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ZACREPUBLIC!

N°3 dicembre 2017

Tocca con mano


IN COPERTINA: Tocca con mano - Michele Cattani


Tocca con mano

ZACREPUBLIC! Un buco nel tempo che per un istante fermi l’orologio, l’occasione per immortalare su carta l’universo di relazioni e storie che si costruiscono ogni giorno dentro e fuori le pareti dell’accoglienza. Zacrepublic! nasce così, per ricordare che i richiedenti asilo e i rifugiati sono persone e non numeri.


Questo numero di Zacrepublic prodotto da Arca di Noè Coop. Soc. è in edizione limitata per limitare i costi di stampa, accrescerne il valore e rendere unica ogni copia.

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SOMMARIO 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32 34 36 38 40 42 44 46

TOCCA CON MANO

Michele Cattani

LA FELICITÀ Ibrahim Traore RISCHIARE PER CELEBRARE INSIEME

Michele Restuccia e Stefano Filipponio

VI PRESENTO VILLA ALDINI Ibrahim Traore KILOWATT IN ZACREPUBLIC

Massimo T. Marini

SUR LA ROUTE

Lamine Sadio

CENTRO MATTEI: TRA MARE E TERRAFERMA Simona Quartieri IO PREFERISCO ospiti del CAS di Crespellano SEMI DI INTERCULTURA

Nama Magassa

LO SAPEVI CHE? Giusy Aloe RITORNO ALLA TERRA

Koffi Kouakou Eugene Clark

DA UN SOGNO ALL’AUTOSTIMA

Guido Ravaglia

CHI È? Sergio Ricci PILLOLE DI PEDAGOGIA

Federica Gazzoli

È NATA L’ARCOLAIO FC!

Damiano Borin

TUTTA LA MUSICA CHE C’È!

ospiti del CAS di Castello d’Argile

UN PENSIERO ALLE ACCOGLIENZE

Tizie Grahon Charlene

LA GIOVENTÙ Drame Balde BENVENUTI IN ITALIA

Antonia Grasselli

UN APPRODO SICURO

Andrea Molza

UN’ESPERIENZA INDIMENTICABILE

Melania Delle Viole e Llan Cheraki

2017 © Azzurra Menzietti


Tocca con mano

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Al di là del concetto di giustizia e umanità, accoglienza è ospitare una persona che, vivendo in un contesto potrà contribuire a renderlo un posto migliore, se non altro per i propri figli che in quella Città nasceranno, cresceranno e lavoreranno. Grazie a quella diversità che diventa unione di intenti, in ogni pagina di Zacrepublic toccherai con mano che la vera accoglienza non è meno ma più. Michele Cattani

Arca di Noè www.arcacoop.com

ITALIA

Con questo numero continuiamo a mettervi in contatto e farvi conoscere pensieri ed esperienze dai centri di Accoglienza e non solo. Vi accompagneremo al di là del confine tra “noi” e “loro” per lasciarcelo alle spalle, raccontandovi le esperienze, proponendovi gli scritti e le immagini di storie e progetti con il proposito di conoscere ed abbattere allarmismi e anche scaldarvi un pò durante questi giorni di dicembre. Una pagina dopo l’altra potrete entrare in quell’angolo di Città, proprio nel quartiere a fianco al vostro, in cui nuovi vicini di casa hanno iniziato ad abitare. In Zacrepublic vogliamo raccontarvi esperienze in cui le persone si incontrano, si conoscono e fanno un pezzo di strada insieme fino confondere “noi” e “loro”, senza capire chi è l’ospite e chi ospita, chi riceve e chi dà. In questo numero si parlerà molto di orti nelle strutture di accoglienza gestite da Arca di Noè. Gli orti sono nati e curati su iniziativa delle persone in accoglienza e confluiscono in un progetto a cui abbiamo dato il nome “Zolle di Dignità”. Ortaggi sono cresciuti rigogliosi dalla terra e altri frutti sono nati dalla sinergia che questi orti hanno generato.


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7 2017 © Michele Cattani


La Felicità Tutti gli esseri umani vogliono essere felici. Ma cos’è la felicità? Ero molto piccolo e mi ricordo ancora il giorno in cui, dopo la scuola, stavo andavo a casa. Incontrai un signore per la strada che mi chiese: “Ragazzo, che cosa vorresti avere nella tua vita?” Risposi: “Vorrei essere felice”. Lui mi rispose: “Per essere felice, devi essere ricco”. La nostra conversazione finì così. Allora mi chiesi: “Perché dovrei essere ricco per essere felice? No, non è la verità”. La felicità non ha bisogno della ricchezza. Essere felice, non vuol dire essere Presidente della Repubblica, Ministro, Direttore, sposato o non sposato, avere dei figli o non avere dei figli… Essere felice vuole dire vivere con le persone che ami e sentirsi amato dalle persone che ami. Essere felice vuol dire avere la pace interiore, vivere senza egoismo e rancore. Essere felice è saper perdonare per andare avanti.

Traore Ibrahim Villa Aldini

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COSTA D’AVORIO

ZZAACCRRE EPPUUBBL LI ICC! ! 2017 © Michele Cattani


2017 Š Michele Cattani


Rischiare per celebrare insieme Una festa come creazione collettiva

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Frank e Alseny) di farcela, abbiamo trovato il nome (“L’unione fa la forza”) e quindi iniziato a definire le attività, coinvolgendo anche i Cantieri Meticci, lavorando sulla comunicazione, scrivendo e provando, E alla fine, mentre il microfono passava di mano in mano, abbiamo capito qualcosa. Il lavoro fatto insieme aveva sì risentito della differenza di risorse (culturali, linguistiche, tecniche, ecc) dei rapporti con la Città e di questioni individuali, ma le ha anche trasformate, un “piccolo poco”. Fino a che c’è la vita si dice che c’è la speranza, allora bisogna muoversi, ballare, “bouger bouger”. Michele Restuccia, Stefano Filipponio

Snark - space making www.snarkive.eu

ITALIA

“Bouyaka!” Quando le cose sono difficili bisogna muoversi, cacciare lo stress, celebrare: bisogna sudare per cambiare le cose. Pensavamo di saperlo (“party for your right to fight” rappavano i Public Enemy) ma lo abbiamo imparato di nuovo sudando a causa della festa al centro di accoglienza di Villa Aldini, lo scorso 21 ottobre. Un paio di anni fa avevamo unito le nostre passioni, ritmo e creazione collettiva, in due laboratori con Baumhaus sulla festa finale di Zac Baum al centro di accoglienza Zaccarelli. Riprendendone i risultati, a luglio abbiamo iniziato un percorso, insieme a un’antropologa dell’Università di Bologna e a un gruppo di persone che vivono a Villa Aldini, per organizzare una festa nel centro, facendo oltre trenta incontri sia lì che alle Serre dei Giardini Margherita. Volevamo creare una festa con i nostri mezzi e le nostre competenze (nel punk si dice DIY, “do it yourself”). Abbiamo iniziato scambiandoci esperienze, canzoni, tensioni e curiosità. Quando abbiamo capito che volevamo celebrare il fatto di fare qualcosa insieme, e che questo ci dava la forza (il coraggio, come rappano


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Vi presento Villa Aldini

Villa Aldini tra passato e presente Buongiorno a tutti! Oggi Sabato 21 Ottobre 2017, vorremmo parlarvi della storia di Villa Aldini. Villa Aldini è stata costruita tra il 1811 e il 1816 dal ministro di Napoleone, Antonio Aldini per celebrare la cavalcata fatta dal generale durante la sua visita di stato a Bologna nel giugno 1805. La villa è stata edificata utilizzando il materiale ricavato dalla demolizione della chiesa e del convento dell’osservanza, da lui acquistati il 20 giugno 1812, e della Rotonda della Madonna del Monte, in parte inglobata nella nuova costruzione. L’edificio accanto alla Villa , quello del centro di accoglienza, è stato costruito all’inizio del ventesimo secolo tra le due guerre per ospitare invalidi di guerra e anziani. Nella villa, dalla sua costruzione ad oggi, tante belle cose sono successe. Oggi, noi i ragazzi richiedenti di asilo, la villa ci ospita e per noi, è una fortuna ritrovarci in questo posto storico. Parliamo di Villa Aldini Centro di Accoglienza. Nel 2011, con l’ondata migratoria e quella che è stata definita “Emergenza Nord Africa”, la casa di riposo per i caduti di guerra è stata utilizzata per accogliere circa 30 profughi arrivati dalle coste libiche. Nel 2014, Villa Aldini è parte del sistema di accoglienza italiano, è considerato un CAS (Centro di Accoglienza

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Straordinaria). L’accoglienza riguarda richiedenti di asilo in attesa della risposta alla domanda di protezione internazionale e prevede il vitto, l’alloggio, l’assistenza legale e sanitaria. All’interno della struttura si trovano un’infermeria, una scuola per imparare l’italiano e sono previste anche attività sportive e culturali. La nostra vita a Villa Aldini è una vita normale come le altre ma difficile con questa salita quando non c’è l’autobus. Siamo 3 o 4 ragazzi nelle stanze e la nostra provenienza è composita: dall’Africa e dall’Asia. Dall’Africa proveniamo da Paesi diversi (Sudan, Egitto, Costa d’Avorio, Mali, Senegal, Gambia, Liberia, Ghana..) e dall’Asia (Bangladesh, Pakistan…). Siamo obbligati ad imparare l’italiano per poter comunicare fra noi perché parliamo delle lingue diverse. Abbiamo anche delle culture diverse e grazie all’accoglienza, riusciamo a condividere e vivere insieme. A Villa Aldini, abbiamo una squadra di calcio, questa squadra ha vinto tante coppe e l’ultima è stata un torneo di calcio organizzato dalla PGS (Polisportiva Giovanile Salesiana), comitato provinciale di Bologna. Ci sono anche dei tirocini e partecipiamo a tanti progetti, esempio: volontariato, il teatro con Cantieri Meticci, Arte Migrante… Nei confronti dei nostri vicini ma anche nei confronti della


popolazione bolognese, vorremmo dire che noi, i ragazzi richiedenti di asilo, vogliamo condividere con loro che non possiamo vivere chiusi o avere la paura dell’altro. Stiamo imparando la cultura italiana ogni giorno e potete anche venire a conoscerci e imparare le nostre culture. Questa è la vita, questa è l’umanità e questa è la convivenza. Siamo obbligati a vivere insieme perché siamo tutti esseri umani. Oggi a Villa Aldini, la situazione è un po’ migliorata e chiediamo alla Prefettura di aiutarci ad avere i documenti perché in questi tempi è diventato molto difficile avere una risposta positiva dalla commissione. Tutti, abbiamo capito che la vita attiva si prepara quando siamo ancora in accoglienza allora facciamo tutto il possibile per poter integrarci nella società italiana e rispettare la legge italiana. Dopo l’accoglienza, ci sarà un’altra vita.. Vorremmo ringraziare tutti! Viva l’integrazione.

21 ottobre 2017, Villa Aldini, Bologna Traore Ibrahim

COSTA D’AVORIO

Villa Aldini

2017 © Il Maestro e Margherita

2017 © Michele Cattani

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Kilowatt in Zacrepublic

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commosso, alla rappresentazione corale del mondo che verrà, che c’è già, che va accolto e curato. Necessario è il lavoro di questi ragazzi, necessaria la potenza umana delle loro storie, perché sono convinto che solo attraverso l’ascolto, l’integrazione e la cultura della partecipazione saremo in grado di immaginare prima e costruire poi una società più matura, solidale, aperta e coesa. Grazie. Grazie davvero.

Massimo T. Marini Kilowatt www.kilowatt.bo.it

ITALIA

Zacrepublic è atterrata negli spazi rigenerati delle Serre dei Giardini in una splendida serata di fine estate. Ed è stato subito calore, colore, energia, passione, musica e vitalità. Kilowatt gestisce questo spazio meraviglioso nel cuore verde di Bologna proprio per aprirlo alla città e farne un luogo di sperimentazione e condivisione, e mai come in questo caso le parole potrebbero essere più appropriate. Per una sera abbiamo indossato tutti l’abito scuro, quello del colore della pelle dei tantissimi ragazzi che hanno invaso gioiosamente lo spazio, abbiamo messo tutti lo smoking dell’ascolto, il frac dell’empatia, camminato sui tacchi alti della partecipazione. E sul palco sono salite le storie: storie di viaggi faticati, di vite strappate e poi ricucite, di approdi e ripartenze, storie di mani di mamme di pace di abbracci e desideri, storie di vita. Narrate dalle voci vive di chi quelle emozioni ha attraversato senza guanti e a viso aperto. Il meraviglioso lavoro che quelli di Arca di Noè e di Cantieri Meticci hanno fatto con i ragazzi migranti, dentro e fuori dai centri, ha prodotto un risultato esplosivo, inaspettato, emozionante e necessario. Necessario. Questo è il primo aggettivo che ha occupato i miei pensieri mentre assistevo, colpito e


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2017 © Lorenzo Burlando


Sur la Route Se è possibile vedere il movimento degli africani verso l’Europa, non è invece possibile vedere il movimento degli europei verso l’Africa. Questo è il movimento dei potenti, dei benestanti e di chi ha il passaporto buono. Quando gli africani vengono verso l’Europa si vede il movimento di una folla che si vuole bloccare. Quando gli europei vengono in Africa con tutte le loro pretese si sentono in un territorio conquistato. Eppure l’Europa ha bisogno dell’Africa per versare i suoi rifiuti industriali, per costruire un vero impero. L’Africa invece ha bisogno di ingegneri e questi ingegneri sono europei, quindi possiamo dire che l’Europa ha bisogno dell’Africa così come l’Africa ha bisogno dell’Europa. L’Africa e l’Europa sono due bambini che si guardano ad uno specchio che si muove. Indipendenza vuol dire responsabilità quindi se siamo veramente indipendenti siamo responsabili del nostro destino. Lo sviluppo dell’Africa non avverrà senza l’Europa e fino a che l’Africa sarà nei guai anche l’Europa lo sarà. L’Africa non potrà farcela senza l’Europa e l’Europa senza l’Africa. Lamine Sadio SENEGAL

Villa Aldini

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2017 Š Lorenzo Burlando


Centro Mattei: tra mare e terraferma Il Centro Mattei è un posto per me conosciuto da sempre, almeno da fuori. Per chi come me viene dalla periferia est di Bologna, via Mattei è una tappa quasi obbligata se si vuole andare in centro; percorrevo questa strada tutti i giorni ancora prima di inizare a lavorarci e “il casermone” grigio delimitato da quelle mura alte e dall’aspetto un po’ cupo che ci si lascia sulla destra, insieme al via vai di persone che entrano ed escono dal cancello, hanno sempre destato in me qualche domanda a metà fra il dubbio e la curiosità... “che cosa c’è dietro quelle mura?” A partire da fine aprile 2017, proprio “il casermone” è diventato il posto in cui lavoro, e le mie domande hanno trovato risposte. Il “casermone” è in realtà il Centro Mattei o Hub Regionale Emilia Romagna, il centro di prima accoglienza in cui i richiedenti asilo giungono dopo lo sbarco prima di essere trasferiti nelle strutture di seconda accoglienza della Regione. Dietro al grigio che circonda questo luogo si nasconde un mondo. Sì, è questa la prima impressione che ho avuto quando ho varcato il cancello, il Mattei sembra essere un mondo parallelo in cui c’è un “dentro” e un “fuori”. Ciò che succede dentro sembra procedere ad un proprio ritmo, in una sorta di limbo tra partenza arrivo, tra mare e terraferma. Con il susseguirsi dei turni ho capito che il 18

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Mattei è un macchina che funziona, mossa dall’energia delle persone che ci lavorano e abitano.

2017 © Il Maestro e Margherita

Una giornata al Mattei trascorre nelle attività di routine: la distribuzione dei pasti, le visite sanitarie, i fotosegnalamenti, le distribuzioni dei kit igienici, dei vestiti, del pocket money e tutto ciò nella costante attesa del cosiddetto “transfer”. “When transfer?”, “transfer today?”, sono le domande che mi sento fare più spesso camminando all’interno. Questo trasferimento avviene dopo poche settimane dall’ingresso dell’ospite, dopo aver completato le principali procedure burocratiche e sanitarie. Durante l’estate, quando i flussi si intensificano,


dell’operatore dell’accoglienza sia cercare di vivere questo fenomeno nel modo più giusto, più adatto, mettendosi il più possibile dalla parte della persona accolta da un’Italia e da un’Europa che a volte sembrano andare nella direzione contraria. Il senso del nostro lavoro credo sia anche quello di portar fuori dalle mura e dai cancelli di centri come quello in via Mattei il messaggio che il mondo è di tutti, e che dobbiamo attrezzarci per aprire porte e non alzare muri. Simona Quartieri

Arca di Noè www.arcacoop.com

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i tempi possono essere più rapidi. Già, perché come mi disse un collega in uno dei primi giorni di lavoro, “al Mattei dipendiamo tutti dal mare”, e il mare calmo dell’estate porta con sé le persone. Credo che stia proprio in questo la grande sfida quotidiana che chi lavora qui si ritrova ad affrontare: dietro i grandi numeri, dietro ad ogni codice identificativo portato al polso, c’è una persona, un volto, un nome, una storia. Tra le tante procedure da rispettare è importante non dimenticarsi di questo. Dedicare due minuti del proprio tempo per parlare con un ospite o improvvisare una partita di calcetto nei momenti più tranquilli, sono gesti capaci di svelare il lato più umano del lavoro dell’operatore dell’accoglienza, che arricchiscono entrambe le parti coinvolte nella relazione operatore-ospite. Porre l’accento sui piccoli gesti, parole e attenzioni è ciò che ci salva dall’imperativo dell’emergenza che oggi sentiamo gridare da tutte le parti. Lavorare al Mattei è lavorare nel mondo, è sentirsi parte di un fenomeno, quello dei flussi migratori, che è proprio dei nostri giorni e che non è – e non è mai stato – un’emergenza. Credo che il cuore del lavoro

2017 © Il Maestro e Margherita


Io Preferisco Al centro di accoglienza di Crespellano, nell’ambito del festival dell’intercultura in Valsamoggia, InFestival, si è svolto il laboratorio teatrale dei Cantieri Meticci in preparazione alla parata per il centro di Bologna “Danza poetica”. Il laboratorio ha visto la creazione di diversi linguaggi artistici: la costruzione di setacci, la creazione di coreografie ed infine un momento di espressione poetica che ha portato alla riconversione della poesia “Possibilities”, della poetessa polacca Szymborska, in una più valsamoggiese: “Io preferisco”. In cerchio, seduti per terra, il gruppo composto da ospiti dei Centri di Accoglienza e dai Cantieri Meticci, si è interrogato sulla scelta come possibilità d’azione e di cambiamento, producendo uno scritto collettivo: ecco il risultato! La formula “Io preferisco” ha esposto pensieri e valori in un costante dialogo con chi lo precedeva, talvolta in contrapposizione, dando così valore alla diversità di pensiero creando una poesia unica nel suo insieme.

Francesco Di Sirio Arca di Noè

www.arcacoop.com

Preferisco il mare alla montagna Preferisco la montagna al deserto Preferisco vivere che morire Io preferisco giocare a calcio

Preferisco sentirmi libero Preferisco il riso alla pasta Io preferisco mangiare Io preferisco vivere in Africa

Preferisco il motorino Preferisco la bici al motorino Io preferisco camminare Io preferisco la macchina

Io preferisco le tue onde Preferisco saper leggere il quaderno più che guardare il quaderno senza capire Preferisco sedere tutti insieme più che da solo Preferisco la musica ai giornali

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Preferisco la musica e una buona amica Preferisco le donne Preferisco l’amore per la vita Preferisco l’amicizia all’odio Preferisco amare le persone anche se non mi amano Preferisco tacere Preferisco il colore verde Preferisco l’amore quando ci si capisce Preferisco mangiare tutti insieme più che da solo Io preferisco ballare, anche se adesso non posso Preferisco il silenzio alle parole Preferisco la musica al silenzio Preferisco il colore blu – ma anche il nero Preferisco l’amore che non guarda ai soldi Preferisco l’unione alla guerra Preferisco i paesi conquistati ai paesi conquistatori Preferisco gli occhi sottili e vivaci Preferisco amare una donna tranquilla Preferisco un mondo dove le persone si ascoltano Preferisco avere una vita migliore Preferisco avere rasta lunghissimi, come Bob Marley Preferisco i corvi ai piccioni Preferisco vivere in città più che in prigione Preferisco ballare e tutte le cose belle Preferisco stare con chi è diverso da me Preferisco essere insieme a voi che da solo. ZACREPUBLIC!

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Semi di intercultura

L’orto di Casalecchio dei Conti al Settembre Castellano È stato bello rapportarmi ai bambini che mi ascoltavano curiosi e desiderosi di imparare qualcosa da me. La prima domanda che facevo loro era: “Come ti chiami?” Per poi domandare se avessero già seminato qualcosa. Vi racconto come si fa: Prepara il terreno con una buona vangatura se vuoi trapiantare fiori, oppure fai una buca abbastanza grande da accogliere le radici o la zolla di una pianta da frutto, un arbusto, ecc.. Se vuoi trapiantare una pianta da fiore, utilizza il terriccio “orto e giardino” da mescolare al terreno naturale; se, invece vuoi trapiantare un albero da frutta, usa una parte di terriccio ogni due parti di terreno. Riempi parzialmente la buca con la miscela base. Posiziona la pianta in modo che il colletto rimanga leggermente sopra il livello del terreno. Finisci di coprire le radici con la miscela base e comprimi il terreno con i piedi o con le mani. Annaffia abbondantemente. Posiziona il vasetto vicino a una fonte di luce e dopo una settimana vedrai nascere la pianta che hai coltivato con cura. Questi semplici gesti, non solo insegnano a un bambino

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come trapiantare un seme da cui far nascere un frutto, ma ci aiutano a capire quanto la pazienza, l’umiltà e la cura siano alla base di una raccolta nella nostra vita con le altre persone.

Nama Magassa

Casalecchio dei Conti


DIGNITÀ

s. f. [dal lat. dignĭtas -atis, der. di dignus «degno»] Il valore e il rispetto che ogni uomo possiede per il semplice fatto di essere uomo e di esistere, ciò che qualifica la persona, individuo unico e irripetibile.

TERRA

Un elemento naturalmente legato alla dignità, irrinunciabile per assicurare alimentazione adeguata e autodeterminazione in ogni comunità. Per questo Coop. Soc.Arca di Noé ha attivato progetti legati alla terra nel territorio bolognese.

2017 © Michele Cattani


Lo sapevi che?

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agrume di origine nipponica che coltiva per noi il nostro amico Francesco Vecchio a Reggio Calabria. Le mani di chi semina e raccoglie i nostri prodotti hanno tutte le sfumature di nero, giallo e bianco. Sono mani ferme e mani che tremano, sono mani e sono tutte uguali. Tutte nell’orto, tutte cittadine del mondo. L’uomo è parte della natura e la natura è sempre in viaggio. Unisce continenti e supera oceani. Ci avevi mai pensato? Giusy Aloe

Local to You www.localtoyou.it

ITALIA

Sapevi che…le patate arrivano dal Sud America?…La prima melanzana nacque in India? e che probabilmente la bevanda più diffusa e amata al mondo, il caffè, ha origini etiopi? A ben pensare i semi sono i migliori viaggiatori che esistono. Nuotano, volano, si nascondono nei posti più impensati, finanche si addormentano per poi risvegliarsi dopo lunghi periodi. Partono e vanno ovunque, si adattano, mettono radici e sbocciano. Si impadroniscono della terra, la rendono ricca e fruttuosa. I prodotti che Local To You seleziona e offre provengono dal territorio emiliano romagnolo ma in realtà appartengono alla terra e la terra è in ogni luogo e la terra è di tutti! Così un orto può diventare il migliore esempio di progetto multiculturale e multietnico. Un orto è una micro comunità dove convivono frutti che provengono da tutti gli angoli del mondo. Anche le nostre Local Box offrono una selezione di frutta, verdura e altri prodotti sani, genuini, biologici e provenienti dai campi bolognesi. Ma in realtà ci sentiamo cittadini del mondo come i nostri spinaci indiani coltivati da Pictor a Budrio, le patate viola di Crevalcore, le melanzane di Marano, o il Miyagawua


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Ritorno alla Terra Avete mai sentito parlare del Settembre Castellano? Perché noi ospiti della struttura di accoglienza di Casalecchio dei Conti, quest’anno, per la prima volta, abbiamo partecipato in maniera attiva a questa festa presentando dei laboratori per bambini. Ma facciamo un passo indietro. Che cos’è il settembre castellano? E’ una festa popolare, un evento culturale e sociale aperto alla cittadinanza, che dà la possibilità a tutti coloro che lavorano in campo agricolo di farsi conoscere come produttori e di far vedere e assaggiare ciò che coltivano. Gli oggetti prodotti ed utilizzati da una comunità nella vita quotidiana così come nelle feste, derivano tutti dal lavoro della terra, per questo è fondamentale insegnare ai giovani ed ai più piccoli l’importanza di questo tipo di attività. L’obiettivo del laboratorio che ho preparato era quello di far conoscere i diversi materiali usati in campo agricolo, in Africa e in Europa, evidenziandone le differenze. Per fare ciò, ho preparato un cartellone al centro del quale ho disegnato un mappamondo ed ho rappresentato, di fianco a ciascun paese, alcuni prodotti tipici. Quando i bambini partecipavano al mio laboratorio,

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mi occupavo di spiegare loro come e in quale periodo dell’anno questi ortaggi venissero seminati, coltivati e raccolti; descrivevo alcune procedure di coltivazione tipiche dell’africa e le differenze dei principali mezzi agricoli a disposizione. E’ stato molto bello scambiare le mie conoscenze con altre persone, soprattutto con i giovani e con i bambini, perchè ho conosciuto persone nuove, ho imparato da loro cose che non sapevo prima e, attraverso la narrazione delle specificità del lavoro agricolo, ho potuto raccontare alcuni aspetti tipici e

2017 © Michele Cattani


Koffi Kouakou Eugene Clark

Casalecchio dei Conti (Castel San Pietro Terme)

COSTA D’AVORIO

caratterizzanti la cultura africana, i modi di vita e le tradizioni. La cosa che più mi ha fatto felice è stato vedere le persone che mi ascoltavano, realmente interessate a conoscere tante cose del mio Paese di origine e mi sono sentito entusiasta di potergliele raccontare.

2017 © Michele Cattani


Da un Sogno all’autostima Mi chiamo Guido, sono un frate francescano, abito a Bologna in via dell’Osservanza, in quel quartiere della città che è già collina. La strada, che con decisa pendenza sale da via S. Mamolo, da qualche anno è frequentata dai ragazzi provenienti dai paesi più diversi dell’Africa e dell’Asia: sono i richiedenti asilo ospitati nel CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria) di Villa Aldini. La loro presenza, che non passa inosservata, è un segno evidente che la storia ha fatto una svolta. Poiché il convento dove abito è poco distante da loro, ogni tanto compio delle brevi visite. Ma sono stati soprattutto i passaggi in auto offerti ai ragazzi, mentre salgono o scendono, che mi hanno provocato. Mi sono sentito sfidato dalle loro brevi risposte alle domande su come trascorrono il tempo, ho cominciato a progettare: “Sarebbe un bel segno di vicinanza quello di offrire loro la possibilità di lavorare una parte dell’orto di noi frati”. Un modo concreto di passare da una ospitalità solo verbale ad una ospitalità effettiva. I loro racconti mi facevano sentire prigioniero della inospitalità della gente comune e me ne volevo liberare. Cominciai col pregare il buon Dio, il Padre di tutti noi, e col lavorare su me stesso per trovare in modo profondo quella cordialità che è apertura della mente e del cuore. Poi passai a parlarne con gli 28

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altri frati della mia comunità, affinché la nostra non fosse solo la disponibilità di un pezzo di terra che lavoravano “loro”, i ragazzi arrivati in barcone ed ora richiedenti asilo avrebbero voglia e bisogno di lavorare, anche solo per ritrovare loro stessi. Non era in gioco la disponibilità tipo albergo, ma l’accoglienza in casa nostra. L’ospitalità della nostra cultura e del nostro cuore. Per noi che siamo cristiani e seguaci di S. Francesco la cosa risultò indubitabile: quello che fino a quel momento era solo un sogno cominciò a realizzarsi. Fu solo il primo passo ma

2017 © Michele Cattani


conoscenza della realtà sociale in cui si trovano. Inoltre, l’esperienza ha avvicinato a loro quanti li hanno seguiti nell’impegno o li hanno visti al lavoro. C’era proprio bisogno di questa boccata d’aria per la loro autostima!

Guido Ravaglia

Convento dell’Osservanza ITALIA

snodo necessario. Superata la difficoltà di trovare la collaborazione di maestri in orticultura con l’adesione della Facoltà di Agraria che si è impegnata nel progetto con un suo tecnico, la direzione del CAS lancia la proposta ai ragazzi. Molti si dicono delusi che sia loro offerto un lavoro con zappa e vanga quando, al momento della partenza, avevano sognato impieghi molto diversi. In otto comunque rispondono alla proposta di dedicarsi all’orto. In questo modo si riesce a partire alla fine di aprile. Il progetto “Orto Villa Aldini” nasce dalla collaborazione del Centro Missionario Francescano – Convento dell’Osservanza, della Facoltà di Agraria e dell’Arca di Noè la Società Cooperativa Sociale, che gestisce il CAS. Ci si propone di migliorare le precedenti esperienze in campo agricolo dei partecipanti arricchendole con nuove tecniche di coltivazione. Inoltre si vuole incentivare lo spirito associativo in vista di un fine comune, l’autoorganizzarsi in un gruppo alla pari e la realizzazione di attività volte all’inclusione sociale. Il modulo estivo si è concluso a settembre con soddisfazione e con la consegna di un certificato di frequenza ad ognuno dei partecipanti che si sono già detti pronti al proseguo con la preparazione dell’orto invernale. Si può affermare che il progetto ha sostenuto le motivazioni personali e di gruppo, favorendo una migliore


Chi è?

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ponte tra il mondo della disabilità e il mondo del lavoro, svolgendo lavorazioni commissionate da aziende profit o da enti pubblici (assemblaggi, raccolte indumenti usati, installazioni impianti fotovoltaici ecc.) accogliendo e avvicinando al lavoro persone in difficoltà: chi per problemi fisici o mentali, chi perché segnato da sbagli propri o altrui. Quella di Arca di Noè è una storia fatta di persone che ogni giorno lavorano insieme oltre le differenze e le disabilità, perché credono nel valore di quello che fanno e nelle capacità di ognuno. Sono necessari l’impegno e la passione di tutti, in un coeso lavoro di squadra, per proporre una sede di lavoro a misura di persona. Di ogni persona; rispettando e valorizzando le unicità di ciascuno, promuovendo parallelamente sia un’opportunità occupazionale capace di proporsi in contesti profit che l’autonomia, la qualità della vita, il benessere, lo sviluppo individuale, l’inclusione sociale, e le relazioni interpersonali. L’obiettivo è, in fondo, cercare di rispondere pienamente alla domanda di quel bambino: chi è quel signore? Sergio Ricci

Arca di Noè www.arcacoop.com

ITALIA

Quando ero piccolo ho sempre trovato curioso che, quando chiedevo a mio nonno “chi è quel signore” lui mi rispondesse “è un ingegnere…” oppure “è il fotografo…”. Perché, mi domandavo, mi dice che mestiere fa invece di dirmi chi è? Agli occhi di quel bimbo contava sapere che cosa caratterizzava qual signore come persona: gli piaceva il gelato? Aveva dei figli? A lui faceva paura la strega di Biancaneve? Agli occhi di mio nonno invece contava ciò che sapeva fare. Ciò che lo identificava nella società. Con il tempo mi sono accorto che sia io che mi nonno consideravamo due facce della stessa medaglia. Infatti, lungi dall’essere esclusivamente una fonte di reddito, il lavoro, l’occupazione, il “dedicarsi a”, è qualcosa di molto più intimo e legato all’identità di ciascuno. Il lavoro può farci soffrire o realizzarci. Può farci crescere o mortificarci. Metterci in relazione o isolarci. In sostanza, il lavoro è parte dell’identità di ogni persona. E’ altrettanto vero che una persona non è soltanto ciò che sa fare. Nel “chi è” dovrebbe starci sia l’unicità della persona, sia ciò di cui si occupa, ciò che sa costruire. La sfida che Arca di Noè vive ogni giorno è creare un


Io ci tengo a questo posto

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31 2017 © Michele Cattani


Lo stupore di sentirsi cercati e desiderati!

PILLOLE DI PEDAGOGIA a cura di Federica Gazzoli

Come un adolescente può riscoprire una sensazione quasi scomparsa nella società dei media

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Ho chiesto a mio figlio Nicola, sedicenne mediamente internetconnesso, studente liceale, sufficientemente “sdraiato” e amabilmente pessimista, di venire e partecipare ad un torneo di calcio organizzato tra equipe di lavoro che gestiscono strutture di accoglienza di giovani ragazzi adulti richiedenti asilo. Nicola gioca abitualmente, quando riesce ad organizzarsi, con alcuni suoi compagni, per questo, senza porsi troppe domande, accetta il mio invito. Quando arriviamo al campo troviamo una settantina di giovani gambiani, ghanesi, maliani, senegalesi, sierra leonesi e forse tralascio sicuramente qualche nazione; due dei ragazzi della mia Accoglienza lo avevano incontrato ad una serata-spettacolo e subito gli vengono incontro, portandolo nel cerchio del riscaldamento: è l’unico ragazzo bianco, peraltro pallidissimo, più bianco del latte e spicca già di per sé in questo diversità di sfumature; stacca e si fa notare nonostante a Nicola non venga immediatamente spontaneo lo spiro di gruppo per indole inizialmente ZACREPUBLIC!

osservativa e timida! I loro gesti festosi, le loro voci altisonanti, che lo incitano a stare con loro, i loro sorrisi, lo pongono subito in modalità ON! Nonostante non abbia mai giocato con loro lo reputano ospite d’onore e gli consegnano la divisa: è già un giocatore della squadra in campo! (che responsabilità): si sente chiamato tra un passaggio e l’altro, si festeggiano i gol, ci si fotografa con selfie, i ci si scambia il numero di cellulare. Alla sera, verso le 23, in casa, Nicola mi guarda un po’ stupito e mi dice: mamma, Frank mi ha scritto “Come va?”; era incredulo che un ragazzo appena conosciuto si interessasse così in fretta, così nell’immediato; “siamo stati insieme poche ore!” afferma Nic! (Sui social lo stupore passa attraverso immagini ormai, quasi più attraverso parole che descrivono gli stati d’animo ma emoticon che non riattivano quasi più la sensazione di novità e sorpresa ma semmai una semplice conferma) E’ la sete di integrazione Nicola! E’ il desiderio di esserci per un mondo nuovo! E’ la gioia di condividere e scambiare emozioni per non perderle, per non risentirle calpestate, come per molti di loro è capitato. È il bisogno di contatto, quello che per loro si è interrotto e fa fatica ad esserecome prima.


ITALIA

Con loro tu puoi riassaporare questa spontaneità e genuinità senza darla per scontata e solo coltivando queste sensazioni avremo la speranza di ritrovarci in un mondo migliore e più autentico! E’ l’Accoglienza che “ci accoglie” e ci rieduca. Lo stupore dei tuoi occhi Nicola, mi è bastato per capire quanto Frank ti abbia fatto sentire visto e desiderato! Sentitevi più spesso!

2017 © Michele Cattani


E’ nata l’Arcolaio FC! Compie ormai due mesi Arcolaio FC, la squadra nata dalla volontà del Consorzio L’Arcolaio di unire i centri di accoglienza del Comune di Bologna per creare una selezione calcistica destinata in particolare ai richiedenti asilo che stanno intraprendendo un processo d’integrazione, lavorativo e formativo. L’idea è nata dopo che diverse cooperative sociali hanno visto nascere all’interno dei centri d’accoglienza, delle piccole squadre che, come quello del Pallavicini, erano già arrivate a iscriversi per il secondo anno a un campionato amatoriale di calcio a 7 CSI. Le esperienze, autorganizzate o supportate dai centri, hanno continuato ma si è voluto fare un ulteriore passo come Consorzio, creando una vera e propria squadra di calcio a 11 da iscrivere a un campionato ufficiale. Dopo un inizio difficoltoso abbiamo riportato due vittorie consecutive e ora siamo al quinto posto in classifica con il secondo miglior attacco del campionato. Oltre al campionato e la “Coppa Stadio” (trofeo interno al CSI) abbiamo organizzato amichevoli e tornei con cadenza mensile, in particolare la nostra “Coppa Sankara” dove le singole squadre dei centri di accoglienza si sono incontrate con altre squadre di realtà amiche del territorio. Al termine, dopo la premiazione, lasciamo spazio per un momento di incontro, spesso 34

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con una merenda/aperitivo. Il progetto calcio ha previsto anche l’inclusione dei neomaggiorenni presenti al Centro Mattei nelle amichevoli e nella “Coppa Sankara”. Il primo obiettivo di questa esperienza, è l’inclusione, creando reti con altre squadre e facendo partecipare gli ospiti a diversi eventi, oltre al mantenimento dello stato di salute psicofisico attraverso uno sport di gruppo. Preziosa in questo senso continua a essere la collaborazione con il CSI di Bologna che supporta l’iniziativa agevolandoci per quanto concerne i costi di iscrizione ai campionati e nel riportare con attenzione alle altre realtà presenti la particolarità della nostra esperienza. Il progetto ha visto anche la partecipazione di Radio Alta Frequenza che, attraverso interviste sul campo e una serie di slot in radio, ha creato un programma radiofonico chiamato “Fuorigioco”, promuovendo e supportando l’iniziativa. La rubrica viene tenuta in buona parte da richiedenti asilo. Per chiunque fosse interessato a diventare nostro tifoso può seguirci sulla pagina facebook “Arcolaio FC”. Damiano Borin

Consorzio l’Arcolaio


BE PART OF THE INCLUSION!

Media Partner: 2017 © Michele Cattani


Tutta la musica che c’è! La musica come strumento di conoscenza di sé e contaminazione culturale “È stato un giorno in cui mi hanno dato la possibilità di esprimere me stesso. Mi succede altre volte, ma questa occasione è stata diversa. Non mi interessa cosa ne faranno delle cose che hanno scritto e delle foto che hanno fatto, mi interessava svelarmi e condividere con voi questo pezzo di me stesso.” (Andrew) “Condividere un pezzo di sé” è stata la frase più gettonata tra quelle raccolte dopo la giornata passata con Federico Taddia, giornalista, e Marina Rosso, fotografa, venuti a Castello d’Argile presso il nostro CAS per fare un’intervista ai ragazzi sulle contaminazioni musicali dei millennials.

2017 © Michele Cattani

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ZACREPUBLIC!

I pensieri emersi confluiranno in un articolo che sarà pubblicato in una rivista pensata da Jovanotti (in uscita l’1 dicembre 2017) dal nome SBAM. Quanta musica quel giorno! Tutti i ragazzi dell’Accoglienza straordinaria di Castello D’Argile sono stati invitati a presentare una loro playlist delle canzoni più amate! Pochi minuti e…oplà, tutta la nostra equipe è stata catapultata nelle storie delle canzoni presentate dai ragazzi ospiti: i loro significati, i loro ricordi d’infanzia, le loro scoperte e i desideri intravisti nei testi di artisti africani e internazionali! L’impronta più significativa è quella dell’occasione di narrazione che la musica ha creato e che i ragazzi hanno riassunto così: “E’ stata una bella giornata, mi è piaciuto che il giornalista mi abbia fatto tante domande e che mi abbia fatto riflettere su tanti temi: dalle differenze con i coetanei italiani all’aver parlato del mio Paese. Mi sono aperto più di quanto mi capiti quotidianamente. Ho parlato di musica, musica che racconta il mondo, la sofferenza.” (Tanja) Non solo interviste ma anche fotografie guidate: Marina ha chiesto ai ragazzi di ascoltare in cuffia la loro musica mentre scattava delle foto e di fare quello che gli veniva spontaneo, anche ballare e cantare!


“Il giornalista è stato una grande persone ed è bello che mi abbia fatto domande a proposito della musica perché ero triste, ma parlare della musica mi ha fatto stare meglio. Quando ascoltavo la musica mentre mi facevano le foto mi sentivo veramente felice perché ballavo e cantavo. È stata la giornata più bella da quando sono qui. Quando la musica va non mi sento timido.” (Frank) “È stata la prima volta che qualcuno mi ha fatto delle foto mentre ballavo. All’inizio mi vergognavo, poi la timidezza è passata perché Marina mi incoraggiava.” (Basile) Abbiamo parlato di musica e di cosa rappresenta nella vita di questi ragazzi. Le note delle canzoni preferite dei ragazzi portano con sé tante storie di amicizie, di gioia ma anche di sofferenza, di partenze, di viaggi, di arrivi e di incontri. La musica diventa così un bellissimo mezzo di comunicazione che risulta centrale nella vita dei ragazzi e un ponte tra le culture e tra le persone.

2017 © Michele Cattani

Equipe e Ospiti in Accoglienza Castello d’Argile www.arcacoop.com

ZACREPUBLIC!

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Un pensiero alle Accoglienze

Proposte che diventano realtà

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ZACREPUBLIC!

Abbiamo giocato nei campi di via Libia a Bologna, martedì 26 settembre e poi il 3 ottobre abbiamo fatto la finale. Ci siamo divise in 3 squadre di 6 ragazze ciascuna e abbiamo fatto tre partite. Ci siamo divertite molto anche se la mia squadra ha perso e non è andata in finale! Tizie Grahon Charlene Casa Rivani www.arcacoop.com

COSTA D’AVORIO

Mi è venuta l’idea di fare un gioco tra di noi (del centro d’accoglienza), allora l’ho proposta ed è stata realizzata: un torneo di pallavolo! Ho pensato a questo torneo perché sognavo di realizzare l’unità fra le ragazze dell’accoglienza. Ho scelto la pallavolo perché è un gioco in cui si passa la palla tra le compagne e per me è significativo nel senso che è come dare all’altro il coraggio, il desiderio di andare avanti, una speranza. Ero molto agitata e felice di vedere tutte le persone dell’accoglienza e di diverso colore .



Drame Balde 40

ZACREPUBLIC!

SENEGAL

La gioventù è da considerare come il motore di sviluppo di un Paese. Oggi i giovani hanno il diritto di accedere al lavoro e ad altre attività quotidiane cosi da permetterci di diventare impiegati, politici, ecc. Possiamo dire che la gioventù contribuisce allo sviluppo di un Paese in tutti i suoi lati. Attraverso i nostri argomenti la gioventù è considerata come attore principale per lo sviluppo di uno stato come diceva un autore “Uno Stato senza gioventù è un potere senza sovranità”. Questo significa che nessun Stato può svilupparsi senza i giovani perché questi giocano un ruolo cruciale per lo sviluppo, l’immagine e l’esempio che la società stessa deve darsi. Parlare di gioventù significa parlare di umanesimo perchè dotato di intelletto ed energia propulsiva, dotato di ragione in grado di assumersi la responsabilità di una funzione pubblica. Cari giovani! Questo è il momento più importante per condividere le idee con il resto del mondo perché siamo attori del nostro sviluppo.

Autoritratto - Ransford Asare

La Gioventù


2017 Š Michele Cattani


Benvenuti in Italia

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ZACREPUBLIC!

Il tutoraggio alla scuola di italiano per stranieri dell’Albero di Cirene è stato il primo, decisivo passo di una marcia di avvicinamento ai cittadini stranieri, facendone conoscere la situazione attraverso un incontro personale, fornendo una maggiore consapevolezza delle difficoltà che si presentano sulla strada dell’integrazione e mostrando il contributo che ciascuno individualmente può offrire.

Antonia Grasselli

Liceo Scientifico Enrico Fermi www.liceofermibo.gov.it

ITALIA

L’Alternanza Scuola Lavoro può essere uno spazio in cui iniziare un’educazione alla cittadinanza globale in una scuola resistente ai cambiamenti, perché ingessata in una struttura organizzativa e didattica di tipo burocratico. Al Liceo Fermi di Bologna il progetto “Cooperazione allo sviluppo. Per una cittadinanza attiva mondiale” ha consentito ad un piccolo manipolo di trenta studenti di avventurarsi in percorsi, modalità di lavoro, saperi, contenuti del tutto nuovi. Il laboratorio di progettazione organizzato in collaborazione con la Fondazione AVSI e il Cefa Onlus ha prodotto un’apertura a 360° sul mondo. E questo non solo perché sono state descritte situazioni di paesi lontani, molto difficilmente immaginabili e sono emersi problemi sconosciuti o conosciuti solo superficialmente, ma perché la descrizione dell’operato delle ONG ha mostrato cosa concretamente significhi l’impatto con la realtà, le domande che suscita, i bisogni che emergono e il metodo con cui rispondere. Dalla latteria sociale in Tanzania al rimpatrio assistito in Tunisia e Marocco e all’accoglienza a Bologna dei migranti, attraverso il sostegno a distanza, la visita al Museo del Mare (Memoria e Migrazioni) e l’assistenza a profughi iracheni e siriani in Libano.


laboratori e il nostro specialissimo orto. Abbiamo cantato noi le nostre canzoni, loro le loro. Una melodia diversa, parole intense, che raccontano della madre, dell’Africa, della migrazione ma anche del rispetto per sé stessi riscoperto qui in Italia dove hanno sperimentato il nostro rispetto per loro. Abbiamo mostrato Bologna in alcune immagini nel laboratorio di disegno e storia dell’arte. Hanno giocato in palestra con i ragazzi della scuola e qui il rapporto è stato facile, spontaneo, li abbiamo visti ridere e sorridere con noi. ITALIA

Mguette, Yancouba, Malick, El Hadij, Idris, Samou, Samba sono venuti al Liceo Fermi lunedì 10 aprile. Provengono dal Senegal, dal Mali, dal Burkina Faso e dal Gambia. Parlano inglese o francese. Nel loro paese hanno frequentato le scuole. Li abbiamo conosciuti alla scuola di italiano dell’Albero di Cirene. Puntuali alle lezioni, attenti, desiderosi di imparare la lingua di un Paese da cui si sono sentiti accolti e in cui vorrebbero restare. Sono giovani. Allegri, amanti della vita, della musica, del ballo, dello sport. Li abbiamo invitati nella nostra scuola e li abbiamo accolti come ospiti. Hanno visitato i

Francesca, Jacopo, Giorgia, Matilde, Sara, Virginia

Liceo Scientifico Enrico Fermi www.liceofermibo.gov.it


Un Approdo Sicuro

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ZACREPUBLIC!

sul paese ospitante e sulla sua lingua, per capire cosa può fare chi vuole restare in Italia. Per rispondere al mercato del lavoro bisogna saper leggere le sue richieste: esso difficilmente si rivolge al privato sociale. Supportando nell’approccio (interviste approfondite) e con alcuni strumenti (cv più coerenti/chiari) si sono inserite Persone (migranti e non) da tempo alla ricerca del lavoro. Da qui con grande fiducia vedremo i risultati dei prossimi progetti di collaborazione. Andrea Molza

Federmanager www.federmanager.it

ITALIA

Nel 2016 a Bologna un gruppo di manager (partecipanti ad un seminario organizzato da Vises - Onlus di riferimento di Federmanager) sviluppò un progetto attinente ad alcuni vincoli: concentrarsi sul sociale, essere auto sostenibile ed innovativo. E’ nato “Approdo Sicuro”. Inquadrata la criticità, tracciato il contesto, si è cercato di trasformare un problema in opportunità. La questione è su tutti i giornali: oltre alle sempre maggiori difficoltà nel trovare lavoro riscontrate in particolare da alcune fasce della popolazione (es. giovani, over50) si aggiungono flussi migratori importanti, difficoltà nell’accoglienza e perplessità sul futuro di queste persone in un paese in crisi occupazionale. Dove si è colta l’opportunità? Nel far parlare mondi vicini, quello dell’accoglienza (cooperative sociali Arca di Noè e Pictor), quello dei Manager, e quello delle persone in difficoltà. Dal dialogo è nato l’approccio giusto all’accoglienza e al sostegno: non solo curare/proteggere, ma anche dare metodo, regole, percorsi formativi e di conoscenza del contesto. Riguardo i migranti, l’idea è far emergere la reale esperienza in patria e trasmettere conoscenza


ZACREPUBLIC!

45 2017 © Michele Cattani


Un’esperienza indimenticabile Siamo due ragazzi di 17 anni e studiamo a Bologna all’ “International School”, una scuola con un particolare diploma presente in tutto il mondo. Oltre alle solite materie scolastiche, il nostro programma comprende anche il completamento del CAS, con lo scopo di bilanciare la vita degli studenti in modo da fornirci un bilanciamento tra la didattica e il tempo libero. “CAS” non è altro che l’acronimo di “Creatività”, “Attività”, e “Servizi”, cioè le componenti che vanno coperte attraverso diversi progetti. Verso Novembre, la nostra professoressa di Spagnolo e coordinatrice del CAS ci propose di organizzare insieme un progetto per “Activity”. Conosceva infatti un’insegnante di italiano che lavora al Centro di accoglienza emergenza sbarchi al Centro Mattei di Bologna, ed insieme avremmo potuto ideare un nuovo progetto. Non sapevamo, in realtà, quanto ne saremmo usciti entusiasti. Trovare attività da fare con il primo gruppo di ragazzi è stato relativamente facile, dal momento che gli insegnanti di italiano del Centro, insieme alla nostra professoressa, avevano già organizzato tutto, cosa che ci ha aiutato molto come punto di inizio per finire poi ad essere completamente indipendenti ed ideare tutto noi due da soli. Abbiamo passato molto tempo in centro e 46

ZACREPUBLIC!

in Salaborsa, la biblioteca principale della città, che era stata battezzata come nostro punto d’incontro. Fra le tante attività, ad esempio, abbiamo passato la prima uscita a girare per le stradine di Bologna, piene di piccoli mercatini del pesce e di altro cibo. Questo ha permesso, sia a noi che ai ragazzi, di conoscere di più la cultura e la tradizionale cucina italiana, famosa in tutto il Mondo. Un’altra volta, invece, abbiamo esplorato la città alla ricerca di tutte le torri, ascoltando i podcast che ne spiegavano la storia. Abbiamo inoltre visitato tutta la Biblioteca Salaborsa, il suo museo sull’area urbana all’ultimo piano, e l’esposizione temporanea sui graffiti. Subito dopo le prime uscite, ci siamo resi ancora più conto quanto fosse divertente per noi: ridere e scherzare, mostrare i luoghi più famosi di Bologna, o comparare le nostre diverse abitudini e i gusti per il cibo. Ci aspettavamo di trovarci in situazioni di difficoltà, ma abbiamo immediatamente realizzato che sono adolescenti, proprio come noi, che amano scattare foto, farsi selfie,e condividerli sui social Network per mostrarli ai loro amici. Tutti i ragazzi si sono mostrati molto interessati a voler sapere di più sulla storia di Bologna e del Paese, soprattutto della lingua; erano proprio loro che, più volte, ci chiedevano esplicitamente di andare ai musei sulla


Melania Delle Viole, Llan Cheraki International School of Bologna www.isbologna.com

ITALIA E FRANCIA

storia della città, o ad insegnargli di più la lingua italiana, piuttosto che passare il pomeriggio al parco a giocare con il pallone. Con il secondo gruppo, abbiamo invece visitato Palazzo Pepoli, che racconta Bologna dalla sua nascita al periodo contemporaneo, un ottimo modo per imparare la storia della città, e di come sia diventata così prosperosa. Abbiamo anche avuto la possibilità di andare alla Pinacoteca Nazionale, un museo d’arte specifico sui dipinti religiosi, che è una parte fondamentale del profondo passato Cristiano di Bologna. In altre settimane, invece, ci siamo semplicemente rilassati ai Giardini Margherita, dove abbiamo giocato con la palla e fatto delle lezioni di Italiano circondati dal verde.

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Prodotto da ARCA DI NOÈ COOP. SOC. Illustrazioni LAMINE DIATTA, RANSFORD ASARE Partner DI-MÒ: SCUOLA DEI MONDI ASSOCIAZIONE PRENDIPARTE Media Partner WEBRADIO ALTAFREQUENZA Finito di stampare nel mese di dicembre 2017 © ARCA DI NOÈ COOP. SOC. TUTTI I DIRITTI RISERVATI RIPRODUZIONE VIETATA ALL RIGHTS RESERVED



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