Redazione a cura di Giovanni Dozzini Laura Marozzi Ricerca iconografica Laura Marozzi Foto di Università di Perugia Archivio Archi’s Progetto editoriale, grafica e impaginazione Archi’s Comunicazione
Si ringrazia il Pro Rettore Prof. Antonio Pieretti per la cortese supervisione al volume.
Con il contributo di
© Edizioni Archi’s 2010
Per affidare alla memoria
L’Ateneo di Perugia ha compiuto settecento anni: sette secoli da quel fatidico anno, il 1308, in cui papa Clemente V concesse la bolla che fondava ufficialmente lo Studium generale di Perugia. Considerando tale ricorrenza come un’opportunità per riflettere sulle proprie origini e sul futuro, l’Università degli Studi di Perugia ha sviluppato, a partire dall’anno 2003, una lunga serie di iniziative volte a valorizzare la sua storia e la sua identità. Ne ha fatto anche un’occasione per sottolineare i vincoli che la legano alle Istituzioni e a tutte le realtà sociali, culturali ed economiche di Perugia e dell’Umbria. La progettazione e la realizzazione delle manifestazioni è stata affidata ad un apposito “Comitato per le celebrazioni del settimo Centenario”, con compiti di indirizzo, proposta, reperimento dei mezzi finanziari e gestione dei fondi. Il Comitato si è avvalso della generosa collaborazione di Referenti di facoltà, i quali hanno fornito un significativo contributo di idee e di iniziative. Questo volume, che è nato da una proposta della casa editrice Archi’s, si ripromette di consegnare alle generazioni presenti e future la documentazione di questa intensa attività. Si tratta di un’opera che aspira a fare memoria di persone, fatti, luoghi, eventi che senza di esso sarebbero inevitabilmente caduti nell’oblio.
Comitato per le Celebrazioni del VII Centenario
Prof. Antonio Pieretti, Presidente Prof. Mario Bellucci Prof. Luciano Binaglia Prof. Enrico Menestò Prof. Bruno Romano Dott.ssa Laura Marozzi
Sommario
I. Prologo
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II. Le Istituzioni e l’Università
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III. Il volto nuovo del passato
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IV. L’Ateneo si presenta
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V. Gli eventi speciali
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VI. L’Università vista dall’esterno
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VII. Lo studium e la società civile
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VIII. Il suggello del Presidente della Repubblica
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prologo
IL SENSO DI UNA RICORRENZA L’EREDITà DEL PASSATO E LA SFIDA DEL PRESENTE Francesco Bistoni Rettore Università degli Studi di Perugia
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Già da tempo avevamo portato a termine importanti iniziative, ma quelle principali le abbiamo riservate per il 2008, poiché era l’anno in cui ricorreva il settimo Centenario della fondazione dell’Università di Perugia. Peraltro si trattava di un evento straordinario, che soltanto gli atenei di Bologna, Padova, Roma e Napoli potevano vantare nella loro storia. Non per questo però ne abbiamo voluto fare un momento di autocelebrazione, di esaltazione del lungo cammino percorso e dei risultati raggiunti. Questo stile non ci appartiene; inoltre avrebbe rappresentato un’evidente dissonanza rispetto all’aria di crisi che si respirava già in tutto il Paese e alle gravi difficoltà che si preannunciavano per il mondo accademico. Piuttosto abbiamo preferito fare della circostanza un’opportunità per riflettere sulla storia dell’Ateneo e sulla tradizione di studi che lo hanno visto protagonista attraverso i secoli. Il passato, del resto, è la nostra memoria e come tale non può essere né cancellato né dimenticato: vi sono riposte le nostre radici e il senso stesso della nostra esistenza. Lasciarlo dietro alle spalle o, peggio ancora, abbandonarlo è come ripudiare le ragioni della nostra durata nel tempo. D’altra parte per noi riandare al passato equivale a riproporre alla considerazione delle generazioni presenti e future quel momento unico e irripetibile in cui l’autorità religiosa e quella civile non solo convennero sull’opportunità di chiedere agli organi di governo che fosse istituita a Perugia una sede universitaria, ma si impegnarono anche a dare sostanza concreta all’iniziativa. In tal modo, esse si facevano interpreti di un’esigenza da lungo tempo avvertita dal popolo e inoltre, con una lungimiranza che raramente si sarebbe riproposta nei secoli, decidevano di riporre nel sapere le sorti del territorio umbro. Ma ricordare il passato significa anche prendere atto che, nel 1308, il papa Clemente V concesse all’Università di Perugia il privilegio di Studium generale con la Bolla Super Specula, data a Saintes, in Francia. L’evento fu salutato con l’auspicio che dall’Ateneo perugino uscissero «uomini dotti che rifulgano in tutto il mondo come splendore del firmamento e, destinati a durare in eterno come stelle, valgano a guidare molti sulla via della giustizia». Fin dalla sua origine, pertanto, l’Università era chiamata non solo a formare uomini capaci di imporsi nel campo del sapere, ma anche a preparare cittadini di solide virtù morali e civili. Si trattava di un compito impegnativo e, appunto per questo, il privilegio di Clemente V fu com1308/2008 700 anni di università di perugia • 700 anni di tradizione e innovazione
La lettera solenne Super specula, data da Clemente V a Saintes l’8 settembre 1308. La bolla è considerata l’atto di nascita ufficiale dell’Università di Perugia.
Capitolo 1 Prologo
Il passato, del resto, è la nostra memoria e come tale non può essere né cancellato né dimenticato: vi sono riposte le nostre radici e il senso stesso della nostra esistenza. Lasciarlo dietro alle spalle o, peggio ancora, abbandonarlo è come ripudiare le ragioni della nostra durata nel tempo
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Privilegio concesso dall’imperatore Carlo IV il 19 maggio 1355: in esso si riconosce al vescovo pro tempore, insieme al consiglio dei dottori, la facoltà di addottorare e di conferire cattedra; agli studenti e ai loro familiari il diritto di tutela e di difesa, nonché di esenzione da dazi e gabelle.
pletato da papa Giovanni XXII, che nel 1318 attribuì allo Studium generale la facoltà di conferire i gradi dottorali in diritto civile e canonico e, tre anni dopo, quelli in medicina e nelle arti liberali. Con lo stesso provvedimento, però, era fatto obbligo che il corpo docente fosse costituito da persone che avessero insegnato, per almeno un anno, nelle università di Parigi o di Bologna. L’Ateneo perugino era così equiparato a quelli più prestigiosi dell’epoca. Non meraviglia allora se, già nella seconda metà del Trecento, cominciarono a convenire nel capoluogo umbro giovani provenienti da tutta l’Europa. A ulteriore riprova dell’alta considerazione di cui godeva l’Università di Perugia, va ricordato che il 19 maggio 1355, con due diplomi, l’imperatore Carlo IV la elevava alla dignità «speculum et lucerna» capace di dissipare con i raggi delle varie scienze le tenebre dell’intero universo. Confermava inoltre le prerogative che gli erano state concesse da Clemente V nel 1308, estendendo a tutto il territorio dell’impero la validità dei titoli accademici da essa rilasciati. Infine, assicurava ai lettori e agli scolari che ne facevano parte il libero accesso nel capoluogo umbro dalle più lontane regioni, con immunità da ogni rappresaglia, dazio, gabella o imposta per loro, per i loro familiari e per le loro cose. Del resto, erano gli anni in cui rifulgevano, non solo in Italia ma in tutta l’Europa, le figure di maestri e di studiosi come Baldo degli Ubaldi e Bartolo da Sassoferrato in ambito giuridico e di Gentile da Foligno in ambito medico. Altrettanto prestigiosa è l’attività di ricerca e di insegnamento che venne svolta nell’epoca umanistico-rinascimentale. Ne sono significativi esempi il retore Francesco Maturanzio, il matematico Luca Pacioli, lo scienziato Egnazio Danti. I risultati dei loro studi attirarono l’attenzione delle principali corti italiane, le quali non esitarono ad accoglierli con grandi onori. Anche nell’età moderna, segnata dalla diffusione del metodo sperimentale e delle dottrine cartesiane, l’Università di Perugia è stata al centro di importanti dibattiti e ha prodotto grandi conquiste sia nelle discipline 12
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Riteniamo comunque che sia ancora attuale l’ammonimento che proviene dai padri fondatori dell’ateneo perugino secondo il quale è diritto dell’umanità cercare la verità dovunque e liberamente
mediche, fisiche e chimiche, sia in quelle letterarie, filosofiche e giuridiche. Di tutto ciò costituiscono eloquente testimonianza gli strumenti scientifici, gli apparati iconografici, i libri manoscritti e a stampa riportati alla luce dalle due mostre allestite rispettivamente all’interno della Rocca Paolina nell’aprile del 2008 e nella Galleria Nazionale dell’Umbra nel gennaio del 2009. Alla luce di quanto detto, appare evidente che il destino dell’Università di Perugia era segnato; essa, pertanto, per non tradire la propria identità, non poteva esimersi dal rispondere al compito unico e irripetibile che la storia le aveva attribuito. Era chiamata altresì a proiettare la propria luce al di fuori dei confini regionali e nazionali. La ricorrenza del settimo Centenario ci ha consentito di riscoprire lo straordinario patrimonio di cultura e di valori umani che il passato ci ha trasmesso e ci ha fatto ricordare che abbiamo non solo l’obbligo di rispettarlo e onorarlo, ma anche di coltivarlo e incrementarlo. Tuttavia è sufficiente tale patrimonio per immaginare che l’Università di Perugia «continui a costituire un luogo privilegiato dove soprattutto i giovani possano trovare sempre valide offerte scientifiche, preziose proposte di riflessione sul senso della vita e stimolanti occasioni di incontro e di confronto, di approfondimento culturale e di amicizia», come auspicava papa Benedetto XVI nel messaggio augurale all’Ateneo del 12 maggio 2008? Sarebbe da ingenui crederlo, dal momento che è cambiata radicalmente la realtà con la quale siamo chiamati a misurarci. Come è a tutti noto, siamo entrati ormai in una fase di recessione che non riguarda solo il nostro Paese, ma il mondo intero. Gran parte dei parametri economico-finanziari che hanno finora costituito i termini di riferimento, ormai non sono più attendibili. La stessa considerazione vale per le politiche nazionali e internazionali che sono state fino ad oggi predominanti. Ebbene, entro questo inquietante scenario dove tutto è in discussione, anche la finalità e la funzione dell’Università sono da ripensare. Riteniamo comunque che sia ancora attuale l’ammonimento che proviene dai padri fondatori dell’Ateneo perugino secondo il quale è diritto dell’umanità cercare la verità dovunque e liberamente. D’altro canto all’uomo è connaturato il desiderio di sapere, ovvero l’aspirazione a conoscere e a dar conto della realtà nella quale conduce la propria esistenza. Sotto questo profilo, l’Università è la prima delle istituzioni che deve garantire il diritto al perseguimento della verità e alla promozione dell’individuo e della sua dignità. Essa inoltre è tenuta a contribuire al dialogo interculturale e all’edificazione della pace. Come tale, perciò, l’Università Capitolo 1 Prologo
La vita Bartoli ritratta nell’antiporta dei suoi Opera omnia.
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La toga nera, ornata di una cappa di ermellino, rappresenta “l’alta uniforme” del docente universitario, che la indossa nelle cerimonie ufficiali insieme ai simboli dell’Ateneo: il grifo e sant’Ercolano, ricamati sulla stola e incisi sul medaglione appeso al collo.
Mazze d’argento simbolo una volta dei collegi dottorali (dei giuristi e dei medici, rispettivamente del XVI e XVII secolo), ora delle facoltà. In primo piano, lo scudo con i gigli dei Farnese, sormontato dal cappello cardinalizio e appoggiato sul grifo rampante con il libro, orna la mazza che potrebbe essere stata donata dal cardinale Alessandro Farnese al collegio dei giuristi di Perugia nel 1579, in segno di gratitudine per il consilium espresso in favore di Ranuccio Farnese, nipote del cardinale e candidato al trono del Portogallo.
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La ricerca, tuttavia, per soddisfare le aspettative dell’uomo, non può che essere libera e svilupparsi soltanto secondo criteri di razionalità. Non si definisce perciò in rapporto alla sua utilità immediata, ma in considerazione degli orizzonti che dischiude, delle prospettive che apre
è innanzitutto il luogo deputato alla ricerca. Se non risponde a questa finalità, viene meno alla sua stessa ragione di esistere e tradisce la funzione che la società le assegna. La ricerca, tuttavia, per soddisfare le aspettative dell’uomo, non può che essere libera e svilupparsi soltanto secondo criteri di razionalità. Non si definisce perciò in rapporto alla sua utilità immediata, ma in considerazione degli orizzonti che dischiude, delle prospettive che apre. Se fosse legata all’impiego diretto dei suoi risultati, sarebbe condizionata e costretta a intercettare gli interessi più disparati, dimenticando così che la verità è il suo fine ultimo. Si dirà che la verità non può essere mai raggiunta; ma è appunto per questo che essa rende inesauribile la ricerca e ne legittima il continuo rinnovamento. La verità, infatti, è per la ricerca l’ideale regolativo. Ma l’Università deve essere anche il luogo dove si formano le generazioni future. È la ricerca stessa che lo richiede, perché, quando è concepita come ripensamento critico, si traduce in una forma di sapere che, già nella sua purezza, ha il potere spontaneo di formazione, al di là di ogni predisposto disegno pedagogico. E come la ricerca di base è elemento fondamentale per la crescita intellettuale e morale, così la ricerca finalizzata alle applicazioni è fattore indispensabile per lo sviluppo tecnologico e quindi per il progresso e il benessere sociale. Per assolvere questa funzione, però, occorre che l’Università sia una comunità di docenti e di studenti. Questi ultimi, al suo interno, non possono essere subordinati, se non burocraticamente: necessita che siano pienamente coinvolti nelle attività sia di ricerca che di insegnamento, perché sono tenuti a svolgere, assieme a una vivace azione di stimolo, anche un preciso compito di verifica. Dagli studenti, inoltre, la ricerca e l’attività didattica possono ricevere un apporto straordinario in virtù della curiosità e dell’audacia che contraddistinguono la loro personalità in formazione. È questo il messaggio che il passato ci ha trasmesso e al quale noi intendiamo restare fedeli. Il compito che ne scaturisce è impegnativo, date le restrizioni economiche e le difficoltà derivanti da strumenti di governo obsoleti; ma siamo convinti di poter superare la sfida che il momento storico comporta. Siamo sicuri, altresì, che nel nuovo patto che in occasione della ricorrenza del settimo centenario abbiamo stipulato con le generazioni presenti e future possiamo contare ancora una volta sulle istituzioni pubbliche e private, sullo spirito di appartenenza e sull’orgoglio che da sempre contraddistinguono il mondo accademico. Capitolo 1 Prologo
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UNA STORIA fatta DI UOMINI
L’UNIVERSITà DI PERUGIA VISTA ATTRAVERSO I SUOI PROTAGONISTI Antonio Pieretti Pro Rettore Università degli Studi di Perugia e Presidente Comitato per le Celebrazioni del settimo Centenario
Storie a stampa e altri documenti editi per la storia dell’Università di Perugia. Nella pagina accanto: la serie di dipinti raffiguranti i rettori dell’Università in età contemporanea (XIX-XX secolo) ospitata nella sala dell’ex Senato, a Palazzo Murena, qui riprodotta nell’allestimento che ne ha offerto la mostra “Storicamente. Scienza e scienziati a Perugia”.
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Ci è sembrato opportuno concepire la ricorrenza del settimo Centenario della fondazione dell’Università di Perugia nello spirito che l’istituzione richiede, cioè come un’occasione di studio e di ricerca. Perciò, abbiamo preferito dare un contributo all’approfondimento della sua storia, evitando così il rischio di cadere nella retorica della celebrazione, che peraltro sarebbe apparsa ben poco appropriata, dato il difficile momento che il nostro Paese sta vivendo. Come si è detto, è una storia che abbraccia settecento anni. Una storia lunga e anche inevitabilmente tortuosa, perché è segnata da luci e da ombre, da momenti di splendore e da momenti di decadenza. Come tale, è una storia varia e complessa, tuttavia ricca e affascinante, che non riguarda solo un’istituzione prestigiosa, ma anche una città di antichissime tradizioni e una regione permeata di valori civili e spirituali. È altresì una storia diversa, in qualche modo inconsueta, perché è imperniata sul sapere ed è fondata sulla convinzione che, solo se è coltivato e proposto con costanza e abnegazione, esso può diventare un veicolo di crescita intellettuale e morale, uno strumento per la promozione della pace e del dialogo tra i popoli. In verità, la storia dell’Ateneo perugino era stata già raccontata, in modo più o meno esteso, da opere tuttora pregevoli e degne di considerazione, come quelle che portano il nome, tra gli altri, di Cavallucci, Mariotti, Bini, Padelletti, Rossi, Scalvanti, Dozza e, soprattutto, di Ermini. Ma queste, poiché comprendono un periodo assai esteso, inevitabilmente hanno un’impostazione di carattere generale e risultano poco analitiche. Inoltre, si soffermano per lo più sull’istituzione, sugli ordinamenti che ne hanno regolato la struttura e l’organizzazione interna, sugli organi di governo e su coloro che li hanno presieduti. In qualche modo, perciò, forniscono le informazioni indispensabili per comprendere i mutamenti e le trasformazioni che essa ha subito e la funzione cui ha cercato di rispondere. Tali storie tuttavia non danno conto a sufficienza dei tanti maestri che hanno onorato l’Università di Perugia, della loro visione della realtà, della natura del loro insegnamento, degli strumenti scientifici e didattici di cui si sono serviti, delle modalità concrete con cui hanno esercitato le loro funzioni. Inoltre, non fanno luce adeguata sugli studenti che l’hanno frequentata, sulla loro provenienza, sulla loro formazione, sul ruolo che hanno ricoperto nell’ambito dell’Ateneo, sui libri sui quali si sono preparati, sulla vita che hanno condotto. Quanto detto vale anche a proposito del 1308/2008 700 anni di università di perugia • 700 anni di tradizione e innovazione
Capitolo 1 Prologo
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Matricola dei dottori in medicina e sacra filosofia aperta nel 1630. A tutta pagina è la ricca iscrizione del principe Giovanni Colonna – uno dei più antichi e potenti casati nobiliari d’Italia –, mentre sono di media dimensione le iscrizioni dei signori – domini – Ottavio Lancellotti e Ludovico Alberti.
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Una storia lunga, e anche inevitabilmente tortuosa, perché è segnata da luci e da ombre, da momenti di splendore e da momenti di decadenza. Come tale, è una storia varia e complessa, tuttavia ricca e affascinante, che non riguarda solo un’istituzione prestigiosa, ma anche una città di antichissime tradizioni e una regione permeata di valori civili e spirituali
1308/2008 700 anni di università di perugia • 700 anni di tradizione e innovazione
Immagini di vita in Ateneo.
personale amministrativo e ausiliario, in genere, che pure è stato sempre parte attiva della vita dell’Accademia. Come è noto, un’istituzione è un’entità astratta se non si considerano coloro che ne interpretano le finalità, che traducono in decisioni e comportamenti effettivi le prescrizioni cui essa si ispira, che rendono efficaci gli strumenti di cui si dota. È dagli uomini che vi operano che un’istituzione prende significato, dal modo in cui attendono al loro dovere che trae la forza per esistere nel tempo, dalla loro abnegazione che ricava lo stimolo per proiettarsi nel futuro. Ebbene, l’Università di Perugia è stata fatta soprattutto da uomini che vi hanno creduto e vi hanno dedicato le loro energie. Sono essi che le hanno consentito di crescere, di assumere un’identità ben definita e un prestigio per cui si è potuta affacciare fuori dai confini regionali senza timori ed esitazioni. È di questi uomini, dunque, che la storia, per essere veritiera, deve occuparsi. Del resto, sono costoro che hanno umanizzato il sapere, facendolo apparire non come un asettico prodotto del pensiero, bensì come un’impresa di persone, di soggetti in carne e ossa che, seppure a diverso titolo e con diverse mansioni, lavorano fianco a fianco nelle aule, nei laboratori, nelle biblioteche, negli uffici, per lo più senza i clamori della ribalta ma con spirito di dedizione e di sacrificio. L’Università di Perugia è stata fatta Ci siamo dedicati perciò alla riscoperta e alla valorizzazione di soprattutto da uomini che vi hanno questi ignari e spesso taciuti protagonisti. L’iniziativa ci ha obbligato a compiere approfondite ricerche di archivio, a restaura- creduto e vi hanno dedicato le loro re libri, oggetti e strumenti pregiati del passato e a rinsaldare il energie legame di continuità con la tradizione. In questo ordine di idee è stata ricostruita la gloriosa storia dei Collegi Dottorali a Perugia dal 1300 al 1800, attraverso la mostra Doctores Excellentissimi e il relativo catalogo. Inoltre, è stata portata a termine un’accurata ricerca sulla presenza dell’Università negli statuti comunali dal secolo tredicesimo al sedicesimo. Tuttavia, mancava ancora una ricostruzione puntuale della storia delle singole facoltà, dei maestri che vi hanno insegnato, dei metodi che hanno applicato, degli strumenti didattici e scientifici di cui si sono serviti. Questa lacuna è stata colmata, almeno in parte, per le cosiddette facoltà scientifiche con la mostra Scienza e scienziati a Perugia e il relativo catalogo. A tale riguardo, oltre a Capitolo 1 Prologo
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Rappresentazione delle discipline nell’Iconologia di Cesare Ripa: l’anatomia e la filosofia.
Molti di costoro, inoltre, hanno lasciato un patrimonio di intuizioni e di scoperte da cui sono nati centri di ricerca, raccolte scientifiche e musei
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ripercorrere le vicende di alcuni degli indirizzi di ricerca più rappresentativi attinenti la farmacia, la botanica, la fisica, la matematica, la mineralogia, la chimica, le scienze della terra, la zoologia, l’ecologia, le scienze veterinarie e zootecniche, le scienze agrarie, è stato ricostruito anche il contributo specifico di alcuni di coloro che ne sono stati gli artefici. Così, sono stati reintegrati nel posto che loro compete personaggi spesso dimenticati, ma che hanno contribuito a dar lustro all’Ateneo perugino istituendo o consolidando una tradizione che ancora oggi costituisce un vanto, sia in ambito nazionale che internazionale. Molti di costoro, inoltre, hanno lasciato un patrimonio di intuizioni e di scoperte da cui sono nati centri di ricerca, raccolte scientifiche e musei, che non sono solo testimonianza perenne di un ricco passato, ma anche motivo di interesse e curiosità per valutare le conquiste del presente. Con lo stesso intento è stata allestita la mostra InSegno. Maestri, insegnamenti e libri a Perugia, con il relativo catalogo. In questo caso il centro focale dell’iniziativa è stato l’atto formativo, di cui è parte fondamentale il rapporto tra maestri e allievi, cioè quella misteriosa comunione di spiriti nella quale avviene, oltre alla trasmissione della conoscenza e del gusto della ricerca, anche la crescita morale e civile di coloro che vi prendono parte. Dopo la parola, il libro è l’elemento privilegiato, anche se non l’unico, attraverso il quale prende forma questo mirabile evento. Che sia manoscritto o a stampa, in veste dimessa o elegante e raffinata, di pochi fogli e male assortiti o di 1308/2008 700 anni di università di perugia • 700 anni di tradizione e innovazione
Rappresentazione dello studio e della medicina nell’Iconologia di Cesare Ripa.
mole consistente e ben curata, poco importa: è una sorta di microcosmo in cui sono documentati i progressi compiuti dall’indagine scientifica, le conquiste raggiunte sul piano dei rapporti umani, le forme di aggregazione prescelte per regolare la convivenza, oppure le speranze di un popolo o le attese coltivate dall’individuo nel silenzio di un’abitazione o nella penombra di una biblioteca. L’importanza riservata ai testi classici, greci e latini, recuperati e studiati nell’eredità manoscritta, attesta la disponibilità della cultura offerta dall’Ateneo perugino ad aprirsi ai cambiamenti e alle innovazioni, vincendo il condizionamento dei presupposti teologici e filosofici connessi alla sua dipendenza dal governo pontificio. Resta inoltre da dire che, quando i classici erano presi a modello di riferimento, erano messi a confronto con testi di altri autori e fatti oggetto di commenti, annotazioni e approfondimenti. Quest’attività raggiunse un alto livello critico, come è documentato dal fatto che, con il tempo, molte glosse sono entrate a far parte dei testi degli insegnamenti giuridici e di quelli filosofici. Circa la presenza della filosofia nell’Ateneo perugino, un fondamentale contributo proviene dal volume Presenze filosofiche in Umbria dal Medioevo all’età contemporanea, che raccoglie gli atti di un convegno dedicato allo stesso tema. Prima ancora della nascita dello Studium perugino, in Umbria l’interesse per le tematiche filosofiche era coltivato negli ambienti francescani, dove erano declinate in senso prevalentemente agostiniano. Il Francescanesimo, d’altra parte, riassumeva i Capitolo 1 Prologo
L’importanza riservata ai testi classici, greci e latini, recuperati e studiati nell’eredità manoscritta, attesta la disponibilità della cultura offerta dall’ateneo perugino ad aprirsi ai cambiamenti e alle innovazioni
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Particolare da una Bibbia francese glossata, ms Todi, Biblioteca comunale Leoni. Una capitale ornata in apertura dell’inventario dei beni del convento di San Domenico (Perugia). Particolare da una rara edizione del manuale di grammatica di Cantalicio, appartenuta alla famiglia perugina dei Benincasa.
Il maestro in atto di insegnare raffigurato nella xilografia nel manuale di grammatica di Giovanni Battista Cantalicio.
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tratti più genuini della sensibilità umbra: l’amore per la natura, l’attitudine a cogliere un ordine nel Creato, la disposizione intellettuale a passare dalle realtà sensibili a quelle intelligibili, facendo della meditazione la via per la purificazione interiore e per la contemplazione della bellezza. Non era però solo il Francescanesimo a far sentire la sua influenza: vi concorreva anche la Scolastica, sia nella versione più vicina a Tommaso d’Aquino, sia in quella che trovava espressione negli altri grandi maestri medievali. Con il ritorno agli Antichi, di cui si fece interprete l’Umanesimo, anche gli ambienti culturali umbri risentirono del dibattito che si aprì tra platonici e aristotelici. A tale riguardo si svilupparono posizioni assai diversificate, alcune delle quali aspiravano a conciliare i due indirizzi di pensiero, mentre altre preferivano sottolinearne le differenze. Pur non trattandosi di concezioni particolarmente originali, tuttavia sono indicative della grande libertà di idee che vigeva sia negli ambienti accademici sia in quelli religiosi. Il contributo di maggior rilevanza in tal senso si deve a Luca Pacioli che, ispirandosi a una visione matematica della realtà, fa assumere alla prospettiva platonica una curvatura dalle forti risonanze mistiche. L’Umbria non restò estranea neppure all’influenza di Galilei. Del resto, il grande fiorentino era legato da vincoli di amicizia non solo a Federico Cesi, ma anche a illustri matematici dell’Accademia perugina. Sull’opportunità o meno di introdurre il metodo sperimentale nell’attività di ricerca si aprì un ampio dibattito che occupò gran parte del Seicento. Lo stesso si può dire a proposito del Cartesianesimo, che venne interpretato prevalentemente in chiave razionalistica e quindi in antitesi rispetto alla tradizione tomista. Un posto di rilievo nell’ampio panorama della cultura umbra lo occuparono anche altri indirizzi di pensiero, come il Giansenismo, l’Illuminismo e l’Idealismo. Occorre dire che essi non furono mai accolti e riproposti in modo passivo, ma sempre ripensati e approfonditi o, quanto meno, discussi. 1308/2008 700 anni di università di perugia • 700 anni di tradizione e innovazione
Per la didattica, indubbiamente, la tradizione aveva un peso rilevante nell’Università di Perugia. Sarebbe però un grave errore trarne la conclusione che i suoi docenti guardassero solo ai modelli medievali e che non cercassero di rinnovarsi
Questa è un’ulteriore prova che gli intellettuali, nonostante l’ipoteca rappresentata dal governo pontificio, amavano confrontarsi con le suggestioni che provenivano dall’Italia e da altri Paesi europei. Per la didattica, indubbiamente, la tradizione aveva un peso rilevante nell’Università di Perugia. Sarebbe però un grave errore trarne la conclusione che i suoi docenti guardassero solo ai modelli medievali e non cercassero di rinnovarsi. Peraltro, molti di loro provenivano da altri atenei o avevano rapporti con colleghi di altre scuole. Si deve pertanto concludere che, se non furono innovatori e non sempre portarono contributi originali, tuttavia furono pronti a confrontarsi con quanto avveniva al di fuori dei confini regionali e a aggiornare la loro attività didattica. I testi delle lezioni e le peciae, cioè le dispense, ci danno la misura dell’impegno e della serietà con cui i docenti attendevano al loro dovere. Essi attestano altresì che le lezioni non erano improvvisate, ma erano attentamente preparate e rispondevano a un itinerario formativo ben delineato. Anche le postille ai classici e le note ai margini dei testi concorrono a confermare questa impressione. Ma questa ricostruzione della vita effettiva dell’Ateneo attraverso i suoi protagonisti sarebbe risultata incompleta, se non avesse coinvolto anche gli studenti. È per questo che è stato portato a termine un volume dal titolo Studenti a Perugia. La matricola degli scolari forestieri (1511-1723) (Deputazione di storia patria per l’Umbria, Perugia 2009). Oltre a contenere l’elenco analitico degli studenti che hanno frequentato nei secoli l’Università, ne mette in luce la provenienza e consente così di scoprirne la vocazione cosmopolita. Al tempo stesso, permette di venire a conoscenza del fatto che nelle sue aule si sono formati uomini che avrebbero ricoperto le più alte cariche nelle pubbliche istituzioni e nello Stato Pontificio. Ben cinque papi si sono addottorati presso l’Università di Perugia. Quest’ultima, quindi, non era affatto un’università di provincia, ma una sede prestigiosa che ricopriva un ruolo di primo piano nell’Italia centrale. Con ciò non si può dire che le ricerche sulla storia dell’Ateneo si debbano considerare concluse. Indubbiamente, però, la ricorrenza del settimo Centenario ha dato ad esse un nuovo impulso e le ha orientate in una direzione diversa, che mai avevano avuto nel passato. Ha cioè consentito di raccontare più che la storia dell’istituzione, quella dei suoi protagonisti. Ha permesso così di recuperare, anche se solo in parte, la vera identità dell’Ateneo perugino e le ragioni dei suoi settecento anni di vita. Capitolo 1 Prologo
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il volto nuovo del passato
il tesoro nascosto Il patrimonio archivistico universitario
Mario Squadroni Soprintendente archivistico dell’Umbria
Giovanna Giubbini Direttore dell’Archivio di Stato di Ancona
Rosella Martinelli Responsabile del Servizio conservazione della Soprintendenza Archivistica per l’Umbria
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L’intervento di riordinamento e inventariazione dell’archivio storico dell’Università degli Studi di Perugia, concluso da alcuni anni, è stato realizzato nell’ambito del progetto nazionale “Studium 2000”, predisposto dalla Direzione generale per gli Archivi e dall’Università degli studi di Padova. Il progetto è stato totalmente finanziato dall’amministrazione archivistica, che ha contribuito anche al restauro di numerosi documenti. Lo scopo di tale iniziativa era quello di valorizzare e rendere fruibile un importantissimo patrimonio documentario, prodotto e conservato nel corso dei secoli dallo Studio perugino. L’intervento ha riguardato la documentazione afferente l’archivio storico, che si compone di alcune migliaia di pezzi e copre un arco cronologico che va dal 1420 al 1963. Oltre alle carte prodotte direttamente dall’Università, nel medesimo fondo archivistico si conservano anche numerosi e importantissimi archivi aggregati, quali, ad esempio, quelli dei Collegi dei dottori (giuristi, medici e artisti, teologi), del Collegio degli studenti chiamato Sapienza Nuova, della famiglia Connestabile della Staffa e altri archivi privati di docenti universitari. I risultati conseguiti e le modalità operative sono sinteticamente esposti più avanti da Giovanna Giubbini, all’epoca funzionario della Soprintendenza archivistica per l’Umbria e ora direttore dell’Archivio di Stato di Ancona, la quale ha coordinato l’intervento degli operatori. Il lavoro che si sta portando avanti riveste una notevole importanza in quanto, grazie alla redazione di numerosi inventari d’archivio, la documentazione dell’Università è stata resa “leggibile” e, pertanto, adeguatamente utilizzata, soprattutto in occasione del settimo centenario della nascita dello Studium, il cui riconoscimento ufficiale risale al 1308. Mi limito ad elencare alcuni lavori scientifici effettuati a seguito del riordinamento e dell’inventariazione dell’archivio; altri contributi sono stati citati da Giovanna Giubbini. La lista non è sicuramente completa, ma è rappresentativa del repentino “risveglio” d’interesse verso le carte dell’Università perugina. Sono a conoscenza del fatto che gli archivi dell’Università sono stati consultati per tesi di laurea e per numerose altre ricerche, anche di natura economica, agevolate dal fatto che ora esistono strumenti di corredo, anche su supporto informatico, che facilitano l’accesso alle carte. L’intervento dell’amministrazione archivistica si è esteso anche a una fattiva collaborazione con 1308/2008 700 anni di università di perugia • 700 anni di tradizione e innovazione
Capitolo 3 Il volto nuovo del passato
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Elenco delle opere 1. Daniela Mori-Maria Alessandra Panzanelli Fratoni, L’inventariazione dell’archivio del Collegio Pio della Sapienza, giá Sapienza Nuova (secc. XIV-XIX) conservato presso l’universitá, in “Bollettino d’informazioni. Centro di Ricerche Informatiche per i Beni Culturali”, IX (1999) 2, pp. 95-103 2. Laura Marconi-Maria Alessandra Panzanelli Fratoni, L’archivio storico dell’Università degli studi di Perugia. Lavori in corso, in “Annali di Storia delle Università italiane”, 5 (2001), pp. 215-220 3. Laura Marconi-Maria Alessandra Panzanelli Fratoni, L’Università scopre le sue carte. I lavori di riordinamento dell’Archivio storico dell’Università degli Studi di Perugia, in “Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria”, 98 (2001), pp. 461-479 4. Doctores Execellentissimi. Giuristi, medici, filosofi e teologi dell’Università di Perugia (secoli XIV-XIX) mostra
documentaria (Perugia 20 maggio – 15 giugno 2003) Catalogo a cura di Carla Frova, Giovanna Giubbini, Maria Alessandra Panzanelli Fratoni. Città di Castello, Edimond srl, 2003 5. Laura Marconi-Daniela Mori-Maria Alessandra Panzanelli Fratoni, Il fondo archivistico del Collegio Pio della Sapienza di Perugia. Inventario, coordinamento scientifico Giovanna Giubbini, Perugia, Soprintendenza archivistica per l’Umbria, 2006 6. Maria Alessandra Panzanelli Fratoni, L’archivio dell’Università specchio dei mutamenti istituzionali, in Continuità e fratture nella storia delle università italiane dalle origini all’età contemporanea. Seminario per il dottorato in Scienze storiche dal Medioevo all’età contemporanea, 2004-2005, a cura di Erika Bellini, Perugia, Università degli studi di Perugia. Dipartimento di Scienze storiche, 2006 (Lezioni, 18), pp. 153-171 7. Laura Marconi, Alma Domus Sapientiae Novae, ovvero la Casa di San Girolamo
per studenti forestieri a Perugia. I rettori della Sapienza (1443-1795), in La storia delle università alle soglie del XXI secolo. La ricerca dei giovani studiosi tra fonti e nuovi percorsi di indagine, Atti del Convegno internazionale di studi (Aosta, 18-20 dicembre 2006), a cura di Paolo Gheda, Maria Teresa Guerrini, Simona Negruzzo, Simona Salustri, Bologna, Clueb, 2008 (Centro interunivesitario per la storia delle università italiane. Studi, 9), pp. 287-298 (edito anche in “Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria”, 105 (2008) 1, pp. 63-81) 8. Maria Alessandra Panzanelli Fratoni, Il governo del Collegio Pio della Sapienza di Perugia nell’ambito istituzionale cittadino, in La storia delle università alle soglie del XXI secolo. La ricerca dei giovani studiosi tra fonti e nuovi percorsi di indagine, Atti del Convegno internazionale di studi (Aosta, 18-20 dicembre 2006), a cura di Paolo Gheda, Maria Teresa Guerrini, Simona Negruzzo, Simona Salustri, Bologna, Clueb, 2008,
pp. 299-313 (edito anche in “Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria”, 105 (2008) 1, pp. 37-62) 9. Note sulla storia dell’Università degli studi di Perugia, a cura di Simone Bartoloni e Maria Alessandra Panzanelli Fratoni, Università degli studi di Perugia – Centro Servizi Bibliotecari, 2008 http://www.biblioteche.unipg.it/lavori/ateneoperugia/text/Dallo-Studiumperusinum-alla-Universita-degli-studidi-Perugia.html 10. Scienza e scienziati a Perugia. Le collezioni scientifiche dell’Università degli studi di Perugia. Catalogo della mostra (Perugia, aprile-giugno 2008), a cura di Marco Maovaz, Antonio Pieretti, Bruno Romano, Milano, Skira, 2008 11. Maestri, insegnamenti e libri a Perugia. Contributi per la storia dell’Università (1308-2008). Catalogo della mostra (Perugia, gennaio-marzo 2009), a cura di Carla Frova, Ferdinando Treggiari, Maria Alessandra Panzanelli Fratoni, Milano, Skira, 2009
l’Università relativamente alla sistemazione della documentazione concernente l’archivio di deposito e quello corrente. Una particolare attenzione viene rivolta dall’amministrazione archivistica agli archivi in formazione per garantire fin dall’origine la perfetta organizzazione delle carte in vista degli utilizzi futuri per fini storici. Tutti gli interventi programmati sono stati resi possibili grazie alla piena disponibilità del Magnifico Rettore Francesco Bistoni, del Pro Rettore Antonio Pieretti e del Direttore Amministrativo Angela Maria Lacaita, ai quali rivolgo un particolare ringraziamento. 40
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Quello di Perugia è uno dei pochi atenei italiani, di antica origine, che hanno mantenuto il possesso del proprio patrimonio archivistico, poiché all’indomani dell’Unità nazionale non consegnò la documentazione all’Archivio di Stato come disposto da direttive del ministero dell’Interno
Questo testo si conclude con un dettagliato contributo di Rosella Martinelli, responsabile del Servizio conservazione della Soprintendenza archivistica per l’Umbria, che illustra i restauri effettuati sulla documentazione prodotta o acquistata dall’Università. Si tratta di più interventi conservativi e di restauro molto complessi sui quali, fino ad ora, nulla era stato scritto. Ci si augura che nel prossimo futuro tutti i risultati dei lavori di cui sopra si è fatto cenno siano dati alle stampe. In tal modo si metterà a disposizione di studiosi e ricercatori un patrimonio documentario che riveste un’importanza eccezionale dal punto di vista storico. Concludo ringraziando in modo particolare tutti gli operatori d’archivio che con grande professionalità hanno restaurato, riordinato e inventariato la documentazione e i funzionari della Soprintendenza archivistica che hanno assicurato la direzione e il coordinamento scientifico di tutti gli interventi realizzati. Il loro operato ha facilitato le numerose iniziative culturali per il settimo Centenario dello Studio perugino che hanno visto un copioso utilizzo delle fonti archivistiche. [M.S.]
Gli interventi di tutela e valorizzazione L’Università degli Studi di Perugia conserva l’archivio storico che documenta la storia dell’Ateneo dal secolo quindicesimo fino ai nostri giorni. Non vi è dubbio che importanti e numerose fonti archivistiche relative alle origini e alla vita dello Studio perugino si trovano nell’archivio storico del Comune di Perugia, conservato presso l’Archivio di Stato di Perugia, nell’archivio del monastero di San Pietro, custodito oggi della Fondazione per l’istruzione agraria, nonché nell’archivio diocesano e nelle raccolte della biblioteca comunale Augusta di Perugia, ma il complesso archivistico conservato presso l’Università è certamente il più rilevante. Inoltre quello di Perugia è uno dei pochi atenei italiani, di antica origine, che hanno mantenuto il possesso del proprio patrimonio archivistico, poiché all’indomani dell’Unità nazionale non consegnò la documentazione all’Archivio di Stato come disposto da direttive del ministero dell’Interno. Le carte, sedimentate nei secoli, sono state per lungo tempo dimenticate, fatto salvo uno studio condotto da Oscar Scalvanti alla fine del secolo diciannovesimo1. A distanza di circa cento anni dal lavoro dello Scalvanti, la Soprintendenza archivistica per l’Umbria ha elaborato un progetto per la tutela e la valorizzazione del patrimonio archivistico universitario. Gli interventi programmati si inCapitolo 3 Il volto nuovo del passato
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La matricola dei giuristi, ricca di iniziali ornate, fregi e stemmi delle famiglie degli studenti, apre con l’emblema del grifo rampante con il libro. L’intervento di restauro è stato realizzato con particolare cura per la ricca presenza di inchiostri e pigmenti di vario colore. Codice membranaceo, legatura in pelle su assi di legno (mm. 337x233) di carte 50 numerate (1-48). ASUPG, Statuti e matricole, Collegio dei Giuristi, II, aa. 1574-1662. Nella pagina accanto alcuni particolari del medesimo.
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serivano nel progetto “Studium 2000”2, elaborato dal ministero per i Beni e le Attività Culturali, ed erano volti a garantire la tutela e favorire la fruizione pubblica dell’archivio. I principali obbiettivi erano la realizzazione di un censimento degli archivi degli atenei italiani e la schedatura e inventariazione dei singoli complessi archivistici. Per quanto riguarda l’Ateneo perugino il lavoro di riordinamento e inventariazione dell’archivio storico fu iniziato nel mese di giugno 1999 e affidato a archiviste libere professioniste sotto la direzione scientifica della Soprintendenza archivistica per l’Umbria. Gli interventi, sostenuti completamente dall’amministrazione archivistica, terminarono nel 2005, oggi l’inventario è consultabile nel formato elettronico presso la sede dell’Ateneo3. La parte più antica dell’archivio dello Studio, dai primi anni all’Unità d’Italia, è conservata a Palazzo Murena, dove ha sede il rettorato; la parte postunitaria è collocata in depositi provvisori. Il primo risultato importante conseguito è stata la possibilità di conoscere l’archivio e quindi poter elaborare e realizzare progetti di ricerca, l’interesse è testimoniato dalle numerose tesi di laurea su particolari aspetti della storia dell’Università realizzate consultando le fonti archivistiche. Il progetto si pone le finalità di tutela attraverso la redazione dell’inventario della documentazione e interventi conservativi e di restauro (si veda lo scritto di Rosella Martinelli), nonché la valorizzazione del patrimonio archivistico. La Soprintendenza archivistica, insieme all’Università, ha promosso la conoscenza dell’archivio attraverso conferenze, mostre4 e pubblicazioni di inventari5 e l’inserimento della descrizione dell’archivio nel sistema informatico unificato delle Soprintendenze archivistiche denominato siusa6. Il progetto “Studium 2000” e lo spirito che ha animato l’attività della Soprintendenza archivistica per l’Umbria era di consegnare alla comunità scientifica dei ricercatori gli strumenti per indagare, ricercare e studiare le fonti archivistiche che costituiscono il grande complesso archivistico conservato dall’Università, anche in occasione delle Celebrazioni dei settecento anni dalla sua fondazione. Oltre alle numerose pubblicazioni che sono uscite in questi ultimi anni vanno segnalate le due mostre realizzate nel 2008: la prima, Storicamente. Scienza e scienziati a Perugia, ha avuto per oggetto la storia delle discipline scientifiche ricostruita attraverso le collezioni di materiali e apparecchiature delle facoltà dell’Università degli Studi di Perugia, ed è stata allestita presso il CenCapitolo 3 Il volto nuovo del passato
lo spirito che ha animato l’attività della Soprintendenza archivistica per l’Umbria era di consegnare alla comunità scientifica dei ricercatori gli strumenti per indagare, ricercare e studiare le fonti archivistiche che costituiscono il grande complesso archivistico conservato dall’Università
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Nella pagina accanto, foto in alto: registro membranaceo, con coperta in pelle impressa su assi in legno, completa di cantonali, bindella e graffa di chiusura. L’antica coperta è stata recuperata soppannandola su una pelle di recente manifattura; recupero e reinserimento dei piatti in legno e della controguardia. ASUPG, Statuti e matricole, P I, A I, Collegio dei Giuristi, I, aa. 1407/20-1559.
La collaborazione tra l’Università degli Studi di Perugia e la Soprintendenza archivistica in ambito di tutela del patrimonio archivistico conservato presso l’ateneo perugino prende inizio nel 1990
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Foto in basso: registro membranaceo, con coperta in pelle impressa, su assi in legno, completa di cantonali, bindella e graffa di chiusura. L’antica coperta è stata recuperata soppannandola su una pelle di recente manifattura; recupero e reinserimento dei piatti in legno e della controguardia. ASUPG, Statuti e matricole, Collegio dei Teologi, I, aa. 1416-1590, P I, A II
tro espositivo della Rocca Paolina; la seconda, InSegno. Maestri, insegnamenti e libri nella storia dell’Università di Perugia, è stata allestita a Palazzo dei Priori, nella Sala Podiani. La riuscita di queste iniziative è stata certamente favorita dalla possibilità di disporre di una messe di documenti archivistici riordinati e descritti in inventario in base ai moderni standard internazionali. Concludo questo sintetico resoconto delle attività svolte dalla Soprintendenza archivistica formulando l’augurio che l’interesse per il patrimonio archivistico vada oltre i festeggiamenti dei settecento anni e si possa avere presto una sede definitiva per l’archivio con una sala di studio aperta al pubblico. [G.G.]
Gli interventi conservativi La collaborazione tra l’Università degli Studi di Perugia e la Soprintendenza archivistica in ambito di tutela del patrimonio archivistico conservato presso l’Ateneo perugino prende inizio nel 1990. Quell’anno si è rivelato particolarmente favorevole per la conservazione della documentazione umbra e in particolare per quella universitaria, poiché, grazie alla legge n. 449 del 19877, è stata concessa, a titolo di assegnazione, una somma pari a 500 milioni di lire, di cui 100 milioni destinati al suddetto archivio. In tal modo si è avuta l’opportunità di sanare le legature di numerosi pezzi archivistici dell’Università, nonché dell’archivio Collegio Pio della Sapienza, che versavano in forte stato di degrado. L’intervento ha riguardato anche la sistemazione delle 154 pergamene del fondo diplomatico, che sono state adeguatamente ammorbidite, al fine di permettere una giusta conservazione, nonché una migliore fruizione da parte degli studiosi. La ditta Legart, di Perugia, ha svolto con pregevole cura i lavori previsti. Dal verbale di collaudo emerge che «Il restauro dei 100 registri è stato effettuato scrupolosamente. Gli interventi di deacidificazione, integrazione e velatura hanno interessato tutte le carte di 95 registri. Il restauro delle coperte dei rimanenti 5 registri è stato regolarmente eseguito; le 35 fibbie mancanti sono state rifatte in ottone brunito. Le 154 pergamene, adeguatamente ammorbidite e spianate sono state poi risarcite con carta giapponese. È stato eseguito il rifacimento in lamiera zincata di n. 5 coperchi delle teche contenenti i sigilli in cera». Gli interventi di restauro ripresi nel corso dell’anno 2001 si sono protratti fino al 2004. In tale triennio, grazie a due differenti assegnazioni, l’una da parte del commissario delegato per i beni 1308/2008 700 anni di università di perugia • 700 anni di tradizione e innovazione
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Il nucleo antico dell’archivio storico dell’Università degli studi di Perugia sul quale si è intervenuto, circa 70 ml. di documentazione datata a partire dal quattordicesimo secolo, può certamente essere annoverato tra i più significativi archivi universitari italiani; è conservato nella sala del senato accademico presso la sede centrale
culturali danneggiati dal sisma del 1997 in Umbria, l’altra del ministero per i Beni Culturali e Ambientali, è stato possibile continuare nell’attività di restauro e completare l’opera mediante la fotoriproduzione di parte dei documenti trattati. I registri, in seguito meglio descritti, il cui restauro era previsto nei due progetti in questione, non risultavano danneggiati dall’umidità, ovvero da attacchi di micro o macrorganismi, né riportavano la testimonianza di gravi danni. I deterioramenti riscontrati sulla documentazione in commento erano di altra natura: in effetti erano stati cagionati soprattutto dall’uomo in occasione dell’esecuzione delle attività di prelievo, consultazione e ricollocazione del materiale. Se si esaminano i progetti relativi agli interventi effettuati su tali documenti è agevole accorgersi che, oltre all’ordinario lavaggio e deacidificazione delle carte, intervento che in ogni modo contribuisce a una migliore conservazione, l’attenzione è stata principalmente rivolta alla ricostruzione delle legature, le quali presentavano cuciture spezzate, nonché coperte strappate o lacunose. Minimo è stato il lavoro di reintegrazione dei singoli fogli. L’art. 34 del D. Lgs. n. 490 del 19998 definiva il restauro quale «intervento diretto sulla cosa volto a mantenerne l’integrità materiale e ad assicurare la conservazione e la protezione dei suoi valori culturali […]». La pedissequa opera di rielaborazione dottrinale ha condotto a una concezione del restauro quale intervento da attuare in modo non invasivo, progettato con l’intento di riconoscere al manufatto un valore culturale insostituibile, quale testimonianza storica, traccia delle pratiche artigianali del passato. È, pertanto, di rigore l’intento di provocare la minima alterazione possibile sulla speciale combinazione di elementi originali ed elementi successivamente acquisiti, dai quali è possibile desumere informazioni concernenti la struttura del testo, i materiali, le tecniche, le modalità d’uso. Preziose testimonianze che schiudono piccoli scorci sulla realtà fattuale dei tempi che furono, consentendoci di comprendere la specifica dimensione storica e sociale di epoche ormai trascorse. La compiuta coscienza della natura e delle intrinseche finalità dell’opera di restauro ha condotto alla progettazione di tecniche di intervento che consentono di evitare, per lo più, la disarticolazione delle opere, optando per il consolidamento limitato alle componenti danneggiate, al fine di contrastare la consunzione e il degrado causato dallo scorrere del tempo. Dette modalità operative 46
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Esempi di legature di riuso distaccate da registri dell’Archivio. L’intervento di restauro ha compreso legature di riuso, in precedenza distaccate dai registri originari e conservate a parte. Sui singoli pezzi restaurati è riportata a matita la segnatura dei registri di riferimento. ASUPG, miscellanea di pergamene.
sono alla base degli interventi di recupero realizzati sui singoli pezzi degli archivi universitari: in particolare tutte le coperte, ove possibile, sono state reintegrate e reinserite; le cuciture spezzate sono state ricostruite secondo i canoni originali; ogni elemento costitutivo recuperato é stato reinserito nei registri. L’attenzione rivolta alla cura di simili fondi archivistici è sempre stata notevole e, in virtù dei recenti progetti di valorizzazione, è certamente aumentata negli ultimi tempi. Per tale motivo, la Soprintendenza ha valutato l’opportunità di completare la verifica dei manufatti da recuperare, predisponendo nuovi progetti e sottoponendoli all’attenzione del ministero per i Beni e le Attività Culturali, nonché del commissario delegato per i beni culturali colpiti dal sisma del 1997, per il necessario finanziamento. Grazie alla L. n. 109 del 19949, nella versione originaria e nelle successive modificazioni e integrazioni, la quale ha ricompreso nell’alveo dei lavori pubblici l’attività di restauro archivistico, le nuove tecniche di progettazione, più accurate e complesse, sono mirate all’individuazione, in seguito a un attento esame visivo, delle caratteristiche peculiari del singolo pezzo, delle carenze, degli opportuni interventi di recupero, nonché dei prodotti più adeguati allo scopo. Avvalendosi dei suddetti strumenti, nel corso dell’anno 2002 è stato realizzato il secondo importante intervento, che ha riguardato documentazione pergamenacea di particolare pregio. Il nucleo antico dell’archivio storico dell’Università degli Studi di Perugia sul quale si è intervenuto, circa 70 ml. di documentazione datata a partire dal quattordicesimo secolo, può certamente essere annoverato tra i più significativi archivi universitari italiani; è conservato nella sala del Senato accademico presso la sede centrale dell’Università, su scaffalature lignee, complete di grate, poste ad arredo lungo le pareti laterali della sala stessa. Grazie alla legge n. 61 del 199810 è stato possibile intervenire sulla documentazione dell’archivio storico dell’Università degli Studi di Perugia e del fondo aggregato Collegio Pio della Sapienza, con la predisposizione di un progetto di restauro concernente: 45 pezzi del fondo diplomatico, 6 registri pergamenacei di particolare pregio dei secoli XIII-XVI – trattasi dei registri delle Matricole dell’archivio degli studenti dell’Università – statuti, atti dei superiori, congregazioni e diplomatico dall’archivio del Collegio Pio. Tutta la documentazione pergamenacea è di significativo valore artistico e grande interesse storico: trattasi complessivamente di 344 carte, 22 diplomi e 23 perCapitolo 3 Il volto nuovo del passato
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Nei registri i deterioramenti più significativi sono stati riscontrati sulle coperte, di diversa fattura, in pelle o legno, le quali presentavano cuciture spezzate, strappi e lacune; le carte interne invece non risultavano particolarmente danneggiate
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gamene recuperate da antiche legature. L’intervento ha richiesto notevole accuratezza nell’analisi preventiva, stante la necessità di discernere l’opera di recupero, limitandola alle sole esigenze di conservazione. Nei registri i deterioramenti più significativi sono stati riscontrati sulle coperte, di diversa fattura, in pelle o legno, le quali presentavano cuciture spezzate, strappi e lacune; le carte interne invece non risultavano particolarmente danneggiate, ma la difficoltà di intervento su questo materiale era data dalla ricchezza di ornamenti e fregi contraddistinti da pigmenti di vario colore. I 22 documenti del fondo diplomatico, conservati in un contenitore di cartone, erano induriti, piegati e ondulati. Essendo tali le condizioni di conservazione si è dovuto necessariamente provvedere a un adeguato lavoro di pulizia, ammorbidimento, spianamento e ricondizionamento in idonei contenitori. Ottenuti i finanziamenti dall’ufficio del Commissario delegato per i beni culturali, il servizio conservazione della Soprintendenza archivistica per l’Umbria ha avviato i procedimenti per l’individuazione della ditta restauratrice, con conseguente assegnazione dell’incarico alla Sam Restauro di Roma. I lavori sono stati realizzati con la direzione di Cecilia Prosperi, responsabile del restauro del Centro di Fotoriproduzione Legatoria Restauro degli Archivi di Stato. Al controllo finale, nel marzo 2003, è stato certificato che il restauro dei volumi e delle pergamene è stato correttamente eseguito dalla ditta Sam Restauro di Roma. L’impresa ha osservato le prescrizioni contrattuali e le disposizioni impartite dal direttore dei lavori. Tutta la documentazione è stata successivamente riconsegnata all’Università degli Studi di Perugia ed è fruibile presso la sala del Senato accademico. Nel corso dell’anno successivo, l’opera di restauro è proseguita grazie al finanziamento concesso dal ministero per i Beni e le Attività Culturali, sulla base di un nuovo progetto, concernente la documentazione dei medesimi fondi archivistici, tutta su supporto cartaceo. Le serie da cui è stato selezionato il materiale sono le seguenti: atti dei superiori, acta doctoratuum e statuti, inoltre un “Registro della Mercanzia” degli anni 1379-138411. I singoli registri presentavano carte relativamente danneggiate, segnate dalla trasmigrazione o dall’acidità degli inchiostri, piccoli strappi o consunzioni; le cuciture erano quasi tutte integre, ma le coperte gravemente lesionate, lacunose e spesso distaccate. 1308/2008 700 anni di università di perugia • 700 anni di tradizione e innovazione
Il recupero del patrimonio archivistico antico dell’Università si è concluso nel 2003 e, per meglio garantirne la conservazione, gran parte dell’assegnazione ministeriale è stata impiegata per l’opera di fotoriproduzione dei pezzi restaurati di più frequente consultazione
Gli interventi pianificati si sono rivolti precipuamente al restauro e al reintegro delle coperte, in modo da garantire una migliore protezione delle carte ivi contenute. Fa eccezione il pezzo Registro della Mercanzia, che presentava una coperta in pergamena floscia seriamente compromessa da strappi e lacune, seppure caratterizzata da ancoraggi integri. Con riferimento a questo pezzo, stante la necessità di preservare gli elementi integri (ancoraggi), si è opportunamente realizzato un contenitore di cartone da conservazione, al fine di garantire la necessaria protezione alle carte che la coperta lesionata non poteva più offrire. Nella fase di preparazione degli interventi di restauro, la ditta incaricata ha convenientemente effettuato un attento esame della solubilità degli inchiostri, per testare la soluzione chimica con cui, successivamente, si è provveduto a effettuare gli interventi di pulizia a umido. Di questi interventi è stata effettuata anche una attenta documentazione fotografica. Il recupero del patrimonio archivistico antico dell’Università si è concluso nel 2003 e, per meglio garantirne la conservazione, escludendo a tal fine i pezzi dalla consultazione diretta e dal conseguente pericolo di usura, gran parte dell’assegnazione ministeriale è stata impiegata per l’opera di fotoriproduzione dei pezzi restaurati. La tecnica di fotoriproduzione è stata realizzata mediante ripresa digitale, per ottenere un’efficace resa delle immagini e dei colori di cui i documenti originali sono particolarmente ricchi, nonché la conseguente tecnica di compressione su supporto cd in doppia copia, una delle quali è stata consegnata all’Università. La fotoriproduzione, anche in considerazione della somma disponibile, non ha potuto ricomprendere tutti i pezzi restaurati, ma, allo stato attuale, ci si è fermati a quelli di particolare pregio o di più frequente consultazione. Considerato che i registri pergamenacei restaurati nel 2002 sono documenti ricchi di stemmi miniati relativi alle famiglie degli studenti universitari, si è optato per la tecnica digitale a colori, per offrire al ricercatore una migliore riproduzione delle miniature. Il progetto ha preso in considerazione quattro registri del Collegio Pio, del Collegio dei dottori, serie Collegi e Matricole compresi negli anni 1420-1635; 21 diplomi relativi al periodo 1237-1697; 23 pergamene recuperate da antiche legature. Sono state previste le seguenti operazioni: l’acquisizione con macchina digitale mediante foto singole per ottenere una ottimale risoluzione, in formato TIFF in “forma nativa” e riduzione in JPEG della massima qualità; realizzazione di distinte cartelle per Capitolo 3 Il volto nuovo del passato
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In occasione della mostra documentaria “Doctores Excellentissimi. Giuristi, medici, filosofi, teologi dell’Università di Perugia (secoli XIV-XIX)”, l’esposizione di alcuni pezzi restaurati ha offerto l’opportunità di testimoniare il recupero realizzato
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Stato conservativo dei pezzi prima del restauro. L’intervento è stato principalmente rivolto alle legature che si presentavano con cuciture spezzate, strappi e lacune. ASUPG, Matricole dei dottori.
ogni singolo registro; compressione e masterizzazione degli scatti, in doppia copia, su cd-rom. Sono state invitate cinque ditte ed è risultata migliore offerente la ditta Ars Color di Perugia. In occasione della mostra documentaria Doctores Excellentissimi. Giuristi, medici, filosofi, teologi dell’Università di Perugia (secoli XIV-XIX), tenutasi a Perugia presso la sala Lippi della Banca dell’Umbria dal 20 maggio al 15 giugno 2003, organizzata nell’ambito dei festeggiamenti per il settimo Centenario dell’Università perugina, l’esposizione di alcuni pezzi restaurati ha offerto l’opportunità di testimoniare il recupero realizzato. Come sopra esposto, lo stato conservativo generale del Fondo antico non presentava un imminente rischio, la criticità più accentuata è stata riscontrata in una parte della documentazione afferente l’archivio di deposito dell’Università. Il danneggiamento della documentazione risultava cagionato da condizioni termo-igrometriche alterate. A causa della rottura di una tubatura, dovuta ai danni causati dal recente terremoto, in un ambiente con una aerazione limitata e mancato controllo di igiene, si era sviluppato su circa 6mila pezzi archivistici un forte attacco micotico. In collaborazione con l’amministrazione dell’Università, che ha individuato un nuovo deposito, in località Casalina, ottenuto il necessario finanziamento dal commissario delegato per i beni culturali danneggiati dal terremoto, la Soprintendenza, durante il mese di settembre 2002, ha, con urgenza, provveduto al trasferimento delle suddette carte. I pezzi sono stati disposti adeguatamente distanziati sui nuovi scaffali, in modo che potessero essere sufficientemente ventilati. Le carte sono state lasciate ad asciugare fino al successivo mese di novembre, quando, riscontrato il recupero dei giusti valori di umidità, è stato possibile avviare un attento e accurato intervento di spolveratura, avvalendosi del tavolo aspirante, di apparecchiature di aspirazione a basso voltaggio e di pennelli morbidi, ottenendo in tal modo il distacco delle spore dalle coperte dei registri, e, conseguentemente, il risanamento di tutto il materiale, che in epoca successiva era destinato, ad essere oggetto di un intervento di riordinamento. Tale lavoro è stato affidato a una ditta qualificata, la Roma Nord di Roma, la quale, oltre alla fase di spolveratura, ha controllato lo stato di conservazione delle vecchie buste contenenti il carteggio, e ha altresì provveduto alla sostituzione di quelle eccessivamente danneggiate per poter garantire la necessaria protezione. Per completezza d’informazione nel quadro degli interventi realizzati in materia di conservazione Capitolo 3 Il volto nuovo del passato
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Gli interventi sopra elencati costituiscono la testimonianza di venti anni di proficua collaborazione tra la Soprintendenza archivistica e l’Università, vissuti nella ricerca in un’ipotesi conservativa costantemente migliorata, tendente alla tutela del passato e del presente sempre volta al futuro
archivistica, appare doveroso un breve cenno a tre interventi realizzati su documentazione di provenienza diversa, pur sempre attinenti all’area universitaria. Sono due interventi su libri liturgici conservati presso l’archivio dell’Abbazia di San Pietro, oggi di pertinenza della Fondazione per l’Istruzione Agraria12, e un terzo, quello per l’incunabolo Inv. 15755 N. F. della biblioteca dell’Università. Parlare di quest’ultimo intervento è di particolare soddisfazione; si tratta di un volume cartaceo con coperta dal dorso in pelle e assi in legno e con la controguardia posteriore in pergamena, quest’ultima tratta da un antico manoscritto italiano del Trecento. Altri frammenti in pergamena si trovano adesi sulla piegatura dei bifogli esterni o come vele all’interno di alcuni fascicoli. L’incunabolo si presentava in buono stato di conservazione, ma aveva danneggiati il dorso in pelle, i capitelli, le chiusure sul taglio anteriore della coperta, la cucitura che era allentata. Era opportuno intervenire bloccando i processi di degrado in atto, per restituire le funzioni d’uso e garantire quanto più a lungo possibile la trasmissibilità. Con l’occasione si è provveduto al recupero della leggibilità dell’importante documento pergamenaceo, risultato poi di particolare interesse per gli studiosi. Gli interventi sopra elencati costituiscono la testimonianza di venti anni di proficua collaborazione tra la Soprintendenza archivistica e l’Università, vissuti nella ricerca in un’ipotesi conservativa costantemente migliorata, tendente a quella tutela del passato e del presente sempre volta al futuro. [R.M.]
1 Si fa presente che nel 1994 il lavoro di Scalvanti era l’unico strumento di corredo dell’archivio; si veda Elio Lodolini, La memoria delle “Sapienze”. Normativa e organizzazione degli archivi universitari, in La storia delle università italiane. Archivi, fonti, indirizzi di ricerca. Atti del convegno Padova 27-29 novembre 1994, a cura di L. Sitran Rea, Trieste, Lint, 1996 (Contributi alla storia dell’Università di Padova, 30), pp. 3-55 2 Per il Progetto “Studium 2000” si veda
Giovanni Pesiri, “Studium 2000”: per una
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politica di salvaguardia degli archivi “storici” delle Università italiane in Titulus 97. Atti della 1a conferenza organizzativa degli archivi delle Università italiane, Padova 22-23 ottobre 1998, Padova, CLUEP, 1999, pp. 275-282; inoltre Giovanna Giubbini, Primi risultati del progetto “Studium 2000” sull’archivio storico dell’Università degli Studi di Perugia, in Thesis 99. Atti della 2a conferenza organizzativa degli archivi delle Università italiane, Padova 11-12 novembre 1999, Padova, CLUEP, 2001, pp. 137-155; si
può consultare http://www.archivi.beniculturali.it/servizioII/progetti/studium/progStudium_pagina0_2.html; ed anche http:// www.unipd.it/archivio/progetti/studium/ 3 Per una descrizione dell’archivio si veda anche Laura Marconi, Maria Alessandra Fratoni Panzanelli, L’Università scopre le sue carte I lavori di riordinamento dell’archivio storico dell’Università degli Studi di Perugia in “Bollettino della Deputazione di Storia patria per l’Umbria”, XCVII (2001), pp. 459484.
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Si ricorda la prima mostra realizzata nel maggio 2003 per valorizzare la documentazione di particolare pregio storico-artistico prodotta dai tre collegi professionali, precisamente dei giuristi, teologi, e dei medici e filosofi, che hanno contribuito alla creazione dello Studio: si veda Doctores excellentissimi. Giuristi, medici, filosofi e teologi dell’Università di Perugia (secc. XIV-XIX). Mostra documentaria, catalogo a cura di Carla Frova, Giovanna Giubbini, Maria Alessandra. Panzanelli Fratoni, Città di Castello (Pg), Edimond, 2003. 5 Il fondo archivistico del Collegio Pio della
Sapienza di Perugia. Inventario, a cura di Laura Marconi, Daniela Mori, Maria Alessandra Panzanelli Fratoni, coordinamento scientifico Giovanna Giubbini, Soprintendenza archivistica per l’Umbria, Perugia, 2005 (Scaffali senza polvere, 10). 6 Si consulti http://www.archivi.benicul-
turali.it/patrdoc-siusa.html; inoltre Archivi dell’Umbria. Guida generale, a cura di Rossella Santolamazza, prefazione di Attilio Bartoli Langeli, [Perugia], Regione Umbria, Deputazione di storia patria per l’Umbria, 2008, (Archivi e documenti della storia dell’Umbria. Guide e inventari, 1) 7 Si tratta della “Conversione in legge, con
modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 1987, recante interventi urgenti di adeguamento strutturale e funzionale di immobili destinati a musei, archivi e biblioteche e provvedimenti urgenti a sostegno delle attività culturali”. 8 Oggi sostituito dall’art. 24 p.4 del d.lgs
n. 42 del 2004 che recita «Per restauro si intende l’intervento diretto sul bene attra-
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verso un complesso d’operazioni finalizzate all’integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali. Nell’ambito dei beni immobili…». 9 Legge 11 febbraio 1994 n. 109 La nuova legge quadro in materia di lavori pubblici – (abrogata dall’articolo 256 del decreto legislativo n. 163 del 2006). 10 Conversione in legge con modificazioni
del decreto legge 30 gennaio 1998 n. 6. Testo coordinato del decreto-legge 12 ottobre 2000 n. 365 recante “Interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato e in materia di protezione civile, nonché a favore di zone colpite da calamità naturali”. (G.U. n. 075 del 31/03/1998).
a legature monastiche dei pezzi che erano abbellite di lamine, borchie e cantonali, risultavano distaccate e con le cuciture spezzate. Nel corso del restauro realizzato nell’anno 1996 sono state rigorosamente ricostruite nelle loro parti mancanti; l’intervento ha compreso 5 libri corali, 7 libri economici e 3 tomi delle famiglie perugine. Il restauro è stato eseguito proprio dalla ditta che operava all’interno del complesso di San Pietro e che aveva ereditato l’opera dei monaci benedettini. Già in precedenza, nel 1995, la ditta aveva avviato il recupero, sotto il controllo della Soprintendenza, operando su un solo libro corale, in virtù della sovvenzione offerta dall’Archeoclub di Perugia.
11 L’elenco completo e dettagliato dei pezzi
scelti è conservato agli atti della Soprintendenza Archivistica per l’Umbria. 12 Di particolare pregio risulta il restauro della documentazione dell’archivio dell’Abbazia di San Pietro di pertinenza della Fondazione per l’Istruzione Agraria. Tale documentazione, dagli anni 1002-1890, concerne la storia economica dell’Umbria del tardo Medio Evo ed è oggetto di frequente consultazione ad opera di molti ricercatori. Nello stesso deposito, insieme all’archivio, sono conservati 24 libri corali. Si presentano sotto forma di libri pergamenacei di grandi dimensioni e notevole interesse artistico per le pregevoli pagine, ricche di miniature e capilettere ornati. I libri liturgici non presentavano particolari danni alle pergamene che erano morbide e ben spianate o alle miniature che non davano cenno di distacchi, ma, come sempre
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L’università per il dialogo
DA CLEMENTE V AL CENTRO STUDI SULLE RADICI EBRAICO-CRISTIANE Mons. Giuseppe Chiaretti Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve 1996-2009
Nella foto alla pagina seguente: S. Ercolano, patrono dell’Ateneo, raffigurato nel gonfalone.
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«Una decisione significativa e opportuna». Così l’ha definita papa Benedetto XVI nel suo messaggio di saluto del 12 maggio 2008 al Magnifico Rettore dell’Università degli Studi Francesco Bistoni, nel settimo anniversario della fondazione dello Studium generale di Perugia ad opera di papa Clemente V. Si tratta della decisione presa dalle autorità accademiche di dar vita, come istituzione culturale significativa a ricordo del settimo centenario di vita, ad un Centro studi sulle radici ebraico-cristiane della civiltà europea con sede in Assisi. «Decisione significativa e opportuna», la definisce papa Benedetto XVI, sia per la qualità culturale della scelta che impone l’esame dei punti nodali d’una civiltà, sia per gli interlocutori che possono avvalersi di queste analisi e portare il loro contributo. Il riferimento è ai tanti stranieri presenti ogni anno a Perugia sia come studenti della lingua e della cultura italiana nelle due università, sia come partecipi alle iniziative di pace elaborate a Perugia “città per la pace”, sia come turisti in cerca di riposo spirituale e di cultura. Di questo “europeismo” Perugia è città quanto mai esperta, disse Giovanni Paolo II nella sua visita all’Università di Perugia, ricordando «l’antica tradizione di ospitalità nei confronti di studiosi e studenti provenienti da tutti i Paesi europei, fin dai suoi secoli passati, tanto che una chiesa (S. Maria Nuova) e un cimitero erano particolarmente destinati agli stranieri. Perugia perciò, a ragion veduta, può essere detta e sentirsi chiamata a svolgere il ruolo esemplare di “città per il dialogo”, in particolar modo attraverso la sua Università che si può qualificare come “università per il dialogo”, realizzando un proficuo scambio con l’Università Italiana per gli Stranieri, frequentata ogni anno da migliaia di giovani provenienti da tutti i continenti». Una scelta come quella del Centro studi sulle radici ebraico-cristiane della civiltà europea è perciò pienamente conseguente alla sua storia e consentanea con la riflessione fatta da Giovanni Paolo II nel 1986, quando si faceva ancora fatica a parlare di Europa unita e a riconoscere chiaramente le sue radici ebraico-cristiane. Il Papa non giocò alcuna enfasi localistica ricordando il ruolo avuto dai grandi maestri di diritto dell’Università perugina, a cominciare dal princeps Bartolo da Sassoferrato, che seppe trasferire i grandi princìpi del diritto romano nella tessitura giuridica della nuova società. È in questo filone culturale, quindi, che si colloca l’intuizione del Magnifico Rettore e dei suoi collaboratori nell’affrontare con serietà critica questo problema, che è anche sociale e 1308/2008 700 anni di università di perugia • 700 anni di tradizione e innovazione
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San Gerolamo e San Gregorio Magno, (particolari), affrescati da Vincenzo Monotti nella Sala del Dottorato, Palazzo Murena.
Perugia perciò, a ragion veduta, può essere detta e sentirsi chiamata a svolgere il ruolo esemplare di “città per il dialogo”, in particolar modo attraverso la sua università che si può qualificare come “università per il dialogo”
politico. Il quale problema, peraltro, non può essere compreso appieno se non si tiene conto anche dell’apporto di due grandi umbri, generatori di santità e di civiltà: Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi. Non indugio a descrivere il loro apporto alla civiltà europea tanto è evidente e documentato in opere ponderose; un apporto che comincia dalla Regola di Benedetto da Norcia, che è indicazione di un preciso stile di vita nel quale niente deve essere anteposto a Cristo; e dal monastero, luogo di approdo per l’ospite accolto tamquam Christus, ma anche una micro città armoniosa o, volendo usare una metafora moderna, una “Sylicon Valley” piena di invenzioni per il lavoro. Già la novità è in quel motto identificativo benedettino: Ora et labora, dove il lavoro manuale, che prima di allora era riservato agli schiavi, ora è per tutti un elemento dignificante, qualificabile spiritualmente come la stessa preghiera. Non vorrei sembrare irriverente, ma mi ha sempre incuriosito un libriccino divulgativo di Lèo Moulin, Le vie quotidienne des Religieux au Moyen Age, Hachette, 1978, che nella introduzione dell’edizione italiana confessa: «Ciò che mi ha affascinato, dal principio, è la longevità – più di 15 secoli! – dell’Ordine benedettino, la più antica, dopo la Chiesa stessa, delle istituzioni europee. E di aver osservato che il documento – la Charta Caritatis – che fonda la più antica delle istituzioni sovra europee, il Capitolo generale di Citeaux, precede di un secolo esattamente la Magna Charta d’Inghilterra, precursore molto lontano del parlamentarismo europeo. E di aver constatato, osservato, il ruolo economico, sociale, scientifico, culturale, senza dimenticare, certo, il religioso, che i religiosi non hanno mai cessato di giocare, durante i secoli, dalla Scozia alla Sicilia, dalla Vistola al Guadalquivir, sicchè possono essere giustamente chiamati, come San Benedetto stesso, “i Padri dell’Europa”». E nell’introduzione ripete: «Si tratta di un centinaio – almeno – di gruppi e di movimenti religiosi che hanno saldamente operato, per secoli, su un territorio estendentesi dalla Scozia alla Siria, dal nord della Norvegia al sud della Spagna, dall’Irlanda agli Stati Baltici. In breve: su tutta l’Europa. E questo non è poco». Se pensiamo poi che è toccato alla Chiesa e, in particolare, ai monaci, fronteggiare la grave crisi dell’Impero Romano, ormai svuotato della sua forza e dei suoi valori anche culturali, al tempo delle grandi invasioni dei cosiddetti “barbari” dell’Est (secoli V-VI), ci rendiamo conto, verificandosi an56
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L’arcivescovo di Perugia Giuseppe Chiaretti entra in Rettorato in occasione di un’inaugurazione di anno accademico: al suo fianco monsignor Elio Bromuri, Cappellano dell’Università e responsabile della Pastorale Universitaria. L’interno della chiesa dell’Università, durante la celebrazione della messa che precede l’inaugurazione dell’anno accademico.
che oggi i vichiani corsi e ricorsi storici, quanto sia stata importante quella presenza umanizzatrice e civilizzatrice, che fonda, tra l’altro, l’etica del lavoro. Sei secoli più tardi un altro grande umbro comparve sulla scena europea, al tempo della incipiente civiltà comunale piuttosto ferrigna e bellicosa, con altra schiera di frati: Francesco d’Assisi, nato ricco e fattosi povero per scelta, perché sull’esempio di Cristo volle essere vicino agli ultimi, ai più poveri, alla gente di poco valore, chiamandoli “fratelli” e “sorelle” e annunciando ovunque la pace: anche ai crociati, anche ai musulmani, anche ai “lupi” potenti e prepotenti. Fece pace anche con la natura, diventata singolare motivo di lode al Creatore: «Altissimu, onnipotente, bon Signore/ tue sò le laude, la gloria e l’onore et onne benedictione./ Ad te solo, Altissimo, se konfano/, et nullo homo ene dignu Te mentovare». I suoi frati, che si ritrovavano nei “conventi” aperti a tutti, corsero mari e deserti per evangelizzare i poveri. Un conterraneo di frate Francesco, e cioè frate Giovanni da Pian del Carpine (Perugia), giunse fino alla lontana Mongolia per portare al Gran Khan lettere di amicizia e di pace da parte del papa dei cristiani. Quando a metà secolo quindicesimo l’insipienza delle guerre intestine che succhiavano grandi somme di denaro portò la povera gente alla fame, fu nel cuore del francescanesimo che si inventò il prestito senza interesse con i “monti di pietà o di carità o dei poveri” e i “monti frumentari” (Perugia 1462). E l’Italia scampò dal dramma dell’usura. Papa Benedetto XVI, nella sua lettera enciclica Caritas in veritate sullo sviluppo umano integrale nella carità e nella verità (29 giugno 2009), ha ricordato, quale possibile mezzo per superare la grave crisi economica attuale dovuta all’ingordigia e alla disonestà degli speculatori finanziari, anche l’esperienza della micro finanza: «Essa affonda le proprie radici nella riflessione e nelle opere degli umanisti civili – penso soprattutto alla nascita dei Monti di Pietà –; va rafforzata e messa a punto, soprattutto in questi momenti, in cui i problemi finanziari possono diventare drammatici per molti segmenti più vulnerabili della popolazione, che vanno tutelati dai rischi di usura e dalla disperazione» (n.65). Fa piacere segnalare, a commento di questi cenni riassuntivi, un recente contributo di Luigino Bruni e Alessandra Smerilli: Benedetta Economia. Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi nella storia economica europea, con prefazione di Stefano Zamagni (Città Nuova, ideEconomia 2008, Capitolo 3 Il volto nuovo del passato
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Il Centro studi sulle radici ebraico-cristane della civiltà europea ben si colloca perciò nel cuore dell’Umbria dotta e ospitale e ne può allargare gli orizzonti sulla linea della pace nella giustizia e nella libertà
pp.118). Il prefatore si chiede: «Che fare per consentire che il mercato possa tornare ad essere, come lo fu nella stagione – purtroppo breve – dell’umanesimo civile, strumento di civilizzazione e di progresso, ad un tempo, morale ed economico?». È ovvio che in un tempo di mondializzazione il problema s’è fatto più acuto e difficile, ma bisogna pur porsi l’interrogativo per aprire anche oggi il discorso sulla gratuità, che è stato in passato un valore tipicamente cristiano, ma deve diventare oggi un valore “laico”, di cui l’umanità ha una sete infinita. Il libro si conclude con una parola profetica di David Maria Turoldo, che mi piace trascrivere: Manda Signore ancora profeti! … Ora invece la terra si fa sempre più orrenda: il tempo è malato i fanciulli non giocano più le ragazze non hanno più occhi che splendono a sera. E anche gli amori non si cantano più, le speranze non hanno più voce, i morti doppiamente morti
al freddo di queste liturgie: ognuno torna alla sua casa sempre più solo. Tempo è di tornare poveri per ritrovare il sapore del pane, per reggere alla luce del sole per varcare sereni la notte e cantare la sete della cerva. E la gente, l’umile gente, abbia ancora chi l’ascolta, e trovino udienza le preghiere. E non chiedere nulla.
Che gli uomini e le donne del nostro tempo siano capaci di riconoscere i nuovi “Francesco” e i nuovi “Benedetto”, di stimarli e di valorizzarli: ne va della qualità della vita nella nostra società globale. E forse della sua stessa sopravvivenza. Il Centro studi sulle radici ebraico-cristane della civiltà europea ben si colloca perciò nel cuore dell’Umbria dotta e ospitale e ne può allargare gli orizzonti sulla linea della pace nella giustizia e nella libertà. Dove mancano giustizia e libertà, infatti, non può esservi pace, né può essere pace 58
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Il Collegio della Sapienza Vecchia, dotato di terreni e case, fondato dal cardinale Niccolò Capocci nel XIV secolo per ospitare gli studenti stranieri (oggi sede del Collegio ONAOSI).
dove manca il pane quotidiano. Benedetto e Francesco sono stati due profeti di società e di culture diverse dalle consuete. Occorrono oggi altri profeti, magari “collettivi”, anche dell’economia, del lavoro, della pace. Urge infatti realizzare quella “fraternità” di cui parlavano gli illuministi dei secoli passati, ignorando che per la fraternità non basta il solo lume della ragione, il quale, visti i tragici risultati calcolati a milioni e milioni di morti, non è bastato, a dire il vero, neppure per la libertà e l’eguaglianza. Per essere fratelli, infatti, occorre prima riconoscere e rispettare un padre. Si tratta di cominciare a dar vita quindi, a quella “civiltà dell’amore”, di cui parlò con forza Paolo VI: e per questo non occorrono guerre, né giochi in borsa, né truffe di ogni genere. Occorre invece umiltà, cultura, responsabilità, ricollocando al centro della Storia l’uomo e la donna, ogni uomo e ogni donna, nella loro dignità e nel loro destino. Sia consentito riprendere l’argomento che proposi nella celebrazione ufficiale del settimo Centenario della nascita dell’Università di Perugia, avvenuto nella platea magna dell’antica Perusia, prima e antica sede dell’Università a ridosso della chiesa cattedrale, l’8 settembre 2008. Settecento anni fa, l’8 settembre 1308, papa Clemente V firmava il breve Super specula, documento fondativo dello Studium generale di Perugia, perché, «col favore di Dio, dalla città escano uomini dotti che rifulgano in tutto il mondo come lumi del firmamento e, destinati a durare in eterno come stelle, valgano a guidare molti sulla via della giustizia». Cominciava così nel nome di Dio il grande cammino ascensionale della cultura umbra, impegnata su più fronti. Altri papi intervennero per concedere la facultas doctorandi, come a Bologna, Padova, Napoli, Roma: Giovanni XXII nel 1318 per il dottorato utriusque iuris, e nel 1321 per il dottorato in medicina e nelle arti liberali. La proclamazione a “dottore”, ad opera del vescovo pro tempore come cancelliere dello Studium, si faceva nella cattedrale di San Lorenzo. C’è ancora nel chiostro dei canonici la Sala del Dottorato. Anche con il rilancio dell’Università ad opera dell’imperatore Carlo IV dopo la terribile peste del 1348, il governo e la direzione dello Studium, pur essendo di competenza del Comune, rimasero nel palazzo delle Canoniche, e le ore di lezione erano scandite dai rintocchi della campana di San Lorenzo. È anche in quel torno di tempo – gli storici parlano del 21 gennaio 1360 – che il cardinale Niccolò Capocci di Roma, che da giovane aveva studiato diritto a Perugia, volle l’erezione della Sapienza Capitolo 3 Il volto nuovo del passato
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Medaglia commemorativa della ricorrenza (1957) del sesto centenario della morte di Bartolo da Sassoferrato, il grande giurista che fu lettore a Perugia per circa quattordici anni, portando al massimo la fama dello Studium.
Occorrono oggi altri profeti, magari “collettivi”, anche dell’economia, del lavoro, della pace. Urge infatti realizzare quella “fraternità” di cui parlavano gli illuministi dei secoli passati, ignorando che per la fraternità non basta il solo lume della ragione
Vecchia, il grande collegio dotato di case e terreni per ospitarvi gli studenti, e il 20 settembre 1362 ne dettò le sagge Costituzioni. Mi è caro ricordare ancora una volta una pagina gloriosa per la nostra città, la visita di Giovanni Paolo II il 26 ottobre 1986, diretto ad Assisi per la memorabile Giornata di preghiera per la pace con tutte le religioni del mondo: quel giorno le armi tacquero. Fu accolto in questa piazza da un tripudio di giovani, ripetendo incantato: «Mi piace stare qui, mi piace molto. Parla il genio umano. Parla il genio italiano. Parla il genio cristiano. Parlano i secoli». Quel giorno il papa ebbe modo di far visita anche all’Università degli Studi, rivolgendo alle autorità accademiche a agli studenti un nobile discorso sui rapporti tra verità e fede, a partire dall’interrogativo di Sant’Agostino, «Che cosa desidera l’uomo più fortemente che la verità?». Citò anche il grande maestro del diritto Bartolo da Sassoferrato, che soleva chiamarsi “fidelis christianus et Sedis Apostolicae servus fidelis”. A quell’intervento e al documento fondativo s’è ispirato papa Benedetto XVI nell’inviare un cortese saluto ed augurio per l’attuale centenario, ricordando le radici cristiane della nostra cultura europea. Dire diversamente, infatti, è fare oltraggio alla verità storica. Visto che mi trovo qui a riproporre in certo modo la figura di Bertrand de Got (Clemente V), sia consentito invitarvi a un pensiero di gratitudine a Dio, dal quale prende il via il nostro essere e la nostra inalienabile dignità. Vorrei corroborare questa mia richiesta con le parole celeberrime d’un poeta moderno ben noto a Perugia, Giosuè Carducci, il quale, chiamato, il 30 ottobre 1894 ad inaugurare il Palazzo del Governo a San Marino, così arringò la folla parlando della libertà: «Dio volle e vuole che San Marino rimanga memoria, testimonianza, ammonizione. Iddio, dissi, o cittadini, perocchè in repubblica buona è ancora lecito non vergognarsi di Dio; anzi da Lui si conviene prendere i cominciamenti e gli auspici, come pure fecero i nostri Maggiori dei Comuni. Superstizione da un lato e orgoglio dall’altro hanno diseducato le genti latine all’idea di Dio, la più alta visione cui si levino i popoli nella forza della loro gioventù; Dio, sole delle menti sublimi e dei cuori ardenti». E sul nome del Dio cristiano e cattolico, il Dio di Dante che lo svela «col più alto dei canti umani», Carducci concluse: «Ove e quando ferma e serena rifulge l’idea divina, ivi e allora le città surgono e fioriscono; ove e quando ella vacilla e si oscura, ivi e allora le città scadono e si guastano. Dio fu col 60
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La fondazione del Centro studi sulle radici ebraico-cristiane della civiltà europea, con sede ad Assisi. Nella foto la firma del protocollo d’intesa fra il Sindaco di Assisi (a sinistra) Gianfranco Ricci e il Rettore Francesco Bistoni.
principio della nostra res publica, o cittadini!». La citazione serviva per introdurre la preghiera con la quale si apre lo Statuto del Comune di Perugia del 1278, l’anno della costruzione della stupenda fontana che troneggia nel cuore della nostra città. «Il popolo di Perugia (il testo dice però universitas perusina) intende cominciare la stesura delle sue leggi nel nome di Dio l’onnipotente: “Onnipotente ed eterno Iddio, concordia del mondo, che doni la pace e fai ogni cosa buona, degnati salvare la nostra città, per la quale chiediamo lo stato florido della milizia e del popolo. Padre misericordioso, fa che i credenti in Cristo possano riconoscere la tua bontà e incamminarsi per la via della luce. La città di Perugia sia a te affidata, tu sei l’unica sorgente di pace del mondo, e sappia riconoscere Te, Signore, e la tua Chiesa”». È con questa preghiera, composta dai nostri antenati trenta anni prima dello Studium, che intendo anch’io salutare la nascita plurisecolare della Universitas Studiorum perusina, di cui sono stato alunno, attingendo idealmente l’acqua lustrale dal maestoso “fonte”, una sorte di popolare battistero che i Pisano eressero nella platea magna trent’anni prima dello Studium, avvertendoci: «Si bene perspicias mira videre potes». E la triade delle Grazie cristianizzanti, fede-speranza-amore, continua ancora a far cantare “sora acqua”. Con il suo incessante chioccolio, pur nel frastuono dei tempi moderni, essa continua per tutti coloro che passano a rivolgere l’invito«aspice jocundum vivere fontes», che annuncia ai mortali la vita e la speranza. E tale sia l’augurio, nel nome di Dio padre di tutti, per la nostra magnifica Università. Capitolo 3 Il volto nuovo del passato
Un’istantanea della tavola rotonda nel giorno della fondazione del Centro Studi: da sinistra, l’on. Pierferdinando Casini, l’Arcivescovo Bruno Forte, il Pro Rettore Antonio Pieretti e l’on. Fausto Bertinotti.
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LA BIBLIOTECA DEL DOTTORATO DALL’OBLIO ALLA RIBALTA Gianfranco Cialini Responsabile Fondo Antico Università degli Studi di Perugia
La Biblioteca del Dottorato, così chiamata in quanto luogo di discussione di tesi di laurea, è uno dei luoghi più preziosi dell’Ateneo, in virtù sia della sua decorazione che del patrimonio librario in essa contenuto. Nell’ambito delle celebrazioni del settimo Centenario dell’Università essa è stata al centro dell’interesse per una serie di importanti scoperte; scoperte che hanno avuto un’eco sia a livello nazionale che internazionale, recando un notevole contributo ai festeggiamenti. Tutto nacque a seguito del terremoto che sconvolse l’Umbria nel 1997. La Biblioteca riportò seri danni sia dal punto di vista strutturale che decorativo. Di conseguenza, da quella fatidica data fu chiusa al pubblico per poterla mettere in sicurezza ed avviare successivamente una campagna di restauro complessivo. Il patrimonio librario fu tolto dalle scaffalature e, da allora fino al termine dei lavori, fu di fatto indisponibile alla consultazione degli studiosi. I lavori hanno interessato l’intera struttura con il rafforzamento del pavimento e l’immissione di tiranti in acciaio nel soffitto; sono stati restaurati i dipinti murali e gli arredi, giungendo al ripristino e all’integrazione dell’originaria finitura cromatica. La riapertura della Biblioteca è avvenuta l’8 maggio 2003 in occasione della quinta Settimana per la Cultura.
Riscoperta e valorizzazione della Biblioteca Nel 2003, ultimati i lavori di ristrutturazione della Biblioteca del Dottorato, si era posto il problema della ricollocazione dei libri negli scaffali. Prima di procedere, è stata ritenuta indispensabile un’opera di depolverizzazione, disinfezione e disinfestazione del materiale librario al fine di eliminare eventuali agenti patogeni e insetti. Non potendosi effettuare tale trattamento in sede, tutto il materiale doveva essere trasferito in un centro specializzato. In mancanza di un elenco dettagliato dei libri, è stato necessario accertarne la consistenza patrimoniale, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, al fine di permetterne il trasferimento. In considerazione del grande valore di questo fondo, si è deciso di effettuare un’accurata ricognizione, mediante la fotografia in digitale dei frontespizi dei volumi (le fotografie sono state oltre diecimila). La metodologia adottata in questa fase di lavoro è stata la seguente: i volumi sono stati controllati uno per uno in base all’etichetta recante la loro collocazione, e, quando questa mancava, per identificarli, è stato effettuato un controllo mediante l’apertura del 62
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volume e la ricerca della collocazione al suo interno, che è stata reperita, nella maggior parte dei casi, nel frontespizio dei libri. Tutte le fotografie sono state inserite in un cd. Di conseguenza si è avuta per la prima volta la prova fotografica della consistenza patrimoniale della Biblioteca del Dottorato, cosa che ha dato la possibilità di trasferire, in tempi abbastanza celeri, il materiale al centro di restauro e, successivamente, di verificarlo al momento della sua riconsegna; la fotografia dell’etichetta concernente la collocazione è stata inoltre utilissima per un’esatta ricollocazione dei libri nella scaffalatura. Così si è potuto ricompattare tutto il materiale librario. La fotografia del frontespizio ha permesso di realizzare un’impronta di catalogo topografico, dove sono riportati oltre all’autore e al titolo dell’opera anche la città di edizione e l’anno di stampa, la materia, nonché il numero di inventario e la provenienza del volume1. Tale lavoro ha permesso di riscontrare la presenza in questa biblioteca di alcune opere di grande valore storico e patrimoniale, non inventariate né catalogate: incunaboli e cinquecentine. Numerose, in particolare, sono le cinquecentine (splendide alcune edizioni dei Cartolari, celebri stampatori perugini di quel secolo)2. Spesso i cataloghi venivano realizzati analizzando i frontespizi dei volumi; la ricognizione effettuata, invece, si è inoltrata fra le pagine dei singoli libri mettendo in evidenza come in molti di essi non fosse contenuta una sola opera, ma un numero ben maggiore. Sono stati scoperti, infatti, parecchi casi in cui i volumi rilegati contenevano ben quattro o cinque opere insieme: una prassi che ha tenuto nascosta la presenza di importanti testi appartenenti alle più diverse discipline. Fino ad oggi, ad esempio, era sconosciuta l’esistenza della revisione dell’opera di Euclide Euclidis Magarensis …op(er)a a Campano interprete fidissimo tralata …Lucas Paciolus …emendavit, curata da Luca Pacioli, il frate matematico (inventore della ragioneria, conterraneo di Piero della Francesca e amico di Leonardo da Vinci) che fu docente presso l’Università di Perugia tra il quindicesimo e il sedicesimo secolo Capitolo 3 Il volto nuovo del passato
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Tale lavoro ha permesso di riscontrare la presenza in questa biblioteca di alcune opere di grande valore storico e patrimoniale, non inventariate né catalogate: incunaboli e cinquecentine
(Venezia, A. Paganinus Paganini, 1509); dell’incunabolo De anathomia Mundini totius corporis humani (Venezia, per Ioannem et Gregorium de Gregorium de Gregoris, 1500); della prima edizione dell’Herbario Nuovo di Castore Durante (Roma, per Iacomo Bericchia et IacomoTerniery, 1585); del De naturali vinorum historia di Andrea Bacci (Roma, ex officina Nicolai Mutis, 1596); del Liber Statutorum Civitatis Castelli (Città di Castello, per magistrum Antonium de Mazochis et Nicolaum et Bartholomeum fratres de Guccii, 1538), che è la prima opera a stampa di questa città. Sono presenti anche le prime edizioni a stampa delle opere dei grandi giuristi Bartolo da Sassoferrato e Baldo degli Ubaldi, docenti presso questo ateneo. Per quanto riguarda la musica, si segnala un incunabolo di Giorgio Valla (1447-1500) pubblicato a Venezia il 30 settembre 1498 da Simone Bevilacqua. L’umanista piacentino fu il primo a studiare gli scritti dei teorici greci attingendo direttamente alle fonti senza passare attraverso la mediazione di Boezio e l’opera in questione contiene (unitamente ad altri testi) l’Harmonicum introductorium di Cleonide nonché l’Ars poetica di Aristotele da lui “interpretati”3. Si è riscontrato che su molti volumi erano impressi dei timbri di proprietà e a volte comparivano firme, annotazioni e fogli manoscritti. La maggior parte dei volumi ha mantenuto la rilegatura originale, mentre altri presentano rilegature ottocentesche. Alcuni raccolgono più opere di diversi autori, magari di uno stesso argomento; altri non contengono opere a stampa, come si sarebbe potuto pensare dal tipo di rilegatura, bensì manoscritti di lezioni universitarie o copie di sentenze di tribunali ecclesiastici. Attraverso lo studio di questi elementi sarà possibile individuare con maggiore precisione l’antica proprietà dei volumi4 e redigere una esaustiva storia della Biblioteca come parte integrante della storia dell’Università di Perugia.
Frammenti musicali Il riordino ha permesso di scoprire, in un incunabolo, la presenza di un prezioso frammento pergamenaceo contenente dei brani musicali, utilizzato come controguardia di un’opera giuridica di papa Clemente V5 – Johannes episcopus servus servorum dei dilectis filiis, magistris doctoribus universis bononiae commorantibus salutem et apostolicam benedictionem – stampata a Roma il 64
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L’operazione di distacco del frammento pergamenaceo contenente i brani musicali.
18 marzo 1473 da due tipografi tedeschi6. È un commentario disposto su due colonne in carattere rotondo con al centro il testo stampato in carattere gotico; rubrica e capilettera sono tracciati a penna con inchiostro rosso e blu alternati. La scoperta è stata possibile grazie anche a una precedente ricerca nel settore della demografia storica, dove ho fatto esperienza diretta con documenti antichi conservati in vari archivi, dall’Archivio Segreto Vaticano agli Archivi di Stato di Roma e Perugia. Sono stato attratto subito dalla pergamena e dal suo contenuto. Mi sono accorto che si trattava di un bifoglio musicale (carte 25 e 36) in parte attaccato alla coperta lignea e in parte inserito nella rilegatura dell’ultimo quinterno; si trattava di musica sacra: un “Sanctus”, un “Agnus Dei” e una parte del “Credo”, quest’ultimo in lingua volgare. Quello che ha incuriosito è stato il fatto che la notazione musicale era simile a quella utilizzata per il canto gregoriano ma su cinque righi e sembrava a più voci, mentre il gregoriano è su quattro righi e a voce sola. Inoltre era presente il nome di un compositore, “Frater Franciscus de Cumis de ordine Predicatorum”, mentre le composizioni del repertorio gregoriano, come è noto, sono anonime. L’interesse maggiore, comunque, è stato suscitato dal “Credo” in volgare, che iniziava, per quello che si poteva vedere, dal “crucifixo” per finire con l’“Amen”. Il testo non era la semplice traduzione del “Credo” originale in latino, ma presentava delle varianti, non prive di una certa liricità, tenuto conto che il testo si sarebbe dovuto adattare al canto e quindi avrebbe avuto una funzione sussidiaria. Dal punto di vista teologico veniva confermato che la Chiesa guidata dallo Spirito Santo è una, santa, cattolica e apostolica, ma vi era aggiunto che è madre dei cristiani («matre de li cristiani»), sia che la mandi il re o l’imperatore («no re te mando ni imperatore»). Le quattro proprietà della Chiesa (una, santa cattolica e apostolica) già sono presenti nel simbolo niceno-costantinopolitano del 381, come pure nella professione di fede di Epifanio, che è uno degli ampliamenti esplicativi del simbolo niceno. Esse si ritrovano anche nella professione di fede proposta nel 1267 da papa Clemente IV all’imperatore romano d’Oriente, Michele Paleologo, e accettata dai suoi inviati nella quarta sessione del secondo Concilio di Lione del 12747. Invece le affermazioni che la Chiesa è madre dei cristiani con l’aggiunta «no re te mando ni imperatore» non risultano Capitolo 3 Il volto nuovo del passato
Il riordino ha permesso di scoprire, in un incunabolo, la presenza di un prezioso frammento pergamenaceo contenente dei brani musicali, utilizzato come controguardia di un’opera giuridica di papa Clemente V
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in nessun altro credo né in latino né in volgare. Questo particolare è molto importante perché, oltre ad avere una valenza teologica, potrebbe acquisire una valenza anche storico-politica. Quest’ultima affermazione fa riferimento a tematiche molto dibattute in un periodo storico che va dalla fine del 1200 a tutto il Trecento, e in particolare durante il papato di Bonifacio VIII (12941303). Il suo pontificato segna una svolta nella storia, una fase di declino della potenza papale che Bonifacio VIII cerca disperatamente di salvaguardare, ed è su questa linea di difesa ad oltranza del primato del potere spirituale sul potere temporale che si colloca la Bolla papale Unam Sanctam promulgata nel Concistoro del 18 novembre 13028. La bolla, redatta quasi certamente da Bonifacio stesso, è il documento classico della “ierocrazia papale”, cioè della dottrina che afferma la supremazia della Chiesa sopra lo Stato; supremazia che si era andata Il testo non era la semplice sviluppando dai tempi di Gregorio VII e di Innocenzo III fino a traduzione del Credo originale in ricevere qui la sua più rigida formulazione. Essa sviluppa il selatino, ma presentava delle varianti, guente ragionamento: «esiste una sola Chiesa, santa cattolica e non prive di una certa liricità, tenuto apostolica; fuori di essa non c’è salvezza»; il Papa non può venir giudicato da nessun uomo. conto che il testo si sarebbe dovuto La vicenda dello “schiaffo di Anagni” (7 settembre 1303) con l’aradattare al canto e quindi avrebbe resto di Bonifacio VIII ad opera dei mercenari francesi guidati dal avuto una funzione sussidiaria cancelliere del re è in pieno contrasto con il principio della bolla papale. Per cui l’affermazione del “Credo” che la Chiesa è «matre de li cristiani» è una risposta diretta per far comprendere a tutti i cristiani che sono innanzi tutto figli della Chiesa alla quale devono obbedire. In considerazione dell’importanza della scoperta le autorità accademiche e gli studiosi della materia dell’Ateneo perugino9 hanno esaminato il documento e hanno confermato la validità e la rarità della scoperta e ne hanno iniziato l’analisi con il distacco della pergamena dalla coperta lignea dell’incunabolo10. Quest’operazione ha riservato altre sorprese: infatti nel retro vi erano altri brani musicali che sono stati ritenuti altrettanto importanti. Inoltre è stato verificato che l’incunabolo conteneva, anche, come rinforzo dei quinterni, delle strisce di pergamena con piccoli frammenti provenienti dallo stesso manoscritto. 66
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In un volume contenente testi di materia medica dei primi del Cinquecento sono stati rinvenuti due fogli di pergamena con scrittura latina utilizzati come fogli di guardia. A una approfondita analisi i due fogli pergamenacei riuniti si sono rivelati un unico documento e precisamente una bolla di papa Giovanni XXI
Dallo studio complessivo del documento si è ipotizzata una datazione tra il 1349 e il 1354 il che farebbe del frammento musicale dell’Università di Perugia la più antica fonte della musica italiana del Trecento, la cosiddetta Ars Nova. In essa inoltre sono contenute composizioni di Frater Franciscus de Cumis, un musicista finora sconosciuto. Il 27 ottobre 2004 è stato presentato il volume Frammenti musicali del Trecento nell’Incunabolo inv. 15755 N.F., curato da Biancamaria Brumana e Galliano Ciliberti e pubblicato da Olschki, nel quale sono contenuti i risultati della ricerca, ivi compreso un mio saggio sulla Biblioteca del Dottorato11. La presentazione del volume è stata seguita da un concerto dell’ensemble Micrologus con l’esecuzione di tutte le composizioni contenute nel Frammento dell’Università di Perugia. La notizia di questo ritrovamento ha fatto “il giro del mondo” sia attraverso internet, che attraverso i mass-media. Di conseguenza il manoscritto è stato mostrato a numerosi visitatori e consultato da studiosi italiani e stranieri. Da segnalare che una rivista inglese ha voluto rendere omaggio alla scoperta chiamando il documento Frammento Cialini12.
Castore Durante, Herbario nuovo, Roma 1585 (Fondo Antico).
La Bolla di Giovanni XXI Una scoperta non meno importante è stata quella della Bolla di Giovanni XXI. In un volume contenente testi di materia medica dei primi del Cinquecento13 sono stati rinvenuti due fogli di pergamena con scrittura latina utilizzati come fogli di guardia14. A una approfondita analisi i due fogli pergamenacei riuniti si sono rivelati un unico documento e precisamente una bolla di papa Giovanni XXI. La bolla papale rinvenuta è datata Viterbo 16 novembre 1276 e non risulta censita nei repertori15. Le prime parole del testo «licet felicis recordationis», formula abbastanza comune, si trovano già usate da Giovanni XXI in un’altra bolla16. La pergamena si presenta priva di sigillo ed è stata tagliata a metà per ottenerne i due fogli di guardia impiegati a protezione del volume; i margini dei due frammenti, di conseguenza, sono stati rifilati per adattarli alla dimensione dei fogli, privando così il documento dell’inscriptio. Sul verso, in alto a destra, compare la sigla dell’estensore «Iac. Bocl. de curia»17. Il documento, rimasto sconosciuto per oltre sette secoli, è stato oggetto di uno studio da parte mia e il risultato è stato pubblicato nella prestigiosa rivista «Studi Medioevali»18 edita dal Centro Capitolo 3 Il volto nuovo del passato
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La Biblioteca del Dottorato.
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Italiano Studi sull’Alto Medioevo di Spoleto. Lo studio ha cercato di rispondere alle domande del metodo indiziario – sull’attore, l’oggetto, il destinatario della documentazione, nonché sulla relativa causa movente – elaborando, secondo queste coordinate, un modello descrittivo valido per il documento reperito, che ne risalta al meglio l’importanza e lasci intravvedere le possibili vicende che l’hanno, da ultimo, condotto a Perugia e alla dispersione. L’Executoria di Giovanni XXI rivolta, probabilmente, al primate dell’Inghilterra, arcivescovo di Canterbury, rettifica quanto stabilito dai suoi predecessori sui benefici ecclesiastici in sede vacante del titolare, riservandoli alla Santa Sede. Papa Giovanni XXI19, vissuto al secolo con il nome di Pietro di Giuliano o Pedro Hispano, venne eletto e incoronato dopo la morte di Adriano V (18 agosto 1276) dal conclave dei cardinali tenutosi a Viterbo il 13 settembre. Interessa alla presente indagine un significativo dato biografico: prima uomo e poi pontefice, l’azione di Pietro Ispano intercetta più volte la città di Perugia. Sembra che prima di essere eletto al Soglio pontificio, nel 1262, il nostro «magister Petrus medicus hispanicus» fosse rimasto implicato a Perugia in una insolita vicenda di produzione di moneta falsa insieme a Raniero Coppoli, abate del monastero di S.Pietro di Perugia. Il suo nome compare in due bandi del Comune di Perugia: il primo, del 23 marzo 1262, banditore Leonardo, con il quale si mettono al bando alcuni cittadini e forestieri sospettati di correità nel detto crimine; il secondo, del 24 marzo 1262, podestà Pietro Parenzi, con il quale si condannano a varie pene alcuni falsificatori di moneta, tra cui l’abate di S.Pietro di Perugia e Pietro Ispano medico («fuerunt conscii et participes de moneta falsa et alchimia»). Eletto papa e preso il nome di Giovanni XXI, il 25 febbraio 1277, con bolla data a Viterbo, invitò i perugini a non osteggiare gli assisani, avendo nominato il cardinale di Santa Maria in Cosmedin di 1308/2008 700 anni di università di perugia • 700 anni di tradizione e innovazione
Uno dei frammenti ebraici rinvenuti e recuperati in 24 libri del Fondo antico e una visione d’insieme della mostra allestita a Palazzo Murena sui numerosi ritrovamenti.
comporre ogni dissidio21. Qualche settimana dopo chiese per lettera alla città di Perugia di fornire il pesce del Trasimeno necessario ad allestire il pranzo suo e dei cardinali in occasione del giovedì santo della Pasqua del 1277. I perugini acconsentirono alla richiesta del papa, chiarendo tuttavia che non era un obbligo dare il pesce al papa, ma una loro liberale concessione. Da ciò si comprende quanto il Comune di Perugia, in quell’epoca, tenesse alla propria libertà22. Per altro verso la città di Perugia, negli anni 1276 e 1277, presentò a Giovanni XXI l’istanza di canonizzazione di fra Bevignate23, monaco ed eremita perugino, discepolo di Bernardo de Clairvaux – lo stesso Comune di Perugia dedicherà una chiesa a questo monaco24. Il contenuto della bolla riguarda la disciplina dei benefici ecclesiastici.
Frammenti ebraici Tra il 2005 e il 2007 sono state rinvenute in 24 libri, stampati tra la seconda metà del Cinquecento e i primi del Seicento, alcune pergamene contenenti frammenti di scritti ebraici di argomento religioso, databili tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo. In particolare diversi bifogli contengono brani del profeta Geremia (in ebraico con la versione aramaica del Targum dopo ogni versetto), del Talmud, del compendio normativo noto come Sefer Mordekay, di alcune pagine del Sefer Mitzwot gadol, composto in Francia verso la metà del secolo tredicesimo e, infine, un bifoglio contenente una parte del Mishneh Torah di Maimonide. Ma come sono avvenuti i ritrovamenti? Quelli dello spartito musicale e della bolla papale sono stati abbastanza semplici perché le pergamene erano visibili. Nel caso dei frammenti ebraici è stato più complicato. Controllando i volumi della biblioteca, mi sono accorto che sulla pergamena che rivestiva un volume giuridico di Bartolo da Sassoferrato edito a Venezia nel 1600 dal famoso tipografo Giunta, comparivano strani segni che a un esame più attento si sono rivelati essere lettere ebraiche rovesciate, poiché la pergamena in questione era tutta scritta dal lato interno della copertina mentre la parte esterna era abrasa. Se il libro era stato stampato nel 1600, sicuramente lo scritto ebraico riportato sulla pergamena era anteriore alla sua pubblicazione e l’amico inglese professor John Sawyer, esperto di lingue semitiche che in quel periodo si trovava in Italia, lo ha subito identificato come medioevale e molto importante. Capitolo 3 Il volto nuovo del passato
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Tra il 2005 e il 2007 sono state rinvenute in 24 libri, stampati tra la seconda metà del Cinquecento e i primi del Seicento, alcune pergamene contenenti frammenti di scritti ebraici di argomento religioso, databili tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo
L’ambasciatrice d’Israele in Italia Gideon Meir visiona i frammenti rinvenuti presso l’Università, accompagnata dall’esperto di lingue semitiche John Sawyer (a destra).
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Il cimitero ebraico di Perugia.
Esperti di fama mondiale, tra cui Benjamin Richler, già direttore dello Institute of Microfilmed Hebrew Manuscripts della Jewish National and University Library di Gerusalemme, lo stesso John Sawyer dell’Università di Lancaster e Mauro Perani dell’Università di Bologna, hanno studiato i documenti. Nel 2008 sono stati realizzati un convegno e una mostra, che successivamente è stata messa a disposizione degli studiosi attraverso internet, e che sta riscuotendo grande successo a livello internazionale (in un anno ha avuto seimila consultazioni da circa sessanta Paesi). Data l’importanza del materiale ritrovato, anche dal punto di vista simbolico, il distacco di parte delle pergamene ebraiche dai libri è avvenuto alla presenza del rabbino Cesare Moscati e dell’arcivescovo di Perugia, monsignor Giuseppe Chiaretti. Queste scoperte di documenti ebraici evocano nella Perugia medievale25 la presenza degli ebrei, che frequentavano lo “Studium Generale” seguendo i corsi di Bartolo da Sassoferrato. Lo stesso giurista, che conosceva la lingua ebraica, si occupò, nell’opera Il commentario del codice di Giustiniano, della legislazione sugli ebrei che, purtroppo, non potevano assurgere alla dignità del dottorato. La personalità di maggiore spicco nel mondo culturale ebraico di Queste scoperte di documenti ebraici Perugia e nell’Umbria nel Cinquecento è senza dubbio David di evocano la presenza degli ebrei nella Isacco (de Pomis), nato a Spoleto nel 1525 e figlio di un facoltoso Perugia medievale, che frequentavano banchiere, trasferitosi a Perugia nel 1545 per iscriversi alla facol- lo “Studium Generale” seguendo i corsi tà medica dell’Università dove si laurea in Arti e Medicina il 27 di Bartolo da Sassoferrato novembre 1551. In questo caso, come per altri due studenti ebrei già “magistri” (Angelo di Laudario De Blassi nel 1547 e Salomone Benigni nel 1552), si fa un’eccezione e, avuta la dispensa del legato, hanno la possibilità di accedere alla cattedra di “dottore”, negata dalle disposizioni canoniche. David di Isacco era stato introdotto allo studio della scienza medica dallo zio Vitale Alatino, medico di Papa Giulio III. Interessante è il suo verbale di laurea, dove si evidenzia la concessione fatta all’ebreo, in piena contraddizione con gli Statuti. Anche la formula del giuramento che i candidati dovevano prestare è diversa e nel verbale si legge che non potendosi esigere dallo stesso David il giuramento di fede cattolica, è sufficiente un generico richiamo al nome di Dio. Il nostro David di Isacco si distinse in seguito per Capitolo 3 Il volto nuovo del passato
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Anche i frammenti ebraici, in qualche modo, hanno a che fare con l’ateneo sia perché risalgono al periodo storico durante il quale fu istituito sia per la presenza di ebrei all’Università come studenti e docenti
aver pubblicato diverse opere, sia a carattere letterario che medico, tra la cui la De medico ebreo, stampata a Venezia nel 1588. È molto singolare che tutti questi ritrovamenti si intreccino in qualche modo con il periodo storico della fondazione dell’Università di Perugia: il frammento musicale è stato trovato in un’opera di Clemente V, il papa che riconosce l’Università di Perugia nel 1308. La Bolla di Giovanni XXI è del 1276, l’anno stesso in cui il Consiglio del Comune di Perugia spedisce al papa i nunzi per rendere note le letture in Medicina. Anche i frammenti ebraici, in qualche modo, hanno a che fare con l’Ateneo sia perché risalgono al periodo storico durante il quale fu istituita sia per la presenza di ebrei all’Università come studenti e docenti.
1 Per svolgere questo lavoro, mi sono avval-
so della collaborazione, oltre che di diversi studenti, della dott.ssa Roberta De Martino, che si è assunta il lavoro più gravoso, e di Francesca Tufi, che ha curato la messa a punto del programma informatico. 2 Francesca Romana Cassano, Marche e
fregi di tipografi ed editori a Perugia fra ‘500 e ‘600, Perugia, Volumnia, 1995, pp. 24-35; Andrea Capaccioni, Lineamenti di storia dell’ editoria umbra. Il Quattrocento e il Cinquecento, Perugia, Volumnia, 1966, pp.35-52. 3 Dell’ incunabolo che contiene la traduzio-
ne dell’opera di Cleonide esistono in Italia 26 esemplari (uno nella Biblioteca Augusta di Perugia), ma non risultava segnalata la copia dell’Università di Perugia nell’IGI (Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d’Italia, I-V, Roma, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, La Libreria dello Stato, 1943-1972, n.6798), né nell’ISTC (Incunable
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Short-Title-Catalogue, catalogo informatizzato disponibile presso gli uffici della Sezione Manoscritti e rari della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, n. 00044000). 4 Da una sommaria analisi dei dati risulta
che dei circa 10.000 volumi, oltre 1.400 provengono per confisca dalla Biblioteca del convento dei frati francescani di Monteripido (S. Francesco al Monte) di Perugia; circa 300 per acquisto dal monastero olivetano di Monte Morcino; circa 750 volumi dalla donazione della famiglia Sereni.
Antiquaria Bianchino del Leone di Perugia per la somma di 80mila lire ed era stato registrato nel libro dell’inventario della Biblioteca col numero 15755; nello stesso inventario veniva annotato: «incunabolo di rara bellezza e perfetta conservazione», ma non veniva fatta menzione della pergamena, né tantomeno dei brani musicali. 6 Giorgius Lauer e Leonardus Pflugel furono stampatori in Roma dal 1472 al 1474, curando in particolare opere politiche. 7 Michele Schmaus, Dogmatica cattolica –
5 Clemente V (Bertrand de Got) arcivescovo
La Chiesa, vol. III/1, Torino, 1966, p. 472-73
di Bordeaux, fu eletto papa il 5 giugno 1305 nel conclave tenutosi a Perugia. È lo stesso papa che nel 1308 con una bolla riconobbe l’Ateneo perugino come Studium generale. L’opera di Clemente V è una collezione di costituzioni che il papa promulgò nel 1303 sotto il titolo Liber septimus decretalium. L’incunabolo era stato acquistato dall’Università il 21 dicembre 1956 presso la Libreria
8 K. Bihlmeyer , H. Tuechle , Storia della
Chiesa, vol. III, Brescia, 1969, p. 26-27 9 In particolare i docenti Franco Mezzanot-
te per la Storia Medioevale e Biancamaria Brumana per la Storia della Musica. 10 Il 6 agosto 2003 alla presenza del Magni-
fico Rettore Prof. Francesco Bistoni, del Sovrintendente Archivistico per l’Umbria Dott.
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Mario Squadroni, della Docente di Storia della Musica Prof.ssa Biancamaria Brumana, del Docente di Storia Medioevale prof. Franco Mezzanotte, del Direttore del Centro Servizi Bibliotecari Prof.ssa Anna Salvadori e del sottoscritto, operatori della cooperativa beni culturali CO.BE.C di Spoleto hanno proceduto al distacco della pergamena dalla coperta lignea. La stessa cooperativa ha successivamente curato il restauro dell’intera opera. 11 Gianfranco Cialini, La Biblioteca del Dottorato dell’Università di Perugia, pp. 3-13. 12 Plainsong and Medieval Music (2006),
15, pp. 77-81, Cambridge University Press. 13 Il volume (Collocazione Cinq. A – II – 4)
contiene tre opere di argomento medico: 1) Matteo Selvaggio, Opus pandectarum…, Venezia 1507; 2) Thesauri aromatorum…., Venezia 1504; 3) Agostino Nifo, Emptor et lector aveto Augustini Niphi suessani medici…, Venezia 1504. 14 La scoperta è stata effettuata mentre
svolgevo una verifica patrimoniale della Biblioteca del Dottorato. 15 Augustus Potthast, Regesta Pontificum
Romanorum…, vol. II, Graz 1957, pp.1710-
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1719; J. Guiraud-E. Cardier, Les registres de Grégoire X et de Jean XXI…, Paris 1960. 16 J. Guiraud-E. Cardier, Les registres de
Grégoire X e de Jean XXI…, Paris 1960, p. 51. Con questa bolla Giovanni XXI disciplinava le procedure per l’elezione del papa. 17 «…Iacobus Boclus…», Bernard Barbiche,
Les actes pontificaux originaux des Archives Nationales de Paris, tom. II, Città del Vaticano 1978, pp. 505-506. L’identificazione e attribuzione è di Costanza Del Giudice dell’Archivio di Stato di Perugia. 18 Gianfranco Cialini, Una Executoria di
Giovanni XXI nella Biblioteca del Dottorato dell’Università di Perugia, in Studi Medioevali , 2008, vol. 49, n. 1. pp. 253-267. 19 Jose Francisco Meirinhos, Giovanni XXI,
in Enciclopedia dei Papi (Treccani), vol. II, Firenze 2000, pp. 427-437; Karl BilhmeyerHermann Tuechle, Storia della Chiesa, vol. II, Il Medioevo, Brescia 1969, p. 372; Pompeo Pellini, Dell’historia di Perugia, vol. 2, Perugia 1654, p. 191. 20 Ugolino Nicolini, Documenti su Pietro
Pubblicazioni del Dipartimento di Scienze Storiche della Università di Perugia, n. 1 (a cura di Attilio Bartoli Langeli, Giovanna Casagrande, Maria Grazia Nico Ottavini), Napoli 1993, pp. 199-210. 21 Augustus Potthast, Regesta Pontificum
Romanorum, vol. II, Graz 1957, p. 1716. 22 Pompeo Pellini, Dell’historia di Peru-
gia, vol. 1, Venezia 1654, p. 191-192; Luigi Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, vol. 1, Perugia 1875, p. 327. 23 Pompeo Pellini, Dell’historia di Perugia, vol. I, Venezia 1654, p. 191; Luigi Bonazzi, Storia di Perugia dalle origine al 1860, vol. 1, Perugia, 1875, p. 327. 24 La chiesa dedicata a San Bevignate si
trova alla periferia di Perugia ed è di origine templare. 25 Gianfranco Cialini, Gli ebrei a Perugia, I manoscritti della Biblioteca del Dottorato, Università degli Studi di Perugia, Perugia 2006. Gianfranco Cialini, Pergamene ebraiche a Perugia, in “Una Città per il Dialogo”, n. 8, Perugia dicembre 2009, pp.28-34.
Ispano e Taddeo Alderotti nei loro rapporti con Perugia, in Scritti di storia, Collana:
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Mezzo secolo di scienza
TRA STORIA E TECNOLOGIA Elda Gaino Delegato del Rettore all’Internazionalizzazione, Facoltà di Scienze MM.FF.NN. Università degli Studi di Perugia
La copia degli Elementi di Euclide nella traduzione di Pacioli (1509)conservata nel Fondo Antico dell’Ateneo.
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Nell’ambito delle celebrazioni del settimo Centenario, non poteva mancare la rievocazione dell’istituzione della facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali che, consacrata con D.P.R. 1953, fu autorizzata ad iniziare i corsi di Scienze Naturali e Scienze Biologiche dall’anno accademico 195253. A partire da questa data, la facoltà si è progressivamente arricchita di nuovi corsi: Matematica, Chimica, Fisica, Scienze Geologiche e, più recentemente, Biotecnologie, Informatica, Protezione Civile, Restauro dei Beni Culturali. Attualmente coordina l’attività didattica di dieci corsi di primo livello e nove di secondo livello, master, corsi di specializzazione e di formazione. La fondazione della facoltà di Scienze è stato il primo atto di riconoscimento e di valorizzazione delle ricerche compiute nelle varie discipline da studiosi di primo piano e dai loro allievi, come ricordato nel volume Scienza e Scienziati a Perugia, che ricostruisce l’evoluzione storica della ricerca scientifica nello Studium nel corso dei secoli. Nell’arco di cinquant’anni, la facoltà ha puntualmente recepito le esigenze culturali della nostra società, adeguando l’offerta formativa all’evoluzione delle conoscenze e alle necessità indotte dal progresso economico e tecnologico. Il livello, la varietà e l’elasticità delle competenze dei ricercatori hanno consentito un’efficace interfaccia con gli enti pubblici e privati più propensi all’innovazione, garantendo, da un lato, l’osmosi culturale utile alla gestione del bene pubblico e, dall’altro, il trasferimento di tecnologia al comparto produttivo. L’adeguamento dell’offerta formativa ha consentito, inoltre, una competitività dei laureati sul mercato del lavoro, dall’ambito locale a quello nazionale e internazionale. L’attività scientifica storica è anche testimoniata dalle innumerevoli collezioni naturalistiche, mineralogiche e di strumentazione che, nel loro complesso, oltre a rappresentare un patrimonio di rilevanza internazionale, testimoniano la sensibilità della facoltà per le dinamiche del percorso scientifico. Incoraggiando le collaborazioni a livello internazionale, la facoltà è stata sempre molto attiva nell’offrire a docenti e studenti opportunità per di confronto, sia sul piano formativo sia su quello scientifico. Infatti, un numero crescente di studenti e docenti ha sfruttato e sfrutta le azioni di mobilità per la crescita culturale in Paesi europei ed extra-europei, mediante la condivisione di programmi didattici e progetti di ricerca. Contestualmente, la facoltà ha visto aumentare nel tempo la propria capacità di attrazione di studenti e docenti stranieri, a testimonianza del crescente prestigio di cui gode la sede universitaria perugina. 1308/2008 700 anni di università di perugia • 700 anni di tradizione e innovazione
Uno degli edifici occupati dalla Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, in piazza dell’Università. In basso si notano gli altorilievi realizzati da Artemio Giovagnoni negli anni Settanta, con i simboli delle discipline insegnate in Ateneo.
La facoltà ha visto aumentare nel tempo la propria capacità di attrazione di studenti e docenti stranieri, a testimonianza del crescente prestigio di cui gode la sede universitaria perugina
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l’ateneo al museo IL SEGMENTO “universitario” DELLA GALLERIA NAZIONALE
Vittoria Garibaldi Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell’Umbria
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La storia dell’Università perugina ha innervato le vicende della vita artistica e culturale della Città dalle lontanissime origini fino ai nostri giorni. Il volto urbanistico stesso si è andato strutturando anche in virtù delle principali emergenze architettoniche delle istituzioni universitarie e degli edifici connessi. È naturale quindi che una così rilevante presenza abbia lasciato tracce della secolare sedimentazione storica nella raccolta d’arte della Galleria Nazionale dell’Umbria. Attraverso le sue opere, infatti, si possono leggere e comprendere, i lineamenti della facies culturale di Perugia. Una ricca messe di materiali che compongono un’articolata stratigrafia in cui s’intrecciano storie personali e collettive, eventi umani e naturali, grandi avvenimenti e minuti accadimenti della quotidianità, i cui protagonisti sono spesso i mecenati appartenenti alle maggiori famiglie perugine o alle corporazioni cittadine e gli artisti cui essi si rivolgevano. Tanti sono quindi gli oggetti, in cui si possono scorgere le tracce lasciate da una presenza universitaria così antica e autorevole. L’emblema più nobile e aulico del segmento “universitario” del museo è senza dubbio rappresentato dalla pala di Benozzo Gozzoli del 1456, raffigurante la Madonna dell’Umiltà tra i Santi Pietro, Giovanni Battista, Girolamo e Paolo. Un capolavoro del Rinascimento centroitaliano che, come ben noto, fu commissionato dal Collegio di San Girolamo, detto anche della Sapienza Nuova, organismo fondato nel 1427 per accogliere gli studenti forestieri che frequentavano l’Università di Perugia dal vescovo di Recanati Benedetto Guidalotti, esponente dell’importante famiglia perugina che in seguito fu anche committente dell’Angelico. Nel formato “quadro” della tavola, e nelle scelte iconografiche, improntate da forti contenuti umanistici che sottendono le finalità educative della committenza, l’opera si pone come un evento fondamentale nel panorama artistico locale e nel percorso del maestro, collocandosi in un momento di piena maturità, successivo all’esperienza romana accanto all’Angelico e precedente al ritorno a Firenze di Benozzo nel 1458. Debitori di tanta opulenza ci siamo voluti quindi onorare nel dare ospitalità in sala Podiani a una delle principali manifestazioni organizzate dall’Università degli Studi in occasione del proprio Centenario. Ma aldilà delle importanti ricorrenze e degli eventi più visibili, il nostro impegno nel ribadire il forte legame che stringe la Città alla propria prestigiosa Università si vuole concretizzare e in un continuo e sempre rinnovato rapporto fatto di consulenze scientifiche e professionali, attivazione di stage di studio, attività e ricerca, collaborazione nella programmazione e predisposizione delle attività didattiche ed espositive. 1308/2008 700 anni di università di perugia • 700 anni di tradizione e innovazione
La mostra “Insegno. Maestri, insegnamenti e libri nella storia dell’Università di Perugia”, realizzata nel 2009 nella Sala Podiani della Galleria Nazionale dell’Umbria.
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