piani inferiori dell'edificio, invece la gente povera si doveva accontentare di una sola stanza ai piani piĂš alti. Il piano terra delle Insulae era occupato dalle botteghe degli artigiani e dei commercianti che abitavano nel retro bottega. Sotto il tetto c'era il solaio, che a volte ospitava delle famiglie. la vita all'interno di questi caseggiati era molto disagevole: erano mal riscaldati d'inverno, erano poco illuminate e spesso mancava l'acqua. strette le une alle altre, costruite in economia le insulae spesso venivano distrutte da crolli e incendi che si propagavano velocemente. per non correre il rischio che interi quartieri venissero distrutti le insulae non avevano le cucine, quindi per mangiare un pasto caldo bisognava andare nelle locande. di ben altro genere erano le abitazioni dei ricchi: la "DOMUS" abitazione tipica delle famiglie abbienti, non superava i due piani, ma era molto estesa.
nella parte rivolta alla strada la Domus era generalmente priva di finestre per motivi di sicurezza, e dotata di piccole aperture per l'areazione. la porta d'ingresso immetteva in un corridoio che conduceva all'atrio. nel mezzo dell'atrio vi era un bacino che raccoglieva l'acqua piovana in cisterne: il "COMPLUVIOM"; attorno si aprivano le diverse stanze della case, che molto spesso erano affrescate. la stanza da pranzo si chiamava "TRICLINIO": qui i romani consumavano il pasto sdraiati su tre grandi divani a tre posti disposti ai tre lati della tavola. le Domus avevano in genere pochi mobili: il letto, insieme a tappeti e cuscini, costituiva l'arredo pi첫 importante. nel secondo secolo a.c. la pianta delle ricche case romane fu ampliata con l'aggiunta di un cortile a colonne, il "PERISILIO", di origine ellenistica.
La Domus romana era costruita con mattoni o calcestruzzo (impasto di sabbia, ghiaia, acqua e cemento) e si componeva di due parti. la parte anteriore aveva al suo centro un grande vano (atrio) con un'ampia apertura sul soffitto, spiovente verso l'interno (compluvio): di qui scendeva l'acqua piovana, che veniva raccolta in una vasca rettangolare (impluvio) sistemata nello spazio sottostante. Nella domus si entrava attraverso la porta affacciata sulla strada (ostium), che immetteva in un corridoio (vestibolo) che portava fino al cortile dotato di lucernario (atrium), ma in epoca imperiale si edificherĂ anche un ingresso secondario detto portico, posto nella parete piĂš ampia delle camere. Sul fondo dell'atrio, proprio di fronte all'entrata, si trovava una grande sala di soggiorno (tablinum), separata dall'atrio soltanto da tendaggi. In questa parte della casa erano esposte le immagini degli antenati, le opere d'arte, gli oggetti di lusso e altri segni di nobiltĂ o di ricchezza; qui il padrone di casa riceveva visitatori e clienti, soci e alleati politici. La vita privata della famiglia si svolgeva di solito nella parte posteriore della casa, raccolta intorno ad un giardino ben curato, che poteva anche essere circondato da un portico a colonne (peristilio) e ornato da statue, marmi e fontane. Le camere da letto si chiamavano cubicoli. La sala da pranzo veniva chiamata triclinio perchĂŠ conteneva tre letti a tre posti, su cui i romani si sdraiavano durante i banchetti. Si trovava nell'una o nell'altra parte della casa, spesso in entrambe. I triclini erano lussuosi, con affreschi alle pareti e mosaici ai pavimenti. In epoca imperiale furono soggetti a trasformazioni in esedra, sala per feste e ricevimenti.