Itinerari di architettura, Como

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Università degli studi di Genova Facoltà di Architettura Corso di Laboratorio di Progettazione V A.A. 2012-2013 Prof. Arch. Marco Casamonti Arch. Mattia Cadenazzi_ Arch. Carlotta Costantino_ Arch. Federica Poggio

ITINERARI DI ARCHITETTURA COMO (CO) 1912/2012

GRUPPO N° 10

Accoto Giuliano Matricola: 3251117

Alinovi Riccardo Matricola: 3244881

Bottaro Marco Matricola: 3247037

Cambiaso Luigi Matricola: 3260917

Faccio Davide Matricola: 3226863

Garcìa Caro Eulalia Matricola: 3873070

Gutìerrez-Ortega Acosta Ana Matricola: 3873069

Scionti Giovanni Matricola: 3235629


01. Sede dei canottieri

06. Casa del Fascio

11. Villa Leoni

16. Base per il canottaggio Plinio

02. Monumento ai caduti

07. Sede U.F. L.I.

12. Casa per Artisti

17. Stabilimento balneare al Segrino

03. Casa del Balilla

08. Casa Predaglio

13. Sede dell’Amilia

18. Uffici B&B

04. Casa Giuliani-Frigerio

09. Casa Cattaneo-Alchieri

14. Villa Silvestri

19. Centro di ricerca B&B

05. Novocomum

10. Asilo Sant’Elia

15. Via Regina Public Garden

20. Fabbrica C&B



01 A

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06 B

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08 C

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Project: Sede dei canottieri Typology: Sportivo Architect: Gianni Mantero Realization: 1930-31 Address: V.le Puecher, 6 (CO)

Project: Casa del Fascio Typology: Pubblico Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1932-36 Address: P.zza del Popolo (CO)

Project: Monumento ai caduti Typology: Tempio Civico Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1931-33 Address: V.le Puecher (CO)

Project: Sede U.F.L.I. Typology: Pubblico Architect: Cattaneo, Terragni, Lingeri Realization: 1938-43 Address: Via Pesina, 6 (CO)

Project: Casa del Balilla Typology: Sportivo Architect: Gianni Mantero Realization: 1932-36 Address: V.le Sinigaglia (CO)

Project: Casa Pedraglio Typology: Residenziale Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1935-37 Address: Via Mentana, 6 (CO)

Project: Casa Giuliani-Frigerio Typology: Residenziale Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1939-40 Address: V.le Rosselli, 24 (CO)

Project: Casa Cattaneo-Alchieri Typology: Residenziale Architect: Pietro Lingeri Realization: 1936 Address: Via Mentana, 25 (CO)

Project: Novocomum Typology: Residenziale Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1927-28 Address: V.le Sinigaglia, 1 (CO)

Project: Asilo Sant’Elia Typology: Pubblica Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1936-37 Address: Via Alciato, 15 (CO)


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Project: Villa Leoni Typology: Residenziale Architect: Pietro Lingeri Realization: 1938-44 Address: Località Ospedaletto (CO)

Project: Plinio, base per il canottaggio Typology: Sportiva Architect: Studio M.A.R.C. Realization: 2004-06 Address: Località Torno (CO)

Project: Casa per Artisti Typology: Residenziale Architect: Pietro Lingeri Realization: 1938 Address: Isola Comacina (CO)

Project: Stabilimento balneare al Segrino Typology: Pubblico Architect: Marco Castelletti Realization: 2002-04 Address: Via Panigatti (Eupilio, CO)

Project: Sede dell’Amilia Typology: Sportiva Architect: Pietro Lingeri Realization: 1927 Address: Via Regina, 19 (Tremezzo, CO)

Project: Uffici B&B Typology: Terziario Architect: Renzo Piano Realization: 1971-73 Address: Località Novedrate (CO)

Project: Villa Silvestri Typology: Residenziale Architect: Pietro Lingeri Realization: 1929-30 Address: Località Porteza (CO)

Project: Centro di ricerca B&B Typology: Terziario Architect: Antonio Citterio Realization: 2002 Address: Località Novedrate (CO)

Project: Via Regina Public Garden Typology: Pubblico Architect: Lorenzo Noè Realization: 2003-10 Address: Via Regina (Brienno, CO)

Project: Fabbrica C&B Typology: Industriale Architect: Tobia Scarpa Realization: 1966 Address: Località Novedrate (CO)


01 A

Project: Sede dei canottieri Typology: Sportivo Architect: Gianni Mantero Realization: 1930-31 Address: V.le Puecher, 6 (CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Vetrata vista da fuori - Ana Acosta 2. Vista d’angolo - Ana Acosta 3. Facciata - Ana Acosta 4. Scala - Luigi Cambiaso 5. Dettaglio della vetrata - Ana Acosta 6. Vetrata vista dall’interno - Ana Acosta 7. Trampolino - Ana Acosta

1. L. Cavadini, “Il Razionalismo Italiano” Como 1926-1944; Electa. pp. 38-43. 1. http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-mantero_(Dizionario_Biografico)/

Biografia Gianni Mantero:

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Gianni Mantero nacque a Novi Ligure il 10 genn. 1897, ultimo degli otto figli di Carlo e di Enrica Sovera. La famiglia di imprenditori tessili, che a Novi Ligure era proprietaria di un laboratorio di maglieria con annesso negozio, si trasferì ben presto a Como, dove il maggiore dei fratelli del Mantero, Riccardo, aveva costituito la fabbrica tessile Mantero, che sarebbe diventata una delle più importanti seterie della città. Il Mantero, l’unico della famiglia che non scelse questa attività, preferì impegnarsi negli studi di ingegneria, cominciando nel 1913 a frequentare a Milano il biennio dell’Accademia di Brera, obbligatorio per gli ingegneri civili. Ebbe come docente, tra gli altri, C. Boito; ma alla fine del biennio, nel 1915, allo scoppio della prima guerra mondiale, partì per il fronte del Carso, con il grado di sottotenente del reggimento genio zappatori della divisione Mantova. Dopo una lunga prigionia ospedaliera in Ungheria, ove conobbe giovani ingegneri austriaci, tedeschi e polacchi, che incontrerà nuovamente in seno al Movimento moderno, nel 1919 fece ritorno a Como e riprese gli studi. Frequentò il triennio di ingegneria civile presso il Politecnico di Milano, laureandosi nel 1922 con G. Muzio, che rimase a lungo uno dei suoi riferimenti culturali per l’approccio urbanistico di mediazione tra storia, tradizione e modernità. Nel 1927 sposò Margherita Perti, dalla quale ebbe due figli, Edoarda ed Enrico. Già nei primi suoi lavori, del 1925, sono chiari i segni di “un neoclassicismo alquanto manierato”, come fu definito da C.A. Felice nella monografia che gli dedicò nel 1933 (p. 3); ma l’opera nella quale è evidente il definitivo distanziarsi dall’eclettismo, tipico dell’architettura dell’inizio del XX secolo, è del 1929. In questo anno il M. realizzò i magazzini Mantovani rivolgendo una palese attenzione verso le nuove tendenze d’Oltralpe, identificabili in una precisa allusione al pensiero di A. Loos, evidente nel ritmo austero delle vetrine, che definiscono l’attacco a terra dell’edificio, e nel disegno degli arredi del negozio al piano terreno, caratterizzati da lunghi banconi di vendita concepiti come teche di vetro a giorno. Nel 1930 ebbe inizio il suo sodalizio con il gruppo dei razionalisti comaschi che, in occasione della quarta e ultima edizione dell’Esposizione internazionale d’arte decorativa alla Villa reale di Monza, presentò uno dei complessi meglio studiati e organici della mostra, l’arredamento di una sartoria moderna per la quale il M. progettò la sala della biancheria. Del medesimo anno sono i nuovi arredamenti per la villa Albertini, la villa Frigerio a Roncate e alcune edicole funerarie, tra le quali quella per la propria famiglia e quelle per le famiglie Bini, Buzzi, Castelli e Pustera. Nel 1931, oltre ai due progetti per il concorso per il mercato coperto di Como - il progetto Held, eseguito per l’impresa Mondelli e il progetto Gamma, eseguito per l’impresa Mario Galliani - e a una casa d’affitto e per uffici, realizzò la sede dei Canottieri Lario, un’opera nella quale la cifra razionalista si esprime compiutamente. La composizione di bianchi volumi regolari, tagliati da finestre in lunghezza, dichiara l’interesse dell’autore per le tendenze coeve del Movimento moderno tedesco e olandese. La sala al piano terreno, che era decorata da grandi pitture murali di A. Songa, è chiusa verso il lago da una vetrata scorrevole a tutta altezza, che inquadra l’ardita struttura in cemento armato del trampolino a tre piani, con i pilastri e le nervature portanti originariamente verniciate in cromalite rossa e gli spessori delle solette ricoperti in alluminio. Per la VI Triennale di Milano, che si tenne nel 1933, con G. Terragni, A. Dell’Acqua, O. Ortelli, C. Ponci, P. Lingeri, G. Giussani, M. Cereghini, il M. realizzò la Casa per vacanze di un artista, limpida opera razionalista, frutto della vivacità intellettuale che animava la città di Como durante gli anni Trenta e che ebbe nello studio di Terragni il luogo del confronto per impostare una linea comune per la nuova architettura razionale. Tra il Trenta e il Quaranta, in un periodo durante il quale il cosiddetto consenso degli architetti al regime fascista si espresse nelle realizzazioni dello Stato assistenziale - colonie marine e alpine e sedi dell’Opera nazionale balilla diffuse sul territorio nazionale - il M. costruì a Como, nel 1933-36, per l’Opera nazionale balilla, la Casa del balilla e lo stadio G. Sinigaglia e, nel 1936-40, la Casa della madre e del bambino. Richiamato alle armi, il M. partì per la seconda guerra mondiale con il grado di capitano del genio pontieri della divisione autotrasportata Mantova, di stanza sul fronte cirenaico. Dopo l’8 settembre rimase bloccato in Calabria a lungo e fece rientro a Como nel 1945. Negli anni della ricostruzione, con G. Giussani, C. Ponci, R. Uslenghi, progettò quartieri operai in alcuni Comuni della provincia di Como; questi interventi, pur nella semplicità figurativa e nella declinazione minimale dell’espressione architettonica, rappresentarono per lui i segni residuali della continuità con l’esperienza razionalista. Del periodo successivo al 1946 sono le realizzazioni INA-Casa a Porlezza, Oggiono e Menaggio; l’intervento INA-Casa e asilo Somaini a Lomazzo; a Como le case in via Napoleona, in via Provinciale Briantea, in via Rosales e in via Scalabrini, il Park hotel di viale Rosselli, gli edifici per civile abitazione e uffici in via Bellinzona e via Recchi. Per gli enti pubblici ha realizzato inoltre gli edifici IACP a Como, Bellagio, Valmadrera, Olgiate Comasco. Fa parte di questa seconda stagione professionale anche una prima fase di restauro strutturale e ampliamento delle tribune dello stadio Sinigaglia a Como, che poi sarà portata avanti, insieme con l’ampliamento del Circolo canottieri Lario, dal figlio Enrico, profondo conoscitore del razionalismo italiano. Dalla metà degli anni Sessanta il collezionismo di incisioni ed ex libris d’arte divenne l’attività esclusiva del M.: un interesse che aveva iniziato a coltivare già negli anni della sua formazione culturale all’Accademia e si era consolidato nel 1937, quando a Milano aveva conosciuto M. Fingesten, uno degli artisti incisori più apprezzati in campo internazionale, che per il M. decorò un’intera parete della villa di Cernobbio. Nel 1946 aveva fondato la BNEL (Bianco e nero ex libris), un’associazione che promuoveva l’ex libris come oggetto d’arte. La sua collezione, conservata presso gli eredi, è composta di circa 65.000 pezzi, di cui 700 realizzati per lui. Il M. morì a Cernobbio, presso Como, il 30 maggio 1985.


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RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Planimetrie 2. Modelino

Project: Sede dei canottieri Typology: Sportivo Architect: Gianni Mantero Realization: 1930-31 Address: V.le Puecher, 6 (CO)

Sede Canottieri Lario: Mantero lavora al progetto della Canottieri Lario sulla base di uno studio planimetrico di massima redatto dall’architetto zurighese Boedeker, specialista in edifici per società remiere. L’edificio se distitende lungo la riva del lago, esibendo immediatamente l’idea alla base del progetto: legare, anche idealmente, gli atleti alle acque del Lario. La grande vetrata del luogo di riposto degli atleti, il salone-bar, apre l’interno dell’edifizio al lago e ai monti che lo circondano. Da qui si nota lo splendido trampolino che si protende verso il lago, con i pianti di tuffo a tre diverse atezze, in una sorta di trionfo del cemento armato. Di sicuro interesse sono la sala di addestramento con la vasca e l’imbarcazione fissa, il padiglione-magazzino degli scafi, così come gli elementi di finitura, in particolare delle scale. Non sono invece più in loco le poltrone e i tavoli “di novissimo stile” per cui furono “create linee e stoffe intonate all’ambiente”. L’edificio è stato ampliato nel 1983 su progetto di Enrico Mantero. Il grande volume in vetrocemento (con la palestra e una piscina all’aperto ad uso dei soci) annesso sul lato destro, rispetto al fronte lago, si adatta bene alla struttura originaria e ne permette la piena leggibilità.

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Project: Monumento ai caduti Typology: Tempio Civico Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1931-33 Address: Viale Puecher (CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Vista prospettica del fronte principale - Filippo Gultieri 2. Vista di scorcio del fronte Nord-Ovest - Luigi Cambiaso 3. Vista frontale dell’alzato principale - Luigi Cambiaso 4. Vista frontale del manumento - Luigi Cambiaso 5. Vista prospettica del fronte principale - Luigi Cambiaso 6. Vista prospettica del fronte principale - Luigi Cambiaso

1. L. Cavadini, “Il Razionalismo Italiano” Como 1926-1944; Electa. pp. 38-43. 2. Omaggio a Terragni (a cura di Bruno Zevi). Milano 1968.

Bibliografia Giuseppe Terragni:

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Giuseppe Terragni architetto e sensibile artista, nasce a Meda (MI) il giorno 18 aprile 1904. Uomo morale e ardente fascista, è uno dei protagonisti più significativi dell’architettura moderna italiana. Si diploma nel 1921 poi si iscrive alla Scuola Superiore di Architettura presso il Politecnico di Milano, dove consegue la laurea nel 1926. Non ancora laureato, l’anno prima aveva partecipato con Pietro Lingeri al Concorso per il Monumento ai Caduti di Como, che sarebbe stato eretto nella piazza del Duomo. Nel 1927 escono sulla rivista “Rassegna italiana” i quattro articoli del “Gruppo 7” (gruppo di giovani che ha l’obiettivo di rinnovare l’architettura), considerati il manifesto del Razionalismo italiano. Insieme a Luigi Figini, Adalberto Libera, Gino Pollini, Guido Frette, Sebastiano Larco e Carlo Enrico Rava, Terragni è uno dei sette firmatari di questo manifesto. Negli anni successivi sarà il maggiore esponente del MIAR, Movimento Italiano di Architettura Razionale. La vita di Terragni è legata a Como, città di confine, tappa obbligata per i percorsi internazionali. Rispetto ad altre analoghe città di provincia, Como gode di una situazione artistica e culturale privilegiata: molte sono le personalità chiave che nel primo Novecento vi soggiornano o vivono. Tra queste vi è Margherita Sarfatti, donna di grande potere per i suoi legami con Mussolini, cultrice e mecenate delle avanguardie del primo Novecento. Lo studio-laboratorio di Terragni (aperto con il fratello Attilio) in via Indipendenza, a partire dal periodo che coincide con l’inizio della guerra, è luogo di incontro e di dibattito per il gruppo di artisti e intellettuali comaschi, tra i quali vi sono Mario Radice, Marcello Nizzoli, Manlio Rho e Carla Badiali. Ci sarà anche Pietro Lingeri, caro amico e collega, che affiancherà Terragni per gran parte della sua vita professionale. Tra le sue prime opere c’è l’isolato a cinque piani Novocomum, opera presentata come un progetto con timpani sopra le finestre, lesene e cornici, che sotto le impalcature nasconde la prima casa moderna italiana. Questa architettura a forma di “transatlantico” per Como risulta uno scandalo, che fortunatamente viene risparmiata alla demolizione. La “Casa del Fascio” (1932-1936) rappresenta la prima e complessa architettura “politica”, opera che lo consacra a livello internazionale. L’architetto-artista lombardo crede nell’architettura come espressione di principi ideali, ed avverte la necessità di riconoscersi in un movimento, sia in architettura che in politica. Nel 1933 fonda insieme ai compagni astrattisti la rivista “Quadrante” che verrà poi diretta da Pier Maria Bardi e Massimo Bontempelli. Del periodo 1934-1938 è la stagione dei grandi concorsi romani: il primo e secondo grado del Palazzo del Littorio 1934-1937, il primo e secondo grado per il Palazzo dei Ricevimenti e Congressi all’E42 1937-1938, lavori che si risolvono però in disillusioni. Nel 1936-1937 la sua attività giunge al punto più alto: realizza le sue opere poeticamente più convincenti e lucide, quali la villa Bianca a Seveso, l’asilo Sant’Elia a Como e la Casa del Fascio di Como. Fino al 1940 Terragni è in piena attività e ha molte opere in corso: il Danteum (architettura allegorica che celebra Dante Alighieri, caratterizzata da un percorso a spirale), il progetto per la sistemazione del quartiere Cortesella (e altri complementi del piano regolatore) di Como, la Casa del Fascio di Lissone e la raffinata e complessa Casa Giuliani Frigerio, suo ultimo capolavoro realizzato. L’artista viene poi richiamato alle armi e dopo un periodo di addestramento viene inviato nel 1941 prima in Jugoslavia e poi in Russia. Tornerà seriamente provato, sia fisicamente chee psicologicamente, condizione che poi l’avrebbe portato alla morte. La sua è una vicenda umana: Giuseppe Terragni ha passato infatti l’intera esistenza nell’illusione di poter tradurre in chiave democratica e civile i connotati etici e sociali del fascismo, attraverso l’architettura. Terragni ha solo 39 anni quando realizza che i suoi ideali sono falliti: crollato psichicamente, il 19 luglio del 1943 cade fulminato da una trombosi cerebrale sul pianerottolo delle scale di casa della fidanzata, a Como. Progetti: - Novocomum, Como (1929); - Monumento ai caduti della I Guerra Mondiale, Erba (1930); - Sala della Mostra della Rivoluzione Fascista, Roma (1932); - Casa del Fascio, Como (1932-1936); - Casa Rustici, Milano (1933-1935); - Casa del Fascio (oggi Palazzo Terragni), Lissone (1938-1940); - Casa ad appartamenti Giuliani-Frigerio, Como (1939-1940); - Asilo Infantile Sant’Elia, Como (1937).


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RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Vista prospettica del fronte Nord-Est - Luigi Cambiaso 2. Sezione assonometrica verticale 3. Sezione assonometrica orizzontale

Project: Monumento ai caduti Typology: Tempio Civico Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1931-33 Address: Viale Puecher (CO)

Monumento ai Caduti:

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La città di Como aveva indetto nel 1926 un concorso per la realizzazione del monumento ai caduti. Il progetto di I grado di Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri risulta alla pari con quello di Mario Asnago e Claudio Vender, che prevalgono in quello di II grado, senza che si giunga alla realizzazione. Nel 1930, in occasione della v isita del duce alla Triennale di Monza, il podestà si impegna ad assegnare l’incarico agli architetti comaschi presenti a Monza (Cereghini, Giussani, Lingeri, Mantero, Terragni) con “l’arredamento nella sartoria moderna”. Giunge quindi inattesa e sgradita a tutti la scelta imposizione del podestà (suggerita da Marinetti, intervenuto alla inaugurazione della mostra commemorativa di Sant’Elia allestita al Broletto di Como nel 1930) di realizzare come monumento uno schizzo del 1914 di “torrefaro” per una presunta “centrale elettrica” di Sant’Elia, il grande architetto futurista Comasco. Enrico Prampolini, rappresentante del gruppo futurista, riceve l’incarico “per la traduzione su disegni in scala maggiore, per l’interpretazione della pianta e per il preventivo di massima per il fabbisogno dei marmi”. Ad Attilio Terragni viene affidata la direzione dei lavori di costruzione e, una volta defilatosi Prampolini, anche la “responsabilità artistica del progetto”, per il quale è coadiuvato nello studio dal fratello Giuseppe. A Giuseppe Terragni, inoltre, viene affidata “la sistemazione dell’interno del Sacello e della Cripta e la sistemazione delle adiacenze esterne”. Nel frattempo, però, la costruzione è stata completata, almeno per le strutture in cemento armato. Le modalità di intervento dei fratelli Terragni sono spiegate da quanto scrive Giuseppe nel 1936, sottolineando che si attennero (egli scrive, però, in prima persona: “mi attenni”) “scrupolosamente al concetto di non aggiungere; e di completare con interpretazioni invece tutto quanto fosse esattamente definibile e decifrabile dallo schizzo di Sant’Elia”. Nel definire i disegni costruttivi di dettaglio, la prima proposta di Prampolini viene modificata, con una operazione di “pulizia” rispetto agli elementi decorativi previsti, “rettificando - scrive Attilio Terragni nella relazione conclusiva, datata 16 giugno

1934 - in misura sensibile il primitivo progetto... nel quale non era indicata neppure una misura”. Nell’interno, Giuseppe Terragni si muove con una piena capacità espressiva, elaborando una mobilità degli spazi che preannuncia il Danteum del 1938, una fra le sue ipotesi architettoniche più affascinanti. Dall’ipotesi “futurista” di partenza si giunse perciò ad un’opera che Giuseppe Terragni valutava come “ormai dichiaratamente razionalista e purista”.


03 A

Project: Casa del Balilla Typology: Sportivo Architect: Gianni Mantero Realization: 1932-36 Address: V.le Sinigaglia (CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Ingresso per la piscina - Luigi Cambiaso 2. Intradosso degli spalti - Luigi Cambiaso 3. Vestrata corpo scale - Luigi Cambiaso 4. Entrata principale Stadio - Ana Acosta 5. Scorcio dell’ingresso per la piscina - Luigi Cambiaso 6. Trampolino piscina interna 7. Vista degli spalti dall’altro lato del campo - Luigi Cambiaso 8. Prospetto su V.le Sinigaglia di scorcio - Luigi Cambiaso

1. L. Cavadini, “Il Razionalismo Italiano” Como 1926-1944; Electa. pp. 38-43. 1. http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-mantero_(Dizionario_Biografico)/

Biografia Gianni Mantero:

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Gianni Mantero nacque a Novi Ligure il 10 genn. 1897, ultimo degli otto figli di Carlo e di Enrica Sovera. La famiglia di imprenditori tessili, che a Novi Ligure era proprietaria di un laboratorio di maglieria con annesso negozio, si trasferì ben presto a Como, dove il maggiore dei fratelli del Mantero, Riccardo, aveva costituito la fabbrica tessile Mantero, che sarebbe diventata una delle più importanti seterie della città. Il Mantero, l’unico della famiglia che non scelse questa attività, preferì impegnarsi negli studi di ingegneria, cominciando nel 1913 a frequentare a Milano il biennio dell’Accademia di Brera, obbligatorio per gli ingegneri civili. Ebbe come docente, tra gli altri, C. Boito; ma alla fine del biennio, nel 1915, allo scoppio della prima guerra mondiale, partì per il fronte del Carso, con il grado di sottotenente del reggimento genio zappatori della divisione Mantova. Dopo una lunga prigionia ospedaliera in Ungheria, ove conobbe giovani ingegneri austriaci, tedeschi e polacchi, che incontrerà nuovamente in seno al Movimento moderno, nel 1919 fece ritorno a Como e riprese gli studi. Frequentò il triennio di ingegneria civile presso il Politecnico di Milano, laureandosi nel 1922 con G. Muzio, che rimase a lungo uno dei suoi riferimenti culturali per l’approccio urbanistico di mediazione tra storia, tradizione e modernità. Nel 1927 sposò Margherita Perti, dalla quale ebbe due figli, Edoarda ed Enrico. Già nei primi suoi lavori, del 1925, sono chiari i segni di “un neoclassicismo alquanto manierato”, come fu definito da C.A. Felice nella monografia che gli dedicò nel 1933 (p. 3); ma l’opera nella quale è evidente il definitivo distanziarsi dall’eclettismo, tipico dell’architettura dell’inizio del XX secolo, è del 1929. In questo anno il M. realizzò i magazzini Mantovani rivolgendo una palese attenzione verso le nuove tendenze d’Oltralpe, identificabili in una precisa allusione al pensiero di A. Loos, evidente nel ritmo austero delle vetrine, che definiscono l’attacco a terra dell’edificio, e nel disegno degli arredi del negozio al piano terreno, caratterizzati da lunghi banconi di vendita concepiti come teche di vetro a giorno. Nel 1930 ebbe inizio il suo sodalizio con il gruppo dei razionalisti comaschi che, in occasione della quarta e ultima edizione dell’Esposizione internazionale d’arte decorativa alla Villa reale di Monza, presentò uno dei complessi meglio studiati e organici della mostra, l’arredamento di una sartoria moderna per la quale il M. progettò la sala della biancheria. Del medesimo anno sono i nuovi arredamenti per la villa Albertini, la villa Frigerio a Roncate e alcune edicole funerarie, tra le quali quella per la propria famiglia e quelle per le famiglie Bini, Buzzi, Castelli e Pustera. Nel 1931, oltre ai due progetti per il concorso per il mercato coperto di Como - il progetto Held, eseguito per l’impresa Mondelli e il progetto Gamma, eseguito per l’impresa Mario Galliani - e a una casa d’affitto e per uffici, realizzò la sede dei Canottieri Lario, un’opera nella quale la cifra razionalista si esprime compiutamente. La composizione di bianchi volumi regolari, tagliati da finestre in lunghezza, dichiara l’interesse dell’autore per le tendenze coeve del Movimento moderno tedesco e olandese. La sala al piano terreno, che era decorata da grandi pitture murali di A. Songa, è chiusa verso il lago da una vetrata scorrevole a tutta altezza, che inquadra l’ardita struttura in cemento armato del trampolino a tre piani, con i pilastri e le nervature portanti originariamente verniciate in cromalite rossa e gli spessori delle solette ricoperti in alluminio. Per la VI Triennale di Milano, che si tenne nel 1933, con G. Terragni, A. Dell’Acqua, O. Ortelli, C. Ponci, P. Lingeri, G. Giussani, M. Cereghini, il M. realizzò la Casa per vacanze di un artista, limpida opera razionalista, frutto della vivacità intellettuale che animava la città di Como durante gli anni Trenta e che ebbe nello studio di Terragni il luogo del confronto per impostare una linea comune per la nuova architettura razionale. Tra il Trenta e il Quaranta, in un periodo durante il quale il cosiddetto consenso degli architetti al regime fascista si espresse nelle realizzazioni dello Stato assistenziale - colonie marine e alpine e sedi dell’Opera nazionale balilla diffuse sul territorio nazionale - il M. costruì a Como, nel 1933-36, per l’Opera nazionale balilla, la Casa del balilla e lo stadio G. Sinigaglia e, nel 1936-40, la Casa della madre e del bambino. Richiamato alle armi, il M. partì per la seconda guerra mondiale con il grado di capitano del genio pontieri della divisione autotrasportata Mantova, di stanza sul fronte cirenaico. Dopo l’8 settembre rimase bloccato in Calabria a lungo e fece rientro a Como nel 1945. Negli anni della ricostruzione, con G. Giussani, C. Ponci, R. Uslenghi, progettò quartieri operai in alcuni Comuni della provincia di Como; questi interventi, pur nella semplicità figurativa e nella declinazione minimale dell’espressione architettonica, rappresentarono per lui i segni residuali della continuità con l’esperienza razionalista. Del periodo successivo al 1946 sono le realizzazioni INA-Casa a Porlezza, Oggiono e Menaggio; l’intervento INA-Casa e asilo Somaini a Lomazzo; a Como le case in via Napoleona, in via Provinciale Briantea, in via Rosales e in via Scalabrini, il Park hotel di viale Rosselli, gli edifici per civile abitazione e uffici in via Bellinzona e via Recchi. Per gli enti pubblici ha realizzato inoltre gli edifici IACP a Como, Bellagio, Valmadrera, Olgiate Comasco. Fa parte di questa seconda stagione professionale anche una prima fase di restauro strutturale e ampliamento delle tribune dello stadio Sinigaglia a Como, che poi sarà portata avanti, insieme con l’ampliamento del Circolo canottieri Lario, dal figlio Enrico, profondo conoscitore del razionalismo italiano. Dalla metà degli anni Sessanta il collezionismo di incisioni ed ex libris d’arte divenne l’attività esclusiva del M.: un interesse che aveva iniziato a coltivare già negli anni della sua formazione culturale all’Accademia e si era consolidato nel 1937, quando a Milano aveva conosciuto M. Fingesten, uno degli artisti incisori più apprezzati in campo internazionale, che per il M. decorò un’intera parete della villa di Cernobbio. Nel 1946 aveva fondato la BNEL (Bianco e nero ex libris), un’associazione che promuoveva l’ex libris come oggetto d’arte. La sua collezione, conservata presso gli eredi, è composta di circa 65.000 pezzi, di cui 700 realizzati per lui. Il M. morì a Cernobbio, presso Como, il 30 maggio 1985.


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RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Vista dall’alto 2. Vista di scorcio degli spalt i superiori alla “Casa del Balilla” 3. Spazio interno - Luigi Cambiaso

Project: Casa del Balilla Typology: Sportivo Architect: Gianni Mantero Realization: 1932-36 Address: V.le Sinigaglia (CO)

Casa del balilla Giuseppe Sinigaglia:

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Posta di fronte al Novocomum di Terragni, la casa del balilla fa parte degli interventi promossi dall’Opera nazionale balilla dopo aver acquisito (1932) lo stadio Giuseppe Sinigaglia, costruito tra il 1925 e il 1927 dall’architetto Giovanni Greppi. Tali interventi vengono affidati all’ingegnere Gianni Mantero che, dopo aver modificato l’ingresso e la tribuna, realizza l’edificio vero e proprio, comprendente la piscina, la palestra, la sala per la scherma e la sede dell’Onb. L’edificio nasce condizionato dalle costrizioni del preesistente stadio e si deve necessariamente sviluppare in lunghezza, per 141 metri; ciò nonotante, Mantero elabora un progetto che, modificando l’ingresso e la tribuna, risponde alle richieste funzionali e si risolve con una sobria composizione, realizzando così il nuovo edificio. La facciata “gioca” sulle superfici intonacate, lisce e dipinte di rosso cupo, le ampie finestrature di color grigio chiaro e gli imponenti portali in marmo di Musso. Nel corpo centrale è situata la palestra mentre due corpi laterali ospitano la piscina e la sede dell’Opera nazionale balilla; al primo piano delle due ali di collegamento sono distribuiti vari uffici, divisi dal largo corridoio solo da setti in legno lucido con vetri trasparenti. La piscina sostenuta da pilastri, con acque di diversa profondità (da m 0,47 a m 3,17), è completamente isolata e quindi facilmente ispezionabile dall’esterno. Il trampolino a due piani (3 e 5 m), di interessante struttura, si inserisce in un’ampia vetrata semicircolare da cui si può anche accedere alla terrazza-solarium. Ottimale è la soluzione delle gradinate e dei due ballatoi con funzione di tribune. Un’altra vetrata-abside semicircolare “sfonda” la parete frontale dell’ingresso principale e della scalinata di accesso agli uffici: l’intenzione (non realizzata) era di utilizzarla come fondale per una scultura simboleggiante il fascismo. Lo stadio è stato ultimato nel 1927 ed è stato costruito su preciso volere di Benito Mussolini.Era una struttura all’avanguardia grazie al velodromo, l’”anello” che stava ai bordi del campo di gioco e che era dotato di una curva parabolica tra le più impegnative di Europa. Nel 1990 sono terminati i lavori di ristrutturazione che hanno interessato la tribuna che è stata demolita e ricostruita. A metà degli anni 90 la medesima sorte è toccata al settore distinti, nell’estate del 2002 alla storica “Curva Azzurra” che si è trasformata in “curva Como” passando da una struttura di cemento (ancora del ‘27) più tubi innocenti, ad una struttura totalmente in tubi innocenti con una capacità che è passata da 3500 a 5000 spettatori. In ultimo è stata rifatta nel 2003/04 la curva ospiti. La capienza attuale dello stadio è di 13.600 persone, ma nell’anno della serie A (2002/03) prima degli ultimi lavori in curva ospiti era di 18.000 posti.


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Project: Casa Giuliani - Frigerio Typology: Residenziale Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1939-40 Address: Viale Rosselli, 24 (CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Vista del particolare di facciata - Luigi Cambiaso 2. Vista del particolare di facciata - Luigi Cambiaso 3. Vista prospettica del manufatto (fronte Nord-Est) - Luigi Cambiaso 4. Vista prospettica del manumento (Sud-Ovest) - Luigi Cambiaso 5. Porticato di accesso alle unità commerciali e alle residenze - Luigi Cambiaso

1. L. Cavadini, “Il Razionalismo Italiano” Como 1926-1944; Electa. pp. 104-107. 2. Omaggio a Terragni (a cura di Bruno Zevi). Milano 1968. 3. Zevi B., Giuseppe Terragni, Bologna 1980, pp. 166-173, 205 4. Cavadini L., Il Razionalismo Lariano. Como, 1926-1944, Milano 1989, pp. 5, 9, 12, 104-107, 123 5. Ciucci G., Giuseppe Terragni 1904-1943, Milano 1996, pp. 65, 584-593 6. Zevi B., Storia e controstoria dell’architettura in Italia, Roma 1997, pp. 536, 537 p. 537 Bibliografia Giuseppe Terragni:

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Giuseppe Terragni architetto e sensibile artista, nasce a Meda (MI) il giorno 18 aprile 1904. Uomo morale e ardente fascista, è uno dei protagonisti più significativi dell’architettura moderna italiana. Si diploma nel 1921 poi si iscrive alla Scuola Superiore di Architettura presso il Politecnico di Milano, dove consegue la laurea nel 1926. Non ancora laureato, l’anno prima aveva partecipato con Pietro Lingeri al Concorso per il Monumento ai Caduti di Como, che sarebbe stato eretto nella piazza del Duomo. Nel 1927 escono sulla rivista “Rassegna italiana” i quattro articoli del “Gruppo 7” (gruppo di giovani che ha l’obiettivo di rinnovare l’architettura), considerati il manifesto del Razionalismo italiano. Insieme a Luigi Figini, Adalberto Libera, Gino Pollini, Guido Frette, Sebastiano Larco e Carlo Enrico Rava, Terragni è uno dei sette firmatari di questo manifesto. Negli anni successivi sarà il maggiore esponente del MIAR, Movimento Italiano di Architettura Razionale. La vita di Terragni è legata a Como, città di confine, tappa obbligata per i percorsi internazionali. Rispetto ad altre analoghe città di provincia, Como gode di una situazione artistica e culturale privilegiata: molte sono le personalità chiave che nel primo Novecento vi soggiornano o vivono. Tra queste vi è Margherita Sarfatti, donna di grande potere per i suoi legami con Mussolini, cultrice e mecenate delle avanguardie del primo Novecento. Lo studio-laboratorio di Terragni (aperto con il fratello Attilio) in via Indipendenza, a partire dal periodo che coincide con l’inizio della guerra, è luogo di incontro e di dibattito per il gruppo di artisti e intellettuali comaschi, tra i quali vi sono Mario Radice, Marcello Nizzoli, Manlio Rho e Carla Badiali. Ci sarà anche Pietro Lingeri, caro amico e collega, che affiancherà Terragni per gran parte della sua vita professionale. Tra le sue prime opere c’è l’isolato a cinque piani Novocomum, opera presentata come un progetto con timpani sopra le finestre, lesene e cornici, che sotto le impalcature nasconde la prima casa moderna italiana. Questa architettura a forma di “transatlantico” per Como risulta uno scandalo, che fortunatamente viene risparmiata alla demolizione. La “Casa del Fascio” (1932-1936) rappresenta la prima e complessa architettura “politica”, opera che lo consacra a livello internazionale. L’architetto-artista lombardo crede nell’architettura come espressione di principi ideali, ed avverte la necessità di riconoscersi in un movimento, sia in architettura che in politica. Nel 1933 fonda insieme ai compagni astrattisti la rivista “Quadrante” che verrà poi diretta da Pier Maria Bardi e Massimo Bontempelli. Del periodo 1934-1938 è la stagione dei grandi concorsi romani: il primo e secondo grado del Palazzo del Littorio 1934-1937, il primo e secondo grado per il Palazzo dei Ricevimenti e Congressi all’E42 1937-1938, lavori che si risolvono però in disillusioni. Nel 1936-1937 la sua attività giunge al punto più alto: realizza le sue opere poeticamente più convincenti e lucide, quali la villa Bianca a Seveso, l’asilo Sant’Elia a Como e la Casa del Fascio di Como. Fino al 1940 Terragni è in piena attività e ha molte opere in corso: il Danteum (architettura allegorica che celebra Dante Alighieri, caratterizzata da un percorso a spirale), il progetto per la sistemazione del quartiere Cortesella (e altri complementi del piano regolatore) di Como, la Casa del Fascio di Lissone e la raffinata e complessa Casa Giuliani Frigerio, suo ultimo capolavoro realizzato. L’artista viene poi richiamato alle armi e dopo un periodo di addestramento viene inviato nel 1941 prima in Jugoslavia e poi in Russia. Tornerà seriamente provato, sia fisicamente chee psicologicamente, condizione che poi l’avrebbe portato alla morte. La sua è una vicenda umana: Giuseppe Terragni ha passato infatti l’intera esistenza nell’illusione di poter tradurre in chiave democratica e civile i connotati etici e sociali del fascismo, attraverso l’architettura. Terragni ha solo 39 anni quando realizza che i suoi ideali sono falliti: crollato psichicamente, il 19 luglio del 1943 cade fulminato da una trombosi cerebrale sul pianerottolo delle scale di casa della fidanzata, a Como. Progetti: - Novocomum, Como (1929); - Monumento ai caduti della I Guerra Mondiale, Erba (1930); - Sala della Mostra della Rivoluzione Fascista, Roma (1932); - Casa del Fascio, Como (1932-1936); - Casa Rustici, Milano (1933-1935); - Casa del Fascio (oggi Palazzo Terragni), Lissone (1938-1940); - Casa ad appartamenti Giuliani-Frigerio, Como (1939-1940); - Asilo Infantile Sant’Elia, Como (1937).


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RIFERIMENTO IMMAGINI 1. Vista prospettica del manufatto (fronte Nord-Est) 2. Esploso assonometrico per lo studio delle facciate 3. Pianta Piano Tipo

Project: Casa Giuliani - Frigerio Typology: Residenziale Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1939-40 Address: Viale Rosselli, 24 (CO)

Casa Giuliani - Frigerio:

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L’edificio occupa un piccolo lotto rettangolare, di 450 mq, tra viale Fratelli Rosselli e via Sinigaglia, in una zona della città di Como caratterizzata dalla presenza di altri edifici di rilievo, primo fra tutti il Novocomun. Il volume è diviso trasveralmente in tre parti da quattro muri portanti paralleli che, in pianta, riconducono lo schema rettangolare di 17 x 24 metri a due quadrati sovrapposti ed intersecati. Elevato su quattro piani fuori terra, ha un piano rialzato con due alloggi molto arretrati sul perimetro a nord ovest per lasciare spazio ad un ampio porticato di accesso. Le facciate sono caratterizzate da continui scatti ed arretramenti; il contrapporsi dei piani delle balconate, delle finestre arretrate e degli aggetti genera un effetto plastico, sottolineato anche dal continuo rapporto degli elementi trasparenti e delle intelaiature metalliche con le superfici murarie. I prospetti risultano alleggeriti per la diffusa presenza del vetro nei parapetti dei balconi, così come nelle pannellature verticali che distinguono le singole unità abitative. Sulla facciata di via Campo Garibaldi, i profilati metallici sono destinati a legare tele frangisole. Gli appartamenti, tre ad ogni piano superiore, sono posti su livelli differenziati che, disarticolando lo schema del parallelepipedo, sono posti in evidenza anche sulle facciate. Le piante degli alloggi tendono a rendere gli ambienti molto flessibili; attraverso il ricorso a porte a libro e a pareti mobili, anche la distribuzione dello spazio interno è modulata dinamicamente. Il livello più alto è occupato dalla villa del committente, sviluppata su tre differenti quote: l’articolazione dei piani orizzontali e verticali e dei tagli delle aperture contribuisce a sottolineare la libertà dell’impianto. L’edificio oggi, diversamente da altre opere di Terragni, ha mantenuto l’aspetto originario per quanto riguarda gli elementi principali e le finiture. Nel 1971 è stato realizzato un intervento di parziale ripristino delle tesserine di marmo del rivestimento di facciata, dei parapetti, degli elementi metallici e di quelli in graniglia. Le alterazioni riguardano la sostituzione delle porte d’ingresso e la rimozione del serramento a chiusura del portico. La casa Giuliani Frigerio, a Como, è l’ultimo degli edifici realizzati da Giuseppe Terragni; se gli eventi della guerra non ne avessero pregiudicato il corso della vita, probabilmente da questo progetto avrebbe preso avvio una nuova fase di sperimentazione e di ricerca progettuale dell’architetto. All’inizio del 1939 Terragni fu incaricato del progetto per la costruzione di una casa ad appartamenti prospiciente via Malta (ora via Rosselli) a Como. Fu lo stesso architetto a condurre la trattativa per l’acquisto del terreno con la Società immobiliare Novocomun, la stessa che alla fine degli anni Venti gli aveva commissionato il progetto del vicino edificio, noto anche coll’appellativo “Transatlantico”.

In una prima serie di disegni, non datati ma che possiamo far risalire a quei primi mesi del 1939, Terragni lavorò alla definizione del sistema distributivo degli alloggi e dei percorsi, all’interno di un volume sostanzialmente ancora tutto chiuso nel parallelepipedo iniziale. Nella domanda allegata al progetto, presentato in Comune il 28 marzo 1939, si precisava che la costruzione “sarà per ora limitata a 3 piani” oltre il piano terreno, e realizzata “con concetti strettamente autarchici”. Due settimane dopo, la commissione d’ornato approva il progetto; il 20 aprile è rilasciata la licenza edilizia, con la prescrizione che il bow-window lungo la via Prato Pasquée, l’attuale via Campo Garibaldi, fosse elevato dal piano stradale a non meno di due metri e mezzo, o che il fabbricato venisse arretrato lungo al via stessa. Partito per il fronte di guerra in Russia poco dopo l’inizio della costruzione, Terragni seguì l’andamento dei lavori mediante un fitto carteggio con l’amico e collaboratore Luigi Zuccoli. La complessa realizzazione dell’opera fu caratterizzata da tempi più lunghi del previsto e dall’incremento dei costi, quasi il doppio del preventivo iniziale. Nei primi giorni dell’aprile 1939, la proprietà Giuliani, dopo una serrata trattativa, aveva sottoscritto l’ultimo preventivo con l’ordine tassativo che non venisse in alcun modo superato. In quell’occasione, vennero anche precisati i limiti di tempo per l’ultimazione e la consegna dei lavori: la villa prevista all’ultimo piano il 29 di settembre, la rimanente parte per il 29 dicembre 1939. Ancora nel giugno del 1940 l’edificio non era del tutto completato. Secondo una lettera di Zuccoli a Terragni, i lavori erano quasi ultimati, dovendosi solo completare le recinzioni. L’effettiva conclusione delle opere si colloca alla fine del mese di settembre. Ma delle divergenze e delle difficoltà sopravvenute, il progettista trattò in una lettera del 18 ottobre 1940 alla signora Giuliani, evidenziando l’incremento di volume dell’edificio, concordato con la proprietà, riguardante lo sbalzo a nord, oltre l’aumentata superficie dell’edificio su via Malta.


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Project: Novocomum Typology: Residenziale Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1927-28 Address: V.le Sinigaglia, 1 (CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Vista dell’angolo - Ana Acosta 2. Connessione Novocomum con l’edificio preesistente - Ana Acosta 3. Vista d’angolo - Ana Acosta 4. Blocco scale laterale - Luigi Cambiaso 5. Cortile interno, ingresso corpo scale laterale - Luigi Cambiaso 6. Vista del cortile interno - Ana Acosta 7. Prospetto - Luigi Cambiaso 8. Prospetto su Viale Sinigaglia - Luigi Cambiaso

1. L. Cavadini, “Il Razionalismo Italiano” Como 1926-1944; Electa. pp. 24-29. 2. Omaggio a Terragni (a cura di Bruno Zevi). Milano 1968.

Bibliografia Giuseppe Terragni:

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Giuseppe Terragni architetto e sensibile artista, nasce a Meda (MI) il giorno 18 aprile 1904. Uomo morale e ardente fascista, è uno dei protagonisti più significativi dell’architettura moderna italiana. Si diploma nel 1921 poi si iscrive alla Scuola Superiore di Architettura presso il Politecnico di Milano, dove consegue la laurea nel 1926. Non ancora laureato, l’anno prima aveva partecipato con Pietro Lingeri al Concorso per il Monumento ai Caduti di Como, che sarebbe stato eretto nella piazza del Duomo. Nel 1927 escono sulla rivista “Rassegna italiana” i quattro articoli del “Gruppo 7” (gruppo di giovani che ha l’obiettivo di rinnovare l’architettura), considerati il manifesto del Razionalismo italiano. Insieme a Luigi Figini, Adalberto Libera, Gino Pollini, Guido Frette, Sebastiano Larco e Carlo Enrico Rava, Terragni è uno dei sette firmatari di questo manifesto. Negli anni successivi sarà il maggiore esponente del MIAR, Movimento Italiano di Architettura Razionale. La vita di Terragni è legata a Como, città di confine, tappa obbligata per i percorsi internazionali. Rispetto ad altre analoghe città di provincia, Como gode di una situazione artistica e culturale privilegiata: molte sono le personalità chiave che nel primo Novecento vi soggiornano o vivono. Tra queste vi è Margherita Sarfatti, donna di grande potere per i suoi legami con Mussolini, cultrice e mecenate delle avanguardie del primo Novecento. Lo studio-laboratorio di Terragni (aperto con il fratello Attilio) in via Indipendenza, a partire dal periodo che coincide con l’inizio della guerra, è luogo di incontro e di dibattito per il gruppo di artisti e intellettuali comaschi, tra i quali vi sono Mario Radice, Marcello Nizzoli, Manlio Rho e Carla Badiali. Ci sarà anche Pietro Lingeri, caro amico e collega, che affiancherà Terragni per gran parte della sua vita professionale. Tra le sue prime opere c’è l’isolato a cinque piani Novocomum, opera presentata come un progetto con timpani sopra le finestre, lesene e cornici, che sotto le impalcature nasconde la prima casa moderna italiana. Questa architettura a forma di “transatlantico” per Como risulta uno scandalo, che fortunatamente viene risparmiata alla demolizione. La “Casa del Fascio” (1932-1936) rappresenta la prima e complessa architettura “politica”, opera che lo consacra a livello internazionale. L’architetto-artista lombardo crede nell’architettura come espressione di principi ideali, ed avverte la necessità di riconoscersi in un movimento, sia in architettura che in politica. Nel 1933 fonda insieme ai compagni astrattisti la rivista “Quadrante” che verrà poi diretta da Pier Maria Bardi e Massimo Bontempelli. Del periodo 1934-1938 è la stagione dei grandi concorsi romani: il primo e secondo grado del Palazzo del Littorio 1934-1937, il primo e secondo grado per il Palazzo dei Ricevimenti e Congressi all’E42 1937-1938, lavori che si risolvono però in disillusioni. Nel 1936-1937 la sua attività giunge al punto più alto: realizza le sue opere poeticamente più convincenti e lucide, quali la villa Bianca a Seveso, l’asilo Sant’Elia a Como e la Casa del Fascio di Como. Fino al 1940 Terragni è in piena attività e ha molte opere in corso: il Danteum (architettura allegorica che celebra Dante Alighieri, caratterizzata da un percorso a spirale), il progetto per la sistemazione del quartiere Cortesella (e altri complementi del piano regolatore) di Como, la Casa del Fascio di Lissone e la raffinata e complessa Casa Giuliani Frigerio, suo ultimo capolavoro realizzato. L’artista viene poi richiamato alle armi e dopo un periodo di addestramento viene inviato nel 1941 prima in Jugoslavia e poi in Russia. Tornerà seriamente provato, sia fisicamente chee psicologicamente, condizione che poi l’avrebbe portato alla morte. La sua è una vicenda umana: Giuseppe Terragni ha passato infatti l’intera esistenza nell’illusione di poter tradurre in chiave democratica e civile i connotati etici e sociali del fascismo, attraverso l’architettura. Terragni ha solo 39 anni quando realizza che i suoi ideali sono falliti: crollato psichicamente, il 19 luglio del 1943 cade fulminato da una trombosi cerebrale sul pianerottolo delle scale di casa della fidanzata, a Como. Progetti: - Novocomum, Como (1929); - Monumento ai caduti della I Guerra Mondiale, Erba (1930); - Sala della Mostra della Rivoluzione Fascista, Roma (1932); - Casa del Fascio, Como (1932-1936); - Casa Rustici, Milano (1933-1935); - Casa del Fascio (oggi Palazzo Terragni), Lissone (1938-1940); - Casa ad appartamenti Giuliani-Frigerio, Como (1939-1940); - Asilo Infantile Sant’Elia, Como (1937).


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RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Pianta secondo piano 2. Prospetto su Viale Sinigaglia: a. Presentato al Comune b. Realizzato 3. Schizzo prospettico

Project: Novocomum Typology: Residenziale Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1927-28 Address: V.le Sinigaglia, 1 (CO)

Novocomum:

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L’isolato del Novocomun ha la forma di un trapezio rettangolo, assai allungato e disposto parallelamente al lago. E’ diviso in due lotti allungati, il primo con l’affaccio principale su viale Fratelli Rosselli (è occupato dall’edificio progettato dall’architetto Caranchini), il secondo con affaccio principale su viale Sinigaglia, occupato dal Novocomun, entrambi con pianta a C; al Novocomun sono aggiunte verso la corte due appendici di pari altezza, così da aumentare la cubatura. Nella progettazione, Terragni si riferisce continuamente all’adiacente edificio di Caranchini, proponendo le stesse quote di piano, la medesima altezza di cinque piani fuori terra. La copertura a terrazza del Novocomun superava in origine il tetto a falda dell’edificio adiacente, poi sopralzato di due piani. L’impianto complessivo è relativamente semplice, a pettine, determinato dall’accostamento di corpi minori a quello maggiore, allungato sulla via Sinigaglia, sul quale si apre l’ingresso principale, con una gradinata che sale al piano rialzato e all’atrio, con la portineria posta di lato. La soluzione cui il progettista giunge è quella tradizionale delle case da pigione dell’Ottocento e di inizio secolo, con le scale di distribuzione ai piani poste agli angoli dell’edificio e nell’impiego di cavedi e pozzi di luce per aerare locali ed ambienti di servizio. La caratteristica assurta a simbolo dell’edificio si trova negli angoli, svuotati e risolti con un volume cilindrico al piano rialzato, al terzo e quarto piano. Mentre il secondo ne mantiene integra la massima dimensione contenuta in un andamento curvilineo, l’ultimo livello, il quinto, è decisamente marcato da un angolo ortogonale, che sovrasta il vuoto dell’emicilindro arretrato al piano inferiore, ma che sovrasta l’intera massa angolare dell’edificio, quasi matrice esclusiva dell’intera composizione. Gli appartamenti del palazzo sono otto per piano, con tradizionale impianto a corridoio e locali allineati sui due lati. Il carattere altamente intensivo del Novocomun, nato come casa d’affitto, e la complessità volumetrica si riflettono anche nella tipologia degli alloggi, diversi anche negli affacci, due dei quali limitati al solo spazio della corte. Il colore ha avuto un ruolo di primo piano nell’architettura dell’edificio, con le prime fotografie in bianco e nero che restituiscono l’idea della soluzione, unica e pura, del tutto bianco. Anche il restauro messo in opera da Luigi Zuccoli nel dopoguerra ha contribuito a rimuovere l’originaria immagine dell’edificio, intensamente colorato in una continua sottolinatura dei vuoti e dei pieni, delle ombre e della luce, dei diversi materiali e delle diverse partiture dell’edificio, in un continuo alternarsi tra i toni noisette, giallo ed arancione.

Fin dal primo momento, il Novocomun assurse a simbolo della moderna abitazione e dell’architettura razionale. L’edificio fu commissionato nel 1927 a Giuseppe Terragni da Elio Peduzzi, amministratore delegato della società immobiliare Novocomun di Olgiate Comasco. Il progetto fu attuato tenendo in gran considerazione la situazione urbana, con particolare riferimento al rapporto con il lago. Infatti, l’edificio costituiva una parte di una operazione immobiliare più ampia, volta a sistemare e valorizzare la zona del delta del fiume Cosia, storicamente inedificata per lo stato paludoso dovuto ai frequenti straripamenti del corso d’acqua e alle esondazioni del lago. Questo settore della città vide progressivamente aumentare gli interventi, con una serie di opere finalizzate a dotare la città di attrezzature diversificate: tecnologiche e industriali, come lo scalo ferroviario e i cantieri della Società lariana di navigazione, e legate allo svago e alla cultura, come i giardini pubblici, i bagni, il tempio voltiano (di Federico Frigerio, 1927), od il Monumento ai caduti dello stesso Terragni, 1931-33. Una città che si manifestava con l’immagine nuova del fronte a lago, anche attraverso la chiusura dell’antico porto e l’apertura della nuova piazza Cavour. A partire dal 1925, dunque, la zona attorno al delta del Cosia si trasforma sulla base di uno schema preciso che prevede una serie di strutture legate alle attività nautiche e sportive in diretto rapporto con il lago ed una fascia retrostante destinata alla residenza, con palazzi distribuiti in ordinata serie prospiciente il bacino lacustre. Il Novocomun ha un posto di assoluta rilevanza nel piano complessivo. Non è vicinissimo al lago ma ad esso si pone in diretto rapporto. La sua architettura lo richiama: gli angoli dell’edificio, sfondati a cilindro su più piani, sono un esplicito riferimento alla vista e alla contemplazione dell’intorno, sino allo spazio dilatato dell’acqua. Confrontandosi con luoghi e spazi “unici”, dotati di grande autonomia, il Novocomun non si sottrae alla necessità di essere modellato con forme riconoscibili e fortemente unitarie. Nella storia raccontata dell’edificio prevalgono l’immagine della casa moderna, della “macchina per abitare”. Il palazzo è considerato come il primo importante esempio di architettura razionalista in Italia, dal quale deriverà un nuovo modo di considerare la casa ed il modo di viverla, di vivere la città. Sarà la casa di domani.


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Project: Casa del Fascio Typology: Pubblico Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1932-36 Address: Piazza del Popolo (CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Vista dell’angolo - Luigi Cambiaso 2. Facciata Principale - Luigi Cambiaso 3. Vista complessiva d’angolo - Luigi Cambiaso 4. Salone interno piano terra - Daniele Garnerone 5. Scorcio facciata Principale - Luigi Cambiaso 6. Vista d’angolo -Luigi Cambiaso 7. Prospetto principale - Luigi Cambiaso 8. Particolare struttura interna - Daniele Garnerone

1. http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/3m080-00038/ 2. http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=1684&biografia=Giuseppe+Terragni 1. L. Cavadini, “Il Razionalismo Italiano” Como 1926-1944; Electa. pp. 44-53

Bibliografia Giuseppe Terragni:

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Giuseppe Terragni architetto e sensibile artista, nasce a Meda (MI) il giorno 18 aprile 1904. Uomo morale e ardente fascista, è uno dei protagonisti più significativi dell’architettura moderna italiana. Si diploma nel 1921 poi si iscrive alla Scuola Superiore di Architettura presso il Politecnico di Milano, dove consegue la laurea nel 1926. Non ancora laureato, l’anno prima aveva partecipato con Pietro Lingeri al Concorso per il Monumento ai Caduti di Como, che sarebbe stato eretto nella piazza del Duomo. Nel 1927 escono sulla rivista “Rassegna italiana” i quattro articoli del “Gruppo 7” (gruppo di giovani che ha l’obiettivo di rinnovare l’architettura), considerati il manifesto del Razionalismo italiano. Insieme a Luigi Figini, Adalberto Libera, Gino Pollini, Guido Frette, Sebastiano Larco e Carlo Enrico Rava, Terragni è uno dei sette firmatari di questo manifesto. Negli anni successivi sarà il maggiore esponente del MIAR, Movimento Italiano di Architettura Razionale. La vita di Terragni è legata a Como, città di confine, tappa obbligata per i percorsi internazionali. Rispetto ad altre analoghe città di provincia, Como gode di una situazione artistica e culturale privilegiata: molte sono le personalità chiave che nel primo Novecento vi soggiornano o vivono. Tra queste vi è Margherita Sarfatti, donna di grande potere per i suoi legami con Mussolini, cultrice e mecenate delle avanguardie del primo Novecento. Lo studio-laboratorio di Terragni (aperto con il fratello Attilio) in via Indipendenza, a partire dal periodo che coincide con l’inizio della guerra, è luogo di incontro e di dibattito per il gruppo di artisti e intellettuali comaschi, tra i quali vi sono Mario Radice, Marcello Nizzoli, Manlio Rho e Carla Badiali. Ci sarà anche Pietro Lingeri, caro amico e collega, che affiancherà Terragni per gran parte della sua vita professionale. Tra le sue prime opere c’è l’isolato a cinque piani Novocomum, opera presentata come un progetto con timpani sopra le finestre, lesene e cornici, che sotto le impalcature nasconde la prima casa moderna italiana. Questa architettura a forma di “transatlantico” per Como risulta uno scandalo, che fortunatamente viene risparmiata alla demolizione. La “Casa del Fascio” (1932-1936) rappresenta la prima e complessa architettura “politica”, opera che lo consacra a livello internazionale. L’architetto-artista lombardo crede nell’architettura come espressione di principi ideali, ed avverte la necessità di riconoscersi in un movimento, sia in architettura che in politica. Nel 1933 fonda insieme ai compagni astrattisti la rivista “Quadrante” che verrà poi diretta da Pier Maria Bardi e Massimo Bontempelli. Del periodo 1934-1938 è la stagione dei grandi concorsi romani: il primo e secondo grado del Palazzo del Littorio 1934-1937, il primo e secondo grado per il Palazzo dei Ricevimenti e Congressi all’E42 1937-1938, lavori che si risolvono però in disillusioni. Nel 1936-1937 la sua attività giunge al punto più alto: realizza le sue opere poeticamente più convincenti e lucide, quali la villa Bianca a Seveso, l’asilo Sant’Elia a Como e la Casa del Fascio di Como. Fino al 1940 Terragni è in piena attività e ha molte opere in corso: il Danteum (architettura allegorica che celebra Dante Alighieri, caratterizzata da un percorso a spirale), il progetto per la sistemazione del quartiere Cortesella (e altri complementi del piano regolatore) di Como, la Casa del Fascio di Lissone e la raffinata e complessa Casa Giuliani Frigerio, suo ultimo capolavoro realizzato. L’artista viene poi richiamato alle armi e dopo un periodo di addestramento viene inviato nel 1941 prima in Jugoslavia e poi in Russia. Tornerà seriamente provato, sia fisicamente chee psicologicamente, condizione che poi l’avrebbe portato alla morte. La sua è una vicenda umana: Giuseppe Terragni ha passato infatti l’intera esistenza nell’illusione di poter tradurre in chiave democratica e civile i connotati etici e sociali del fascismo, attraverso l’architettura. Terragni ha solo 39 anni quando realizza che i suoi ideali sono falliti: crollato psichicamente, il 19 luglio del 1943 cade fulminato da una trombosi cerebrale sul pianerottolo delle scale di casa della fidanzata, a Como. Progetti: - Novocomum, Como (1929); - Monumento ai caduti della I Guerra Mondiale, Erba (1930); - Sala della Mostra della Rivoluzione Fascista, Roma (1932); - Casa del Fascio, Como (1932-1936); - Casa Rustici, Milano (1933-1935); - Casa del Fascio (oggi Palazzo Terragni), Lissone (1938-1940); - Casa ad appartamenti Giuliani-Frigerio, Como (1939-1940); - Asilo Infantile Sant’Elia, Como (1937).


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RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Pianta primo piano 2. Prospettiva del salone centrale 3. Prospetto Principale

Project: Casa del Fascio Typology: Pubblico Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1932-36 Address: Piazza del Popolo (CO)

Casa del Fascio:

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Risale al 1928 il primo progetto della Casa del fascio di Como, previsto su un’area differente a quella sulla quale sarà poi realizzato. Contemporaneo al Novocomun, ne riprende sostanzialmente i medesimi caratteri improntati alla modernità. Fra il 1928 ed il 1932, anno del progetto di massima al quale seguì la realizzazione, furono elaborate soluzioni diverse, d’impianto decisamente più tradizionale, essenzialmente motivate dalla necessità di ottenere - come per il Novocomun - l’autorizzazione edilizia da parte del Comune. Tra le diverse soluzioni dei prospetti, sono conservati nell’Archivio Terragni i disegni riconducibili ad uno studio completo con le piante a tutti i livelli. Dopo il tentativo messo in atto tra ottobre e novembre 1930, non andato in porto, di acquistare la sede del Credito Italiano per insediarvi la Casa del fascio e Casa del balilla, nel 1932 il segretario federale Egidio Proserpio rinnova a Giuseppe Terragni l’incarico del progetto dell’edificio, all’interno di un programma nazionale di costruzione di sedi locali per le organizzazioni di partito. Parallelamente nel Paese, il tema della tipologia della Casa del fascio diveniva centrale nel dibattito in corso sull’architettura moderna. Il lotto fu messo a disposizione dal comune di Como nel 1933. L’area, di 870 mq, si rivelò insufficiente e fu ampliata sino a raggiungere quel quadrato di poco più di 33 metri, poi occupato interamente dall’edificio. Venivano dunque a concretizzarsi le condizioni per la costruzione di un edificio che doveva instaurare un dialogo con il tessuto urbano circostante. Fronti libere in un’area caratterizzata dall’imponente fondale della montagna, lussureggiante di vegetazione e trapuntata di edifici sino alla sommità di Brunate, e la vasta piazza su cui si eleva isolata l’architettura del Duomo; uno spazio nuovo, piazza dell’Impero, che doveva diventare il cuore politico della città. Il progetto di massima era stato accettato dalla federazione locale, con Terragni sempre vigile affinché le sue soluzioni non venissero datate ad anni successivi, in ossequio alle opposizioni maturate attorno alla eccessiva modernità della sua concezione dell’architettura. Difficile ricostruire l’iter progettuale dalle prime soluzioni al progetto realizzato; molti disegni rinvenuti e pubblicati rappresentano solo l’evoluzione dei prospetti. Nell’estate del 1935, saltate due date (28 ottobre 1934 e 24 maggio 1935) fissate per l’inaugurazione, il segretario federale Ernesto Carugati, chiamato dalla segreteria romana a giustificare ritardi e aumenti di costi, indicava la responsabilità del progettista per la “lentezza dei lavori dovuta a continue difficoltà tecniche derivanti dalla natura del progetto”. A novembre, il segretario informava Roma che, a lavori ben lontani dal completamento, aveva occupato con la federazione alcuni locali, ancor prima che il Comune concedesse l’abitabilità. Inserito in un lotto rettangolare, l’edificio ne occupa solo una parte, lasciando libera la porzione antistante, piazza del Popolo, di fatto platea sulla quale emerge. Caposaldo dell’architettura moderna, rappresenta la sintesi di matrici culturali apparentemente inconciliabili: la tradizionale tipologia del palazzo urbano accanto all’esplicita ostentazione del sistema costruttivo a griglia in cemento armato. Il progetto definitivo si concretizza attorno ad un organismo compatto su quattro piani, dalla pianta quadrata, con una grande salone centrale a doppia altezza, illuminato dall’alto mediante una copertura piana in mattonelle di vetrocemento. A perimetro, si trovano tutti gli ambienti di studio e riunione, prospicienti le facciate sull’isolato. Il volume prismatico è rivestito di marmo bianco; le quattro facciate, prive di apporti decorativi, sono trattate autonomamente l’una dall’altra, con differenti aperture e partiture che lasciano ampio spazio alla esibizione della griglia strutturale di pilastri e travi. La piazza antistante è lo spazio esterno che compenetra l’edificio, diventa il naturale prolungamento della corte centrale per il tramite della scalinata di accesso all’atrio, almeno idealmente senza soluzione di continuità. Le ampie superfici vetrate, in questo senso, favoriscono la continua percezione dello spazio, senza limitazione tra interno ed esterno. Nel sistema planimetrico si inseriscono, a destra dell’entrata, lo scalone principale, fulcro del sistema di distribuzione a ballatoio che si svolge attorno alla corte centrale, ed il sacrario a sinistra. Il primo piano, quasi un piano nobile, si distingue per la galleria di disimpegno che connette gli uffici della segreteria politica, la sala del direttorio, l’ufficio del segretario politico. Al secondo livello, altri uffici, l’amministrazione, la biblioteca. Al piano dell’attico, raggiungibile con una scala secondaria, sono distribuiti, attraverso loggiati, il blocco destinato ai gruppi universitari, l’archivio e l’alloggio del custode.

I prospetti rispettano, nella gerarchia tra fronte principale e affacci laterali, il rapporto con l’intorno. Sulla piazza la facciata è caratterizzata da un grande loggiato, svuotamento sottolineato dalla linee ascendenti di pilastri e trasversali della travatura. La costruzione, iniziata nel mese di luglio 1933, fu definita in corso d’opera con alcune sostanziali modifiche delle superfici esterne; in particolare, il rivestimento in lastre di marmo e le ampie superfici risolte in vetrocemento lungo il perimetro e verso la corte centrale. Con la revisione dei prospetti, furono modificati anche i serramenti, originariamente previsti tutti in ferro, poi integrati da infissi in legno


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Project: Sede U.F.L.I. Typology: Pubblico Architect: Cattaneo, Terragni, Lingeri Realization: 1938-43 Address: Via Pesina, 6 (CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Particolare facciata est- Daniele Garnerone 2. Fronte via Enrico Pessina - Luigi Cambiaso 3. Fronte via Enrico Pessina - Luigi Cambiaso 4. Foto Storica 5. Fronte via Enrico Pessina - Daniele Garnerone 6. Particolare facciata principale- Luigi Cambiaso 7. Vista del complesso - Daniele Garnerone 8. Particolare facciata principale- Luigi Cambiaso

1. http://www.lombardiabeniculturali.it/ 1. L. Cavadini, “Il Razionalismo Italiano” Como 1926-1944; Electa. pp. 96-97

Biografia Cesare Cattaneo:

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Figura di spicco della seconda generazione del razionalismo comasco, amico e collaboratore di Giuseppe Terragni e di Pietro Lingeri, Cesare Cattaneo si distingue per la singolare sperimentazione plastica e l’approfondita ricerca teorica che applica con grande coerenza costruttiva e funzionale. Laureatosi in architettura presso il Politecnico di Milano nel 1935, con esperienze già svolte nel settore, Cattaneo intraprende la libera professione e mantiene un continuo contatto con i principali esponenti del movimento razionalista lombardo, nonché con il gruppo degli astrattisti comaschi e in particolare con Mario Radice. La sua intensa attività professionale, svoltasi nell’arco di soli otto anni e in un difficile momento politico-economico, porta alla realizzazione di sorprendenti “episodi espressivi” quali l’asilo Giuseppe Garbagnati ad Asnago (1935-1937), con Luigi Origoni, la fontana di Camerlata (1935-1936), con Mario Radice, la Casa di Cernobbio (1938-1939), definita il “capolavoro dell’astrattismo polidimensionale”, e la sede dell’ ULI - Unione Lavoratori dell’Industria a Como (1938-1942), con Pietro Lingeri e Luigi Origoni. Numerosi gli elaborati e i progetti in fase di stesura quando la morte lo coglie prematuramente all’età di trentuno anni, il 24 agosto 1943. La sua poetica, limpidamente espressa nel testo Giovanni e Giuseppe. Dialoghi d’architettura (Milano, 1941), assume un particolare valore teorico che si basa su principi etici e filosofici letti in chiave neoplatonica. Inoltre nei Dialoghi Cattaneo ribadisce la sua adesione ai “Valori Primordiali” - ripubblicando il manifesto steso dal filosofo Franco Ciliberti - e teorizza nel contempo l’innovativo concetto di “polidimensionalità” che lo con-traddistingue nel pur complesso panorama dell’architettura razionalista lombarda.


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RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Planimetria 2. Rappresentazione prospettica 3. Foto dell’epoca

Project: Sede U.F.L.I. Typology: Pubblico Architect: Cattaneo, Terragni, Lingeri Realization: 1938-43 Address: Via Pesina, 6 (CO)

Sede U.F.L.I.:

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Il palazzo, terzo ed ultimo edificio di Cesare Cattaneo, si trova in una zona centrale della città, poco oltre il limite del nucleo storico e a ridosso della Casa del fascio, ed occupa un lotto rettangolare delimitato dalle vie Pessina, Lega Insurrezionale e dei Partigiani. Con la realizzazione, il gruppo di progettisti si orienta all’edificazione di due blocchi paralleli, con cinque piani fuori terra, collegati da un corpo basso, arretrato ed impostato asimmetricamente. La composizione ortogonale dei diversi fabbricati, separati da una corte, origina quella tripartizione volumetrica - corpo grande, corpo centrale e corpo piccolo - più volte menzionata nei documenti riguardanti il complesso. Attraverso un modulo di tre metri per tre, la pianta dell’edificio si colloca perfettamente nella gabbia delle strutture portanti in cemento armato; l’impianto ortogonale del fabbricato, adattato alle esigenze costruttive, fu sottolineato da storici dell’architettura come una delle più valide soluzioni ai temi tipologici e compositivi affrontati dai razionalisti di Como. La parte centrale, sulla via Pessina, è preceduta da una scalinata, superata la quale, attraverso un passaggio porticato, si accede al fabbricato comprendente un podio di ingresso, una segreteria e l’auditorium. I due corpi di fabbrica principali hanno i fronti lunghi esposti a nord-est e sud-ovest, fittamente traforati, così da mettere in evidenza la griglia strutturale, nell’assemblaggio ortogonale delle linee orizzontali dei solai e verticale delle pilastrate. Al contrario, le testate corrispondenti alle facciate secondarie, sono prevalentemente cieche, aperte al terzo livello da un loggiato. Le facciate sono finite con un rivestimento granuloso di marmo di Carrara, originariamente previsto in un’unica soluzione di graniglia lavata sull’intera superficie e poi parzialmente corretta con graniglia levigata sulle murature esposte all’acqua piovana. Nel secondo dopoguerra, in un contesto culturale radicalmente mutato, l’edificio, divenuto sede dell’INAM, è interessato da una nuova fase di lavori. Il progetto di ristrutturazione del 1960 è affidato a Lingeri. L’adeguamento dell’edificio alle nuove esigenze distributive e funzionali è realizzato superando i propositi di sintesi compositiva e costruttiva che avevano animato il progetto originario: oltre ai due sopralzi laterali, è costruito un nuovo fabbricato a ridosso del corpo di collegamento centrale. Per le modifiche occorse nel tempo, pur ancora riconoscibile nelle linee fondamentali, il complesso si presenta oggi alterato e ospita attività diverse da quelle originariamente previste (vi è insediata l’Azienda sanitaria locale della provincia di Como). Dopo la realizzazione della Casa del fascio, il progetto del palazzo dell’Unione fascista dei lavoratori dell’industria si inserisce nel programma di organizzazione nella città di Como di una zona di servizi rappresentativi del regime. Un concorso indetto nel febbraio 1938 è alla base della costruzione della nuova sede degli uffici direttivi, legali ed amministrativi, dell’Unione dei lavoratori e delle diverse corporazioni che vi facevano capo. Negli spazi previsti vi era anche una sala riunioni in grado di ospitare 500 persone, l’ufficio di collocamento e della cassa Mutua, con servizi di assistenza medico-sanitaria. Dei sedici progetti presentati al concorso di primo grado, risultò vincitore quello denominato “Sant’Elia 5”, elaborato dal gruppo coordinato da Pietro Lingeri e composto da Cesare Cattaneo e Luigi Origoni, con l’iniziale collaborazione di Mario Delfino Terzaghi e Augusto Magnaghi e, successivamente, dell’ingegnere Renato Uslenghi per i disegni esecutivi delle strutture portanti. In questa prima soluzione un edificio alto è accostato ad un corpo basso, originando un volume asimmetrico. La redazione del progetto per il nuovo edificio, previsto su un lotto retrostante la Casa del fascio, risultava essere particolarmente difficile e condizionata dalla presenza dell’opera di Terragni, alla quale necessariamente doveva rapportarsi. Certamente, il primo progetto del 1938 ad esso si riferiva con la composizione dei prospetti. Nella fase successiva, il progetto denominato “Rodari 3”, risultato vincitore, recuperava la simmetria dei volumi in una composizione articolata ad H, con corpi più alti agli angoli ed un fabbricato centrale più basso, di collegamento. Entrambe le soluzioni di progetto del concorso di primo e secondo grado presentavano un organismo a pianta quadrata, con gli spazi distribuiti su un’area inferiore a quella che risulterà poi effettivamente occupata dalla costruzione.

Con il progetto definitivo, lo schema bloccato della seconda versione risulta liberato: i due fabbricati principali sono portati a cinque piani ed occupano un diverso sedime, uno più ampio dell’altro. Il 19 gennaio 1939 la Commissione del pubblico ornato del Comune di Como formula il parere favorevole, con la riserva di verifica sui materiali di rivestimento delle facciate. Con l’approvazione definitiva da parte della municipalità, avvenuta il 5 luglio dello stesso anno, e la licitazione per il contratto con l’Impresa Nessi-Majocchi per l’esecuzione dell’opera, si procede all’allestimento del cantiere; alla fine del mese di agosto sono avviati i lavori con lo scavo dell’area. I lavori procederanno con difficoltà, ostacolati dagli eventi bellici e condizionati dalle restrizioni imposte dal piano di autarchia. Nel corso della sua costruzione, portata a compimento quasi contemporaneamente alla prematura scomparsa di Cattaneo, l’opera si differenzierà non poco dal progetto finale, perdendo molti degli elementi di modernità


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Project: Casa Pedraglio Typology: Residenziale Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1935-37 Address: Via Mentana, 6 (CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Particolare Facciata Principale - Luigi Cambiaso 2. Particolare Finestre - Luigi Cambiaso 3. Particolare Finesttre Piano Terra - Luigi Cambiaso 4. Particolari Poggioli - Luigi Cambiaso 5. Facciata principale - Luigi Cambiaso 6. Vista d’angolo - Daniele Garnerone

1. http://www.lombardiabeniculturali.it/ 1. L. Cavadini, “Il Razionalismo Italiano” Como 1926-1944; Electa. pp. 66-67

Bibliografia Giuseppe Terragni:

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Giuseppe Terragni architetto e sensibile artista, nasce a Meda (MI) il giorno 18 aprile 1904. Uomo morale e ardente fascista, è uno dei protagonisti più significativi dell’architettura moderna italiana. Si diploma nel 1921 poi si iscrive alla Scuola Superiore di Architettura presso il Politecnico di Milano, dove consegue la laurea nel 1926. Non ancora laureato, l’anno prima aveva partecipato con Pietro Lingeri al Concorso per il Monumento ai Caduti di Como, che sarebbe stato eretto nella piazza del Duomo. Nel 1927 escono sulla rivista “Rassegna italiana” i quattro articoli del “Gruppo 7” (gruppo di giovani che ha l’obiettivo di rinnovare l’architettura), considerati il manifesto del Razionalismo italiano. Insieme a Luigi Figini, Adalberto Libera, Gino Pollini, Guido Frette, Sebastiano Larco e Carlo Enrico Rava, Terragni è uno dei sette firmatari di questo manifesto. Negli anni successivi sarà il maggiore esponente del MIAR, Movimento Italiano di Architettura Razionale. La vita di Terragni è legata a Como, città di confine, tappa obbligata per i percorsi internazionali. Rispetto ad altre analoghe città di provincia, Como gode di una situazione artistica e culturale privilegiata: molte sono le personalità chiave che nel primo Novecento vi soggiornano o vivono. Tra queste vi è Margherita Sarfatti, donna di grande potere per i suoi legami con Mussolini, cultrice e mecenate delle avanguardie del primo Novecento. Lo studio-laboratorio di Terragni (aperto con il fratello Attilio) in via Indipendenza, a partire dal periodo che coincide con l’inizio della guerra, è luogo di incontro e di dibattito per il gruppo di artisti e intellettuali comaschi, tra i quali vi sono Mario Radice, Marcello Nizzoli, Manlio Rho e Carla Badiali. Ci sarà anche Pietro Lingeri, caro amico e collega, che affiancherà Terragni per gran parte della sua vita professionale. Tra le sue prime opere c’è l’isolato a cinque piani Novocomum, opera presentata come un progetto con timpani sopra le finestre, lesene e cornici, che sotto le impalcature nasconde la prima casa moderna italiana. Questa architettura a forma di “transatlantico” per Como risulta uno scandalo, che fortunatamente viene risparmiata alla demolizione. La “Casa del Fascio” (1932-1936) rappresenta la prima e complessa architettura “politica”, opera che lo consacra a livello internazionale. L’architetto-artista lombardo crede nell’architettura come espressione di principi ideali, ed avverte la necessità di riconoscersi in un movimento, sia in architettura che in politica. Nel 1933 fonda insieme ai compagni astrattisti la rivista “Quadrante” che verrà poi diretta da Pier Maria Bardi e Massimo Bontempelli. Del periodo 1934-1938 è la stagione dei grandi concorsi romani: il primo e secondo grado del Palazzo del Littorio 1934-1937, il primo e secondo grado per il Palazzo dei Ricevimenti e Congressi all’E42 1937-1938, lavori che si risolvono però in disillusioni. Nel 1936-1937 la sua attività giunge al punto più alto: realizza le sue opere poeticamente più convincenti e lucide, quali la villa Bianca a Seveso, l’asilo Sant’Elia a Como e la Casa del Fascio di Como. Fino al 1940 Terragni è in piena attività e ha molte opere in corso: il Danteum (architettura allegorica che celebra Dante Alighieri, caratterizzata da un percorso a spirale), il progetto per la sistemazione del quartiere Cortesella (e altri complementi del piano regolatore) di Como, la Casa del Fascio di Lissone e la raffinata e complessa Casa Giuliani Frigerio, suo ultimo capolavoro realizzato. L’artista viene poi richiamato alle armi e dopo un periodo di addestramento viene inviato nel 1941 prima in Jugoslavia e poi in Russia. Tornerà seriamente provato, sia fisicamente chee psicologicamente, condizione che poi l’avrebbe portato alla morte. La sua è una vicenda umana: Giuseppe Terragni ha passato infatti l’intera esistenza nell’illusione di poter tradurre in chiave democratica e civile i connotati etici e sociali del fascismo, attraverso l’architettura. Terragni ha solo 39 anni quando realizza che i suoi ideali sono falliti: crollato psichicamente, il 19 luglio del 1943 cade fulminato da una trombosi cerebrale sul pianerottolo delle scale di casa della fidanzata, a Como. Progetti: - Novocomum, Como (1929); - Monumento ai caduti della I Guerra Mondiale, Erba (1930); - Sala della Mostra della Rivoluzione Fascista, Roma (1932); - Casa del Fascio, Como (1932-1936); - Casa Rustici, Milano (1933-1935); - Casa del Fascio (oggi Palazzo Terragni), Lissone (1938-1940); - Casa ad appartamenti Giuliani-Frigerio, Como (1939-1940); - Asilo Infantile Sant’Elia, Como (1937).


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RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Pianta e sezione 2. Prospetti 3. Rappresentazione prospettica

Project: Casa Pedraglio Typology: Residenziale Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1935-37 Address: Via Mentana, 6 (CO)

Casa Pedraglio:

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La realizzazione di casa Pedraglio è solo parziale, rispetto al primitivo progetto di Giuseppe Terragni. Come si può vedere nel confronto con una prospettiva del 1935, la realizzazione si limita ai due terzi dell’edificio, negando quella simmetria che era elemento non trascurabile del gioco di superfici e di sporgenze; un’altra modifica subita dal progetto è l’altana che ha sostituito lo schermo previsto per il piano più alto. Nei balconi si riscontrano delle novità, come il piano di calpestio in vetrocemento, che ne definisce la trasparenza ;questa permeabilità visiva si somma a quella ottenuta elevando con pannellature in vetro le porte finestre fino al soffitto. di efficace resa doveva essere il rivestimento originale, oggi alterato, composto da lastre di cemento colorato di azzurro e da graniglia di marmo. La casa è composta principalmente da due alloggi, raggiungibile tramite un’unica scala, intorno alla quale, nel progetto originario, la pianta fu realizzata. La casa inizialmente era impostata su una lettura abbastanza simmetrica ; due campate laterali, con balconi e quattro campate centrali con apertura. Tutto era abbastanza simmetrico fino a quando il loro lotto fu ristretto e così anche il progetto originario venne ridimensionato perdendo la campata sinistra, diventando però in questa sua asimmetria più interessante. Il progetto originale quindi prevedeva l’aggiunta di due campate nella parte superiore della casa dando così un senso di omogeneità e di geometria, ma sopratutto la particolarità del progetto era espressa nei balconi con calpestio in vetrocemento e delle portefinestre prolungate in asole vitree proprio a livello dei soffitti che danno un senso di liberazione nel vuoto. la casa doveva essere molto ampia, infatti si estendeva con due serie da tre balconi laterali ed era costituita da tre blocchi di vari alloggi. Tutto questo era progettato in modo tale che ci fosse una simmetria perfetta visibile dalla facciata principale. In definitiva si può dire che la casa è solo due terzi del progetto disegnato da Terragni: la parte mancante doveva equilibrare la combinazione di rientranze e sporgenze dovute ai balconi su un lato della facciata. La copertura originale della facciata era fatta di lastre di colore azzurro cemento e truccioli di marmo, mentre ora è cambiato. Terragni progettò la casa con lo scopo di essere un luogo dove egli potesse riposarsi e distrarsi dai suoi lavori. In realtà, la casa non è stata edificata in modo fedele al progetto di Terragni; il progetto non è mai pervenuto alla sua simmetria poichè l’edificio è stato realizzato solo in parte. Come accennato, il concetto prevedeva l’aggiunta di due campate che non sono mai state costruite e due file di balconi laterali di cui solo una è stata realizzata. Di notevole importanza sono le asole trasparenti a tutta lunghezza che forniscono ulteriore luce dall’alto alle stanze balconate. Le asole, il vetro cemento impiegato sul piano di caplestio dei balconi e la grande apertura inferiore creano uno spacco antisimmetrico. Per la prima volta in Italia, ci informa Luigi Zuccoli, sono usati in facciata e nei balconi elementi in cemento colorato azzurro e graniglia di marmo.


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Project: Casa Cattaneo-Alchieri Typology: Residenziale Architect: Pietro Lingeri Realization: 1936 Address: Via Mentana, 25 (CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Ingresso di scorcio - Daniele Garnerone 2. Vista dei poggioli - Daniele Garnerone 3. Vista d’angolo - Daniele Garnerone 4. Ingresso - Daniele Garnerone 5. Porticato con giardino - Daniele Garnerone 6. Porticato con giardino - Daniele Garnerone 7. Vista d’angolo - Daniele Garnerone 8. Vista d’angolo dei poggioli - Daniele Garnerone

1. C. Baglione, E. Susani (a cura di) - “Pietro Lingeri”- Milano-2004 2. “Pietro Lingeri 1894-1968. La figura e l’opera”. Atti della giornata di studio (28 novembre 1994, Triennale di Milano) - Milano - 1995 3. Luigi Cavadini. “Il Razionalismo Lariano. Como 1926-1944”. Elemond Editori Associati. Milano. 1989. pg 68-69 1. http://www.lombardiabeniculturali.it

Biografia Pietro Lingeri:

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Nasce in 1894 a Bolvedro (Tremezzo, CO), dove vive e opera come stuccatore e plasticatore già in giovanissima età. Si trasferisce a Milano, dove studia nella Scuola superiore d’arte applicata all’Industria e nelle scuole per artefici dell’Accademia di belle arti di Brera, ottenendo il diploma nel 1920, dopo la Prima Guerra Mondiale. Nel 1930 si distingue per la sua appartenenza ai CIAM (Congressi Internazionali di Architettura Moderna), e al Direttorio del Sindacato Architetti. Compare tra i fondatori delle riviste “Quadrante”, primo autorevole portavoce dell’astrattismo e dell’architettura razionale in Italia e “Valori primordiali”, come tra quelli del gruppo comasco aderente al MIAR (Movimento Italiano Architettura Razionale). Medaglia d’oro e d’argento all’esposizione internazionale di Parigi e la partecipazione all’esposizione al Royal Institute of British Architects di Londra, con il progetto della Villa Leoni (Como, 1937). Nel 1945 diviene membro per la commissione consultiva per il nuovo piano regolatore generale di Milano, nel 1946 membro dell’MSA (Movimento di Studi per l’Architettura), tanto che nel 1951 è chiamato a far parte dell’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica). Eletto presidente del Collegio degli Architetti di Milano, nel 1958 diviene accademico di San Luca. Meno nota la sua intensa attività professionale nel secondo dopoguerra, strettamente legata alla agiata committenza industriale e imprenditoriale milanese, sia che gli affidi costruzione o ristrutturazione delle proprie dimore o appartamenti in città o case di villeggiatura. Progetti: - Monumento ai Caduti di Como (CO) - 1925-1926; - Sede dell’Associazione Motonautica Italiana Lario (AMILA) a Tremezzo (CO) 1927-1930; - Villa per l’ingenieri Silvestri Portezza di Tremezzo (CO) - 1929 - 1931; - Primo progetto di sistemazione generale dell’Isola Comacina Isola Comacina (CO) nel 1932; - Casa sul lago per l’artista alla “Mostra dell’abitazione”, V Triennale di Milano Milano - 1933; - Piano Regolatore Generale e di ampliamento della città di Como - 1933-1934; - Casa “a ville sovrapposte” Cattaneo – Alchieri Como - 1934-1950; - Nuova sede delle Scuole d’Arte dell’Accademia di Brera Milano - 1935-1948; - Tre case per artisti dell’Accademia di Brera Isola Comacina (CO) -1937; - Progetto per il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi all’E.42, concorso nazionale Roma - 1937-1938; - Villa Leoni e arredi Ossuccio (CO) - 1938-1947; - Sede dell’Unione Fascista dei lavoratori dell’industria Como - 1938-1961; - “Casa multipiani” Inacasa al QT8 Milano 1949-1950; - Sede degli uffici della finanziaria “La Centrale” Milano 1954-1955; - Negozio di posaterie e cristallerie SIPCA Milano 1957-1958; - Condominio, proprietà Perata Simone e figli Varazze (SV) 1957-1959; - Villa per il notaio Bortoluzzi Varese 1957-1959; - Condominio per abitazioni, uffici e magazzini “All’Onestà”, Industria Manifatture Biellesi Milano 1957-1960; - “Casa multipiani” Inacasa al QT8 Milano 1949-1950; - Studio urbanistico e fabbricati E, G, H per il quartiere residenziale Inacasa di Monte Olimpino Monte Olimpino (CO) 1956; - Studio urbanistico e fabbricati nn. 20, 47, 47 bis, 50, 51 per il complesso residenziale Inacasa “Vialba I” Milano 1957-1964.


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RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Pianta generale 2. Prospetto principale e laterale 3. Assonometria

Project: Casa Cattaneo-Alchieri Typology: Residenziale Architect: Pietro Lingeri Realization: 1936 Address: Via Mentana, 25 (CO)

Casa Cattaneo Alchieri:

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Il progetto è realizzato su un lotto rettangolare attestato alla via Mentana, in una zona di Como edificata a carattere misto, tra il sedime ferroviario delle Ferrovie Nord e l’alveo, qui coperto, del torrente Cosia. L’edificio è generalmente noto anche come “casa a ville sovrapposte”; tale appellativo è ispirato dalla volontà di connotare gli alloggi di una propria autonoma configurazione all’interno di un singolo blocco edilizio. La nuova costruzione comasca riflette nella modernità della tendenza razionalista italiana la piena soddisfazione dei bisogni degli abitanti. A questo concorre la ricerca di geometria delle linee nel perfetto parallelepipedo, nettamente definito dall’asse di simmetria sul quale è organizzato il prospetto principale, arretrato dalla strada e sfondato ai lati da ampie balconate. Il rapporto con lo spazio pubblico - e con la città - diventa occasione per sottolineare il ruolo della facciata. L’orientamento a sud ovest è controllato attraverso la protezione degli ambienti dagli eccessi dovuti all’esposizione solare. Da ciò è derivata la necessità di articolare la facciata su via Mentana mediante una serie di piani sbalzati. Alla marcata definizione dei piani orizzontali contribuisce anche la contrapposizione delle esili colonne metalliche che strutturano gli aggetti, in un continuo alternarsi di spazi vuoti e di campiture piene. La scomposizione del volume diviene ancora più evidente a fronte del notevole arretramento delle porzioni di alloggio ai margini dell’edificio. Nella facciata posteriore, meno caratterizzata da soluzioni formali, si aprono le finestre degli ambienti di servizio e la lama verticale in vetrocemento per l’illuminazione del corpo scala centrato sull’asse di simmetria. A questo corrisponde, al piano terreno, un atrio d’ingresso di contenuta altezza; alla finitura in lastre di marmo

a parete e pavimento si abbina l’inedito trattamento del soffitto, rivestito in pannelli di vetro nero, soluzione adottata dal progettista per estendere lo spazio con illusione ottica. L’edificio su cinque livelli (ma vi si deve aggiungere la sopraelevazione degli anni Cinquanta) è organizzato con due appartamenti per piano, tre locali e servizi, con gli spazi di soggiorno e pranzo direttamente affacciati alle balconate.


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Project: Asilo Sant’Elia Typology: Pubblica Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1936-37 Address: Via Alciato, 15 (CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Vista esterna dell’ingresso - Luigi Cambiaso 2. Vista della struttura esterna del progetto - Luigi Cambiaso 3. Vista delle pareti interne vetrate a tutt’altezza - Luigi Cambiaso 4. Vista dei sistemi di distribuzione esterni al manufatto - Scionti Giovanni 5. Vista prospettica del prospetto principale del progetto - Luigi Cambiaso 5. Vista prospettica dalla facciata vetrata interna - Luigi Cambiaso

1. L. Cavadini, “Il Razionalismo Italiano” Como 1926-1944; Electa. pp. 95-99. 2. Omaggio a Terragni (a cura di Bruno Zevi). Milano 1968. 3. Zevi B., Giuseppe Terragni, Bologna 1980, pp. 166-173, 205 4. Cavadini L., Il Razionalismo Lariano. Como, 1926-1944, Milano 1989 5. Zevi B., Storia e controstoria dell’architettura in Italia, Roma 1997, pp. 412, 413, 414 e 415.

Bibliografia Giuseppe Terragni:

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Giuseppe Terragni architetto e sensibile artista, nasce a Meda (MI) il giorno 18 aprile 1904. Uomo morale e ardente fascista, è uno dei protagonisti più significativi dell’architettura moderna italiana. Si diploma nel 1921 poi si iscrive alla Scuola Superiore di Architettura presso il Politecnico di Milano, dove consegue la laurea nel 1926. Non ancora laureato, l’anno prima aveva partecipato con Pietro Lingeri al Concorso per il Monumento ai Caduti di Como, che sarebbe stato eretto nella piazza del Duomo. Nel 1927 escono sulla rivista “Rassegna italiana” i quattro articoli del “Gruppo 7” (gruppo di giovani che ha l’obiettivo di rinnovare l’architettura), considerati il manifesto del Razionalismo italiano. Insieme a Luigi Figini, Adalberto Libera, Gino Pollini, Guido Frette, Sebastiano Larco e Carlo Enrico Rava, Terragni è uno dei sette firmatari di questo manifesto. Negli anni successivi sarà il maggiore esponente del MIAR, Movimento Italiano di Architettura Razionale. La vita di Terragni è legata a Como, città di confine, tappa obbligata per i percorsi internazionali. Rispetto ad altre analoghe città di provincia, Como gode di una situazione artistica e culturale privilegiata: molte sono le personalità chiave che nel primo Novecento vi soggiornano o vivono. Tra queste vi è Margherita Sarfatti, donna di grande potere per i suoi legami con Mussolini, cultrice e mecenate delle avanguardie del primo Novecento. Lo studio-laboratorio di Terragni (aperto con il fratello Attilio) in via Indipendenza, a partire dal periodo che coincide con l’inizio della guerra, è luogo di incontro e di dibattito per il gruppo di artisti e intellettuali comaschi, tra i quali vi sono Mario Radice, Marcello Nizzoli, Manlio Rho e Carla Badiali. Ci sarà anche Pietro Lingeri, caro amico e collega, che affiancherà Terragni per gran parte della sua vita professionale. Tra le sue prime opere c’è l’isolato a cinque piani Novocomum, opera presentata come un progetto con timpani sopra le finestre, lesene e cornici, che sotto le impalcature nasconde la prima casa moderna italiana. Questa architettura a forma di “transatlantico” per Como risulta uno scandalo, che fortunatamente viene risparmiata alla demolizione. La “Casa del Fascio” (1932-1936) rappresenta la prima e complessa architettura “politica”, opera che lo consacra a livello internazionale. L’architetto-artista lombardo crede nell’architettura come espressione di principi ideali, ed avverte la necessità di riconoscersi in un movimento, sia in architettura che in politica. Nel 1933 fonda insieme ai compagni astrattisti la rivista “Quadrante” che verrà poi diretta da Pier Maria Bardi e Massimo Bontempelli. Del periodo 1934-1938 è la stagione dei grandi concorsi romani: il primo e secondo grado del Palazzo del Littorio 1934-1937, il primo e secondo grado per il Palazzo dei Ricevimenti e Congressi all’E42 1937-1938, lavori che si risolvono però in disillusioni. Nel 1936-1937 la sua attività giunge al punto più alto: realizza le sue opere poeticamente più convincenti e lucide, quali la villa Bianca a Seveso, l’asilo Sant’Elia a Como e la Casa del Fascio di Como. Fino al 1940 Terragni è in piena attività e ha molte opere in corso: il Danteum (architettura allegorica che celebra Dante Alighieri, caratterizzata da un percorso a spirale), il progetto per la sistemazione del quartiere Cortesella (e altri complementi del piano regolatore) di Como, la Casa del Fascio di Lissone e la raffinata e complessa Casa Giuliani Frigerio, suo ultimo capolavoro realizzato. L’artista viene poi richiamato alle armi e dopo un periodo di addestramento viene inviato nel 1941 prima in Jugoslavia e poi in Russia. Tornerà seriamente provato, sia fisicamente chee psicologicamente, condizione che poi l’avrebbe portato alla morte. La sua è una vicenda umana: Giuseppe Terragni ha passato infatti l’intera esistenza nell’illusione di poter tradurre in chiave democratica e civile i connotati etici e sociali del fascismo, attraverso l’architettura. Terragni ha solo 39 anni quando realizza che i suoi ideali sono falliti: crollato psichicamente, il 19 luglio del 1943 cade fulminato da una trombosi cerebrale sul pianerottolo delle scale di casa della fidanzata, a Como. Progetti: - Novocomum, Como (1929); - Monumento ai caduti della I Guerra Mondiale, Erba (1930); - Sala della Mostra della Rivoluzione Fascista, Roma (1932); - Casa del Fascio, Como (1932-1936); - Casa Rustici, Milano (1933-1935); - Casa del Fascio (oggi Palazzo Terragni), Lissone (1938-1940); - Casa ad appartamenti Giuliani-Frigerio, Como (1939-1940); - Asilo Infantile Sant’Elia, Como (1937).


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RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Elaborati tecnici: piante, sezioni e prospetti del progetto 2. Vista assonometrica di progetto

Project: Asilo Sant’Elia Typology: Pubblica Architect: Giuseppe Terragni Realization: 1936-37 Address: Via Alciato, 15 (CO)

Asilo Sant’Elia:

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Nel 1929 inizia la prima profonda crisi del sistema produttivo della rivoluzione industriale. Con il crollo della borsa di Wall Street vi furono notevoli e catastrofiche conseguenze: milioni di disoccupati in pochi anni, la recessione mondiale, la svalutazione del sistema della produzione meccanizzata. Anche nel campo dell’architettura si riscontrano dei cambiamenti. Il Bauhaus è costretto a chiudere nel 1933 e iniziano a diffondersi, da parte dei CIAM, analisi e proposte su come impostare e affrontare i temi e le esigenze della nuova società. Nel 1932 con la mostra al Moma di New York, viene promosso l’International Style che propone un’architettura non più storicista e classica, ma bensì astratta, pura, meccanica. Lo stile assume un valore nettamente più importante rispetto ai contenuti. Ciò si può riscontrare nell’uso di materiali come vetro e acciaio, che diventano il simbolo di questo nuovo stile. Tecniche e materiali estremamente più economici ed efficienti rispetto ai precedenti. A questa nuova corrente si contrappone la Germania di Hitler, così come la Russia di Stalin e la Roma di Mussolini, che rivendicano il carattere storico e conservatore dell’arcitettura. Nasce così una contrapposizione tra un fronte che legge le regole del nuovo stile in chiave etico-funzionale e l’altro fronte che pone completamente tra parentesi i contenuti. Questa netta separazione porterà ad un notevole rallentamento dell’affermazione della nuova estetica nel campo dell’architettura da parte delle avanguardie. Gli architetti si ritrovano così a vivere e dover fronteggiare una vera e proprio crisi: come coniugare le conquiste delle avanguardie con il carattere personale, sentito e storico? Come riuscire a far evolvere e sviluppare quei principi generali, senza rischiare di staticizzarli? Qui entrano in campo tre celebri architetti, dimostrazione di come l’architettura abbia risolto il problema. Sono Frank Llyod Wright, Alvar Aalto e Giuseppe Terragni. Certamente i problemi sono comuni e necessitano di risposte per lo più generali, ma è anche fondamentale che le risposte siano caratterizzate e nascano da un carattere è personale, soggettivo, specifico. Possiamo infatti riscontrare nelle opere architettoniche dei tre architetti, soluzioni diverse l’una con l’altra, sia per cultura, che per situazioni. Solo attraverso una chiave personalizzata dell’architettura si può superare la crisi della rivoluzionaria corrente. Giuseppe Terragni si inserisce delicatamente e armonicamente in questo critico scenario di cambiamento e trasformazione. Egli utilizza i temi della rivoluzione della nuova architettura e li combina con la sua cultura e la sua storia. In lui, i temi del rinnovamento dell’architettura si devono necessariamente coniugare con la Storia. Essa è un “a priori” ineluttabile. Il progetto finale dell’Asilo di Sant’Elia, nasce nel 1936 (e inaugurato il 31 ottobre del 1937), in un momento importante per l’architettura italiana che cerca di affermare il suo carattere funzionalista per quanto concerne servizi, case e materiali. Questo è il progetto di una piccola scuola, un’asilo appunto, costituita da quattro aule, un refettorio, la cucina e i necessari servizi di supporto. La pianta è iscritta in un quadrato regolare e viene ruotata rispetto alla maglia stradale per trarre il massimo vantaggio dall’insolazione, sempre in continuità ai fabbricati esistenti. Essa è aperta, ad U, organizzata da volumi bassi disposti attorno ad un cortile centrale e circondati dal giardino. Nel corpo principale sono distribuiti gli spazi dell’atrio, lo spogliatoio ed i servizi. Il fabbricato che penetra il giardino, a destra, ospita le aule e gli spazi per il gioco e la ricreazione, direttamente affacciati al cortile interno. Il volume a sinistra è attrezzato con la palestra. Arretrato e parallelo all’asse stradale è il refettorio ricavato in un piccolo corpo aderente al caseggiato a confine del lotto. Giuseppe Terragni utilizza un impianto, già noto in quanto ripreso da altre sue opere: la suddivisione in TRE FASCE. La fascia centrale ha un ruolo fondamentale. Essa non deve essere intesa, infatti, come una piazza, una bucatura, un vuoto, uno “spreco”, bensì come un “seme” che deve essere coltivato.E’ uno spazio che va capito, interpretato, vissuto. Le tre fasce, dettate dal classico tema terragniano, si scontrano e incontrano con l’esigenza di una natura a carattere oggettivo: sole, luce, aria. Da qui si può intravedere il tema che anima questa scelta progettuale: la natura. Terragni, infatti, attribuisce molta importanza al ruolo dell’aspetto naturale nel suo progetto. Forte è la compenetrazione tra dentro e fuori, la tensione tra trasparenza e solidità, tra protezione del freddo e apertura alla luce. Vi è un scontro tra l’elemento architettura e l’elemento natura che però finisce con la fusione dei due, con la totale compenetrazione. Così la realtà del vivere, con le sue esigenze e necessità vince sul carattere raziocinante dell’architettura. Da qui si può intravedere il tema che anima questa scelta progettuale: la natura. Terragni, infatti, attribuisce molta importanza al ruolo dell’aspetto naturale nel suo progetto. Forte è la compenetrazione tra dentro e fuori, la tensione tra trasparenza e solidità, tra protezione del

freddo e apertura alla luce. Vi è un scontro tra l’elemento architettura e l’elemento natura che però finisce con la fusione dei due, con la totale compenetrazione. Così la realtà del vivere, con le sue esigenze e necessità vince sul carattere raziocinante dell’architettura. Costruito in muratura su una gabbia strutturale in cemento armato, l’asilo è caratterizzato da ampie e distinte campiture: piene e vuote, con le grandi superfici vetrate che garantiscono ambienti luminosi e trasparenza. Appare un ambiente in penombra, rilassante e luminoso. Ciò che colpisce e cattura l’attenzione del visitatore è proprio quello che si può vedere al di là di queste grandi vetrate a tutt’altezza. Terragni recepisce la profonda rivoluzione della trasparenza. Un aspetto rilevante e caratterizzante in progetto è senza dubbio la comunicazione diretta che vi è tra lo spazio interno e il giardino. Dalle facciate emergono intelaiature, pensiline, volutamente staccati per dialogare con i volumi. Verso il giardino lo spazio delle aule si può ampliare, all’aperto, sotto le tende stese tra il fabbricato e i pilastri distanti dal setto murario. In contrapposizione, si innesta una pensilina aggettante, allungata oltre il cortile interno, sino al corpo di fabbrica opposto che lascia passare piacevolmente la luce. Un altro elemento del progetto è il portico che ricuce le due braccia dell’edificio e con una scala conduce al tetto-solarium. All’interno del giardino si può assistere ad uno slittamento trasversale che fa fuoriuscire la struttura su un lato e la fa rientrare dall’altro lato permettendo, così, alla vetrata del refettorio di piegarsi in copertura. Fondamentale è la percezione orizzontale che domina nel progetto grazie alla contenuta altezza, in parte sviluppata su due livelli, e all’estensione in lunghezza delle fronti. L’altezza interna è di 4 metri e mezzo, l’edificio non supera i 5 metri. I tre cardini del progetto dell’asilo sono, senza dubbio, il Programma sociale (per una fascia di popolazione poco abbiente), l’Innovazione tecnica e funzionale e l’Arte. Terragni elabora il progetto di questo edificio pensando all’architettura come indice di civiltà, espressione di un popolo con esigenze e necessità. L’architetto comasco pensava all’asilo Sant’Elia di Como quasi naturale per come si rapporta agli elementi della natura, realizzata durante una parentesi serena di una esistenza dedicata a lotte per l’affermazione di una architettura a misura d’uomo. Il tema dell’infanzia viene da lui interpretato trattato con molta attenzione e rispetto. Ha un approccio delicato e allo stesso tempo profondo. IL BANG DEL PROGETTO: Sicuramente il Bang dell’Asilo Sant’Elia è la corte interna, il giardino. L’edificio è costituito da tre fasce, due costruite e una verde. La fascia centrale è infatti uno spazio verde aperto che trasmette una sensazione di libertà, di conessione con la natura, di apertura alla luce e al sole. LA PAROLA CHIAVE: Apertura, Comunicazione con la natura, Protezione. L’edificio è formato da due bracci, contenenti aule e servizi di vario genere, che abbracciano e delimitano il giardino interno. Osservando questa struttura, si può notare come la struttura abbia un ruolo di PROTEZIONE e schermatura rispetto al trafficato asse stradale e alla città nel suo complesso. Si viene a creare una sorta di nido, di luogo sicuro e tranquillo dove i bambini possono stare e giocare liberamente. Un altro aspetto fondamentale nell’intervento di Terragni è, senza dubbio, la COMUNICAZIONE CON LA NATURA. Egli cerca un continuo collegamento con il verde, il sole e la luce, elementi da lui considerati come esigenze dell’essere umano. La corte interna rispecchia esattamente questo punto cardine della sua architettura in continua relazione con la natura. Infine si può notare il senso di APERTURA dell’opera. Infatti, esso non è costituito da un unico blocco, chiuso in se stesso, ma si dirama in due volumi che determinano uno spazio interno aperto. L’esigenza di comunicazione, di collegamento e di rapporto con il contesto naturale, porta l’asilo ad avere una struttura inconfondibilmente aperta al paesaggio.


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Project: Villa Leoni Typology: Residenziale Architect: Pietro Lingeri Realization: 1938-44 Address: Località Ospedaletto (CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Giardino interno dall’alto - Daniele Garnerone 2. Vista d’angolo - Daniele Garnerone 3. Giardino interno - Daniele Garnerone 4. Dettaglio pensilina - Daniele Garnerone 5. Corpo scale interno - Daniele Garnerone 6. Vista d’angolo della pensilina d’ingresso - Daniele Garnerone 7. Prospetto principale notturno - Daniele Garnerone

1. C. Baglione, E. Susani (a cura di) - “Pietro Lingeri”- Milano-2004 2. “Pietro Lingeri 1894-1968. La figura e l’opera”. Atti della giornata di studio (28 novembre 1994, Triennale di Milano) - Milano - 1995 3. Luigi Cavadini. “Il Razionalismo Lariano. Como 1926-1944”. Elemond Editori Associati. Milano. 1989. pg 68-69 1. http://www.lombardiabeniculturali.it

Biografia Pietro Lingeri:

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Nasce in 1894 a Bolvedro (Tremezzo, CO), dove vive e opera come stuccatore e plasticatore già in giovanissima età. Si trasferisce a Milano, dove studia nella Scuola superiore d’arte applicata all’Industria e nelle scuole per artefici dell’Accademia di belle arti di Brera, ottenendo il diploma nel 1920, dopo la Prima Guerra Mondiale. Nel 1930 si distingue per la sua appartenenza ai CIAM (Congressi Internazionali di Architettura Moderna), e al Direttorio del Sindacato Architetti. Compare tra i fondatori delle riviste “Quadrante”, primo autorevole portavoce dell’astrattismo e dell’architettura razionale in Italia e “Valori primordiali”, come tra quelli del gruppo comasco aderente al MIAR (Movimento Italiano Architettura Razionale). Medaglia d’oro e d’argento all’esposizione internazionale di Parigi e la partecipazione all’esposizione al Royal Institute of British Architects di Londra, con il progetto della Villa Leoni (Como, 1937). Nel 1945 diviene membro per la commissione consultiva per il nuovo piano regolatore generale di Milano, nel 1946 membro dell’MSA (Movimento di Studi per l’Architettura), tanto che nel 1951 è chiamato a far parte dell’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica). Eletto presidente del Collegio degli Architetti di Milano, nel 1958 diviene accademico di San Luca. Meno nota la sua intensa attività professionale nel secondo dopoguerra, strettamente legata alla agiata committenza industriale e imprenditoriale milanese, sia che gli affidi costruzione o ristrutturazione delle proprie dimore o appartamenti in città o case di villeggiatura. Progetti: - Monumento ai Caduti di Como (CO) - 1925-1926; - Sede dell’Associazione Motonautica Italiana Lario (AMILA) a Tremezzo (CO) 1927-1930; - Villa per l’ingenieri Silvestri Portezza di Tremezzo (CO) - 1929 - 1931; - Primo progetto di sistemazione generale dell’Isola Comacina Isola Comacina (CO) nel 1932; - Casa sul lago per l’artista alla “Mostra dell’abitazione”, V Triennale di Milano Milano - 1933; - Piano Regolatore Generale e di ampliamento della città di Como - 1933-1934; - Casa “a ville sovrapposte” Cattaneo – Alchieri Como - 1934-1950; - Nuova sede delle Scuole d’Arte dell’Accademia di Brera Milano - 1935-1948; - Tre case per artisti dell’Accademia di Brera Isola Comacina (CO) -1937; - Progetto per il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi all’E.42, concorso nazionale Roma - 1937-1938; - Villa Leoni e arredi Ossuccio (CO) - 1938-1947; - Sede dell’Unione Fascista dei lavoratori dell’industria Como - 1938-1961; - “Casa multipiani” Inacasa al QT8 Milano 1949-1950; - Sede degli uffici della finanziaria “La Centrale” Milano 1954-1955; - Negozio di posaterie e cristallerie SIPCA Milano 1957-1958; - Condominio, proprietà Perata Simone e figli Varazze (SV) 1957-1959; - Villa per il notaio Bortoluzzi Varese 1957-1959; - Condominio per abitazioni, uffici e magazzini “All’Onestà”, Industria Manifatture Biellesi Milano 1957-1960; - “Casa multipiani” Inacasa al QT8 Milano 1949-1950; - Studio urbanistico e fabbricati E, G, H per il quartiere residenziale Inacasa di Monte Olimpino Monte Olimpino (CO) 1956; - Studio urbanistico e fabbricati nn. 20, 47, 47 bis, 50, 51 per il complesso residenziale Inacasa “Vialba I” Milano 1957-1964.


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RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Vista arredo interno 2. Pianta piano terra 3. Sezione

Project: Villa Leoni Typology: Residenziale Architect: Pietro Lingeri Realization: 1938-44 Address: Località Ospedaletto (CO)

Villa Leoni:

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L’orientamento a sud-est condiziona non poco il progetto nell’organizzazione della pianta e degli alzati. Gli ambienti di soggiorno al piano inferiore e le camere da letto al piano superiore si aprono al lago attraverso ampie superfici vetrate, sino al limite delle murature portanti. A monte, sui due piani, sono distruibiti gli ambienti di servizio. L’impianto è riconducibile ad un quadrato di 20,8 metri di lato, con setti portanti ortogonali alla fronte, entro un modulo di 4,20 metri che esalta al massimo la possibilità di aprire la facciata verso il lago. Caratteristica comune ad altri progetti contemporanei di Lingeri è la sovrapposizione del sistema strutturale alla organizzazione distributiva, da cui deriva la fruizione totale dello spazio, in un continuo rapporto tra ambienti esterni ed interni. Il patio, in parte tenuto a verde ed in parte lastricato, entra in diretta relazione con gli ambienti di soggiorno del piano inferiore, compenetra il volume che si riapre al piano mansardato, risolto come una loggia. Dall’atrio passante un’ampia scala a tre rampe sale dal livello di soggiorno al piano delle camere da letto. In corso d’opera è realizzato, a livello della copertura ad unica falda, un ulteriore alloggio, autonomamente disimpegnato da una scaletta esterna aderente al fianco nord-est. Alle ampie superfici vetrate verso il lago si contrappongono le limitate aperture del prospetto rivolto a monte, marcato in senso orizzontale anche dal notevole piano inclinato del tetto in pietra. I colori della villa sono derivati da uno studio cromatico basato sulla gradazione luminosa, con la facciata principale finita a stucco in colore guscio d’uovo, le travature del patio dipinte in colore rosa salmone ed una soluzione verde oliva per i serramenti esterni, in legno d’abete. Gli ambienti interni sono tinteggiati con colorazioni tenui nei toni azzurro, verde e rosa. A pavimento è un mosaico di marmo bianco e nero, steso su tutto il piano inferiore e sul corridoio che disimpegna le camere da letto, queste rivestite con un assito in listoni di larice. Al progetto di Lingeri si rifanno anche gli arredi fissi integrati nelle partiture murarie, come le librerie a coprire i caloriferi sotto le finestre, e diversi mobili, fra i quali il tavolo e la credenza sospesa della sala da pranzo. Una appendice alla villa è la costruzione di due piani al vertice nord del lotto, adibita a garage ed abitazione del custode in servizio presso la famiglia. Nel 1944 Lingeri scrive una lettera ad Alberto Sartoris descrivendo il suo impegno nel portare a termine una villa sul lago, “¿abbastanza interessante nel suo genere malgrado certe non lievi difficoltà da superare riguardo all’impiego dei materiali imposti dai recenti decreti”. La villa, commissionata a Lingeri da Raffaele Leoni e Diana Peduzzi, è per la famiglia Leoni Malacrida, industriali nel settore dolciario. L’e-

dificio, situato sulla sponda occidentale del lago, a monte della strada Regina, è in splendida posizione d’altura, a dominare il bacino con l’isola Comacina ed il vicino complesso romanico di Santa Maria Maddalena di Ospedaletto. La richiesta di concessione edilizia è presentata nell’ottobre 1941, cui segue il parere favorevole del Comune di Isola Comacina, al tempo entità amministrativa autonoma. Dopo un mese, giunge il nulla osta del Genio Civile di Como, “a condizione che venga escluso l’uso del cemento, del ferro e di altri materiali non autarchici”. Del resto, nella documentazione di progetto sono ampiamente descritti i materiali previsti: pietra di Moltrasio per le murature, che saranno solo in parte intonacate, pilastri e davanzali in pietra delle Cave di Musso, solai di tipo S.A.P. in laterizio con nervatura in cemento, pietra di Valmalenco per la copertura ad unica falda e legno per i serramenti esterni ed interni. Ai condizionamenti del Superiore Ministero è adeguata l’esecuzione dell’opera, che sarà privata della terrazza solarium antistante la facciata principale prevista in progetto. Lo spazio rimasto scoperto assurgerà a sintesi dell’eccezionalità del luogo, nel positivo rapporto tra l’architettura, il lago ed il paesaggio. Risale ai primi anni Novanta il restauro messo in opera dall’attuale proprietà che, oltre ai necessari adeguamenti tecnologici, ha curato il ripristino degli originari colori stesi sulle superfici esterne ed interne.


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Project: Casa per Artisti Typology: Residenziale Architect: Pietro Lingeri Realization: 1938 Address: Isola Comacina (CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Vista Casa tipo A (fronte est) - Lorenzo Tricoli 2. Vista dal lago delle tre case - Lorenzo Tricoli 3. Vista Casa tipo B (fronte ovest) - Lorenzo Tricoli 4. Vista Casa tipo B (fronte sud-ovest) - Lorenzo Tricoli 5. Vista intena spazio doppia altezza - Lorenzo Tricoli 6. Vista interna spazio doppia altezza - Lorenzo Tricoli 7. Vista Casa tipo C (fronte sud-est) - Anonimo 8. Vista Casa tipo C (fronte sud-ovest) - Lorenzo Tricoli

1. http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/ 2. http://www.isola-comacina.it/ 1. Baglione C./ Susani E. - Pietro Lingeri 1894 1968 - Milano - 2004 - da pag. 198 a pag. 207

Biografia Pietro Lingeri:

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Nasce in 1894 a Bolvedro (Tremezzo, CO), dove vive e opera come stuccatore e plasticatore già in giovanissima età. Si trasferisce a Milano, dove studia nella Scuola superiore d’arte applicata all’Industria e nelle scuole per artefici dell’Accademia di belle arti di Brera, ottenendo il diploma nel 1920, dopo la Prima Guerra Mondiale. Nel 1930 si distingue per la sua appartenenza ai CIAM (Congressi Internazionali di Architettura Moderna), e al Direttorio del Sindacato Architetti. Compare tra i fondatori delle riviste “Quadrante”, primo autorevole portavoce dell’astrattismo e dell’architettura razionale in Italia e “Valori primordiali”, come tra quelli del gruppo comasco aderente al MIAR (Movimento Italiano Architettura Razionale). Medaglia d’oro e d’argento all’esposizione internazionale di Parigi e la partecipazione all’esposizione al Royal Institute of British Architects di Londra, con il progetto della Villa Leoni (Como, 1937). Nel 1945 diviene membro per la commissione consultiva per il nuovo piano regolatore generale di Milano, nel 1946 membro dell’MSA (Movimento di Studi per l’Architettura), tanto che nel 1951 è chiamato a far parte dell’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica). Eletto presidente del Collegio degli Architetti di Milano, nel 1958 diviene accademico di San Luca. Meno nota la sua intensa attività professionale nel secondo dopoguerra, strettamente legata alla agiata committenza industriale e imprenditoriale milanese, sia che gli affidi costruzione o ristrutturazione delle proprie dimore o appartamenti in città o case di villeggiatura. Progetti: - Monumento ai Caduti di Como (CO) - 1925-1926; - Sede dell’Associazione Motonautica Italiana Lario (AMILA) a Tremezzo (CO) 1927-1930; - Villa per l’ingenieri Silvestri Portezza di Tremezzo (CO) - 1929 - 1931; - Primo progetto di sistemazione generale dell’Isola Comacina Isola Comacina (CO) nel 1932; - Casa sul lago per l’artista alla “Mostra dell’abitazione”, V Triennale di Milano Milano - 1933; - Piano Regolatore Generale e di ampliamento della città di Como - 1933-1934; - Casa “a ville sovrapposte” Cattaneo – Alchieri Como - 1934-1950; - Nuova sede delle Scuole d’Arte dell’Accademia di Brera Milano - 1935-1948; - Tre case per artisti dell’Accademia di Brera Isola Comacina (CO) -1937; - Progetto per il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi all’E.42, concorso nazionale Roma - 1937-1938; - Villa Leoni e arredi Ossuccio (CO) - 1938-1947; - Sede dell’Unione Fascista dei lavoratori dell’industria Como - 1938-1961; - “Casa multipiani” Inacasa al QT8 Milano 1949-1950; - Sede degli uffici della finanziaria “La Centrale” Milano 1954-1955; - Negozio di posaterie e cristallerie SIPCA Milano 1957-1958; - Condominio, proprietà Perata Simone e figli Varazze (SV) 1957-1959; - Villa per il notaio Bortoluzzi Varese 1957-1959; - Condominio per abitazioni, uffici e magazzini “All’Onestà”, Industria Manifatture Biellesi Milano 1957-1960; - “Casa multipiani” Inacasa al QT8 Milano 1949-1950; - Studio urbanistico e fabbricati E, G, H per il quartiere residenziale Inacasa di Monte Olimpino Monte Olimpino (CO) 1956; - Studio urbanistico e fabbricati nn. 20, 47, 47 bis, 50, 51 per il complesso residenziale Inacasa “Vialba I” Milano 1957-1964.


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RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Pianta schizzo vista interna ed esterna 2. Piante delle tre case per artisti e disegni dell’arredo 3. Disegno del fronte sud

Project: Casa per Artisti Typology: Residenziale Architect: Pietro Lingeri Realization: 1938 Address: Isola Comacina (CO)

Case per artisti:

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Nel 1938 si concretizza almeno parzialmente il piano concordato tra Rino Valdameri, presidente dell’Accademia di Brera, ed il ministro dell’Educazione Nazionale Bottai, con la costruzione di tre case-studio. Nell’elaborazione delle soluzioni di progetto, Pietro Lingeri attinge al modello della casa per vacanze di Le Corbusier, costruita nel 1935 a La Palmyre-Les Mathes (Charente-Maritime), località sulla costa atlantica. Le case dell’isola, più piccole del modello francese, si sviluppano su doppia altezza, dividendo funzionalmente lo spazio tra l’abitazione e lo studio. Quest’ultimo, su due piani, è caratterizzato al livello superiore da una lunga finestra a tutta altezza, con le imposte a sezioni staccate per controllare gradualmente l’illuminazione naturale. Una porzione più ridotta, aperta su un porticato, è destinata all’abitazione, con la sala da pranzo e la cucina a pian terreno, camera da letto, bagno e balconata al piano superiore. Condizionato dalle restrizioni autarchiche al volgere degli anni Quaranta, Lingeri elabora un’ampia serie di disegni prospettici, con soluzioni volta a volta diverse e caratterizzate specificamente dalla integrazione degli elementi della stagione razionalista con i materiali tipici del luogo, pietra e legno su tutto. Le murature sono in pietra di Moltrasio, località del lago, in copertura sono posate lastre di ardesia. I tagli che si aprono dagli studi verso nord sono chiusi con specchiature in vetrocemento. All’interno i pavimenti, le scalette e gli infissi sono realizzati in castagno. La contenuta dimensione delle case induce Lingeri a prevedere sistemazioni degli interni improntate alla massima funzionalità; le soluzioni adottate generano dinamiche percettive che coinvolgono l’architettura ed integrano gli arredi in uno spazio totale. Felice il rapporto dei fabbricati con l’intorno, perfettamen-

te inseriti nel contesto naturalistico dell’isola, non solo per le ridotte dimensioni, o per i materiali utilizzati, ma anche per la tipologia, in tutto rispondente all’obiettivo di coinvolgere la natura nel vissuto dello spazio interno. Sulla base di un programma di conoscenza e valorizzazione delle specifiche valenze territoriali, la regione Lombardia è intervenuta recentemente con fondi mirati ad interventi e studi sul comprensorio ed ha restaurato le opere. Ogni villetta è caratterizzata da una serie di elementi distintivi che rendono ogni soluzione unica e a sé stante: il tipo A, evidenzia la separazione tra camera e studio con un setto murario centrale in cui trova alloggio il camino; il tipo B introduce l’uso di pareti scorrevoli in soggiorno e l’idea di un camino centrale, distinguendosi per la presenza di un balconcino ligneo accessibile dalla camera da letto; il tipo C conferma l’ipotesi del camino centrale e potenzia la zona destinata agli studi all’aperto con un vasto loggiato che occupa tutto il fronte rivolto a sud-ovest. Punto di incontro tra la realtà artistica e quella sociale, queste eleganti costruzioni, placidamente incorniciate da un lussureggiante e incontaminato paesaggio, travalicano i limiti dell’architettura ponendosi come una vera e propria “sfida culturale”.


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Project: Sede dell’Amilia Typology: Sportiva Architect: Pietro Lingeri Realization: 1927 Address: Via Regina, 19 (Tremezzo, CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Vista d’angolo - Lorenzo Mussi 2. Vista d’angolo - Lorenzo Mussi 3. Vista d’angolo - Lorenzo Mussi 4. Dettaglio corpo scale interno - Lorenzo Mussi 5. Dettaglio corpo scale esterno - Lorenzo Mussi 6. Vista d’angolo - Lorenzo Mussi 7. Vista d’angolo - Lorenzo Mussi

1. C. Baglione, E. Susani (a cura di) - “Pietro Lingeri”- Milano-2004 2. “Pietro Lingeri 1894-1968. La figura e l’opera”. Atti della giornata di studio (28 novembre 1994, Triennale di Milano) - Milano - 1995 3. Luigi Cavadini. “Il Razionalismo Lariano. Como 1926-1944”. Elemond Editori Associati. Milano. 1989. pg 68-69 1. http://www.lombardiabeniculturali.it

Biografia Pietro Lingeri:

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Nasce in 1894 a Bolvedro (Tremezzo, CO), dove vive e opera come stuccatore e plasticatore già in giovanissima età. Si trasferisce a Milano, dove studia nella Scuola superiore d’arte applicata all’Industria e nelle scuole per artefici dell’Accademia di belle arti di Brera, ottenendo il diploma nel 1920, dopo la Prima Guerra Mondiale. Nel 1930 si distingue per la sua appartenenza ai CIAM (Congressi Internazionali di Architettura Moderna), e al Direttorio del Sindacato Architetti. Compare tra i fondatori delle riviste “Quadrante”, primo autorevole portavoce dell’astrattismo e dell’architettura razionale in Italia e “Valori primordiali”, come tra quelli del gruppo comasco aderente al MIAR (Movimento Italiano Architettura Razionale). Medaglia d’oro e d’argento all’esposizione internazionale di Parigi e la partecipazione all’esposizione al Royal Institute of British Architects di Londra, con il progetto della Villa Leoni (Como, 1937). Nel 1945 diviene membro per la commissione consultiva per il nuovo piano regolatore generale di Milano, nel 1946 membro dell’MSA (Movimento di Studi per l’Architettura), tanto che nel 1951 è chiamato a far parte dell’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica). Eletto presidente del Collegio degli Architetti di Milano, nel 1958 diviene accademico di San Luca. Meno nota la sua intensa attività professionale nel secondo dopoguerra, strettamente legata alla agiata committenza industriale e imprenditoriale milanese, sia che gli affidi costruzione o ristrutturazione delle proprie dimore o appartamenti in città o case di villeggiatura. Progetti: - Monumento ai Caduti di Como (CO) - 1925-1926; - Sede dell’Associazione Motonautica Italiana Lario (AMILA) a Tremezzo (CO) 1927-1930; - Villa per l’ingenieri Silvestri Portezza di Tremezzo (CO) - 1929 - 1931; - Primo progetto di sistemazione generale dell’Isola Comacina Isola Comacina (CO) nel 1932; - Casa sul lago per l’artista alla “Mostra dell’abitazione”, V Triennale di Milano Milano - 1933; - Piano Regolatore Generale e di ampliamento della città di Como - 1933-1934; - Casa “a ville sovrapposte” Cattaneo – Alchieri Como - 1934-1950; - Nuova sede delle Scuole d’Arte dell’Accademia di Brera Milano - 1935-1948; - Tre case per artisti dell’Accademia di Brera Isola Comacina (CO) -1937; - Progetto per il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi all’E.42, concorso nazionale Roma - 1937-1938; - Villa Leoni e arredi Ossuccio (CO) - 1938-1947; - Sede dell’Unione Fascista dei lavoratori dell’industria Como - 1938-1961; - “Casa multipiani” Inacasa al QT8 Milano 1949-1950; - Sede degli uffici della finanziaria “La Centrale” Milano 1954-1955; - Negozio di posaterie e cristallerie SIPCA Milano 1957-1958; - Condominio, proprietà Perata Simone e figli Varazze (SV) 1957-1959; - Villa per il notaio Bortoluzzi Varese 1957-1959; - Condominio per abitazioni, uffici e magazzini “All’Onestà”, Industria Manifatture Biellesi Milano 1957-1960; - “Casa multipiani” Inacasa al QT8 Milano 1949-1950; - Studio urbanistico e fabbricati E, G, H per il quartiere residenziale Inacasa di Monte Olimpino Monte Olimpino (CO) 1956; - Studio urbanistico e fabbricati nn. 20, 47, 47 bis, 50, 51 per il complesso residenziale Inacasa “Vialba I” Milano 1957-1964.


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RIFERIMENTO IMMAGINI: 1_Pianta piano terra 2_Pianta piano primo 3_Prospettiva fronte est

Project: Sede dell’Amilia Typology: Sportiva Architect: Pietro Lingeri Realization: 1927 Address: Via Regina, 19 (Tremezzo, CO)

Sede dell`Amilia:

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La configurazione planimetrica dell’area, delimitata dal letto del torrente Bolvedro e molto allungata dalla strada Regina al lago, ed il forte dislivello tra i due estremi costituiscono una caratterizzazione morfologica di particolare rilevanza, alla quale Lingeri risponde sviluppando un edificio organizzato su due livelli. Un piano inferiore, specificamente adibito all’attività sportiva ed alle assistenze tecniche, ed un piano superiore di rappresentanza, panoramico, con il salone principale per le riunioni degli associati. Il dislivello con la strada è colmato da due scale, una centrale all’edificio, preceduto da una ampia terrazza, ed una a lato direttamente collegata al piano inferiore. La facciata a monte è sopravanzata dal volume d’angolo, concluso da un emicilindro nel quale è ricavata la scala che porta alle terrazze superiori. Elemento di forte caratterizzazione formale che fa esplicito riferimento all’architettura navale, del resto sottolineato sul fianco anche dalla scala a chiocciola in muratura che si avviluppa attorno ad una colonna. All’ingresso della sede si apre un vestibolo, dal quale si accede a vani di servizio, alla biblioteca archivio ed al bar, aperti sul grande salone. La costruzione in cemento armato e laterizio è intonacata e finita con un apparato cromatico teso a sottolineare l’articolazione dei volumi. Le murature esterne sono trattate in cementite opaca di colore bianco, con una colorazione blu gli sfondati, i soffitti e le porzioni aggettanti. I serramenti in legno del livello superiore sono di colore arancio, mentre tutti i profilati in ferro, dai parapetti ai serramenti sono verniciati in colore blu scuro. Lingeri opera anche all’interno con il progetto di tutti gli elementi di arredo, con un metodo chiaramente espressivo del proprio linguaggio, tra la sobria eleganza dei mobili e l’effetto cromatico delle superfici. Accanto ai toni arancio chiaro e grigio-azzurro delle pareti è il pavimento che unifica gli ambienti, con una soluzione unica in graniglia a fasce bianche e nere, disposte in senso longitudinale. L’edificio è un notevole esempio di architettura che manifesta il proprio inscindibile rapporto con l’acqua e con il lago, già in nuce nella sua originaria funzione ma, evidentemente, perpetuato anche con il cambio di destinazione d’uso in villa privata, a fronte di un esplicito riferimento dell’architettura all’ambiente navale. Edificio-macchina nel solco del linguaggio di Le Corbusier, l’opera realizzata esalta il felice incontro tra la modernità dell’architetto e l’antico retaggio della necessaria convivenza dell’uomo con l’acqua, permeata in questo caso dalla melanconica atmosfera del lago. L‘Associazione Motonautica Italiana Lario organizza verso la fine degli anni Venti le prime manifestazioni sportive sul lago di Como, con i prototipi dei vicini cantieri navali di Azzano.

Già prima dell’effettiva acquisizione in proprietà del terreno, il socio Lingeri lavora al progetto della nuova sede dell’associazione, individuato in prossimità del lago, alla foce del torrente Bolvedro, nel territorio di Tremezzo. Il luogo, un tratto di costa esposto a sud caratterizzato da vegetazione mediterranea, è strutturato da una vecchia darsena sulla quale sarà eretto l’edificio. Sulla base dei riscontri con i libri sociali della SIA, Società Immobiliare AMILA, costituita con la presidenza del commendatore Augusto Grillo per il finanziamento dell’opera, l’acquisizione del terreno è formalizzata dopo lunghe trattative nel 1931. Da tempo era stato deliberato di affidare ad una impresa locale la costruzione della sede “su progetto originale e assai pregevole dell’architetto Lingeri”. L’opera fu portata a compimento nell’arco di sei mesi - al costo di 250.000 lire - da aprile a settembre 1931, con la partecipazione di una trentina di muratori ed artigiani. Con l’inaugurazione del 18 ottobre 1931, la sede del club ottenne immediato riscontro e documentazione nelle riviste del settore. Difficoltà economiche portarono molto presto allo scioglimento dell’associazione, sancito nel 1938 sotto la cura di un liquidatore, e la sede sarà abitata dal 1942 dal campione di canottaggio Sandro De Col, poi dedito alla motonautica e deceduto nel 1950 in un incidente al Gran Premio di Francia. Nel 1947, su progetto dello stesso Lingeri, è avviato l’intervento mirato alla definitiva trasformazione del piano di rappresentanza in abitazione privata, reso possibile anche tramite l’acquisizione dell’area contigua che consentirà l’apertura di finestre sul lato ad ovest, originariamente chiuso per l’opposizione del cavalier Antongini, precedente proprietario del terreno confinante. Il mantenimento delle caratteristiche legate all’attività nautica del livello inferiore è stato il presupposto della salvaguardia architettonica dell’edificio. Accanto ai necessari adeguamenti tecnologici, sono state negli anni intraprese opere di ripristino della finitura cromatica originaria e di eliminazione delle modifiche estranee al progetto di Lingeri.


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Project: Villa Silvestri Typology: Residenziale Architect: Pietro Lingeri Realization: 1929-30 Address: Località Porteza (CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Prospetto est - Daniele Garnerone 2. Vista di fronte - Daniele Garnerone 3. Vista dal lago - Daniele Garnerone 4. Vista dall’alto - Ana Acosta 5. Scala interna - Daniele Garnerone 6. Scala esterna - Daniele Garnerone 7. Vista dal giardino - Daniele Garnerone 8. Particolare del tetto - Daniele Garnerone

1. http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/3m080-00003/ 1. Cavadini L., Il Razionalismo Lariano. Como, 1926-1944, Milano 1989, pp. 30-31

Biografia Pietro Lingeri:

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Nasce in 1894 a Bolvedro (Tremezzo, CO), dove vive e opera come stuccatore e plasticatore già in giovanissima età. Si trasferisce a Milano, dove studia nella Scuola superiore d’arte applicata all’Industria e nelle scuole per artefici dell’Accademia di belle arti di Brera, ottenendo il diploma nel 1920, dopo la Prima Guerra Mondiale. Nel 1930 si distingue per la sua appartenenza ai CIAM (Congressi Internazionali di Architettura Moderna), e al Direttorio del Sindacato Architetti. Compare tra i fondatori delle riviste “Quadrante”, primo autorevole portavoce dell’astrattismo e dell’architettura razionale in Italia e “Valori primordiali”, come tra quelli del gruppo comasco aderente al MIAR (Movimento Italiano Architettura Razionale). Medaglia d’oro e d’argento all’esposizione internazionale di Parigi e la partecipazione all’esposizione al Royal Institute of British Architects di Londra, con il progetto della Villa Leoni (Como, 1937). Nel 1945 diviene membro per la commissione consultiva per il nuovo piano regolatore generale di Milano, nel 1946 membro dell’MSA (Movimento di Studi per l’Architettura), tanto che nel 1951 è chiamato a far parte dell’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica). Eletto presidente del Collegio degli Architetti di Milano, nel 1958 diviene accademico di San Luca. Meno nota la sua intensa attività professionale nel secondo dopoguerra, strettamente legata alla agiata committenza industriale e imprenditoriale milanese, sia che gli affidi costruzione o ristrutturazione delle proprie dimore o appartamenti in città o case di villeggiatura. Progetti: - Monumento ai Caduti di Como (CO) - 1925-1926; - Sede dell’Associazione Motonautica Italiana Lario (AMILA) a Tremezzo (CO) 1927-1930; - Villa per l’ingenieri Silvestri Portezza di Tremezzo (CO) - 1929 - 1931; - Primo progetto di sistemazione generale dell’Isola Comacina Isola Comacina (CO) nel 1932; - Casa sul lago per l’artista alla “Mostra dell’abitazione”, V Triennale di Milano Milano - 1933; - Piano Regolatore Generale e di ampliamento della città di Como - 1933-1934; - Casa “a ville sovrapposte” Cattaneo – Alchieri Como - 1934-1950; - Nuova sede delle Scuole d’Arte dell’Accademia di Brera Milano - 1935-1948; - Tre case per artisti dell’Accademia di Brera Isola Comacina (CO) -1937; - Progetto per il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi all’E.42, concorso nazionale Roma - 1937-1938; - Villa Leoni e arredi Ossuccio (CO) - 1938-1947; - Sede dell’Unione Fascista dei lavoratori dell’industria Como - 1938-1961; - “Casa multipiani” Inacasa al QT8 Milano 1949-1950; - Sede degli uffici della finanziaria “La Centrale” Milano 1954-1955; - Negozio di posaterie e cristallerie SIPCA Milano 1957-1958; - Condominio, proprietà Perata Simone e figli Varazze (SV) 1957-1959; - Villa per il notaio Bortoluzzi Varese 1957-1959; - Condominio per abitazioni, uffici e magazzini “All’Onestà”, Industria Manifatture Biellesi Milano 1957-1960; - “Casa multipiani” Inacasa al QT8 Milano 1949-1950; - Studio urbanistico e fabbricati E, G, H per il quartiere residenziale Inacasa di Monte Olimpino Monte Olimpino (CO) 1956; - Studio urbanistico e fabbricati nn. 20, 47, 47 bis, 50, 51 per il complesso residenziale Inacasa “Vialba I” Milano 1957-1964.


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RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Pianta piano terra 2. Assonometria 3. Assonometria

Project: Villa Silvestri Typology: Residenziale Architect: Pietro Lingeri Realization: 1929-30 Address: Località Porteza (CO)

Villa Silvestri:

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Anche in questo caso, per Lingeri la configurazione del sito è alla base del principio ispiratore del progetto. Il sedime edificabile allungato induce alla collocazione degli spazi accessori e di servizio a monte, al limite della proprietà sulla strada Regina. Qui, a lato della cancellata di ingresso alla proprietà, sono collocate l’autorimessa e la serra. In basso e verso il lago è innalzato il corpo principale della villa, con gli ambienti della quotidianità direttamente connessi al lago a garantire la visione del magnifico paesaggio. L’edificio appoggia sulle fondazioni a vista di un preesistente cantiere nautico ed ha murature in pietra di Moltrasio, finita ad intonaco con una tinteggiatura giallo ocra. Al primo livello sono ricavati gli spazi di soggiorno, con gli annessi vani accessori, uno studio aperto all’angolo da una finestra ed il grande salone comunicante con una veranda. Una imponente scala con gradini in pietra, sulla quale spiove la luce filtrata da un lucernario, è addossata al confine della proprietà e conduce al piano superiore, dove sono distribuite quattro camere da letto servite da due bagni. Al terzo livello trovano collocazione i locali guardaroba e stireria. Ancora dovuti allo stesso Lingeri l’apparato cromatico dell’originario progetto e l’allestimento degli arredi, in parte anche integrati con le murature. I colori delle pareti interne sono accostati con sicura padronanza degli effetti: rosa salmone, arancio pallido, giallo chiaro e grigio-azzurro. Gli arredi abbinano le tinte scure del legno a tessuti colorati. Coerentemente con i principi adottati, anche le finiture esterne hanno colorazioni “studiate”, con toni più scuri a sottolineare gli sfondati, gli aggetti e le terrazze e colori rosso vermiglio per serramenti, balaustre e parapetti metallici. Rilettura in senso moderno dei caratteri tipologici delle case rivierasche, la villa ha nelle aperture verso il lago la maggiore caratterizzazione: la facciata è tripartita dalla darsena, da una veranda intermedia e dalla soprastante loggia. Mai è venuto a mancare il principio ispiratore del legame con l’acqua, non “gridato”, piuttosto continuamente sottolineato non soltanto nell’articolazione degli spazi aperti, da levante a ponente, ma anche mediante l’appropriato impiego di elementi e materiali di chiara ispirazione marinara. A questa connotazione sono evidentemente riconducibili le terrazze, la più elevata delle quali raggiungibile attraverso una ripida scaletta metallica. Parapetti e ringhiere, poi, col concorso di un oblò, accompagnano la contemplazione del paesaggio, come dall’alto della tolda di una nave. Nel luglio 1932 la rivista “La Casa Bella” propone un articolo illustrato sul progetto di villa Silvestri, lasciando ai lettori il dubbio sulla effettiva realizzazione dell’opera. A quel tempo l’edificio è pressoché concluso, come attesta la documentazione d’archivio nella quale risultano le date dei pagamenti alle maestranze che hanno realizzato le opere di

finitura. L’edificio fu commissionato a Lingeri da Carlo Silvestri, ingegnere molto conosciuto nell’area tremezzina ed assiduo frequentatore della associazione motonautica AMILA. Le relazioni con la sede del club, progettata dallo stesso architetto pochi anni prima, sono anche altre: il sito, direttamente a lago lungo il medesimo tratto di costa; il lotto edificabile, allungato e con un forte dislivello; le fasi di costruzione, giunta a termine alcuni mesi dopo l’inaugurazione della sede motonautica; l’architettura, improntata alla modernità, seppur in modo meno appariscente; e, soprattutto, quel legame con l’acqua che si traduce in una sintesi perfetta del rapporto continuamente sottolineato tra l’architettura - elemento artificiale - e la componente naturale. Alcuni disegni documentano lo studio attraverso il quale Lingeri giunge alla soluzione definitiva. Si è trattato forse di una progressiva opera di convincimento della committenza, piuttosto che dell’affermazione perentoria di una idea. Rimane infatti, nelle diverse ipotesi formulate, sostanzialmente immutato l’impianto generale, sia esso strutturale o distributivo, con alcune differenze formali nella composizione architettonica degli spazi. Nella soluzione poi realizzata, Lingeri stempera il gusto imperante con l’adozione di varianti di calcolata modernità, attraverso la semplificazione delle linee per giungere ad una felice purezza compositiva. La vista dal lago restituisce l’equilibrato rapporto della villa ultimata con il contesto, suggerendo particolare attenzione allo spazio della vicina, antica chiesetta di San Vincenzo. Su questa contestualizzazione si soffermeranno anche i cronisti dell’epoca, evidenziando il sapiente grado di intervento dell’architetto che ha ben inserito una moderna architettura nel paesaggio del lago.


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Project: Via Regina Public Garden Typology: Pubblico Architect: Lorenzo Noè Realization: 2003-2010 Address: Via Regina (Brienno, CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Vista dalla passerella del volume scala - Luigi Cambiaso 2. Vista del colonnato che sorregge la passerella - Luigi Cambiaso 3. Vista dell’antica chiesa e del muro con arcate 4. Vista dei volumi dei servizi - Luigi Cambiaso 5. Vista dello scivolo nel giardino - Luigi Cambiaso 6. Vista del volume per l’avvistamento di volatili - Luigi Cambiaso 7. Vista frontale dell’intervento nel suo complesso - Marco Introini 8. Vista della passerella sorretta dal colonnato - Luigi Cambiaso

1. http://europaconcorsi.com/projects/138860-Parco-di-via-Regina 2. http://lorenzonoe.com 1. Nicola Braghieri - Casabella - Mondadori - n. 801 - Maggio 2011 (pagg. 64-69)

Biografia Lorenzo Noè: Lorenzo Noè nasce nel 1965 e vive a Milano, dove apre il suo studio nel 1992. La sua attività è principalmente orientata verso la progettazione di edifici pubblici e privati, spazi pubblici e paesaggio.

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Progetti: - Giardino Brasca – Novate Milanese (MI) – 1997; - Percorso pedonale – Novate Milanese (MI) – 1997; - Giardini – Novate Milanese (MI) – 1997-1998; - Viale Risorgimento – Villasanta (MI) – 1997-1999; - Edificio per abitazioni – Novate (MI) – 1998-1999; - Passerelle e pavimentazioni – Calolziocorte (LC) – 1998-2002; - Frontelago – Calolziocorte (LC) – 1999-2000; - Ufficio comunale – Novate (MI) – 1999-2000; - Appartamento – Milano – 1999-2000; - Sede centrale AEB – Milano – 2000-2003; - Restauro edificio rurale – Morimondo (MI) – 2001-2003; - Sito raccolta rifiuti – Bedizzole (BS) – 2001; - Sito raccolta rifiuti – Crispiano (TA) – 2001; - Masterplan della città – Villasanta (MN) – 2001; - Piazza del municipio – Villasanta (MN) – 2001; - Piazza – Cerchiate (MI) – 2001-2003; - Piazza – Seregno (MI) – 2001-2004; - Ponte sul Seveso – Paderno Dugnano (MI) – 2001-2004; - Masterplan percorsi pedonali – Gorla Maggiore (VA) - 2003; - Giardino pubblico – Brienno (CO) – 2003-2010; - Parcheggio – Ronco Briantio (MI) – 2003-2004; - Stadio sportivo – Ronco Briantino (MI) – 2003-2005; - Appartamento – Milano – 2003-2005; - Ospedale Francesco Miulli – Acquaviva delle Fonti (BA) – 2001-2006; - Giardino pubblico – Gorla Maggiore (VA) – 2004-2006; - Percorso Storico La Costiola – Gorla Maggiore (VA) – 2004-2006; - SPA – Cogliate (MI) – 2006; - Sede Club per Amber golf club – Klapeda (Lituania) – 2007; - Fattoria e latteria sperimentale – Carpaneta (MN) – 2005-2007; - Scuola infantile – Costa Volpino (BG) – 2005-2008; - Appartamento – Milano – 2006-2007; - Centro polifunzionale – Albarate (MI) – 2006-2008; - Appartamento – Milano – 2007-2008; - Ampliamento edificio industriale – Motta Visconti (MI) – 2007-2009; - Residenza estiva – Motta Visconti (MI) – 2007-2009; - Social housing: 76 appartamenti – Cologno Monzese (MI) – 2007-2011; - Scuola elementare – Costa Volpino (BG) - 2008-2010; - Scuola infantile – Santarcangelo di Romagna – Rimini – 2010-2011; - Appartamento – Milano – 2010-2011; - Percorsi pedonali - Bienno (CO) - 2011.


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RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Planimetria 2. Dettaglio passerella 3. Sezione prospetto del volume per l’avvistamento di volatili

Project: Via Regina Public Garden Typology: Pubblico Architect: Lorenzo Noè Realization: 2003-2010 Address: Via Regina (Brienno, CO)

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SEZIONI 3

Via Regina Public Garden: L’opera è stata realizzata a Brienno, un paese arroccato sulla sponda ripida del monte Briante. Questa sua caratteristica impedisce la presenza di una vera e propria piazza, con gli unici piani orizzontali costituiti da terrazzi. Nasce così nella cittadinanza la necessità di avere un spazio di aggregazione comune. Questa volontà porta alla realizzazione del parco pubblico, un giardino pensile incastrato nel declivio a valle del cimitero, che ammira il maestoso panorama delle alpi Rezie, affacciato sul lago. La ripida scarpata è segnata dalla presenza di un muro possente muro di contenimento in pietra che, a filo del lago, si pioggia su tre grandi arcate. Sulle murature esistenti, vincolate e non in grado di sopportare carichi di rilievo, si poggiano con leggerezza i nuovi elementi del progetto. La piazza del giardino è una terrazza di legno, ancorata ad una struttura di ferro zincato che, a sua volta, è posata su colonne di cemento armato. Appare come la tolda di una nave, spezzata dai casseri e dai volumi irregolari dei servizi tecnici e dalla scala di accesso ai piani inferiori. A livello dell’acqua un pontile galleggiante permette di fare il bagno e prendere il sole. Il progetto intende interpretare gli elementi compositivi e i materiali dei manufatti esistenti che sono caratterizzati dalla presenza di allineamenti complessi ed irregolari.


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Project: Plinio, base per il canottaggio Typology: Sportiva Architect: Studio M.A.R.C. Realization: 2004-06 Address: Località Torno (CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Spogliatoi - Beppe Giardino 2. Vista degli spogliatoi e dell’hangar barche - Beppe Giardino 3. Vista dell’area ante intervento - Beppe Giardino 4. Vista di scorcio dell’intero intervento - Beppe Giardino 5. Panorama dalla passerella posta in aderenza all’hangar - Beppe Giardino 6. Vista dell’hangar e del pontile - Beppe Giardino 7. Vista di scorcio dell’hangar - Beppe Giardino 8. Vista dalla passerella dell’hangar barche - Beppe Giardino

1. http://www.studiomarc.eu/ 2. http://europaconcorsi.com/projects/108154-Plinio-Base-Nautica-per-il-canottaggio-a-Torno 3. http://architettura.it/architetture/20070103/index.htm 1. Marco Mulazzani - Casabella - Mondadori - n.759 - ottobre 2007 - da pag. 40 a 41

Biografia Studio MARC:

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Il progetto è ad opera dello Studio MARC, nato nel 2006 dai due soci fondatori: Michele Bonino e Subhash Mukerjee. Il primo nasce nel 1974 e studia al Politecnico di Torino e all’università di Barcellona. Dal 2001 svolge l’attività di progettista. Attualmente è docente al Politecnico di Torino e presso la Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano. Il secondo nasce nel 1974 e studia a Torino, Harvard, Oslo e Hong Kong. Dal 2002 svolge la professione di progettista nella studio Coex, di cui è cofondatore. Dal 2003 al 2006 collabora con Martina Tabò, anch’essa fondatrice dello studio Coex. Attualmente è titolare dei corsi di progettazione nel programma internazionale USAC Italia. Entrambi partecipano alla IX Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia (2004). Nel 2007 lo studio vince il concorso per il Museo Archeologico dell’Abbazia di Novale a Torino, è finalista alla Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana (Triennale di Milano, 2009) e vince nel 2009 il concorso per la nuova sede della web agency Domino a Torino. vince il premio Architetture Rivelate (2009) ed è invitato a esporre alla Royal Academy of Arts (Londra, 2009). Progetti: - Sede società di ricerca medica - Torino - 2006; - Palestra e Fitness center - Genova - 2006; - Ristorante - Theoule sur Mer - 2007; - Ampliamento casa plurifamiliare - Chieri (TO) - 2007; - Mansarda - Torino - 2007; - 282 appartamenti Concorso - Madrid - 2007; - Uffici - Torino - 2007; - Casello autostrade Concorso - Padova - 2007; - Europan 9 concorso - Selb (Germania) - 2007; - Ampliamento Cascina - Borgosesia (VC) - 2008; - Uffici Concorso ad invito - Siviglia (Spagna) - 2008; - Mansarda - Bardonecchia (TO) - 2008; - XXII Congresso UIA Concorso - Torino - 2008; - Risutrutturazione basso fabbricato - Torino - 2008; - Ristrutturazione abitazione - Nole (TO) - 2008; - Ristrutturazione appartamento - Torino - 2008; - Ampliamento di un Tabià - Selva di Cadore (BL) - 2009; - Trasformazione area urbana - Torino - 2009; - Ristrutturazione appartamento - Torino - 2009; - Europan 10 Concorso - Vienna (Austria) - 2009; - Villa bifamiliare - Bahia (Brasile) - 2009; - La Metamorfosi Concorso - Torino - 2009; - Nichelino Concorso - Nichelino (TO) - 2010; - Trasformazione di un’abitazione - Torino - 2010; - Trasformazione di rustici in casa/studio- Torino - 2010; - Ampliamento Centro Remiero - Torino - 2011; - Restauro fucina settecentesca - Bruzolo (TO) - 2011; - Trasformazione di un’abitazione - Torino - 2011; - Trasformazione di una galleria in abitazione - Alassio (SV) - 2011; - Trasformazione di un comparto biologico - Torino - 2011; - Proposta per una moschea - Mumbai - 2011.


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RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Pianta 2. Sezione Prospetto hangar 3. Sezione hangare e spogliatoi

Project: Plinio, base per il canottaggio Typology: Sportiva Architect: Studio M.A.R.C. Realization: 2004-06 Address: Località Torno (CO)

Base per il canottaggio, soc. Plinio:

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La base nautica sorge sulle rive del Lago di Como, in località Torno. L’intervento è stato commissionato dalla società sportiva Plinio Torno, antica società quasi centenaria. L’edificio ha un corpo misurato, dai volumi netti e dai colori che evidenziano differenze cromatiche con gli edifici lungo la costa. Il pontile, i due ricoveri per le canoe, il volume degli spogliatoi e del magazzino si accostano paralleli l’uno all’altro, orientandosi e protraendosi verso le acque, quasi come se l’edificio volesse porsi come elemento di congiunzione tra la terra ferma e il lago. All’atteggiamento sensibile e leggero della struttura, si contrappone quello più incisivo dei materiali e dei colori. La tonalità verde acqua della pelle dell’hangar crea esuberanti giochi di luce nei vari momenti della giornata. Il vetro e la lamiera, con l’opacità data dal plexiglas, conferiscono al corpo protratto verso l’acqua un senso di leggerezza, che accentua la volontà di fondere l’opera al lago. L’edifico apparentemente freddo e statico, si rivela altresì vivo e mutevole, aspetti simbiotici che legano l’opera all’attività che ospita e al contesto in cui essa è situata. L’accesso all’impianto è dato da una breve scalinata che unisce il livello passeggiata a quello del pontile. Il piccolo disimpegno apre sugli spogliatoi e sui ricoveri per le canoe, quest’ultimi attraversati dal pontile che, lentamente, culmina nell’ acqua. La struttura del locale spogliatoi è in cemento armato e le tamponature sono in vetro opaco, i volumi degli hangar sono in acciaio, in lamiera e in plexiglas.


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Project: Stabilimento balneare al Segrino Typology: Pubblico Architect: Marco Castelletti Realization: 2002-04 Address: Via Panigatti (Eupilio, CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Porticato interno - Filippo Simonetti 2. Vista di scorcio dell’ingresso - Filippo Simonetti 3. Vista di scorcio dello stabilimento - Filippo Simonetti 4. Vista diurna dal lago - Filippo Simonetti 5. Vista di scorcio dell’ingresso - Filippo Simonetti 6. Particolare dell’ingresso - Filippo Simonetti 7. Vista di scorcio dell’ingresso - Filippo Simonetti 8. Vista notturna dal lago - Filippo Simonetti

1. http://europaconcorsi.com/projects/6152-Stabilimento-Balneare-Sul-Lago-Del-Segrino-Eupilio-co2. http://www.archilovers.com/p20947/Stabilimento-balneare-sul-lago-del-Segrino 3. http://www.architetturadelmoderno.it/scheda_nodo.php?id=253 4. http://www.archiportale.com/news/2009/07/risultati/premio-ischia-di-architettura-over-40-a-castelletti_15974_37.html 5. http://www.marcocastelletti.it/

Biografia MARCO CASTELLETTI:

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Marco Castelletti nasce ad Erba nel 1958. Si laurea presso la Facoltà di Architettura di Genova nel 1983 ed apre lo studio ad Erba, in provincia di Como nel 1987. Il suo interesse si concentra nei primi anni di attività sul tema della riqualificazione urbana e dello spazio pubblico con la partecipazione a numerosi concorsi di architettura ottenendo 17 primi premi. Da questi affermazioni scaturiscono le prime opere pubbliche che lo portano nell’arco degli anni a riqualificare le piazze ed i lungolaghi di diverse città e paesi, tra le quali il centro di S.Giuliano Milanese, le piazze a lago a Lecco e la piazza Goldoni a Trieste. Allo stesso tempo l’attività dello studio si orienta verso la risoluzione di temi legati al paesaggio ed a luoghi di particolare interesse ambientale con la ricerca di un’architettura legata al contesto. Il riconoscimento a livello internazionale avviene nel dicembre 2004 con il conseguimento di due premi all’ Award AR+D Emerging Architecture presso il Royal Institute of British Architects di Londra a seguito dei quali nel febbraio del 2005 è invitato a tenere una lecture nella stessa sede. Per i suoi progetti e le sue opere dal 2007 è membro dell’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio. Ottiene numerose pubblicazioni sulle riviste di settore e l’inserimento nel 2008 nel prestigioso libro della Phaidon Press “Atlante Mondiale dell’architettura del 21 secolo”. Premi: - 2009 Premio di architettura “Maestri Comacini” - Como; - 2009 Premio Ischia di Architettura - Ischia; - 2009 50 idee per l’abitare contemporaneo - Como; - 2008 Premio “Dedalo Minosse ” - Vicenza; - 2006 Premio “Medaglia d’oro all’Architettura Italiana ” -Triennale Milano -menzione d’onore; - 2006 Premio d’architettura 2006 “Architettura alpina” - Sexten; - 2005 Premio di architettura “Maestri Comacini” - Como; - 2004 Premio internazionale “AR+D Awards for emerging architecture” Londra - Lido del Segrino; - 2004 Premio internazionale “AR+D Awards for emerging architecture” Londra – Piazza a Cesano; - 2003 Premio di architettura “Maestri Comacini” - Como; - 2003 Premio di architettura “Il Principe e l’Architetto”- Milano; - 2001 Premio di architettura “Maestri Comacini” - Como; - 2001 Premio di architettura “Maestri Comacini” - Como; - 1999 Premio di architettura “Maestri Comacini” - Como; - 1994 Premio di architettura “Maestri Comacini” - Como.


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RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Planimetria generale 2. Pianta 3. Sezioni-prospetti

Project: Stabilimento balneare al Segrino Typology: Pubblico Architect: Marco Castelletti Realization: 2002-04 Address: Via Panigatti (Eupilio, CO)

Stabilimento Balneare Sul Lago Segrino:

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Lo stabilimento balneare è un padiglione inserito all’interno del Parco del lago del Segrino sull’area pianeggiante del lido nel versante sud del bacino. Commissionato dal Consorzio del Parco del lago del Segrino, che aveva ottenuto un finanziamento regionale di circa 350.000 euro, questa nuova costruzione è il potenziamento delle attività sportive e ricreative legate alla presenza del lago stesso, stabilisce un dialogo con la natura circostante e ricerca un profilo allungato per inserirsi tra la strada provinciale e la sponda del lago con un fronte che si sviluppa per 90 metri al di sotto della strada stessa, lungo la pista ciclo-pedonale esistente. Il padiglione è chiuso verso la strada e la pista ciclabile da un muro di contenimento che ridisegna artificialmente, attraverso l’utilizzo di un cemento gettato in opera e addittivato con ossidi, la consistenza e la giacitura della roccia affiorante dall’altro lato della strada e si estende su un unico piano di 3,00 metri di altezza inserito sul terreno con il piano della copertura posto ad un livello più basso rispetto alla linea di visibilità di chi percorre la pista ciclo-pedonale per non precludere la vista del lago. L’accesso, segnalato da una “torretta” verticale (un richiamo alle due torri d’avvistamento e a quella della Guiccia), è collegato direttamente al percorso ciclo-pedonale con due rampe pedonali, che scendono sul piano della sponda. Oltrepassato l’ingresso, verso il lido, appare visibile il padiglione, sospeso sul terreno come una “palafitta”, caratterizzato da una struttura lineare, formata da pilastri, travi e tamponamenti di legno e collegato al lago da passerelle di legno. L’intera costruzione, ad esclusione del muro su strada e delle fondazioni, è stata progettata e realizzata con una stuttura in legno prodotta in stabilimento ed assemblata a secco in opera. Disegnata su una maglia quadrata di 5,00×5,00 metri ha un impianto planimetrico a ‘L’ che individua due rettangoli dedicati a rispettivamente agli spogliatoi e allo spazio di ristoro e contornati da porticati. Sull’atrio di ingresso, aperto verso il lago sul portico tra i due volumi chiusi, si affaccia la biglietteria. Il corpo allineato lungo la strada accoglie gli spogliatoi, un bagno turco, l’infermeria ed un locale di deposito mentre l’altro corpo che si rivolge verso il lago accoglie il bar con i suoi servizi igienici, i locali per il personale, la centrale termica e, al primo

piano del volume emergente, un piccolo ufficio per la gestione. Completano l’intervento l’inserimento delle banchine di legno che, staccandosi dai porticati, collegano il padiglione al lago e delimitano, secondo un ordine cartesiano, l’area adibita alla balneazione aperta verso il lago da quella più riparata del bacino interno per l’attracco delle barche a remi.


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Project: Uffici B&B Typology: Terziario Architect: Renzo Piano Realization: 1971-73 Address: Località Novedrate (CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Dettaglio di facciata - Berengo Gardin Gianni 2. Dettaglio di facciata - Berengo Gardin Gianni 3. Vista d’angolo - Berengo Gardin Gianni 4. Prospetto - Berengo Gardin Gianni 5. Collegamento uffici-fabbrica - Berengo Gardin Gianni 6. Vista d’angolo - Berengo Gardin Gianni 7. Dettaglio di facciata - Berengo Gardin Gianni

1. Renzo Piano, Giornale di bordo, Passigli Editore; Uffici B&B Italia Novedrate, Como Casabella 715 1971–73 p. 81 1. http://www.architetturadelmoderno.it 2. http://www.rpbw.com/

Biografia RENZO PIANO:

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Renzo Piano è nato a Genova nel 1937. Ha studiato all’Università di Firenze ed al Politecnico di Milano, dove si è laureato nel 1964. La sua formazione è stata influenzata sia dalla pratica di cantiere, esercitata nell’impresa edile del padre, sia da esperienze di lavoro presso gli studi di architetti e ingegneri affermati quali Albini, Zanuso, Khan e Makowskj. Si è dedicato allo studio di strutture spaziali a guscio, realizzate con sistemi costruttivi innovativi, sotto la guida dell’amico e maestro francese Jean Prouvé. Tutte queste esperienze di pratica professionale e progettuale, svolte tra Genova, Parigi e Londra, hanno caratterizzato fortemente l’attività di Piano il cui nome, già dal 1966, ha goduto di una risonanza internazionale. Il progetto per il Centre Georges Pompidou di Parigi, ha sancito il suo riconoscimento internazionale e segnato una svolta anche sul piano della progettazione. Dal 1971 ha iniziato, infatti, la collaborazione con R. Rogers nella società Piano & Rogers (1971 - 1978) e, successivamente, la collaborazione con P. Rice nella società Piano & Rice Associates (1978 - 1980). Nel 1981 ha fondato il Renzo Piano Building Workshop, con sede principale a Genova e sedi distaccate a Parigi (1987) ed Osaka (1989). Il Building Workshop riunisce alcuni dei principali collaboratori di Piano (F. Marano, S. Ishid, B. Plattner e N. Okabe), ma anche giovani progettisti (P. Vincent, M. G. Carrol e R. V. Truffelli), con i quali Piano studia, per i progetti, nuovi materiali e tecnologie all’avanguardia. In qualità di visiting professor, Renzo Piano ha tenuto corsi e lezioni presso la Columbia University di New York, la University of Pennsylvania a Filadelfia, la Scuola di Architettura di Oslo, il Central London Polytechnic e l’Architectural Association di Londra, le Università di Stoccarda, Tokyo e Delft. Nel 1978 è stato insignito del premio della Union of International Architects di Città del Messico; nel 1981 ha vinto il Compasso d’Oro ed, in seguito, numerosi ed importanti riconoscimenti internazionali. Nel 1989 è stato nominato Cavaliere di Gran Croce dal governo italiano ed ha ricevuto le lauree honoris causa dalle Università di Stoccarda, nel 1990, e di Delft, nel 1992. Dal 1994 è ambasciatore dell’UNESCO per l’architettura. Nel 1998 riceve il Premio Pritzker, consegnatogli durante la tradizionale cerimonia alla Casa Bianca dal Presidente Bill Clinton; nel 2000 a Venezia gli è stato consegnato il leone d’oro alla cariera; Medaglia d’Oro per l’architettura italiana a Milano nel 2003; Medaglia d’Oro AIA a Washington nel 2008 ed, infine, Sonning Prize a Copenhagen nel 2009. Sulla sua opera di architetto sono stati pubblicati numerosi testi e dedicate mostre personali in tutto il mondo. Tra i moltissimi progetti di rilievo internazionale realizzati da Renzo Piano, spiccano il già citato Centro Culturale Georges Pompidou, il Museo per la Collezione de Menil di Houston, lo stadio di calcio di Bari, la ristrutturazione del Lingotto, l’aeroporto internazionale di Osaka, la riqualificazione dell’area del Porto Antico di Genova, la risistemazione della Potsdamer Platz di Berlino, il Centro Culturale Jean Marie Tjibaou in Nuova Caledonia, la Torre Hermès di Tokyo.


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RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Schizzo progettuale 2. Sezione prospettica 3. Sezioni

Project: Uffici B&B Typology: Terziario Architect: Renzo Piano Realization: 1971-73 Address: Località Novedrate (CO)

Uffici B&B:

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La costruzione è racchiusa all’interno di una struttura reticolare composta da sottili tubi metallici, in origine di colore blu. Lo spazio destinato agli uffici risulta completamente libero e svincolato da questa struttura che, rimanendo all’esterno del volume, permette una completa flessibilità nell’organizzazione interna, secondo i principi costruttivi che l’architetto riprenderà pochi anni dopo su scala ben più vasta nella progettazione del Centre Pompidou di Parigi (1977). La copertura dell’edificio è sollevata rispetto all’estradosso del volume degli uffici, lasciando così uno spazio cavo aperto alle estremità che garantisce una ventilazione costante. In questo ambiente sono contenuti anche gli impianti, permettendo così di lasciare intatto lo spazio libero all’interno degli uffici. Le lastre di cristallo che formano la “pelle” dell’edificio, conferiscono una sensazione di leggerezza e mettono in diretto contatto i luoghi di lavoro con il verde circostante. I tubolari metallici che si ripetono in modo costante a formare il reticolo strutturale determinano differenti effetti figurativi: visti da particolari angolazioni, sembrano proporre un edificio rarefatto, scomposto in infiniti elementi; da altri punti di vista, quando i tubolari si sovrappongono l’uno all’altro, l’immagine che ne deriva è invece di estrema compattezza e solidità. Le finestrature degli spazi lavorativi risultano arretrate rispetto al filo della facciata a causa del reticolo verticale su cui è impostata la copertura, rievocando così la ricerca di riparo dal sole e dalle intemperie tipico dei portici delle architetture rurali.


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Project: Centro di ricerca B&B Typology: Terziario Architect: Antonio Citterio Realization: 2002 Address: Località Novedrate (CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Vista interna del padiglione - Leo Torri 2. Vista interna degli uffici - Leo Torri 3. Vista interna della vetrata - Leo Torri 4. Vista d’angolo - Leo Torri 5. Corpo scale - Leo Torri 6. Vista dell’ingresso - Leo Torri 7. Vista complessiva dello stabilimento - Leo Torri 8. Vista d’angolo notturna - Leo Torri

1. http://www.archinfo.it/antonio-citterio-and-partners/0,1254,53_ART_197233,00.html 2. http: www.architetturadelmoderno.it 3. http://www.antoniocitterioandpartners.it/EN/Design.aspx#/Design/profile 4. http://europaconcorsi.com/albo/59-Ordine-degli-Architetti-Pianificatori-Paesaggisti-e-Conservatori-d ella-Provincia-di-Milano/projects/210196-Centro-ricerca-e-sviluppo-B-B-Italia 1. Michele Reboli, B&B Italia: centro ricerca e sviluppo “Pietro Ambrogio Busnelli”, in Casabella n. 715, 2003

Biografia ANTONIO CITTERIO:

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Antonio Citterio nasce a Meda nel 1950, si laurea in architettura al Politecnico di Milano e, nel 1972, apre il suo studio avviando l’attività di progettazione architettonica e di interni. Fra il 1987 e il 1996 è associato a Terry Dwan: insieme realizzano edifici in Europa e in Giappone. Tra le costruzioni più significative: il ridisegno di un isolato nel centro storico di Seregno, le sedi di Amsterdam, Anversa e Milano per Esprit, lo stabilimento industriale per Vitra, in Germania, e, per Antonio Fusco, a Milano. Nel 1999 viene fondata la “Antonio Citterio and Partners”, studio multidisciplinare di progettazione per l’architettura, il disegno industriale e la grafica, soci fondatori Antonio Citterio e Patricia Viel. Patricia Viel nasce a Milano nel 1962 e si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1987. Inizia la sua collaborazione con Antonio Citterio nel 1986. Dal 1999 è socia della Antonio Citterio and Partners ricoprendo il ruolo di responsabile per l’architettura e partecipando significativamente al management della società. Dal 2005 è membro del Consiglio Direttivo dell’Istituto Nazionale di Architettura IN/ARCH - Sezione Provinciale di Milano. Lo studio sviluppa progetti di complessi residenziali e commerciali, stabilimenti industriali, ristrutturazioni conservative di edifici pubblici, pianificazione di spazi per il lavoro, uffici, showroom, alberghi; è, inoltre, attivo nel settore della comunicazione aziendale e realizza progetti di immagine coordinata, allestimenti e grafica. Antonio Citterio collabora attualmente, nel settore del disegno industriale, con aziende italiane e straniere quali Ansorg, Arclinea, Axor-Hansgrohe, Aubrilam, B&B Italia, Flexform, Flos, Fusital, Guzzini, Iittala, Inda, Kartell, Maxalto, Sanitec Group - Pozzi Ginori, Simon Urmet, Technogym, Tre Più, Vitra. Nell’aprile 2000 si inaugura la nuova sede di Milano in Via Cerva 4 e nel maggio successivo si apre la sede ad Amburgo, in Wrangelstrasse 75b. Nel 2002 si completano, ad Amburgo, la costruzione dell’edificio sede della Edel Music sul fiume Elba e di un edificio per uffici a Neuerwall, due stabilimenti per uffici e produzione tessile, a Legnano e a Lecco, e la sede del Centro Ricerche e Sviluppo con showroom e uffici per B&B Italia a Novedrate. Tra il 2003 ed il 2004, si realizza il progetto di immagine coordinata per De Beers (Londra e Tokyo) e si inaugura, a maggio 2004, il Bulgari Hotel a Milano, il primo della catena di alberghi di lusso “Bulgari Hotels and Resorts”. Nel 2005 si completano: la ristrutturazione dello storico Palazzo Comunale di Clusone, affacciato sulla Piazza dell’Orologio; il progetto per la sede e asilo aziendale della multinazionale farmaceutica GlaxoSmithKline, a Verona; un progetto per studio notarile a Sondrio ed i progetti per due residenze unifamiliari: la prima a Villasimius, in Sardegna, la seconda a Basilea, in Svizzera. Nel settembre 2006 viene inaugurato a Bali, il Bulgari Resort, a Milano, lo showroom Aspesi nella centrale via Montenapoleone e, a dicembre dello stesso anno, la nuova piazza “Michele Alboreto” del comune milanese di Rozzano. Sono in corso il progetto per il nuovo insediamento “Technogym Village” a Cesena (insediamento produttivo, uffici e centro direzionale), la riconversione, in comprensorio di insediamenti per terziario e strutture ricettive, a Milano, della Ex Riva Calzoni; il progetto per la nuova piazza di Busto Arsizio, il progetto per la riqualificazione del Molo Guardiano sud della Marina di Ravenna; il progetto di riqualificazione urbana dell’area ex-Martinelli a Morbegno Numerose le partecipazioni alle competizioni internazionali: nel 2002 è stato presentato il progetto per il concorso per la sistemazione della “Jungfernstieg”, area pubblica di approdo delle imbarcazioni turistiche del lago Binnenalster, con sistemazione delle aree commerciali, zona pedonale e fermata della metropolitana; a marzo 2004, è stato presentato il progetto per la trasformazione del quartiere storico di Fiera Milano in nuovo polo urbano, in cordata con altri progettisti; ad aprile 2004 quello per il concorso per la realizzazione del ponte “Brooktorhafen” per il nuovo quartiere “Hafencity”, banchine e sottopassi pedonali sempre ad Amburgo; a maggio 2004, il progetto per un nuovo concept espositivo per le sale del Rijksmuseum di Amsterdam; a giugno 2004 il progetto d’ampliamento per un nuovo edificio scolastico polifunzionale e scuola materna della Deutsche School di Milano; nel settembre 2004, infine, in cordata con altri progettisti, vince il concorso di idee per la sistemazione funzionale arredo e dotazioni di sicurezza del Molo Guardiano sud / Marina di Ravenna, mostrato in occasione della IX Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, sezione “Città d’Acqua”. Nel 2004 viene pubblicata la monografia edita da Electa “Antonio Citterio Industrial design”. Nel 2005 vince il concorso ad inviti per la realizzazione di un albergo all’interno del progetto Hafencity ad Amburgo; viene invitato a partecipare al concorso per la realizzazione delle strutture alberghiere per il nuovo complesso fieristico di Rho-Pero ed al concorso per il recupero ambientale e ricostruzione del fronte lago di Como a Lezzeno, con destinazione d’uso turistico-ricettivo-residenziale.Sempre nel 2005 il progetto Neumühlen riceve il secondo premio dall’Hamburg Architektur Preis e menzione da Deutscher Architektur Preis. Contestualmente viene pubblicata, a cura di Luigi Prestinenza Puglisi, la monografia “Antonio Citterio” edita da Edilstampa. Dal 2006 è professore titolare di progettazione all’Accademia di Architettura dell’Università della Svizzera Italiana. Nel gennaio 2007 la giuria del Mies van der Rohe Award seleziona, tra le 273 candidature invitate a partecipare, il progetto “Asilo per campus GlaxoSmithKline” che entra a far parte del catalogo e della mostra itinerante insieme ad altri 32 progetti; nello stesso mese Antonio Citterio and Partners si aggiudica il concorso bandito da Hines Italia insieme a Monti dei Paschi Siena per la riqualificazione dello storico edificio milanese Ferrante Aporti. Nel 2007 riceve dalla “Royal Society for the encouragement of Arts, Manufactures & Commerce” in London la prestigiosa onorificenza “Royal Designer for Industry”. Nel 2007 Antonio Criterio and Partners ottiene la certificazione UNI EN ISO 9001:2000.


19 F

RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Planimetria 2. Sezioni 3. Dettaglio tecnico

Project: Centro di ricerca B&B Typology: Terziario Architect: Antonio Citterio Realization: 2002 Address: Località Novedrate (CO)

Centro di ricerca B&B:

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Il nuovo edificio industriale della B&B Italia, realizzato all’interno della sede aziendale di Novedrate (CO), va ad occupare un’area libera di circa 3.000 mq adiacente all’esistente stabilimento progettato negli anni Sessanta da Afra e Tobia Scarpa, completando idealmente la forma rettangolare del complesso industriale. La nuova costruzione si articola su tre livelli: - il piano interrato, a quota -6,70m, ospita l’archivio stampi per la schiumatura in poliuretano a freddo, una sala fotografica a doppia altezza e un deposito; - il piano terra, a una quota 0,00m, è occupato da laboratori tecnici per la prototipazione (tappezzeria, falegnameria, sala materie plastiche) e da una officina; - il nuovo primo piano, a quota +4,50m, ospita il nuovo show-room e gli uffici del centro ricerca e sviluppo, organizzati in open space o co divisori mobili. L’immagine architettonica del progetto si affida a un muro in cemento armato che cinge l’edificio sui due lati liberi per un’altezza di quasi sette metri. La superficie del muro è stata trattata con un impregnante protettivo che non altererà in colore naturale del calcestruzzo; è lasciato a vista il disegno geometrico degli scuretti e dei tiracasseri. Una grande apertura nel muro racchiude l’uscita di sicurezza e una vetrata per l’illuminazione dei laboratori dei laboratori, rivestita da una rete in acciaio inox complanare al muro in cemento. La zona esterna, ribassata per le funzioni di carico e scarico, è prolungata sul lato corto con un taglio nel terreno che, distaccando il piano di campagna dal volume di progetto, enfatizza l’emergere dal suolo del muro di cemento armato. Il volume dello show-room e degli uffici, ricavato sulla copertura, in contrasto con l’immagine solida e compatta del muro che caratterizza il basamento, è connotato da un rivestimento traslucido in policarbonato sormontato da una copertura leggera in lamiera coibentata. La struttura dell’edificio è realizzata con un sistema di travi e pilastri in elementi di cemento armato prefabbricato, che sostiene i solai composti da tegoli a doppio “T” prefabbricati; i blocchi scala e i vani ascensore sono in cemento armato gettato in opera.


20 F

Project: Fabbrica C&B Typology: Industriale Architect: Tobia Scarpa Realization: 1966 Address: Località Novedrate (CO)

RIFERIMENTO IMMAGINI ed AUTORI:

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

1. Vista generale dello stabilimento 2. Vista d’angolo - Leo Torri 3. Foto d’epoca della facciata 4.

1. http://www.onoluce.it/it/scarpa.html 1. Casabella 715 p. 76 ,2003

Biografia Tobia Scarpa:

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Si è laureato presso la Facoltà di Architettura di Venezia nel 1969. Da allora ha lavorato sia nel campo del design che in quello dell’architettura e del restauro realizzando, in collaborazione con Afra Bianchin, numerose opere significative. Dal 2000 insegna alla facoltà di disegno industriale ClaDIS di Venezia. Tra i numerosi premi ed i riconoscimenti ricevuti: Il Compasso d’oro ADI del 1970; Compasso d’Oro, Segnalazione d’Onore ADI del 1979; il Resource Council Inc. 1981; Neocom merit Award, Chicago, 1982; Primer, Premio Nacional De Diseño Otorgado 1987; Auszeichnung für hohe Design Qualität 1992 e l’IF Industrie Forum Design Hannover del 1992. Inoltre, alcune delle sue opere sono esposte nei più importanti musei del mondo e nell’ottobre 2004 l’Istituto Italiano di Cultura di Chicago ha organizzato una esposizione itinerante (Chicago, Los Angeles, Toronto, San Francisco) dedicata al suo lavoro. Nel campo del design realizza progetti per: B&B Italia (Coronado), Cadel, Casas, Cassina (Soriana), Dimensione Fuoco, Flos (Papillona, Pierrot), Gavina ora Knoll International, Goppion, IB Office, Maxalto, Meritalia (Libertà), Molteni, San Lorenzo, Stildomus, Unifor, Veas. Nel 1964 con la progettazione della prima fabbrica, Tobia Scarpa e Afra Bianchin diventano i progettisti di tutta l’architettura industriale del gruppo Benetton. Della vasta produzione architettonica si ricordano: fabbrica C&B Italia a Novedrate, casa Benetton a Paderno, casa Zamprogno a Treviso, casa Scarpa a Trevignano, Villa Fragiacomo a Trieste, casa Lorenzin ad Abano Terme, casa Molteni a Carimate, casa Meroni a Carimate, casa Tonolo a Ponzano, il complesso industriale della Benetton Group, lo stadio di atletica polifunzionale di Lommel (Belgio), il Palazzo dello Sport di Salerno e la sede dell’Interporto di Padova. Tra i restauri: Barchessa Villa Lia a Treviso, Punto Sip a Treviso, Palazzo Del Monte a Reggio Emilia, complesso trecentesco a Treviso, i progetti per il restauro di Via Isola a Treviso e Villa Loredan a Volpago del Montello, Villa Guarnieri a Ponzano Veneto, la Loggia dei Cavalieri a Treviso, i Palazzi Bonati e Brusati a Carpi, il Palazzo Bomben-Caotorta a Treviso, le Gallerie dell’Accademia di Venezia e il Palazzo del Mercato Vecchio a Verona.


20 F

RIFERIMENTO IMMAGINI: 1. Planimetria 2. Pianta coperture

Project: Fabbrica C&B Typology: Industriale Architect: Tobia Scarpa Realization: 1966 Address: Località Novedrate (CO)

Fabbrica C&B:

Dopo i primi mesi di sperimentazione in un capannone di 1.500 mq a Meda, l’incontro tra Cesare Casina e Piero Ambrogio Busnelli apre nuove possibilità finanziarie e porta, nel 1966, alla creazione della “C&B Italia” (Cassina & Busnelli), -una socetà operante nel campo dell’arredo domestico destinata a suscitare l’interesse per una produzione di avanzata tecnologia, suggerire le proposte che nascono dalla dimensione industriale, realizzare le massime collaborazioni-, come si legge esplicitamente nelle prime campagne pubblicitarie. Il marchio della nuova società viene studiato da Bob Noorda; il progetto dello stabilimento, da erigersi a Novedrate, in provincia di Como, viene affidato ad Afra e Tobia Scarpa, che in quegli anni , dopo aver ottenuto un certo successo nel settore del design con i progetti per Gavina, Flos e Cassina, stavano acquisendo notorietà anche come architetti grazie alla realizzazione della fabbrica di maglieria Benetton a Ponzano (Treviso). In collaborazione con l’ingegnere Carlo Maschietto, gli Scarpa mettono a punto un sistema modulare in cemento prefabbricato composto da tre soli elementi ripetuti (pilatri, travi e tamponamento) scanditi in una maglia strutturale, con tre pannelli uno sopra l’altro, in cui quello centrale rimovibile per eventuali finestrature, od accostati in orizzontali a formare la copertura. Lo stabilimento si inaugura nel 1968, in un periodo di diffusa sperimentazione sulle possibilità offerte dalla prefabbricazione in cemento nell’architettura industriale italiana; l’anno successivo viene presentato sulla rivista “Future Design Magazine” come la fabbrica di imbottiti più automatizzata del mondo. Successivamente, nel 1973, Bosnelli acquisisce l’intera proprietà dell’azienda (che diviene B&B Italia).

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