Università degli studi di Genova Facoltà di Architettura Corso di Laboratorio di Progettazione V A.A 2012-2013 Prof. Arch. Marco Casamonti Arch. Mattia Cadenazzi_ Arch. Carlotta Costantino_ Arch. Federica Poggio
ITINERARI DI ARCHITETTURA ROMA 1912\2012
GRUPPO N° 4
Clara Baldini Matricola: 3234936
Carlotta Crosa Matricola: 3265880
Giulia Garibotto Matricola: 3220658
Pietro Odaglia Matricola: 3114597
Simone Pastine Matricola: 3271115
Francesco Ricci Matricola: 3260038
Matteo Rossi Matricola: 3240942
Fabio Stranieri Matricola: 3224179
01_Cinema XXI Aprile
06_Palazzo INA-INPS
11_Quartiere INA Casa
16_Villaggio Olimpico
02_Ufficio Postale
07_Colosseo Quadrato
12_Torri INA assicurazioni
17_banca popolare di Milano
03_Casa delle Armi
08_Palazzo dei Ricevimenti
13_Complesso Belsito
18_Centro dell Musica
04_Casa Balilla
09_Stazione Termini
14_Palazzetto dello Sport
19_“Dives in Misericordia�
05_Palazzina Furmanik
10_Palazzina Il Girasole
15_Magazzini La Rinascente
20_MAXXI
21_Biblioteca Pontificia Lateranense 22_Ara Pacis 23_Stadio del Nuoto 24_Torre Transit 25_Stazione Roma Tiburtina
26_Torre Euro Sky
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project: Cinema XXI Aprile typology: Edificio Pubblico architect: Mario De Renzi realization: 1931- 1937 address: Via XXI Aprile
project: Edificio Postale typology: Civic architect: Libera, Mario De Renzi realization: 1933-1934 (built) address: Via Marmorata, Rome
project: Casa delle Armi typology: Edificio polifunzionale architect: Luigi Walter Moretti realization: 1933 - 1936 (built) address: Viale dei Gladiatori
project: Casa Balilla typology: Mixed used architect: Luigi Walter Moretti realization: 1933 - 1937 (built) address: Largo Ascianghi
project: Palazzina Furmanik typology: Edilizia residenziale architect: Mario De Renzi realization: 1935_1938 address: Lungotevere Flaminio
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project: Palazzo INA-INPS typology: Civic architect:Muzio,Pediconi realization: 1938-1952 address: Piazzale delle Nazioni
project: Colosseo Quadrato typology: Cultural architect:Guerrini, Lapadula realization: 1938 - 1953 (built) address: Quadrato Concordia
project: Palazzo dei Ricevimenti typology: Cultural architect: Adalberto Libera realization: 1938-1954 (built) address: Piazza J.F. Kennedy
project: Stazione Termini typology: Transport architect: Angiolo Mazzoni realization: 1939 - 1943 address: Piazza dei Cinquecento
project: Palazzina Il Girasole typology: Residential architect: Luigi Walter Moretti realization: 1949 (build) address: Viale Bruno Buozzi
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project: Quartiere INA Casa typology: Residential architect: Mario Ridolfi realization: 1950-1954 (built) address: Via Tiburtina, Rome
project: Torri INA assicurazioni typology: Residential architect: Mario Ridolfi realization: 1951-1954 (built) address: Viale Etiopia - Rome
project: Complesso Belsito typology: Residential architect: Ugo Luccichenti realization: 1953 (built) address: Piazza delle Medaglie
project: Palazzetto dello Sport typology: sports architect: Pier Luigi Nervi realization: 1956-1960 address: Piazza Apollodoro
project:Magazzini La Rinascente typology: Commercial architect: Franco Albini realization: 1957-1961 (build) address: Piazza Fiume 5, Rome
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project: Villaggio Olimpico typology: Edilizia pubblica architect: Libera, Luccichenti realization: 1958-1960 address: quartiere Q.II Parioli
project: banca popolare di Milano typology: Uffici architect: Luigi Moretti realization: 1973 address: Piazzale Flaminio
project: Centro dell Musica typology: Cultural architect: Renzo Piano realization: 1995-2002 (built) address: V. Pietro de Coubertin
project: “Dives in Misericordia� typology: Church architect: Richard Meier realization: 1998-2003 (built) address: Via Tovaglieri, Rome
project: MAXXI typology: Cultural architect: Zaha Hadid Architets realization: 1998-2009 (built) address: Via Guido Reni, Rome
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project: UniversitĂ Lateranense typology: Biblioteca architect: J. King, R.Roselli realization: 2003-2006 (build) address: Via della Pilotta, Rome
project:Museo dell’Ara Pacis typology: Museo architect: Richard Meier realization: 21 aprile 2006 address: Lungotevere in Augusta
project: Stadio del nuoto typology: Sport Center architect: Santiago Calatrava realization: 2007 (not build) address: Tor Vergata project:
project: Torre Transit typology: Offices | Residential architect: Franco Purini realization: 2007 - 2010 (built) address: Park Europarco, Rome
project: Stazione Tiburtina typology: Transport architect: Studio ABDR realization: 2007 - 2011 address: Staz. Tiburtina, Rome
26 project: Torre Eurosky typology: Residential architect: Franco Purini realization: 2010 - 2012 address: Park Europarco, Rome
01 project: Cinema XXI Aprile typology: Edificio Pubblico architect: Mario De Renzi realization: 1931- 1937 address: Via XXI Aprile
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_tipo di vista della foto (prosp. fronte nord-ovest..) Autore della foto 2_tipo di vista della foto (prosp. fronte nord-ovest..) Autore della foto 3_tipo di vista della foto (prosp. fronte nord-ovest..) Autore della foto 4_tipo di vista della foto (prosp. fronte nord-ovest..) Autore della foto 5_tipo di vista della foto (prosp. fronte nord-ovest..) Autore della foto 6_tipo di vista della foto (prosp. fronte nord-ovest..) Autore della foto 7_tipo di vista della foto (prosp. fronte nord-ovest..) Autore della foto 8_tipo di vista della foto (prosp. fronte nord-ovest..) Autore della foto
M.L.Neri-Mario De Renzi: architettura come mestiere, Roma 1992.
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http://www.architettiroma.it/primavera/archidimen.swf http://www.sweetrome.it/edifici_e_palazzi/falansterio_federici.html
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Mario De Renzi nasce a Roma il 17 novembre del 1897. Ultimati gli studi in architettura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma come allievo di Arnaldo Foschini diviene presto un giovane architetto di successo. Dal 1929 al 1943 a Napoli è professore incaricato di disegno presso la Facoltà di Architettura della Università degli Studi “Federico II”.La maggior parte delle sue opere tuttavia si trova a Roma. La prima parte della sua attività di progettista è caratterizzata da una notevole produzione di edilizia popolare come le case per i dipendenti del Governatorato in via Andrea Doria (1929) e Piazza Mazzini (1931).Nel 1931 progetta la sua prima opera di rilievo: l’immenso isolato di case convenzionate Federici in viale XXI aprile, (scelto più tardi da Ettore Scola per ambientarvi “Una giornata particolare” con Mastroianni e la Loren), con il quale si inserisce nella corrente del “movimento moderno”.Negli anni trenta comincia un sodalizio progettuale con Adalberto Libera che si rivelerà tra i più fecondi dell’anteguerra in ambito romano, e la cui produzione procederà in direzione del “razionalismo italiano”.Nel 1932 realizza, appunto con Libera, il padiglione della Mostra della Rivoluzione Fascista.Nel 1933, realizza sempre con Libera il Palazzo delle Poste di via Marmorata con il quale aderisce ormai pienamente all’architettura “razionalista”. Nel 1935 con Giorgio Calza Bini realizza la palazzina Furmanik (dal nome del committente) a lungotevere Flaminio, che conferma ed anzi esalta la tendenza “razionalista” e, che, risulta apprezzata anche da Walter Gropius, in una gita romana del fondatore della Bauhaus.Nel 1949 con Saverio Muratori è impegnato nella progettazione urbana e nel disegno di alcuni edifici del quartiere INA-Casa a Valco San Paolo. Il suo capolavoro è considerato tuttavia la villa per la sua famiglia a Sperlonga del 1957. Muore a Roma il 22 novembre 1967.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_planimetria 2_sezione/ dettaglio...../prospetto fronte sud-est.... 3_sezione/ dettaglio...../prospetto fronte sud-est....
project: Cinema XXI Aprile typology: Edificio Pubblico architect: Mario De Renzi realization: 1931- 1937 address: Via XXI Aprile
Descrizione dell’ opera
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Nell’arco degli anni Trenta il Governatorato di Roma promuove la costruzione di numerosi insediamenti convenzionati per fronteggiare l’urgente necessità di alloggi. Il colossale complesso realizzato dall’impresa Federici occupa un vasto lotto trapezoidale ed ospita circa 440 alloggi diversamente dimensionati. L’impianto tendenzialmente simmetrico articola più blocchi attorno a due grandi cortili, dislocati lungo differenti quote che risolvono le acclività del terreno. La volumetria dei corpi di fabbrica viene arricchita sia dagli aggetti dei balconi che dai corpi scala, completamente vetrati, che restituiscono suggestioni futuristiche, veicolate dalla cinematografia d’avanguardia. Il teatro-cinema inserito nel complesso di case convenzionate costruite dall’impresa federici- reso celebre dal film di Ettore Scola “ Una gioranata Particolare “ (1977) - la sala cinematografica segue con organicità una tradizione già precidentemenre sperimentata a roma in acluni interventi I:A:C.P. (cinema “Doria” a Trionfale - 1923-1926- e “Palladium” alla Garbatella - 19281931- entrambi di Innocenzo Sabbatini) nell’idea di una integrazione di servizi con la residenza. Tale soluzione urbanistica e architettonica, fu, più tardi, ripresa agli inizi degli anni ‘50 da Ugo Luccichenti nel complesso della S. G. I. a Belsito. Il cinema aveva, quindi, una vocazione prettamente popolare, soprattutto nel tipo di programmazione conservatasi fino alla sua chiusura avvenuta agli inizi degli anni ‘70. Oggi la sala è occupata da un supermercato; un grande pannello deturpa vistosamente l’intero prospetto dell’edificio sul viale.
02 project: Edificio Postale typology: Civic architect: Alberto Libera, Mario De Renzi realization: 1933-1934 (built) address: Via Marmorata 00153 - Rome (IT)
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_exterior, prosp. fronte sud-ovest (delaque79) 2_exterior, prosp. fronte sud-est (delaque79) 3_exterior, prosp. fronte sud-ovest (sconosciuto) 4_exterior, prosp. fronte sud (sconosciuto) 5_exterior, prosp. fronte sud-est (mluisa_) 6_exterior, prosp. fronte sud-est (Alfonso Acocella) 7_exterior, prosp. fronte sud-est (Fabio Stranieri) 8_exterior, prosp. fronte sud-est (Fabio Stranieri)
Luca Rivalta - Adalberto Libera, Mario De Renzi, Il Palazzo delle Poste a Roma http://it.wikipedia.org http://www.flickr.com http://www.pabaac.beniculturali.it/opencms/approfondimenti/sitonew/ita/ biografia/biografia.html http://www.darc.beniculturali.it/sitonew/ita/roma/marmorata/marmorata. htm
Biografia:
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Adalberto Libera (Villa Lagarina, 16 luglio 1903 – Roma, 17 marzo 1963) Fu un architetto italiano, tra i maggiori esponenti del razionalismo. Fu membro non ancora laureato del milanese Gruppo 7 con Terragni, Figini, Pollini, Rava, Frette, Larco e Castagnoli. Subentrò proprio a quest’ultimo nel 1927, diffondendo a Roma l’azione teorica del gruppo. Nel 1930 fondò, e divenne segretario, il M.I.A.R. (Movimento Italiano di Architettura Razionale) ed è invitato da Ludwig Mies van der Rohe all’esposizione di Stoccarda del 1927 (Werkbund). Fu tra gli organizzatori nel 1928 e nel 1931 delle Esposizioni di “Architettura Razionale” a Roma.Continua la sua attività progettuale sui canoni del razionalismo e realizza in tal senso diversi edifici negli anni trenta di cui il maggiore è senz’altro il Palazzo dei Congressi dell’E.42. Mario De Renzi (Roma il 17 novembre del 1897 - Roma il 22 novembre 1967) Ultimati gli studi in architettura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma come allievo di Arnaldo Foschini diviene presto un giovane architetto italiano di successo. Nel primo dopoguerra inizia la sua attività professionale presso lo studio di Alberto Calza Bini e consegue una notevole serie di affermazioni in concorsi, approfondendo la tradizione romana. Dal 1929 al 1943 a Napoli è professore incaricato di disegno presso la Facoltà di Architettura della Università degli Studi “Federico II”. Nel 1932 realizza con Libera, il padiglione della Mostra della Rivoluzione Fascista. Nel 1933, realizza sempre con Libera il Palazzo delle Poste di via Marmorata con il quale aderisce ormai pienamente all’architettura “razionalista”. Nel 1935 con Giorgio Calza Bini realizza la palazzina Furmanik a lungotevere Flaminio, che conferma ed anzi esalta la tendenza “razionalista”.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta 2_assonometria-prospetti/sezione 3_prospetti
project: Palazzo INA-INPS typology: Civic architect: G.Muzio, G. Pediconi, M. Paniconi realization: 1938-1952 (built) address: Piazzale delle Nazioni Unite, 00144 - Rome (IT)
Descrizione dell’ opera: Stato: In uso Uso: Uffici
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Nel concorso bandito dal Ministero delle Poste nel 1933 per la realizzazione dell’ Ufficio postale nel quartiere Aventino, Libera vince il 1° premio in collaborazione con l’arch. M. De Renzi. L’area disponibile, lievemente rialzata sulla Via Marmorata, consente la realizzazione di un fabbricato che si rapporta con gli edifici storici presenti (Porta San Paolo e la Piramide Cestia). Studi sull’asse eliotermico determinano l’orientamento a mezzogiorno dell’edificio Il tipo edilizio è una corte quadrata: una composizione unitaria simmetrica derivata da proporzioni geometriche e metriche auree, una soluzione plastica funzionale agli spazi richiesti. Il palazzo è articolato in tre visibili volumi ospitanti distinte funzioni: un corpo di fabbrica conformato a C con tre piani per uffici, il salone per il pubblico nel volume più basso, visibile all’esterno grazie al tamburo in vetro-cemento, ed un prolungato portico architettonicamente autonomo che lega i corpi di fabbrica. L’edificio, omogeneo nel trattamento marmoreo parietale, palesa all’esterno attraverso il taglio dimensionale delle aperture l’ordine funzionale espresso in una rigorosa composizione geometrica. Le finestre rettangolari sui prospetti laterali corrispondono agli uffici. La fronte posteriore, caratterizzata da una fitta griglia parietale (motivo desunto dai colombari romani), segnala l’ambiente a doppia altezza per lo smistamento della posta. Una duplice fila di piccole seriali finestre quadrate illuminano i corridoi che delimitano i lati interni del corpo a C. Sulle due testate laterali al tamburo un tipico brano
compositivo denuncia la presenza dei corpi scala. Una trama diagonale di nastri e linee, contenuta in un grande pannello, rende plastiche e permeabili le due pareti (elaborazione e memoria dello studio per un organismo di rapido sfollamento, presentato alla 1° Mostra di Architettura razionale). All’interno il salone per il pubblico è cadenzato da sottili pilastri circolari foderati in alluminio e prende luce dalle pareti vetrate del tamburo ellissoidale in vetrocemento, un particolare effetto luminoso è reso dallo scivolamento della luce sul pavimento. Il lungo portico conclude il quarto lato della corte; il telaio di connessione, distinto dal differente colore del marmo, determina un fronte unitario e si espande lateralmente; una zona filtro tra l’ambiente interno del salone ed esterno del verde. Un’ampia gradinata si dispone armonicamente sulla via Marmorata; è la memoria di un pronao classico che si connette e dialoga con l’immediato contesto ricco di presenze monumentali. L’opera è considerata dalla storiografia dell’architettura un modello del razionalismo a Roma.
03 project: Casa delle Armi | Accademia di scherma typology: Civic | Cultural | Sport architect: Luigi Walter Moretti realization: 1933 - 1936 (built) address: Viale dei Gladiatori, Foro Italico - Rome (IT)
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_exterior, prosp. fronte est (sconosciuto) 2_exterior, prosp. fronte sud (sconosciuto) 3_exterior, prosp. fronti principali (sconosciuto) 4_exterior, prosp. fronte est (sconosciuto) 5_interior, sala della scherma (sconosciuto) 6_interior, dettaglio copertura sal della scherma (sconosciuto) 7_exterior, prosp. fronte sud e ovest (sconosciuto) 8_exterior, prosp. fronte ovest (sconosciuto)
http://www.bandb-rome.it/architettura_razionalista.html#pietro_aschieri http://www.treccani.it/enciclopedia/luigi-walter-moretti_(Dizionario-Biografico)/ http://leganerd.com/2011/02/16/la-casa-delle-armi-di-luigi-moretti/
Biografia:
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Luigi Walter Moretti (Roma, 22 Novembre 1906 - Capraia Isola, 14 Luglio 1973) architetto e urbanista, operò durante il Ventennio Fascista. Si laureò nel 1929 presso la Regia Scuola di Architettura di Roma, e diventò subito assistente di Gustavo Giovannoni fino al 1932. Nel 1932 abbandonò la carriera accademica e iniziò a partecipare a concorsi di progettazione e nel 1933 partecipò con Paniconi, Pediconi e Tufaroli alla quinta Triennale di Milano presentando un progetto per una casa per un uomo di studio. Nello stesso anno fu presentato a Renato Ricci, presidente dell’Opera Nazionale Balilla (poi Gioventù Italiana del Littorio) che l’anno seguente lo nominò direttore dell’Ufficio Tecnico dell’ONB (poi GIL) per il quale progettò dal 1933 le case della gioventù in più città italiane. Nel 1936 progettò, senza tuttavia mai realizzarlo, un piano espansivo del Foro Italico, ed è sua l’Accademia della Scherma del Foro Italico nota anche come Casa delle Armi. Nel 1938 partecipò alla progettazione dell’EUR vincendo il concorso (ex aequo con Fariello, Muratori, Quaroni) per la progettazione della Piazza Imperiale (ora Piazza Marconi). Nel 1950 fondò la rivista “Spazio, Rassegna delle Arti e dell’Architettura” pubblicata fino al 1953. Nel 1957 divenne consulente della SGI per la quale negli anni successivi progetterà anche il complesso Watergate a Whashinton e collaborò con il Comune di Roma e il Ministero dei LP per il piano intercomunale di Roma. Nel 1958 progettò importanti quartieri residenziali (CEP Livorno) e partecipò alla realizzazione del progetto del Villaggio Olimpico per la XVII Olimpiade del 1960 a Roma. La vicinanza al regime fascista e la successiva vicinanza ai gruppi immobiliari più potenti hanno portato a considerare scarsamente i suoi lavori che a Roma sono tra i più belli e innovativi.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_planimetria generale 2_prospetto fronte est 3_sezione trasversale
project: Casa delle Armi | Accademia di scherma typology: Edificio polifunzionale architect: Luigi Walter Moretti realization: 1933 - 1936 (built) address: Viale dei Gladiatori, Foro Italico - Rome (IT)
Descrizione dell’opera:
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L’Accademia della Scherma, o Casa delle Armi, è l’opera più conosciuta di Luigi W. Moretti in ambito internazionale e insieme alla palestra del Duce (1936) e alla cella commemorativa (1940) diede voce alla mistica fascista di un «internazionalismo mirato alla rappresentazione e sublimazione del regime». Realizzata tra il 1933 e il 1936, manifesta la regola morettiana di pensare l’architettura in modo semplice e solenne insieme. Il progetto è impostato su una raffinata costruzione geometrica di quadrati e rettangoli aurei e consiste in due semplici volumi ortogonali tra loro. I due corpi in origine ospitavano, secondo la ferrea logica razionalista, funzioni separate: la biblioteca e la sala d’armi. L’edificio è articolato volumetricamente con strutturazione ad L, con corpi distinti collegati da un percorso in quota su due livelli [1]. Il primo, completamente chiuso, accoglie la grande biblioteca a doppia altezza affacciata su di una galleria per la lettura ed illuminata da una grande superficie vetrata a tutt’altezza con un soffitto rosso pompeiano. In corrispondenza dell’angolo, a cerniera fra i due volumi, la composizione architettonica mette in forma una elegante figura volumetrica ellittica destinata alla sala dei ricevimenti. Nel secondo corpo di fabbrica, perpendicolare al primo, trovano posto la grande Sala d’Armi (con superficie libera di 45×25 m per l’attività agonistica) coperta interamente da due semi-volte a mensola in cemento armato sfalsate [3], i servizi di spogliatoio e di doccia distribuiti su tre livelli affacciati su una galleria e i servizi particolari localizzati nel seminterrato. Moretti sottopone la composizione dell’opera ad un trattamento riunificante e rigoroso; in particolare assegna un’altezza costante ai due volumi e poi li “modella” attraverso una configurazione regolare, stereometrica sfruttando un rivestimento avvolgente in
marmo statuario venato di Carrara. La “scorza” marmorea omogenea del rivestimento prosegue, poi, attraverso scale poste alla base dei volumi a saldarsi al suolo dei piazzali, della grande vasca d’acqua, del pavimento esterno. Tutto appare quindi come un ininterrotto blocco monolitico [2] e il rivestimento in marmo statuario di Carrara, scelto da Moretti in una particolare venatura “lunense”, contribuisce ad esaltare l’eleganza e la purezza dei volumi. Si narra che la ricerca della perfezione formale per questo edificio portò Moretti a far applicare le lastre di marmo esclusivamente di notte, per far si che, tramite una luce artificiale radente alla parete, si potessero notare meglio ed eliminare tutte le imperfezioni. Nella Sala delle Armi lo spazio lievita, ottenuta grazie ad una soluzione strutturale ingegnosa impostata su due mensole giganti in calcestruzzo armato (con sezione parabolica di diversa altezza e portata, contrapposte e completamente indipendenti), e si è accolti in uno spazio non “cubico” e strettamente unitario. Uno spazio denso, stabilizzato nel suo monumentale “stampo cavo” le cui superfici continue appaiono ferme e leggiadre grazie ad una modulazione dei flussi luminosi che “accarezzano” ogni parte del volume interno. La luce penetra nella grande Sala delle Armi dall’alto, obliquamente, unidirezionata, attraverso l’apertura longitudinale ottenuta fra le due estremità delle mensole strutturali, diffondendosi radente fino alle superfici curve lisce di stucco bianco per poi rischiarare il piano pavimentale in marmo venato di Carrara al cui centro insiste la pedana in linoleum. Alla maniera di Mies van der Rohe oppone una visione aulica del vuoto sostanzialmente moderna fatta di atmosfere dense e avvolgenti dove lo spazio vale per se stesso. Tutta l’opera di Moretti degli anni Trenta usa gli strumenti della ricerca moderna per ritornare a confrontarsi con il passato che la fa resistere nel tempo.
04 project: Casa della Gioventù Italiana | Casa Balilla typology: Mixed used architect: Luigi Walter Moretti realization: 1933 - 1937 (built) address: Largo Ascianghi, Trastevere - Rome (IT)
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_exterior, vista prospettica dall’alto 2_interior, interno 3_exterior, prosp. fronte sud-est 4_exterior, prosp. fronte sud-ovest 5_exterior, vista ravvicinata prosp. fronte sud 6_exterior, prosp. fronte sud-est 7_exterior, prosp. fronte sud-est 8_exterior, prosp. fronte nord-est
http://www.bandb-rome.it/architettura_razionalista.html#pietro_aschieri http://www.treccani.it/enciclopedia/luigi-walter-moretti_(Dizionario-Biografico)/ http://www.designoitaliano.it/plugin/architettura/articles/show/CasaGioventuRomaLuigiMoretti http://www.archiviocentraledellostato.beniculturali.it/getFile.php?id=819
Biografia:
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Luigi Walter Moretti (Roma, 22 Novembre 1906 - Capraia Isola, 14 Luglio 1973) architetto e urbanista, operò durante il Ventennio Fascista. Si laureò nel 1929 presso la Regia Scuola di Architettura di Roma, e diventò subito assistente di Gustavo Giovannoni fino al 1932. Nel 1931 vinse una borsa di studio grazie alla quale collaborò con Corrado Ricci nella sistemazione dei settori orientale e settentrionale dei Mercati traianei. Nel 1932 abbandonò la carriera accademica e iniziò a partecipare a concorsi di progettazione e nel 1933 partecipò con Paniconi, Pediconi e Tufaroli alla quinta Triennale di Milano. Nello stesso anno fu presentato a Renato Ricci, presidente dell’Opera Nazionale Balilla (poi Gioventù Italiana del Littorio) che l’anno seguente lo nominò direttore dell’Ufficio Tecnico dell’ONB (poi GIL) per il quale progettò dal 1933 le case della gioventù in più città italiane. Nel 1936 progettò, senza tuttavia mai realizzarlo, un piano espansivo del Foro Italico, ed è sua l’Accademia della Scherma del Foro Italico nota anche come Casa delle Armi. Nel 1938 partecipò alla progettazione dell’EUR vincendo il concorso per la progettazione della Piazza Imperiale (ora Piazza Marconi). Nel 1950 fondò la rivista “Spazio, Rassegna delle Arti e dell’Architettura” pubblicata fino al 1953. Nel 1957 divenne consulente della SGI per la quale negli anni successivi progetterà anche il complesso Watergate a Whashinton e collaborò con il Comune di Roma e il Ministero dei LP per il piano intercomunale di Roma. Nel 1958 progettò importanti quartieri residenziali (CEP Livorno) e partecipò alla realizzazione del progetto del Villaggio Olimpico per la XVII Olimpiade del 1960 a Roma. La vicinanza al regime fascista e la successiva vicinanza ai gruppi immobiliari più potenti hanno portato a considerare scarsamente i suoi lavori che a Roma sono tra i più belli e innovativi.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_modello di studio 2_sezione trasversale 3_sezione longitudinale
project: Casa della Gioventù Italiana | Casa Balilla typology: Mixed used architect: Luigi Walter Moretti realization: 1933 - 1937 (built) address: Largo Ascianghi, Trastevere - Rome (IT)
Descrizione dell’ opera:
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Il giovane architetto, nonostante i suoi 26 anni, ha già alle spalle alcune esperienze, quando nel 1933 Renato Ricci, lo vuole alla direzione dell’Ufficio tecnico dell’Opera Nazionale Balilla da lui presieduta e da quel momento Moretti intraprende una serie di progetti di ampio respiro e rilevanza nazionale. Dopo l’edificio di Trastevere sarà infatti impegnato nella progettazione dell’Accademia di scherma, del Piazzale dell’Impero, del Sacrario e della Palestra del Duce al Foro italico. Originariamente la struttura fu concepita come un nucleo polifunzionale: un centro assistenziale-sanitario con ingresso su Via Ascianghi, uno spazio ricreativo-sportivo con accesso da Via Induno e una sede organizzativa con ingresso dalla piazza. Il progetto fu esposto in occasione della Mostra sull’Architettura Italiana della V Triennale di Milano del 1933. Mentre studia al progetto Moretti si trova ad affrontare un tema complesso, richiedendo un articolato accorpamento di funzioni ed attività distribuite su un’area di forma triangolare. Dagli studi emerge la difficoltà di collocare in un lotto dalla superficie limitata e irregolare un articolato numero di funzioni: uffici di rappresentanza, spazi per attività ricreative e assistenziali, sanitarie e lavorative. Egli individua nella Casa della Gioventù del Littorio una “architettura che respira nelle sequenze dei volumi interni tutti legati e originariamente senza interruzioni tra loro...” ed indica come soluzione più caratteristica dell’opera “quella delle palestre all’aperto sovrapposte [...] tre amplissime terrazze, veri campi di gioco, che si susseguono in altezze aperte e libere, nude di ogni aggettivo che non sia strettamente costruttivo”. La soluzione compositiva raggiunta prevede la coraggiosa sovrapposizione delle tre palestre, richieste dalla committenza, in un unico blocco costruttivo: la palestra destinata alla boxe
e alla scherma al piano terra, e le altre due ubicate al primo e secondo piano dello stesso blocco costruttivo, senza infissi di chiusura. L’organizzazione spaziale interna si risolve in una articolata ma unitaria sequenza di ambienti e funzioni, originariamente senza interruzioni che procede dall’ingresso, posto su largo Ascianghi, all’estremo della fabbrica in un sapiente equilibrio che continuerà a costituire un testo di riferimento fino ai primi anni Quaranta. Definita la struttura generale, l’at tenzione di Moretti si concentra soprattutto sul fabbricato della torre dell’arengario, affacciato sul piazzale destinato alle adunate, attuale largo Ascianghi, dove sono ubicati gli spazi di rappresentanza, e nella ricerca di una soluzione appropriata per gli spazi destinati alle attività sportive, ricerca che porterà a quella che lo stesso Moretti definisce in un suo scritto “caratteristica di questo edificio”, ovvero la sovrapposizione delle palestre all’aperto. La GIL di Moretti costituisce un punto di arrivo nella ricerca compositiva razionalista italiana. Chiari e moderni sono i riferimenti all’architettura del razionalismo europeo ad esempop la scala a chiocciola in cemento armato di Le Corbusier o l’angolo vetrato per il vano scale di Walter Gropius.
05 project: Palazzina Furmanik typology: Edilizia residenziale architect: Mario De Renzi realization:1935-1938 address: Lungotevere Flaminio 18, Roma
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_Vista prospettica fronte nord-ovest 2_Vista prospettica fronte sud-ovest 3_Prospetto fronte ovest 4_Vista dal basso fronte nord-ovest 5_Prospetto fronte est 6_Dettaglio fronte sud_Autore: Roberto Bossaglia 7_Vista prospettica fronte nord-ovest 8_Prospetto fronte nord
http://www.architettiroma.it/primavera/archidimen http://www.associazioneamuse.it/mod/resource http://www.bandb-rome.it/architettura_razionalista.html
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Mario De Renzi (Roma il 17 novembre 1897- Roma 22 novembre 1967). Frequentò il corso speciale di architettura all’accademia di belle arti a Roma come allievo di Foschini, diplomandosi nel 1920 professore di disegno architettonico. Già nel 1919 era entrato nello studio di architettura di Alberto Calza Bini. Nel 1927 venne incaricato del progetto per case popolari e negozi in via Andrea Doria, a Roma, individuando nell’edilizia romana antica le caratteristiche principali in un piano basamentale in mattoni, destinato a negozi, in balconi con ringhiera e in larghe superfici lisce segnate da marcapiani e cornici. Nel 1931 venne incaricato della progettazione di un gruppo di case economiche a viale XXI Aprile.Il complesso fu un coerente proseguimento, tecnologicamente aggiornato, dell’esperienza condotta da de Renzi con le case di via Andrea Doria e questa realizzazione fu uno dei più notevoli esempi di edilizia popolare a Roma negli anni fra le due guerre. Nel corso degli anni Trenta collaborò con Adalberto Libera in numerosi progetti di mostre e di edifici pubblici; questo sodalizio progettuale si rivelerà tra i più fecondi dell’anteguerra in ambito romano. Nel dopoguerra l’attività del D. fu caratterizzata anche da una serie di interventi per il Piano INA Casa. Morì a Roma il 22 novembre 1967.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_Pianta primo piano 2_Pianta secondo piano 3_Disegno prospetto ovest Mario De Renzi-Giorgio Calza
project: Palazzina Furmanik typology: Edilizia residenziale architect: Mario De Renzi realization: 1935_1938 address: Lungotevere Flaminio 18, Roma
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Progettata alla fine degli anni Trenta dagli architetti Mario De Renzi e Giorgio Calza Bini, la palazzina Furmanik (dal nome del committente) costituisce uno dei capolavori del Razionalismo di scuola romana. L’edificio, articolato su sei piani, presentava uno schema planimetrico simmetrico con una coppia di alloggi uguali ad ogni piano disimpegnati dalla scala centrale e da due scale di servizio laterali. Agli ultimi due piani era ubicato un grande alloggio con giardino pensile destinato al proprietario. La soluzione distributiva e formale degli ambienti era collegata alle prospettive esterne. Sul fronte ovest, verso il Tevere, erano disposti gli spazi di soggiorno caratterizzati da una serie di logge a sbalzo che correvano lungo tutta la facciata principale aumentando di profondità in corrispondenza degli angoli, al contrario le camere ed i servizi erano collocati sui lati meno panoramici. I recenti lavori di ristrutturazione sono stati guidati dall’impellente necessità di rendere del tutto adeguato l’edificio alle sue nuove funzioni direzionali finalizzate ad ospitare gli ufficio dell’Equitalia. Per tale motivo non solo è stata completamente modificata l’articolazione tipologica interna, mi si è intervenuto anche sui fronti esterni: sul posteriore una scala di sicurezza ha occupato ed occultato il vano di arretramento tra le due ali dell’edificio, mentre nella facciata sul Lungotevere l’eliminazione delle persiane scorrevoli, la ridipintura degli intonaci e l’inserimento del logo dell’azienda hanno banalizzato l’eleganza del progetto originario. Soprattutto la mancanza degli scorrevoli altera la ricchezza espressiva data dalla mutevole alternanza di pieni e vuoti, di luce ed ombra.
06 project: Palazzo INA-INPS typology: Civic architect: G.Muzio, G. Pediconi, M. Paniconi realization: 1938-1952 address: Piazzale delle Nazioni Unite, 00144 - Rome (IT)
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_exterior, prosp. fronte ovest (Matteo Rossi) 2_exterior, prosp. fronte ovest (Fabio Stranieri) 3_exterior, prosp. fronte ovest (Fabio Stranieri) 4_exterior, prosp. fronte sud (Fabio Stranieri) 5_exterior, prosp. fronte ovest (Fabio Stranieri) 6_exterior, prosp. fronte ovest (Fabio Stranieri) 7_exterior, prosp. fronte ovest (Fabio Stranieri) 8_exterior, prosp. fronte nord (Fabio Stranieri)
http://www.pediconimagagnini.com/storia.html http://www.treccani.it/enciclopedia/mario-paniconi/ http://www.architettiroma.it/monitor/d/opere.asp?id=00031 http://it.wikipedia.org
Biografia:
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Giovanni Muzio (Milano, 12 febbraio 1893 – 21 maggio 1982) E’ stato un architetto italiano. Fu, nel campo dell’architettura, l’ideatore e l’esponente più rappresentativo del movimento artistico “Novecento” ed in genere della corrente tradizionalista che caratterizzò l’architettura italiana degli anni ‘20 e ‘30, in rivalità con il razionalismo. Gli anni ‘20 e ‘30 furono caratterizzati da una sempre più intensa attività progettuale, che comprendeva partecipazioni a concorsi e varie collaborazioni tra cui ai progetti dei palazzi dell’INA e dell’INPS all’EUR. In quegli anni fu una delle figure più importanti dell’architettura italiana, ma fu oggetto di critiche da parte di alcuni intellettuali legati al movimento moderno.
Mario Paniconi (1904-1973), architetto. Giulio Pediconi (1906) architetto e docente universitario. Lo studio Pediconi ha origini agli inizi degli anni 30 quando insieme all’Arch. Mario Paniconi, formano uno studio di progettazione che opererà fino agli inizi degli anni 70 alternando alla professione la didattica, presso la facoltà d’Ingegneria Pediconi e presso la facoltà di Architettura Paniconi all’Università di Roma “La Sapienza”; numerose sono le opere, i concorsi e le progettazioni di piani urbanistici in Italia e all’estero. Tra le opere e le realizzazioni si ricordano: il complesso edilizio INA a Latina (1938), Palazzi dell’INA e dell’INPS per l’Esposizione Universale E42, Roma (1939, in coll.), il piano di ricostruzione di Orbetello e Porto S. Stefano (19381945); inoltre tra le opere romane segnaliamo: il Palazzo dell’IMI-UIC (1949-55), il Complesso edilizio a p.zza Pio XI (1961-66), Palazzo IMI all’EUR (1961), la Sede dei Ministero PP.TT. all’EUR (1963-65).
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_vista volo d’uccello
project: Palazzo INA-INPS typology: Civic architect: G.Muzio, G. Pediconi, M. Paniconi realization: 1938-1952 address: Piazzale delle Nazioni Unite, 00144 - Rome (IT)
Descrizione dell’ opera: Stato: In uso Uso: Uffici Proprietario: Eur spa Superficie: 7700 mq Volume: 155000 mc
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La Piazza delle esedre è il primo dei grandi spazi scenografici che punteggiano il tracciato rettilineo della ex Via Imperiale, oggi Via C. Colombo, che si apriva, per chi veniva da Roma, con l’ingresso dalla porta Imperiale. Secondo la prima stesura del Piano dell’E42 la porta Imperiale doveva scavalcare la via Imperiale, segnando l’accesso da nord, e collegarsi ad un sistema porticato, lungo l’asse stradale, che si sarebbe concluso sulla piazza Imperiale. Successivamente, nel Piano del 1938, vennero indicati due edifici, ai lati del viale monumentale, con due porticati semicircolari rivolti verso i palazzi della Civiltà e dei Congressi. Il gruppo di progettisti propose, invece, di far aprire le due esedre porticate verso l’asse monumentale a creare uno spazio racchiuso, di chiara ispirazione romana, basti pensare ai mercati Traianei, che fungesse da vero e proprio atrio alle scenografie che si sarebbero presentate successivamente al visitatore nell’attraversare l’Esposizione. I due edifici erano di proprietà dell’INA, ad est, e dell’INFPS, a ovest e avrebbero dovuto, per la durata dell’ Esposizione, ospitare spazi per mostre ed esibizioni, solo in seguito se ne sarebbe deciso l’uso specifico. La costruzione dei due palazzi iniziò nel 1940, ma fu possibile ultimarli solo nel dopoguerra. Piuttosto impegnativa fu la definizione di un disegno soddisfacente per la porta Imperiale, elemento puramente celebrativo avrebbe dovuto coprire il lungo fronte dell’accesso da Roma. Furono ipotizzate una serie di diverse soluzioni
più o meno spettacolari con riferimenti, di volta in volta a linguaggi architettonici di epoche diverse, dal modernismo al romano. I due fabbricati sono in cemento armato ricoperti di marmo delle Alpi Apuane. La facciata è su tre livelli con pilastri in due ordini al pian terreno. Entrambi i palazzi formano dei bacini semicircolari su cui vi sono dei giochi d’acqua che riempiono le due esedre formate dai palazzi. Le quattro testate dei palazzi ospitano degli altorilievi del 1941. Le quattro sculture sono state progettate secondo un preciso schema identico per i due palazzi con una figura centrale che si impone su delle figure secondarie. Sotto queste testate erano previste delle fontane che dovevano essere composte da dei “pili” (da alcune foto dell’archivio dell’Ente EUR erano a forma di tronchi di cono) e delle sculture a sfondo mitologico e naturalistico, per le realizzazioni furono incaricati i medesimi artisti che realizzarono gli altorilievi. Delle fontane ne rimangono le tracce in quattro vasche oggi utilizzate come vasi per fiori. Il Palazzo dell’INA Il palazzo si trova sul lato sinistro di via Cristoforo Colombo (fronte al mare, spalle alla città). I due altorilievi sono in travertino romano. Furono scolpiti da Oddo Alivneri rappresentante La conquista dei mari e da Ruggero Ruggeri raffigurante L’impero fascista a sinistra. Il Palazzo dell’INPS È sito dall’altra parte della piazza.I due altorilievi delle testate sono di Mirko Basadella raffigurante “Le repubbliche marinare” e di Giuseppe Marzullo rappresentante “Roma contro Cartagine”.
07 project: Palazzo della Civiltà Italiana - Colosseo Quadrato typology: Cultural architect: G. Guerrini, E. Lapadula, M. Romano realization: 1938 - 1953 (built) address: Quadrato della Concordia, 00144 - Rome (IT)
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_exterior, prosp. fronte sud (sconosciuto) 2_sketch, prosp. fronte sud-est (G. Guerrini - E. Lapadula - M. Romano) 3_exterior, prosp. fronte sud-est (Fabio Stranieri) 4_interor, (La Repubblica ROMA.it) 5_exterior, prosp. fronte sud (Fabio Stranieri) 6_exterior, prosp. fronte sud (Fabio Stranieri) 7_exterior, prosp. fronte nord(Fabio Stranieri) 8_exterior, prosp. fronte est (Fabio Stranieri)
http://www.archivioceramica.com/CERAMISTI/g/Guerrini%20giovanni.htm http://it.wikipedia.org/wiki/Ernesto_Lapadula
Biografia:
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Giovanni Guerrini - (Imola, 1887 – Roma, 1972) E’ stato un architetto, pittore e incisore italiano. Dalla fine del primo decennio del Novecento fino al 1926 lavora presso la manifattura ceramica “Casalini Ceramiche” di Faenza anche con funzioni di direttore artistico e contemporaneamente è docente all’Accademia di Bologna e Ravenna. Direttore dal 1927 al 1945 dell’”E.N.A.P.I.” (Ente Nazionale per l’Artigianato e la Piccola Impresa). Nel 1928 partecipa all’Esposizione di Torino.Nel 1933, partecipa alla V Triennale di Milano. Come architetto progetta tra l’altro, insieme a Bruno La Padula e Mario Romano, il Palazzo della Civiltà e del Lavoro, popolarmente noto come colosseo quadrato, nel quartiere Eur di Roma. Dal 1961, pur senza mai trascurare la ceramica, ricopre l’incarico di direttore dell’Istituto d’Arte per il Mosaico di Ravenna. Giovanni Guerrini muore a Roma nel 1972. Ernesto Bruno La Padula - (Pisticci, 6 agosto 1902 – Roma, 24 gennaio 1968) E’ stato un architetto, urbanista e accademico italiano. Fu molto attivo come vignettista, illustratore, pittore e, infine, come giornalista. Dopo la guerra pubblicò, su vari giornali, articoli nei quali criticava aspramente le modalità e la qualità della ricostruzione delle città italiane da cui erano stati esclusi i giovani architetti. Nel 1928 aveva aderito al MIAR (Movimento Italiano di Architettura Razionale) dal quale prese il via il Razionalismo italiano. Nel 1946 gli venne affidato l’insegnamento di Architettura degli interni, nel 1948 diventò titolare della cattedra. Nel 1948 lasciò l’Italia per l’Argentina dove l’Università Nazionale di Córdoba gli aveva offerto la cattedra di Composizione architettonica e quella di Urbanistica.
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RIFERIMENTO IMMAGINI|
project: Palazzo della Civiltà Italiana - Colosseo Quadrato typology: Cultural architect: G. Guerrini - E. Lapadula - M. Romano realization: 1938 - 1953 (built) address: Quadrato della Concordia, 00144 Rome (IT)
1_planimetria 2_spaccato assonometrico (dettaglio volte e pilastri) 3_spaccato assonometrico (sezione totale)
Descrizione dell’ opera: Stato: In uso Uso: mostre, esposizione Proprietario: EUR Spa
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L’edificio è a pianta quadrata e appare come un parallelepipedo a quattro facce uguali, con struttura in cemento armato e copertura interamente in travertino; presenta 54 archi per facciata (9 in linea e 6 in colonna) e in ragione di ciò è stato ribattezzato anche Colosseo quadrato. La storia del Palazzo è legata strettamente a quella dell’EUR. Infatti, dopo l’assegnazione a Roma (da poco capitale di un impero) dell’Esposizione universale del 1942, il governo italiano intese cogliere l’occasione per celebrare in tale data il ventennale del regime fascista e per sviluppare, contemporaneamente, l’urbanizzazione della città lungo l’asse viario che portava al mare. Del dicembre 1936 è la legge che istituì l’Esposizione Universale di Roma, e del gennaio 1937 sono i primi inviti e bandi di concorso per l’ideazione degli edifici dell’istituendo quartiere della mostra, che prese il nome di EUR 42 dall’acronimo dell’Esposizione e dall’anno di istituzione. La commissione esaminatrice, presieduta da Marcello Piacentini, promosse il progetto di Giovanni Guerrini, Ernesto Lapadula e Mario Romano, ideatori di un palazzo di forma sostanzialmente cubica che presentava quattro facciate caratterizzate dalla presenza di archi, in ragione di 77 per facciata (11 in lunghezza e 7 in altezza); nella successiva realizzazione pratica del progetto gli archi furono diminuiti a 54 (9 in lunghezza e 6 in altezza). Il palazzo, i cui lavori presero inizio nel luglio del 1938, assunse la forma di un parallelepipedo a base quadrata che sulle quattro testate riporta, scolpita sul travertino che lo ricopre, la dicitura in stampatello su tre righe:
«Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori».Alto 60 metri, con una base di 53 metri, esso poggia su un basamento a gradini la cui altezza massima, sul fronte che guarda la ferrovia Roma - Ostia, è di 18 metri, mentre invece dal lato di viale della Civiltà del Lavoro l’ingresso è praticamente a livello della strada. Negli archi del piano terreno si trovano 28 statue (6 per le facciate verso viale della Civiltà del Lavoro e la scalinata, e 8 nelle altre due facciate), ciascuna di esse allegorica delle virtù del popolo italiano. Ai quattro angoli del basamento si trovano altrettanti monumenti equestri raffiguranti i Dioscuri (Castore e Polluce, figli Gemelli di Zeus e Leda), la coppia di monumenti sul lato sudorientale guarda verso viale della Civiltà del Lavoro, quella sul lato nordoccidentale spazia verso la città dal lato aperto della collina su cui sorge l’edificio. Tutto il complesso si trova, dal punto di vista toponomastico, in un’area chiamata Quadrato della Concordia. Sorge all’estremo nord-occidentale dell’asse prospettico (odierno viale della Civiltà del Lavoro) che, incrociando la Via Imperiale (oggi via Cristoforo Colombo), termina al lato opposto nella piazza che ospita il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi (e il cui nome attuale è piazza John Fitzgerald Kennedy). Realizzato a partire dal 1938, fu inaugurato, ancora incompleto, nel 1940. La struttura (non visibile) è di cemento armato, indispensabile per realizzare grossi volumi; gli archi delle facciate sono a tutto sesto e la struttura esterna è ricoperta interamente in travertino, secondo una scelta non casuale che, in effetti, intendeva richiamare i valori di romanità a cui il regime si ispirava.
08 project: Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi typology: Civic architect: Adalberto Libera realization: 1938-1954 (built) address: Piazza J.F. Kennedy, quartiere EUR - Rome (IT)
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_exterior, prosp. fronte est (Giorgio Clementi) 2_exterior, prosp. fronte est (sconosciuto) 3_exterior, prosp. fronte ovest (sconosciuto) 4_exterior, prosp. fronte est (Fabio Stanieri) 5_interior, auditorium (Andrea Jemolo) 6_exterior, porticato principale est (Matteo Rossi) 7_interior, copertura crociera a vela ribassata (Matteo Rossi) 8_exterior, copertura fronte ovest (mahlisuh)
http://www.amazon.it/Adalberto-Libera-Mario-Renzi-Palazzo/ dp/8881254190 http://it.wikipedia.org/wiki/Adalberto_Libera http://www.darc.beniculturali.it/sitonew/ita/biografia/biografia.html http://www.flickr.com/search/?q=palazzo+dei+congressi+roma#page=7
Bibliografia:
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Nato il 16 luglio del 1903 a Villa Lagarina, piccolo paese del Tirolo austro-ungarico, a undici anni Adalberto si stabilì con i genitori a Parma, città d’origine della madre, la marchesa Olimpia Pallavicino; il padre, Giuseppe Antonio, ex-ufficiale di leva dell’esercito imperiale austro-ungarico, era in fuga dal Trentino austriaco alla vigilia della Prima guerra mondiale. Qui completerà gli studi classici e inizierà gli studi universitari presso la Facoltà di Matematica dell’Università cittadina, frequentando contemporaneamente le lezioni di architettura presso il Regio Istituto d’Arte “Paolo Toschi”. Il riordinamento della riforma dell’istruzione universitaria spinse Libera all’iscrizione presso la Facoltà di Architettura di Roma. Qui conoscerà ed avvierà un fruttuoso sodalizio con un importantissimo architetto del Novecento italiano, Mario Ridolfi, suo collega universitario e compagno della formazione artistica. Fu membro non ancora laureato del milanese Gruppo 7 con Terragni, Figini, Pollini, Rava, Frette, Larco e Castagnoli. Subentrò proprio a quest’ultimo nel 1927, diffondendo a Roma l’azione teorica del gruppo. Nel 1930 fondò, e divenne segretario, il M.I.A.R. (Movimento Italiano di Architettura Razionale) ed è invitato da Mies van der Rohe all’esposizione di Stoccarda del 1927 (Werkbund). Continua però la sua attività progettuale sui canoni del razionalismo e realizza in tal senso diversi edifici negli anni trenta di cui il maggiore è senz’altro il Palazzo dei Congressi dell’E.42. È anche autore della Villa Malaparte a Capri (1938), parallelepipedo rotto dalla gradonata della terrazza solare della copertura; opera architettonica di una limpidezza razionale esemplare.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta primo livello 2_immagine dettaglio travature volta a vela 3_sezione est-ovest, studio illuminazione
project: Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi typology: Civic architect: Adalberto Libera realization: 1938-1954 (built) address: Piazza J.F. Kennedy, quartiere EUR - Rome (IT)
Descrizione dell’ opera:
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Originariamente uno dei progetti più importanti della prevista Esposizione Universale di Roma del 1942, mai realizzatasi a causa della guerra, era quasi ultimato quando le urgenze postbelliche misero in secondo piano le esigenze architettoniche e di rappresentanza della Capitale, e solo negli anni cinquanta vide il definitivo completamento dei lavori e la sua apertura al pubblico. Nella sua realizzazione definitiva il Palazzo dei Congressi è, essenzialmente, un cubo di 45 metri per lato che definisce al suo interno un volume libero: i corpi scala, così come i ballatoi, sono adiacenti alle pareti interne del cubo; tale volume emerge da una base a forma di parallelepipedo che comprende il frontale con il colonnato, aperto verso l’attuale piazza John Fitzgerald Kennedy, l’ampio atrio largo più di 60 metri, i volumi di servizio e, sul retro, un auditorium. La copertura dell’elemento principale, la sala dei Ricevimenti propriamente detta, è una volta a crociera ribassata le cui nervature sono costituite da due travi Vierendeel metalliche ad arco incrociate a 90º e disposte lungo le diagonali del quadrato di base del corpo di fabbrica. La struttura metallica sorregge travi secondarie e un solaio tipo Perret, mentre il manto di copertura è in rame. L’auditorium, chiamato spesso aula magna o Sala dei Congressi, è costituito altresì dal succedersi di 13 telai in cemento armato di 28 metri di luce che sorreggono una soletta di cemento armato e le sovrastanti gradinate di teatro all’aperto. Il fronte secondario è costituito da un’ampia vetrata arretrata, alta 10 e larga 65 metri, sorretta su pilastri metallici fusiformi. Tutto il palazzo è realizzato in cemento armato, ma la struttura è mascherata dal rivestimento murale interamente in travertino, che conferisce all’opera quel
carattere di monumentalità richiesto dalle direttive fasciste in fase di ideazione del quartiere. In ragione della sua capacità e dei suoi ampi volumi liberi fu destinato anche a ospitare le gare di scherma ai Giochi olimpici di Roma del 1960. Dal punto di vista urbanistico il Palazzo dei Congressi costituisce l’estremo sud-orientale di uno dei tre assi trasversali che tagliavano la Via Imperiale (oggi via Cristoforo Colombo) e avrebbero dovuto marcare le varie sezioni tematiche dell’Esposizione; più precisamente, venendo da Roma, il Palazzo sorge sul primo di tali tre assi, quello che all’estremo opposto si conclude con il Palazzo della Civiltà Italiana, gli altri due sono l’attuale viale della Civiltà Romana, all’altezza di piazza Guglielmo Marconi, e viale Europa, dalla basilica di ss. Pietro all’Archivio Centrale dello Stato. Nonostante i vincoli imposti dal regime fascista, che nell’EUR vedeva la prima, vera grande occasione di creare ex novo una propria cifra architettonica che richiamasse esplicitamente i fasti imperiali di Roma. Il progetto di Adalberto Libera, pur se parzialmente sottostante alle direttive governative, è anche quello che da esse è più intellettualmente indipendente, infatti, evitando il monumentalismo accentuato del Palazzo della Civiltà Italiana all’ estremo opposto rispetto la strada, riuscì a concepire un volume capace di sottrarsi alla datazione del proprio tempo; l’unica struttura che tradisce l’epoca di origine del manufatto è il colonnato frontale che Libera, nel cambiato clima culturale del dopoguerra, affermò di non aver potuto evitare di costruire nonostante i suoi tentativi. Anche lì, tuttavia, l’architetto riuscì a elaborare una soluzione che, se pur parzialmente compromissoria, tolse preminenza alla colonna e lo pose quasi in secondo piano, riducendo tale elemento a una specie di pilastro rivestito in travertino con funzione più di sostegno che ornamentale.
09 project: Stazione Termini typology: Transport architect: Angiolo Mazzoni del Grande realization: 1939 - 1943 (Montuori | Vitellozzi 1947 - 1950) address: Piazza dei Cinquecento - Rome (IT)
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_exterior, vista aerea 2_exterior, corpo laterale fronte sud-ovest su via giolitti 3_exterior, corpo di testa fronte nord-ovest su piazza dei cinquecento 4_exterior, vista prospettica del corpo di testa su piazza dei cinqucento 5_exterior, particolare facciata corpo laterale fronte nord-est 6_exterior, particolare facciata corpo laterale fronte nord-est 7_exterior, pensilina d’ingresso vista da via giolitti (fronte sud-ovest) 8_exterior, vista del fronte sud-ovest da piazza dei cinquecento
http://www.bandb-rome.it/architettura_razionalista.html#pietro_aschieri http://it.wikipedia.org/wiki/Stazione_di_Roma_Termini http://it.wikipedia.org/wiki/Angiolo_Mazzoni http://www.romaviva.com/Stazione-Termini/ http://www.vg-hortus.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1468:stazione-termini-per-una-r http://www.archinfo.it/stazione-termini/0,1254,53_ART_171283,00.html
Biografia:
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Angiolo Mazzoni del Grande (Bologna, 21 Maggio 1894 – Roma, 28 Settembre 1979) è stato un ingegnere e architetto italiano e fu uno dei maggiori progettisti di edifici pubblici della prima metà del XX secolo. Pur rientrando ne gruppo Novecento con attenzione al monumentalismo di Piacentini e fortemente influenzato dalla metafisica. Ottenne la laurea in Ingegneria civile nel 1919 e conseguì il diploma in Architettura presso l’Accademia di Belle Arti a Bologna. Durante la sua formazione romana risentì degli insegnamenti Fasolo e Giovannoni e non mancarono le influenze monumentaliste e storiciste di Piacentini, di cui frequentò lo studio. Nel 1921 fu assunto presso la Sezione Speciale Lavori delle Ferrovie di Milano con la qualifica di “ingeniere provvisorio” entrando nel modo delle infrastrutture. Nel 1927 pubblicò un saggio monografico sulla rivista “Architetture e Arti Decorative” nel quale delinea le linee guida per la progettazione di nuovi edifici ferroviari focalizzando la sua attenzione sulla necessità di rinnovamento funzionale e ad una concezione architettonica armonica ed unitaria. Dai primi anni degli anni ‘30 inizo attivamente a lavorare su molte stazioni ferroviarie italiane e palazzi postali e nel 1942 entrò in contatto con diversi colleghi (Libera, Terragni, Muzio) con i quali collaborò nei progetti del quartiere EUR a Roma. L’incarico piu importante fu sicuramente quello della Stazione Termini di Roma del 1938 che però verrà completata nella parte di testa nel 1950 per mano di altri architetti in quanto fu destituito dall’icarico. Le sue scelte politiche e il suo auto esilio in Colombia fino al 1963 hanno portato la critica a sottovalutare le sue opere e solo negli ultimi anni si è giunti al riconoscimento delle loro qualità estetiche e funzionali.
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project: Stazione Termini typology: Transport architect: Angiolo Mazzoni del Grande realization: 1939 - 1943 (Montuori | Vitellozzi 1947 - 1950) address: Piazza dei Cinquecento - Rome (IT)
1_planivolumetrico della stazione 2_dettaglio pensilina d’ingresso, “il dinosauro” di Montuori + Vitellozzi 3_sezione trasversale con pensilina d’ingresso di Montuori + Vitellozzi
Descrizione dell’ opera:
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Per la stazione Termini Mazzoni propose un impianto tipologico che prevedeva lo sviluppo delle due ali parallele ai binari opportunamente suddivise in diversi edifici autonomi, all’interno delle quali venivano inserite tutte le funzioni principali della stazione. L’edificio di testa, arretrato (secondo le indicazioni del Piano Regolatore del 1931), sarebbe dovuto rimanere privo di qualsiasi destinazione funzionale eccettuata quella rappresentativa e di passaggio dei viaggiatori quasi a voler lasciare in diretto collegamento il mondo della ferrovia e quello della città. Il progetto definitivo del 1938 prevedeva la realizzazione di un grande colonnato monumentale che sostituiva quella che nelle prime ipotesi era una facciata vetrata di chiara ispirazione razionalista e con riferimento alle stazioni ferroviarie di Helsinki e Stoccarda da lui a lungo studiate. La vetrata era sollevata da terra da una lunga e bassa pensilina di ingresso che nelle intenzioni del progettista avrebbe dovuto essere il contrappunto orizzontale dei Colli laziali che sarebbero divenuti il fondale di Piazza dei Cinquecento. La soluzione non incontrò il gradimento dei dirigenti dell’epoca che pretesero che il progetto fosse “artisticamente nella millenaria tradizione architettonica di Roma”. Il tema della è particolarmente sentito da Mazzoni che si dedicò al progetto fin dal 1924 per arrivare poi nel 1937 allo sviluppo di quello che egli stesso definì “un concetto innovatore: l’uscita frontale per ottenere i minimi percorsi per tutti i viaggiatori in arrivo. L’adozione di questo criterio rivoluzionario portò a un grande vantaggio funzionale: i minimi percorsi ai viaggiatori in partenza per raggiungere i treni. In netto contrasto con l’apparenza, l’ubicazione dei locali per il pubblico nelle ali li rese “centrali” e “comodi” in modo perfetto e altrimenti mai raggiungibili. Le due ali contenevano i principali servizi
ed erano ad un innovativo per l’epoca sistema di passaggi sotterraneo con tre diversi livelli interrati. Su Via Marsala i volumi si artico-lavano in tre parti principali su una lunghezza complessiva di oltre 1 km che supera diversi dislivelli stradali. Sul lato di Via Giolitti si trovano le biglietterie, il locale bagagli e al piano superiore la sala conferenza. Entrambe i corpi laterali sono aperte da una lunghissima teoria di archi che riprendono il tema dell’acquedotto romano e sottolineano i riferimenti alla metafisica dell’architettura mazzoniana. Tali corpi sono rivestiti in lastre di travertino rettangolari, di dimensioni compatibili con l’apertura delle finestre e con la loro distanza, infatti ogni finestra, inclusi ibordi sporgenti, è larga quanto due lastre e alta quanto quattro lastre. Tuttavia le finestre non sono perfettamente quadrate, come sembra, ma l’altezza è leggermente minore della larghezza. Tuttavia, però, la soluzione Mzzoniana non sembrava adeguata, soprattutto per il corpo di testa su Piazza dei Cinquecento, si funzionalmente alle esigenze della stazione sia dal punto di vista rappresentativo per ragioni di estetica e di retorica formale con il colonnato monumentale che avrebbe potuto competere con quello di San Pietro. Vista la delicatezza del tema il Ministero dei Trasporti nel 1947 decise di indire un concorso “Per il progetto di Completamento del fabbricato viaggiatori della nuova Stazione di Roma Termini”. La Giuria del concorso si trovò a scegliere tra 40 progetti e vinsero il primo premio in ex-aequo il gruppo Montuori-Calini e il gruppo Vitellozi-Castellazzi-Fadigati-Pintonello. Da questo concorso nascerà la pensilina d’ingresso chiamata “il dinosauro” [2] , lunga e sinuosa realizzata in cemento armato che crea una caratteristica doppia curvatura.
10 project: Palazzina Il Girasole typology: Residential architect: Luigi Walter Moretti realization: 1949 (build) address: Viale Bruno Buozzi, 64 Parioli, Rome (IT)
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_exterior, prosp. fronte nord (Gabriele Basilico) 2_exterior, prosp. fronte nord (Fabio Stranieri) 3_exterior, prosp. fronte nord-ovest (Matteo Rossi) 4_exterior, prosp. fronte nord (Fabio Stranieri) 5_interior, ballatoi corte interna (Bas Kegge) 6_exterior, prosp. fronte est (Matteo Rossi) 7_interior, vista scala livello 1 (Bas Kegge) 8_exterior, fronte est (sconosciuto)
http://www.lorenzomartella.it/2008/01/09/il-girasole-di-luigi-moretti/ http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Moretti_architetto http://www.luigifranciosini.com/download/labo1/luigimoretti_lapalazzinadelgirasole.pdf
Bibliografia dell’autore dell’ opera
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Luigi Walter Moretti (Roma, 22 Novembre 1906 - Capraia Isola, 14 Luglio 1973) architetto e urbanista, operò durante il Ventennio Fascista. Si laureò nel 1929 presso la Regia Scuola di Architettura di Roma, e diventò subito assistente di Gustavo Giovannoni fino al 1932. Nel 1931 vinse una borsa di studio grazie alla quale collaborò con Corrado Ricci nella sistemazione dei settori orientale e settentrionale dei Mercati traianei. Nel 1932 abbandonò la carriera accademica e iniziò a partecipare a concorsi di progettazione e nel 1933 partecipò con Paniconi, Pediconi e Tufaroli alla quinta Triennale di Milano presentando un progetto per una casa per un uomo di studio. Nello stesso anno fu presentato a Renato Ricci, presidente dell’Opera Nazionale Balilla (poi Gioventù Italiana del Littorio) che l’anno seguente lo nominò direttore dell’Ufficio Tecnico dell’ONB (poi GIL) per il quale progettò dal 1933 le case della gioventù in più città italiane. Nel 1936 progettò, senza tuttavia mai realizzarlo, un piano espansivo del Foro Italico, ed è sua l’Accademia della Scherma del Foro Italico nota anche come Casa delle Armi. Nel 1938 partecipò alla progettazione dell’EUR vincendo il concorso (ex aequo con Fariello, Muratori, Quaroni) per la progettazione della Piazza Imperiale (ora Piazza Marconi). Nel 1950 fondò la rivista “Spazio, Rassegna delle Arti e dell’Architettura” pubblicata fino al 1953. Nel 1957 divenne consulente della SGI per la quale negli anni successivi progetterà anche il complesso Watergate a Whashinton e collaborò con il Comune di Roma e il Ministero dei LP per il piano intercomunale di Roma. Nel 1958 progettò importanti quartieri residenziali (CEP Livorno) e partecipò alla realizzazione del progetto del Villaggio Olimpico per la XVII Olimpiade del 1960 a Roma.
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RIFERIMENTO IMMAGINI 1_pianta primo livello, pianta piano tipo 2_concept volumetrico e planimetrico strutturale 3_sezione trasversale, longitudinale corpo scala
project: Palazzina Il Girasole typology: Residential architect: Luigi Walter Moretti realization: 1949 (build) address: Viale Bruno Buozzi, Parioli 64 Rome (IT)
Descrizione dell’ opera
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L’edificio sorge nel quartiere Parioli, attestandosi su un lotto rettangolare lungo viale Bruno Buozzi. La destinazione d’ uso prevede appartamenti di lusso, un attico e un superattico con terrazza oltre a servizi nella parte a terra. La struttura è un telaio in cemento armato, mentre le tamponature sono in laterizio forato. I rivestimenti delle facciate si distinguono tra quelli in travertino, che caratterizzano l’ attaco a terra dell’ edificio e quelli composti da tessere di mosaico vetroso per il volume in elevazione, mentre il fronte posteriore è di intonaco. “La fenditura centrale seziona al vivo l’ intero edificio e, con una prospettiva tagliente ed istantanea, rivela e penetra integralmente la profondità degli spazi che entrano nella composizione. Il grande atrio aperto sotto la fenditura determina e sottolinea gli spazi in latitudine e dichiara il peso, la densità, gli sforzi e la figura dell’ intera macchina costruttiva. Questi due temi della fenditura e dell’ atrio esprimono anche in termini di chiaroscuro, il loro penetrare gli spazi, con ombre intense e misteriose. Il basamento in rustico è in contrappunto al rivestimento di mosaico di vetro, bianco e luminoso, dei piani superiori a sbalzo. La partizione palladiana in basamento e colonnato sembra qui trasposta in superfici grezze e superfici splendenti di mosaico, le strutture in calcestruzzo sono lasciete a vista all’ interno e all’ esterno anche come materia. Modalità fondamentale di composizione che si rileva nell’ edificio è, strutture e materiali diversi che non sono mai sposati, sono sempre ben staccati in modo di evitare angoli incerti di forma e di materiale.
Forma e materiali, che turbano il nitore formale dei particolari. Legno, mosaico, pietra, stucco ecc. hanno sempre confini propri e precisi e rigirano su se stessi nei propri profili terminali. L’ interno dell’ edificio è tutto in stucco romano, la qual cosa, dona agli spazi interni un valore tattile e una possibilità di comune forma. Si notino ad esempio gli spigoli dei pilastri tutti trattati secondo profili varianti, uno a uno secondo la provenienza della luce.” (L. Moretti)
11 project: Quartiere INA Casa typology: Residential architect: Mario Ridolfi | Ludovico Quaroni (capigruppo) realization: 1950-1954 (built) address: Via Tiburtina, km 7, 00131 - Rome (IT)
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_exterior (Simona Mizzoni) 2_exterior, edifici con balconata (Fondo Ridolfi) 3_sketches, Lotto B, pianta tipo (Fondo Ridolfi) 4_detail, exterior and interior (Fondo Ridolfi) 5_exterior, edifici in linea (Fondo Ridolfi) 6_exterior, Via dei Crispolti (Simona Mizzoni) 7_sketches, Lotto E1, piante (Fondo Ridolfi) 8_exterior (Simona Mizzoni)
AA.VV. Guida d’Italia. Roma, ed. Tci, 1993. AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton, 1990. Piero Ostilio Rossi, Roma. Guida all’architettura moderna, 1909-91, ed. Laterza, 1991 http://www.comune.roma.it http://www.fondoridolfi.org/FondoRidolfi
Biografia:
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Ludovico Quaroni: Si laurea in architettura presso l’Istituto di architettura dell’Università di Roma nel 1934 e prende l’abilitazione professionale di architetto presso il Politecnico di Milano. Nell’immediato dopoguerra, l’attività progettuale è fortemente caratterizzata dalla partecipazione al dibattito politico, che avviene sia attraverso l’impegno e la produzione di saggi e interventi sia con la realizzazione di progetti esemplari, come il quartiere Ina-Casa del Tiburtino a Roma, datato 1947 eseguita come capogruppo assieme a Mario Ridolfi, emblema della ricostruzione italiana, tra le opere più importanti del Neorealismo architettonico corrente del più ampio Razionalismo italiano e che ha caratterizzato il Movimento Moderno in Italia con quelle sue connotazioni regionali e vernacolari. Ludovico Quaroni muore a Roma nel 1987. Mario Ridolfi: Nasce da una famiglia artigiana dell’edilizia. Nel 1929 si laurea con il progetto per una Colonia Marina a Castel Fusano (scheda opera), presso Roma. Nel dopoguerra egli aderirà in pieno alla corrente definita del Neorealismo architettonico che ha l’aspirazione a rileggere in chiave moderna i valori del passato, le sue tecniche, i materiali e i particolari architettonici. La rappresentazione simbolo della dottrina neoreliasta è il l’intervento presso il quartiere Tiburtino a Roma, che vede impegnati Ridolfi e Quaroni, tra il 1949 e il 1954, assieme ad una certa ideologia dell’INA-Casa che ben sposa questa visione dell’architettura, legata a temi etici e sociali del luogo. Dello stesso valore architettonico sono, negli stessi anni, le Torri INA in viale Etiopia a Roma (1951) e la Casa Chitarrini a Terni, l’opera più rappresentativa tra quelle realizzate nel cuore del centro storico di questa città.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_planimetria generale 2_Negozi tipo (progetto di massima) 3_Lotto B, edificio 8: prospetti, sezioni, dettagli zoccolo e tetto
project: Quartiere INA Casa typology: Residential architect: Mario Ridolfi | Ludovico Quaroni (capigruppo) realization: 1950-1954 (built) address: Via Tiburtina, km 7, 00131 - Rome (IT)
Descrizione dell’ opera: enti appaltanti: Istituto Autonomo Case Popolari (IACP), Istituto Nazionale Case Impiegati dello Stato (INCIS) superficie: 8,8 ha abitanti: 4000 alloggi: 771 (vani 4006)
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Manifesto della breve e controversa stagione del neorealismo in architettura, il quartiere è, insieme a quello di Valco San Paolo tra i primi realizzati a Roma. Ridolfi, già impegnato negli studi tipologici promossi dall’INA Casa, e Quaroni, responsabili rispettivamente del progetto architettonico e urbanistico, accettano l’incarico dopo aver rinunciato a partecipare al folto ed eterogeneo gruppo di progettazione del Tuscolano. Collocato alla periferia est della città, l’intervento, commissionato dall’INCIS e dallo IACP è realizzato dall’impresa Vallini. Le caratteristiche morfologiche - una zona pianeggiante lungo la via Tiburtina e una, retrostante, in pendenza - sono rispettate e valorizzate dall’impianto urbano.
DETTAGLI 2
Questa scelta, peraltro in linea con le indicazioni INA Casa, contribuisce, insieme all’adozione di un linguaggio architettonico con suggestioni e spunti vernacolari, a rendere articolato e vario l’ambiente e a ricreare un’atmosfera domestica, da borgo spontaneo adottando soluzioni compositive che restituiscono individualità alla singola abitazione. Il quartiere, che ha dimensioni contenute, viene disegnato in forma di paese con case a torre (7-8 piani), case in linea (3-4-5 piani) e case a schiera con strade carrabili e percorsi pedonali, ballatoi in quota e passaggi coperti, con giardini, orti, slarghi e piazze.
SEZIONI 3
Un paese che mostra, fin dalla sua realizzazione, un carattere di estraneità alla periferia urbana ed ai suoi ritmi di espansione, carattere che conserva ancora oggi, nonostante le alterazioni. Il quartiere è immediatamente riconoscibile perché improntato all’inconfondibile lessico ridolfiano che si rivela nel disegno dei particolari costruttivi, nella scelta dei materiali in chiave espressiva e nella notevole cura artigianale della realizzazione: ampi o minuti graticci realizzati con elementi di laterizio che interrompono le pareti intonacate, muri di recinzione in blocchi di tufo ed elementi laterizi combinati in insolite geometrie con copertine di embrici o di lastre di travertino, pensiline, tetti in coppi alla romana, ringhiere e cancelli di ferro dal disegno complesso ma realizzati con semplici profili piatti, caratterizzano fortemente l’intervento. L’accesso da via Angeli è segnalato da uno dei quattro gruppi di negozi, tutti progettati da Ridolfi e impostati su un modulo base, dalle cui svariate combinazioni derivano piante articolate in spigoli e rientranze che determinano una movimentata copertura. Dello stesso autore, lungo la via si fronteggiano un edificio in linea la cui facciata è ritmata dalla serie degli originali balconi a punta, replica quasi fedele del tipo edilizio già realizzato a Terni, sempre per l’INA Casa, e un primo nucleo di case a schiera su tre piani con un appartamento per piano. Queste prospettano sulla strada con il fronte posteriore caratterizzato dalla recinzione ‘ondeggiante’ degli orti fatta di blocchi di tufo, trame di elementi di laterizio forati, coppi e lance di ringhiere in ferro.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
project: Torri INA assicurazioni typology: Residential architect: Mario Ridolfi realization: 1951-1954 (built) address: Viale Etiopia - Rome (IT)
1_exterior, prosp. fronte nord (Gabriele de Micheli) 2_exterior, prosp. fronte ovest (Gabriele de Micheli) 3_exterior, prosp. fronte nord-ovest (Gabriele de Micheli) 4_exterior, ingressi (Gilberto Maltinti) 5_exterior, prosp. fronte sud (Studio Vasari) 6_exterior, prosp. fronte ovest (Gilberto Maltinti) 7_exterior, prosp. fronte ovest (Studio Vasari) 8_exterior, corte interna (sconosciuto)
http://www.fondoridolfi.org/FondoRidolfi/127_23_zta http://www.uniroma2.it/didattica/arctec21/deposito/etiopiabrochure.pdf
Mario Ridolfi (Roma 1904 - Marmore (TR) 1984), maestro riconosciuto dell’architettura italiana del ‘900, ne ha attraversato per quasi sessant’anni le vicende con una traiettoria creativa tutta personale. Nel dopoguerra egli aderirà in pieno alla corrente definita del Neorealismo architettonico che ha l’aspirazione a rileggere in chiave moderna i valori del passato, le sue tecniche, i materiali e i particolari architettonici.
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Al 1932 risalgono i primi incarichi di prestigio, risultato di vittorie in concorsi: la fontana di piazza Tacito a Terni e il palazzo delle poste di piazza Bologna a Roma. Gli anni della guerra lo vedono impegnato sul fronte manualistico, un ambito di ricerca nel quale rifluiscono le riflessioni nate dal lavoro sul progetto. Frutto di questi studi è il Manuale dell’Architetto (1945-’46). Il progetto di concorso per il fabbricato di testa della Stazione Termini (1947), i quartieri INA-Casa di Terni (1949), di Cerignola, del Tiburtino (entrambi del 1950-’51), opere simbolo della stagione neorealista, le torri INA-Assicurazioni di viale Etiopia a Roma (1952), la sopraelevazione Alatri, le palazzine Zaccardi, Mancioli e INAIL, realizzate anch’esse a Roma tra il 1950 e il ‘54, le case Luccioni, Chitarrini e Franconi di Terni, gli edifici carcerari di Nuoro e Cosenza, gli asili di Poggibonsi e di Ivrea sono solo alcune tappe di un itinerario creativo fatto di opere di qualità. La rappresentazione simbolo della dottrina neoreliasta è il l’intervento presso il quartiere Tiburtino a Roma, che vede impegnati Ridolfi e Quaroni, tra il 1949 e il 1954, assieme ad una certa ideologia dell’INA-Casa che ben sposa questa visione dell’architettura, legata a temi etici e sociali del luogo.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_Planimetria 2_Pianta piano tipo 3_Pianta piano loggiato
project: Torri INA assicurazioni typology: Residential architect: Mario Ridolfi realization: 1951-1954 (built) address: Viale Etiopia - Rome (IT)
Le torri INA in viale Etiopia a Roma sono state costruite su progetto di Mario Ridolfi tra il 1951-1954 su commissione dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni nell’ambito di un investimento immobiliare su grande scala.
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L’intento infatti era quello di poter disporre gli edificio in composizioni urbane variate, sia in pianta, angolando opportunamente gli edifici, sia in altezza, variando in questo caso il numero di piani. L’intera area fu suddivisa in tre lotti, uno dedicato ai neIl cemento armato a vista e la particolare cura nello stu- gozi, gli altri due alle abitazioni. dio del dettaglio, che viene espresso nel minuzioso stu- Il piano tipo è suddiviso in 4 alloggi, serviti da un unico dio di serramenti, ringhiere ed elementi decorativi, non- corpo scala. ché nelle sistemazioni esterne, rendono quest’opera di grande interesse architettonico. Tutti i piani di un edificio sono uguali, fuorché il quinto ed il decimo, i quali hanno i muri esterni arretrati rispetto L’intervento fa parte di un investimento immobiliare a al filo di facciata, a creare un loggiato perimetrale che grande scala da parte dell’INA-Assicurazioni e consta di determina due fasce di accentuato chiaroscuro. un nucleo di negozi e di 8 torri, di 10 o 9 piani, che con- All’esterno non appare un’ astratta e regolare trama sentono una forte concentrazione di alloggi e rendono geometrica, bensì l’intelaiatura di pilastri e travi risulta possibile la creazione di numerosi spazi a verde. inscindibile dal corpo della facciata, e le campate dell’osIl netto distacco con l’architettura del movimento moder- satura, di dimensioni diverse, seguono assieme alla pano è ravvisabile nello sviluppo di alcuni concetti come rete le articolazioni distributive degli ambienti interni, la messa a nudo dell’impianto costruttivo e l’esaltazio- così come gli infissi. ne dell’immagine esterna dell’edificio, tramite la cura dei In questo caso il cemento armato esalta l’immagine artidettagli in facciata. gianale dell’opera architettonica, derivando da una proL’edificio tipo è basato sul concetto di modularità e ripe- gettazione minuziosa degli elementi costruttivi, spesso tibilità seriale delle parti. Ha pianta di forma rettangolare, studiati in dettaglio. smussata agli spigoli, di lato costante pari a 14 m, e lunghezza variabile da 23.3 a 33 m. Benché la tecnologia costruttiva consentisse di svuotare Il piano tipo è diviso ortogonalmente in quattro alloggi le facciate con ampie vetrate, venne serviti da un’unica scala, distribuzione tipica della torre, riproposto il linguaggio della costruzione muraria tradimentre la geometria d’impianto piuttosto allungata è ab- zionale con tamponature massicce e di norme. grande spessore. La muratura esternamente è ricoperta da intonaco che, a seconda dell’edificio assume una coCaratteristica è la smussatura degli spigoli dei blocchi, lorazione giallo ocra o rosa, colori pastello per non staccui era demandata la funzione di creare una contiguità care eccessivamente dal grigio dei pilastri. tra questi, una volta che dalla scala di progetto si passa alla composizione urbana.
13 project: Complesso Residenziale Belsito typology: Residential architect: Ugo Luccichenti realization: 1953 (built) address: Piazza delle Medaglie d’Oro - 00136 Rome (IT)
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_exterior, scorcio prospetto sud (sconosciuto) 2_exterior, foto d’epoca (sconosciuto) 3_exterior, prosp. fronte sud (sconosciuto) 4_detail, corpo sospeso (in origine, ristorante) (sconosciuto) 5_exterior, prosp. fronte sud-est (sconosciuto) 6_exterior, scorcio prospetto sud (sconosciuto) 7_exterior, prosp. fronte sud (sconosciuto) 8_exterior, corpo sospeso (in origine, ristorante) (sconosciuto)
AA.VV. Guida d’Italia. Roma, ed. Tci, 1993. Piero Ostilio Rossi, Roma. Guida all’architettura moderna, 1909-91, ed. Laterza, 1991 http://www.comune.roma.it http://www.vg-hortus.it http://www.treccani.it
Biografia:
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Realizzò esclusivamente edilizia residenziale in stretto rapporto con la Società Generale Immobiliare, società passata nel 1929 sotto il controllo del Vaticano che ebbe un importante ruolo nella edificazione urbana del secolo scorso (Talenti, Vigna Clara, Esquilino, Monte Mario, Olgiata, Casal Palocco, Cristoforo Colombo). Riuscì in qualche modo a coniugare le esigenze di profitto della Immobiliare con una architettura estrosa ed una ricerca compositiva che fosse comunque funzionale e vivibile; riusciva ad eseguire progetti curati e definitivi senza ripensamenti e modifiche in corso d’opera, cosa che velocizzava l’edificazione e dava garanzie sui preventivi dei costi, cercando sempre la soluzione realizzativa più economica ed avendo la capacità di sfruttare completamente le aree edificabili adattandovi i suoi progetti; al contempo mantenne sempre una certa sensibilità razionalista e sperimentalista, con l’attenta scelta dei materiali, la cura dei particolari, la scelta di soluzioni architettoniche oculate, funzionali e dall’effetto estetico mai banale; sono gli anni in cui nasce il genere della palazzina che caratterizza l’abitazione della nuova classe borghese urbana.
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Con A. Libera, M. Paniconi, G. Pediconi e G. Vaccaro si occupa della sistemazione di Casal Palocco (19581965); casa delle vacche e villino a Casal Palocco. Hotel Hilton a monte Mario, in collaborazione con Pifferi e Ressa, albergo di lusso che ebbe un notevole impatto visivo sulla sky line della città, simbolo della potente immobiliare SGI che domina Roma; nell’area era previsto un piazzale panoramico, ma nel 1960-1963 fu realizzato l’albergo otto piani fuoi terra e tre interrati. Successivamente realizzò alcune ville e villini e nel 1969 cessò la sua attività dedicandosi alla pittura. 4
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_planimetria generale 2_foto d’epoca
project: Complesso Residenziale Belsito typology: Residential architect: Ugo Luccichenti realization: 1953 (built) address: Piazza delle Medaglie d’Oro - 00136 Rome (IT)
Descrizione:
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Intervento sostanzialmente omogeneo, è scandito da cinque volumi caratterizzati da prospetti che sporgono sulla piazza, uguali ma mai noiosi perché movimentati dal dislivello del terreno, dalla pensilina basamentale di raccordo che scende col suo andamento a zig-zag (e che richiama la tematica del doppio solaio già affrontata a via De Rossi), dalle linee oblique e orizzontali dei balconi, i cui elementi distintivi troviamo sia nelle scale di raccordo degli attici col piano sottostante (alloggi duplex), sia nella delicata differenziazione cromatica tra un volume e l’altro (un tempo costituita da mosaici colorati, oggi purtroppo da semplici pannelli sostitutivi). Se a questo aggiungiamo le pareti leggere, il corpo sospeso del ristorante (trasformato purtroppo con gli anni in ufficio postale), il cinema interrato, capiamo come nella fusione del tema della palazzina e dell’isolato a blocco convivano residenza, commercio, svago, funzioni complesse risolte in simbiosi a quella qualità architettonica (in questo caso grazie anche alla maggiore libertà lasciata dalla SGI all’architetto) frutto della ricerca che ha sempre contraddistinto Luccichenti e che fanno di questo intervento il tratto distintivo di un intero quartiere. Viene contraddetta la teoria secondo cui la palazzina si pone come “anti-città” in funzione della dimensione minima di tessuto urbano da essa ricoperto e quindi di problematiche urbane affrontate. Le problematiche vengono risolte in una specie di matrimonio con l’autonomia espressiva delle varie componenti che sembra scaturire quasi da un approccio “ludico” (trenta anni dopo lo stesso tipo di approccio coinvolgerà anche episodi di architetti contemporanei, basti pensare alle sperimentazioni di F. Gehry per il Wosk Residence a Beverly Hills nel 1982). Inoltre l’apertura dell’abitazione verso l’esterno, già ormai suffragata dalla coppia di palazzine di via dei f.lli Ruspoli,
presta il fianco a valori quasi “ecologici” portatori di una nuova visione perseguibile di tipo di città, capace di creare funzioni ibride e compatibili tra loro. Visione in parte disattesa di lì a poco dal macro-intervento alberghiero “americano”, ma che basterebbe semplicemente applicare anche al giorno d’oggi, visti i numerosi esempi che vanno purtroppo in direzione contraria addirittura in insediamenti di “ultima generazione”. Peccato però, che tale episodio possa anche essere rappresenativo della incoerente e illogica gestione, nel corso degli anni, della manutenzione di stabili condominiali a Roma; detto già della sostituzione delle bande decorative colorate e del cambiamento di destinazione d’uso del ristorante, sono da rimarcare sia l’eliminazine delle persiane scorrevoli, sia l’aggiunta postuma dei balconi della facciata posteriore. Errori, questi, che non cancellano l’effetto centro-città che la piazza esprime.
14 project: Palazzetto dello Sport typology: Sport Center architect: Pier Luigi Nervi realization: 1956-1960 (built) address: Piazza Apollodoro 10 - Rome (IT)
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_exterior, dettaglio struttura esterna (Matteo Rossi) 2_exterior, dettaglio struttura esterna (Matteo Rossi) 3_exterior, prosp. fronte est (Clara Baldini) 4_exterior, prosp. fronte sud (Fabio Stranieri) 5_interior, copertura (sconosciuto) 6_interior, dettaglio copertura (Naomi Schiphorst) 7_exterior, prosp. fronte est (Naomi Schiphorst)
Pier Luigi Nervi, Arte o Scienza del costruire? Caratteristiche e possibilità del cemento armato, Città Studi, 1997, Torino http://it.scribd.com/doc/Il-Palazzetto-dello-Sport-di-Pier-Luigi-Nervi-a-cura-di-Enzo-Saponara
Biografia
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Pier Luigi Nervi (Sondrio 1891- Roma 1979) progettista di strutture architettoniche tra i maggiori nel panorama internazionale, si laurea in ingegneria civile a Bologna nel 1913 e consolida la propria formazione tecnica lavorando per dieci anni presso un’impresa di costruzioni. Diede vita a realizzazioni notevoli per perizia costruttiva e sapiente uso dei materiali proseguendo le proprie ricerche sulle grandi strutture in cemento armato con brevetti che trovano felice applicazione in diversi campi. Nel 1945 è tra i fondatori dell’A.P.A.O. , l’Associazione Per l’Architettura Organica di cui è promotore Bruno Zevi. . Dagli anni cinquanta realizza opere importanti tra cui la sede dell’UNESCO a Parigi, il grattacielo Pirelli a Milano, le attrezzature per le Olimpiadi di Roma, il Palazzo del Lavoro a Torino, la stazione per autobus a New York, la cartiera Burgo a Mantova, la Stock-Exchange Tower a Montreal, la cattedrale St. Mary a San Francisco, l’aula delle udienze pontificie nella Città del Vaticano.
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Ai riconoscimenti professionali si aggiungono le numerose lauree ad honorem conferitegli da università in tutto il mondo Muore a Roma nel 1979, sulla soglia dei novant’anni.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_Pianta 2_Dettaglio caratteristiche srtutturali dell’impianto 3_Sezione trasversale
project: Palazzetto dello Sport typology: edificio multifunzionale architect: Pier Luigi Nervi realization: 1956-1960 address: Piazza Apollodoro 10 - Rome (IT)
Descrizione dell’opera:
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Il Palazzetto dello Sport è un edificio multifunzione, adibito principalmente a uso sportivo, che sorge a Roma nel quartiere Parioli. Ideato e progettato nel 1956 dall’architetto Annibale Vitellozzi e dall’ingegnere Pier Luigi Nervi, e realizzato tra il 1958 e il 1960 quale impianto destinato ad accogliere alcuni eventi dei XVII giochi olimpici di Roma, è tuttora in funzione e ospita manifestazioni sportive e concerti. L’impianto è sede degli incontri interni della Pallacanestro Virtus Roma. Nel 1955 il CIO assegnò a Roma i giochi olimpici del 1960 e fu deciso che la zona compresa tra via Flaminia e i monti Parioli, che fronteggiava dall’altra parte del Tevere il Foro Italico, fosse destinata a ospitare parte degli impianti e le infrastrutture come per esempio gli alloggi per gli atleti. Tra i progettisti strutturali più attivi nell’urbanizzazione di tale zona un grosso ruolo ebbe Pier Luigi Nervi che realizzò il viadotto di Corso Francia nel tratto tra ponte Flaminio e la collina dei Parioli, il rinnovato stadio Flaminio e, giustappunto, il Palazzetto dello Sport. Il progetto consisteva in un impianto circolare avente diametro esterno di 78 metri che nel salone si riduce a 58,50 con un’altezza, misurata dal piano di calpestio alla sommità, in metri 21. La copertura è realizzata completamente in cemento armato ed è prefabbricata secondo moduli dalla forma a spicchio, più larghi verso l’esterno per poi stringersi verso il centro della calotta; a sostenere la copertura sono 36 cavalletti a forma di Y, disposti radialmente ed inclinati secondo la tangente alla curva nel piano d’imposta lungo il perimetro dell’impianto a una distanza lineare di 6,30 metri l’uno dall’altro. La sala è in gradinata unica e il terreno di gioco, in parquet, si trova ribassato rispetto al piano stradale; concepito per ospitare un numero di spettatori variabili tra i
4.000 e i 5.000 il Palazzetto dello Sport ospitò le gare di pallacanestro e sollevamento pesi dei giochi olimpici del 1960 di Roma. L’architetto Bruno Zevi paragonò il Palazzetto al Pantheon, suggerendo analogie e paralleli con l’edificio di Adriano: Zevi rilevò che, laddove il Pantheon racchiude e sottende una forma sferica, la struttura di Nervi comprende un emisfero in cui la luce entra lateralmente (e non verticalmente come accade nel Pantheon) e ne allarga idealmente lo spazio, attenuandone l’effetto monumentale. Dal 2006 l’impianto, la cui capienza nel frattempo fu ridotta a 3.100 posti per ragioni di sicurezza, è utilizzato dalla M. Roma Volley.
15 project: Grandi magazzini La Rinascente typology: Commercial architect: Franco Albini realization: 1957-1961 (build) address: Piazza Fiume 5, Rome (IT)
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_exterior, prosp. fronte nord (Matteo Rossi) 2_exterior, dettaglio prosp. fronte nord (Fabio Stranieri) 3_exterior, prosp. fronte nord-ovest (Matteo Rossi) 4_exterior, prosp. fronte nord-ovest (Matteo Rossi) 5_interior, vista scala dal basso (sconosciuto) 6_interior, dettaglio aggancio struttura scala (Fabio Stranieri) 7_interior, vista scala dal basso (Fabio Stranieri) 8_interior, vista scala dall’ alto (Fabio Stranieri)
http://www.fondazionefrancoalbini.com/pdf/opere/opere_principali_arch_block.pdf http://www.treccani.it/enciclopedia/franco-albini_Dizionario_Biografico/ http://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Albini http://www.unirc.it/documentazione/materiale_didattico/597_2009_223_4583.pdf
Bibliografia dell’autore dell’ opera
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Consegue la laurea in architettura e design nel 1929 al Politecnico di Milano, Franco Albini comincia la sua carriera dedicandosi sin da subito al design mobiliare, tentando di stabilire una relazione fra le forme del modernismo, legate ai nuovi metodi di produzione industriale e quelle tradizionali legate più ad un concetto assoluto di garbo e naturalezza, e ai metodi di produzione artigianale. Tra i migliori Architetti-designer d’Italia, si afferma come uno dei maggiori sostenitori nazionali della corrente neorazionalista. Senza smentire la sua arte pioniera verso la progettazione industriale, mirava la sua arte alla realizzazione di opere di alta qualità, ma di costi contenuti, infatti le sue opere erano studiate in modo da poter essere realizzate con materiali decisamente economici. Dopo svariati viaggi in giro per l’Europa, dove ha conosciuto personalità come Le Corbusier e Ludwig Mies van der Rohe, formatosi dalla scuola del grande Gio Ponti, diede vita tra il 1930 ed il 1931 al suo studio di progettazione in collaborazione con gli architetti Giancarlo Palanti e Renato Camus, prendendo parte in quel periodo ad alcuni importanti gruppi progettuali quali il piano urbanistico Milano Verde ed alcuni importanti concorsi per l’EUR.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_piante accesso, distribuzione interna, copertura 2_assonometria fronte nord-ovest, prospetto nord 3_sezione nord-sud
project: Grandi magazzini La Rinascente typology: Commercial architect: Franco Albini realization: 1957-1961 (build) address: Piazza Fiume 5, Rome (IT)
Descrizione dell’ opera
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La complessa vicenda della progettazione dei grandi magazzini per la Rinascente a Roma, avviata nel 1957, è un capitolo fondamentale non soltanto nella produzione Albiniana, ma piuttosto nell’ architettura italiana degli anni Cinquanta. Il tema è ancora quello del “colloquio con l’ambiente”, che aveva informato la progettazione dell’edificio per l’INA a Parma, ma l’intervento della committenza e il mutato contesto spaziale e temporale condurranno ad un esito del tutto differente. Il primo progetto prevedeva un volume completamente cieco, solcato dal telaio sporgente delle strutture in ferro, con una grande scala esterna, anch’essa in ferro, posta diagonalmente sul lato corto dell’edificio e due livelli di parcheggio, l’uno coperto e l’altro scoperto, collocati sul tetto (Quintavalle, 1961). Nella complessa architettura moderna romana La Rinascente rappresenta una sintesi originale di innovazione e tradizione. Il progetto, del 1957, viene affidato ai milanesi Franco Albini e Franca Helg, che attraverso le moderne tecniche dell’acciaio e della prefabbricazione reinterpretano le modalità con cui nel passato gli architetti lombardi avevano contribuito alla realizzazione della Roma manierista e barocca. L’espressività del metallo viene raccontata attraverso l’estroversione della struttura portante. Il risultato è un parallelepipedo definito dallo scheletro metallico con tamponatura in pannelli di graniglia rosata. L’edificio è costituito da sei piani fuori terra (di cui quattro adibiti alla vebdita, il quinto per le riserve di mercie e l’ ultimo riservato a uffici) e tre sotterranei riservati a impianti e servizi. Il tamponamento, realizzato in pannelli prefabbricati in graniglia di granito e marmo rosso, è studiato per con
tenere al proprio interno le canalizzazioni degli impianti. La Rinascente si colloca nel contesto della città di Roma dove il linguaggio architettonico si arricchisce degli esiti di una sempre più affinata ricerca tecnologica, è possibile leggere quel rapporto tra modernità e tradizione che è un tema costante nella riflessione di Franco Albini, cogliendo una serie di suggestioni del suo ambiente e dei suoi colori, riferendosi alla tradizione storica dei palazzi rinascimentali e delle vicine mura aureliane. La versione realizzata dopo il rifiuto del primo progetto da parte della committenza (1960-61), acquista familiarità e piacevolezza - le strutture in ferro, pur sempre a vista, rimangono a scandire l’andamento dei piani, il fronte su piazza Fiume è interrotto da tre coppie di grandi finestre, la scala esterna è scomparsa, e in luogo del parcheggio un alto cornicione conclude l’edificio, rinunciando al carattere di “macchina essenziale”, nella quale il controllo dello spazio è espresso senza concessioni al gusto. Del primo progetto rimase e si sviluppò l’idea di inserire il condizionamento dell’aria, i dispositivi antincendio e l’illuminazione, direttamente nelle strutture. Nei pannelli di tamponamento realizzati in cemento inerte di colore rosa corrono le canalizzazioni, denunciate all’esterno da corrugamenti che incidono la facciata: l’esposizione della tecnica diviene decorazione e “imprigiona il sistema di impianti all’interno di un formato classicheggiante così rigido, ed allo stesso tempo così timido, da passare quasi inosservato” (Banham, 1978, p. 255).
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
project: Villaggio Olimpico typology: Edilizia pubblica architect: A. Libera, U. Luccichenti, V. Monaco, L. Moretti realization: 1958-1960 address: Municipio Roma II, quartiere Q.II Parioli
1_Vista lato sud-ovest 2_Vista lato ovest 3_Vista lato nord_ Autore: Valentina Piccinni 4_Prospetto ovest 5_Prospetto sud_ Autore: Antonello Mazzei 6_Prospetto sud-est 7_Vista lato ovest 8_Prospetto est
http://www.ezrome.it/una-passeggiata-a-./il-villaggio-olimpico.html http://www.urbanistica.unipr.it/?option=com_content&task=view&id=36
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Adalberto Libera (Trento, 16 luglio 1903 – Roma, 17 marzo 1963) Architetto italiano, fu uno dei più conseguenti e creativi assertori del razionalismo architettonico in Italia. Progettò numerosi edifici pubblici e privati, tra i quali il palazzo dei Congressi all’EUR (1937-38) e la villa Malaparte a Capri (1938-40). Ugo Luccichenti (Isola del Liri, 28 marzo 1988- Roma, 28 aprile 1976) Ingegnere e architetto italiano. Sostenuto da una severa disciplina professionale, si è dedicato soprattutto all’edilizia residenziale privata: a Roma, palazzine di piazzale delle Muse 6-7 (1940) e di via Fratelli Ruspoli 10 (1946-49), intensivo di viale Libia 6-14 (195354), complesso di piazzale delle Medaglie d’Oro (1953), ecc. Vincenzo Monaco (Roma, 1911- Roma, 1969) Architetto italiano. Esordì con il progetto per l’ospedale di Modena (1933), in cui è sensibile il riferimento a Le Corbusier. Fino al 1963 ha poi collaborato costantemente con A. Luccichenti. Luigi Moretti (Roma, 22 novembre 1906- Capraia 14 luglio 1973) Architetto e teorico dell’architettura,studiò a Roma, ove si affermò con la Casa della gioventù in Trastevere, la Casa delle armi e la sistemazione del piazzale nel Foro Italico. Alla sua attività più matura appartengono la casa detta del Girasole,quella dell’Astrea e la sede centrale della società Esso (in collab. con V. Ballio Morpurgo).
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RIFERIMENTO IMMAGINI|
project: Villaggio Olimpico typology: Edilizia pubblica architect: A. Libera, U. Luccichenti, V. Monaco, L. Moretti realization: 1958-1960 address: Municipio Roma II, quartiere Q.II Parioli
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1_Planimetria 2_Particolare palazzina 3_Prospetti e sezione trasversale
Il 16 giugno 1955 i membri del CIO riuniti a Parigi assegnarono la XVII Olimpiade a Roma. Oltre a costruire adeguati impianti sportivi, nel 1960 si doveva dare ospitalità a circa 8000 persone , tra atleti, accompagnatori e giornalisti. Compiuti i necessari studi preliminari e tenuto conto dell’autorevole parere del ministero dei Lavori Pubblici, Giuseppe Togni, si optò per un’area in posizione non periferica: Campo Parioli, vicino agli impianti del Foro Italico e dell’Acqua Acetosa. Con questa decisione si potevano soddisfare tre urgenti necessità della capitale: offrire ospitalità agli atleti della XVII Olimpiade, realizzare un imponente complesso residenziale per il ceto medio, bonificare una zona dove centinaia di famiglie vivevano in condizioni disagiate I progettisti previdero, su una superficie complessiva di 35 ettari palazzine da due a 5 piani di tipo modernissimo circondate da zone verdi. Oltre a moltissimi arbusti e cespugli (circa 8000) nel Villaggio furono impiantati 800 alberi ad alto fusto. Si è rispettato al massimo l’ambiente naturale, anzi si è fatto del verde l’elemento più importante del progetto. Le palazzine vennero sollevate da terra su pilotis, per lasciare completamente libero e tutto percorribile il piano terreno destinato ad ampi spazi ombrosi per il riposo, a comunicazioni pedonali, e allo scopo di permettere l’inserimento continuo di prati e di verde. Oltre ai pilotis troviamo diverse soluzioni architettoniche comuni come marcapiani in cemento, finestre a nastro verniciate di bianco e la cortina di rivestimento di un color giallo dorato. Ad ovest del viadotto abbiamo: 5 case di 2 piani a pianta quadrata, con scala centrale e 4 alloggi per piano; 2 case in linea di 5 piani con piccoli appartamenti e chiostrine centrali, con 11 scale e altrettanti ascensori che suddividono le costruzioni in varie unità separate; 4 case in linea di 4 piani dalla pianta leggermente articolata. Ad est del viadotto abbiamo: 4 case in linea di 4 piani disposte a formare una corte quadrata,
con 16 scale che servono 8 appartamenti ciascuna; 11 case in linea di 3 piani; 39 case di 2 piani con pianta a croce, a scala centrale e 4 alloggi per piano.Per un totale di 33 unità, composte da 143 edifici. Il Villaggio Olimpico rappresenta ancora oggi un dignitoso esempio di zona residenziale cittadina a livello europeo. È senza dubbio uno dei migliori quartieri di iniziativa pubblica realizzati a Roma, certamente il primo in cui siano stati applicati con coerenza i principi dell’urbanistica del Movimento Moderno.
17 project: Sede della banca popolare di Milano typology: Uffici architect: Luigi Moretti realization: 1973 address: Via Flaminia,1D
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_vista da viale Giorgio Washington Autore: Google maps 2_Dettaglio di facciata Autore: sconosciuto 3_Vista da viale Giorgio Washington Autore: Google maps 4_Immagine degli anni 70’ da Piazzale Flaminio Autore: sconosciuto 5_Dettaglio di facciata Autore: sconosciuto 6_Vista da viale Giorgio Washington Autore: sconosciuto 7_Dettaglio della copertura Autore: sconosciuto 8_Vista da Piazzale Flaminio Autore: Baldini Clara
http://www.enciclopedia treccani.it http://www.wikipedia.it
Biografia
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Luigi Walter Moretti (Roma, 22 Novembre 1906 - Capraia Isola, 14 Luglio 1973) architetto e urbanista, operò durante il Ventennio Fascista. Si laureò nel 1929 presso la Regia Scuola di Architettura di Roma, e diventò subito assistente di Gustavo Giovannoni fino al 1932. Nel 1931 vinse una borsa di studio grazie alla quale collaborò con Corrado Ricci nella sistemazione dei settori orientale e settentrionale dei Mercati traianei. Nel 1932 abbandonò la carriera accademica e iniziò a partecipare a concorsi di progettazione e nel 1933 partecipò con Paniconi, Pediconi e Tufaroli alla quinta Triennale di Milano presentando un progetto per una casa per un uomo di studio. Nello stesso anno fu presentato a Renato Ricci, presidente dell’Opera Nazionale Balilla (poi Gioventù Italiana del Littorio) che l’anno seguente lo nominò direttore dell’Ufficio Tecnico dell’ONB (poi GIL) per il quale progettò dal 1933 le case della gioventù in più città italiane. Nel 1936 progettò, senza tuttavia mai realizzarlo, un piano espansivo del Foro Italico, ed è sua l’Accademia della Scherma del Foro Italico nota anche come Casa delle Armi. Nel 1938 partecipò alla progettazione dell’EUR vincendo il concorso (ex aequo con Fariello, Muratori, Quaroni) per la progettazione della Piazza Imperiale (ora Piazza Marconi). Nel 1950 fondò la rivista “Spazio, Rassegna delle Arti e dell’Architettura” pubblicata fino al 1953. Nel 1957 divenne consulente della SGI per la quale negli anni successivi progetterà anche il complesso Watergate a Whashinton e collaborò con il Comune di Roma e il Ministero dei LP per il piano intercomunale di Roma.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_Planimetria con foto dal satellite 2_Dettaglio dell’angolo del fabbicato
project: Sede della banca popolare di Milano typology: Uffici architect: Luigi Moretti realization: 1973 address: Piazzale Flaminio, 1D
Descrizione dell’ opera
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Il palazzo della Banca Popolare di Milano , del 1973, di Luigi Moretti è stato oggetto il 30 maggio 2010 al MAXXI, di una grande mostra sull’opera di questo architetto e studioso di vasta cultura e profonda erudizione. Questa, che è una delle ultime progettazioni del grande architetto romano, presenta uno stile che si può definire “internazionale” che fa da forte contrasto con l’ambiente circostante caratterizzato da palazzi di fino Ottocento e dalle mura Aureliane. Il piazzale ha visto stravolto il suo aspetto con l’allargamento di via Flaminia nel 1881 (che ha comportato l’abbattimento del palazzetto Altemps, poi rimontato sul Campidoglio), l’apertura della stazione Roma Viterbo nel 1932, e l’apertura del viale del Muro Torto. I recenti lavori per il nuovo capolinea del tram 2, inaugurato il 29 luglio 20102, hanno il merito di aver creato una vasta area pedonale. L’edificio è composto da due torri di sei piani ciascuna, collegate tra di loro alla base. La scansione verticale dell’ edificio è molto forte e si compone di un basamento, che comprende gli ingressi, e dei due blocchi separati che contengono gli uffici. Le due parti dell’ edificio sono divise da un “cornicione”, che ricorda per dimensione e morfologia una trabeazione di un edificio ottocentesco, che è staccata dalla facciata tramite travi in acciaio. Sulla copertura dell’ troviamo tre grandi elementi
ovoidali, che si affacciano su Piazzale Roma. Questi rappresentano l’ultimo layer del fabbricato e sono in forte contrasto con esso a causa della loro forma e della dimensione, pensata per uscire visivamente dal perimetro del volume al fine di creare uno sbalzo fortemente percepibile da ogni angolazione. Questi elementi di copertura, tuttavia, presentano anch’essi le scanalature e i rilievi di una imponente trabeazione, che si ricollega immediatamene con la fascia orizzontale tra il basamento e l’elevato creando un forte rapporto dialogico con l’intero prospetto. Quest’ opera rappresenta un punto di arrivo della straordinario percorso architettonico di Luigi Moretti, uno dei massimi esponenti dell’ architettura razionalista italiana.
18 project: Auditorium: Centro dell Musica typology: Cultural architect: Renzo Piano Building Workshop realization: 1995-2002 (built) address: Viale Pietro de Coubertin 30 - 00196 Rome (IT)
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_exterior, prosp. fronte nord (Fabio Stranieri) 2_detail (RPBW) 3_exterior, in construction (Moreno Maggi) 4_detail, exterior and interior (Moreno Maggi) 5_detail (RPBW) 6_wooden model (RPBW) 7_exterior, prosp. fronte est (Fabio Stranieri) 8_exterior, prosp. fronte nord-est (Moreno Maggi)
Architettura & musica / Renzo Piano building workshop. -Milano : Lybra immagine, [2002] Renzo Piano building workshop : opere complete / Peter Buchanan Torino : U. Allemandi, [1993] www.rpbw.com www.structurae.net
Biografia: Nato a Genova, nel quartiere Pegli, in una famiglia di costruttori, dopo aver ottenuto la maturità classica frequenta le facoltà di Architettura di Firenze e Milano; laureatosi nel 1964 al Politecnico di Milano con una tesi su Modulazione e coordinamento modulare seguita dal prof. Giuseppe Ciribini, con una votatione di 100/110[5] [6], diventa allievo di Marco Zanuso. A Milano lavora per un lungo periodo presso lo studio di Franco Albini. 1
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Grazie al padre, costruttore edile, ha subito la possibilità di conoscere la vita di cantiere e di esercitare la professione, nonché di instaurare le prime relazioni con i clienti. Tra il 1965 ed il 1970 viaggia tra gli Stati Uniti e l’Inghilterra per completare la sua formazione. Nel 1968 partecipa alla XIV Triennale di Milano, per cui realizza un padiglione. Nel 1969, a seguito della crescente fama nazionale, dovuta anche alla pubblicazione delle opere sulle riviste del settore (Domus e Casabella), Piano realizza il padiglione per l’industria italiana all’Esposizione Universale del 1970 a Osaka.
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All’epoca incontra Jean Prouvé (1901-1984), celebre architetto francese, con il quale instaura un’amicizia professionale solida e fruttifera. Nello stesso periodo incontra Richard Rogers (1933) con il quale fonda lo studio Piano & Rogers, con sede a Londra.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_planimetria generale 2_prospetti 3_sezione trasv., sezion long.
project: Auditorium: Centro dell Musica typology: Cultural architect: Renzo Piano Building Workshop realization: 1995-2002 (built) address: Viale Pietro de Coubertin 30 - 00196 Rome (IT)
Committente: Comune di Roma Materiale di rivestimento metallico: Piombo Preossidato
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DETTAGLI 2
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L’ auditorium di Roma è un complesso multifunzionale dedicato alla musica caratterizzato da tre “ scatole musicali “ che sembrano da lontano sospese sul verde del vasto parco che lo circonda. Il sito scelto per l’auditorium si trova nella spianata tra le rive del Tevere e le colline dei Parioli e precisamente tra il Villaggio olimpico, costruitoper i giochi del 1960, il Palazzetto dello sport e lo stadio Flaminio, progettato da Pierluigi Nervi.Questa posizione decentralizzata ha il vantaggio di poter accogliere e amministrare imponenti flussi di persone grazie alle vicine infrastrutture viarie. Inoltre costruire in questa area ha significato occupare uno spazio che era stato per lungo tempo una sorta di frattura nel tessuto urbano. Questo grande vuoto è stato assorbito da un parco di circa 30.000 metri quadrati piantumati con 400 alberi che collegano ora il quartiere Flaminio con il giardino di Villa Glori. Le tre sale da concerto che compongono la città della musica aggettano da una zona basamentale sulla sottostante cavea che costituisce una quarta sala all’aperto con una capacità di 3000 posti. Piano ha usato per questo progetto i materiali della tradizione di Roma: travertino per coprire le gradinate della cavea, i foyer e le entrate; il mattone romano (25x12x4), fatto a mano, per ricoprire tutte le superfici verticali; piombo preossidato per i gusci delle tre sale. Ognuna delle tregrandi aule, concepite come veri e propri strumenti musicali, ha caratteristiche individuali ed èil frutto delle precedenti esperienze di Piano nel campo dell’acustica. Esse infatti sono sia architettonicamente che funzionalmente separate per facilitare il controllo del suono.
All’interno il legno di ciliegio è stato utilizzato per il controllo del riverbero e speciali dispositivi permettono di adattare le sale ai diversi tipi di musica. La sala 2800 ( posti disponibili ) è concepita per concerti sinfonici, eseguiti da orchestra allargata e coro. Il palco centrale con la sua configurazione modulare, garantisce una perfetta visibilità e qualità del suono ed ha una configurazione a “vigneto”. La sala 1200 è anch’essa caratterizzata da una forte flessibilità distributiva. Il palco e la platea mobili permettono una precisa regolazione del tempo di riverbero, offrendo la possibilità di ospitare una orchestra allargata con coro, balletti, o musica contemporanea. La sala 700 ha una configurazione simile a quella tradizionale del teatro. I tre piani ,due laterali e uno sopra, che formano il palco, possono essere completamente aperti, permettendo di modificarne l’ampiezza. Questa sala può ospitare opere, musica da camera e spettacoli teatrali. Successivamente èstato realizzato il sistema di rivestimento laterale: una struttura a gusci che cela nell’intradosso travi ricurve in legno lamellare, ancorate alla muratura da elementi tubolari in acciaio raggruppati tramite tiranti in gruppi autoportanti. Lo complessità delle geometrie impone che in ogni porzione di fuso nessuna sezione sia riconducibile ad un’altra. Le travi sostengono pannelli tridimensionali in larice non trattato che fungono da piano di appoggio delle lastre in piombo di 3 mm. Queste sono ancorate tramite elementi in acciaio regolabili e connesse tra di loro tramite aggraffatura doppia verticale e piatta orizzontale. Le acque piovane, che vengono raccolte in copertura, passano attraverso le strutture murarie, mentre le pareti laterali curve vengono trattate come superfici pulite, facendo cadere lo pioggia sul percorso naturale, alla quota superiore della cavea in cemento stabilizzato o direttamente sul parco per quelle porzioni che su di esso si affacciano.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
project: Parrocchia “Dives in Misericordia” typology: Church architect: Richard Meier realization: 1998-2003 (built) address: Via Tovaglieri 147, Tor Tre Teste, Rome (IT)
1_exterior, prosp. fronte est 2_exterior, prosp. fronte est 3_exterior, prosp. fronte ovest 4_interior, navata 5_interior 6_interior, navata 7_exterior, copertura 8_exterior, copertura in costruzione
Architettura-cultura / R.Meier building workshop-art. www.r.meier/architecture.com www.parrocchiadivesmisericordi.net
Bibliografia dell’autore dell’ opera
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Richard Meier, architetto americano importante esponente del purismo formale del moderno, è nato nel 1934 a Newark.Si è laureato all’Università di Cornell, a New York, nel 1957.Dopo la laurea, Meier ha viaggiato attraverso l’Europa e ha avuto l’occasione di incontrare Le Corbusier. Tra il 1958 e il 1963, ha lavorato con molti studi di architettura, tra i quali il SOM (Skidmore, Owings & Merrill), e lo studio di Marcel Breuer, tra il 1960 al 1963. Nel 1965, una delle sue prime commissioni residenziali, la Smith House in Darien Connecticut, lo ha reso noto in campo nazionale.Nel 1967 ha lavorato alla conversione dei vecchi laboratori della compagnia telefonica Bell al Greenwich Village di Manhattan, e dello studio ed appartamento dell’artista Frank Stella. È stato membro del gruppo “Five Architects”, conosciuto anche come “White Architects”, che si rifaceva al linguaggio di Le Corbusier. La Casa Douglas (1973), una costruzione bianca immersa in una collina boscosa, ha ricevuto un grande successo dalla stampa specializzat a. Nel 1975 è stato visiting professor presso la facoltà di Architettura dell’Università di Yale. Nel 1979 ha vinto l’incarico di progettazione per il Frankfurt Museum for Decorative Arts in Germania: è il suo primo incarico in Europa.Negli anni Ottanta ha progettato l’High Museum of Art, ha ricevuto il Pritzker Prize, gli sono stati affidati il Getty Center a Los Angeles, il Centro Amministrativo e Culturale di Ulm, la City Hall e la Central Library a Hague. .Nel 1993 ha ridisegnato la Munsterplatz in Germania. In Italia a partire dal 2000 ha progettato la Parrocchia Dio Padre Misericordioso per il Giubileo nel quartiere romano di Tor Tre Test, il Museo dell’Ara Pacis nel 2006 e i laboratori dell’Italcementi di Bergamo nel 2012.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta 2_schizzi progettuali 3_sezione est-ovest
project: Parrocchia “Dives in Misericordia” typology: Church architect: Richard Meier realization: 1998-2003 (built) address: Via Tovaglieri 147, Tor Tre Teste, Rome (IT)
Descrizione dell’ opera
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Nel quartiere romano di Tor Tre Teste è stata consacrata la Chiesa Dives in Misericordia, realizzata dall’architetto americano Richard Meier, vincitore del concorso internazionale indetto dal Vicariato di Roma. In una zona connotata da edifici di edilizia popolare, priva di punti focali, di spazi dedicati alla socialità, la chiesa s’impone con l’altezza delle sue vele (26 metri la maggiore) e il bianco assoluto delle superfici murarie. Per evitare l’utilizzo di un’ossatura d’acciaio rivestita da pannelli di tamponamento bianchi, soluzione non durevole nel tempo, le vele autoportanti sono state suddivise in grandi pannelli prefabbricati a doppia curvatura, i “conci”, ciascuno del peso di 12 tonnellate. Il giunto esistente tra un pannello e l’altro è stato ideato e disegnato in modo da permettere la giunzione fra le barre di precompressione ed assorbire, assicurando la continuità statica alla struttura, le inevitabili tolleranze dimensionali, proprie del processo di prefabbricazione. Ogni elemento doveva essere accostato ad altri, con la precisione richiesta dal rispetto della geometria della vela e con precisione assoluta, esser movimentato per permettere l’interconnessione delle barre, tornare alla posizione ideale e rimanere immobile durante le prime fasi di realizzazione del giunto, in una porzione di spazio predeterminato. Tutto ciò senza che sulla verticale del suo baricentro potesse essere agganciato un qualsiasi mezzo di sollevamento o di sostegno. Non è stato possibile individuare una soluzione che risolvesse questo problema, utilizzando ponteggi o mezzi di sollevamento tradizionali. Si è riusciti a risolvere il problema grazie all’ideazione di una speciale macchina alta 32 metri.
Questa permetteva di imprimere al prefabbricato, una volta fissato, i tre spostamenti nella direzione dei tre assi ideali X,Y,Z e le tre rotazioni attorno agli stessi in modo da dare le sei movimentazioni che permettono ad un solido di raggiungere qualsiasi posizione nello spazio. Una macchina originale e complessa che, pur sfruttando tutte le possibilità della moderna tecnologia, riporta alla memoria le macchine ideate per costruire le antiche cattedrali. Per rispondere alla qualità estetica (e non solo) voluta da Meier, Italcementi ha creato e brevettato un nuovo tipo di cemento: il Bianco TX Millennium. Oltre ad un’altissima resistenza e alla maggior lavorabilità, offre una caratteristica sorprendente; grazie alla presenza di particelle di fotocatalizzatori, la superficie di cemento sotto l’effetto della luce si autopulisce, eliminando depositi organici. Questo favorisce il mantenimento dell’aspetto estetico originario e aumenta la durata del manufatto. Nella costruzione della vela realizzata con 256 elementi prefabbricati, detti conci, sono stati impiegati: - 2.600 tonnellate di inerti ricavati dalla macinazione del marmo bianco di Carrara - 8 chilometri di cavi d’acciaio di postensione - 7,5 chilometri di barre d’acciaio di postensione - 300 tavole progettuali necessarie per la complessità strutturale e per la grande varietà della geometria dei conci e dei loro dettagli costruttivi. - 12.000 ore di studi e ricerche per la messa a punto del cemento TX Millennium - 23.000 ore di progettazione per passare dalla fase progettuale alla fase realizzativa A testimonianza della complessità della realizzazione e delle soluzioni innovative adottate, oltre 7.000 tra ingegneri e architetti hanno visitato il cantiere durante le diverse fasi della costruzione.
20 project: MAXXI | Museum of the 21st Century typology: Cultural architect: Zaha Hadid Architets realization: 1998-2009 (built) address: Via Guido Reni 4A, 00196 Rome (IT)
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_interior (Iwan Baan) 2_interior (Fabio Stranieri) 3_Interior (Iwan Baan) 4_exterior, entrance (Fabio Stranieri) 5_interior (Iwan Baan) 6_exterior, entrance (Matteo Rossi) 7_interior (Iwan Baan) 8_exterior, prosp. fronte est (Iwan Baan)
Zaha Hadid: Complete Works, 1979-2009 by Philip Jodidio Zaha Hadid (Taschens Basic Architecture) by Philip Jodidio http://www.zaha-hadid.com/archive http://construction-manager.co.uk
Biografia:
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Artista dal profilo complesso e poliedrico, per lungo tempo additata a matematico dalle grandi capacità teoriche, soprattutto nello studio delle inferenze tra arte e architettura, ma dalla poca concretezza costruttiva, oggi Zaha Hadid costruisce ed ha in cantiere moltissimi progetti, anche in Italia. Caratterizzato da una produzione architettonica tanto riconoscibile quanto decisamente varia, lo studio di Zaha Hadid si cimenta con tipologie di edifici molto diversi: da grandi strutture di rappresentanza a edifici privati, da infrastrutture a masterplan, con un linguaggio legato a un certo filone di avanguardia che, tuttavia, si rinnova in relazione al contesto nel quale, di volta in volta, i progetti vengono inseriti. Lo studio, con base a Londra, diretto da Patrick Schumacher, conta una ventina di Associates ed ha dimensioni notevoli, circa 250 persone.
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Premio Priztker nel 2004, l’architetto ha realizzato il suo primo progetto proprio a Londra, un appartamento a Eaton Place, ma ha raggiunto una certa notorietà con l’ampliamento del Vitra Fire Station nel 1993, che segna un primo punto fermo nel linguaggio e nella metodologia di lavoro dello studio. Ha vinto moltissimi concorsi, dal Peak Club di Hong Kong (1983) al Rosenthal Center for Contemporary Art di Cincinnati (1998), al Centro nazionale per le arti contemporanee di Roma (1998) a progetti intercontinentali come la Guanzou Opera House, le torri negli Emirati e realizzato molti di essi, dalla sede della produzione BMW di Lipsia, al Phaeno Center all’appena inaugurato ponte di Saragoza e alle stazioni di Innsbruck.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta coperture 2_dettaglio 3_sezione trasversale
project: MAXXI: Museum of XXI Century Arts typology: Cultural architect: Zaha Hadid Architets realization: 1998-2009 (built) address: Via Guido Reni 4A, 00196 Rome (IT)
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DETTAGLI 2
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Cliente: Ministero Italiano della Cultura, in collaborazio- Nonostante le soggettive individuazioni di alcuni riferine con il Ministero delle Infrastrutture menti al contesto in cui si inserisce (vengono a volte citati i vicini capannoni in mattoni e le strutture militari), il Valore del contratto: EUR 150mq complesso rispecchia piuttosto l’espressività tipica delle L’architetto ha dichiarato che il costo è stato influenzato creazioni della Hadid. del 10-20% dai numerosi ritardi cui la costruzione è stata Il volume principale, dall’andatura simile a quella di un soggetta serpente, si presenta come un’estrusione di cemento armato, lunga fino a 150 metri. Dimensioni: 24000 mq L’intessitura che ne deriva dà forma a spazi che l’aggettivo inglese “dramatic” meglio descrive: drammatico è il Consulenti: Zaha Hadid Architects; Anthony Hunt Asso- foyer di ingresso dei visitatori, dominato dalla scalinata ciates; Max Fordham in acciaio che dà accesso ai piani superiori. L’ambiente interno è suddiviso in 5 grandi gallerie, Contraente: JV fra It. Costruz. e Soc. Appalti Costruzioni. dall’altezza costante di 6 metri. Appena superato il primo piano, l’illuminazione naturale Descrizione dell’opera: è garantita da una striscia vetrata continua posta in copertura e sorretta da profonde travi in acciaio. La progettazione del Centro nazionale per le arti con- Le travature, inoltre, sono disposte di particolari meccatemporanee prevede un museo per le arti del XXI secolo, nismi atti a convogliare la luce su opere che non siano museo di architettura, spazi per la produzione sperimen- montate a muro. tale, biblioteca, auditorium e altri spazi pubblici (acco glienza, caffetteria, negozi), spazi per servizi e uffici. La paletta dei materiali è limitata: i muri sono in cemento L’idea architettonica principale è direttamente legata alla a vista, o riverniciati di bianco, la pavimentazione è in finalità del centro come luogo di esposizione e produzio- materiale epossidico, grigio riflettente. ne di arti visive: il sito è solcato da spazi espositivi, pareti che attraversano lo spazio. L’intersezione delle pareti definisce spazio interno e spazio esterno. Il percorso pedonale all’interno del manufatto segue le morbide sagome dei vari blocchi, scivolando sotto gli elementi in aggetto degli edifici. L’interno del museo si mostra al visitatore attraverso numerosi scorci e larghe superfici vetrate al piano terra. Gli ambienti interni, definiti dalle pareti, sono coperti da un tetto in vetro che inonda lo spazio di luce naturale, filtrata dalle orditure di travi in acciaio e cemento di dimensioni notevoli.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
project: Biblioteca Pontificia Università Lateranense typology: Biblioteca architect: Jeremy King, Riccardo Roselli realization: 2003-2006 (build) address: Via della Pilotta, Rome (IT)
1_interior 2_interior 3_exterior, prosp. fronte nord-ovest 4_exterior, prosp. fronte nord-ovest 5_interior, ballatoi 6_interior, ballatoi 7_exterior, fronte nord 8_exterior, fronte nord
http://www.kingroselli.com/ http://www.archisquare.it/king-roselli-architetti-ampliamento-della-biblioteca-pontificia-universita-lateranense-roma/
Bibliografia: Jeremy King (Partner) Nasce a Londra il 26 Marzo 1959. Studia al Polytechnic of Central London (1977-1980) e all’Architectural Association (1985-1990) dove consegue la laurea. Durante gli studi lavora a Milano (presso Alessandro Mendini e Alchimia); dopo la laurea a Londra (Fitch & Co.), Berlino (Feddersen & von Herder) e Roma (per Massimiliano Fuksas – dove incontra Riccardo Roselli). 1
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Riccardo Roselli (Partner) Nasce a Roma il 15 Gennaio 1963. Studia e si laurea all’Università “La Sapienza” di Roma (1984-1990). Lavora per Manfredo Nicoletti e per Massimialiano Fuksas prima di mettersi in proprio nel 1991 ed associarsi con Jeremy King nel 1997.
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RIFERIMENTO IMMAGINI 1_auditorium 2_sezione trasversale 3_planimetria
project: Biblioteca Pontificia Università Lateranense typology: Biblioteca architect: King Roselli realization: 2003-2006 (build) address: Via della Pilotta, Rome (IT)
Descrizione dell’ opera:
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rium anch’esso oggetto di ristrutturazione da parte di King e Roselli. L’intervento, per la Pontificia Università Lateranense La Biblioteca dunque, tenta di essere fuori dal tempo e di Roma, risponde al programma voluto dal Monsignor di collocarsi nel linguaggio imperituro dell’architettura e Fisichella, il committente: un solido dalla pianta quadegli spazi connaturati dalla luce, così come la bibliotedrata che insiste a terra e che, nella parte alta, pare ca Laurenziana per esempio, conservando non solo le distaccarsi in piani sospesi, come fluttuanti e lievitanti preziose collezioni di antichi volumi e manoscritti – più su “incisioni” di luce oblique. di 600.000 pezzi – ma offre anche al visitatore rinnovati La configurazione del prospetto si distingue con caratspazi di sosta, studio e consultazione. tere, e un’estetica propria di King-Rosselli, dall’impaIl corpo della nuova realizzazione si affianca agli esiginato dei volumi del complesso universitario preesistenti senza determinare “fratture”, grazie ad una serie stente. La peculiarità compositivo-estetica della massa di varchi che uniscono le finestre, una volta affacciate unitaria in laterizio tagliata in modo perentorio, nel suo verso l’esterno, con le aperture dell’interna “torre libraconvogliare lo spazio, da piani diagonali vetrati, dove il ria”. Traversata da un percorso continuo, la costruzione mattone, per citazione e contestualizzazione , afferma il ospita infatti, al suo interno, l’archivio-deposito. Pensato legame con gli edifici preesistenti. come una “torre” su sei livelli, le facciate interne di queCome sempre il tema della biblioteca, luogo di conosta scatola nella scatola sono rivestite da librerie portascenza e “contenitore” della materia del sapere, si pre- riviste, mentre lo spessore sottile dei solai la trasforma sta come uno dei temi più stimolanti per l’architettura e i in un unico suggestivo scaffale per libri. progettisti, Jeremy King e Riccardo Roselli, tematizzano La finitura esterna in mattoni dalla tonalità chiara e con entusiasmo il rapporto tra protezione ed accessibi- dall’aspetto omogeneo, gli stessi dell’edificio dell’Unilità connaturato con il progetto di biblioteca, luogo che, versità, le piattaforme in mogano sulle rampe per i supal contempo, partecipa al mondo presente e si astrae porti di lettura e il percorso ascensionale nel succedersi a “proteggere” beni fuori da ogni schema temporale e di gradoni, le lastre metalliche del controsoffitto della portatori di conoscenza. King e Roselli danno vita ad rampa che sfaccettate riflettono la luce, sono aspetti un progetto che è degno di far parte dell’architettura inequivocabili della cultura del presente. internazionale frutto dell’esperienza maturata in anni Un luogo assoluto, uno spazio per l’uomo, che domina di impegno e lavoro in varie realtà urbane, ma con la gravità controllando la luce attraverso una propria una dedizione e un’attenzione ai caratteri propri della puntualità estetica. grammatica architettonica italiana, nella forma e nella materialità del laterizio. La stereometria del volume, con le sue nuove sale di lettura e l’archivio, “incerniera”, come fosse il fulcro, tutto il complesso, sottolineandone il portale litico d’ingresso restaurato negli anni ’90 – ed il volume importante dell’Aula Magna ben distinto per la presenza del travertino in facciata, contenente audito-
22 project:Museo dell’Ara Pacis typology: Museo architect: Richard Meier realization: 21 aprile 2006 address: Lungotevere in Augusta (angolo via Tomacelli)
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_tipo di vista della foto (prosp. fronte nord-ovest..) Autore della foto 2_tipo di vista della foto (prosp. fronte nord-ovest..) Autore della foto 3_tipo di vista della foto (prosp. fronte nord-ovest..) Autore della foto 4_tipo di vista della foto (prosp. fronte nord-ovest..) Autore della foto 5_tipo di vista della foto (prosp. fronte nord-ovest..) Autore della foto 6_tipo di vista della foto (prosp. fronte nord-ovest..) Autore della foto 7_tipo di vista della foto (prosp. fronte nord-ovest..) Autore della foto 8_tipo di vista della foto (prosp. fronte nord-ovest..) Autore della foto
AA.VV.-Richard Meier: il Museo dell’Ara Pacis, Milano 2007.
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http://www.romeguide.it/MONUM/ARCHEOL/ara_pacis/ara_pacis.htm www.arapacis.it/
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Richard Meier(12 Ottobre 1934) Richard Meier, architetto americano importante esponente del purismo formale del moderno, è nato nel 1934 a Newark.Si è laureato all’Università di Cornell, a New York, nel 1957.Dopo la laurea, Meier ha viaggiato attraverso l’Europa e ha avuto l’occasione di incontrare Le Corbusier. Tra il 1958 e il 1963, ha lavorato con molti studi di architettura, tra i quali il SOM (Skidmore, Owings & Merrill), e lo studio di Marcel Breuer, tra il 1960 al 1963. Nel 1965, una delle sue prime commissioni residenziali, la Smith House in Darien Connecticut, lo ha reso noto in campo nazionale.Nel 1967 ha lavorato alla conversione dei vecchi laboratori della compagnia telefonica Bell al Greenwich Village di Manhattan, e dello studio ed appartamento dell’artista Frank Stella. È stato membro del gruppo “Five Architects”, conosciuto anche come “White Architects”, che si rifaceva al linguaggio di Le Corbusier. La Casa Douglas (1973), una costruzione bianca immersa in una collina boscosa, ha ricevuto un grande successo dalla stampa specializzata. Nel 1975 è stato visiting professor presso la facoltà di Architettura dell’Università di Yale. Nel 1979 ha vinto l’incarico di progettazione per il Frankfurt Museum for Decorative Arts in Germania: è il suo primo incarico in Europa.Negli anni Ottanta ha progettato l’High Museum of Art, ha ricevuto il Pritzker Prize, gli sono stati affidati il Getty Center a Los Angeles, il Centro Amministrativo e Culturale di Ulm, la City Hall e la Central Library a Hague.Nel 1992 è incaricato dalla compagnia Max Weishaupt GmbH di realizzare il Weishaupt Forum.Nel 1993 ha ridisegnato la Munsterplatz in Germania. In Italia a partire dal 2000 ha progettato la Parrocchia Dio Padre Misericordioso per il Giubileo nel quartiere romano di Tor Tre Test, il Museo dell’Ara Pacis nel 2006 e i laboratori dell’Italcementi di Bergamo nel 2012.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_ planimetria coperture museoe e mausoleo d’Augusto 2_prospetto est _ prospetto ovest 3_sezione longitudinale
project:Museo dell’Ara Pacis typology: Museo architect: Richard Meier realization: 21 aprile 2006 address: Lungotevere in Augusta (angolo via Tomacelli)
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Descrizione dell’ opera Il progetto per il nuovo complesso museale dell’Ara Pacis è stato redatto da Richard Meier & Partners Architects. L’edificio, rimasto sostanzialmente inalterato, è stato concepito per essere permeabile e trasparente nei confronti dell’ambiente urbano, senza compromettere la salvaguardia del monumento. Un organismo ad andamento lineare che si sviluppa secondo l’asse principale nord-sud e si articola in aree scoperte, ambienti completamente chiusi e in zone chiuse, ma visivamente aperte alla penetrazione della luce. Il nuovo complesso museale, che ricompone la quinta edilizia ad ovest del Tridente, è suddiviso in tre settori principali. Al primo settore, una Galleria chiusa alla luce naturale, si accede tramite una scalinata che supera il dislivello tra via di Ripetta e il Lungotevere e raccorda la nuova costruzione alle chiese neoclassiche antistanti. La scalinata presenta due elementi di richiamo al passato: una fontana, memoria del Porto di Ripetta che insisteva proprio su quest’area, e una colonna che misura dall’Ara la stessa distanza che, in età augustea, la separava dall’obelisco della grande meridiana. La Galleria, che ospiterà i servizi di accoglienza, assolverà la duplice funzione di introdurre la visita al monumento e di “schermare” l’Ara da meridione. Superata la sua penombra, si entra nel Padiglione centrale, dove di giorno l’Ara è immersa nella luce diffusa dei lucernari e da ampi cristalli filtranti. Questa soluzione ha comportato il montaggio di oltre 1500 mq di vetro temperato, in lastre grandi fino a tre metri per cinque, tali da annullare l’effetto-gabbia del Padiglione e garantire il massimo di visibilità. Il terzo settore, a nord, ospita una Sala per convegni disposta su due piani e fornita di un locale per ristorazione. Sopra la sala, un’;ampia terrazza aperta al pubblico affaccia sul Mausoleo di Augusto. Sfruttando il dislivello esistente tra il Lungotevere e via di Ripetta, è stato inoltre ricavato un vasto piano semi-interrato, fian-
-tre ricavato un vasto piano semi-interrato, fiancheggiato dal Muro delle Res Gestae, unico elemento conservato del vecchio padiglione. Per la realizzazione del nuovo Museo sono state impiegate materie prime e realizzati impianti di assoluta qualità. La scelta dei materiali è finalizzata all’integrazione con l’ambiente circostante: il travertino, come elemento di continuità coloristica, l’intonaco e il vetro, in grado di offrire una compenetrazione tra interno ed esterno, un contemporaneo effetto di volume e trasparenza, di pieno e vuoto. Il travertino proviene dalle stesse cave da cui fu estratto per la realizzazione di piazza Augusto Imperatore negli anni Trenta ed è lo stesso più recentemente utilizzato da R. Meier per il Getty Center di Los Angeles e altre importanti opere architettoniche. La sua lavorazione “a spacco” e le caratteristiche stesse della pietra ne fanno un materiale unico, prodotto con una tecnica messa a punto per lo stesso Meier. L’illuminazione, sia interna che esterna, notturna e diurna impiega riflettori dotati di accessori anti-abbagliamento, filtri per la resa del colore e lenti che circoscrivono e modulano la distribuzione del fascio luminoso in relazione alle caratteristiche delle opere esposte. L’intonaco bianco Sto-Verotec, già materiale d’uso tradizionale, qui viene impiegato su pannelli di vetro riciclato di dimensioni finora mai usate in Italia. Si caratterizza per l’estrema levigatezza, ottenuta attraverso sette strati di applicazione su rete vitrea e per la sua reazione “autopulente” agli agenti atmosferici. Il vetro temperato che racchiude l’Ara è composto da due strati, ciascuno di 12 mm, separati da una intercapedine di gas argon e dotati di uno strato di ioni di metallo nobile per il filtraggio dei raggi luminosi
23 project: Stadio del nuoto typology: Sport Center architect: Santiago Calatrava realization: 2007 (not build) address: Tor Vergata- Rome (IT)
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_exterior, render 2_interior, render 3_exterior, render 4_Vista lato sud, render 5_exterior, render 6_exterior, struttura 7_exterior, render
http:/www.wikipedia.it/SantiagoCalatrava http:/www.archimagazine.com http://www.flickr.com/photos/architettiamoci/3441318726/ http://www.skyscrapercity.com/showthread.php?t=499666&page=18
Biografia Santiago Calatrava (Valencia 28 Luglio 1951), architetto ingeniere e scultore spagnolo. Dopo la laurea, nel 1975, si è iscritto alla scuola politecnica di Zurigo per la laurei in Ingenieria Civile. In questi anni subisce l’influenza dello svizzerto Le Corbusier, la cui cappella Notre Dame du Haut gli permette di esaminare come le forme complesse possano essere comprese e generate in architettura. 1
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Nel 1981 inizia l’attività professionale di ingeniere-architetto aprendo uno studio a Zurigo. Lostile di Calatrava combina una concazione visuale dell’architettura all’interazione con i principi dell’ingenieria; i suoi lavori sono spesso inspirati alle forme e strutture che si trovano in natura. Ha, inoltre, disegnato numerose stazioni ferroviarie. Uno dei suoi progetti più recenti è laa TownHouse in the Sky, grattacielo residenziale composto da 12 case a schieraa cubiche impilate una sulla cima dell’altra. Il progetto sarà costruito a New York nel quartiere finanziario di fronte all’East River. Calatrava ha inoltre progettato due dei tre ponti che attualmente attraversano il Trinity River di Dallas, Texas. Sua la realizzazione del progetto della World Trade Center Station per l’nniversario dell’11 Settembre 2011. Altre sue opere sono: Città delle Arti e delle Scienze a Valencia, Ponte Alameda a Valencia, Ponte di Alamillo a Siviglia, Stazione di Lione, Obelisco de la Caja a Madrid, Stazione di Zurigo, Complesso sportivo olimpico ad Atene, Trinity Village a Salford.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_concept 2_Dettaglio struttura 3_Sezione trasversale
project: Stadio del nuoto typology: Sport Center architect: Santiago Calatrava realization: 2007 (not build) address: Tor Vergata- Rome (IT)
Descrizione dell’ opera:
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L’intera struttura, a lavori ultimati, dovrebbe presentare un palazzetto di 15.000 posti a forma di conchiglia tropicale, diverse piscine olimpioniche, al coperto e all’aperto, piste di atletica, e infine una torre del rettorato dell’università, alta circa 90 metri. La costruzione del complesso è stata avviata nel quartiere romano di “Tor Vergata”. Inoltre, sempre l’architetto Calatrava, ha progettato un campus per ospitare gli studenti universitari e gli atleti, altre piscine olimpioniche per l’allenamento degli atleti, e la ristrutturazione del vecchio impianto sportivo del Foro Italico. Il progetto avviato nel 2005 l’amministrazione dell’allora sindaco di Roma Walter Veltroni prevedeva un costo di 60 milioni di euro, che già all’assegnazione dei lavori tramite gara d’appalto diventano 120 milioni.
La “Città dello Sport” nel 2009 viene bloccata per mancanza di fondi nonostante si sia speso fino a quel momento 4 volte la cifra inizialmente stimata per la realizzazione dell’opera. Nel 2011, con la candidatura di Roma quale sede delle Olimpiadi 2020, si decide di riattivare il cantiere di Tor Vergata, i lavori riprendono senza nessuna data certa per la consegna dell’impianto e con una cifra stimata per il completamente lavori di 660 milioni di euro, 11 volte il prezzo iniziale.
Il cantiere ha fin qui prodotto due scheletri di Gusci con gli acciai a vista.[1]. Calatrava ha dichiarato, nell’aprile 2010: “Attualmente sono stati realizzati i due stadi, uno per il basket e l’altro con le piscine per il nuoto, i tuffi e quella per il riscaldamento, piccoli servizi e l’accesso per gli atleti. È in corso di realizzazione il parcheggio e la copertura a cupola di uno dei due palazzi, mentre sono state già costruite anche la piscina esterna ed un’altra La società che riceve l’incarico della costruzione è la sempre per il riscaldamento degli atleti”. Vianini Lavori del gruppo Caltagirone, la gestione dei fondi è affidata alla Protezione Civile di Guido Bertolaso che chiama a gestire l’aministrazione dei capitali Angelo Balducci, tra il 2006 e il 2007 i lavori di costruzione pur non avanzando vedono il raddoppio dei costi di costruzione che arrivano a 240 milioni di euro. A giugno 2008 subentra al posto di Angelo Balducci Claudio Rinaldi, ad ottobre dello stesso anno il nuovo sindaco di Roma Gianni Alemanno afferma che dopo 3 anni dall’inizio lavori stanno per essere gettate le fondamenta della “ Città dello Sport”, a dicembre però viene deciso che i mondiali di nuoto non verranno più disputati a Tor Vergata in quanto la struttura non potrà essere completata in tempo e si opta per il Foro Italico già utilizzato per i 1994 presentandolo come già pienamente efficente, vengono comunque stanziati 45 milioni di euro per dei lavori di ristrutturazione in questo sito.
24 project: Torre Transit typology: Offices | Residential architect: Franco Purini realization: 2007 - 2010 (built) address: Business Park Europarco, Rome (IT)
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_exterior, prosp. fronte nord 2_exterior, prosp. fronte nord 3_exterior, prosp. fronte nord-ovest 4_exterior, prosp. fronte nord-ovest 5_exterior, dettaglio rivestimento 6_exterior, prosp fronte nord 7_exterior, prosp fronte nord 8_exterior, prosp fronte nord
http://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Purini http://www.tecnostrutture.eu/referenze/edifici-alti/torri-eurosky-roma.html http://skyminoshouse.blogspot.it/2008/07/roma-eurosky-2.html
Biografia:
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Ha studiato architettura a Roma con Ludovico Quaroni laureandosi nel 1971 e frequentando assiduamente gli ambienti degli artisti Franco Libertucci, Achille Perilli e Lorenzo Taiuti. Dopo un primo periodo di lavoro con Maurizio Sacripanti e Vittorio Gregotti, dal 1969, principalmente presso le università di Firenze e di Cosenza, Purini ha partecipato al laboratorio di progettazione “Belice ‘80” e, dopo un breve periodo di insegnamento a Reggio Calabria e a Roma, è diventato docente presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Dal 2003 insegna presso la Facoltà di Architettura della Sapienza di Roma. Per i meriti conseguiti nell’ambito della sua attività professionale e teorica, è stato eletto Accademico Corrispondente dall’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. Data al 1966 l’inizio di una lunga collaborazione a Roma con la moglie Laura Thermes, con cui parteciperà sia alla Biennale di Venezia che alla Triennale di Milano.
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I suoi progetti sono densi di linee, rimandi, campiture, e le sue strutture riecheggiano di razionalismo e tradizione classica, con chiare citazioni di Maurizio Sacripanti e Giovan Battista Piranesi. È accomunato a suoi colleghi contemporanei come Francesco Cellini, ed è proprio da questo uso del disegno come strumento di ricerca, che sfocia in una grande complessità grafica del progetto, oltre che in una carica fortemente simbolica delle sue opere, dense di sfalsamenti ed effetti chiaroscurali.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_masterplan model 2_masterplan model 3_model
project: Torre Transit typology: Offices | Residential architect: Franco Purini realization: 2007 - 2010 (built) address: Business Park Europarco, Rome (IT)
Descrizione dell’ opera:
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Situato in un’area altamente strategica il “Business Park Europarco” è una nuova centralità urbana prevista nel nuovo PRG e gioca, per la sua collocazione, un ruolo essenziale nella ridefinizione funzionale e formale dell’intero settore sul quale insiste. Collocato all’incrocio degli assi a scorrimento veloce come via Cristoforo Colombo e viale Oceano Pacifico, il complesso Europarco garantisce attraverso un sistema che fruisce di linee di trasporto pubblico su ferro e su gomma, nodi di scambio e viabilità a grande scorrimento rapidi collegamenti con le aree urbane ed extraurbane, arterie autostradali e aree aeroportuali della città di Roma. Il Business Park Europarco costituisce, insieme alla presenza in loco di numerosi edifici per uffici, del Palazzo dello Sport e del nuovo Centro Congressi, un polo dinamico capace di esprimere nuovi e avanzati processi produttivi in cui oltre a un’alta qualità progettuale che ridisegna uno scenario metropolitano in cui confluiscono presenze di tracciati insediativi storici, spazi verdi e nuove viabilità. Si tratta di un progetto complesso destinato prevalentemente a uffici privati con spazi commerciali ricreativi ed edifici residenziali e alberghieri servito da un sistema di mobilità che fruisce di linee di trasporto pubblico su ferro e su gomma, nodi di scambio e un sistema di mobilità a grande scorrimento e di collegamento ad aeree aeroportuali, arterie autostradali e viabilità urbana. Si avvale inoltre di un sistema di sottoservizi, collegati attraverso un cunicolo tecnologico intelligente interrato chiuso ad anello, in cui caratteristiche di sicurezza, fruibilità, integrabilità, funzionamento e gestione prestano attenzione a fattori non prescindibili quali gli aspetti ambientali, il risparmio energetico e la riparabilità che costituiscono i maggiori fattori di innovazione nel campo
edilizio. Il progetto prevede una grande piazza pedonale, dotata di parcheggi sotterranei, cui si accederà passando tra le due torri: queste saranno costituite da strutture in ferro e cemento armato, con grandi superfici vetrate e rivestimenti in travertino ma soprattutto con l’aggiunta del verde, terrazze fioriere, che daranno loro l’aspetto di giardini in verticale; una torre sarà destinata ad appartamenti, l’altra ad uffici. Europarco costituirà infatti un centro direzionale che comprenderà uffici, negozi, sale espositive, multisala cinematografiche, servizi ed abitazioni. La struttura mista autoportante REP® ha permesso un elevato sfruttamento dei materiali, mentre la leggerezza complessiva della struttura portante ha offerto un determinante contributo nell’ottica della resistenza alle sollecitazioni sismiche. Sono stati utilizzati 13000 metri di Travi REP® e 2.4 chilometri di Pilastri PDTI® per la torre uffici e 10000 metri di Travi REP® per la torre residenziale. La torre uffici è un edificio a pianta rettangolare (20 x 64 metri) con un’altezza di circa 110 metri dalla platea di fondazione, una struttura intelaiata sismo resistente realizzata con elementi misti autoportanti REP®. Le strutture verticali sono costituite da setti in calcestruzzo fortemente armato spessi 50 cm, per i nuclei dei vani scala-elevatori e da pilastri multipiano PDTI® circolari (diametro 80 cm) e Travi REP Nor® e REP Cls® portano lastre predalles. Si sono utilizzate le Travi REP® Cls per realizzare le strutture orizzontali di bordo mentre all’interno sono state impiegate le Travi REP® Nor, che non presentano il ribassamento dovuto al fondello in conglomerato e risultano in spessore con le solette, facilitando la libera disposizione delle reti impiantistiche.
25 project: Stazione Alta Velocità Roma Tiburtina typology: Transport architect: Studio ABDR Architetti associati realization: 2007 - 2011 (built) address: Piazzale della Stazione Tiburtina - Rome (IT)
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_exterior, (Urbanfile) 2_interior, (Urbanlife) 3_exterior 4_exterior 5_exterior, (Urbanlife) 6_interior 7_exterior 8_interior
http://www.floornature.it http://www.wikipedia.it
Biografia: ABDR Architetti Associati nasce a Roma nel 1982 dalla collaborazione tra MariaLaura Arlotti, Michele Beccu, Paolo Desideri e Filippo Raimondo. Lo studio svolge attività progettuale principalmente nei settori pubblici e privati delle grandi opere e dei complessi immobiliari, specializzandosi nella progettazione integrata e nel controllo dei rapporti tra architettura e engineering. ABDR ha partecipato a numerosi concorsi di architetture nazionali e internazionali, ottenendo la selezione e la pubblicazione nei relativi cataloghi e l’esposizione dei lavori in varie sedi.
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Nel 2003 lo studio ha vinto il premio EUROSOLAR per l’archiettura bioclimatica mentre nel 2007 ha partecipato alla mostra monografica all’Academiè Royale di Bruxelles a cura dell’Istituto Italiano di Cultura. Tra le più importanti opere realizzate si segnalano la Stazione per l’alta velocità di Roma Tiburtina, il Teatro Classico per Opera e Balletto in Kazakistan, il restauro del Museo Archeologico di Reggio Calabria e la metropolitana B1 di Roma, stazione Gondar, Annibaliano e Conca d’Oro. Paolo Desideri nasce a Roma dove si laurea in Architettura presso l’Università degli Studi La Sapienza. Dal 1982 è uno dei fondatori dello Studio ABDR Archietetti Associati. Insieme ai suoi collaboratori Desideri si dedica in questi anni allo sviluppo di grandi opere infrastrutturali e alla realizzazione di progetti sia in ambito nazionale che internazionale. Dalla metà degli anni 80 è docente di ruolo presso la Facoltà di Architettura di Pescara e dal 2007 è titolare della cattedra di progettazione architettonica e urbana presso la facoltà di Architettura di Roma 3. Desideri svolge un’intensa attività scientifica con numerosi testi critico-teorici nelle discipline della progettazione archietettonica e urbana.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_Modello di studio 2_Modello di studio 3_Sezione trasversale
project: Stazione Alta Velocità Roma Tiburtina typology: Transport architect: Studio ABDR Architetti associati realization: 2007 - 2011 (built) address: Piazzale della Stazione Tiburtina - Rome (IT)
Il progetto è risultato vincitore del concorso internazionale per la Nuova Stazione Tiburtina-A.V. in Roma, indetto dalla Rete Ferroviaria Italiana. Nell’ottobre 2007 sono inziati i lavori per la nuova Stazione Tiburtina, lo snodo principale per l’alta velocità sulla direttrice nord-sud. La nuova stazione è stata inaugurata il 28 novembre 2011 e intitolata a Cavour, progettata dallo studio romano ABDR Architetti Associati, con capogruppo arch. Paolo Desideri.
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E’ composta da un piano a ponte lungo 300 metri e ad un’altezza di 9 metri sopra i binari, contentente biglietterie, servizi, bar, negozi e ristoranti, che collega i quartieri Nomentano e Pietralata, storicamente separati dalla ferrovia. La galleria-ponte è rivestita da una grande superficie di cristallo sostenuta un’orditura di montanti di acciaio. I lavori,oltre a riqualificare completamente l’intera stazione, contribuiranno a migliorare tutto il quadrante est di Roma.
Questa scelta è in grado di ottimizzare le campate strutturali dei solai superiori, eliminando le criticità derivanti dalle vibrazioni trasmesse dal traffico ferroviario alla struttura e di valorizzare le condizioni bio-climatiche del progetto, vincitore tra l’altro del premio Eurosolar Italia edizione 2002. La galleria- ponte ha come punti di partenza due atri, quello sul lato del quartiere Nomentano e quello sul quartiere Pietralata. L’atrio Nomentano ha la funzione di collegare i diversi livelli della stazione, nel dettaglio, sotto il livello stradale, sono presenti le reti impiantistiche provenienti dalla centrale tecnologica. A quota -4,5 mt si trovano la stazione metro e il sottopasso ferroviario,a quota 0,00 mt il piazzale della stazione ferroviaria e a quota 9,00 mt la galleria-ponte. Tra la piazza ipogea (cioè sotterranea) e il binario 1 (a livello stradale) è in costruzione un edificio che avrà il ruolo di Centrale tecnologica provvisoria. Dal versante opposto della stazione, sul lato Pietralata, i diversi livelli della stazione ospitano un parcheggio interrato, un piazzala antistante la stazione a livello stradale, un parcheggio a raso alla quota di 6,00 mt e una galleria-ponte a quota 12,05 mt.
La nuova Stazione è caratterizzata da uno sviluppo bipolare che, oltre all’insieme di funzioni di scambio gomma-ferro, pubblico-privato, urbano-extra urbano comprende la realizzazione del complesso sistema di funzioni direzionali, commerciali, ricettive e culturali pre- Il sistema urbano costituito dalle piazze ascendenti e viste dal Piano di Assetto per un totale di 48000 mq. discendenti è concluso perpendicolarmente sul Fronte Nomentano dalla quinta edilizia delle volumetrie per gli Il progetto mette in valore tracciati ed assialità presenti uffici FFSS, al centro delle quali, con spettacolare inclinei contesti locali, affidando ad essi le occasioni per la nazione di circa 30 gradi, irrompe sullo spazio urbano il riconnessione della Nuova Stazione alla realtà fisica dei Ponte della Nuova Stazione ferroviaria. A Pietralata, un due contesti di appartenenza. grande atrio urbano riconnette la funzione urbana con le Le caratteristiche dei volumi risultano coerenti con le nascenti direzionalità del settore est della città. esigenze strutturali, che suggeriscono un assetto “tutto appeso”.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
project: Torre Eurosky typology: Residential | Commercial architect: Franco Purini realization: 2010 - 2012 (under construction) address: Business Park Europarco, Rome (IT)
1_exterior, model 2_exterior, model 3_exterior, prosp. fronte ovest 4_exterior, prosp. fronte ovest 5_exterior, cantiere 6_exterior, prospettiva angolare 7_sketch, Torre delle Milizie 8_exterior, cantiere
http://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Purini it.wikipedia.org/wiki/Torre_Eurosky http://www.skyscrapercity.com/showthread.php?t=468263
Biografia:
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Ha studiato architettura a Roma con Ludovico Quaroni laureandosi nel 1971 e frequentando assiduamente gli ambienti degli artisti Franco Libertucci, Achille Perilli e Lorenzo Taiuti. Dopo un primo periodo di lavoro con Maurizio Sacripanti e Vittorio Gregotti, dal 1969, principalmente presso le università di Firenze e di Cosenza, Purini ha partecipato al laboratorio di progettazione “Belice ‘80” e, dopo un breve periodo di insegnamento a Reggio Calabria e a Roma, è diventato docente presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Dal 2003 insegna presso la Facoltà di Architettura della Sapienza di Roma. Per i meriti conseguiti nell’ambito della sua attività professionale e teorica, è stato eletto Accademico Corrispondente dall’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. Data al 1966 l’inizio di una lunga collaborazione a Roma con la moglie Laura Thermes, con cui parteciperà sia alla Biennale di Venezia che alla Triennale di Milano.
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I suoi progetti sono densi di linee, rimandi, campiture, e le sue strutture riecheggiano di razionalismo e tradizione classica, con chiare citazioni di Maurizio Sacripanti e Giovan Battista Piranesi. È accomunato a suoi colleghi contemporanei come Francesco Cellini, ed è proprio da questo uso del disegno come strumento di ricerca, che sfocia in una grande complessità grafica del progetto, oltre che in una carica fortemente simbolica delle sue opere, dense di sfalsamenti ed effetti chiaroscurali.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_masterplan model 2_immagine assonometria, prosp. 3_model
project: Torre Eurosky typology: Residential | Commercial architect: Franco Purini realization: 2010 - 2012 (under construction) address: Business Park Europarco, Rome (IT)
Descrizione dell’ opera
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L’ ‘Eurosky’, una torre residenziale di trenta piani abitativi più cinque livelli destinati a locali tecnici, sarà uno dei più alti edifici di Roma. Inserita in una delle diciotto nuove ‘centralità metropolitane’, quella dell’Europarco Castellaccio, situata a ridosso dell’Eur, è stata pensata come un volume semplice, ispirato alle torri medioevali che punteggiano il centro delle città, singolari presenze architettoniche tra le quali spicca la poderosa Torre delle Milizie. Rivestito in granito il grattacielo lamellare, realizzato in calcestruzzo e acciaio, è misurato dalle bucature regolari dei balconi, che creano un gioco di ombre dense e profonde. Pur configurandosi come un’architettura fortemente unitaria la torre ‘Eurosky’ è articolata in due prismi verticali, ciascuno dei quali servito da due blocchi di scale e di ascensori, collegati da ponti che accolgono al loro interno parte degli impianti tecnici. Altri ambienti destinati a impianti sono collocati alla sommità dell’edificio, coronato da una grande struttura che sostiene una parete di panneli fotovoltaici. All’etremità della copertura si proietta nel vuoto la pista di atterraggio per elicotteri. La struttura di sostegno dei pannelli fotovoltaici crea una sorta di piega della facciata esterna, di cui raccoglie la tensione verticale trasformandola in un forte episodio plastico, un grande scavo che con la sua mobile ombra contrasta la composizione seriale della torre. L’immagine dell’ ‘Eurosky’ si propone nel panorama della parte di Roma su cui sorge come un elemento chiaramente riconoscibile, un segno metropolitano autorevole e duraturo che darà un senso diverso alle emergenze verticali dell’Eur, conferendo ad esso una nuova e più significativa visibilità. Franco Purini Sarà il grattacielo più alto di Roma, insieme alla Torre Transit a pochi metri di distanza, con i suoi 120 metri
di altezza. Il cantiere di Eurosky, aperto nel 2010, è stato oggetto di una visita nell’ ottobre 2012. La torre, in quel momento, aveva raggiunto circa 97 metri di altezza con l’ultimo solaio. Per farla arrivare a 120 metri totali, come la torre Transit che invece è già alla sua massima altezza, tra poco sarà montato un punteruolo di acciaio e due “orecchie”, ovvero due grosse piani inclinati ricoperti da pannelli fotovoltaici. Il grattacielo, costato 100 milioni, avrà 28 piani, i cui primi tre dedicati ad uffici e gli altri che ospiteranno circa 300 appartamenti. Dentro Eurosky, oltre a case dal prezzo variabile dai 350.000 euro a 3 milioni, ci saranno un giardino interno, la sala condominiale per feste e riunioni, la palestra al 23 piano, una spa ed un cinema privato. Intanto Alemanno apre sui grattacieli a Roma. “Eurosky dimostra che, se realizzati in periferia, i grattacieli sono compatibili con la città. Roma non può essere l’unica metropoli al mondo senza grattacieli. Credo, invece, che si possano realizzare anche qui delle Defense romane e per questo è stata istituita una commissione Grattacieli, con la presenza di architetti come Fuksas e Libeskind. Forse un metro, un piano al massimo. Ma il colpo d’occhio è lo stesso. Il cristallo verde che ricopre l’edificio è ormai arrivato alla sommità, anche se manca giusto qualche pannello. Si può, dunque, dire finalmente completo il rivestimento in vetro del grattacielo Transit, attualmente la torre più alta di Roma con i suoi 130 metri circa. Piaccia o non piaccia sarà lui, al pari del suo gemello a pochi metri di distanza, il grattacielo più alto di Roma. Parliamo della torre Eurosky disegnata dall’architetto Franco Purini.