architetti napoletani 09 - maggio 2007

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dalla redazione Torniamo alle stampe di “architettinapoletani” e lo facciamo pubblicando un numero speciale dedicato ai progetti di giovani iscritti al nostro Ordine (nati dopo il 1968) che hanno ottenuto riconoscimenti in concorsi nazionali ed internazionali ed esposti nella mostra “l’architettura va in metrò - giovani architetti napoletani in rassegna” che si terrà dal 18 maggio al 2 giugno prossimi presso la Stazione Vanvitelli della Metropolitana di Napoli. All’opera del maestro Michele Capobianco è infatti dedicata la copertina di questo numero ed un saggio sulla storia della sua costruzione e del suo recente e apprezzato restyling. La mostra è promossa dal nostro Ordine con il prezioso supporto del Comune di Napoli e di Metronapoli e siamo fiduciosi che incuriosirà i viaggiatori. i curatori Vincenzo Corvino, Giancarlo Graziani, Luca Modestino

Michele Capobianco, Stazione Vanvitelli, installazione di Isabella Ducrot

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architettinapoletani rivista bimestrale dell’ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori di napoli e provincia numero speciale - maggio 2007

editore Consiglio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Napoli e provincia Paolo Pisciotta

presidente

Gennaro Polichetti

segretario

Gerardo Maria Cennamo

in questo numero:

tesoriere

Vincenzo Corvino Pio Crispino Giancarlo Graziani Beatrice Melis Luca Modestino Gennaro Napolitano Antonio Zehender

vice presidenti

Francesco Cassano Ermelinda Di Porzio Antonella Palmieri Vincenzo Perrone Fulvio Ricci

consiglieri

editoriale paolo pisciotta

contributi

direttore responsabile Paolo Pisciotta direttore editoriale Vincenzo Corvino responsabile di redazione Giancarlo Graziani redazione del numero speciale Claudia Ciocia Andrea Nastri Sissa Verde Direzione e redazione Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Napoli e provincia Piazzetta Matilde Serao, 7 tel. 081.4238259 - 081.4238279 fax 081.2512142 http://www.na.archiworld.it/ e-mail: infonapoli@archiworld.it

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attilio iocco

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raffaele sirica

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valeria valente

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laudadio

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argomenti Ipogeo mediterraneo, la stazione di Piazza Vanvitelli

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Lorenzo Capobianco

mostra

servizio editoriale e pubblicità Nicola Longobardi Editore Via Napoli, 201 Castellammare di Stabia Napoli tel./fax 081.8721910 e mail: nleditore@libero.it stampa Grafica Metelliana Cava de’ Tirreni Salerno Progetto grafico Anna Della Monica

colophon

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i luoghi

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i progetti

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Registrazione del Trib. di Napoli n. 5129 del 28/04/2000 distribuzione gratuita agli architetti iscritti all’albo di Napoli e provincia, ai Consigli degli Ordini Provinciali degli Architetti e degli Ingegneri d’Italia, ai Consigli Nazionali degli Architetti e degli Ingegneri, agli Enti e Amministrazioni interessate spedizione in abb. Postale 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96-filiale Napoli Gli articoli pubblicati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano il Consiglio dell’Ordine né la redazione della Rivista. Di questo numero sono state stampate n. 8000 copie Chiuso in tipografia il 30/04/2007 Le foto delle stazioni dell’arte della metropolitana di Napoli sono di Peppe Avallone

3 in copertina la stazione Vanvitelli nel restyling del 2005 (Lorenzo e Michele Capobianco)


editoriale paolo pisciotta*

Un numero magico, “75”, lega, quasi come un filo rosso, la campagna di sensibilizzazione ai temi dell’architettura ed in particolare alla promozione delle capacità professionali dei giovani architetti napoletani, su cui l’Ordine ha investito gran parte delle sue energie in questi ultimi dieci anni. 75 erano i progetti in mostra nel 2004 derivanti dalla iniziativa “1° Premio di Architettura per giovani architetti ed ingegneri”; 75 sono i progetti della mostra “L’architettura va in metrò – giovani architetti napoletani in rassegna”. Una rassegna che raccoglie i progetti di giovani professionisti napoletani, nati dopo il ’68, selezionati da concorsi vinti, premiati o menzionati su scala nazionale, europea ed internazionale negli anni 2004, 2005 e 2006, e, con il catalogo collegato, mira a valorizzare le energie intellettuali e professionali dei nostri giovani. Una mostra di giovani progettisti che impone, da un lato, l’adozione di uno strumento di comunicazione innovativo e moderno quale l’esposizione multimediale, dall’altro, l’individuazione di una location, l’interno della stazione della metropolitana di Piazza

Vanvitelli, capace di rappresentare la “mobilità” e lo “scambio” delle intelligenze su scala internazionale. Un modo nuovo di comunicare, in grado di sottrarre il dibattito sulla qualità dell’architettura ai soliti centri espositivi, consegnandolo ad un spazio urbano che rappresenta il luogo dello scambio e dell’attività cittadina. La stazione, progettata da un maestro napoletano dell’architettura, Michele Capobianco, eccellente esempio di “architettura”, ha tutte le caratteristiche della giusta cornice all’evento. Questa iniziativa si propone il duplice obiettivo di promuovere, da un lato, le migliore idee dei nostri giovani progettisti napoletani, dall’altro di sottolineare ancora una volta come il concorso di architettura sia unica via per proporre soluzioni ragionate alla continue e mutevoli esigenze delle nostre città, coinvolgendo con ciò anche i più giovani, tradizionalmente esclusi dalle opportunità di lavoro. Età media sotto i 35 anni, una considerevole dote fatta di 75 progetti vincenti per 105 giovani architetti, che vuole anche denunciare come, in assenza di concrete opportunità di confronto/lavoro nella

Gae Aulenti, stazione Dante, installazione di Nicola de Maria

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nostra realtà territoriale, si è costretti ad “emigrare” per far valere le proprie competenze, come dimostra la “mappa” dei luoghi in cui i progetti in mostra si sono affermati: dall’Albania alla Francia; dalla Russia alla Cina. Ecco che allora il concorso di architettura si offre come mezzo, attraverso il quale le Amministrazioni Pubbliche, ma anche i grandi gruppi privati, possono utilizzare appieno lo straordinario potenziale fatto di competenze e conoscenze di cui sono capaci gli architetti, ed in questo caso in particolare, i nostri giovani napoletani. Una società civile e democratica ha il dovere morale di formare e promuovere le giovani generazioni professionali attraverso un’azione di “long life learning” che miri ad educare a competere con procedure leali e trasparenti, capaci di creare anche quelle condizioni di “sdoganamento” delle nuove generazioni professionali in grado di ridisegnare nuovi scenari nei processi di trasformazione del territorio. Solo una comune condivisione di tale progetto politico/culturale, in linea con le azioni avviate da tempo dal nostro Consiglio Nazionale guidato dal Presidente Raffaele Sirica, potrà determinare quelle condizioni di “concorrenza virtuosa” capace di proiettare la nostra realtà territoriale in quella giusta e meritevole dimensione europea, dove il concorso di architettura è procedura ordinaria che vede nella qualità della proposta lo strumento di selezione professionale, in contrapposizione al “fondamentalismo monetarista”, vedi Legge Bersani, che sta impregnando il nostro sistema legislativo. Dunque, come affermato da un noto economista in-

ternazionale, “C’è una concorrenza virtuosa fondata sul miglioramento della qualità, sull’innalzamento dei livelli di prestazione, sul migliore servizio reso all’utente; e c’è una concorrenza dannosa fondata sulla compressione dei costi ad ogni costo, sulla negazione dei diritti del lavoratore e sull’imbroglio verso l’utente”. Ciò impone una nuova visione della “concorrenza” attraverso l’individuazione di procedure che favoriscano maggiore qualità alle opere pubbliche e private, innanzitutto più qualità nel processo di progettazione, come dimostrano i 75 progetti in mostra.Una diffusa concorrenza “virtuosa” tra “progetti” e non tra “costi”, come avviene per i concorsi di architettura. Dunque, investire risorse per una migliore qualità del progetto significa migliore qualità delle architetture, certezza dei tempi e, soprattutto, contenimento dei costi di realizzazione, il tutto nell’interesse generale dei cittadini. Avviare anche qui quel processo di “Democrazia Urbana”, come normalmente avviene in tutti i Paesi dell’Unione Europea, significa porre il cittadino al centro dello scenario delle future trasformazioni urbane. Siamo consapevoli delle difficoltà legislative, amministrative e culturali che accompagnano tale progetto, ma nulla è impossibile, e per questo sento il dovere di ringraziare quanti hanno creduto e continuano a credere nel raggiungimento di tale obiettivo, in particolare Comune di Napoli e Metronapoli che, con grande entusiasmo, hanno accompagnato questa difficile ma non impossibile avventura. *presidente Ordine degli Architetti P.P.C. di Napoli e Provincia

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contributi attilio iocco*

Le stazioni della metropolitana di Napoli sono il risultato della perfetta sintonia tra arte, architettura e urbanistica. Architetti di fama internazionale come Domenico Orlacchio, Gae Aulenti e Alessandro Mendini hanno saputo interpretare i bisogni della città realizzando stazioni che non fossero semplici luoghi di transito, ma un’occasione di riqualificazione di interi quartieri, restituendo ai cittadini spazi prima negati. Nel cogliere questa sfida, Metronapoli ha saputo valorizzare il grande patrimonio che le è stato affidato, da un lato promuovendo iniziative culturali e di valenza artistica, dall’altro lavorando in sinergia con l’Accademia di Belle Arti di Napoli per il monitoraggio, la manutenzione e il restauro delle opere d’arte contemporanea presenti nelle stazioni. Per questo Metronapoli saluta con favore il progetto “L’architettura va in metrò” promosso dall’Ordine degli Architetti di Napoli e provincia, consapevole dell’importanza di un costante dialogo con le istanze che provengono dal territorio. I progetti selezionati per l’iniziativa, sono infatti espressione del talento e delle competenze dei giovani architetti della nostra città, a cui Metronapoli ha voluto dare la massima promozione nei luoghi dell’arte della stazione Vanvitelli. *direttore generale Metronapoli s.p.a.

Domenico Orlacchio, stazione Quattro giornate, installazione di Anna Sargenti

Domenico Orlacchio, stazione Quattro giornate, installazione di Baldo Diodato

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raffaele sirica*

Desidero esprimere il mio più vivo apprezzamento per questa iniziativa culturale messa in campo dall’Ordine degli Architetti di Napoli e provincia. In particolare anche per la location della mostra alla Stazione Vanvitelli (opera di un maestro napoletano come Michele Capobianco) che consentirà anche ai non addetti ai lavori di visionare i progetti in un luogo simbolico di innovazione e tecnica compreso nell’apprezzata rete di stazioni della metropolitana di Napoli. I concorsi di architettura stanno consentendo al nostro Paese, anche se ancora con mille difficoltà, di far parte definitivamente di un mondo consapevole dei valori della contemporaneita e della necessità di competizione meritocratica. L’azione incessante

degli ultimi anni del Consiglio Nazionale degli Architetti prosegue senza sosta ed è confortante annotare che tanti giovani architetti, grazie alla partecipazione a concorsi in Italia e all’estero, hanno ottenuto importanti riconoscimenti. L’architetto è un nomade per definizione, un viaggiatore che acquisisce esperienze facendo, ma è necessario preoccuparci di dare a tutti la possibilità di esprimersi. Continueremo in questa direzione fiduciosi di far recepire ulteriori avanzamenti legislativi in materia di lavori pubblici che prediligano la qualità delle trasformazioni urbane con una dose di utopia positiva di cui gli architetti non possono fare a meno alla maniera di come Mies affermò: “con la testa tra le nuvole e i piedi ben saldati a terra”. *presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti P.P.C.

Stazione rione alto, installazione di Bianco&Valente

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valeria valente*

Le città cambiano. Da quando nascono e poi, a volte, muoiono, sono oggetto di stratificazioni, sovrapposizioni, espansioni continue; l’opera dell’uomo muta la morfologia terrestre. A volte dalle strutture delle città si evince non soltanto la storia, ma anche il carattere dei suoi abitanti. Banalizzando, le rigide e pulite linee dell’architettura razionalista nordica ci rimandano agli orizzonti algidi dei popoli nordeuropei, mentre gli ornamenti e gli orpelli delle città e degli edifici tropicali inevitabilmente evocano palme e sole, e genti scure di pelle e di temperamento caliente. Considerazioni banali, certo, ma che hanno un indiscutibile filo rosso comune: l’antropizzazione incessante, che segna e disegna i luoghi che l’uomo abita. Per questo sono convinta che oggi l’architettura sia fondamentale per caratterizzare le città a seconda dell’idea che di esse abbiamo. Per esempio, la Berlino di oggi, che dal crollo del muro in poi è un unico immenso cantiere che vede all’opera i migliori architetti del mondo, sarà ancora di più una città moderna e scintillante di vetro e acciaio, efficiente e razionale. Ma quale sarà la Napoli del futuro? Una città stretta tra il mare e le colline, il risultato di secoli di storia ma anche fertile terreno di sperimentazione, crocevia di culture e melting pot mediterraneo? Sarà la città dall’estetica disegnata dagli architetti di domani, una città che già si intuisce dalle opere Atelier Mendini, stazione di Materdei

raccolte in questa bella mostra. Una esposizione che non a caso è allestita in una delle stazioni della Metropolitana dell’arte, un’opera che, una volta finita, sarà senza dubbio una delle più belle al mondo. Una sede ideale dunque per ospitare i progetti dei giovani architetti, opere multimediali che hanno eletto il sistema informatico quale moderno mezzo di comunicazione e di graficizzazione. Uno sguardo sul futuro e sulla Napoli che verrà. *assessore al Turismo, Spettacolo, Grandi Eventi e Pari Opportunità, Comune di Napoli

Atelier Mendini, stazione di Materdei, istallazione di Sol Lewitt

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Atelier Mendini, stazione Salvator Rosa

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Ipogeo mediterraneo, la stazione di Piazza Vanvitelli lorenzo capobianco

Michele Capobianco (Vitulano 1921, Napoli 2005), Allievo di Marcello Canino, si forma al Town Planning di Stoccolma diretto da Sven Markelius. È stato Professore Emerito di Progettazione architettonica della Federico II. Ha diretto l’Istituto di Progettazione Architettonica della Facoltà di Architettura di Napoli dal 1973 al 1985; fonda e dirige la rivista “ArQ”. Vince il premio Inarch nel 1961 e 1992. Ha realizzato importanti opere pubbliche in Italia ed in particolare a Napoli tra le quali la nuova Borsa Merci, l’Istituto Barsanti, Il Palazzo di Giustizia, la Facoltà di Economia e Commercio e i Centri Comuni a Monte Sant’Angelo, la Casa Comunale di Acerra. Lorenzo Capobianco (Napoli 1972) Dottore di ricerca in progettazione urbana, professore a contratto di progettazione architettonica a Napoli (S.U.N.). Partecipa a numerosi concorsi di progettazione nazionali e internazionali ricevendo segnalazioni e premi. Oltre a diversi articoli e interventi su questioni di architettura pubblica Prospettive Mobili (Alinea, Firenze, 2005) e Sven Markelius (Electa Napoli, Napoli, 2006).

Tra i mezzi di trasporto pubblico il metrò è sicuramente il più contemporaneo. Le città hanno un loro corpo, una loro forma, una loro immagine, in sintesi una sostanza che può essere riassunta nella loro rappresentazione dall’alto e che si manifesta costantemente con lo spostarsi e l’attraversarle da una parte all’altra. L’identità dei luoghi risiede in una sequenza di analogie o diversità di spazi urbani indissolubilmente legati tra loro dall’orografia del suolo e dalla fisicità del territorio che li ospita. Così, l’immagine metropolitana che ognuno di noi conosce o semplicemente frequenta si sedimenta nell’inconscio come il montaggio sequenziale di una serie di icone urbane nella morfologia del territorio; Napoli, ad esempio, è leggibile in un percorso che, andando dalla collina al mare, monta in una successione statica la Torre Biologica del Policlinico, il ponte di via Pietro Castellino, il piede commerciale del Vomero ottocentesco, la muraglia cinese su via Aniello Falcone, i villini liberty di Parco Margherita e infine i chioschi di Alessandro Mendini sul mare di via Caracciolo; il Vesuvio è a sinistra, Capri di fronte

Il “cielo stellato”, 1992

Il ponte carrabile temporaneo per la circolazione su via Bernini in costruzione, 1980 Il ponte carrabile temporaneo per la circolazione su via Bernini in costruzione, 1980

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L’azzurro della grande volta con il rosa delle quinte laterali, 1992

condizione di turisti potremmo, in pochi minuti, cedere all’inganno che a Barcellona non esista la maglia del Plan Cerdà saltando, senza soluzione di continuità percettiva, dal Tibidabo al Montjuic, così come a Napoli, passando dal Museo alla Mostra d’Oltremare, potrebbe (nella nostra immaginazione) non esistere Piazza Municipio e Palazzo Reale, viceversa, potrebbero esistere luoghi che si montano insieme (e si relazionano) in inedite sequenze variabili. La metropolitana, quindi, si offre fin dal secolo scorso come un formidabile e fascinoso mezzo di trasporto, come un catalizzatore surrealista della percezione urbana: è controllo del tempo e dello spazio, strumento che rende praticabile la dimensione della grande città; la cronaca non gli ha mai richiesto particolari valenze espressive e, forse per questo, i suoi accessi vengono comunemente chiamati fermate e non stazioni. Bene, non senza un pizzico di orgoglio di campanile, possiamo dire che l’amministrazione cittadina e regionale, negli ultimi venti anni, ha voluto raccontarci una storia diversa: le stazioni metropolitane, andando oltre la ragione funzionale, divengono occasioni di riqualificazione urbana, strumenti di identificazione, icone metropolitane, “musei obbligatori”. L’uomo, per sua natura, abita la superficie terrestre; quel che avviene sotto tale livello non rientra nel campo dell’ordinario e del quotidiano ma appartiene al mondo del nascosto e del misterioso, di ciò che va scoperto e, per questo, incuriosisce e affascina: in termini diversi, si crea un plusvalore, una sorta di rendita di posizione, per gli spazi ipogei; li impreziosisce di una sorta di fascino primordiale che ci rende improvvisamente esploratori e speleologi. La metropolitana di Napoli è una grande architettura

e la collina di Posillipo a destra. La “contemporaneità” del trasporto metropolitano, il suo fascino, è nel rapporto che istituisce con la città; questo è simile alla teoria di Rem Koolhaas sul rapporto tra grattacielo e ascensore. Il territorio urbano non è più nè vincolo fisico nè elemento ordinatore di spazi e luoghi e, l’immagine della città, da sempre legata all’oggettività della sua rappresentazione planimetrica, sembra frantumarsi in molteplici letture soggettive. La precisa sequenza delle aree, dei luoghi e dei quartieri, il su e il giù come la destra e la sinistra, grazie alla metropolitana, divengono un nuovo campo di scoperta e di scelta: nella

Le risalite meccanizzate – campo, 1992 e controcampo, 1992

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Le stelle di Gilberto Zorio, 2005

La risalita in superficie sotto il cielo mediterraneo, 2005

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La spirale luminosa di Mario Mertz con gli animali preistorici di Vettor Pisani, 2005

urbana, un luogo fatto di piante, prospetti e sezioni in cui la scoperta quotidiana di un mondo sotterraneo coincide con la scoperta di spazi, di luoghi, di luci colori e opere d’arte che si offrono come parti di un unico e grande edificio ipogeo. La metropolitana di Napoli è un caso unico nel suo genere, in Italia, in Europa, nel mondo. La fermata di Piazza Vanvitelli della Linea 1 della metropolitana di Napoli è stata la prima stazione della nuova linea metropolitana ad essere completata e, nel 1992, ha ospitato la cerimonia di inaugurazione della nuova infrastruttura napoletana. Il progetto della stazione, firmata da Michele Capobianco nel 1977, viene cantierato nel 1980 per essere completato 5 anni dopo. Inserita nel circuito delle “Metropolitane dell’Arte” la stazione è sottoposta a restyling tra il 2004 e il 2005 (Lorenzo e Michele Capobianco, consulenza artistica Achille Bonito Oliva) per ospitare le opere degli artisti Gregorio Botta, Isabella Ducrot, Mario Mertz, Giulio Paolini, Vettor Pisani e Gilberto Zorio, e le fotografie di Olivo Barbieri e Gabriele Basilico. Lo spazio della stazione è disegnato da tre livelli: quello del piano del ferro (banchina, + 175 mt slm), del piano intermedio (+ 180 mt slm) e del piano mezzanino (+ 189 mt slm) e unito dal disegno in sezione della grande volta che dall’ingresso (mezzanino) accompagna al livello dei treni. L’interno è altro rispetto all’esterno; il dentro e il fuori, la condizione dello stare e dell’attraversare sono categorie identificabili univocamente a partire dall’età classica fino ai giorni nostri. Lo spaesamento, la contraddizione, il “cortocircuito significativo”, vi-

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La serie di Fibonacci nella spirale di Mario Mertz, 2005


Il “masso sospeso” di Giulio Paolini

geometrica dello spazio: quello di stratificazione di una parte della città e quello del rispetto dell’identità e dei caratteri del luogo che il nuovo intervento non stravolge nè invade, a conferma di una continuità di lettura del testo comunicativo di una parte di città. La volta, la grande cupola suggestiva che Alfonso Gambardella identifica come un Pantheon ipogeo costituisce l’elemento generatore dell’articolazione interna degli spazi e gli ambienti della città sotterra-

ceversa, si offrono come tecniche compositive proprie della contemporaneità. La stazione Vanvitelli, concepita nella seconda metà degli anni settanta è, a mio avviso, un esempio emblematico di queste tecnichea. La volta del cielo meditteraneo, nell’immaginazione dell’architetto, proiettata, o meglio rovesciata nello spazio ipogeo, dispone il rapporto interno/esterno su una direttrice verticale, recuperando due concetti diversi e concorrenti nell’assialità

l piano mezzanino con le fotografie di Olivo Barbieri e Gabriele Basilico, 2005 Il piano banchina, l’installazione di Isabella Ducrot, 2005

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nea speculare all’impianto della piazza sovrastante. Nell’architetto la poetica dello spazio coincide con una poetica del colore che da luce all’habitat ipogeo come quotidiana misura dei percorsi della città. Michele Capobianco, d’altra parte, insisteva sull’importanza del colore nell’architettura quando scriveva: “nel disegno e nel progetto di architettura il colore sembra rappresentare il momento più casuale e immateriale, indipendente dalla logica del progetto: il suo spazio è quello dell’imagerie individuale e collettiva legata alla fruizione estetica. Viceversa è possibilità ulteriore di ordinare e scandire lo spazio, di trasformarlo in senso attraverso il racconto dei rapporti dell’oggetto con il contesto, riconsegnando l’unità ambientale alla dimensione del tempo.”. Il colore è quindi portatore di sensi simbolici: quelli che l’architetto indicava nel cielo mediterraneo – l’azùr per le popolazioni delle coste del mare di mezzo – raccolti e interpretati dalla luminosa installazione di Mario Mertz, la misteriosa spirale della serie di Fibonacci, che trascrive il legame tra geometria e profondità naturale.

Questa stazione, per me, è sempre stata la rappresentazione di un’idea di spazio e colore nel suggestivo rapporto tra la sezione della volta e il sistema delle risalite meccanizzate, tra l’azzurro del cielo mediterraneo e il rosa delle quinte laterali. Quando, alla fine del 2004, vengono avviati i lavori per il restyling, consultati Achille Bonito Oliva e gli artisti che avrebbero realizzato le loro installazioni decidiamo, non senza un certo timore, di scegliere il bianco metallescente per le quinte che avrebbero accolto l’opera di Zorio e di spostare il “gioco del contrasto” sul volume della scala centrale, in origine tutto bianco. Cambiano molti dettagli a Vanvitelli; scompare il giallo dalla segnaletica, dai corrimano, dalle scossaline per poi ripresentarsi sulle pareti laterali della scala centrale, appare il grigio nelle sue diverse tonalità, per segnare dettagli e sfondi. Ecco poi il lilla, nel sottolineare l’orizzontalità di piani prima trascurati. E, ancora, il metallizzato e nuovi rivestimenti sul piano delle banchine e sugli arredi di stazione e la luce all’interno dei volumi tamponati in vetrocemento.

Esploso assonometrico della stazione nel progetto del 1977 (Michele Capobianco)

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Mostra promossa e realizzata da Ordine degli Architetti P.P.C. di Napoli e Provincia Metronapoli s.p.a. Con il patrocinio di Comune di Napoli Assessorato all’Edilizia - Gare e contratti Assessorato al Turismo - Grandi eventi - Pari opportunitĂ

Ordine degli Architetti P.P.C. di Napoli e Provincia

Metronapoli s.p.a.

A cura di Vincenzo Corvino Giancarlo Graziani Luca Modestino Vincenzo Orazzo Segreteria organizzativa Giacomo Sarnacchiaro

Comune di Napoli

Redazione catalogo Claudia Ciocia Sissa Verde Ufficio Stampa Maria Gilda Donadio Stefano Di Scala Andrea Nastri

Maggio dei Monumenti

Progetto multimediale Renato Piccirillo Allestimento tecnico Westend s.r.l.

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L’ARCHITETTURA VA IN METRÒ GIOVANI ARCHITETTI NAPOLETANI IN RASSEGNA

Stazione della Metropolitana “Vanvitelli” - Napoli

18 maggio – 02 giugno 2007

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i luoghi

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i progetti

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Design tecnologico: la pen drive-luccheto Arenile e villa comunale di Castellammare di Stabia Riqualificazione della piazza di Tavarnuzze Sant’ Anastasia: le vie d’accesso alla città Riqualificazione del lungomare di Castel Volturno Case per caso a Latina Piazza multipla a Volterra Un progetto di riqualificazione urbana per la città di Sant’Anastasia Riqualificazione architettonica e funzionale del rione “De Gasperi” di Napoli Spazi di ristoro nei musei napoletani: il Museo di S. Martino Riqualificazione della Piazza Mercaders di Barcellona Padiglione e giardino al Montjuic, Barcellona Riqualificazione degli spazi urbani della frazione di Biancade Fiat Lux: an emotional light Piano territoriale provinciale della Provincia Regionale di Caltanisetta Riqualificazione urbana: un lungomare da vivere modello Miami EX Ferriera – Mediterranean Biodiversity Center Riassetto del waterfront di Crotone Un nuovo museo archeologico per la città di Elea –Velia Il Parco della memoria The moods of the city La bretella di collegamento tra le due piste ciclabili intorno ai laghi Miseno e Fusaro La riqualificazione di piazza Orologio – piazza Terra Riqualificazione di Piazza Mazzini nel Comune di Borriana a Biella Riqualificazione della Piazza Garibaldi del Comune di Madigliano Recupero e valorizzazione del centro storico della città di Mormanno Il Teatro Comunale di Acri Un progetto di spazio pubblico: la Casa degli Architetti a Firenze “Una sede rinnovata per il Circolo Canottieri Napoli” Un quartiere Italiano a Tianjin Parco delle cave: ecomuseo del territorio Una nuova area di ristoro nel Museo di San Martino Riqualificazione di una piazza toscana Progetto di riqualificazione del borgo medievale di Montechiarugolo Temporary art station Valorizzazione del centro storico di Benevento Riassetto del circolo nautico Canottieri Riqualificazione paesaggistica e funzionale della Marina di Equa a Vico Equense

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Progetto per un complesso scolastico in Francavilla al Mare Nuovo centro congressi nel Comune di Formia Un libro-giocattolo Eleventh element: un progetto per un bagno che non è solo un bagno Desktop: progettare ambienti in tempi moderni Illy Words Progetto di un’area a vocazione naturalistica Recovered type: approccio integrale al progetto Tulips’cover: nuovi organismi integrati Riqualificazione del quartiere des Tanneries a Digione Una nuova facciata per il Palazzo degli Uffici di Ariano Irpino Un bosco per Venezia Riqualificazione urbanistica ed architettonica delle porte della città di Sant’Anastasia Centro di educazione ambientale per il Bosco di Mestre Riqualificazione delle porte della città Riqualificazione di piazza San Vito a Forio La nuova biblioteca al centro della città di Melzo Riqualificazione estetica e funzionale del Banco di Sardegna Il nuovo Campus Universitario a Novara Insediamenti residenziali napoletani: il rione de Gasperi a Ponticelli Progetto di riqualificazione di un casale agli Astroni Uno studiolo contemporaneo Riqualificazione di piazza Garibaldi e aree adiacenti a Pergine Valsugana Metropedonale: 2 linee urbane 750 gradini Progetto di Design: il tavolino SHIP Canottieri fra tradizione e innovazione Firenze: un progetto per la piazza Una racchetta per sedersi Pianificazione urbana:un progetto per la città di Durazzo Un nuovo ponte per la laguna Due piazze per Aquilonia Il moderno si inserisce in un contesto d’epoca:Piazza Istria a Firenze Gli accessi alla città di Trentola-Ducenta Riqualificazione del Circolo Nautico Canottieri Il polo scolastico dell’infanzia a Noventa Padovana Restauro del monumento di Sant’Anna de Aquis Vivis a Mondragone Un “allestimento” per Castel S. Elmo

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