Università degli studi di Genova Facoltà di Architettura Corso di Laboratorio di Progettazione V A.A 2012-2013 Prof. Arch. Marco Casamonti Arch. Mattia Cadenazzi_ Arch. Carlotta Costantino_ Arch. Federica Poggio
ITINERARI DI ARCHITETTURA TORINO 1912\2012
GRUPPO N° 9
Francesco Anderlini Matricola: 2615978
Emanuele Cocuzza Matricola: 2936398
Desislava Petrova Matricola: 3743489
Valentina Ritrovato Matricola: 3232857
Gabriele Saccone Matricola: 3247851
Riccardo Simonini Matricola: 3255418
Silvia Spinetta Matricola: 3128259
01_ Bottega d’Erasmo 02_Palazo Gualino 03_Torino Esposizioni 04_Borsa Valori 05_Società Ippica Torinese 06_ Atrium XVIII Dicembre 07_Teatro Regio
08_ Palazzo per Esposizioni 09_ Casa Aurora 10_ Environment Park 11_ Torre Blu 12_ Officine Savigliano 13_ Vitali Park 14_ Chiesa del Santo Volto
15_Juventus Stadium 16_ Parco Commerciale Dora 17_ Torre BBPR 18_ Stazione Porta Susa 19_Ex Officine Grandi Riparazioni 20_ Power Plant 21_ Cittadella Politecnica
22_Collegio Einaudi 23_ Palazzo dello Sport 24_Palasport Olimpico 25_Palazzo del Nuoto 26_Mercati Generali 27_ Villaggio Olimpico MOI 28_ Passerella Olimpica
29_ Fiat Lingotto 30_ Oval Lingotto 31_Palazzo del Lavoro 32_Palavela 33_ Museo dell’Automobile
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project: Bottega d’erasmo typology: Residential, offices architect: R. Gabetti, A. Isola realization: 1953-1956 address: Via G. Ferrari 9-11
project: Palazzo Gualino typology: Residential, offices architect: G. L. Montalcini, G. P. Pogatschnig realization: 1930 address: C.so Vittorio Emanuele II 8
project: Torino Esposizioni typology: Exhibition space architect: E. Sottsass, P. L. Nervi realization: 1939 address: C.so M. d’Azeglio 15
project: Borsa Valori typology: Commercial architect: R. Gabetti, A. Isola realization: 1952-1956 address: Via S. Francesco da Paola 28
project: Società Ippica Torinese typology: Sporting palace architect: Mollino realization: 1936-1939 address: C.so Dante
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project: Atrium XVIII Dicembre typology: Exhibition pavillion architect: Giugiaro Architettura realization: 2004 address: Piazza XVIII Dicembre
project: Teatro Regio typology: Theater architect: Mollino realization: 1973 address: Piazza Castello 215
project: Palazzo per Esposizioni typology: Exhibition Space architect: M. Fuksas realization: 2005 address: Piazza della Repubblica
project: Casa Aurora typology: Residential, commercial architect: Aldo Rossi realization: 1987 address: C.so Emilia-C.so G. Cesare 29
project: Environment Park typology: Scientific park architect: E. Amasaz, B. Camerana realization: 1987-2000 address: Via Livorno 60
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project: Torre Blu typology: Dwellings architect: Picco Architetti realization: 2006 address: C.so Mortara angolo Via Orvieto
project: Ex-Officine Savigliano typology: Commercial architect: Studio Granma realization: 2007-2009 address: C.so Mortara Via Tesso
project: Vitali Park typology: Offices architect: Buffi Associati, Picco Architetti, Studio AS realization: 2007 address: Via Orvieto 3
project: Chiesa del Santo Volto typology: Church architect: M. Botta realization: 2006 address: Via Valdellatorre 11
project: Juventus Stadium typology: Stadium architect: H. Suarez, G. Zavanella realization: 2011 address: Strada comunale di Altessano
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project: Parco commerciale Dora typology: Office, commercial, cinema architect: Studio Granma realization: 2003 address: Via Treviso 16
project: Torre BBPR typology: Residential, commercial architect: BBPR realization: 1961 address: C.so Francia-Via Cibraio
project: Stazione Porta Susa typology: Station architect: AREP, S. D’Ascia, A. Magnaghi realization: 2008 address: C.so Bolzano
project:
project: Power Plant typology: Industrial building architect: Buffi Associati realization: 2007 address: C.so PeschieraC.so Ferrucci 117
Ex Officine Grandi Riparazioni typology: Exhibition space architect: Baietto Battiato Bianco realization: 2011 address: Corso Castelfidardo 22
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project: Cittadella Politenica typology: University architect: V. Gregotti, Studio Valle realization: 2011 address: C.so Duca degli Abruzzi
project:
project: Palazzo dello Sport typology: Palasport architect: G. Pavoni realization: 2006 address: Parco Ruffini
project: Palasport Olimpico typology: Sporting palace architect: A. Isozaki, P.P. Maggiora, M. Brizio, Archa realization: 2005 address: C.so Sebastopoli 123
project: Palazzo del Nuoto typology: Swimming pool architect: A. Isozaki, Archa realization: 2011 address: Via Filadelfia 95
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project:
project: Villaggio Olimpico MOI typology: Residential architect: B. Camerana realization: 2005 address: Via G. Bruno 181
project: Passerella Olimpica typology: Footbridge architect: Hugh Dutton Associes, B. Camerana realization: 2005 address: Via G. Bruno 181
project: Fiat Lingotto 8gallery typology: Commercial, cinema, auditorium, offices architect: R. Piano realization: 1985-2003 address: Via Nizza 250
project: Oval typology: Palasport architect: Studio Zoppini, Studio Hok sport realization: 2005 address: Via Nizza Area Fiere
Recupero Mercati Generali typology: Multifunctional space architect: B. Camerana realization: 2005 address: Via G. Bruno 181
Collegio Einaudi San Paolo typology: University residence architect: L. Moretto realization: 2004 address: Via Bobbio 3
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project: Palazzo del Lavoro typology: Multifunctional space architect: P. L. Nervi, G. Ponti realization: 1961 address: C.so Unità d’Italia
project: Palavela typology: Palasport architect: G. Aulenti, Architetti Associati realization: 2005 address: Via Ventimiglia 145
project: Museo dell’Automobile typology: Museum architect: C. Zucchi realization: 2011 address: C.so Unità d’Italia 40
02 project: typology: architect: realization: address :
Palazzo Gualino Residential, office G. L. Montalcini, G.P. Pogatschnig 1928-1930 C.so Vittorio Emanuele II, 8
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_bucature_sito internet 2_finestre a nastro_sito internet 3_vista prospettica_sito internet 4_ parte terminale_sito internet 5_base_sito internet 6_vista angolare_sito internet 7_prospetto su Corso Vittorio Emanuele II_sito internet 8_particolare prospetto sud della base_sito internet
Direttore Giò Ponti-Domus-Domus. S.A. Editoriale-Giugno 1930-da pag. 23 a pag. 93
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A.Magnaghi, M. Monge,L. Re-Guida all’architettura moderna di TorinoSeconda edizione aggiornata-Lindao architettura-pag. 118 119 www.wikipedia.org
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Luigi Levi Montalcini. Si laurea nel 1925 presso la Regia Scuola di Ingegneria. L’incontro con Giuseppe Pagano, segna l’inizio della sua carriera di architetto, con progetti che lo collocano tra i primi e più rappresentativi esponenti del movimento razionalista in Italia. La sua carriera universitaria, iniziata al Politecnico di Torino, prosegue nella qualità di docente ordinario alla Facoltà di Architettura dell’Università di Palermo; quindi presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Padova e infine a Torino nell’anno 1971-72. Opere: - Palazzo per uffici del gruppo Gualino (Torino); - Uffici SALPA, (Sesto San Giovanni ); - Ville private (Torino); - Quartieri Ina-Casa; - Edifici di abitazione (Torino); - Coordinamento del piano urbanistico del quartiere «Le Vallette» (Torino); - Nuovo Palazzo delle Facoltà Umanistiche dell’Università (Torino). Giuseppe Pagano Pogatschnig Dopo il liceo a Capodistria si iscrive al Politecnico di Torino e frequenta i corsi della facoltà di architettura. Nel 1927 viene nominato capo dell’ufficio tecnico della Esposizione internazionale di Torino del 1928. Ha diretto per un certo periodo la rivista Casabella e successivamente Domus. Opere: - Palazzo Gualino (Torino); - Ponte Balbis (Torino); - Palazzo per uffici Gualino (Torino); - Istituto di Fisica dell’Università degli studi di Roma “La Sapienza” (Roma); - Sede dell’Università Commerciale Luigi Bocconi (Milano).
02 project: typology: architect: realization: address :
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_piano tipo e sesto 2_prospetto principale e laterale 3_sezione longitudinale 4_interno foto d’epoca 5_interno foto d’epoca 6_particolare arredi
Palazzo Gualino Residential, office G. L. Montalcini, G.P. Pogatschnig 1928-1930 C.so Vittorio Emanuele II, 8
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Il nuovo edificio, voluto da Gualino all’apice del suo potere fiannziario, testimonia il ruolo di mecenate delle arti ed il ruolo di catalizzatore delle tendenze innovatrici allora presenti; e si pone come opera d’arte in sé, piuttosto che come didascalica prima opera italiana del Razionalismo; anche se non sono trascurabili le innovazioni tecnico tipologiche, quali l’ubicazione degli uffici presidenziali all’ultimo piano, il taglio delle finestre e dei serramenti, corrispondenti alle esigenze ambientali di una nuova spazialità interna, il tetto piano, in una città uniformata dai tetti a falde. Più che sviluppare tipi edilizi già altrove definiti, l’edificio ne definisce uno nuovo, ed irripetibile in Italia, dopo la disfatta di Gualino: un palazzo con la sua facciata, simmetrica, che lo dissocia dalla costruzione a cortina dell’isolato, e la gerarchia delle fronti; robustemente materico nel suo zoccolo massiccio di granito grigio, nel pesante cornicione di stucco scuro, nelle sue superfici a intonaco; aperto alla sperimentazione dei materiali industriali cari all’architettura futurista, non alle flessibilità del plan libre, che tutto è assegnato già nei percorsi tracciati sui pavimenti.
05 project: Centro ippico torinese typology: Sporting palace architect: C. Mollino realization: 1940-1960 address: C.so Dante
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_demolizione 2_interno scala 3_esterno 4_prospetto esterno 5_vista prospettica
Napoleone Ferrari-Casabella continuità-Arnoldo Mondadori Editore-1957 www.museotorino.it/view/s/beb035fb565640589380e93ee59dac49 www.wikipedia.org/wiki/Carlo_Mollino
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Carlo Mollino Nel 1930, non ancora laureato, progettò la casa per vacanza a Forte dei Marmi e ricevette il premio “G. Pistono” per l’Architettura. Vinse il primo premio al concorso per la sede della Federazione agricoltori di Cuneo, il primo premio al concorso per la Casa del Fascio di Voghera e, in collaborazione con lo scultore Umberto Mastroianni, il primo premio al concorso per il Monumento ai Caduti per la Libertà di Torino (noto anche come Monumento al Partigiano), che venne collocato nel Campo della Gloria del cimitero Generale di Torino. Era un’opera che rompeva con il passato e che prendeva le distanze dall’architettura di regime, rifiutando i dettami del razionalismo e ispirandosi ad Alvar Aalto ed Erich Mendelsohn. Progettò anche alcuni edifici montani, tra i quali la casa del Sole a Cervinia, la stazione di arrivo della funivia del Furggen e la Slittovia del lago Nero presso Sauze d’Oulx. L’edificio è stato oggetto nel 2001 di un radicale intervento di restauro, reso necessario da decenni di abbandono e di vandalismi. Nel 1952 progettò a Torino l’Auditorium della Rai in via Rossini, che ne ha modificato radicalmente la struttura originaria. Nella prima metà degli anni sessanta diresse il gruppo di professionisti incaricati di progettare il quartiere INA-Casa in corso Sebastopoli a Torino e ricevette il secondo premio al concorso per il Palazzo del Lavoro di Torino, vinto da Pier Luigi Nervi nonostante il bando di concorso richiedesse un edificio con un unico volume senza colonne nella parte centrale. Negli ultimi anni della sua carriera, dal 1965 al 1973, progettò e costruì i due edifici che lo hanno reso celebre: il palazzo della Camera di Commercio in via Carlo Alberto e il nuovo teatro Regio (ricostruito dopo l’incendio del 1936), inaugurato nel 1973.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_corpo dell’edificio 2_dettaglio costruttivo della scala 3_sezione longitudinale
project: Centro ippico torinese typology: Sporting palace architect: C. Mollino realization: 1940-1960 address: C.so Dante
Centro Ippico Torinese Progettato dal giovane Carlo Mollino, il Centro Ippico Torinese è stato inaugurato nel 1940 ed utilizzato fino al 1960, anno in cui venne demolito in seguito alla scadenza della concessione. Sull’area in cui sorgeva il Centro Ippico venne costruito l’edificio che attualmente ospita il Liceo classico V. Alfieri.
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Il giovane Carlo Mollino iniziò la progettazione della sede della Società Ippica Torinese nel 1936, in collaborazione con l’amico ingegnere Vittorio Baudi di Selve. L’edificio venne inaugurato il 28 ottobre 1940 e occupò un intero isolato all’incrocio tra corso Massimo d’Azeglio e corso Dante. L’edificio era costituito da quattro corpi di fabbrica indipendenti per quel che riguarda gli accessi e le funzioni: la sede della Società (oltre agli uffici, ci sono i locali del circolo, un bar, un ristorante); il maneggio coperto e la tribuna; le scuderie e i servizi annessi; un fabbricato di servizio e gli alloggi del personale.
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Il circolo si affacciava, abbracciandolo, su un cortile interno a pianta mistilinea, al centro del quale si trovava una fontana a forma di cavalluccio marino. Le scuderie erano formalmente più grezze, con i camini del sistema di aerazione che diventavano elemento decorativo, e l’interno funzionalista che richiamava un edificio industriale.
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Ciascuno dei quattro corpi era trattato in maniera diversa, e su ogni prospetto sembrava un edificio differente, tant’è che era difficile averne un’idea d’insieme.
L’edificio venne fatto demolire nel 1960 dal comune di Torino, proprietario del terreno, essendo scaduta la concessione alla Società Ippica. Al suo posto venne edificato il liceo classico Vittorio Alfieri.
03 project: Palazzo della Moda e Torino Esposizioni typology: Exhibition space architect: Sottsass, Nervi, Morandi realization: 1938, 1950, 1960 address: Corso Massimo D’Azeglio 15
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_prospettiva esterna_sito internet 2_prospettiva esterna_sito internet 3_interno_sito internet 4_interno_sito internet 5_vista prospettica esterna_sito internet 6_particolare costruttivo_sito internet
Claudo Greco-Pier Luigi Nervi:dai primi brevetti al Palazzo delle Esposizioni di Torino 1917-1948-2008-Lucerna-Quart Edizione S.r.lwww.museotorino.it/view/s/9f3e93adabe8447e994c76c46ed3336a www.museotorino.it/view/s/873838d5a4804dc88134dc23d624c8f3 www.wikipedia.it
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Ettore Sottsass Comincia la sua attività a Milano nel 1947 dove apre il suo primo studio di design. Collabora in questo primo periodo con Giuseppe Pagano. Nel 1948 entra nel gruppo del MAC (Movimento di Arte Concreta) e partecipa alla prima collettiva di Milano. Successivamente aderisce allo Spazialismo. Nel 1958 inizia la sua collaborazione con la Olivetti, nel settore del computer design a fianco di Marcello Nizzoli, di cui prenderà il posto dopo il ritiro. Nel 1981 fonda il gruppo Memphis assieme a Hans Hollein, Arata Isozaki, Andrea Branzi, Michele de Lucchi e altri architetti di livello internazionale. Nel 1980 insieme ad Aldo Cibic, Matteo Thun, Marco Zanini e Marco Marabelli fonda lo studio Sottsass Associati. Pier Luigi Nervi Collaborò con architetti di fama internazionale, tra cui Le Corbusier e Louis Kahn. Nel 1923 fondò a Roma la sua prima impresa, la Società per costruzioni Ing. Nervi e Nebbiosi, che nel 1932 divenne Nervi e Bartoli. Tra il 1956 e il 1961 collaborò alla progettazione del Grattacielo Pirelli a Milano e, nello stesso periodo, alla progettazione del complesso di opere per le Olimpiadi di Roma del 1960. Riccardo Morandi Fra il 1930 e il 1950 si può collocare il periodo di formazione della personalità progettuale di Morandi, passando progressivamente da edifici civili e industriali alle grandi strutture e ai ponti. Nel decennio 1945 – ‘55 il tema dominante è rappresentato dalle strutture ad arco, poi le applicazioni del telaio precompresso, nel decennio successivo Morandi affronta il problema della trave precompressa isostatica e nell’ultimo periodo l’interesse si concentra sulle strutture strallate e a tenda.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_modello tridimensionale 2_particolari costruttivi 3_sezione volta
project: Palazzo della Moda e Torino Esposizioni typology: Exhibition space architect: Sottsass, Nervi, Morandi realization: 1938, 1950, 1960 address: Corso Massimo D’Azeglio 15
Palazzo della Moda e Torino Esposizioni Nella conformazione originaria, una tra le opere razionaliste più coerenti a Torino.
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Nel padiglione Agnelli, l’opera di Pier Luigi Nervi declina Nel 1960 Riccardo Morandi progetta invece, di fianco la scienza del cemento armato come arte. all’estremità nord, un salone sotterraneo costituito da una volta tesa senza appoggi intermedi, intessuta da Nel 1936 la città bandisce un appalto-concorso per sottili strutture in cemento armato precompresso la costruzione di una sede per le mostre di moda nel intrecciate fra loro. parco del Valentino. Ulteriori modifiche al complesso trasformano pressoché Si aggiudica la gara l’architetto trentino Ettore Sottsass radicalmente il progetto iniziale di Sottsass. Sr. (1882-1953), insieme all’impresa Ferraris e Bellardo. Dal 1989 l’attività fieristica si sposta al Lingotto: parte del complesso è sede didattica dell’Università degli Il progetto, completato nel 1938, prevede un impianto Studi di Torino, mentre una parte del padiglione di quattro edifici disposti intorno a un giardino Giovanni Agnelli è utilizzato, fino al 2001, come rettangolare. palaghiaccio. All’estremità nord, di fianco all’ingresso porticato in vetrocemento, un volume cilindrico vetrato accoglie un ristorante, mentre a sud il complesso è concluso da un teatro all’aperto.
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Nel dopoguerra la struttura subisce diverse trasformazioni, a iniziare dalla sostituzione nel 1948 del padiglione centrale con un salone absidato, progettato da Carlo Biscaretti di Ruffia (1879-1959) e coperto dalla sottile struttura autoportante in voltini prefabbricati disegnata dall’ingegner Pier Luigi Nervi (1891-1979). Nel 1950 il nuovo padiglione, intitolato a Giovanni Agnelli, è ulteriormente allungato ricoprendo l’intero giardino.
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Lo stesso Nervi aggiunge in seguito un padiglione rettangolare su via Petrarca, caratterizzato da una volta a vela nervata poggiante su quattro arconi.
In occasione delle Olimpiadi Invernali del 2006 Torino Esposizioni ha ospitato un impianto per l’hockey su ghiaccio.
04 project: typology: architect: realization: address:
Borsa valori Commercial R. Gabetti, A. Isola 1952-1956 via San Francesco da Paola 28
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_vetrate interne_sito internet 2_interno_sito internet 3_facciata principale prospetto nord_sito internet 4_vista prospettica_sito internet-Diego Fornero 5_atrio_sito internet 6_vista d’angolo_sito internet 7_sala delle contrattazioni_sito internet 8_modellino prospetto est_sito internet
Casabella continuità-Arnoldo Mondadori Editore-215-Aprile, Maggio 1957da pag. 73 a 76 A.Magnaghi, M. Monge, L. Re Guida all’architettura moderna di Torino Seconda edizione aggiornata Lindao architettura pag. 180 www.to.camcom.it/Page/t26/view_html?idp=13784 www.wikipedia.org
Aimaro isola Si laurea in architettura presso il Politecnico di Torino (1952), insegna all’università a Torino e a Roma. Nel 1950 crea uno studio con Roberto Gabetti. Nei tardi anni cinquanta contano tra gli esponenti maggiori del movimento Neoliberty.
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Roberto Gabetti Si è laureato in Architettura presso il Politecnico di Torino con Giovanni Muzio nel 1949. Per cinquant’anni fu docente presso il medesimo Politecnico prima come assistente di Scienza delle costruzioni (dal 1950), poi “aiuto” e assistente alla cattedra di Carlo Mollino (dal 1953) e, quindi, ordinario di Composizione architettonica (dal 1967). Insieme aprirono uno studio d’architettura in Via Sacchi a Torino.
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Tra le opere: - la Borsa Valori (Torino); - la Bottega d’Erasmo (Torino); - Casa Paravia (Piazza Statuto, Torino); - il Palazzo di Giustizia ad Alba.
04 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta alla quota del secondo piano con proiezione della copertura 2_pianta del piano terreno 3_pianta del piano primo 4_sezione trasversale
Borsa valori Commercial R. Gabetti, A. Isola 1952-1956 via San Francesco da Paola 28
La Borsa Valori, che costituisce l’opera di esordio professione di Gabetti, Isola e Raineri, è situata sullo spigolo del lotto ad angolo con via Cavour, ma ne ruota il prospetto principale su via San Francesco da Paola, di fronte alla grande area lasciata libera dalla distruzione dei fabbricati ottocenteschi del Politecnico. E’ stata commisionata dalla Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Torino nel 1952.
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L’elemento essenziale dell’edificio è la sala delle contattazioni, la quale è quadrata (38,50 m X 38,50 sull’asse dei pilsastri) e prende luce sui due lati opposti. La parete di fondo confina con una proprietà privata, mentre quella opposta è la facciata interna del corpo uffici, che si aprono sul salone con vetrate, gallerie, finestre. Il compatto blocco basamentale, rudimente bugnato in pietra, lega la fronte a uffici con il salone emergente in prospetto nei grandi finestroni. La cupola che copre il salone è sostanzialmente una volta a badiglione quadrato, con una curva direttice leggermente sovralzata. Il carico della copertura viene ripartiro in gran parte dagli otto pilastri angolari.
01 project: typology: architect: realization: address :
Bottega d’Erasmo Residential, office R Gabetti, A. Isola 1953-1956 Via G.Ferrari 9-10
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_terrazzino 2_balconi 3_vista della base 4_parapetto finestra 5_prospetto su strada 6_veranda 7_ingresso laterale tutte le foto sono realizzate da E. Cocuzza
Eleonora Trivellin rivista-arte del costrire da pag. 34 a 39 A.Magnaghi, M. Monge, L. Re Guida all’architettura moderna di Torino Seconda edizione aggiornata Lindao architettura pag 181 www.wikipedia.org
Aimaro isola Si laurea in architettura presso il Politecnico di Torino (1952), insegna all’università a Torino e a Roma. Nel 1950 crea uno studio con Roberto Gabetti. Nei tardi anni cinquanta contano tra gli esponenti maggiori del movimento Neoliberty.
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Roberto Gabetti Si è laureato in Architettura presso il Politecnico di Torino con Giovanni Muzio nel 1949. Per cinquant’anni fu docente presso il medesimo Politecnico prima come assistente di Scienza delle costruzioni (dal 1950), poi “aiuto” e assistente alla cattedra di Carlo Mollino (dal 1953) e, quindi, ordinario di Composizione architettonica (dal 1967). Insieme aprirono uno studio d’architettura in Via Sacchi a Torino.
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Tra le opere: - la Borsa Valori (Torino); - la Bottega d’Erasmo (Torino); - Casa Paravia (Piazza Statuto, Torino); - il Palazzo di Giustizia ad Alba.
01 project: typology: architect: realization: address :
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta piano terzo 2_dettaglio costruttivo 3_sezione
Bottega d’Erasmo Residential, office R Gabetti, A. Isola 1953-1956 Via G.Ferrari 9-10
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L’edificio, posto in via Gaudenzio Ferrari, quasi in fronte alla mole Antonelliana, era stato costruito per contenere una libreria antiquaria, che occupava interrato, seminterrato, piano rialzato, primo e secondo piano e alloggi al terzo piano, mentre il quarto e quinto, dedicato al proprietario della libreria. I due architetti collocano ai lati della fronte principale gli ingressi, quello alla libreria e quello agli appartamenti, affiancato dalla rampa che scende nei magazzini collocati nei piani interrato e seminterrato. In tal modo ottengono un prospetto irregolarmente compatto, reso vibrante dalle aperture, i cui balconi sembrano rompere la cortina laterizia. Il pianterreno è costituito da un unico ambiente nel quale i robusti pilastri, atti a reggere i solai che devono sostenere i carichi dei libri, frazionano lo spazio in tre settori irregolari dei quali l’intermedio ha un interasse ampio circa un terzo rispetto agli altri due. Strutturalmente si può forse sostenere l’esistenza di due corpi, uno prospiciente la strada e l’altro verso la corte, che si saldano in corrispondenza delle due serie ravvicinate di pilastri centrali dell’edificio. Al terzo piano si trova l’appartamento del libraio: un corridoio parallelo alla fronte dell’edificio distribuisce i locali di servizio posti sul retro e i locali di soggiorno e le camere che invece affacciano su via Ferraris. L’ultimo livello, il piano attico, si sviluppa su un’area più piccola rispetto ai piani sottostanti ritraendosi di circa 2,80 metri dalla fronte stradale; in questo spazio sono organizzate varie terrazze. Tra la copertura, a due falde molto inclinate, e la gronda, una lastra di allumino fosfatizzato protegge il calcestruzzo della parte terminale delle falde. Un’altra lastra copre la trave che delimita il tetto-terrazza della copertura dell’attico.
Il prospetto principale, che raggiunge in gronda l’altezza di 20,55 metri, si imposta su fasce verticali che si ripetono senza, tuttavia, andare a costituire un modulo. All’interno di questa irregolare orditura sono posti elementi unici (l’ingresso, il grande balcone) che sono poi anche quelli che possono essere letti come generatori ed esaltatori della composizione. Si può quindi affermare, anche se un po’ genericamente, che alcuni degli elementi ritenuti appartenenti alla regola razionale e cioè, per quanto riguarda la composizione dei prospetti, la composizione modulare e il prevalente sviluppo orizzontale (anche se è giusto ricordare che primo tra tutti Terragni fu più di una volta pronto a contraddire soprattutto la prima di queste“regole”), vengono ignorati. Se si analizza la sezione di questo edificio è possibile riscontrare come la costruzione sembri generata dall’incontro della già citata verticale irregolarità della maglia costituente il prospetto con l’irregolare partizione di livelli di vita, la quale non è derivata soltanto dalle diverse destinazioni d’uso dei vari piani: infatti quelli destinati alle abitazioni non hanno tutti la stessa altezza. Sul retro, agli ultimi tre livelli, si aprono delle logge a pianta poligonale che hanno una copertura a botte dal profilo irregolare. E questa parte, a differenza di tutto il resto dell’edificio, che è rivestito in mattoni, è intonacata aggettando con balconi poligonali. Un altro elemento che, almeno in molti casi, era stato rifiutato da quelle avanguardie architettoniche dalle quali Gabetti e Isola dichiarano di discendere e che invece viene recuperato dai due architetti torinesi, è quello di concepire il loro edificio come un organismo: esso, infatti, ha una base in pietra, un “corpo” e una terminazione che palesa chiaramente la “conclusione”.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI 1_prospetto ovest della torre 2_dettaglio dei pilastri e dei contrafforti 3_prospetto ovest della torre 4_terrazzo e panorama dalla torre 5_prospetto nord della torre dal cortile interno 6_dettaglio balconi prospetto nord dal cortile 7_dettaglio finestrature prospetto sud 8_dettaglio corpo scala dal piano terra della torre tutte le foto sono realizzate da E. Cocuzza
project: Torre BBPR typology: Residential, commercial architect: BBPR realization: 1961 address: C.so Francia - Via Cibrario
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA Casabella continuità-Arnoldo Mondadori Editore-232-1959-da pag. 18 a 24 A. Magnaghi, M. Monge, L. Re, Guida all’Arcihtettura moderna di Torino, seconda edizione aggiornata, Lindao Architettura, pag. 203 www.wikipedia.org/wiki/BBPR www.wikipedia.org/wiki/Torre_BBPR www.edilone.it/Bbpr_progettisti_y_7.html
BBPR è l’acronimo che indica il gruppo di architetti italiani costituito nel 1932 da: Gian Luigi Banfi (Milano, 1910 - Gusen, 1945) Lodovico Barbiano di Belgiojoso (Milano, 1909 - Milano 2004) Enrico Peressutti (Pinzano al Tagliamento, 1908 - Milano 1976) Ernesto Nathan Rogers (Trieste, 1909 - Gardo ne, 1969). 1
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Principali progetti: 1938 - Colonia Elioterapica, Legnano; 1939 - Edificio delle Poste, Telegrafi e Telefoni all’E42, Roma; 1951 - Quartiere INA-Casa a Cesate, Milano; 1954 - Sala di Esposizione per la Olivetti nella Fifth Avenue, New York; 1956 - Restauro e sistemazione del Castello Sforzesco, Milano; 1958 - Torre Velasca in piazza Velasca, Milano 1959 - Torre BBPR tra piazza Statuto e corso Francia, Torino; 1960 - Casa E. Ritter a Stintino; 1964 - Edificio della Hispano-Olivetti in Ronda de la Universidad, Barcellona; 1969 - Sede del Giornale di Sicilia, via Lincoln, Palermo; 1971 - Cinema Mediolanum in corso Vittorio Emanuele, Milano; 1974 - Palazzo Amoroso, piazzetta Santo Spirito, Palermo; 1978 - Centro commerciale a Riyadh, Arabia Saudita.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_sezione torre 2_planimetria edificio a cortina 3_plastico
project: Torre BBPR typology: Residential, commercial architect: BBPR realization: 1961 address: C.so Francia - Via Cibrario
Contemporaneo della Torre Velasca a Milano, l’edificio torinese testimonia, sebbene con minor efficacia, la stessa progressione dai modelli del Movimento Moderno; inoltre, se nel progetto milanese l ’interpretazione del contesto era lata e complessa, a Torino l’attenzione si concentra sul luogo, nel quale l’edificio si inserisce attraverso la scomposizione in figure, unite da un portico continuo, elemento tipico della città. La soluzione iniziale prevede un volume alto e vetrato sul vertice dell’isolato, un’edificazione a cortina su un lato, volumi indipendenti e ortogonali al bordo sull’altro.
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Nella realizzazione, che utilizza solo parte dell’area inizialmente prevista, la figura è composta da due elementi, l’edificio a cortina e la torre d’angolo, unificati dal portico e dalla struttura cementizia a vista, che ne segna le scansioni e ne evidenzia i raccordi. Il paramento di mattoni è variamente disegnato per illuminare uffici e abitazioni ed è aperto da logge, mentre ampie falde concludono i volumi.
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23 project: typology: architect: realization: address:
Palazzo dello Sport Sporting Palace A. Vitellozzi, P.L. Nervi 1961 Parco Ruffini
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_foto aerea 2_prospetto nord 3_prospetto sud 4_vista interno 5_vista interno 6_prospetto nord-ovest 7_vista interno tutte le foto sono realizzate da V.Ritrovato e D.Petrova
www.wikipedia.org/wiki/Pier_Luigi_Nervi www.architettiroma.it/monitor/ www.wikipedia.org/wiki/PalaRuffini www.comune.torino.it/php/impiantiSportivi www.museotorino.it/view/
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Annibale Vitellozzi (26.11.1906-1951) Conseguì prima il titolo di Professore di Disegno Architettonico presso l’Istituto Superiore di Belle Arti di Roma nel Luglio 1922, laureandosi poi, nel l-uglio del ‘27, presso la Scuola Superiore di Architettura di Roma. Dal ‘30 al ‘35 svolse attività autonoma, segnalandosi in numerosi concorsi, ma approfondi anche la pratica professionale, frequentando lo studio dell’architetto Vaccaro. Dei progetti piú noti ricordiamo la «Casa del Fascio» ad Arezzo (1929); la «Pretura al quartiere Appio» in Roma, la segnalazione nel concorso per la «Stazione di Santa Maria Novella» a Firenze (1932), la nuova Stazione di Venezia S. Lucia. Molti anni più tardi, nel ‘47, si sarebbe occupato della Stazione di Roma Termini. Tra il ‘56 e il ‘58 realizzò a Formia la Scuola Nazionale di Atletica Leggera «Bruno Zauli» sulla Statale Appia, fra Roma e Napoli per 44 atleti. La costruzione per le Olimpiadi, per «Italia ‘61 » - il palazzo dello Sport di Torino. Pier Luigi Nervi (Sondrio, 21.06.1891–Roma, 09.01.1979) É stato un ingegnere italiano. Fu socio dell’Accademia nazionale delle scienze e autore di alcune grandi opere. Collaborò con architetti di fama internazionale, tra cui Le Corbusier e Louis Kahn. Il filo conduttore di tutta l’opera di Nervi è la staticità. Egli affermava: «Come sempre in tutta la mia opera progettistica ho constatato che i suggerimenti statici interpretati e definiti con paziente opera di ricerca e di proporzionamento sono le più efficaci fonti di ispirazione architettonica. Per me questa regola è assoluta e senza eccezioni». Tra le opere riconosciamo Palazzo dell’UNESCO (Parigi,1953), Palazzo del Lavoro (Torino,1960), Palazzetto dello Sport (Torino,1961), Torre piezometrica (Torino,1961), Australian Square (Sidney,1961-67), Palazzo Nervi-Scattolin (Venezia,1972).
23 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta sottogradinato piano interrato e pianta piano terreno 2_dettaglio interno 3_sezione longitudinale
Palazzo dello Sport Sporting Palace A. Vitellozzi, P.L. Nervi 1961 Parco Ruffini
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Il Palazzo dello Sport di Parco Ruffini, progettato dall’Architetto Annibale Vitellozzi insieme all’architetto Pier Luigi Nervi, è un’opera architettonica moderna centrale che si inserisce nell’ambito dell’architettura razionalista dei grandi edifici per manifestazioni sportive. Ispirata al funzionalismo distributivo, alla ricerca, all’innovazione delle strutture e al loro coinvolgimento architettonico, all’inserimento ambientale e al loro rapporto con la natura. Il Palazzetto veniva realizzato nel 1961 e da allora è stato utilizzato per manifestazioni e spettacoli di vario tipo. La struttura è stata per l’intero dopoguerra l’impianto polivalente di riferimento della città di Torino, decisamente più capienti. Il PalaRuffini è caratterizzato da una grande copertura a volta sferica, che all’esterno appare a tronco di piramide; una serie di travi radiali in acciaio, appoggiate su plinti in cemento armato, sostengono la copertura con un sistema di tiranti in acciaio. Le strutture sono state progettate dall’ingegner Vittorio Albera e la costruzione della Società Nazionale Officine Savigliano. Autonomo rispetto a questa struttura, l’anello della platea gradinata, del diametro di quasi cento metri, appoggia direttamente al suolo e può accogliere fino a ottomila persone. Sotto di esso, si trovano i servizi per gli atleti e per il pubblico, gli ingressi e i collegamenti verticali. Il “periodo d’oro” del PalaRuffini è collocabile negli anni Ottanta, con alcuni memorabili concerti rock e i trionfi dell’Auxilium Torino nel basket e del CUS Torino nella pallavolo. La costruzione nel 1994 del PalaStampa (poi divenuto PalaMazda) in corso Ferrara, di fianco allo stadio Delle Alpi per un certo periodo ha messo in secondo piano l’impianto, che nel 2004 è stato completamente ristrutturato. Oggi ospita nuovamente concerti e, dal 2009, il basket, con le partite della PMS (Pallacanestro Moncalieri - San Mauro) che gioca
nel campionato dilettanti. Le nuove esigenze di sicurezza e gestione ne hanno resa necessaria una nuova riqualificazione globale iniziata nel 2001 e terminata nell’agosto 2004, realizzato da Giancarlo Pavoni. L’impianto è composto dall’area di gioco di 1.600 mq. circa, tutta in parquet di legno predefinito a più strati orizzontali che garantisce, a seconda delle diverse zone, caratteristiche di elasticità o di maggiore rigidezza e indeformabilità ai carichi. Nel campo centrale sono segnati, con misure regolamentari: - campo di basket; - campo di calcio a cinque; - campo di pallavolo. L’impianto è dotato di varie attrezzature mobili quali ring, tutto per la competizione di ginnastica, pedane modulari per palco spettacoli, due tabelloni elettronici segnapunti con relativa consolle di comando, impianto hi-fi con radio microfoni per 5000 Watt. I posti a sedere per il pubblico sono 3.971, di cui 15 per utenti con carrozzella. Si segnala la presenza di tribune mobili con 416 posti a sedere. Si nota la resenza di 1 sala anti-doping, 2 palestre per il pre-riscaldamento, 1 palestra per attrezzistica, 2 punti di primo soccorso, 1 infermeria, 1 locale bar , 1 sala conferenze, 1 sala stampa, 1 sala vip 1 area concerti (con 2 spogliatoi per gli artisti e zona per il catering), 2 biglietterie esterne. L’impianto è aperto tutto l’anno per lo svolgimento delle attività e manifestazioni sportive e non con chiusura nel mese di agosto. L’impianto può ospitare manifestazioni, concerti, conferenze.
31 project: typology: architect: realization: address :
Palazzo del Lavoro Multifunctional space Pier Luigi Nervi 1960 C.so Unità d’Italia
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_pilastro _sito internet 2_vista internet _sito internet 3_schema vetrata_V. Ritrovato 4_particolare facciata _V. Ritrovato 5_prospetto_V. Ritrovato 6_vista d’angolo _sito internet 7_vista notturna _sito internet 8_vista aerea _sito internet
Casabella continuità-Arnoldo Mondadori Editore-235-1959-da pag. 33 a 38 A.Magnaghi, M. Monge, L. Re Guida all’architettura moderna di Torino Seconda edizione aggiornata Lindao architettura pag 218,219 www.wikipedia.org
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Pier Luigi Nervi (Sondrio, 21.06.1891–Roma, 09.01.1979) É stato un ingegnere italiano. Fu socio dell’Accademia nazionale delle scienze e autore di alcune grandi opere. Collaborò con architetti di fama internazionale, tra cui Le Corbusier e Louis Kahn. Il filo conduttore di tutta l’opera di Nervi è la staticità. Egli affermava: «Come sempre in tutta la mia opera progettistica ho constatato che i suggerimenti statici interpretati e definiti con paziente opera di ricerca e di proporzionamento sono le più efficaci fonti di ispirazione architettonica. Per me questa regola è assoluta e senza eccezioni». Tra le opere riconosciamo - Palazzo dell’UNESCO (Parigi, 1953); - Palazzo del Lavoro (Torino,1960); - Palazzetto dello Sport (Torino,1961); - Torre piezometrica (Torino1961); - Australian Square (Sidney,1961-67); - Palazzo Nervi-Scattolin (Venezia,1972).
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31 project: typology: architect: realization: address :
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta piano terzo 2_dettaglio costruttivo 3_sezione
Palazzo del Lavoro Multifunctional space Pier Luigi Nervi 1960 C.so Unità d’Italia
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Questo edificio costituisce la più importante opera, per dimensioni e prestigio, presente nel comprensorio di Italia ‘61: sedici ombrelli metallici sorretti da pilastri in c.a. alti più di 20 m coprono con moduli quadrati una superficie di 22 500 mq, 9 000 mq di logge oltre ai numerosi locali per servizi tecnici tra cui due sale per conferenze capaci di 200 e 400 posti ed ampi magazzini collegati direttamente con l’esterno. Il volume dell’edificio è così di 650 000 mc. Il concorso appalto bandito nel 1959 definiva i termini di un problema architettonico, economico e costruttivo del tutto eccezionale e senza precedenti della pratica costruttiva italiana: grandiosità, vastità delle dimensioni, trasformabilità a esposizione ultimata e brevità dei tempi di esecuzione. Per questo ultimo requisito ci piace ricordare che, a chi inneggiava con sincera ammirazione o con critica disapprovazione al nuovo tempio di Karnak, Nervi stesso rispondeva, con concreta coscienza della sua opera e coerente rifiuto di queste estemporanee esaltazioni, come il vero principio compositivo dell’opera fosse stata la brevità dei tempi concessi alla realizzazione e la necessità di una programmazione progressiva delle forniture e dei lavori (perfettamente attuata dai moduli autosufficienti). Nel concorso, a cui partecipò anche Mollino (con Bordogna e Musmeci) con un edificio a volta sottile, in due versioni e che aveva messo in luce numerosi progetti di grande interesse (Gabetti, Isola, Morandi, Levi Montalcini), il parametro di giudizio prevalente per il Comitato Italia ‘61, preoccupato di non avere l’edificio pronto il giorno dell’inaugurazione, fu quello della garanzia dei tempi di realizzazione, che fece passar sopra al requisito di bando che il grande spazio non fosse frazionato. La felice idea, il risolutore programma costruttivo di Nervi convinsero la commissione giudicatrice che affidò
all’impresa, presieduta dallo stesso Nervi, la realizzazione dell’opera scelta. La costruzione, iniziata il 1° febbraio del 1960, venne infatti ultimata il 31 dicembre dello stesso anno. Finita l’esposizione, l’edificio rimase per molto tempo inutilizzato. Dopo costosi lavori di adattamento, tra cui la costruzione di un secondo piano di soppalchi, è oggi sede di disparate attività collocate principalmente nei piani soppalcati lungo le ampie pareti: tra esse le aule per i corsi professionali del Bureau Internetional du Travail, il Centro Cartografico Regionale ed un immenso salone centrale per mostre temporanee.
07 project: Teatro Regio typology: Theater architect: C. Mollino realization: 1967 address: Piazza Castello 215
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_foto aerea vista da Italgas_sito internet 2_prospetto_sito internet 3_prospetto_sito internet 4_facciata da piazza Castello_sito internet 5_prospetto_sito internet 6_vista interno_sito internet 7_vista interno_sito internet
www.archimagazine.com/bmollino.htm www.wikipedia.org/wiki/Carlo_Mollino www.wikipedia.org/wiki/Teatro_Regio_(Torino)
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Carlo Mollino (Torino, 6.05.1905 – Torino, 27.08.1973) É un architetto, designer, pilota automobilistico e aeronautico italiano. Nato a Torino, completò gli studi, dalle elementari alle superiori, presso il Collegio San Giuseppe. Nel 1925 si iscrisse alla facoltà di Ingegneria e, dopo un anno, si trasferì alla Regia Scuola Superiore di Architettura dell’Accademia Albertina di Torino, in seguito divenuta facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, dove si laureò nel luglio del 1931. Mollino è stato, oltre che architetto e designer, anche pilota di aeroplani e di auto da corsa, scrittore, fotografo. Dopo avere pubblicato nel 1948 i volumi “Architettura, arte e tecnica”, nel 1953 vinse il concorso a professore ordinario e ottenne la cattedra di Composizione architettonica, che conservò fino alla morte. Nel 1957 partecipò al Comitato organizzativo della XI Triennale di Milano. Nel 1930, non ancora laureato, progettò la casa per vacanza a Forte dei Marmi e ricevette il premio “G. Pistono” per l’Architettura. Tra il 1936 e il 1939 realizzò, in collaborazione con l’ingegner Vittorio Baudi di Selve, l’edificio della Società Ippica Torinese, considerato il suo capolavoro, costruito a Torino in corso Dante e demolito nel 1960. Nel 1952 progettò a Torino l’Auditorium della Rai in via Rossini, oggetto di un controverso restauro eseguito nel 2006, che ne ha modificato radicalmente la struttura originaria. Nel 1964 partecipò al concorso per la Camera di Commercio di Torino, dove si classificò primo, e al concorso per il Teatro Comunale di Cagliari, dove fu terzo. Tra le opere principali riconosciamo: - la Societá Ippica Torinese (Torino,1937); - Auditorium Rai (Torino,1952); - Casa del sole (Cervinia,1955);. - Camera di commercio (Torino,1964); - Teatro Regio (Torino,1973).
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta generale 2_veduta prospettica 3_modellino tridimensionale
project: Teatro Regio typology: Theater architect: C. Mollino realization: 1967 address: Piazza Castello 215
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Il Teatro Regio è il teatro lirico della città di Torino, nonché uno dei più grandi ed importanti d’Italia, ed uno dei teatri italiani più rilevanti nel panorama europeo ed internazionale. Costruito nel 1740, è stato distrutto da un incendio nel 1936 e ricostruito nel 1973. Le origini del Teatro risalgono all’inizio del XVIII secolo quando Vittorio Amedeo II decise di commissionare all’architetto F. Juvarra la progettazione e la costruzione di un nuovo grande teatro nell’ambito del più generale riassetto urbano della Piazza Castello. In seguito a cinque anni di chiusura (1792/1797) il Regio cambia nome più volte, rispecchiando gli eventi storici: nel 1798 diviene Teatro Nazionale, nel 1801 Grand Théâtre des Arts e nel 1804 Théâtre Impérial. Nel clima moralizzatore degli anni repubblicani è abolito il gioco d’azzardo e viene proibito l’ingaggio dei castrati. Napoleone Bonaparte presenzia agli spettacoli in tre occasioni e giungono a Torino interpreti di prima grandezza, come il soprano Isabella Colbran, il tenore Nicola Tacchinardi e il coreografo Salvatore Viganò. Con la Restaurazione, il teatro rientra in possesso dei Savoia. All’epoca di Carlo Felice, grande appassionato di musica, calcano le scene del Regio virtuosi come Giuditta Pasta e Domenico Donzelli, ma nell’Ottocento Torino perde importanza rispetto a Milano, Napoli e Venezia. Nel 1870 la proprietà del Regio passa al Comune di Torino; in questi anni la storia del Teatro si intreccia con quella dell’Orchestra Civica e dei Concerti Popolari ideati da Carlo Pedrotti, il quale apporta forti innovazioni nel repertorio introducendo nella programmazione la musica di Richard Wagner. Nel nome di Wagner è pure l’esordio in Teatro di Arturo Toscanini, che collabora con l’Orchestra dal 1895 al 1898 e che il 26 dicembre 1905, dopo i lavori di ristrutturazione guidati da Ferdinando Cocito, inaugura la nuova sala con il Sigfrido.
Dopo l’incendio del 1936, si pone il problema di stabilire a chi affidare il progetto di ricostruzione del Teatro. Il bando di concorso, pubblicato nel 1937, viene vinto dagli architetti Aldo Morbelli e Robaldo Morozzo della Rocca. Nonostante continui aggiornamenti, e perfino una cerimonia di posa della prima pietra nel 1962, il loro progetto non si sarebbe mai concretizzato: nel 1965, infatti, l’amministrazione comunale promuove una nuova soluzione con l’affidamento dell’incarico all’architetto Carlo Mollino e agli ingegneri Marcello Zavelani Rossi e Adolfo Zavelani Rossi, che saranno affiancati da Carlo Graffi e, per le strutture, da Sergio Musmeci e F. Bertone. I lavori hanno inizio nel Settembre 1967 per concludersi nei primissimi mesi del 1973. Tra il 1995 e il 1996, la sala subisce un importante intervento di restauro acustico e funzionale e di messa a norma, sotto la guida di Roberto Gabetti, Aimaro Isola e Flavio Bruna per l’architettura, e dello studio Müller BBM per l’acustica. Con l’occasione, sono sostituiti i materiali dei rivestimenti ed è aumentata la profondità della fossa dell’orchestra. La modifica senza dubbio più evidente è però quella subita dal boccascena. Resta tuttavia la cornice ellissoidale del vecchio boccascena, ancora ben visibile anche se in parte coperta dai montanti della nuova struttura. Le critiche sono rivolte soprattutto alla struttura di supporto del nuovo boccascena, la quale consiste di travature reticolari ben in vista che danno quasi l’idea di far parte di un allestimento scenografico temporaneo. Va tuttavia sottolineato che il restauro del ‘96 permise un grande miglioramento dell’acustica della sala, per lo più grazie alla sostituzione delle moquettes e proprio al nuovo criticatissimo boccascena. L’aver almeno in parte snaturato il disegno molliniano della sala permise tuttavia quindi di disporre, anche 40 anni dall’inaugurazione, di uno dei teatri più versatili e tecnologicamente avanzati d’Europa.
09 project: typology: architect: realization: address:
Casa Aurora Residential, commercial A. Rossi 1984-1987 C.so Emilia-C.so Giulio Cesare 29
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_portico_sito internet Barbara Burg e Oliver Schuh 2_portico e primi piani_sito internet Barbara Burg e Oliver Schuh 3_prospetto sud_sito internet 4_piani superiori del prospetto sud_E. Cocuzza 5_finestre piano ammezzato_E. Cocuzza 6_dettaglio del portico_sito internet Barbara Burg e Oliver Schuh 7_sala interna_sito internet Barbara Burg e Oliver Schuh 8_ingresso cortile interno_sito internet Barbara Burg e Oliver Schuh
Vittorio Savi-Casa Aurora:Un’opera di Aldo Rossi-seconda edizioneTorino-Gruppo GFT
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www.palladium.de www.bluffton.edu/~sullivanm/italy/turin/aurora/rossi.html
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Aldo Rossi Inizia l’attività professionale presso lo studio di Ignazio Gardella nel 1956, dedicandosi alla teoria architettonica e a piccoli interventi edilizi; compie un salto di qualità grazie a Carlo Aymonino con la realizzazione di parte di “Monte Amiata” a Milano. Nel 1971 vince il concorso di progettazione per l’ampliamento del cimitero San Cataldo a Modena. Nel 1979 diventa Accademico della prestigiosa Accademia nazionale di San Luca. Successivamente diventa Direttore del Seminario internazionale di Santiago de Compostela e insegna in diverse università degli Stati Uniti. Nel 1981 ottiene il primo premio per il progetto di un isolato n°10, tra la Kochstrasse e la Friedrichstrasse a Berlino. Nel 19831984 è direttore della sezione architettura alla Biennale di Venezia. Nel 1985 vince il concorso per il restauro del Teatro Carlo Felice di Genova. Nel 1987 vince due concorsi internazionali: uno a Parigi per la Villette; l’altro a Berlino per il Deutsches Historisches Museum. Nel 1989 riceve l’incarico per il Teatro de las lndias a Siviglia e continua le ricerche nel campo del design industriale per Unifor e Alessi; per quest’ultimo, nel 1989, realizza la caffettiera espresso “Cupola”, che da semplice oggetto da cucina si è trasformata in un complemento d’arredo. Muore a Milano il 4 settembre 1997.
09 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta piano terreno 2_sezione 3_prospetti sui fronti strada e prospetto d’angolo 4_pianta piano tipo 5_schizzi prospettici
Casa Aurora Residential, commercial A. Rossi 1984-1987 C.so Emilia-C.so Giulio Cesare 29
Casa Aurora è stata costruita tra il 1984 e il 1987 su commissione del gruppo finanziario tessile GFT come sede per uffici. Le tematiche, che hanno riguardato questo progetto, sono il rispetto delle preesistenza, le interpretazioni correnti del termine restauro, recupero e riuso. Risalgono al 1984-1985 i primi schizzi sormontati, a mò di sigla, dal profilo strano della Mole Antoneliana, dimostrando ancora una volta i suoi intensi studi sulla “geometria della memoria”. 4
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Benchè semplificati e razionalizzati sono presenti elementi della tradizionale architettura italiana settentrionale. Di conseguenza, compositivamente la facciata è strutturata orizzontalmente in tre fasce ben distinte separate da elementi metallici. La base è rivestita in materiale lapideo ad accezione degli elementi angolari, identificabili come torrioni, rivestiti in mattoni. Questa è ulteriormente divisa in due fasce, una dove sono presenti i portici, l’altra identificabile da un piano ammezzato. La parte superiore è rivestita interamente in mattoni, che è una particolare caratteristica dell’edificio.
29 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI 1_foto aerea 2_vista interno- la rampa elicoidale 3_vista aerea 4_vista interno alla bolla 5_la sala vip - “la bolla” 6, 6’_pinacoteca 7_prospetto est 8_prospetto ovest tutte le foto sono realizzate da V.Ritrovato e D.Petrova
Fiat Lingotto Industrial building R.Piano 1985-2003 Via Nizza 250
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA F.Castagneto-Fiat-Lingotto a Torino-1999-Firenze-Alinea Editrice www.istoreto.it/to38-45_industria/schede/fiat_lingotto.htm www.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Matt%C3%A8-Trucco www.wikipedia.org/wiki/Renzo_Piano
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Renzo Piano (Genova, 14.09.1937) É un architetto italiano. È tra i più noti e attivi architetti a livello internazionale, vincitore del Premio Pritzker nel 1998. Dopo aver ottenuto la maturità classica frequenta le facoltà di Architettura di Firenze e Milano; laureatosi nel 1964 al Politecnico di Milano, diventa allievo di Marco Zanuso. A Milano lavora per un lungo periodo presso lo studio di Franco Albini.Nel 1981 Piano fonda il Renzo Piano Building Workshop (RPBW), con uffici a Genova, Parigi e New York.Nel 2004, a Genova, viene costituita la Fondazione Renzo Piano. Tra le opere riconosciamo:il Centre Georges Pompidou (Parigi,1977), la ricostruzione dell’area di Potsdamer Platz (Berlino, 1992), l’Auditorium parco della Musica (Roma,1994), “Nemo“ (Amsterdam,1997), Negozio Hermés (Tokyo,2001), Multisala Pathé e Pinacoteca Agnelli (Torino-Lingotto, 2002), Completa ristrutturazione del Lingotto (Torino,2005), Californica Academy of Science (San Francisco, 2008), The Shard (Londra,2012). Giacomo Mattè-Trucco (Trivy,30.01.1869–Torino, 15 .05.1934) É stato un ingegnere italiano, progettista del Lingotto. Considerato, per la realizzazione della fabbrica FIATLingotto a Torino (1921), un precursore dell’architettura funzionale. Sul tetto della fabbrica, un edificio a cinque piani costruito con uso integrale di cemento armato, Trucco pose in modo originale la pista di collaudo, alla quale si accede da un’ardita rampa elicoidale. Nel 1928 l’opera fu presentata alla prima Esposizione italiana di architettura razionale, organizzata a Roma. Tra le altre opere progettate e realizzate sotto la direzione di Trucco si ricordano le officine Villar Perosa di Torino, la diga sul Tanaro presso Pollenzo, la grande cupola coperta della sala del Teatro Regio di Torino.
29 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_planimetria generale e pianta primo piano 2_dettagliodella passerella d’ingresso 3_sezione longitudinale
Fiat Lingotto Industrial building R.Piano 1985-2003 Via Nizza 250
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Il Lingotto di Torino è stato uno dei principali stabilimenti di produzione della FIAT ed è oggi uno dei più grandi centri multifunzionali d’Europa. Si trova nel quartiere di Nizza-Millefonti chiuso tra Via Nizza (dal numero 230 al 294) ed un ramo del passante ferroviario di Torino. Nel corso della propria vita, lo stabilimento produsse decine di modelli di automobili, come la Torpedo, la Balilla, la Topolino, la Fiat 1100 R e la sportiva X 1/9 con la rivoluzionaria posizione centrale del motore. L’attività produttiva fu interrotta nel 1982, in seguito allo spostamento della produzione in altri impianti; l’ultimo modello in produzione è stato quello della Lancia Delta. Lo stabilimento FIAT del Lingotto fu progettato e costruito, a partire dal 1915, dall’ingegnere Giacomo Mattè-Trucco, insieme con altri progettisti come Francesco Cartasegna e Vittorio Bonadè Bottino, il progetto strutturale fu realizzato dall’ingegnere Giovanni Antonio Porcheddu, concessionario per l’Italia del brevetto per l’utilizzo del metodo Hennebique per la realizzazione di strutture in conglomerato cementizio armato, sul modello degli stabilimenti della casa automobilistica statunitense Ford. I lavori durarono dal 1916 (quando fu iniziata la costruzione dell’Officina di Smistamento), al 1930, anche se l’inaugurazione avvenne nel 1922, alla presenza del re d’Italia. Il vero padre del Lingotto, tuttavia, fu l’ingegnere meccanico Ugo Gobbato, esperto nella razionalizzazione delle attività produttive e chiamato alla FIAT dal senatore Agnelli nel 1918. A Gobbato venne affidata la responsabilità di smantellare le varie officine FIAT sparse per Torino ed organizzare il trasferimento coordinato di macchinari e impianti al Lingotto, del quale assunse la direzione, dimettendosi nel 1928, dopo aver raggiunto il pieno regime produttivo. Ispirata ai principi del taylorismo, che aveva come obiettivo principale la funzionalità
produttiva, la struttura era costruita in cemento armato e aveva cinque piani. La facciata esterna, presentava elementi decorativi che preannunciavano i temi del Razionalismo italiano. La palazzina uffici, costruita nel 1926, era dedicata a direzione, amministrazione, mensa e altri servizi. Nel 1982 una società a capitale misto, guidata dalla Fiat, promosse una “consultazione” internazionale per la ristrutturazione ed il recupero dello stabilimento, appena dismesso; ma tra i 20 progetti presentati non fu individuato un vincitore. Nel 1985 fu incaricato della ristrutturazione l’architetto genovese Renzo Piano. Simbolo dell’archeologia industriale, la fabbrica è stata divisa attraverso un lungo processo di ristrutturazione tra diverse funzioni: terziario, abitazioni e alberghi, con la precedenza all’uso culturale. La struttura di Lingotto Fiere ha una superficie allestibile di oltre 70.000 metri quadrati, organizzata in maniera modulare. All’esterno la struttura è rimasta inalterata, ma all’interno le strutture sono state profondamente modificate per venire incontro alle nuove esigenze. Nel corso degli anni sono stati ricavati negli spazi del Lingotto un centro esposizioni (1992), un centro congressi e un auditorium (1994), due hotel (1995), un centro servizi, vari uffici direzionali, un’area dedicata interamente allo shopping, con decine di negozi, bar e ristoranti (2002), una pista di atterraggio per elicotteri. A partire dal 1997 la sede manageriale del gruppo Fiat è tornata nella palazzina uffici. Nel 2002 è stata inaugurata la pinacoteca Agnelli e si attiva un corso di laurea in ingegneria dell’autoveicolo. Renzo Piano dice di aver voluto ricreare nel Lingotto “un genuino pezzo di città”. La pista per il collaudo delle automobili è stata ristrutturata ed è tuttora usata per le presentazioni di nuove automobili; è attualmente aperta al pubblico.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
project: Environment Park typology: Scientific Park architect: E. Ambasz, B. Camerana, G. Durbiano realization: 1997 - 2000 address: Via Livorno 60
1_accesso sud_E. Cocuzza 2_vista edifici (da accesso sud)_E. Cocuzza 3_vista panoramica (da nord a sud)_sito internet 4_percorso parco_sito internet 5_vista edifici (da piazzetta centrale)_E. Cocuzza 6_vista edifici (da passerella est)_E. Cocuzza 7_vista coperture e accesso (da sud)_E. Cocuzza 8_prospetto edificio interno (fronte nord)_E. Cocuzza
www.envipark.com www.europaconcorsi.com/projects/124259 www.camerana.com www.archimagazine.com/bcamerana.htm www.wikipedia.org
Benedetto Camerana Nasce a Torino il 20 gennaio 1963. Nel 1991 si laurea in architettura al Politecnico di Torino, relatore prof. Roberto Gabetti, votazione 110/110 con lode, tesi a titolo “Il giardino di Stupinigi”. Benedetto Camerana Svolge la propria attività professionale tra committenti pubblici e privati, tra i molti citiamo: Environment Park, Università di Torino, Agenzia Olimpica Torino 2006, RAI (Radio Televisione Italiana), Regione Piemonte, ASNM (Agenzia Sviluppo Milano nord), Gruppo Abele, Fiat, Ferrari, Falck, Pirelli Group e Luxottica. Emilio Ambasz Nasce a Resistencia, Argentina, nel 1943. Organizzatore a New York della notissima mostra “Italy: the new domestic landscape”, tenutasi a New York al MOMA nel 1972, ha insegnato all’Università Carnegie Mellon di Pittsburgh e ad Ulma. Nel 1981 gli è stato conferito il Compasso d’oro. Gli si associa una vasta produzione di design (poltrone Vertebra, 1977) e un’altrettanto ampia carriera da architetto, culminata con la sistemazione dell’area dell’Expo di Siviglia (1992). Tra le opere citiamo: 1982 - Lucille Halsell Conservatory, San Antonio, Texas, USA; 1990 - Fukuoka Prefectural International Hall; 1990 - Mycal Center, Shin-Sanda, Giappone; 1992 - Master Plan Esposizione Universale di Siviglia, Siviglia, Spagna; 2008 - Banca dell’Occhio, Mestre, Italia.
10 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_planimetria 2_plastico 3_sezione
Environment Park Scientific Park E. Ambasz, B. Camerana, G. Durbiano 1997-2000 Via Livorno 60
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Riportare alla condizione originaria di green-field quello che è stato un brown-field e operare un rovesciamento di immagine e funzioni per la città e della città. Il Parco Scientifico Tecnologico dell’Ambiente, meglio noto come Environment Park, è un intervento intriso di valori simbolici per Torino, avendo trasformato l’area dell’ex Ferriere Fiat, per anni luogo della produzione industriale pesante, in un parco destinato alla produzione “immateriale” della ricerca. Il progetto costituisce il primo passo della trasformazione di una vasta area dismessa, la cosiddetta Spina 3, prevista dal PRG del 1995, nonché il primo parco tecnologico europeo interamente dedicato agli studi sull’inquinamento e l’ambiente. Il programma di rigenerazione prevede la riscoperta delle sponde della Dora e la bonifica ambientale dell’area, inizialmente destinata per intero a parco pubblico. L’idea vincente del progetto, frutto della collaborazione tra Benedetto Camerana e Emilio Ambasz, propone una green architecture che si dissolve nella natura usando due volte lo stesso terreno: la prima, per i 30.000 mq di uffici e laboratori, necessari allo sviluppo della città; la seconda, con le coperture trasformate in giardino pubblico che compongono, insieme al resto dei terreni sistemati a parco, una superficie verde di circa 7 ettari, per il piacere degli abitanti dei nuovi complessi residenziali previsti.
La “valle verde” che costituisce l’asse naturale del parco, si diffonde capillarmente nel costruito anche attraverso giardini verticali, organizzati disponendo cespugli in vaso di fronte alle vetrate degli uffici verso il fiume e rampicanti sulle facciate dei laboratori, dove era inizialmente previsto l’utilizzo innovativo di una raffinata rete in maglia verde proveniente dai campi da golf urbani del Giappone. Alla scenografia naturalistica corrisponde una reale efficienza ecologica della macchina edile. Il costruito è realizzato con materiali eco-compatibili e tecnologie attente al risparmio energetico, tra cui il sistema “blue building” per le vetrate a sud degli uffici, basato sulla facciata interattiva e sul soffitto a pannelli radianti, che producono un miglioramento del comfort interno e un contenimento dei consumi energetici. L’ottantacinque per cento della potenza termica per il riscaldamento e raffreddamento del complesso è prodotta da caldaie a cippato, fonte energetica rinnovabile e disponibile in grandi quantità nella zona di Torino, abbinate a una pompa di calore.
Nelle stagioni intermedie, l’acqua derivata dal canale sotterraneo della Dora viene utilizzata per raffreddare, con scambiatore di calore, il fluido circolante dei pannelli radianti del soffitto degli uffici; nella stagione calda, per raffreddare il condensatore dell’assorbitore del cippato, evitando così il ricorso a torri evaporative che Una “strada balcone” divide l’edificato in due fasce: i comporterebbero il consumo di molta acqua. La coperblocchi dei laboratori sul lato sud e i blocchi adibiti a tura “ecologica” consente di ridurre i costi di realizzaziouffici e centro servizi sul lato nord, più piccoli e affaccia- ne degli impianti e di gestione del complesso per via del ti sul parco fluviale. buon isolamento estivo e invernale.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
project: Parco Dora typology: Offices, commercial, cinema architect: Studio Granma realization: 2003 address: Via Treviso 16
1_vista centro commerciale e uffici dalla corte_E. Cocuzza 2_facciata uffici_E. Cocuzza 3_vista uffici da Via Treviso_E. Cocuzza 4_vista facciata cinema multisala_E. Cocuzza 5_vista centro commerciale dalla corte_E. Cocuzza 6_dettaglio facciata cinema multisala_sito internet 7_vista dalla corte interna_ sito internet-Michele d’Ottavio 8_passerelle di collegamento_sito internet-Michele d’Ottavio
www.studiogranma.it www.parcocommercialedora.it
Studio GRANMA Marco Bosio (Torino 1966), Alessandra Coscia (Torino 1966), Andrea Geja (Torino 1965), Marco Peiretti (Torino 1965), Natalia Rosso (Torino 1966) si laureano in architettura al Politecnico di Torino tra il 1992 e il 1993 e nel 1994 fondano a Torino lo Studio Granma, che si occupa di progettazione urbanistica e architettonica, soprattutto nell’ambito della riqualificazione urbana. Nel 2000 nasce lo Studio Granma Architetti Associati, nel 2002 Natalia Rosso lascia lo studio per intraprendere una nuova attività professionale. 1
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I progetti dello Studio Granma sono stati esposti nel 2005 alla mostra “Architetti Italiani Under 50” alla Triennale di Milano, nel 2006 alla 10° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, nel 2011 alla mostra “KM011 Arti a Torino 1995-2011” e alla mostra “Superurbano. Rigenerazione urbana sostenibile” della biennale internazionale di Architettura Barbara Capocchin. Tra le opere più recenti, a Torino, - il centro Parco Dora, centro commerciale e terziario sull’area Ex Michelin con PROMO.GE.CO.; - il complesso SNOS: business center e residenze sull’area ex Savigliano, - il Villaggio Media Vitali, Olimpiadi 2006 con J. P. Buffi, Studio AS, C. Novara, L. Pia.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_planimetria 2_prospetto nord terziario e commerciale 3_sezione cinema multisala e commerciale
project: Parco Dora typology: Offices, commercial, cinema architect: Studio Granma realization: 2003 address: Via Treviso 16
Parco Dora La parabola della zona produttiva di Torino fiorita a fine Ottocento lungo i fiumi della città si conclude negli anni Ottanta con la dismissione della quasi totalità delle fabbriche. Tra queste, in Borgo Dora, la Michelin, al centro di un vasto progetto di riqualificazione urbana.
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Al cuore del progetto la grande piazza su due livelli, aperta e, al tempo stesso, da scoprire. È uno spazio che si svela, inedito nella storia di questo non-luogo urbano, passato dalla dimensione distesa delle campagne alla reclusione della fabbrica. Circoscrivono la piazza un centro commerciale, ristoranti, negozi, una multisala e un’articolazione di edifici destinati a commercio e terziario. Un intenso sistema di collegamenti verticali, ponti, balconate e percorsi pedonali verdi permette di percorrere lo spazio a vari livelli e lungo diversi assi, mettendo in comunicazione la piazza con il parco della Dora e la città.
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Alla regolarità della facciata si sovrappone una trama serigrafata che fa vibrare la superficie, creando trasparenze e riflessioni. Mentre nella multisala la trasparenza fredda del vetro è in contrasto con l’opacità morbida del fibrocemento. Il quasi nero del materiale evoca le vecchie scatole ottiche, come se l’edificio stesso fosse uno strumento di proiezione. La grande vetrata permette di vedere il foyer e i volumi delle sale dalla piazza ed è un punto di osservazione privilegiato sulla vita del quartiere. progetto > Studio Granma (Marco Bosio, Natalia Rosso), Promo.ge.co (Claudio La Montagna, Antonio Audo), SCAU (Aymeric Zublena); con Maria Baralis, Massimo Camasso, Angelo Franciscono, Andrea Lace, Marta Levi localizzazione > via Treviso 16 - via Livorno 51, Torino tipologia > complesso multifunzionale (produttivo avanzato, terziario, commerciale, ristorazione)
Il progetto inverte la tipologia prevalente dei centri commerciali, chiusa e artificiale, introducendo un nuovo cronologia > 1995 – 2003 grado di libertà e criticità nel rapporto con lo spazio commerciale e della città. L’area è un “organismo” di superficie > 38.620 mq edifici diversi, in cui ogni volume ha una funzione, ma con rimandi reciproci nel disegno puro dei volumi e nei materiali. Seppure in un linguaggio omogeneo, ogni edificio è “eccezionale” perché autonomamente caratterizzato dall’uso del materiale. Esemplare, in tal senso, il cubo nell’angolo sud-est, interamente vetrato e non allineato alle vie, che sbilancia verso il margine esterno la centralità della piazza.
06 project: typology: architect: realization: address :
Atrium XVIII Dicembre Exhibition pavilion Giugiaro Architettura 2004 Piazza XVIII Dicembre -Piazza Solferino
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_particolare_sito internet 2_vista genarale_sito internet 3_vista aerea_sito internet 4_innesto con la piazza_sito internet 5_vista notturna_sito internet 6_vista laterale_sito internet 7_rapporto con la vegetazione circostante_sito internet 8_ingresso_sito internet
www.holzbau.rubner.com www.europaconcorsi.com www.wikipedia.org
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Italdesign Giugiaro è un’azienda italiana fondata a Torino il 13 febbraio 1968 da Giorgetto Giugiaro e Aldo Mantovani sotto il nome originario di SIRP Società Italiana Realizzazione Prototipi S.p.A. L’azienda nasce come centro di servizi per il mondo dell’automotive; sin dalla fondazione, la Italdesign stringe dei rapporti di partnership con le principali case automobilistiche come Alfa Romeo, FIAT, Hyundai, Mitsubishi. La società nasce per il progetto Alfasud, tant’è che lo studio di progettazione di tale vettura inizia proprio nel 1968. Subito dopo inizia la collaborazione con la casa automobilistica tedesca Volkswagen per la realizzazione di tre vetture ormai storiche per la casa di Wolfsburg: la Volkswagen Passat, la Volkswagen Scirocco e la Volkswagen Golf. Durante questi anni la Italdesign Giugiaro è tra le principali aziende impegnate nella realizzazione di studi stilistici e soluzioni ingegneristiche nel campo automobilistico. Nel 2003 viene fondata Giugiaro Architettura, che opera nell’ambito della progettazione architettonica civile e industriale, architettura di interni, interior yacht design, allestimenti fieristici, arredo urbano e pianificazione urbanistica e paesaggistica. Progetti di rilievo: - AnsaldoBreda: Minimetro Copenaghen; - Alenia Aeronautica: C27J Spartan; - Burago: Prima; - Piaggio: “Ligier Be Up”; - Sanpellegrino: grafica e bottiglietta “Sanbittèr”; - Ferrero: grafica e packaging “EstaThé”; - Dem: contenitori alimentari; - Telecom Italia: Digito; - Enel: Tralicci linee ad altissima tensione; - Università degli studi di Torino: Nuovo polo universitario; - Residence per Sestiere a Torino.
06 project: typology: architect: realization: address :
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta 2_dettaglio costruttivo 3_sezione longitudinale
Atrium XVIII Dicembre Exhibition pavilionh Giugiaro Architettura 2004 Piazza XVIII Dicembre -Piazza Solferino
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E’ una delle opere più significative realizzate a Torino negli ultimi anni, ed è la prima opera sorta nell’ambito delle Olimpiadi invernali di Torino 2006. L’idea è quella di creare una vetrina nel cuore della città per presentare tutte le iniziative relative all’evento olimpico, ma non solo. I due padiglioni in legno lamellare sono stati oggetto di critiche, non sempre positive; c’è chi li ha paragonati alla piramide del Louvre, certamente negli intenti del celebre progettista dell’opera è la volontà di staccarsi da un’impronta ottocentesca, creando spazi aperti alle necessità della città attuale. I padiglioni di Atrium ospitano, oltre alle iniziative legate a Torino 2006, diverse altre attività culturali (conferenze, incontri, dibattiti, mostre), atte a rilanciare l’immagine di questa città. I due padiglioni, impostati su una superficie in pianta di 15,0×68,0 metri, sono caratterizzati da una coppia di archi in legno lamellare, che si elevano longitudinalmente. Ciascun arco è vincolato a 9 telai trasversali in legno lamellare, costituiti ciascuno da due pilastri inclinati di facciata e da un traverso orizzontale di collegamento. I pilastri di facciata sono armati con una sottostruttura catenaria in acciaio, necessaria per contenere le deformazioni entro i limiti imposti dalle pannellature vetrate. Il manto di copertura dei padiglioni è costituito da un telo in PTFE agganciato all’estradosso degli archi ed appeso mediante una struttura tubolare esterna. Questo tubo “di colmo” parte dal punto di congiunzione degli archi, nel vertice alto dei padiglioni, e termina in corrispondenza della punta di raccordo delle membrature in acciaio che definiscono il profilo delle due pensiline di ingresso. La struttura degli ingressi, anch’essa realizzata in metallo e vetro.
Particolare attenzione è stata posta nella progettazione dei particolari costruttivi, soprattutto per quanto riguarda la protezione e la salvaguardia degli elementi strutturali direttamente esposti all’esterno. Si sono adottate soluzioni tali da permettere il regolare deflusso delle acque, l’eliminazione di possibili punti di ristagno ed una opportuna ventilazione dei pezzi. Tutti gli elementi lignei vincolati al c.a. sono distanziati per mezzo di una idonea carpenteria metallica di ancoraggio e, particolare piuttosto interessante, gli archi principali portanti sono stati rivestiti con un “arco di sacrificio”. In pratica si è realizzata una mantovana di protezione curva, fissata esternamente alla struttura portante per mezzo di viti su elementi distanziatori interposti, in modo da permettere il passaggio dell’aria: in questo modo l’elemento di sacrificio può essere sostituito senza alcun intervento di smontaggio sulla struttura principale. Arco e mantovana sono stati inoltre rivestiti con una scossalina metallica superiore, al fine di ridurre al minimo eventuali infiltrazioni nella zona di aggancio del serramento. La filosofia del progetto dell’architetto Giugiaro non poteva non porsi essa stessa come simbolo, segno fortemente riconoscibile e caratterizzante, ma in grado, al tempo stesso, di inserirsi in un contesto tanto delicato, quanto importante dal punto di vista urbano, quale Piazza Solferino. All’origine del concept formale, c’è l’intenzione di creare una struttura di grande impatto dal punto di vista emozionale, ma semplice ed estremamente pulita nei suoi tratti architettonici.
22 project: Collegio Einaudi San Paolo typology: University residence architect: L. Moretto realization: 2004 address: Via Bobbio 3
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_vista prospettica cortile 2_vista complessiva costruzioni 3_dettaglio struttura sinistra 4_vista edificio destra 5_vista notturna 6_dettaglio struttura destra
www.lucamoretto.it www.wikipedia.org www.europaconcorsi.com
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tutte le foto sono realizzate da D. Petrova
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Luca Moretto Architetto e designer pratico & teorico, membro dell’American Institute of Architects, nasce nel 1967 a Torino, dove si laurea al Politecnico nel 1991. Dopo aver seguito corsi di perfezionamento post-laurea presso i Politecnici di Milano e Torino, l’Università di Lund e la Bocconi di Milano, dal 2001 è docteur ès sciences all’École Polytechnique Fédérale de Lausanne. Tra le opere di architettura di Luca Moretto si rilevano, con Luciano Luciani: la ristrutturazione, con destinazione universitaria, di Palazzo Borsalino ad Alessandria, la ristrutturazione delle Segreterie Studenti dell’Università a Torino; la struttura di copertura dei Magazzini del Teatro Regio di Torino; le Aule-laboratorio del Dipartimento di Informatica di Torino; la nuova Facoltà di Medicina Veterinaria di Torino; il Polo didattico della Facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano / Torino ed ivi la sede della Fondazione Cavalieri Ottolenghi. Per il collegio universitario Einaudi di Torino progetta la ristrutturazione della sezione Crocetta, e della sezione San Paolo. Del 2003 è il progetto per la nuova sede dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lodi. Con Aimaro Isola coordina: il progetto di restauro del Mausoleo della “Bela Rosin” a Torino (2000-2005); il progetto di restauro e ristrutturazione dell’ex Palazzo Cogne ad Aosta (2002-2007); il progetto del nuovo Tribunale di Bergamo (2002-2007); il progetto di restauro e ampliamento della Pinacoteca dell’Accademia Carrara di Bergamo (2002-2007). Direttore artistico della riqualificazione della stazione di Torino Porta Nuova, dal 2005 segue il progetto per il grande Campus informatico dell’Università degli Studi di Milano. Dal 2003 è professore a contratto al Politecnico di Torino. Vive e lavora a Torino.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_prospetto principale 2_sezione 3_dettaglio interno
project: Collegio Einaudi San Paolo typology: University residence architect: L. Moretto realization: 2004 address: Via Bobbio 3
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L’obiettivo da raggiungere era rinnovare un collegio universitario situato a Torino, lungo il nuovo asse urbano - nord-sud - detto “spina”. Il corridoio principale, parallelo a via Bobbio, si presentava lungo e monotono. Percorrendolo prevalevano ormai sensazioni negative, rimandi ad un mondo passato impersonale, grigio, senza emozione, inadeguato agli occhi di oggi. Un mondo in ogni caso che non ci apparteneva più: anacronistico. Occorreva ridargli un senso positivo, stimolare la gioia di vivere, l’amore per la vita. Lo spazio estruso statico esistente è stato quindi curvato e piegato; sono stati introdotti alcuni eventi, le cui linee dilatano/rompono i confini della scatola tradizionale, tenendo a mente che, come avverte Gilles Deleuze, il “problema non è come finire una piega, ma come continuarla, come farle attraversare il soffitto e portarla all’infinito. Il fatto è che la piega non soltanto concerne ogni materia, che diventa così materia d’espressione, secondo scale, velocità e vettori differenti (montagna e acqua, carta, stoffa, tessuti viventi, cervello), ma determina e fa apparire la Forma, ne fa una forma d’espressione, Gestaltung, elemento genetico o linea infinita d’inflessione, curva a variabile unica.” Il primo evento, quello più meccanico/dinamico, volto a vitalizzare il corridoio principale è l’inserimento - in corrispondenza del cavedio, aperto su un lato del fronte sud - dello sbarco del nuovo ascensore panoramico. Il secondo evento è il movimento del muro di fronte alla cucina di piano, la cui parete si trasforma da opaca a trasparente con l’introduzione di una grande vetrata poliedrica ottenuta deformando una porzione del solido semiregolare di Archimede detto icosidodecaedro. Il terzo evento è la realizzazione di uno spazio di testa, dall’andamento curvilineo, con affaccio su corso Lione, dal quale si può vedere la fontana di Merz. Tralasciando il ridisegno dello sbarco della scala principale,
il quarto evento è la resa sinuosa della testata di fondo verso la scala secondaria. Il tratto secondario del corridoio, parallelo a corso Lione, si caratterizza invece per la realizzazione della sala studio, con una vetrata poliedrica – dalla conformazione diversa rispetto a quella della cucina – che vi si espande. La vetrata della sala studio è convessa rispetto al corridoio mentre quella della cucina è concava. Altro elemento che caratterizza il tratto secondario del corridoio è l’introduzione dei balconcini di testa, verso sud, al posto delle finestre. Dai balconcini si gode un’inedita vista sia sulla fontana-igloo di Merz sia su un’area verde della “Spina 1”. L’ascensore panoramico è installato in una torre di vetro che si affaccia sulle terrazze. La torre è coronata da una fiamma in acciaio inox che ne alleggerisce, rende più lieve, il passaggio al cielo. Anche i colori dei campi seguono una sequenza che percorre, si svolge/riavvolge, lungo l’anello. I colori utilizzati sono i sette classici dell’arcobaleno: partendo dal rosso si giunge al violetto passando dall’arancione al giallo, al verde all’azzurro ed al blu. Con approccio ludico, s’invera la profezia di Gio Ponti: “tutto sarà coloratissimo”. Al di là dei significati riconducibili alla teoria, i sette colori impiegati nei corridoi dispiegano, a più livelli, una elaborata “bandiera della pace”, omaggio retorico, forse a parole ma trascendente nei fatti, alla dimensione multiculturale dell’ente e dello studiare in sé. Le terrazze: il collegio non disponeva di spazi all’aperto. Con l’introduzione di una complessa struttura d’acciaio sono state realizzate sul fronte sud delle terrazze articolate nello spazio. Da esse si fruisce del sole, del verde di alcuni giardini sottostanti e della vista delle Alpi.
08 project: typology: architect: realization: address :
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI 1_particolare vetrata dall’interno 2_particolare copertura interna 3_vista da piazza della repubblica 4_vista interna della rampa di risalita al primo piano 5_particolare della struttura portante della copertura 6_vista piano terreno 7_vetrata di rivestimento 8_vista interna generale tutte le foto sono realizzate da E. Cocuzza
Palazzo per Esposizioni Exhibition space M. Fuksas 2005 Piazza della Repubblica 25
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA www.europaconcorsi.com www.wikipedia.org
Massimiliano Fuksas
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Si laurea nel 1969 avendo come relatore Ludovico Quaroni, ma già due anni prima aveva aperto uno studio nella capitale, il GRANMA, insieme a Anna Maria Sacconi. Sarà con la palestra per il Comune di Paliano, pubblicata dalla rivista francese Architecture d’Aujourd’hui, che lo studio GRANMA raggiungerà la fama oltralpe. Partecipa a Parigi ad un’esposizione dei progetti di giovani architetti europei, tra cui vi erano Rem Koolhaas e Jean Nouvel. Nel 1988 finisce la collaborazione con Anna Maria Sacconi e fonda lo studio di Parigi (1989) e Vienna (1993) e nel 2002 quello di Francoforte. Lavora insieme alla moglie, Doriana O. Mandrelli, responsabile di Fuksas design.Dal 1994 al 1997, è stato membro delle commissioni urbanistiche di Berlino e di Salisburgo. Si occupa soprattutto dei problemi urbani nelle grandi aree metropolitane ed ha incentrato la sua pratica professionale soprattutto sulla realizzazione di opere pubbliche.Ha ricevuto numerosi premi internazionali tra cui il Vitruvio Internacional a la Trayectoria (1998), il Grand Prix d’Architecture (1999) e l’Honorary Fellowship dell’American Institute of Architects (2002). Nel 2010 è stato insignito della Legion d’onore. Tra i suoi lavori più importanti: - Palestra a Paliano (FR); - Università di Brest e Limoges; - “Maison des Arts” a Bordeaux; - Centro commerciale “Europark” a Salisburgo; - Due grattacieli per uffici (“Vienna Twin Tower”); - Centro Ricerca “Ferrari” a Maranello, Modena; - Nuovo Centro Congressi “La Nuvola”; - Padiglione “Le Bolle” Bassano del Grappa; - Armani Ginza Tower, Tokyo, Giappone ; - Centro Sportivo di Firenze, Italia; - Chiesa di San Paolo Apostolo Foligno.
08 project: typology: architect: realization: address :
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta del piano terra e primo 2_dettaglio costruttivo 3_sezione longitudinale
Palazzo per Esposizioni Exhibition space M. Fuksas 2005 Piazza della Repubblica 25
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L’intervento ha interessato la riqualificazione della porzione nord-ovest della piazza e ha visto la demolizione del supermercato dell’abbigliamento costruito tra il 1963 e il 1966 su progetto degli architetti Bellei e Rovere che lo realizzarono con strutture di ferro prefabbricate. L’edificio progettato, dallo studio Fuksas, rievoca in sé il concetto più profondo di “mercato” sottolineandone la sua autentica forma di ricchezza sintetizzata in un luogo in grado di riunire in sé numerose di attività che pur nella loro diversità appartengono alla stessa funzione sociale e che permettono di “abitare” gli spazi collettivi della città. L’obiettivo principale del progetto è stato quello di pensare ad un’architettura che sapesse rinnovare il luogo senza tradirne le origini e rispettandone la vocazione prettamente popolare. L’edificio è composto da cinque piani di cui due piani interrati, il primo adibito a parcheggio, il secondo per le centrali tecnologiche e i tre piani fuori terra adibiti ad attività commerciali, l’ultimo dei quali dedicato per intero all’attività di ristorazione. Sono stati adottati i più innovativi sistemi tecnologici di gestione delle differenti attività presenti all’interno dell’edificio. L’area commerciale è organizzata lungo il perimetro dell’edificio così da disegnare una piazza interna nella parte centrale in corrispondenza di due ghiacciaie del seicento oggi riportate alla luce e che un tempo consentivano la conservazione delle derrate alimentari e la formazione del ghiaccio. L’area calpestabile del piano terra è ritagliata attorno a queste preesistenze storiche sulle quali è possibile affacciarsi e che vengono utilizzate come spazi per l’allestimento di mostre temporanee. Anche il primo piano è organizzato secondo lo schema del piano terra con superfici commercialilungo il perimetro, un bar, un bloccoservizi per commercianti nell’angolo sudovest,un percorso a ballatoio anulare e un sistema di rampe che attraversando il vuoto
centrale collegano i diversi piani dell’edificio. Questi percorsi interni ricalcano quelli che nel mercato di piazza erano il risultato dell’aggregazione casuale di banchi e chioschi tra loro e diventano, in questo caso, linee marcate che frammentano lo spazio interno e che guidano gli utenti alla scoperta delle singole realtà commerciali permettendo di non perdere di vista l’unitarietà dell’edificio e della piazza. L’ultimo piano è occupato da esercizi per la ristorazione e dispone anche di una terrazza coperta. La copertura metallica è enfatizzata da un rivestimento in zinco e ripropone il disegno dei percorsi che hanno generato lo spazio sottostante permettendo la penetrazione della luce naturale attraverso piani vetrati verticali e orizzontali. A differenza dei percorsi interni, quelli di sicurezza sono posti completamente verso il perimetro esterno dove si sviluppa uno spazio liminare che avvolge l’edificio e all’interno del quale corrono le rampe delle scale a servizio dei vari piani tra il filo della muratura esterna dell’edificio e quello dell’involucro vero e proprio.
30 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI 1_prospetto est 2_prospetto sud-ovest 3_prospetto sud 4_vista interno 5_dettaglio facciata sud 6_prospetto est 7_prospetto est 8_prospetto sud tutte le foto sono realizzate da V.Ritrovato e D.Petrova
Oval Lingotto Sporting palace Studio Zoppini, Studio Hok Sport 2005 Area Olimpica
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BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA N.Leonardi-Oval : il Palaghiaccio olimpico al Lingotto di Torino-2006, Bolona, The Plan www.europaconcorsi.com/projects/8212-Torino-2006-Olympic-GamesOval www.studiozoppini.it www.hok.com/
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Studio Zoppini Fondato nel 1961 da Pino Zoppini, lo Studio vanta una grande esperienza nell’ambito della progettazione urbana e paesaggistica di edifici pubblici ad elevata complessità tecnologica e tipologica. La competenza specifica sviluppata negli anni è culminata con l’aggiudicazione del concorso internazionale per l’incarico di progettazione dell’Oval per le Olimpiadi Invernali di Torino 2006. Attualmente lo Studio sta progettando il palasport Oval per la candidatura coreana alle Olimpiadi Invernali di PyeongChang 2018. Caratteristica dello Studio è sempre stata la grande attenzione per lo sviluppo di edifici tecnologicamente avanzati in cui la qualità architettonica si potesse fondere con l’uso consapevole dei nuovi materiali e le richieste funzionali e gestionali dei committenti. Lo scopo è quello di realizzare edifici che non rispecchino un modello prestabilito e precostruito ma che di volta in volta rispondano a quelle che sono le aspettative degli utenti e della comunità nel quale l’edificio è inserito. HOK É una società globale di design, architettura, ingegneria e progettazione architettonica. Fin dalla fondazione, nel 1955, usano la progettazione per arricchire la vita delle persone e aiutano alle aziende di avere successo mondiale. HOK ha lo scopo di fornire idee progettuali eccezionali e soluzioni tramite la fusione creativa dei bisogni umani, la gestione ambientale, la creazione di valore, la scienza e l’arte.
30 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_modellino tridimensionale della struttura portante 2_dettaglio attacco a terra 3_sezione-schizzo 4_modellino tridimensionale 5_particolare costruttivo-schizzo 6_particolare costruttivo-schizzo
Oval Lingotto Sporting Palace Studio Zoppini, Studio Hok Sport 2005 Area Olimpica
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L’Oval Lingotto, conosciuto anche come Oval Olympic Arena o semplicemente - Oval, è lo stadio costruito per ospitare le gare di pattinaggio di velocità dei XX Giochi olimpici invernali di Torino 2006. Capace di contenere 8.500 spettatori, lo stadio ospita una pista di 400 metri di lunghezza per 12,6 metri di larghezza. Costruito tra l’area del Lingotto e quella del Villaggio Olimpico, l’Oval dopo i Giochi olimpici è diventato un’area espositiva e fieristica integrata nella struttura del Lingotto Fiere. La progettazione dell’impianto è stata realizzata dall’azienda inglese, HOK Ltd e dallo Studio Zoppini di Milano. Il completamento dell’impianto ha subito dei ritardi a causa del ritrovamento di amianto nell’area su cui sorge (che era di proprietà delle ferrovie). Era stata prevista l’inaugurazione a fine 2004 con delle gare di Coppa del Mondo di pattinaggio di velocità, che furono spostate a Salt Lake City. La prima competizione (gare di Coppa del Mondo) si è svolta dal 9 all’11 dicembre 2005. Nel mese di ottobre 2006 ha ospitato i Campionati del Mondo di Scherma. Nel mese di marzo 2008 ha ospitato gli XI Campionati Europei e del Mediterraneo di Tiro con l’arco, denominati Torino 2008. Il 31 dicembre 2009 è stato la sede del Torino FuturFestival 2009, il capodanno musicale torinese: durante il veglione l’impianto ha visto alternarsi rispettivamente sul palco i concerti dei Subsonica e dei Motel Connection e, alla consolle, i DJ set di Boosta, di Mauro Picotto e del newyorkese Josh Wink. Dal 6 al 8 marzo 2009 ha ospitato i Campionati europei di atletica leggera indoor 2009. Nel 2011 ha ospitato (insieme a Lingotto Fiere) il Salone Internazionale del Libro di Torino. Al suo interno è stata allestita la mostra, promossa dal Salone, dal titolo ‘‘1861 - 2011. L’Italia dei libri’’ sui 150 anni dell’unità d’Italia dal punto di vista della letteratura.
32 project: typology: architect: realization: address:
Palavela Palasport Gae Aulenti, Architetti Associati 2005 via Ventimiglia 145
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_dettaglio est_V. Ritrovato 2_particolare nord_D. Petrova 3_aerea_sito internet 4_interno_sito internet 5_dettaglio entrata prospetto est_sito internet 6_dettaglio est_D. Petrova 7_prospetto est_V. Ritrovato 8_prima della ristrutturazione_sito internet
www.wikipedia.org www.gaeaulenti.com
Gaetana “Gae” Aulenti (1927 – 2012) E’ stata un architetto e designer italiana, particolarmente dedita al tema dell’allestimento museale e del restauro architettonico. Si laureò in architettura al Politecnico di Milano nel 1953. Dal 2003 al 2005 si è occupata della ristrutturazione del Palavela di A. Rigotti e G. Rigotti, per le Olimpiadi invernali Torino 2006.
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Annibale Rigotti Si formò a Torino presso lo studio di Crescentino Caselli, allievo e collaboratore di Alessandro Antonelli. Lavorò poi con Raimondo D’Aronco per l’Esposizione Agricolo-Industriale Ottomana di Costantinopoli e per l’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna di Torino (1901).Con Caselli realizzò il Palazzo Civico di Cagliari. Molto vicino al liberty, realizzò opere in tutto il mondo. Insieme con il figlio Giorgio, proseguì l’attività fino al 1961 con la realizzazione del Palazzo a Vela di Torino.
32 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_planimetria 2_sezioni 3_sezioni
Palavela Palasport Gae Aulenti Architetti Associati 2005 via Ventimiglia 145
Il Palazzo delle Mostre, conosciuto comunemente come Palavela (o Palazzo a Vela) per via della sua particolare forma, è un edificio polifunzionale di Torino. Insieme al vicino Palazzo del Lavoro, fu il simbolo per eccellenza delle celebrazioni di Italia ‘61 e, dopo anni, è ritornato tra i protagonisti del contesto urbano odierno, in occasione dei XX Giochi olimpici invernali del 2006.
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Progettato da Franco Levi e da Annibale e Giorgio Rigotti, il Palazzo delle Mostre (oggi Palavela) è affacciato sul bacino d’acqua artificiale in prossimità del lungo Po ed è caratterizzato dall’ardita struttura autoportante in cemento armato che costituisce una volta di 23 metri di altezza, ancorata a soli tre punti di appoggio con tiranti sotterranei. Al suo interno si sviluppa uno spazio circolare di 130 metri di diametro che, originariamente, era chiuso ai lati da vetrate laterali costituite da moduli triangolari a forma di vela. Il Palavela era collegato dalla linea di monorotaia, inaugurata in occasione degli eventi di Italia ‘61. La ristrutturazione, diretta dall’architetto Gae Aulenti e sotto la direzione lavori di Giorgio Nicola Siniscalco, ha suscitato critiche in quanto nella nuova struttura sono scomparse le caratteristiche vetrate e, sotto la volta, è stato realizzato un edificio indipendente dalla forma più tradizionale, impedendone la vista. Il nuovo edificio è composto da due corpi accostati, con copertura a quote differenti, collegati tra loro da una copertura spaziale reticolare: quello a sud-est/sud-ovest, destinato agli spettatori dei settori 1 e 2 (6.908 posti) e quello a nord-est/nord-ovest, destinato originariamente alla Famiglia Olimpica, agli atleti e ai media, (1.336 posti), per un totale di 8.244 posti.
27 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI 1_aerea_sito internet 2_prospetto sud di un’abitazione_D. Petrova 3_vista interna lotto 3_D. Petrova 4_vista lotto 4 dalla piazza centrale_V. Ritrovato 5_palazzo nel lotto 3_V. Ritrovato 6_vista lotto 4_D. Petrova 7_scorcio interno lotto 4_V. Ritrovato 8_vista piazza e lotto 3_D. Petrova
Villaggio Olimpico MOI Residential B.Camerana 2005 via G. Bruno 181
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BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA Torino vista dalla luna-allegato Domus 889-da pag. 36 a 44
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www.urbanfile.org/it/2008/11/Villaggio-Olimpico-2area-ex-Mercati-Generali/ www.comune.torino.it/torinofondo/schede/moi-lotto3/ www.casaportale.com/public/uploads/7616_Book_villaggio_olimpico.pdf www.europaconcorsi.com/projects/22118-Il-Lotto-4-Villaggio-OlimpicoTorino-2006 www.costruire.laterizio.it/costruire/_pdf/n137/137_26_31.pdf
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Benedetto Camerana Nasce a Torino il 20 gennaio 1963. Nel 1991 si laurea in architettura al Politecnico di Torino. Nel 1995 è Dottore di Ricerca in Storia dell’Architettura e dell’Urbanistica al Dipartimento di Progettazione Architettonica del Politecnico di Torino. Dal 1991 è socio della SIAT e dal 1996 dell’Aiapp. In seguito Camerana dedica una parte importante del suo lavoro alla ricerca, in particolare nei settori dell’architettura bioclimatica, del paesaggio, degli spazi per la musica e della corporate identity delle case automobilistiche. Dal 1993 al 1997 è Direttore della rivista “Eden. L’architettura nel paesaggio”; dal 2001 è Direttore responsabile della rivista “Architettura del Paesaggio”.Nel 1996 Camerana entra a far parte del Consiglio di amministrazione di Palazzo Grassi; nel 1999 del Comitato Scientifico dello IED - Istituto Europeo di Design, sede di Torino, dove dal 2000 è fondatore e coordinatore del Master in Exhibit Design. Tra le opere: - Parco Scientifico Tecnologico di Torino - Environment Park, Torino, con Emilio Ambasz (New York consulenza artistica); - Parco pubblico fluviale nell’area di Spina 3, Torino; - Recupero Mercati Generali di U. Cuzzi, Torino, 2006; - Passerella Olimpica, Olimpiadi Torino 2006, con Hugh Dutton Associes.
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27 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_planimetria generale 2_sezione lotto 3 3_dettaglio costruttivo delle stratigrafie murarie 4_piante lotti 3_4_5
Villaggio Olimpico MOI Residential B.Camerana 2005 via G. Bruno 181
Per la zona residenziale, suddivisa in tre lotti, è stato adottato uno schema a scacchiera. L’intento è stato quello di ricreare un tessuto urbano tradizionale, con una compresenza di tipologie diverse e una trama fatta di strade, piccole piazze, corti e verde.
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Lotto III La composizione delle abitazioni all’interno del lotto è pensata in modo tale da creare uno spazio permeabile nelle direzioni trasversali e di schermo per quelle longitudinali. Gli alloggi tipo al piano terreno sono pensati come duplex in modo da poter suddividere la zona giorno da quella notte. Il duplex al piano terreno risulta essere la miglior soluzione adottabile per massimizzare il confort abitativo, poiché permette di avere l’area giorno adiacente al piano giardino, mentre la zona notte in elevato protetta dai rumori e dal passaggio di persone. Lotto IV I prospetti degli edifici sono caratterizzati da bow-windows, sporti continui ed elementi frangisole che movimentano le facciate con giochi di chiaro-scuro, e sono inoltre il leit motiv anche degli altri lotti. La finestratura è sempre a tutt’altezza per garantire una maggiore luminosità degli ambienti e le persiane sono pensate come elementi scorrevoli che disegnano nuove geometrie a seconda dell’ora del giorno e della presenza o meno in casa degli abitanti. Lotto V Nel lotto sono previsti 13 edifici. La disposizione degli edifici intende creare spazi ed immagini differenziate, ciascuno edificio si evidenzia per i suoi caratteri particolari per dimensione, forma, materiali, decorazioni. L’altezza media degli edifici è di sette piani con alcune parti che si ergono sino ad otto piani. Soltanto un edificio centrale cresce in una sua parte limitata a nove piani costituendo una “torre” con funzione di segnale visivo.
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Passerella Olimpica Footbridge B.Camerana, Hugh Dutton Associes 2005 via Giordano Bruno 181
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_vista della passerella dal basso_sito internet 2_aerea_sito internet 3_vista della passerella dai mercati generali_sito internet 4_dettaglio scala_sito internet 5_vista dalla passerella_V. Ritrovato 6_dettaglio messa a terra dell’arco_V. Ritrovato 7_vista dalla passerella_sito internet 8_veduta della passerella dal lingotto_sito internet
Domus-Editoriale Domus-Febbraio 2006-da pag. 36 a 44
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www.archdaily.com/42509/turin-footbridge-hda-paris/ www.hda-paris.com/
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Hugh Dutton Ha ottenuto la laurea in Architettura presso la prestigiosa scuola londinese Architectural Association. Alla ricerca di un perfezionamento delle sue conoscenze tecniche, inizia la carriera professionale con Peter Rice, ingegnere di fama mondiale rinomato per la sua originalità e capacità inventiva, responsabile di progetti come il Centro Pompidou a Parigi e l’Opera di Sidney. Hugh Dutton, dopo alcune esperienze sui progetti di Carré d’art a Nîmes e dell’aereoporto Stansted con l’architetto Norman Foster, ha lavorato in stretta collaborazione con Peter Rice per 13 anni presso RFR, un’esperienza che li porto’ a sviluppare insieme il concetto di vetro strutturale e della connessione “rotule”, nonché a realizzare le prime facciate con strutture a cavi del Museo della Scienza al Parco della Villette, Parigi. Hugh Dutton, sulla continuità delle sue esperienze architettonice e grazie alle sue conoscenze tecniche, prosegue con HDA l’esplorazione e la ricerca sulla metodologia del progetto architettonico, senza mai fare astrazione dalla realtà costruttiva. Benedetto Camerana è nato a Torino nel 1963. Si è laureato al Politecnico di Torino. All’attività professionale affianca il lavoro di ricerca sull’architettura bioclimatica e sul paesaggio. Tra le altre opere: - il Centro per il tempo libero con multisala alla Bicocca, Milano (2004); - il Centro servizi Environment Park e Cetad (Centro eccellenza tecnologia anziani e disabili) a Torino.
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28 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_prospettiva 2_dettaglio della ruota di una bicicletta da cui è stato preso spunto per la passerella 3_prospetto sud
Passerella Olimpica Footbridge B.Camerana, Hugh Dutton Associes 2005 via Giordano Bruno 181
Nell’ambito dei lavori per le olimpiadi venne lanciato un bando di concorso per una passerella che unisse l’area della stazione ferroviaria con quella del centro polifunzionale del Lingotto, dove era prevista anche la fermata della metropolitana. Il bando di concorso richiedeva una soluzione di assoluta innovazione tecnica.
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L’arco olimpico ha una funzione pratica, in quanto unisce due parti della città divise dal parco ferroviario del Lingotto e precedentemente unite soltanto dai cavalcavia di via Passo Buole e corso Traiano/corso Maroncelli, ed una funzione simbolica, in quanto è una struttura innovativa, visibile da lontano (è una delle strutture più alte della città) che rappresenta il rinnovamento urbanistico avvenuto in occasione dei giochi. Durante i Giochi olimpici la passerella ha permesso agli atleti di scavalcare la ferrovia spostandosi dal villaggio olimpico (a nord della stazione Lingotto) agli impianti di gara (nei pressi del centro polifunzionale). Passati i Giochi, l’arco funge da collegamento pedonale tra il nuovo quartiere residenziale che sorge nell’ex villaggio olimpico e la stazione ferroviaria da una parte e il centro polifunzionale del Lingotto e la stazione della metropolitana dall’altra. “All’inizio l’idea di lavorare sull’arco venuto dal guardare gli archi parabolici dei Mercati all’ingrosso - ricorda Hugh Dutton, ideatore del progetto - e, successivamente è stato tradotto in una struttura di elevata efficienza strutturale utilizzando una serie di sospensione cavi che non solo reggono il ponte, ma anche di stabilizzare l’arco e distribuire il peso lungo la sua lunghezza, secondo un meccanismo strutturale simile a quello di una ruota di bicicletta.”
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L’arco è alto 69 metri e lungo 55, pesa 460 tonnellate ed è sorretto da 32 fasci di cavi (chiamati tecnicamente stralli) con una lunghezza massima di 113 metri. Il principio strutturale è lo stesso della ruota di bicicletta, dove l’arco corrisponde al cerchione, gli stralli ai raggi, e l’impalcato del ponte al pignone. L’arco ha sezione triangolare, è inclinato per favorire la geometria degli stralli, ed è asimmetrico a causa dell’andamento incurvato della passerella. Le fondazioni sono profonde 20 metri ed hanno un peso di 162 tonnellate. La passerella pedonale è lunga 368 metri, ha un’altezza massima di 11,8 metri, comprende una campata unica di 156 metri senza appoggi, sostenuta da cavi, e altre due campate lunghe complessivamente 212 metri, con appoggi.
26 project: Recupero Mercati Generali typology: Multifunctional space architect: B. Camerana realization: 2005 address : via G. Bruno 181
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_aerea_sito internet 2_prospettiva fronte interno_sito internet 3_ingresso mercati generali da via G. Bruno_sito internet 4_fronte principale_sito internet 5_interno_D.Petrova 6_vista dei mercati 1935_sito internet 7_vista interna_V. Ritrovato
Domus-Editoriale Domus-Febbraio 2006-da pag. 36 a 44
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www.urbanfile.org/it/2008/11/Villaggio-Olimpico-2area-ex-Mercati-Generali/ www.archphoto.it/IMAGES/gastaldi/gast4.htm
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Benedetto Camerana Nasce a Torino il 20 gennaio 1963. Nel 1991 si laurea in architettura al Politecnico di Torino. Nel 1995 è Dottore di Ricerca in Storia dell’Architettura e dell’Urbanistica al Dipartimento di Progettazione Architettonica del Politecnico di Torino. Dal 1991 è socio della SIAT e dal 1996 dell’Aiapp. In seguito Camerana dedica una parte importante del suo lavoro alla ricerca, in particolare nei settori dell’architettura bioclimatica, del paesaggio, degli spazi per la musica e della corporate identity delle case automobilistiche. Dal 1993 al 1997 è Direttore della rivista “Eden. L’architettura nel paesaggio”; dal 2001 è Direttore responsabile della rivista “Architettura del Paesaggio”.Nel 1996 Camerana entra a far parte del Consiglio di amministrazione di Palazzo Grassi; nel 1999 del Comitato Scientifico dello IED - Istituto Europeo di Design, sede di Torino, dove dal 2000 è fondatore e coordinatore del Master in Exhibit Design. Tra le opere: - Parco Scientifico Tecnologico di Torino - Environment Park, Torino, con Emilio Ambasz (New York consulenza artistica); - Parco pubblico fluviale nell’area di Spina 3, Torino; - Villaggio Olimpico, Olimpiadi Torino 2006 (capogruppo del progetto; - Passerella Olimpica, Olimpiadi Torino 2006, con Hugh Dutton Associes.
Umberto Cuzzi (Parenzo 1891 - Torino 1973). Dal 1930, come esponente del MIAR, partecipò a varî concorsi, realizzando a Torino il mercato ortofrutticolo (1932). Della sua attività tarda è noto il centro di produzione RAI di Torino (in collab. con F. Bardelli, 1966). 3
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26 project: typology: architect: realization: address :
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_planimetria generale 2_dettaglio infissi zona centrale dei mercati 3_sezioni trasversali dei nuovi centri servizi
Recupero Mercati Generali Multifunctional space A. Constantin, B. Camerana, G. Rosental 2005 via G. Bruno 181
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Il complesso del nuovo mercato ortofrutticolo è stato realizzato tra il 1932 (concorso) e il 1933 da Umberto Cuzzi, architetto trasferitosi dal Veneto a Torino e segnalatosi pochi anni prima per la partecipazione (come membro del MIAR, Movimento italiano per l’architettura razionale) a un importante controprogetto per la ricostruzione di via Roma. Un uso raffinato del cemento armato contraddistingue la costruzione, impostata simmetricamente, con due corpi di fabbrica posti ai lati di una pensilina centrale e della torre di accesso alta 20 metri, richiesta esplicitamente dal bando di concorso. Il recupero è stato mirato alla conservazione della struttura originaria, mantenendo il sistema degli spazi esistente e differenziando nettamente i materiali nuovi da quelli storici. Durante la manifestazione delle Olimpiadi 2006 erano adibiti a zone di servizio per gli atleti. Ora aspettano di trovare una loro nuova destinazione d’uso.
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24 project: typology: architect: realization: address:
Palasport Olimpico Sporting palace A. Isozaki, P.P. Maggiora, M. Brizio, Archa 2005 C.so Sebastopoli n.ro 123
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_dettaglio prospetto_V. Ritrovato 2_dettaglio costruttivo_V. Ritrovato 3_vista prospettica esterna_sito internet 4_ vista prospettica esterna_sito internet 5_dettaglio interno_sito internet 6_dettaglio interno _sito internet 7_vista prospettica esterna_sito internet 8_prospetto_sito internet
www.wikipedia.org www.isozaki.co.jp www.europaconcorsi.com
Arata Isozaki E’ stato allievo di Kenzo Tange ed ha fatto parte del suo studio. Nel 1963 ha fondato l’”Arata Isozaki Atelier”, che oggi è divenuto “Arata Isozaki & Associates”.
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Tra le opere: - 1972 Museo d’arte moderna di Gunma a Takasaki, Giappone; - 1974 Biblioteca centrale di Kitakyushu a Fukuoka, Giappone; - 1983-’90 Palazzo dello Sport Sant Jordi al Montjuic di Barcellona; - 1991-’94 Museo d’arte contemporanea a Nagi; - 1994 Padiglione del te a Tokyo, Giappone; - 1995 Sala per concerti, Kyōto, Giappone; - 1996 Padiglione giapponese alla Biennale di Architettura di Venezia, Italia; - 1998 Progetto per la nuova uscita degli Uffizi a Firenze, Italia; - 1999 Complesso residenziale di Kitagata, Giappone; - 2000 Progetti per Miami, Florida, USA; - 2001 Progetto di riqualificazione urbana (centro commerciale, banca, aerostazione nell’area Pirelli), Milano, Italia; - 2002 Qatar National Library, in Qatar; - 2002 Palasport Olimpico, Torino, Italia; - 2003 Central Academy of Fine Arts Museum of Contemporary Art a Pechino, Cina; - 2003 Zendai Art Museum Hotel a Shanghai, Cina; - 2008 Stazione centrale di Bologna, Italia (vincitore del concorso) (Con Andrea Maffei); - Team Disney, Florida, USA; - Weill Cornell Medical College, Education City, vicino a Doha, Qatar; - Progetto CityLife (riqualificazione Fiera urbana) a Milano, Italia (in corso di realizzazione).
24 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_piante principali 2_prospetti 3_sezioni
Palasport Olimpico Sporting palace A. Isozaki, P.P. Maggiora, M. Brizio, Archa 2005 C.so Sebastopoli n.ro 123
Il Palasport Olimpico di Torino, detto anche Palaolimpico o PalaIsozaki dal nome del progettista, sorge in una zona semicentrale, nel quartiere Santa Rita, a pochi metri dallo Stadio Olimpico. Con i suoi 14.350 posti a sedere (costato 87 milioni di euro) è il più grande Palasport italiano. Costruito in occasione dei XX Giochi olimpici invernali, ha ospitato insieme all’impianto di Torino Esposizioni le gare olimpiche di hockey su ghiaccio.
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mobili e retrattili e alla possibilità di movimentazione di un impalcato temporaneo), nell’acustica e nell’impiantistica. Una sorta di scatola magica, realmente progettata per una pressoché infinita potenzialità d’uso postolimpica: ghiaccio, sport indoor vari, atletica indoor, concerti, spettacoli, convention, congressi, manifestazioni, grandi eventi, parate, show, raduni religiosi, eccetera.
La progettazione dell’edificio è stata oggetto di un La sua capienza massima è di 18.500 posti complessivi concorso internazionale, vinto da un gruppo guidato per i concerti. dall’architetto Arata Isozaki, composto dallo studio Arata Isozaki & Associates di Tokyo che ne ha diretto la progettazione, ARCHA S.P.A. di Torino, Arup Italia s.r.l. di Milano, ing. Giuseppe Amaro, arch. Marco Brizio. Il progetto definitivo porta la firma congiunta dell’arch. Arata Isozaki e dell’arch. Pier Paolo Maggiora e fa parte del più vasto complesso denominato Comparto Centrale Olimpico Composto dal palasport Olimpico, dal Palazzo del Nuoto e dal Parco di piazza d’Armi. L’avveniristico edificio si presenta come un rigoroso parallelepipedo cartesiano rivestito di acciaio inox e vetro, con una base di 183 per 100 metri. Si sviluppa su quattro livelli, due interrati (fino a 7,5 metri sotto terra) e due all’aperto (fino a 12 metri d’altezza). La lunghezza complessiva dell’impianto è di circa 200 metri. La struttura, progettata per essere una vera e propria “fabbrica degli avvenimenti”, utilizzando le parole del suo architetto, è completamente flessibile e modulabile nella sua struttura interna: nella disposizione delle tribune mobili (grazie ad un moderno sistema di gradinate
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
project: Chiesa del Santo Volto typology: Church architect: M. Botta realization: 2006 address: Via Valdellatorre 11
1_dettaglio campane_sito internet 2_pilastro edificio per uffici_E. Cocuzza 3_vista chiesa e torre_sito internet 4_edificio per uffici dal piazzale_E. Cocuzza 5_dettaglio interno torri e lucernario_E. Cocuzza 6_tamburo centrale_E. Cocuzza 7_vista interna_E. Cocuzza 8_vista interna dall’ingresso principale_E. Cocuzza
www.botta.ch www.wikipedia.org/wiki/Mario_Botta www.wikipedia.org/wiki/Chiesa_del_Santo_Volto_(Torino) www.museotorino.it/view/s/877168cc07c8410eb3475954f63c3610 www.archimagazine.com/abosantovolto.htm
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Mario Botta Nasce a Mendrisio l’1 aprile 1943. Dopo la scuola dell’obbligo entra a 15 anni come apprendista disegnatore presso lo studio di architettura di Luigi Camenisch e Tita Carloni a Lugano e all’età di 18 anni realizza la sua prima costruzione (casa parrocchiale di Genestrerio) 1961-63. Frequenta il Liceo Artistico a Milano e prosegue poi gli studi all’Istituto Universitario d’Architettura di Venezia tra il 1964 e il 1969. Nel 1970 apre il proprio studio di architettura a Lugano, nella cui regione realizza un gran numero di residenze unifamiliari e piccoli interventi che lo rendono internazionalmente noto. La sua architettura molto influenzata da Le Corbusier, Carlo Scarpa e Louis Kahn risulta caratterizzata da un notevole pragmatismo e dalla creazione di uno Spazio architettonico forte e geometrico, spesso rivestito di mattoni in cotto edificati con un attento disegno del particolare architettonico. Sono caratteristici della sua architettura l’utilizzo del mattone e della pietra e gli edifici costituiti da volumi puri tagliati e traforati da grandi spaccature, tra cui gli edifici a cilindro tronco, che nella chiesa di San Giovanni Battista a Mogno, trova la prima realizzazione e il successivo sviluppo nella Cattedrale di Évry presso Parigi. Da ricordare la sua collaborazione con l’architetto Roberto Aureli di Grosseto per la realizzazione del Giardino dei tarocchi di Capalbio. Tra le opere citiamo anche la Galleria d’arte contemporanea Watari-Um a Tokyo (1985-1990), la Cattedrale della Resurrezione di Evry (1988-1995), il Museo MART a Rovereto (1988-2002), il SFMoMA di San Francisco (1989-1995), il Museo Leeum a Seoul (1995-2004), il Centro Benessere Tschuggen Berg Oase ad Arosa (2003-2006).
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_planimetria 2_modello tridimensionale 3_sezione
project: Chiesa del Santo Volto typology: Church architect: M. Botta realization: 2006 address: Via Valdellatorre 11
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Il progetto del nuovo complesso parrocchiale s’inserisce nel programma delle trasformazioni previste dal piano regolatore generale di Torino del 1995. Più in particolare, il progetto è il frutto di un PRIU, cioè “un programma di riqualificazione urbana”, pensato per reintegrare all’interno del tessuto urbano l’insieme delle aree industriali dismesse negli anni Settanta. In questo contesto sorge il nuovo complesso parrocchiale, un vero e proprio centro pastorale diocesiano che raccoglie in sostanza tutte le attività di servizio alla curia che prima d’ora erano dislocate in vari edifici sparsi in città. Oltre alla chiesa a pianta centrale da mille posti, il centro comprende una serie di altre funzioni. Sotto l’aula centrale si trova una sala ipogea per assemblee e convegni che diverrà una sala congressi per tutta la cittadinanza. All’interno degli altri corpi, oltre ad uffici e appartamenti, troviamo una cappella feriale per le funzioni quotidiane, una casa canonica, le opere di ministero pastorale e varie strutture di formazione e ricreazione per i giovani. Questi edifici lineari a tre piani racchiudono, inoltre, lo spazio del sagrato ricostruendo in tal modo una cortina stradale sul lato lungo del lotto. L’ex-ciminiera delle acciaierie è diventata il simbolo del vecchio e del nuovo utilizzo. Da un lato essa è memento e memoria visiva delle origini industriali del luogo, dall’altro è una torre a sostegno della croce. Avvolta da un cordone elicoidale in acciaio sul quale sono montate una serie di lamelle che paiono spine, la torre luccica sia di giorno sia di notte, e al vertice dei suoi sessanta metri sta una croce color argento. Le campane invece, di piccole dimensioni, sono montate alla base della torre su un telaio rettangolare in corrispondenza dell’ingresso principale. L’originaria funzione di evacuatore di vapori è stata pienamente recuperata: anche adesso la torre contiene, infatti, le canne fumarie.
La chiesa a pianta centrale si presenta esternamente come un corpo circondato da sette torri perimetrali senza alcuna gerarchia architettonica apparente. Ad ogni torre, poi, si aggiungono più esternamente di volta in volta i corpi più bassi delle cappelle. Sia le torri sia le cappelle, grazie all’estremità superiore tronca, fungono da lucernari immettendo luce indiretta all’interno dell’aula. Il vuoto che si crea all’interno nella copertura a forma di piramide è costituito dall’alternarsi di spicchi pieni e spicchi vuoti, che ruotano su un tamburo centrale che funge da perno. I volumi delle singole torri, svuotate al loro interno per funzionare da lucernari, poggiano al centro sul cilindro sospeso e perimetralmente su una coppia di pilastri. Questa soluzione tecnica ha creato alcune difficoltà durante la costruzione. Ha imposto infatti l’utilizzo di una quantità eccezionale di puntelli e casseri che, in proporzione, hanno inciso non poco sui costi. Il tamburo centrale è stato costruito e gettato per primo in modo che potesse esercitare da subito la sua funzione di perno d’appoggio per le solette inclinate a loro volta base di appoggio delle torri. Le torri sono state realizzate due a due in opposizione l’una con l’altra. Al progettista è stato poi chiesto di introdurre un elemento che rappresentasse la “sacra sindone” all’interno della chiesa. L’idea iniziale era quella di creare una sorta di bassorilievo ma poi si è optato per una soluzione suggerita dalle possibilità offerte dalla tecnologia digitale. Mario Botta insieme ai suoi collaboratori è riuscito a ricostruire il santo volto attraverso una sapiente tessitura delle pietre: mattoncini in “rosso di Verona” sono stati infatti lavorati con due forme diverse e montati in modo da mostrare un cuneo per creare una zona d’ombra oppure un lato piano per riflettere la luce. Il risultato è che alle spalle dell’altare si scorge da lontano il viso di Gesù che si materializza con l’ effetto della luce radente proveniente dall’alto.
11 project: typology: architect: realization: address:
Torre Blu Dwellings Picco Architetti 2006 C.so Mortara angolo via Orvieto
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_ingresso principale prospetto sud_E. Cocuzza 2_particolare della copertura della torre bassa_sito internet-Gavino Fois 3_prospetto ovest_sito internet-Gavino Fois 4_prospetto sud_sito internet-Gavino Fois 5_sommità della torre_E. Cocuzza 6_pietra di rivestimento del basamento della torre_E. Cocuzza 7_prospetto nord_sito internet-Gavino Fois 8_vista del prospetto sud dal basso verso l’alto_sito internet-Gavino Fois
www.zeroundicipiu.it/2009/08/12/picco-architetti-torre-blu www.piccoarchitetti.it
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Picco Architetti Nasce nel 1991. Coniuga prevalentemente la ricerca e la pratica del progetto urbano ed architettonico. Progetta e realizza complessi privati e pubblici, dal progetto urbano alla realizzazione, anche attraverso piani e programmi urbanistici innovativi e partecipati. Tra questi:il Programma Integrato della Spina 2, il Master Plan di Michelin Nord e i PRIU dell’isolato juvarriano Santa Croce e del complesso La Grangia. Partecipa a concorsi nazionali e internazionali: è stato finalista al concorso internazionale per la nuova biblioteca e centro culturale a Torino (2001); ha vinto, con Gianluca Gamberini, partner di molti progetti urbani, il concorso per la realizzazione di un complesso residenziale a Ravenna.Si avvale di consolidati supporti professionali e contributi specialistici (ambiente, paesaggio, grafica, impianti) con una metodologia progettuale che presta particolare attenzione agli aspetti d’uso dei materiali delle tecnologie innovative.
11 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta tipo dei piani centrali 2_pianta piano tipo piani superiori 3_sezione della torre più bassa
Torre Blu Dwellings Picco Architetti 2006 C.so Mortara angolo via Orvieto
La Torre Blu, sita nella Spina 3, che è la più ampia area di trasformazione in atto a Torino, è l’edificio più alto; recentemente completato e destinato ad ospitare unità abitative di carattere sociale in regime di locazione.
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La Torre ha una configurazione volumetrica alta 21 piani oltre il basamento, ma articolata per corpi più bassi, generati da una pianta ad U. I tre corpi hanno altezze variabili con differenziazioni di numero e tagli d’alloggi. Tale matrice genera, nella parte centrale dei piani tipo, un numero massimo di cinque unità residenziali per piano, servite da un blocco scala, due ascensori ed un montacarichi. Altri piani hanno alternativamente o minori sviluppi altimetrici dei corpi o vuoti destinati a rapporti diversi con le unità abitative contigue. Proprio tali vuoti assumono un rilievo strategico d’attenuazione d’impatto volumetrico. La posizione centrale al quadrilatero della Torre Blu è prospetticamente esaltata da due varchi in corrispondenza del corso Mortara e, a nord, dell’asse di via Ciamarella. Il blu, l’azzurro, il grigio ed il bianco sono i colori dell’architettura. L’attacco a terra è in parte a doppia altezza, con ampie aperture vetrate verso sud e nord. Il rivestimento è intonaco di colore scuro nella parte bassa dei volumi; dal 7° livello è in facciata ventilata con rivestimento in pannelli di alluminio. Le trasparenze assumono il significato d’introspezione ai livelli 8°e 9° laddove spazi comuni esterni in continuità ai corridoi di distribuzione dei quattro appartamenti, assumono ruoli qualitativi in rapporto alle relazioni interpersonali dei residenti. La copertura piana ha un coronamento superiore realizzato con profili metallici e lame orizzontali a protezione delle logge e dei volumi tecnici,
con un sensibile alleggerimento dei corpi verso l’alto. Tutti i terrazzi piani di copertura sono connessi con gli alloggi generando straordinarie visuali verso la città e le Alpi. Dati dimensionali: S.L.P.: 6453 mq; Altezza: 80 metri.
13 project: typology: architect: realization: address:
Vitali Park Offices Buffi Associati, Picco Architetti, Studio AS 2007 Via Orvieto 3
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_parte centrale dell’edificio_sito internet-Antonella Guerrini 2_copertura in travi in ferro e vetro_sito internet 3_prospetto sud_E. Cocuzza 4_vista dal basso dell’inteno asse nord-sud_E. Cocuzza 5_vista dal basso dell’inteno asse sud-nord_E. Cocuzza 6_dettaglio facciata frangisole_sito internet-Antonella Guerrini 7_prospetto nord_sito internet 8_prospetto est_sito intenet
www.piccoarchitetti.it; www.wikipedia.org/wiki/Jean-Pierre_Buffi; www.studioas.it; www.museotorino.it; www.zeroundicipiu.it/2009/08/12/picco-architetti-vitali-park
Picco Architetti Nasce nel 1991. Coniuga prevalentemente la ricerca e la pratica del progetto urbano ed architettonico. Progetta e realizza complessi privati e pubblici, dal progetto urbano alla realizzazione, anche attraverso piani e programmi urbanistici innovativi e partecipati. Tra questi il Programma Integrato della Spina 2, il Master Plan di Michelin Nord e i PRIU dell’isolato juvarriano Santa Croce e del complesso La Grangia.
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Jean Pierre Buffì E’ nato a Firenze, dove si è laureato in architettura. Nel 1964 si è trasferito a Parigi per lavorare da Jean Prouvé. Nel 1979 forma con Marianne Buffi uno studio di architettura ed urbanistica, che diventa BUFFI Associés nel 1995. Studio A.S. Architetti Associati Si è costituito nel 1989 unendo le esperienze professionali maturate in diversi anni di lavoro comune degli architetti Edoardo Astegiano, Renzo Conti e Federico Morgando. Nel corso degli anni, lo Studio ha maturato e consolidato la propria esperienza nei diversi campi della progettazione avvalendosi di una equipe specializzata di professionisti e collaboratori.
13 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta piano tereno 2_dettaglio sezionato della parete esterna, dettaglio frontale frangisole 3_sezione trasversale
Vitali Park Offices Buffi Associati, Picco Architetti, Studio AS 2007 Via Orvieto 3
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Vitali park è un complesso per attività economico produttive, localizzato in Via Orvieto, nel cuore della Spina 3; è composto da due blocchi articolati in maniche parallele multipiano e da uno spazio centrale a tutta altezza con copertura trasparente. Il sistema connettivo orizzontale ai vari piani dell’edificio è strutturato con passerelle metalliche appese alla copertura e con ballatoi che si affacciano sulla galleria. Quello verticale è realizzato con blocchi scala interni alle maniche degli edifici e con una serie di ascensori-montacarichi all’interno della galleria centrale coperta. Al disegno articolato dello spazio interno si contrappone il profilo unitario dei fronti est ed ovest caratterizzati dal sistema di rivestimento in lamelle orizzontali di cotto a passo variabile montate su telai a profili metallici. Le facciate esterne longitudinali sono rivestite da un sistema di “brise-soleil” in lamelle di cotto appositamente progettate per l’intervento, montate su telai a profili metallici e con scansione a passo variabile (più rada per le parti trasparenti e più fitta per le parti opache).
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Le testate nord e sud dei due blocchi sono realizzate con una scansione articolata di elementi opachi (pannelli in cls) e trasparenti (serramenti in alluminio), inquadrati da fasce marcapiano in lamiera preverniciata. Dati dimensionali: S.L.P. complessiva: Piano interrato:
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15061 mq.; 4560 mq.
12 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI 1_scala antincendio con vano ascensore, retro dell’edificio 2_dettaglio della struttura (capriata in ferro) 3_prospetto sud 4_ingresso a uffici e residenze dei piani superiori 5_ingresso area commerciale prospetto ovest 6_tracciato della vecchia linea ferroviaria privata delle officine 7_corridoio interno-negozzi 8_installazione negozio all’inteno dell’edificio tutte le foto scattate da E. Cocuzza
Ex-Officine Savigliano Commercial Studio Granma 2007-2009 C.so Mortara-Via Tesso
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BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA Arketipo-Di Felice Daniela E C. Sas Casa Editrice-40-da pag. 78 a 89 www.studiogranma.it www.archinfo.it/centro-polifunzionale-snos
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Studio Granma Dal 1994 fondato da Marco Bosio, Alessandra Coscia, Andrea Geja, Marco Peiretti, Natalia Rosso laureati in architettura al Politecnico di Torino tra il 1992 e il 1993. Si occupa di progettazione urbanistica e architettonica, soprattutto nell’ambito della riqualificazione urbana. Nel 2002 Natalia Rosso lascia lo studio per intraprendere una nuova attività professionale. I progetti dello Studio Granma sono stati esposti nel 2005 alla mostra “Architetti Italiani Under 50” alla Triennale di Milano, nel 2006 alla 10° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, nel 2011 alla mostra “KM011 Arti a Torino 1995-2011” e alla mostra “Superurbano. Rigenerazione urbana sostenibile” della biennale internazionale di Architettura Barbara Capocchin. Opere più recenti: - il centro Parco Dora centro commerciale e terziario sull’area Ex Michelin con PROMO.GE.CO (Torino); - il complesso SNOS: business center e residenze sull’area ex Savigliano; - il Villaggio Media Vitali con J. P. Buffi, Studio AS, C. Novara, L. Pia.
12 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta piano terreno scala 1:2000 2_dettaglio verticale di uno dei container scala 1:20, dettaglio volume d’ ingresso scala 1:50 3_sezione trasversale AA’, sezione trasversale BB’ scala 1:500 4_foto d’epoca vista stabilimento 5_corridoio centrale prima dell’intervento di ristrutturazione 6_foto d’epoca interno
Ex-Officine Savigliano Commercial Studio Granma 2007-2009 C.so Mortara-Via Tesso
Le Ex-Officine Savigliano, al centro dell’ampia azione di riqualificazione dell’area industriale torinese, conservano l’identità di luogo del lavoro, passando da una produzione tecnica d’avanguardia (vagoni dell’Oriental Express) a nuovi modelli produttivi ad alto contenuto tecnologico (Seat Pagine Gialle). Completano l’intervento attività commerciali, ristoranti e residenze.
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Il progetto prevede la ristrutturazione e il restuaro dell’edificio storico, in posizione di cerniera tra la città e il nuovo parco, e la realizzazione di nuovi volumi che mirano a caratterizzare le diverse funzioni. In tal senso, la semplicità delle forme e la rilettura di materiali edilizi, tradizionalmente industriali, diventano determinanti. La galleria storica - originamente luogo di transito dei convogli ferroviari - mantiene la sua funzione di fulcro distributivo di tutte le attività. Vero cuore pubblico dell’intervento da cui si articola la trama dei percorsi e degli attraversamenti pedonali. Dati dimensionali: S.L.P.: 42176mq; attività di ricerca, produzione avanzata e ricerca: 27000mq; attività commerciali: 12000mq; residenza (loft): 3000mq; spazio pubblico: 23000mq; sup. parcheggi: 30000mq.
20 project Power Plant typology Industrial building architect Buffi associati realization 2007 address Corso Peschiera-Corso Ferrucci 117
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_vista stabilimento Corso Peschiera 2_vista globale stabilimento 3_vista notturna stabilimento 4_vista stabilimento Corso Ferrucci 5_vista stabilimento incrocio vie 6_vista interna stabilimento
www.flickrhivemind.net www.wikipedia.org www.complexitys.com
tutte le foto sono realizzate da Valentina Ritrovato
Jean Pierre Buffì Nato a Firenze, dove si è laureato in architettura. Nel 1964 si è trasferito a Parigi per lavorare da Jean Prouvé. Nel 1979 forma con Marianne Buffi uno studio di architettura ed urbanistica, che diventa BUFFI Associés nel 1995.
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Tra le altre opere: - Les Collines de la Défense, Parigi (Francia,1991); - University of Vaucluse, Vaucluse (Francia,1997); - Marseilles Velodrome Stadium, Marsiglia (Fran cia,1998); - School of Medicine & Pharmacy, Rouen (Francia,1998); - José Cabanis Media Library, Tolosa (Francia,2004).
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta 2_dettaglio costruttivo camino 3_sezioni
project Power Plant typology Industrial building architect Buffi associati realization 2007 address Corso Peschiera-Corso Ferrucci 117
Nel 2001 l’allora AEM, oggi IRIDE ENERGIA, ha incaricato l’architetto Jean-Pierre-Buffi per la progettazione di una nuova centrale termica per il teleriscaldamento di Torino. La sfida è consistita innanzitutto nell’integrazione della centrale con il centro della città, a differenza degli altri impianti dell’azienda, situati nella cintura del capoluogo piemontese.
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2) L’energia come espressione simbolica. L’energia è definita, non solo come espressione di risparmio economico e di sfruttamento ottimale delle risorse, ma anche come idea di liberazione dalle tensioni energetiche.
L’energia è quindi rappresentata come una forza che sviluppa un movimento, un dinamismo che si trasforma in materia, diventando il rivestimento esterno della centrale. Il sito, all’incrocio tra Corso Peschiera e Corso Ferrucci, Questa pelle ingloba con il suo movimento gli impianti a Sud del nuovo asse urbano della “Spina Centrale”, tecnici di produzione del vapore, i cilindri delle caldaie e è limitrofo all’estensione del Politecnico, alla biblioteca il camino per innalzarsi nel cielo. civica centrale di Via Borsellino ed alla nuova stazione di Porta Susa. La struttura delle vele metalliche è costruita di riquadri ricoperti da lame d’acciaio che si distanziano salendo L’archeologia industriale già presente sul sito è stato il verso l’alto per diminuire la pressione del vento ed primo spunto per la progettazione della centrale termiaumentare la trasparenza. ca. La centrale diventa così risposta odierna alla medesima 3) La luce, simbolo di energia, come strumento di funzione di produzione industriale storica; in questo progetto. caso si produce energia per tutto il quartiere. Infatti quella naturale si riflette sull’acciaio, variando Tre idee chiave sono state alla base del lavoro di produrante la giornata, mentre al tramonto lo stabilimento gettazione della centrale: si accende dall’interno proponendo una scenografia di luci filtrate dalle lame in acciaio. 1) L’opera viene considerata come una grande scultura L’illuminazione scenografica è completata dalla struturbana. tura illuminata del camino, che si trasforma in segnale Ovvero la centrale assume la forma di un oggetto meurbano visibile a tutti i torinesi. tallico a forte impatto plastico. Le grandi vele in acciaio inossidabile a doppia curvatura si avvolgono a spirale attorno alla scatola in cemento armato. Tale struttura funge da contenitore delle caldaie che producono vapore ad alta pressione: il risultato è un’immagine dinamica che evoca il concetto di energia.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI 1_vista dall’alto 2_camminamento interno 3_vista dall’alto ravvicinata 4_dettaglio interno 5_ingresso Corso Bolzano 6_dettaglio copertura 7_dettaglio interno 8_servizi interni tutte le foto scattate da Emanule Cocuzza
project Stazione Porta Susa typology Station architect AREP, S. D’Ascia, A.Magnaghi realization 2008 address Corso Bolzano
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA www.comune.torino.it www.wikipedia.org www.arep.fr
AREP Questo studio è stato creato nel gennaio 1997 dall’unione degli architetti e ingegneri, Jean-Marie e Stephen Duthilleul Tricaud. Questo lavoro consente allo studio di migliorare la sua esperienza nella progettazione di spazi complessi di trasporto passeggeri. Lo studio propone soluzioni di architettura e di ingegneria per l’accoglienza e la gestione della folla, l’atmosfera e il comfort di tutti i luoghi di transito. 1
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Tra le altre opere: - Riqualificazione stazione ferroviaria di Strasburgo; - Riqualificazione della Gare du Nord; - Riqualificazione Gare d’Angers-Saint Laud; - Stazione Riqualificazione Bellegarde-sur-Valserine; - Sviluppo della avenue Jean Jaurès a Parigi; - New Museum di Pechino; - Stazione a sud di Shanghai; - Sport Tour - Aspire Tower a Doha; - Tour finanziaria Ho Chi Minh City; - Riqualificazione Le Mans stazione ferroviaria; - Stazione Wuhan; - Gare de Belfort - Montbéliard TGV; - Gare de Besançon Franche-Comté TGV.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_schizzo preparatorio 2_dettaglio costruttivo 3_sezione
project Stazione Porta Susa typology Station architect AREP, S. D’Ascia, A.Magnaghi realization 2008 address Corso Bolzano
La nuova Stazione di Porta Susa è destinata a diventare la principale stazione torinese per il traffico ferroviario a livello regionale, nazionale, internazionale e per i treni ad Alta Velocità. Porta Susa è una delle grandi realizzazioni urbanistiche che ridisegna il profilo della Spina Centrale. La stazione si avvia a essere non solo un punto di riferimento per il trasporto di persone e merci su rotaia, ma anche un polo di primo piano per quanto riguarda l’accoglienza e il turismo. 1
Sin dagli anni ottanta, nell’ambito del progetto di interramento del passante ferroviario, fu prevista la sostituzione della stazione di Porta Susa con un impianto, sotterraneo, situato a meridione della precedente, in modo da renderla fruibile per l’asse di corso Vittorio Emanuele II e per i servizi pubblici e privati che gravitano attorno ad esso, tra cui il palazzo di Giustizia e il Politecnico. L’intenzione era quella di dotare la città di una nuova stazione principale, di tipo passante, utile in particolare per i futuri treni ad alta velocità.
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L’edificio della vecchia stazione è restato in funzione per l’accesso all’utenza e manterrà tale funzione fino a quando non sarà completato un accesso temporaneo della stazione sotterranea. Fino al 2011, l’accesso verso la metropolitana e il centro città era possibile soltanto mediante un lungo tratto a piedi sui marciapiedi della vecchia stazione fino alla stazione XVIII Dicembre; quindi è stata aperta al pubblico la nuova stazione Porta Susa della metropolitana, che consente una interconnessione diretta tra le due infrastrutture.
Il nuovo fabbricato viaggiatori sarà costruito più a sud rispetto alla stazione precedente, in corrispondenza degli isolati che si snodano fra via Cernaia/via Grassi e corso Matteotti. In senso longitudinale, il fabbricato correrà fra corso Bolzano e corso Inghilterra e sarà attraversato, per mezzo di gallerie viabili sotterranee, da tre strade (via duchessa Jolanda, via Susa e via Avigliana), oltre che da quattro passaggi pedonali sopraelevati (cavalconi). Il progetto della nuova stazione è firmato dalla società franco-italiana AREP, che ha vinto il concorso di progettazione di RFI-Ferrovie dello Stato. Gli autori dello stesso sono gli architetti Jean-Marie Duthilleul, Etienne Tricaud, Silvio d’Ascia e Agostino Magnaghi e alcuni schizzi del progetto sono visibili dal sito di AREP. La struttura della stazione, a galleria longitudinale, in acciaio e vetro, sarà lunga 385 metri e la sua altezza varierà dai 13 ai 19 metri. Grazie alla sua struttura semicilindrica, la vetrata, sfruttando un oculato gioco di luce, permetterà un’ampia e diffusa illuminazione del pavimento centrale e delle rampe d’accesso alle banchine. Si prevede che la realizzazione della nuova stazione possa avere termine entro la prima metà del 2012; il costo totale, interamente a carico di RFI, è stimato in 55 milioni di euro.
21 project: Cittadella Politecnica typology: University architect: V. Gregotti, Studio Valle realization: 2010 address : Corso Duca degli Abruzzi
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_dettaglio facciata_R. Simonini 2_vista dall’alto_sito internet 3_vista strada interna_sito internet 4_vista struttura interna_R. Simonini 5_vista retro_R. Simonini 6_vista strada interna_R. Simonini
www.cittadellapolitecnica.polito.it www.wikipedia.org www.gregottiassociati.it
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Studio Valle Nei primi anni Cinquanta, Gino e Nani Valle danno vita allo Studio Architetti Valle a Udine. Nel 1959 Nani Valle lascia lo studio e nel 1961 entra Piera Valle Ricci Menichetti prima come partner e, dal 1980, come membro associato. Con la guida di Gino Valle, lo studio ottiene diverse affermazioni internazionali negli anni ’60, ’70, ’80 e ’90 con progetti e realizzazioni sempre più importanti. Nel 1989 lo studio assume l’attuale denominazione di Studio Valle Architetti Associati e nel 1990 Pietro Valle inizia a lavorarvi. Dopo la morte di Gino Valle nel 2003, Pietro Valle e Piera Valle Ricci Menichetti, come membri associati, continuano l’opera dello studio insieme ai collaboratori che vi avevano lavorato negli anni precedenti. Tra le opere più importanti lo studio progetta la sede della Ibm ltalia a Basiano, Milano e la sede di New York della Banca Commerciale Italiana, il complesso di abitazioni popolari alla Giudecca, Venezia e i nuovi stabilimenti Olivetti a Ivrea. Vittorio Gregotti Inizia la sua carriera collaborando con la storica rivista Casabella, diretta da Ernesto Nathan Rogers, che in seguito dirige durante 14 anni a partire dal 1982. La sua opera si lega inizialmente a quei movimenti come il Neoliberty di reazione al Movimento moderno ed alla sua interpretazione italiana definita Razionalismo italiano.È stato ideatore di progettazioni controverse come quella del quartiere ZEN di Palermo, di cui anni dopo Massimiliano Fuksas proporrà la demolizione. La Gregotti Associati srl è stata fondata nel 1974 da Vittorio Gregotti, Pierluigi Cerri, Pierluigi Nicolin, Hiromichi Matsui e Bruno Viganò. Ha sede a Milano.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta piano terra 2_dettagli costruttivi 3_sezioni e prospetti
project: Cittadella Politecnica typology: University architect: V. Gregotti, Studio Valle realization: 2010 address: Corso Duca degli Abruzzi
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La ristrutturazione del fabbricato delle Ex-Tornerie ha portato alla realizzazione di laboratori di ricerca e spazi per la didattica oltre a spazi per servizi agli studenti per un complessivo di circa 10.700 mq. I laboratori di ricerca sono distribuiti sul lato nord-ovest del fabbricato e si sviluppano su due piani per una superficie netta di 3.500 mq. Lungo il corpo centrale dell’edificio si snodano gli spazi per la didattica, che, con i locali per le aule, i servizi, la sala studio, gli uffici, occupano una superficie di circa 3.950 mq. La concezione progettuale di questo spazio, ben illuminato dalle ampie e numerose aperture, evidenzia l’originaria struttura del fabbricato esaltandone le peculiarità costruttive, in particolare il sistema di capriate che sorreggono la copertura. Per far fronte alle esigenze didattiche dell’Ateneo e facendo seguito all’approvazione del 25/09/03 del Consiglio di Amministrazione della nuova suddivisione degli spazi secondo un disegno generale che consente un utilizzo completamente autonomo degli spazi destinati a funzioni differenti, si è reso necessario un adeguamento interno del fabbricato Ex-Tornerie consistente in: - modifiche e adeguamenti degli spazi della mensa/aula studio nell’ambito di quanto concordato con l’Edisu; - realizzazione di spazi per ingegneria del Cinema; - realizzazione di spazi per il progetto SiTI e per il LAQ; Alla Società Politecnica, già incaricata della progettazione esecutiva dell’intero fabbricato Ex-Tornerie, è stata assegnata la progettazione esecutiva per gli interventi di adeguamento interno ai fini dell’emissione del bando di gara per l’appalto dei lavori. Il progetto preliminare per la ristrutturazione del fabbricato “Ex-Tornerie” è stato redatto dallo Studio Gregotti e Associati di Milano nel 1997.
Dettagli tecnici Il sistema di copertura a shed prevede un’orditura principale costituita da capriate in ferro esistenti, opportunamente ripulite e sabbiate, correnti in legno lamellare che sorreggono il nuovo assito anch’esso in legno e dal manto di copertura composto da un pannello coibentato rifinito con lastra grecata multistrato in rame. Il tamponamento verticale degli shed è costituito da una vetrata continua con apertura motorizzata e sistema di oscuramento scorrevole meccanizzato inserito all’interno dell’infisso. Il piano soppalco, diversamente aperto sulla mensa sottostante, è stato chiuso da una vetrata strutturale realizzata da colonne portanti e da un sistema di cavi in acciaio inox incrociati che sorreggono la vetrata in cristallo float utilizzando elementi di fissaggio puntuale detti “ragni” o “manine”.
15 project: typology: architect: realization: address:
Juventus Stadium Stadium G. Zavanella, Shesa SRL, M. Majowiecki 2008-2010 Strada comunale di Altessano
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_vista notturna_sito internet 2_vista gradinata_sito internet 3_vista esterna da strada_ E. Cocuzza 4_vista esterna dall’alto_sito internet 5_dettaglio rivestimento esterno illuminato_sito internet 6_dettaglio rivestimento esterno_sito internet 7_vista complesso_sito internet 8_vista interna_sito internet
www.gauarena.com www.shesa.it www.majowiecki.com www.europaconcorsi.com/projects/194961-Juventus-Stadium-Torino
Gino Zavanella Esperto di impianti sportivi con trentacinque anni di attività nel settore, decine di impianti progettati e realizzati, e della società Reconsult S.p.A, attiva dal 1983 e sorta dalla trasformazione in società di ingegneria dello Studio Rebecchini, fondato nel 1885, con esperienza in vari settori dell’edilizia tra cui prevalenti quelli dell’intrattenimento e del turismo, e dotata di un’organizzazione che dispone di specialisti nelle diverse competenze dell’ingegneria e dell’architettura e dei più aggiornati mezzi tecnologici. 1
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SHESA SRL Si costituisce nel 2002 forte dell’esperienza maturata dai suoi componenti nel campo della progettazione edilizia, dello strategic e industrial design, e nella progettazione di grandi interventi urbani; opera individualmente o in raggruppamenti in Italia e all’estero offrendo servizi nel campo delle numerose attivita` che vanno dallo studio preliminare alla direzione esecutiva dei progetti. Lo studio svolge la propria attivita` nel settore dello sviluppo urbano, della progettazione e della costruzione, con tutte le specializzazioni ad esse connesse.
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Studio Majowiecki Nel 1980 M.M. ha fondato uno studio di progettazione strutturale a Bologna, realizzando una notevole quantità di progetti, tra cui la copertura di Piazza Italia alla Fiera di Milano, la copertura del Palazzo dello Sport di Atene, il progetto simultaneo di due dei maggiori stadi in Italia: lo Stadio Olimpico di Roma e lo Stadio delle Alpi a Torino, per il Campionato del Mondo del 1990; il valore di questi importanti progetti ha conferito a Majowiecki il ruolo di uno dei principali interpreti della progettazione strutturale internazionale.
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15 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_planimetria 2_sezione trasversale 3_sezione longitudinale
Juventus Stadium Stadium G. Zavanella, Shesa SRL, M. Majowiecki 2008-2010 Strada comunale di Altessano
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Il progetto di rifunzionalizzazione dello Stadio Delle Alpi prevede una riduzione della capienza da 69.000 a 35.000 posti ed un incremento del livello dei servizi di accoglienza per gli spettatori. Nuovi spalti verranno realizzati a ridosso del campo da gioco, sull’attuale pista di atletica. Negli spazi tra vecchia e nuova struttura saranno realizzati bar, ristoranti, e spazi commerciali tematici per lo sport. All’interno dello stadio verranno realizzati 117 palchi con tipologie variabili da 8 a 12 posti, dotati anche di parcheggio coperto. Il sistema di controllo e sicurezza verrà ulteriormente migliorato e razionalizzato. Una nuova copertura in acciaio e teflon,realizzata al di sotto di quella esistente, proteggerà le nuove tribune. Il progetto si caratterizza fondamentalmente per essere un intervento non invasivo, ma rispettoso dell’architettura dello stadio preesistente. La proposta è quella di rinnovare all’interno degli spazi esistenti nuove funzioni, pur conservando sostanzialmente gran parte della struttura caratteristica dello stadio: le nuove tribune con le suite si calano all’interno del vecchio catino, con una struttura indipendente completamente separata. Lo stadio nello stadio è collegato da passerelle alle diverse altezze con la zona dei servizi ubicata nell’ambito delle strutture precedenti dello stadio, realizzando in tal modo una completa sinergia tra servizi e spettacolo del calcio. La molteplicità e varietà dei servizi ubicati nella struttura rivisitata prolunga l’utilizzazione dell’edificio all’intera giornata, anche indipendentemente dalle giornate in cui si disputano partite di calcio.
L’intervento innovativo principale è previsto all’interno dello stadio nella realizzazione delle nuove tribune, ipotizzate come un unico invaso, con accesso generalizzato a livello intermedio in continuità con il modello precedente che utilizzava la forma collinare con l’interramento del primo anello delle gradinate.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
project: Ex Officine Grandi Riparazioni typology: Exibition space architect: Baietto Battiato Bianco realization: 2002-2011 address: C.so Castelfidardo 22
1_foto storica, interni_ sito internet 2_foto storica, interni_ sito internet 3_nuovo padiglione espositivo_ sito internet 4_dettaglio parete nuovo padiglione_ sito internet 5_foto storica, facciata esterna_ sito internet 6_copertura nuovo padiglione_ sito internet 7_interno nuovo padiglione_ sito internet 8_pilastri nuovo padiglione_ sito internet
www.baiettobattiatobianco.com www.officinegrandiriparazioni.it
Baietto Battiato Bianco Armando Baietto, Sebastiano Battiato e Beppe Bianco si laureano a Torino nel 1985. Per anni collaborano con lo studio Gabetti e Isola, sviluppando temi alla scala edilizia e urbana: Il Quinto Palazzo Uffici della Snam a San Donato Milanese, il Padiglione Italia per la Biennale di Venezia, il Piano di recupero dell’area Fiat a Novoli, Firenze. Hanno conseguito riconoscimenti, fra questi i Premi Luigi Cosenza e Andrea Palladio. 1
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Sono invitati a mostre di architettura in Italia e all’estero: nel 1996 e nel 2006 alla Biennale di Venezia; nel 2005 alla Triennale di Milano e al Festival dell’Architettura di Parma, “Laboratorio Italia, sezione Genealogie”. Nel 2002 ottengono il terzo premio al Concorso internazionale per la realizzazione del Villaggio Olimpico a Torino. Hanno vinto (con altri) il concorso per il recupero delle “Officine Grandi Riparazioni” di Torino a sede espositiva della città e della Galleria D’Arte Moderna. Fra le opere in corso si ricorda la nuova sede dell’International School of Turin. Armando Baietto è docente alla 1^ Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino.
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RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_planimetria 2_sezione trasversale 3_sezione longitudinale
project: Ex Officine Grandi Riparazioni typology: Exibition space architect: Baietto Battiato Bianco realization: 2002-2011 address: C.so Castelfidardo 22
Quello che oggi rimane delle antiche Officine Grandi Riparazioni (l’edificio ad “H”) è soltanto una porzione di uno straordinario complesso industriale che all’inizio del Novecento occupava un’ampia area all’interno della cinta daziaria del 1853. La stessa area oggi è al centro di un disegno di trasformazione molto complesso.
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La copertura del passante ferroviario, nella prospettiva di realizzazione della Spina Centrale, ha innescato processi di modificazione che, se compiuti nei modi e nei termini auspicati, porteranno ad un sensibile ridisegno della geografia urbana e delle funzioni ad essa legate. L’edificio ad “H” delle OGR, composto dalle officine Calderai, dal fabbricato per il montaggio delle locomotive e dall’edificio delle dipendenze, è tra i più significativi delle Officine ferroviarie. L’impianto tipologico è a doppia basilica: distribuito su due maniche a loro volta organizzate in tre navate distinte, di cui la centrale con altezza minore, presenta una figura di grande semplicità formale ma di forte suggestione spaziale.
L’organizzazione delle funzioni e degli spazi espositivi segue il criterio del “costruito nel costruito”, ossia della realizzazione di contenitori e superfici all’interno del manufatto antico. E’ la metafora del recinto, quella cercata dal programma iniziale, che emerge con chiarezza, più forte della metafora tipologica e funzionale, spesso richiamata dall’importante impegno di spazio assegnato alle diverse funzioni. Le attività seguono un’articolazione degli spazi che privilegia la lettura unitaria delle singole navate.
Le officine Calderai ospitano gli spazi espositivi della GAM, i depositi-magazzini, la didattica, i laboratori per la formazione, la fototeca, la sala conferenze e altri spazi accessori alle esposizioni GAM; le navate della manica sud ospitano le esposizioni temporanee della città di Torino, i magazzini e i depositi, l’Urban Center con l’Archivio di architettura contemporanea, le aree Nel 2002 l’Amministrazione comunale bandisce una espositive, gli uffici, la caffetteria-ristorante, gli uffici gara per la trasformazione delle OGR in un nuovo cen- gestione e amministrazione delle esposizioni, una sala tro espositivo, un luogo della cultura, aperto al pubblico, incontri/proiezioni. Il transetto centrale ospita l’ingresso ma soprattutto un trait d’union fra la città e il nuovo principale, il bookshop e la biglietteria delle due aree centro culturale con la biblioteca civica. Il progetto vinespositive. citore propone trame a scala diversa, dove gli elementi costitutivi dell’architettura e del suo interno sono anche elementi di un paesaggio complesso; lo svolgersi delle sequenze spaziali e l’articolazione dei volumi interni rivela con naturalezza la struttura essenziale dell’edificio: percorsi e nuclei costruiti sono parti di un paesaggio naturale-artificiale che prende vita dall’articolazione generale e permette cambiamenti di densità, distribuzione e scala dello spazio architettonico.
33 project: typology: architect: realization: address:
Museo dell’Automobile Museum C.Zucchi 2011 C.so Unitá d’Italia 40
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_prospetto sud 2_prospetto ovest 3_prospetto est 4_prospetto nord-ovest 5_particolare ingresso 6_particolare facciata 7_vista interno Tutte le foto sono realizzate da V.Ritrovato e D.Petrova
www.to.archiworld.it/ www.museoauto.it/ www.wikipedia.org/wiki/Museo_dell’automobile_di_Torino www.zucchiarchitetti.com/
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Cino Zucchi Nato a Milano nel 1955, ha conseguito il Bachelor of Science in Art and Design presso il Massachusetts Institute of Technology nel 1978 e la Laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano nel 1979, dove dal 1980 svolge attività didattica e di ricerca. Cino Zucchi è Professore Ordinario di Composizione Architettonica e Urbana presso la Facoltà di Architettura e Società di Milano e docente al Dottorato di Progettazione Architettonica e Urbana. Ha partecipato in qualità di docente a numerosi seminari di progettazione e teoria urbana ed è stato “visiting professor” presso la Syracuse University di Firenze nel 1989 e nel 1990 e presso l’ETH di Zurigo nel 1997 e 1998. Ha pubblicato saggi e recensioni in “Domus”, “Casabella”, “Lotus international” “Arch+”, “Intersezioni”, “Bau”, “Design Book Review”, e in “Qa”, di cui è stato redattore dal 1989 al 1995. Amedeo Albertini (Torino, 04.01.1916-11.03.1983) Architetto,libero professionista. Nel 1934 si iscrive alla Facoltà di Architettura del Regio Politecnico di Milano. L’anno successivo si trasferisce al Politecnico di Torino, dove si laurea nel 1939. Nel 1940 è assunto dalla Divisione costruzioni e impianti della Fiat, diretta da Vittorio Bonadè Bottino. Iscritto all’Ordine degli Architetti dal 1942, inaugura il proprio studio professionale alla metà degli anni Cinquanta. Nel 1963 apre uno studio a Roma; dal 1969 inizia la collaborazione con il figlio Paolo. Progettista di fiducia della grande industria (Fiat, Riv, Lavazza, Sai, Cassa di Risparmo di Torino), costantemente aperto al confronto con la cultura internazionale e, in Italia, a Milano, Roma e Napoli; all’estero, a Parigi, in Messico, Etiopia, Ghana e Nigeria.
33 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_pianta piano terra 2_sezione trasversale e facciata corrispondente 3_prospetto
Museo dell’Automobile Museum C.Zucchi 2011 C.so Unitá d’Italia 40
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Il Museo nazionale dell’automobile di Torino (conosciuto anche come MAUTO), precedentemente intitolato a Carlo Biscaretti di Ruffia ora a Giovanni Agnelli, ha sede a Torino ed è considerato tra i più importanti e antichi musei dell’automobile del mondo. La sede che sorge sulla sponda sinistra del Po a poca distanza dal Lingotto, dal 1960 ospita il Museo dell’Automobile di Torino ed è tra i pochi edifici costruiti appositamente per ospitarvi la collezione di un museo e rappresenta anche un esempio particolare di architettura moderna. Il progetto è opera dell’architetto Amedeo Albertini, autore, a Torino; le strutture in cemento armato furono calcolate dall’ingegnere Ivailo Ludogoroff. Furono due i fattori presi in considerazione per l’avvio del progetto: la posizione panoramica verso il fiume Po e la collina, ed il particolare carattere del materiale da esporre che non si adattava ad un ambiente raccolto e delimitato ma che evocava già di per sé il concetto di grandi spazi. L’edificio, nel suo progetto originale del 1960 è caratterizzato quindi da un’imponente facciata rivestita in pietra, di forma convessa sviluppata in lunghezza, che da l’illusione di essere sospesa su una vetratura sottostante; in verità la facciata è retta da una grossa trave in ferro dal peso di 60 tonnellate e appoggia su quattro grossi pilastri in acciaio inossidabile e calcestruzzo. Tutto l’edificio era stato edificato sopra una collina artificiale ed era costituito da un volume principale largo quanto la facciata ma che tendeva a ridursi mentre si inoltrava verso l’interno della collina. Da questo edificio due moduli laterali sospesi andavano a collegarsi ad un secondo edificio che aveva circa la stessa volumetria del primo e creavano quindi un giardino d’inverno nel cortile interno del museo. Al secondo blocco quindi si staccava un terzo volume, dalle caratteristiche molto industriali, lucernari sul tetto e mattone a vista, che slanciava la pianta dell’edificio creando una piccola “coda“.
Una delle caratteristiche più originali è la soluzione di sostentamento delle maniche di collegamento, tra i fabbricati principali e quelli trasversali, che si presentano con un’orginale geometria a “V”. Nel 2011 la sede del museo viene riaperta dopo una corposa ristrutturazione che ha riguardato quasi tutte le parti dell’edificio originale, mantenendole intatte ma pesantemente rivisitate al loro interno. All’edificio originale viene aggiunto un nuovo edificio completamente nuovo, il livello della collina viene abbassato e viene quindi modificata la modalità di accesso all’edificio per chi viene dalla strada. Viene aggiunto dello spazio interrato adibito ad ospitare le vetture della collezione non esposte nel museo vero e proprio e la scuola di restauro. Tutti i corpi del nuovo edificio vengono rivestiti, solo da un lato, da un nastro laterale staccato dai corpi stessi. La facciata, sebbene abbia ricevuto degli ammodernamenti, è rimasta invariata, così come la “coda” posteriore. Tutti gli edifici preesistenti non hanno subito modifiche architettoniche, anche la caratteristica scala principale interna è rimasta inalterata, anche se nel nuovo progetto l’accettazione si trova al ridosso del grande atrio interno dalla quale partono le scale mobili facendo si che il percorso della mostra inizi dal secondo piano. L’operazione di ristrutturazione è costata 33 milioni di euro, 2/3 dei quali sono stati spesi per la ristrutturazione dell’edificio e 1/3 per gli allestimenti interni. La riqualificazione del museo ha portato a quasi il doppio gli spazi utili per le esposizioni: dagli 11.000 metri quadri della struttura precedente agli oltre 19.000 metri quadri di quella attuale. Il bando per la ristrutturazione dell’edificio è stato vinto dall’architetto Cino Zucchi di Milano, la Recchi Engineering di Torino e la Proger di Roma. Il nuovo percorso museale elabora e approfondisce soluzioni allestitive che rappresentano una sintesi tra le necessità scientifiche in un circuito europeo e mondiale.
25 project: typology: architect: realization: address:
Palazzo del Nuoto Swimming pool A. Isozaki, Archa 2011 Via Filadelfia 9
RIFERIMENTO IMMAGINI| AUTORI
BIBLIOGRAFIA| SITOGRAFIA
1_dettaglio interno_sito internet 2_dettaglio interno_sito internet 3_vista prospettica esterna_sito internet 4_prospetto lato destro_sito internet 5_dettaglio interno_sito internet 6_prospetto retro notturna_sito internet 7_vista prospettica esterna_sito internet 8_prospetto retro_sito internet
www.urbanfile.org www.tsport.it www.europaconcorsi.com www.wikipedia.org
Arata Isozaki E’ stato allievo di Kenzo Tange ed ha fatto parte del suo studio. Nel 1963 ha fondato l’”Arata Isozaki Atelier”, che oggi è divenuto “Arata Isozaki & Associates”.
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Tra le opere: - 1972 Museo d’arte moderna di Gunma a Takasaki, Giappone; - 1974 Biblioteca centrale di Kitakyushu a Fukuoka, Giappone; - 1983-’90 Palazzo dello Sport Sant Jordi al Montjuic di Barcellona; - 1991-’94 Museo d’arte contemporanea a Nagi; - 1994 Padiglione del te a Tokyo, Giappone; - 1995 Sala per concerti, Kyōto, Giappone; - 1996 Padiglione giapponese alla Biennale di Architettura di Venezia, Italia; - 1998 Progetto per la nuova uscita degli Uffizi a Firenze, Italia; - 1999 Complesso residenziale di Kitagata, Giappone; - 2000 Progetti per Miami, Florida, USA; - 2001 Progetto di riqualificazione urbana (centro commerciale, banca, aerostazione nell’area Pirelli), Milano, Italia; - 2002 Qatar National Library, in Qatar; - 2002 Palasport Olimpico, Torino, Italia; - 2003 Central Academy of Fine Arts Museum of Contemporary Art a Pechino, Cina; - 2003 Zendai Art Museum Hotel a Shanghai, Cina; - 2008 Stazione centrale di Bologna, Italia (vincitore del concorso) (Con Andrea Maffei); - Team Disney, Florida, USA; - Weill Cornell Medical College, Education City, vicino a Doha, Qatar; - Progetto CityLife (riqualificazione Fiera urbana) a Milano, Italia (in corso di realizzazione).
25 project: typology: architect: realization: address:
RIFERIMENTO IMMAGINI| 1_prospetti laterali 2_prospetto frontale e retro 3_dettagli costruttivi
Palazzo del Nuoto Swimming pool A. Isozaki, Archa 2011 Via Filadelfia 9
La struttura si inserisce in una vasta area dedicata allo sport, nella rinnovata cornice di piazza d’Armi: il Palasport Olimpico (a due passi), lo stadio Olimpico, e l’appena ristrutturata piscina “Stadio”.
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Torino tornerà presto ad avere uno spazio dove praticare pallanuoto e nuoto ad alto livello. L’edificio presenta una copertura con uno sbalzo di 16 Una struttura all’avanguardia adatta per ospitare mani- m a Nord, con struttura in acciaio e facciata strutturale festazioni di caratura internazionale. tirantata in vetro. Le piscine hanno un sistema di trattamento dell’acqua La piscina è situata nelle immediate vicinanze del Paad ozono che permette un efficace trattamento antibatlasport Olimpico, che Arup ha progettato con ArchA di terico. Arata Isozaki. Cancellata la vecchia “olimpica” per fare spazio al PalaOlimpico, sarà l’area su cui sorgevano i campi di calcio Combi-Callegaris-Marchi ad ospitare il futuro Palazzo del nuoto. L’edificio comprende due piscine da 50 m: una Olimpionica con tribune spettatori per 1200 posti a sedere, una per allenamento ed un parcheggio seminterrato su due livelli con 210 posti auto.
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Il fabbricato si presenta su via Filadelfia come un semplice volume rivestito in pannelli di acciaio inox e una imponente vetrata alta 6 metri e protetta da una pensilina. La copertura della superficie, di circa 3.300 mq con dimensioni di m 64,80 in larghezza e di m 50 in profondità, è composta da un’unica struttura portante reticolare in acciaio e superficialmente da lastre sagomate modulari in alluminio opportunamente coibentate.
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tecniche d’avanguardia e dalla scelta di rompere con lo schema classico di piscina luogo chiuso verso l’esterno, grazie all’utilizzo di grandi superfici esterne vetrate. La sola facciata verso via Filadelfia misura oltre 380 mq complessivi, per un’altezza continua di 5,5 metri.
Il nuovo PalaNuoto sarà caratterizzato da soluzioni