LA CELLA E IL TERRITORIO

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LA CELLA E IL TERRITORIO: CAMPO DI BRENZONE

RELATORE: GIOVANNI LA VARRA STUDENTI: DEREK ANDREA PIEMONTI 734286 GIONATA RIZZOLINI 740404



INDICE

Abstract La situazione italiana carceri Campo di Brenzone Analisi del borgo Interpretazione Elaborazione-progetto



ABSTRACT

“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.”1 La tesi sviluppata nasce da un’indagine che analizza l’attuale situazione delle carceri italiane, proponendo un’alternativa che porti ad una riabilitazione garantita degli internati. Le carceri italiane si presentano, in primo luogo, come degli ambienti sovraffollati, dove il singolo individuo è costretto a vivere in celle ed ambienti penitenziari dove difficilmente riesce a “ricostruire” la propria persona. Altro grande fenomeno che interessa il territorio italiano, riguarda il forte spopolamento dei borghi di piccole dimensioni. Si tratta di “paesi fantasma”, abbandonati in seguito o a calamità naturali, o a sistemi evolutivi/economici che hanno portato la popolazione a “scendere a valle”. Questo processo porta, oltre che ad un abbandono del borgo inteso come luogo di aggregazione, anche ad un abbandono del paesaggio, allontanandosi da tutte quelle attività che portano ad un’evoluzione del territorio, oltre che ad un suo mantenimento. Unendo le richieste derivanti dai problemi dell’affollamento delle carceri e quelli del disagio abitativo che gravano sui i “borghi fantasma”, si è pensato ad una nuova forma di “brogo/carcere” che propone un ambiente differente, derivato dal recupero della struttura urbana, che offre un ambiente migliore per la riabilitazione del detenuto, il quale, attraverso il suo lavoro, rende possibile una ricostruzione/ manutenzione di questi luoghi lasciati in abbandono. 1

“Costituzione della Repubblica Italiana, art.27, comma III”



SITUAZIONE ITALIANA CARCERI

Con la pubblicazione dell’OPCM n. 3861 del 29.3.2010 è stato nominato il Commissario Delegato per l’esecuzione degli interventi di edilizia penitenziaria di cui al cd. “Piano Carceri”. Il 30.6.2010 il Comitato Interministeriale presieduto dal Prof. Gemma e composto dal Ministro per le infrastrutture ed i trasporti e dal Capo della Protezione civile - che è, per l’appunto, l’organo di vigilanza sull’attuazione del Piano Carceri - ha approvato il piano degli interventi che prevede la realizzazione di n. 11 nuovi istituti carcerari e di n. 20 nuovi padiglioni in ampliamento sui sedimi carcerari esistenti. Si è dato così avvio ad un intervento infrastrutturale senza precedenti nella storia della Repubblica, sia per l’entità degli investimenti (675 mln di Euro) e la tempistica della loro esecuzione (nell’arco di un triennio), sia per portata strategica volta a soddisfare un fabbisogno carcerario pari a circa 9.150 posti. Detenuti presenti al 31 maggio 2011: 67.174 Capienza regolamentare al 31 maggio 2011: 45.551 Numero detenuti per ogni 100 posti letto ITALIA 148,2 EUROPA 96,6 Numero suicidi detenuti ogni 10 mila detenuti ITALIA 8,2% EUROPA 6,1


I dati sui ricorsi alla Corte Europea dei diritti dell’uomo contro le condizioni inumane di detenzione: richieste pervenute ricorsi presentati dal divensore civico ricorsi collettivi ricorsi singloli ricorsi dei detenuti supervisionati dal difensore civico

1.580 150 200

30 60

COMITATO EUROPEO PER LA PREVENZIONE DELLA TORTURA Ogni detenuto deve disporre almeno 7mq in cella singola e 4mq in cella multipla. CORTE EUROPEA DEI DIRITTI UMANI Quando un detenuto dispone di meno di 3mq siamo davanti a tortura.

IL MINIMO INDISPENSABILE PER LA DIGNITA’ E I DIRITTI UMANI CON L’ARRIVO DELLA STAGIONE ESTIVA IN SOLI DIECI PUNTI 1 _ almeno dodici ore quotidiane da trascorrere fuori dalla cella 2 _ colloqui con i parenti da potersi effettuare anche il sabato e la domenica 3 _ aumento delle ore da trascorrere all’aria aperta 4 _ incremento della presenza di volontariato, associazioni e cooperative 5 _ ingresso senza ritardi dei medici di fiducia dei detenuti 6 _ libertà nel potersi fare la doccia anche più di una volta al giorno 7 _ apertura dei blindati 8 _ convocazione dei consigli di disciplina con proposte premiali finalizzate alla concessione di misure alternative per chi è in condizione di poterne fruire 9 _ disponibilità di ghiaccio in sezione per conservare il cibo e raffreddare le bevande 10 _ tende per proteggere dal sole e sistemi di ventilazione


CASA CIRCONDARIALE DI MILANO SAN VITTORE Condizioni detentive nelle celle: le condizioni peggiori si rilevano nel sesto raggio, in cui in celle di 7 metri quadri sono stipati 6 detenuti, con doppio letto a castello a tre piani, per complessivi sei letti. Le docce comuni sono insufficienti per garantire a tutti i detenuti l’utilizzo quotidiano e impongono quindi la turnazione delle docce anche nei mesi estivi. In questo contesto molti detenuti passano fino a 20 ore al giorno chiusi nelle celle.

“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.” (Costituzione della Repubblica Italiana, art.27, comma III)

Suicidi, assistenza sanitaria disastrata, morti per cause non chiare, overdose. In 11 anni nelle carceri italiane sono morti oltre 1.800 detenuti, di cui 1/3 per suicidio


Evoluzione storica delle carceri

Casa Circondariale di Lucca XIV secolo CORTE

Casa Circondariale di Lucca (XIV secolo)

Casa Circondariale Regina Coeli Roma 1882 DISPOSIZIONE RADIALE

Casa Circondariale Regina Coeli – Roma

Casa Circondariale San Vittore Milano 1892 DISPOSIZIONE RADIALE

Casa Circondariale San Vittore – Milano (189


Casa Circondariale Caltanisetta 1908 PALO TELEGRAFICO

Casa Circondariale Foggia 1963 DIFFERENZIAZIONE CORPI

Casa Circondariale di Foggia (1963)

Casa Circondariale VIBO VALENTIA 1990 RITORNO ALLO SCHEMA PALO TELEGRAFO

Estratti da L. Scarcella, D. Di Croce, Gli spazi della pena nei modelli architettonici, in Rassegna penitenziaria e criminologica, fascicolo 1/3, 2001

Casa Circondariale di Vibo Valentia (1990)



CAMPO DI BRENZONE

Nell’899, a seguito dell’invasione dell’Italia settentrionale da parte degli Ungheri provenienti dall’Istria, il re Berengario permise che nelle zone rurali si edificassero costruzioni di difesa. Si deve a questa concessione la nascita del castello di Campo, come di molti altri nelle vicinanze. Veniva intanto estendensosi il tipico ordinamento sociale del Medioevo, cioè il feudalesimo. Proprio in questo periodo, intorno al 1000, Campo e contrade limitrofe raggiungono la massima prosperità, divenendo veri borghi fortificati, costruiti attorno al maniero del feudatario. Campo assunse così una particolare importanza: costituiva infatti la porta di accesso alla strada (a quei tempi l’unica) che permetteva agli abitanti della parte Nord del Lago di raggiungere le zone al di là del Monte Baldo. Nel 1517 fu costituita regolarmentela “Gardesana dell’Acqua”, ma di fatto esistente fin dall’Alto Medioevo. Si trattava della federazione di dieci Comuni. Malcesine, Brenzone e Pai costituivano un primo gruppo; Torri, Albisano, Garda e Costermano costituivano il secondo gruppo; Bardolino, Cisano e Lazise formavano il terzo raggruppamento di Comuni. Verso la fine del settecento, con Napoleone prima, e con gli Austroungarici poi, si avvertono grandi cambiamenti. La Gardesana dell’Acqua che durante la dominazione austriaca aveva continuato a vivere, viene invece divisa nel 1798 dai Francesi e rimarrà così fino al 1801 quando, con il trattato di Luneville, tutta la zona diverrà Repubblica Cisalpina prima e Repubblica Italiana poi. Nel 1816 il territorio di Brenzone venne suddiviso fra Castelletto di Brenzone, Castello di Brenzone e Magugnano cui apparteneva anche Campo. Nel 1840, però, i Comuni di Castello, Castelletto e Magugnano. vengono nuovamente riuniti sotto la denominazione di Castelletto di Brenzone. Dal 1820, su richiesta dei Comuni di Brenzone e Malcesine si comincia a realizzare il progetto di una strada costiera che sarà inaugurata per un primo tratto nel 1827 e


Fondazione IX secolo

XVI secolo

Catasto Austriaco _ 1868

2011


ultimata, fino a Garda, nel 1839. Nei primi anni del ‘900 anche in questa zona giunsero alcune novità come la posta organizzata modernamente, l’autonomia amministrativa, l’illuminazione pubblica e privata. Nel 1930 circa fu aperta la strada verso Trento che tanta importanza ebbe nell’incremento turistico delle località rivierasche a scapito dei centri montani che, come Campo, erano già condannati ad una morte lenta ed inesorabile. È importante rammentare come Campo, in passato, abbia costituito l’unico nodo di viabilità per Verona, S. Zeno e Malcesine; un punto obbligato di passaggio per chi da questo lato del Lago avesse voluto raggiungere le pendici del Monte Baldo. Oggi, l’unico modo per giungere a Campo è quello di risalire i sentieri medioevali che partono da Marniga o da Ca’ Romana. Sono strade ripide e faticose, ma anche molto suggestive, l’unica vista è quella del lago. Tecnicamente, il sentiero è molto interessante. È, come si è detto, di origine medioevale e se qualche lavoro di manutenzione è stato fatto, questo non è certo avvenuto in tempi recenti e comunque non ha minimamente alterato la fisionomia della strada. Il sentiero è di selciato e, a causa dell’inclinazione, le pietre sono state conficcate nel terreno verticalmente: sia per dare stabilità al passaggio delle persone e degli animali, sia perchè l’acqua piovana non provocasse smottamenti e frane. A questo proposito è interessante notare come il sentiero sia regolarmente interrotto da lastre trasversali che hanno lo scopo, appunto, di far defluire l’acqua piovana verso i bordi. Per l’incanalamento delle acque si usava pure un altro accorgimento che consisteva nella collocazione di una “troa”, un rudimentale tombino di forma quadrata, costruito con lastre di pietra. Ne esistono due esemplari lungo la strada e uno in paese a Campo. L’agglomerato di case che costituisce il paese di Campo è la parte più suggestiva del luogo. Si è subito colpiti dal silenzio che domina assoluto, e dalla presenza di un ampio manto di rampicanti, che sta invadendo il paese. Il borgo ha conservato quasi completamente i caratteri originari. arroccato com’è attorno al Castello, secondo i canoni medievali. Esso infatti costituiva il punto focale della comunità; era l’abitazione delle massime autorità del paese e, al contempo, l’unica costruzione fortificata e quindi eventuale rifugio durante gli attacchi nemici. Le case si adeguano perfettamente alla natura del terreno quasi montano, poggiano


in parte sulla roccia e in parte su terreno sabbioso. Sono costruite a schiera, addossate le une alle altre per raggiungere il duplice scopo di dare maggiore solidità all’insieme e soprattutto, di risparmiare la costruzione di un muro, sfruttando quello della casa contigua. Ad aumentare la compattezza di questo complesso contribuiscono i vari passaggi che uniscono fra di loro le case e indirettamente il maniero: volti, androni, soprappassaggi coperti, mura e persino una galleria sotterranea che pare porti direttamente al Lago. Da un attento esame del luogo risulta che i materiali usati per la costruzione di Campo sono stati reperiti interamente sul posto, ad eccezione dei mattoni e delle tegole. Non risulta infatti, nemmeno nelle vicinanze, l’esistenza di cave di argilla, nè di fornaci. I materiali impiegati sono la pietra: nembro (rosato, verdello, gialletto), rosso, giallo reale, biancone; ma prevalentemente il bronzetto. Il legno: rovere, càrpine, abete, ulivo, noce. La sabbia: risulta che nei dintorni di Campo esistevano alcune cave di sabbia, di probabile origine calcarea, che veniva estratta mista a sassi, e poi passata al setaccio. La calce: veniva prodotta in una rudimentale fornace a forma di tronco di cono detta “calcàra”, di cui sono tuttora esistenti a Campo due esemplari. La struttura di base della casa è costituita da un interrato o semi-interrato con muri perimetrali di grosso spessore, formati da pietre e sassi. Questo locale aveva copertura a «volta» realizzata con sassi piatti posti verticalmente e legati con malta di calce spenta come tutte le murature della casa. Poteva essere adibito a stalla, a cantina o alla lavorazione delle olive, come testimoniano alcuni antichi frantoi tuttora esistenti. Il piano sopra di questo era usato come cucina o fienile e, nel secondo caso, un foro di comunicazione nel volto serviva per fornire direttamente il fieno alle bestie (e forse anche, ma è solo una supposizione, per ricevere dalla stalla un pò di calore animale). I solai erano costruiti in legno, per permettere al calore di filtrare dalla cucina, il cui camino costituiva l’unica fonte di calore anche per le sovrastanti camere. L’intelaiatura del tetto era in legno di vario tipo; in alcune parti della casa sono ancora visibili rudimentali solette, costruite con travi posti l’uno accanto all’altro in posizione orizzontale e poggianti sui muri laterali. Le costruzioni sono fatte in muratura con pietre locali; così, pure in pietra sono i davanzali, le spalle e gli architravi di porte e finestre, le scale, i pavimenti, i secchiai e i focolari. In legno erano costruiti solai, intelaiature dei tetti, serramenti interni ed esterni. La costruzione più importante di Campo di Brenzone è il suo Castello, quindi è logico che si trovi quasi al centro del paese, vicino alla fonte e alla Cappella; insieme a quest’ultima costituisce la parte più interessante del borgo, sotto il profilo architettonico. I muri sono di notevole spessore e mostrano come il maniero potesse ben fungere




da fortezza in caso di bisogno. L’interno presenta stanze molto ben conservate con soffitto a volta. Nella rocca il solaio in legno ha ceduto, ma sono rimasti ancora visibili alcuni speroni di trave, piantati nel muro, che ne indicano l’altezza. Addossata al Castello è la piccola torre campanaria, portante ancora una campana di bronzo, datata 1426, dono di una signora di Padova, come testimonia una scritta sopra incisa. Nel passato, come si è detto, il Castello fu dunque abitazione delle massime autorità del luogo, e questa usanza è in effetti continuata fino a quando il Castello ha ospitato tra le sue mura abitanti stabili.





ANALISI DEL BORGO

Il primo studio fatto su Campo di Brenzone riguarda i rapporti geografici esistenti fra il borgo stesso e le principali cittĂ aventi servizi riguardanti le attivitĂ carcerarie quali strutture penitenziarie, tribunali, ospedali e areoporti. Passando successivamente a


Individuazione dei principali centri penitenziari che potrebbero avere relazioni con Campo di Brenzone _ Servizi


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Via di collegamento fra il Campo di Brenzone e i borghi limitrofi


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Sopra: Schematizzazione aree e confini Destra : Stato di fatto con una prima localizzazione dell’area detentiva




Aree e tipologie di lavoro destinate alla riabilitazione del detenuto


Stato di degrado borgo

Degrado minimo

Degrado parziale

Degrado totale


Popolazione attuale




Sezioni dello stato di fatto

PS 01

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PS 03

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INTERPRETAZIONE


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ELABORAZIONE - PROGETTO


Planivolumetrico


Suddivisione aree borgo

Edifici riqualificati con funzioni pubbliche/private non inclusi all’interno dell’area penitenziaria

Edifici interni all’area penitenziaria ad uso amministrativo e con spazi privati dedicati a i secondini

Celle/abitazioni detentive suddivise in 4 sezioni destinate a i diversi tipi di reclusione

Edifici di progetto che assumono funzioni diverse a completamento del programma dettato dalle esigenze di un edificio penitenziario



Elaborazione 3d della vista dalla strada di accesso principale al borgo


Pianta accessi


limite area di detenzione

percorsi visitatori

percorsi detenuti



Elaborazione 3d dell’ingresso principale al borgo/carcere



Elaborazione 3d della vista dell’accesso secondario al carcere/borgo


Stratificazione piante

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Profili ambientali




EDIFICIO 1 _ ACCETTAZIONE







EDIFICIO 1 _ LABORATORI



















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