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Il corretto invernamento degli alveari alimentazione integrativa e trattamento alla varroa

IL CORRETTO INVERNAMENTO DEGLI ALVEARI: ALIMENTAZIONE INTEGRATIVA E TRATTAMENTO ALLA VARROA

Pier Antonio Belletti Ricercatore, Apicoltore professionale

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È una fase molto importante e fondamentale della gestione degli alveari e spesso poco considerata, si arriva a fine stagione con la convinzione che le api saranno in grado di affrontare da sole il lungo periodo invernale che non significa solo basse temperature (centro - nord Italia) e riduzione del fotoperiodo ma anche assenza di importazione di polline e nettare. Sono tre i punti da osservare:

a) Verifica della sanità dell’alveare, profilassi e controllo della varroa. b) Alimentazione di soccorso e mantenimento c) Tecnica apistica: restringimento della famiglia, riunione di famiglie orfane o deboli.

a) Verifica della sanità dell’alveare, profilassi e controllo della varroa.

Arrivati a fine agosto/inizi di settembre è necessario verificare la condizione sanitaria della famiglia osservando bene la covata e le api.

Il trattamento estivo non raggiunge mai una efficacia standard-omogenea superiore al 90%, questo vale anche per il trattamento con l’acido ossalico in blocco di covata; in un apiario ci sono alveari che raggiungono e superano il 90% e altri che sono ben al di sotto di questa soglia, ergo è necessario intervenire sempre nel mese di settembre con un trattamento di controllo.

In aggiunta in questo periodo il fenomeno della reinfestazione è molto insidioso soprattutto in ambienti dove il carico di alveari risulta importante e gli apicoltori non adottano un piano di lotta territoriale; essa è riconducibile a saccheggi perpetrati da alveari forti verso quelli più deboli.

Imndorf (1992) studiando il fenomeno della reinfestazione era riuscito a determinare come un alveare in un solo giorno può “importare” fino a 100 varroe.

Figura 1 - Api con ali deformi (Foto Belletti, 2021).

Punti critici: scarsa efficacia del trattamento estivo, reinfestazione a fine estate. Nel mese di settembre pertanto è necessario intervenire con un ulteriore trattamento.

Quali le possibili soluzioni?

Si può optare per un trattamento con Apivar®o Apistan® lasciando le strisce (una se il numero di favi è inferiore a 5, due se si supera il numero di 6 favi) per 8 - 10 settimane fino al momento del trattamento invernale; se il trattamento estivo è stato fatto con Apivar®/ Apistan®è possibile prolungare la presenza delle strisce fino a fine settembre - primi di ottobre, poi alla rimozione è consigliabile effet-

tuare un trattamento con ossalico e glicerolo in quanto siamo ancora lontani dal blocco invernale della covata.

In alternativa è consigliabile un trattamento con ossalico sgocciolato in polvere o in soluzione con glicerolo entro la seconda decade di settembre (Api-Bioxal®); tale intervento consente di capire meglio la situazione dell’infestazione, una caduta inferiore alle 50 unità non è preoccupante, sopra tale soglia potrebbe diventare un problema se all’interno dell’alveare c’è ancora covata.

Nel caso in cui è evidente la presenza di api con ali deformi ed è ancora presente della covata è consigliabile asportare la covata stessa (si tolgono i favi senza le api e si trattano con Vita Oxygen®) (i favi contenenti la covata se vecchi vengono scerati, altrimenti si possono mettere tutti in arnie vuote, trattandoli con Vita Oxygen®. Dopo una settimana si possono reintrodurre nell’alveare al di la del diaframma, le api provvederanno poi alla pulizia degli stessi). b) Alimentazione di soccorso e mantenimento.

E bene sempre precisare che si parla di alimentazione di soccorso e mantenimento, in condizioni ottimali di importazione (vedi polline e nettare di edera) e logico che tutto ciò che andremmo ad esaminare diventa superfluo.

Focalizzando l’attenzione alle operazioni di preparazione delle famiglie all’invernamento è importante iniziare a valutare l’entità delle scorte già a fine agosto; un sesto di favo pieno contiene circa 0,6 – 0,8

Kg di miele (Nel caso della valutazione delle api 1 sesto equivale da 253 api).

Una famiglia su 6/7 favi di api ben coperti dai primi di ottobre ad inizio marzo consuma mediamente dai 12 ai 15 kg di scorte; quando la stagione autunnale è mite le api escono senza trovare nessuna fonte nettarifera e pertanto consumano loro stesse e le scorte.

Nell’alimentazione di soccorso in pre - invernamento l’obiettivo è quello di migliorare la formazione del corpo grasso dell’ape, un tessuto di riserva che permette di immagazzinare prodotti alimentari elaborati (digeriti) e renderli disponibili all’organismo in momenti difficili (avversità climatiche - invernamento), garantendo così una maggiore longevità dell’ape.

È molto importante nella fase larvale; una larva sottoalimentata non dà origine ad un’ape matura normale.

Figura 2 - Alimentazione di soccorso. Profilassi e controllo della varroa, settembre-dicembre.

Figura 3 - Suddivisione di un favo in sesti per la valutazione delle api e delle scorte.

Figura 4 - Nuclei di api a fine settembre – nord est Italia (foto Belletti 2021).

Le famiglie di api in portanucleo hanno necessità di maggiore controllo in quanto è stato stimato che il consumo di scorte risulta proporzionalmente più alto rispetto ad una famiglia in arnia, dovuto al fatto che la ripresa della deposizione risulta anticipata; questo potrebbe creare una crisi nella disponibilità di scorte in un momento molto delicato, la covata in sviluppo ha necessità di essere riscaldata. L’apporto di alimento solido è più difficoltoso visto il ridotto spazio tra i favi ed il coperchio, l’inserimento di pacchi di candito da 1 kg possono rappresentare una soluzione. L’apporto di alimento proteico in generale va limitato alla fase di preinvernamento, non è utile utilizzarlo oltre il mese di ottobre in quanto lo stesso è funzionale alla formazione delle api svernanti. Alcune formulazioni di candito contenti elementi non direttamente proteici (Apiherb Candy) posso essere utilizzati anche nella fase invernale con l’obiettivo di migliorare lo stato fisiologico delle api (Figura 5). Con l’utilizzo di Apiherb® a fine agosto si riscontrano ottimi risultati nelle famiglie al momento dello svernamento. Oltre alla modalità sgocciolato come indicato in etichetta è possibile miscelare Apiherb® nello sciroppo nella dose di 2 g per litro, questa tipologia di somministrazione non sostituisce il trattamento

Figura 5 - Candito nutraceutico (Foto Belletti 2021). sgocciolato ma rende lo sciroppo un prodotto nutraceutico. Quando iniziare il trattamento? Nella terza decade di agosto e proseguire fino a metà settembre. Mentre per la parte proteica - amminoacidica - vitaminica se si riscontra una scarsità di polline nel nido e l’importazione non consente una reintegrazione di questo alimento è importante intervenire già tra la fine di agosto e l’inizio del mese di settembre. Allo sciroppo commerciale oltre all’aggiunta di Apiherb® è consigliabile l’inserimento di un integratore come Vitafeed Power® nella dose di 5 ml per litro (il trattamento con i due

lo sciroppo prodotto in azienda

•Ingredienti: zucchero semolato, acido citrico o aceto, Apiherb® •Il costo al kg oscilla dai 0,65 euro/ kg ai 0,72 euro kg •Citrico costo 0,02 euro/litro •Apiherb® 0,10 euro/litro •Acido citrico???? •3 grammi grammi per litro di sciroppo (0,3%) in primavera dimezzare dosaggio rispetto al periodo autunnale •Al posto del a.citrico si puo mettere del aceto (vino/mele) nella quantità di 30 ml per litro di soluzione

•600 grammi di zucchero •2/3 grammi di apiherb per ogni litro di soluzione (apiherb in questo caso svolge cmq una azione fisiologica sanificante nell’intestino dell’ape)

•1 litro di acqua •Acqua a 40°C (almeno) Lasciare riposare almeno 1 giorno affinché l’azione di inversione del citrico o aceto Preparazione: sciogliere l’acido citrico nell’acqua e poi aggiungere lo zucchero. L’acqua deve avere possibilmente almeno 40° C. Come miscelatore per chi necessità di certe quantità è possibile utilizzare come miscelatore un trapano a cui viene fissata un frusta apposita (quelle per colla da piastrelle). Attenzione! Si può portare la soluzione quasi ad ebbolizione, in questo caso si ottiene un prodotto limpido che può essere anche dato subito,la solubilizzazione è completa e a distanza di giorni lo sciroppo non presenta decantazione

integratori non supera i 2 euro per alveare nelle tre somministrazioni). Quanto sciroppo dare? Si va da 1,5 litri (nutritore Baravalle) fino a 6 litri (nutritore Miller) ogni 7 giorni; tutto dipenderà da quante scorte sono presenti e dal potenziale di importazione che precede l’inattivi-

Figura 6 - Posizionamento del candito a diretto contatto con i favi e non sopra il coprifavo.

Figura 7 - Schema di restringimento e posizionamento dell’alimento solido (candito).

Figura 8 - Schema esemplificativo di riunione di un alveare debole e uno forte.

tà autunno - invernale. In presenza di importazione non si alimenta, l’alimentazione deve sempre essere concepita come una operazione di tecnica apistica che se necessaria si effettua altrimenti diventa superflua e dispendiosa

Figura 9 - Schema esemplificativo di riunione di famiglie deboli.

(Figura 2 - schema di alimentazione e trattamento)

Da sempre l’alimentazione rientra nella corretta pratica apistica. c) Tecnica apistica in operazioni quali restringimento della famiglia, riunione di famiglie orfane o deboli.

Il restringimento della famiglia facilità l’utilizzo da parte delle api del miele in modo particolare di quello di edera che per sua caratteristica tende a cristallizzare, quasi cementificare nei favi.

I favi laterali contenenti questo miele spesso vengono abbandonati, cioè se non popolati dalle api, le api stesse non sono in grado di riscaldare questo miele e utilizzarlo (Figura 6 e 7).

A fine stagione nell’apiario vi possono essere alveari forti e deboli.

Si consiglia sempre la riunione (Figura 8).

I motivi per cui una famiglia è più debole possono essere molteplici; se l’apicoltore ha lavorato bene una diminuzione della popolosità può essere ricondotta anche a fattori genetici.

La scelta di mettere insieme le due entità consentirà un migliore invernamento e maggiori chance di sopravvivenza delle api; la regina dell’alveare debole va soppressa, questo consentirà di allevare regine e fuchi più funzionali (“se qualcuno non è d’accordo... ne prendo atto”).

La riunione si rende necessaria ancor di più in caso di alveari deboli (Figura 9).

In questo caso e sempre meglio ingabbiare la regina e facendo così è possibile riunire favi con api provenienti da diverse famiglie. La tecnica apistica accompagnata alla corretta nutrizione e ad opportuni interventi di controllo della varroa sono operazioni necessarie per la sopravvivenza delle api.

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