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maggio 2009
architettinapoletani
rivista bimestrale dell’ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori di napoli e provincia
dalla redazione Certains hommes sont nés pour une autre destinée. Ils sont là pour servir et servir bien au-delà de leurs frontières géographiques, de leurs cercles de famille et d’amis. Alcuni uomini sono nati per un altro destino. Sono qui per servire e per servire ben aldilà delle proprie frontiere geografiche, della cerchia familiare e di quella degli amici. Some men are meant for another destiny. They are here to serve a purpose but to serve far beyond their geographical borders, their family and their friends. Gaetan Siew Past President de l’UIA
architettinapoletani rivista bimestrale dell’ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori di napoli e provincia
numero speciale - maggio 2009 editore Consiglio dell’Ordine degli Architetti P.P.C. di Napoli e Provincia Paolo Pisciotta
presidente
Gennaro Polichetti
segretario
Gerardo Maria Cennamo
tesoriere
Francesco Cassano Vincenzo Corvino Pio Crispino Ermelinda Di Porzio Giancarlo Graziani Beatrice Melis Luca Modestino Gennaro Napolitano Antonella Palmieri Vincenzo Perrone Fulvio Ricci Antonio Zehender
consiglieri
in questo numero
direttore responsabile Paolo Pisciotta direttore editoriale Vincenzo Corvino redazione del numero speciale Luca Modestino Anna Sirica a cura di Anna Sirica segreteria organizzativa e traduzione testi Corine Veysselier Ester Burani Antonella Carlo Amelia Maria Cava direzione e redazione Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Napoli e provincia Piazzetta Matilde Serao, 7 tel. 081.4238259 - 081.4238279 fax 081.2512142 http://www.na.archiworld.it e-mail: infonapoli@archiworld.it servizio editoriale Paparo Edizioni s.r.l.
Registrazione del Trib. di Napoli n. 5129 del 28/04/2000 distribuzione gratuita agli architetti iscritti all’albo di Napoli e provincia, ai Consigli degli Ordini Provinciali degli Architetti e degli Ingegneri d’Italia, ai Consigli Nazionali degli Architetti e degli Ingegneri, agli Enti e Amministrazioni interessate spedizione in abb. Postale 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - filiale Napoli Gli articoli pubblicati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano il Consiglio dell’Ordine né la redazione della Rivista.
Raffaele Sirica: storia di un Architetto
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contributi Mario Giordano
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Paolo Pisciotta
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Daniele Rotondo
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Giovanni Castellano
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Freddie Scalfati
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Carmelo Conte
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Consiglio Nazionale Architetti PPC
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Jacques Cabanieu
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Giuliano Urbani
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Roberto Cecchi
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Gaetan Siew
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Louise Cox
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Juhani Katainen
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Marina Calderone
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Lorenzo Bellicini
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Luca Molinari
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Luigi Centola
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Sette Ricordi di Giovanni Capozzi
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Bellezza Civica estratto del discorso di Sandro Bondi al congresso UIA ‘08
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Vision estratto del discorso di Raffaele Sirica al congresso UIA ‘08
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Raffaele Sirica: storia di un architetto 1947-2009
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ultura del paesaggio, volontà di tutelare la realtà urbana, capacità politica di stabilire alleanze internazionali per difendere la qualità architettonica, sagacia professionale e lealtà interiore: sono questi soltanto alcuni dei tratti che rispecchiano lo spessore umano di Raffaele
Sirica. Nato a Sarno (Salerno) nel 1947, Sirica ha consacrato la sua vita all’architettura: dapprima come brillante studente dell’ateneo partenopeo, subito dopo come docente ed urbanista. I gradi di un cursus veloce e talentuoso ne svelano le doti di intraprendenza e grinta: dal 1990 è Professore di Complementi di Scienza delle Costruzioni all’Università Federico II, poi è Presidente dell’Ordine degli Architetti di Napoli e Provincia dal 1995 al 1997, anno in cui lascia la carica per divenire Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori. Le sue battaglie politiche, compiute sempre con abilità diplomatica e tattica, gli fanno rinnovare il mandato per ben tre volte: nel 2002, Raffaele Sirica è eletto Presidente CUP (Comitato Unitario delle Professioni), incarico che gli è anche stavolta confermato nel 2006. Un fil rouge si rintraccia in tutta la straordinaria carriera di Sirica: sin dagli anni Novanta, egli si batte per la modernizzazione del sistema legislativo italiano, per l’adeguamento agli standard europei, per la difesa dei giovani professionisti contro le logiche corporativistiche e di casta. La consapevolezza che il patrimonio architettonico italiano è un’eredità senza tempo da salvaguardare per difendere un antico primato culturale, rende Sirica uno strenuo viaggiatore e conoscitore del nostro paese: grazie a lui, forse per la prima volta, gli ordini provinciali acquisiscono identità comune, rivolta al rispetto dell’ambiente e dell’arte, senza dimenticare le peculiarità e le energie del professionismo architettonico. Forte di queste esperienze anche dure e difficili, rispetto alle quali non ha mai perso il sorriso ed il dinamismo intellettuale, Sirica è stato designato dal Presidente del Consiglio, su indicazione del Ministro per le Aree Urbane, prima come membro esperto nella Commissione riguardante Interventi urgenti per il Risanamento e lo Sviluppo di Reggio Calabria, poi come uno dei sei esperti per la legge per Roma capitale. Amici, colleghi ed estimatori ne ricordano oggi una multiforme gamma di doti, afferenti alla dimensione pubblica e privata: ecco il congressista pungente capace di scuotere una platea di esperti berlinesi, ecco l’architetto e lo studioso appassionato nel paese natale Sarno dopo l’alluvione, ecco il politico prontissimo che interpella politici e ministri per la sua proposta di legge sulla Qualità architettonica. Ma ecco anche l’uomo sornione, che sa parlare agli altri dinanzi ad un bicchiere di vino bevuto fuori dalla luce dei riflettori. In tempi di scissione tra pubblico e privato, la figura di Sirica, al di là dei successi di carriera, ha di certo quella chiarezza autentica che rende l’uomo, e non solo il professionista, rispettato ed amato. affaele Sirica had culture of the landscape, he had the strong will to preserve the urban reality, he had political skills for establishing strong alliance, defending the architecture quality, and he was a sagacious expert with an interior loyalty. He was a remarkable man. Raffaele Sirica was born in Sarno (Salerno) in 1947, he devoted his life to architecture, first as a brilliant student at the University of Naples and then as Professor and town planner. He was brilliant and his career was characterized by enterprise and determination. In 1990 he was professor of Complementi di Scienza delle Costruzioni (Building Science elements) at the University of Naples Federico II, then from 1995 to 1997 he was elected President of Order of the Architects of Naples and Province, in 1997 he became President of the CNAPPC - Italian Council of Architects, Planners, Landscapers. His political battles, fought with diplomacy and tactics gave him the
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opportunity to be renewed as president for three times. Then, in 2002 he was elected President of the CUP - United Association for Professions, this appointment was also renewed in 2006. There is a recurring leitmotif in Sirica’s extraordinary career, since the ‘90s he had been fighting for the innovation of the Italian legislation, for the adequacy to the European standards and for the defence of the young experts against the nepotism. As a traveller and connoisseur of the beauty of our country, he was fully aware, that the Italian architecture patrimony is a heritage that must be preserved in order to defend our ancient culture. Thanks to his endeavour, maybe for the first time, provincial orders acquired a common identity, respecting art and environment, without ever forgetting those peculiarities and energies important for the profession of the architect. He strongly believed in what he did, some experiences were hard but he never lost his strength and his smile. He was designated by the President of the Council, as suggested by the Minister of Urban Development, first as expert in the Board about Interventi urgenti per il Risanamento e lo Sviluppo di Reggio Calabria (Urgent interventions for the reclamation and the development of Reggio Calabria) and then as one, amongst the six experts for the law proposal for Roma Capitale (the capital Rome). Friends, colleagues, and admirers remember him as multifaceted person, he had so many gifts, connected to his public and private life, he was a sharp participant when attending a conference with an audience of Berliner experts, he was an architect and a passionate researcher in his hometown Sarno, he was a politician ready to talk to politicians and ministers about the law proposal for architecture quality. But there is also the man, a cunning man, who likes spending sometime chatting with others in front of a glass of wine. In our time, where public and private life are so apart from each other, Raffele Sirica, beyond his success in his career, was, above all, a man respected and beloved.
«Con tutto il rispetto per Silvio Berlusconi: ci sono momenti in cui il Cavaliere si deve inchinare alla volontà di Raffaele Sirica, gran panseca massimo di tutti gli architetti». (dal libro di Mario Giordano Chi comanda davvero in Italia, Mondadori, 1998) Notai, medici, avvocati e anche un po’ architetti. Qualche anno fa, quando scrissi Chi comanda davvero in Italia, dedicai un capitolo al mondo delle professioni: andavo a indagare nei meccanismi delle lobbies che difendono alcune delle categorie più protette d’Italia. Per cui mi trovo un po’ a disagio a stendere queste poche righe per la vostra rivista: vi devo confessare subito che io non sono un amante degli Ordini professionali, a cominciare dall’Ordine dei giornalisti, che abolirei domani mattina. Nelle mie ricerche mi sono accorto che le strutture organizzate delle categorie finiscono sempre per tradire quella che è la loro missione iniziale: nascono per tutelare i cittadini contro chi potrebbe abusare di una professione, finiscono invece soltanto per tutelare i professionisti, trasformandoli in una piccola casta, a costo di danneggiare i cittadini. La cronaca ce lo conferma: gli Ordini intervengono per lo più per proteggere i loro iscritti, quasi mai per punire chi sbaglia. L’Ordine dei medici non punisce nemmeno il medico assassino, l’Ordine dei giornalisti non punisce il giornalista truffaldino, l’Ordine degli ingegneri non punisce nemmeno chi ha costruite quelle case crollate alla prima scossa di terremoto A che serve allora l’albo? E non è il caso di pensare a professioni che accettano con più coraggio la sfida del mare aperto? Qualche tempo fa ho letto un documento dell’Antitrust che diceva: «Se il confronto con altre figure professionali è destinato ad aumentare, i professionisti per primi dovrebbe desiderare l’eliminazione delle restrizioni che li penalizzano e li svantaggiano». Continuo a pensarla così, ma credo che nelle professioni non sia un’ipotesi molto popolare. Per cui, a questo punto, credo che siate molto pentiti di avermi invitato a scrivere qui Mario Giordano Direttore de «Il Giornale»
«With all the respect due to Silvio Berlusconi: there are some moments in which the Chevalier should bend down to Raffaele Sirica, - gran panseca massimo - of all the architects». (From Mario Giordano’s book Chi comanda davvero in Italia, Mondadori, 1998) Notaries, doctors, lawyers and also a little bit architects. A few years ago, when I wrote Chi comanda in Italia, I dedicated a chapter to the world of the professionists: I investigated on elites which defend the categories the most protected in Italy. I am a little bit uneasy writing these few lines in your magazine: I admit immediately that I don’t like very much professional orders, first of all the order of Journalists, which I would like to abolish tomorrow. In my studies, I verified that institutions organised by categories always betray their mission: these institutions are created to defend citizens against people who misuse the power they have, but they finish to defend only professionals, becoming a caste and a damage for citizens. Chronicle confirms this point: orders act almost always to defend their members, and hardly ever to punish somebody who is wrong. The order of doctors doesn’t punish the murderer doctor, the order of journalists doesn’t punish the dishonest journalist, the order of engineers doesn’t punish the person who built the houses fallen down after the first earth tremor. Is the Register useful? And is not the case of thinking about a professional challenge in the open sea? I found out a document of Antitrust in which it was written: “If competitions among professionals should increase, first of all professionals will like to eliminate the restrincions which could damage them”. I keep on thinking this, but I think also that it is not a common point of view in professional world. For this reason, according to me, you will repent of having asked me to write here... Mario Giordano Director of «Il Giornale»
Paolo Pisciotta*
Un viaggio insieme Travelling Together
Sotto: Raffaele Sirica e Paolo Pisciotta durante un convegno Below: Raffaele Sirica and Paolo Pisciotta during a congress
«In vista dell’appuntamento europeo del 1992, la debolezza del quadro istituzionale del Mezzogiorno impone al mondo delle professioni il recupero di quella centralità, da anni perduta, per incidere nei processi di decisione». omenica 15 luglio 1990, nelle colonne de «Il Giornale di Napoli», Raffaele Sirica tratteggiava così un programma politico davvero ambizioso per l’Ordine: oggi più che ieri, un foglio ingiallito, recuperato dopo diciannove anni, assume il significato di un testamento politico a cui noi tutti dobbiamo riferirci nel rispet-
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to dei valori morali di correttezza e lealtà. Allora iniziava un biennio in cui il Consiglio, spinto dalla lungimiranza politica di Raffaele, ruppe i ‘muri del convento’, affrontando i temi che interessavano non solo la professione, ma soprattutto le trasformazioni urbane. Ricordo la battaglia che avviammo, a difesa dei professionisti, nei confronti della Sovrintendenza di Collegamento, contro l’affidamento dell’incarico dei rilievi dei 48 edifici storico-monumentali alla InfraSud, società di capitale: era un atto propedeutico, strettamente relazionato al progetto di restauro di stretta competenza dell’architetto. E poi come dimenticare quel 3 dicembre 1991, quando una delegazione del Consiglio, a Ca-
podichino, si imbarcava per una visita ufficiale al Collegio degli Architetti di Barcellona! Napoli era tappezzata di manifesti, in cui il Consiglio esprimeva la sua netta opposizione alle procedure individuate dal Comune per il ridisegno dell’area di Bagnoli: invitammo il Presidente della Repubblica ed il Ministro delle Aree Urbane a intervenire perché si attivasse un concorso internazionale, teso a garantire la più ampia partecipazione democratica alle decisioni. I primi anni Novanta erano difficili per la categoria, perché la seconda edizione della legge sui lavori pubblici prevedeva la selezione dei professionisti con il criterio del portafoglio, al pari di qualsiasi fornitore di servizi, rinunciando all’aspetto intellettuale del lavoro; le società di ingegneria, poi, forti del loro fatturato, si aggiudicavano le gare di progettazione, espellendo, in particolare i giovani, dal circuito delle opportunità. Per far comprendere la distorsione legislativa tutta italiana, che sottoponeva il prodotto professionale alla ‘deriva monetaristica’, Raffaele amava ricordare come, in una piccola gara per la ristrutturazione dell’ospedale di Castellammare di Stabia, l’incarico di progettazione era stato affidato alla Fiat engineering, mentre Renzo Piano era finito al diciottesimo posto. L’idea di mercato, cui era soggiogata la professione, rendeva Raffaele inquieto, ma anche combattivo: intraprese, per questo, una vera lotta di civiltà e, con raffinata intelligenza politica e culturale, capì che, per coinvolgere le coscienze collettive, doveva puntare sulla qualità dell’architettura. La riuscita dell’azione esigeva alleanze internazionali per rimettersi al passo con i tempi: bisognava uniformare il nostro Paese alle procedure già consolidate in Europa, lanciando il tema del ‘concorso di progettazione’ quale strada maestra per costruire anche qui la modernità urbana, intesa come valore non solo sociale, ma anche economico. L’occasione fu, nel marzo del 1996, la Preconferenza Mondiale Habitat 2, assegnata alla nostra città dall’ONU: la tenacia e la coerenza politica di Raffaele spinsero gli architetti di tutto il mondo a stendere un documento finale in cui si coglieva, nella leale competizione professionale, la procedura del concorso di progettazione. Proprio Raffaele, nel giugno 1996, ebbe il ruolo di presentare tale Documento alla Conferenza Mondiale ONU ad Istanbul: in quell’occasione, come tante altre volte, mi chiese di accompagnarlo. Difendeva sempre il nostro rapporto, dicendo:
«Un organismo di rappresentanza è come una nave, ha il comandante di coperta e quello di macchina che, durante la navigazione, con diverse responsabilità, assumono l’impegno di giungere alla meta. La correttezza vuole che,
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a viaggio finito, i due comandanti scendano insieme per la scaletta». Queste parole anticiparono di poco l’elezione di Raffaele, nel 1997, come Presidente del Consiglio Nazionale: con lui si avviava la stagione di recupero del valore professionale nei processi di decisione, senza dimenticare la centralità dell’architettura. In questa prospettiva, nel settembre 1998, la Festa dell’Architettura concretizzò un’importante intuizione politica: tutti gli Ordini spinsero i cittadini a parlare di architettura nelle piazze di cento città d’Italia, confrontando il nostro sistema legislativo con quello d’Oltralpe. Ancora, nel 1999, al Congresso Nazionale di Torino, Raffaele consacrò l’alleanza degli architetti con la politica: l’allora Ministro dei Beni Culturali, On. Giovanna Melandri, si impegnò per la proposta di legge sulla ‘Qualità architettonica’. A sostegno di tale iniziativa legislativa, nello stesso tempo, Raffaele costruiva il tavolo internazionale per la stesura della Direttiva Europea sulla Qualità dell’ambiente urbano e rurale, presentata poi presso la sede del Consiglio nazionale alla presenza dei Ministri On. Melandri e On. Fassino e del Parlamentare Europeo On. Zappalà, prima di essere firmata nel gennaio 2001 dai Ministri dei Beni Culturali degli Stati membri. La fine della legislatura non consentì il completamento dell’iter parlamentare per l’approvazione della legge sulla ‘Qualità architettonica’. Raffaele non si scoraggiò e, insieme a me, invitò a Napoli l’allora Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, On. Giuliano Urbani. Si riattivò, nel maggio 2002, il dialogo con la politica sul grande tema della ‘Qualità architettonica’ e del ‘concorso di progettazione’: proprio Raffaele disse al Ministro «chi gioca bello non può perdere», sostenendo che le architetture nostrane sono una ricchezza per l’intera comunità civile. E l’On. Urbani, dopo pochi mesi, nel presentare il disegno di legge sulla ‘Qualità architettonica’, sottolineò l’onestà intellettuale di Raffaele, esaltandone la volontà di tutelare gli interessi della collettività. Una profonda grinta si rintraccia, così, in tutte le attività di Raffaele: ne è esempio il Congresso Internazionale UIA di Berlino nel 2002, in cui, con la sua tempra di instancabile tessitore di alleanze, sostenne la candidatura di Torino come sede per l’edizione 2008. I convegni, i seminari, le assemblee, cui partecipava sempre viaggiando nell’intera penisola, erano un viatico continuo per rinsaldare, ricucire, esaltare la rete degli ordini, enfatizzando il senso di appartenenza unitaria che tutti noi, grazie a lui, abbiamo recuperato. Questi brevi ricordi sono una piccola parte del patrimonio che mi hai regalato, eppure sento il bisogno di sentirti qui e dirti grazie. Grazie perché mi hai dato il privilegio di starti vicino fino all’ultimo e, forse più di altri, posso tratteggiare la tua forza d’animo, nutrita di autenticità intellettuale:
era forza da ‘Gigante’, tipica di pochissimi eletti, come hai dimostrato ancora nel tuo ultimo intervento al Congresso di Torino. Per tutti noi, carissimo Raffaele, sei stato e resterai sempre la ‘stella polare’ che, nel buio della notte, indica la rotta ai marinai. *Presidente Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Napoli e provincia
«By the European election of 1992, because of the weakness of the institution in the South of Italy it will be imposed to find in our professional world, the centrality lost over these years, but needed to break into the decisional process». n the newspaper, «Il Giornale di Napoli» (Sunday, 15th July 1990), Raffaele Sirica described with these words a really ambitious political program for our Order. Today more than ever, a yellowed paper, retrieved after nineteen years, is a political testament teaching us to respect the moral values of correctness and loyalty. At that time, our Council, encouraged by Raffaele’s political foresight, ‘broke down the walls of the convent’. The Council was dealing with problems not only concerning our profession, but also with urban changes. I remember the fight for supporting our colleagues when the Sovrintendenza di Collegamento charged the Infrasud to survey 48 historical buildings; it was a preparatory act, strongly connected with the restoring project whose centrality belonged to the expertise of the architect. And how can I forget that 3rd December 1991, a delegation of our Council was going to Barcelona to meet the local College of Architects. Naples was all covered with posters, where our Council was firmly attacking the Neapolitan government about the reshaping procedures in Bagnoli. We invited the President of the Italian Republic and the Minister of Urban Development to come, and to create an international competition assuring democratic participation to the decisions. Early ‘90s, were really difficult for our category, because the second version of the law about public works selected architects on the basis of economic reasons, without taking into account the intellectual aspect of our activity. On the other hand, various societies of engineers, economically strong, gained almost all designing competitions, so that, young architects were shut out from the best opportunities. To let people understand the Italian patronage system, Raffaele used to tell the story of the renovation of the hospital in Castellammare di Stabia, the Society Fiat Engineering gained the
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tender, while Renzo Piano got only at the eighteenth place. The lucrative aspect in our profession, strongly upset Raffaele, who played his part fighting in the name of civilization, being politically and culturally smart, he understood that focusing on the quality of architecture was the only way to involve all our colleagues. In order to that, he also needed international alliances to keep Italy updated like the rest of Europe. Launching the ‘competition for designing’ was as the best way to build urban modernity, as a social but also economic value. The occasion arrived in March 1996 with the International Congress Habitat 2, organised in Naples by ONU. Raffaele’s determination and his political coherence convinced all the architects to write down a final document in which the honest professional competition was considered the best guarantee for the ‘competition for designing’. In June 1996 Raffaele had the responsibility of presenting this document at the World Conference of ONU in Istanbul; in that occasion, like many other times, he wanted me to come. He always defended our friendship, saying: «A delegation is like a ship: there are the captai, and the executive officer who, during the navigation, is in charge of reaching the final harbour. Loyalty implicates that, once at destination, the two men get off the ladder together». This speech was just before Raffaele’s election as President of the National Council of Architects. With him, a new period started, claiming the professional value in the decisional making process and the centrality of architecture. In this perspective, in September 1998, the Architecture Day, realized an important political intuition, all the orders invited people to talk about architecture in one hundred Italian squares, comparing our system with the European one. Then, in 1999, at the National Congress of Turin, Raffaele formalised the alliance between architecture and politics, the past Minister for Cultural Affairs, Giovanna Melandri, agreed with the law proposal about the ‘Architecture Quality’. On the other hand, Raffaele established those international connections for drafting European guidelines about Quality in rural and urban environments later presented in our office of the National Council to Hon. Melandri, Hon. Fassino, and Hon. Zappalà before being signed up in January 2001 by the European Ministers for Cultural Affairs and the Europe’s Member States. Due to the end of that legislature, the proposal law about ‘Architecture Quality’ didn’t get the final approval, but Raffaele wasn’t discouraged at all, we together invited Hon. Urbani, past Minister for Cultural Affairs, to come to Naples. In May 2002, the open dialogue with politics started again
Sotto: Raffaele Sirica e Paolo Pisciotta durante un convegno Below: Raffaele Sirica and Paolo Pisciotta during a congress
discussing about ‘Architecture Quality’ and ‘competition for designing’. Raffaele said to the Minister: «Who plays fairly can’t lose the game”, explaining that our architecture patrimony is a heritage for all the citizens. After just few months, while presenting the proposal law about ‘Architecture Quality’, Hon. Urbani emphasized Raffaele’s intellectual honesty and his strong will for preserving the entire community. It is easy to find a strong determination in all Raffaele’s activities, one example took place in 2002, during the International Congress UIA in Berlin. Here, always favouring alliances, he proposed Turin as location for the next Congress in 2008. Congresses, seminars and meetings, he had always attended travelling around and about Italy. These were occasions for consolidating alliances for our Orders, emphasising the strong sense of unit, that we have retrieved thanks to Raffaele. These brief memories present just a tiny part of the patrimony he gave me, I wish you were here Raffaele, for thanking you. Thanking you because you gave me the honour to be with you until the end and now, maybe more than anybody else, I can sketch your moral strength and your intellectual authenticity. It was the strength of a giant, typical of few intellectuals, the strength you showed in your last speech at the congress in Turin. For all of us, dear Raffaele, you were and you will be always the pole star, showing the route to the crew in the dark of the night. *President of Order of Architects of Naples
Daniele Rotondo*
L’Architetto col ‘vizio’ della politica The architect with the vice of politics
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onobbi Raffaele in occasione dell’alluvione di Sarno. Correva l’anno del Signore 1998 e quell’intrepido architetto col ‘vizio’ della politica perdeva sotto il fango di quei giorni il suo amico Gaetano Milone, il preside filosofo con cui Sirica aveva condiviso sogni e lotte sociali. Fu spazzato via a 53 anni dall’incuria dell’uomo e dalla cattiva sorte. Difensore degli operai stagionali del pomodoro dell’agro nocerino-sarnese, il prof. Milone aveva detto alla moglie: «Andiamo a vedere quello che succede». Anche quella sera Gaetano voleva essere in prima linea. Morì come Plinio il vecchio sotto la lava di Pompei Il cratere del dolore, a Sarno, continuava a borbottare, ma lui, l’architetto-politico, era lì, da mattino a sera. Fu sua, di Raffaele, l’intuizione del-
di tutto il mondo, «con ogni probabilità, ha avuto un sovraccarico di acqua ed è letteralmente esplosa perché non aveva sfoghi». Solo così si potevano giustificare le frane tutte intorno al monte. «Alla stessa altezza, circa 900 metri, gli altri rilievi della zona» diceva il Presidente degli architetti italiani «non hanno avuto frane, eppure le pioggia era la stessa: inoltre, della falda erano già a conoscenza i Borboni che avevano costruito un canale di sfogo delle acque. Un canale» aggiungeva Sirica «in secco da cento anni e i cui argini erano stati ritrovati solo successivamente. La falda sfogò così la pressione delle acque». Raffaele raccontava queste cose, come dalla sua cattedra d’università a Napoli, la lezione: senza orpelli, con grinta, mai mostrandosi altezzoso o
la ragione tecnica di quel disastro che in una notte inghiottì decine di vittime. Sarno fu uno, dieci, cento stivali; escavatrici, pale meccaniche, mascherine, solidarietà e qualche sciacallo. Non molti avevano fatto caso che sul monte Alvano c’era un altipiano. Sotto questa pianura c’era una falda la cui esistenza era stata segnalata in una mappa diffusa a cavallo degli anni ‘ 80. «Questa falda», spiegò Sirica agli invitati di radio e tv
irrispettoso. Era una delle sue caratteristiche. Raffaele ha vissuto l’impegno professionale di Presidente del CNA prima, e del CUP, poi, come mission al servizio degli altri, non coniugando mai i suoi gradi di ‘generale’ per interessi personali. Degli obiettivi perseguiti e raggiunti (quasi sempre) in ambito ordinistico, leggerete in altra parte del giornale. Preferisco tratteggiare il suo profilo di architettopolitico, come sarebbe piaciuto a lui.
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A sinistra: Raffaele Sirica e Daniele Rotondo durante il VI congresso nazionale degli architetti a Bari, 2003 In basso: Raffaele Sirica e l’On. Giovanna Melandri durante il V congresso nazionale degli architetti Mercato, formazione, occupazione: le sfide da vincere, Torino, 1999 On the left: Raffaele Sirica and Daniele Rotondo during the 6th congresso nazionale degli architetti a Bari, 2003 below: Raffaele Sirica and Hon. Giovanna Melandri during the 5th National Congress of Architects Market, Training, Occupation: Challenges to Win, Turin, 1999
Sì, perché Raffaele ha vissuto il suo ufficio politico come dovere etico, capace di misurarsi tanto sulle grandi strategie quanto con i problemi quotidiani della comunità. La sua azione è stata sempre ispirata al principio della responsabilità, alla laicità, al rigore della ragione e ‘all’ottimismo della volontà’, tanto caro al pensiero socialista. In questo quadro, Sirica faceva spesso le sue riflessioni sulla necessità di modernizzare la classe dirigente meridionale che egli concepiva come parte integrante del paese. La chiarezza delle sue idee, la funzione critica, il distacco completo da ogni atteggiamento o interesse soggettivo sono stati la sua linfa, la sua energia, la sua forza. ‘Predicava’ la necessità di un allargamento della classe politica, che doveva comprendere quelle elites che si stavano formando nei ceti produttivi del commercio e del mondo del lavoro. «Aria fresca», diceva spesso «altro che borghesia umanistica » e a notte inoltrata, come piaceva fare a lui, intorno ad un bicchiere di vino, mi spiegava:
«in una democrazia evoluta, che mette al centro del proprio sistema di regole e di valori il cittadino, la legittimazione dalla classe dirigente di un paese moderno non si costruisce sulla base dello status, di privilegi o di quote di potere, ma sullo spirito di servizio, sulla competenza, sull’onestà, sulla coe-
renza fra doveri e comportamenti, che è il fondamento della responsabilità». La stessa che dimostrò nel volere, nel cercare, nel negoziare a Berlino sull’appuntamento di Torino, ‘Capitale del Mondo Architettonico’ (giugnoluglio 2008). Fu il capolavoro di Raffaele e del suo infaticabile staff di consiglieri del CNA. «Tocca agli architetti del mondo» annunciò alla vigilia della assise del lingotto di Torino. Fu un autentico successo, macchiato dalla scomparsa di un altro suo amico, Giancarlo Ius, proprio alla vigilia della sua elezione alla presidenza dell’UIA. Raffaele Sirica era uno scienziato della politica, opportunista quanto bastava, romantico e scanzonato, ‘napoletano’ nell’accezione più nobile, più signorile. Pragmatico, efficiente, mai casuale, con proiezioni sempre misurate, attento agli spazi di democrazia, al CNA come nei rapporti umani. Ci ha lasciati un uomo di grandi passioni civili, sì, ma anche una persona sempre pronta ad un consiglio, da dare e da ricevere. Come nella tempra degli uomini giusti, dei professionisti della responsabilità. Ci mancherà, Raffaele, anche e non solo per questo *giornalista RAI TG2
n 1998 I met Raffaele when there was the inundation in Sarno. There, this brave architect with the vice of politics lost under the mud his friend Gaetano Milone, a headmaster philosopher who shared with Sirica dreams and social battles. 53 years old, he died because of human negligence and bad luck. Defender of seasonal workers of tomatoes in the countryside between Sarno and Nocera, Prof. Milone said to his wife: «Let’s go and see what it is happening». That evening Gaetano wanted to be in the first line as always. He died like Plinio the Older under the lava in Pompei. The crater of sorrow, in Sarno, kept on grumbling, but he, architect and politic, was there all the day. Raffaele understood the technical reason of that disaster which swallowed a lot of people during the night. Sarno was one, ten, one hundred boots; diggers, mechanical shovels, masks and some profiteers. Not a lot of people knew that on the Alvano mountain there was an upland. Under this, there was a plain, indicated in a map in the Eighties. «This plain», explained Raffaele Sirica to the international journalists, «maybe was overloaded with water and exploded because didn’t have a way out».
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Only in this way we could explain the slumps all around the mountain. «At the same height, 900 metres, the other mountains in the area didn’t slide down and the quantity of rain was the same: furthermore, also the Borbone dynasty knew this layer and built a canal for the water. A canal which were dried one hundred years ago: its banks were seen later. In this way, the layer let out the pressing of water», said the President of Italian Architects. Raffaele told this history like his lesson at the University of Naples; without rhetoric, but with enthusiasm, respect and humility. These were his personal characteristics. Raffaele lived his professional engagement as President of the National Council of Architects before and as President of CUP after. His mission was to help the other people and he never used his power for personal aims. We are going to read in the newspapers about his goals in the administration of the Orders: now I prefer to represent his scientific and political profile. He would have liked this. Raffaele lived his political role as a moral engagement; he was capable to cope with great difficulties and daily problems. His action was always inspired to the idea of responsibility, laicism, rigour of rationality and optimism of will, really
linked with socialistic principals. Sirica reflected a lot about the idea of modernisation of political administration in the South of Italy, which should express a real part of our country. The clarity of his ideas, the critical approach to the problems and the complete disregard of selfish interests were his roots, his energy, his strength. He affirmed the necessity of increasing the political class, which should understand those elites created in the commercial and professional worlds. He often said: «Fresh air and not humanistic bourgeoisie», and during the night, as he liked doing, drinking wine he explained me that
In queste pagine: altre immagini di Raffaele Sirica durante il V congresso nazionale degli architetti Mercato, formazione, occupazione: le sfide da vincere, Torino, 1999 In these pages: other pictures with Raffaele Sirica during the 5th National Congress of Architects Market, Training, Occupation: Challenges to Win, Turin, 1999
«a political class in a modern country should respect the principal of a modern democracy, capable to defend citizens’ rules and value. A democracy isn’t based on economic power and privileges, but on availability, honesty, coherence between duties and behaviour, which is the root of responsibility». The same responsibility which he showed in Berlin, willing to negotiate a solution for the congress in Turin, ‘Capital of the Architectural World’ (June-July 2008). This was Raffaele’s masterpiece and his great staff helped him. «Now all the architects should play their part», he said before the congress in Turin. It was a great success, disturbed by Giancarlo Ius’ death, immediately before his election as UIA President. Raffaele Sirica was a scientist of politics, opportunist as necessary, romantic and funny, Neapolitan in the best sense. Pragmatic, competent and never abstracted, with ideas always precise, he was conscious of democratic spaces, in the National Council of Architects and in the daily life. Now we lost not only a man with great civil passions, but also a reliable person, who was able to give and receive suggestions. As right men and expert of responsibility know. We will miss Raffaele, and not only for this reason *journalist for RAI TG2
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Giovanni Castellano*
Memorie di Maestro Master’s Memories
A sinistra: Raffaele Sirica e Giovanni Castellano nel cortile di Palazzo Gravina (sede della facoltà di Architettura di Napoli) in una foto degli anni ‘80 On the left: Raffaele Sirica and Giovanni Castellano in the courtyard of Palazzo Gravina (headquarters of Faculty of Architecture in naples) in a picture of the Eighties
o conosciuto Raffaele giovanissimo, studente ai primi anni: le sue qualità, l’intelligenza vivace, la generosità e la simpatia insita attirarono presto la mia attenzione. Il nostro rapporto, prima occasionale, si rinsaldò nel tempo; dopo la laurea mi affiancò validamente nell’insegnamento ed il contatto divenne continuo, quotidiano, protratto per oltre venti anni. Ebbi, così, modo di conoscerlo a fondo confermando la mia prima impressione. Una successione di ricordi relativi a quel periodo si affollano nella mia mente: episodi divertenti e discussioni sulle problematiche poste dalla scuola. Mi piace ricordare la sua immagine, nel cortile della facoltà, possibilmente al centro e attorniato da un gruppo di studenti, mentre concionava sugli argomenti più disparati; mi ritorna in mente quando, a Varsavia, ad un congresso presentò una sua nota, in inglese (lingua che non aveva mai studiato) con una pronuncia perfetta o quando, nelle riunioni conviviali, intratteneva i presenti con la sua parola coinvolgente e concludeva la serata con una esibizione canora: cantava molto bene. I nostri rapporti di stima e di affetto si rinsaldarono nel tempo e divennero amicizia, anche perché scoprimmo di avere la stessa concezione – o illusione – sul compito della scuola: palestra di formazione e non di informazione, premessa per il progresso civile. Poi, i nuovi impegni da lui assunti, la responsabilità di un corso e la presidenza dell’Ordine degli Architetti, assolti con grande successo, pur rendendo episodici i nostri incontri non alterarono il rapporto di amicizia e di affetto. Questo ed altro ha lasciato su me una traccia indelebile.
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*Ordinario di Scienze delle Costruzioni presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II
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met Raffaele when he was a fresher, as a smart, generous and friendly person he drew my attention immediately. First, we were acquaintance, and then we got closer. After his degree, he became one of my lecturers, and since then, we had met daily and for more than twenty years. I had the chance to know Raffaele in depth, and having confirmed my first impression. I have so many memories in my mind, fun stories and discussions about school problems. I like remembering him, in the courtyard of our Faculty, maybe in the centre, chatting on different subjects and surrounded by a group of students. I remember when, during a congress in Warsaw, he presented his speech in English (a language he didn’t study properly) with a perfect accent, or when, with some friends, he used to entertain his interlocutors with his involving speech and concluded the evening with a singing performance, he used to sing very well. This relationship of esteem and affection got stronger and, after a while, it became a real friendship, because we had the same idea (or illusion) about the role played by school, a reality of formation and not ‘information’, root of the civil progress. Then, all the new engagements he had, the assignment of a new course and his role as President of the National Council of Architects, where he accomplished great success, made our meetings rare, however, with no harm for our friendship and mutual affection. This friendship and more have impressed on me an indelible sign.
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*Full professor of Science of Construction at University of Studies of Naples Federico II
Freddie Scalfati
Caro Complice Beloved Mate
irica dolce e insostituibile fratello del tempo. Ti ricordo nella mia tarda gioventù quando la tua amicizia e la tua forza mi salvarono dalla crisi in cui ero precipitato: mi aiutò la tua serenità e la tua disponibilità ad aiutare tutti quelli in forte difficoltà. Successivamente la tua forza ha ridato voglia di vivere a tante altre persone. Mi hai sempre ricordato, Tu che venivi da Sarno, un protagonista di un libro della mia giovinezza, di Salgari, Alla conquista dell’impero: Yanez. So bene che questo Impero lo hai conquistato senza l’aiuto di nessuno sia nel campo difficile della politica sia nei marosi del tuo Amore per il lavoro, dove hai conquistato i massimi livelli, ripeto, da solo. «E (Ti) ricordo ancora» due compagnielli, scoprimmo l’Università della strada, e tante volte le sere o nel bar ‘ufficio’ della Caffettiera o nelle bettole di Napoli a giocare a ‘padrone e sotto’, oppure ogni mercoledì o giovedì al Raphael insieme a Bettino Craxi o al Plaza insieme a Gianni De Michelis. Poi ci siamo fatti spazio in politica, poi Tu hai spiccato il volo nella tua amata professione, senza mai rinnegare te stesso, il tuo essere. Non ho mai conosciuto un Uomo così solidale, così solare, ma soprattutto così tollerante rispetto alle opinioni dei Farisei. Ricordo le tue ansie (molte) amorose per la dolce Angela, che poi hai felicemente sposato, e la tua grande attenzione e la tua felicità per l’altro amore della tua vita, tua figlia Anna, e infine per il tuo amato Consiglio dell’Ordine Provinciale e Nazionale. Tu Uomo, a differenza di tanti soloni e accademici, capace sia di saper vivere in mezzo alla strada, sia di far valere il tuo sapere, il tuo bagaglio scientifico e culturale anche nel mondo accademico: sei sempre stato ineguagliabile, Prof. Raffaele Sirica, capace di coniugare in termini originali e veritieri l’ Astrologia Riformista con la tua scientificità. Non mi mancherai solo perché ho perso un Amico, un Fratello, ma soprattutto una parte di me stesso, che comunque mi terrà compagnia con l’aiuto, a volte, di uno strumento millenario. Raffi, non mi abbandonare, non ti scordare di noi che ti amiamo. Ci sentiamo soli: dove stai?
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A destra: Raffaele Sirica in una foto degli anni ‘80 On the right: Raffaele Sirica in a picture of Eighties
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irica, my sweet and irreplaceable brother of old times. I remember you in my last youth, when your friendship and your strength saved me from the crisis I was falling into. Your serenity and your generosity helped me a lot. Later, your strength encouraged so many people. You always reminded me, due to where you were from – Sarno - the character from a book of my childhood by Salgari, Alla conquista dell’impero (Conquering the empire), that character was Yanez. I know that you conquered this Empire without anybody’s help. In politics as well as in your job, where you achieved the maximum levels, I repeat once again you did everything by yourself. “And I still remember you”, we were two mates, we found out the university in the street, how many times at night in the Cafeteria, turned into an office, or in some dives we were playing ‘padrone e sotto’ (a cards game). And how many times on Wednesdays or Thursdays we were at the Raphael together with Bettino Craxi or at the Plaza together with Gianni De Michelis. Then we got ourselves into politics, you stood out in your beloved profession, without ever denying yourself, your identity. I’ve never met a man so supportive and sunny but above all so tolerant with the Pharisee’s opinions. I remember your love anxieties for the sweet Angela, who then you happily married, and your great attention and happiness to the other love of your life, your daughter Anna and in the end, your beloved National and Provincial Council of the Order. You man, despite many Solons and academics, managed to live in the street and to defend your knowledge, your competence in the Academia. You were incomparable, Prof. Raffaele Sirica, you managed to reconcile astrology with science in an original way. I won’t just miss you because I’ve lost a Friend, a Brother but above all I’ve lost a part of me. However, you will still keep me company, sometimes, through a millennium tool. Raffi, don’t leave me alone, do not forget about us, we love you, we feel so lonely: where are you?
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Carmelo Conte*
L’Utopia realizzabile The Feasible Utopia
e n’è andato un grande socialista, uno dei migliori per coerenza e convinzione. Una parte di me. Un amico con il quale ho condiviso momenti indimenticabili di politica, tensioni, successi, scelte, tempo libero. Mi legano a lui tante cose della vita, anche le confidenze più crudeli, come quella del male invincibile, contro il quale ha lottato in silenzio fino all’ultimo istante. Se n’è andato un collaboratore instancabile e determinato. Le sue giornate romane al ministero delle Aree Urbane, di cui era consulente, erano animate da riunioni, discussioni, relazioni tecniche, intervallate da pause-colazione o cene, durante le quali esibiva tutta la sua passione per l’astrologia: dopo aver parlato per qualche minuto con un ospite ne declinava, tra la meraviglia di tutti, il segno zodiacale. Se n’è andato un intellettuale, colto e preparato non solo nelle scienze che insegnava all’Università di Napoli. La sua concezione dell’urbanistica - intesa come programmazione degli spazi e non del costruire, del vivere e non dell’abitare - esprime il suo ideale disciplinare di studioso ma anche un progetto politico e ideologico: ‘l’utopia realizzabile’ contro il degrado, l’abusivismo e la delinquenza organizzata, l’integrazione civile attraverso la trasformazione urbana e sociale delle periferie. Scrivo, mentre mi scorrono nella memoria le tante iniziative che ne hanno fatto, nel tempo, un punto di riferimento nazionale e internazionale dell’Ordine degli architetti e delle professioni. Su tutte si stagliano, per ragioni emotive e di merito, il vivido ricordo della battaglia contro il Preliminare di Piano di Napoli, che condusse insieme a Gerardo Marotta da Palazzo Mari gliano. La preziosa collaborazione per l’istituzione delle Aree Metropolitane e la legge per Roma Capitale, due temi istituzionali, tornati di attualità. L’iniziativa per l’expo 2000 a Napoli: il suo documento Gli ambienti dell’uomo a sostegno della proposta fu determinante per vincere la concorrenza di Venezia, anche se non conseguì il risultato sperato per la cieca opposizione degli
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uomini politici di maggiore spicco della Campania. Francesco Cossiga, che ama Napoli quanto altri mai, avendo saputo del mio impegno di ministro ‘con quel professore napoletano’ per il quartiere Scampia, simbolo del degrado, mi chiese di elaborare una proposta operativa, un progetto di interventi coordinati e scadenzati nel tempo. Ne fu ‘preso’ e convocò una riunione alla Presidenza della Repubblica con il Sindaco di Napoli, il presidente della Regione, il questore, il prefetto, i ministri napoletani, il Presidente del Quartiere Scampia e Raffaele, come mio collaboratore. Illustrai il progetto, che fu approvato senza nessuna modifica. Cossiga concluse la riunione, rivolgendosi al Presidente del Consiglio di Quartiere, con parole molto significative: «Operate tutti insieme per realizzare la proposta illustrata oggi perché è un esempio di urbanistica sociale» tema trattato da Raffaele nella relazione «perciò consegno a te il gagliardetto della Repubblica che solitamente regalo ai rappresentanti delle Istituzioni». Per questo e per la tua opera vivrai per sempre, ci mancherai, ma non sarai dimenticato. Ciao Raffaele. *già Ministro delle Aree Urbane
e have lost a great socialist, one of the best for coherence and determination. I have lost a part of me. I’ve lost a friend with whom I shared unforgettable moments in politics, and tensions, success, choices, and spare time. So many things in life connected me to Raffaele, also some of the cruelest confidences, as the one of the invincible disease he had been fighting against until the end in silence. We have lost a tenacious and tireless colleague. His days in Rome, at the Ministero delle Aree Urbane (Ministry for Urban Areas), where he was a consultant, were full of discussions and briefings, with lunch and dinner breaks, during these, he showed to everybody his passion for astrology; after just chatting a while with a guest, he managed to guess, surprising them all, the zodiac sign of the interlocutor. We have lost an intellectual giant, expert not only in the topic he taught at the University of Naples. His idea of city planning was seen as planning space not buildings, planning living not inhabiting. This expresses his disciplined ideal as a researcher but also his political and ideological project; the ‘feasible utopia’ against the deterioration of the environment, abusiveness and organized crime. He encouraged civil integration through changing urban and social suburbs. I am writing this, remembering all the activities which made Raffaele Sirica a national and international reference point for the Ordine Professionale degli Architetti (the Professional Order of Architects). First of all those memories, I
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strongly remember the fight against the project Preliminare di Piano di Napoli, led by Raffaele Sirica together with Gerardo Marotta in Palazzo Marigliano. Then, the important collaboration for the institution of Aree Metropolitane (metropolitan areas) and the proposal for Roma Capitale (the capital Rome), these were two institutional matters, at present still very important. I also remember the Expo 2000 in Naples, he wrote the document Human Environments, it was really important for competing against Venice, although it was not enough in order to achieve what he expected because of the blindness of our government in Campania. Francesco Cossiga, who loves Naples more than anybody, having heard something about my commitment with that ‘Neapolitan Professor’ from the Scampia district, symbol of the local decadence, asked me to prepare a possible proposal, a long-term project with coordinated and predetermined interventions. He was so into that project that he organised a meeting at the Presidency of the Republic with the Mayor of Naples, the President of Region, the Chief of Police, the Prefect, the Neapolitan Ministers and the President of the Scampia district. Raffaele teamed up with me. I explained to them our project, which was promptly accepted. Cossiga ended our meeting, saying to the president of the council of the district some meaningful words: «Work you all together to realise the proposal presented today, because this is an example of social city planning» this was the topic of Raffaele’s speech «For this reason, I’ll give you the pennon of Republic, this is the symbol usually given to institutional representatives». For this reason and for your activity you will live forever. We will miss you, but we won’t forget you. Good bye, Raffaele. *past Minister for Urban Areas
A sinistra: Raffaele Sirica e l’On. Carmelo Conte in una foto degli anni ‘90 On the left: Raffaele Sirica and Hon. Carmelo Conte in a picture of the Nineties
Consiglio Nazionale Architetti PPC
Chi gioca bene non può perdere Who plays fairly can’t lose
ossiamo affermare, senza tema di essere smentiti, che Raffaele Sirica per molti anni ha costituito un riferimento imprescindibile per chi, ai diversi livelli, si è occupato di architetti e di professione. Con grandissima forza di volontà e non comuni doti strategiche e politiche Raffaele è stata la persona che ha maggiormente incarnato la volontà di portare al centro del dibattito politico temi quali la necessità di una moderna riforma della professione, l’esigenza di perseguire la qualità architettonica in ogni ambito del processo decisionale e tecnico, l’importanza di valorizzare lo strumento del concorso di progettazione e la necessità di riqualificare un patrimonio edilizio nazionale, spesso di scarsa qualità progettuale e costruttiva, così come drammaticamente dimostrato dai recenti accadimenti abruzzesi. Raffaele Sirica ha costantemente sollecitato ed incalzato su questi temi, con grande lucidità intellettuale e una proverbiale tenacia, l’intero sistema ordinistico nazionale al fine di trasformare le strutture locali in una grande capillare rete di portatori di interessi comuni, capaci di conciliare le esigenze della collettività con quelle dei professionisti. Questi argomenti, connaturati ad una visione alta del modo di intendere la professione di architetto, sono stati da lui costantemente riproposti, con pervicacia e coerenza, in tutti i tavoli istituzionali, davanti ai leader politici ed economici che, negli anni, ha incontrato in rappresentanza della nostra categoria, portandola a un grado di visibilità e di riconoscimento pubblico mai ottenuti. Un grande lavoro, denso di successi e connotato da qualche inevitabile delusione nella sua storia recente, ma soprattutto, da una serie di impegni ancora da completare, sempre in favore degli architetti italiani e nella volontà di costruire un avvenire migliore per l’architettura e il nostro Paese. Tutti i componenti del Consiglio Nazionale ma, crediamo, anche molti rappresentanti degli ordini provinciali piuttosto che del mondo dell’architettura, della professione e della politica che han-
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A lato: locandina del V congresso nazionale degli architetti Mercato, formazione, occupazione: le sfide da vincere, Torino, 1999 Beside: wallpaper of the 5th National Congress of Architects Market, Training, Occupation: Challenges to Win, Turin, 1999
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no avuto la fortuna di conoscerlo, si sono trovati, dopo l’improvvisa scomparsa dell’amico Raffaele Sirica, a ripensare agli episodi, sia legati alla sfera privata che a quella pubblica, che li hanno legati al nostro Presidente. Il ricordo che resta, al di là dei mille aneddoti ed episodi che ciascuno di noi potrebbe raccontare quale testimonianza di una frequentazione che andava oltre gli impegni istituzionali e professionali, è quello di una persona che ha dato molto a tutti noi, dal punto di vista umano, intellettuale e politico, nella convinzione che, come diceva lui, in ogni campo, «chi gioca bene non può perdere». In tal senso siamo certi che gli architetti italiani nelle loro prossime battaglie per la qualità della professione e del territorio avranno sempre nel lavoro e nel ricordo di Raffaele Sirica un esempio cui ispirarsi.
A lato: locandina del VI congresso nazionale degli architetti Dai 100 degli anni '90 ai 1000 concorsi di oggi / Mille nuove architetture - Cambia l'Italia, Bari, 2003
with the entire system of the national association so that to change the local structures in a wide web able to reconcile the collective needs with the expert’s ones. These topics, belonged to a high vision of the way the profession of architect is considered, these were his topics, always proposed with obstinacy and coherence in all his institutional works, in front of political and economic leaders. Over the years, he had enlarged the visibility and the level of public approval of our category. An immense work, full of success with some inevitable delusions, in particular, in his recent story, but above all, a life full of a series of commitments still pending. He was always in favour of Italian architects willing to build a better future for architecture in our Country. All the members of the National Council, but also many representatives of provincial associations rather than just from the world of architecture, people from politics and profession, who had the chance to meet him, after his sudden loss, found themselves thinking about some episodes, connected to the private and public life of our President. The memory we have, beyond many anecdotes and episodes is the one about a person who gave a lot to everybody, his human, intellectual and political point of view, truly believing that no matter the field «who plays fairly can’t lose». Therefore, we are sure that all Italian architects in their next fights for the quality of the profession and the territory will always look at their job and at the memory of Raffaele as an inspiring example.
Sotto: Raffaele Sirica al VII congresso nazionale degli architetti Conoscenza, competitività, innovazione, verso una democrazia urbana per la qualità, Palermo, 2008 Beside: wallpaper of 6th National Congress of Architects From 100 competitions of the Nineties to 1000 ones of today/ One thousand new architectures - Italy changes, Bari, 2003 Below: Raffaele Sirica during the 7th National Congress of Architects Knowledge, Competitiveness, Innovation, toward an Urban Democracy for Quality, Palermo, 2008
e can claim, with no fear of being denied, that Raffaele Sirica has been for many years a point of reference for those, who have been involved, in different ways, with architects and profession. With strong will and extraordinary strategic and political gifts, Raffaele was the one, more than anybody else, who managed to focus the political debate on important themes such as the necessity of a modern reform of the profession, the need to fulfil the architecture quality in decisions as well as in technical matters, the importance of praising the tool of architecture design competition and the necessity to qualify the national building stock, very often with a built quality poorly projected, as unfortunately, widely demonstrated by the latest events in Abbruzzo. Raffaele Sirica constantly encouraged and exerted himself vigorously and brightly with a well-known resoluteness, to engage in a crusade
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Jacques Cabanieu*
Valeurs Partagées Common Values/Valori Condivisi
’est la passion de l’architecture qui nous a réuni Sirica et moi. Il aurait bien voulu importer en Italie une structure analogue à la Mission Interministérielle pour la Qualité des Constructions Publiques que j’ai dirigé de 1992 à 2008. Il m’a d’ailleurs fait le grand honneur de venir célébrer à Paris avec nous les 25 ans de ma mission. Il partageait toutes les valeurs que nous défendions. Pour lui une construction est une pensée de l’homme dans son espace qui à travers le temps devient patrimoine, témoin construit des civilisations humaines. Il savait que le temps de la définition des objectifs, des attentes et de leur expression en termes de commande spatiale, ainsi que le temps de la conception architecturale était des facteurs de qualité des constructions publiques. Il m’avait demandé de
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l’aider à introduire en Italie la programmation comme nous l’avions fait en France. Il m’a confié un rôle d’ambassadeur et m’a envoyé, notamment à Venise, Bologne, Bari, Florence et Rome pour tenter de convaincre, en s’appuyant sur notre expérience française, que la qualité architecturale passait par celle de l’architecte, et que la meilleure formule pour le choisir était le concours d’architecture. Il en était convaincu et sur le thème des concours, a réussi à mobiliser une forte volonté politique et à donner envie d’architecture. C’était un homme remarquable, d’une grande générosité d’âme, toujours attentif au bien être des autres, d’une grande délicatesse, toujours soucieux de ne jamais blesser les autres et d’une extrême courtoisie. Il était un véritable ami et nos retrouvailles, même espacées, étaient toujours aussi chaleureuses. Je me souviendrai toujours avec émotion de cette de-rnière fois en juin 2008, ou nous nous som-mes rencontrés à Turin, et ou comme à chaque fois il a levé les bras au ciel pour me donner l’accolade. *Ancien Secrétaire Général de la Mission Interministérielle pour la qualité des constructions publiques
affaele Sirica and I have always shared the same passion for architecture. He would have imported to Italy the idea of a structure similar to the Mission Interministérielle pour la Qualité des Constructions Publiques (Interministerial Mission for Quality in Public Construction), which I directed from 1992 to 2008. Raffaele Sirica’s presence in Paris for the twenty-five year celebration of my direction was a great honour for me. He shared all those values which we defended. In his perspective, a building is a man’s thought in its space, which, over time, becomes patrimony and heritage of mankind civilization. He knew those factors important for the quality of public construction, the importance of time for defining aims, expectations and their realization in terms of space contract,
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together with the need of the architecture design time. He asked me to support him to introduce to Italy the planning already employed in France. He assigned me as ambassador, sending me to Venice, Bologna, Bari, Florence and Rome trying to persuade people, with our French experience, that architecture quality is linked to the architect’s professional experience and the best way to do that is design competition. He was sure about this. He managed to create a strong political will about the competition issue and to foster a great passion for architecture. He was a man of values, very generous, always careful of the well-being of others, he was tactful and he didn’t want to hurt anybody’s feelings. He was a real friend and even when we met, after a long while, he had always been a real friend. I will always remember our last meeting in June 2008 with deep emotion, we were in Turin and, like every time, he raised his arms to embrace me. *Previous Secretary of Interministerial Mission for Quality in Public Construction
a passione per l’architettura, questo ha sempre unito me e Sirica. Lui avrebbe voluto importare in Italia l’idea di una struttura analoga alla Missione Interministeriale per la Qualità delle Costruzioni Pubbliche alla direzione della quale sono stato dal 1992 al 2008. La sua presenza a Parigi in occasione dei 25 anni della mia missione è stata un grande onore per me. Egli condivideva tutti i valori che noi difendiamo. Per lui una costruzione è un pensiero dell’uomo nel proprio spazio che, col tempo, diventa poi patrimonio, testimone costruito delle civiltà umane. Sapeva che il tempo per la definizione degli obiettivi, delle aspettative e della loro espressione in termini di appalto spaziale, insieme al tempo della progettazione architettonica rappresentano dei fattori di qualità delle costruzioni pubbliche. Mi aveva chiesto di supportarlo per introdurre in Italia la programmazione come avevamo fatto in Francia. Mi ha affidato un ruolo di ambasciatore invian-
domi a Venezia, Bologna, Bari, Firenze e Roma per tentare di convincere, appoggiandoci alla nostra esperienza francese, che la qualità architettonica passa attraverso quella dell’architetto, e che la formula migliore per sceglierlo è il concorso di architettura. Ne era convinto, e sul tema dei concorsi, è riuscito a mobilizzare una forte volontà politica e a dare voglia di architettura. Era un uomo di grande valore, con una grande generosità d’animo, sempre attento al benessere degli altri, con una grande delicatezza, sempre cauto a non ferire gli altri e con un’estrema cortesia. Era un vero amico ed il nostro ritrovarci anche a distanza di tempo era sempre molto caloroso. Ricorderò sempre con moltissima emozione la nostra ultima volta a Giugno 2008, quando ci ritrovammo a Torino, e come, sempre ad ogni volta, alzò le braccia al cielo per abbracciarmi. *già Segretario Generale della Missione Interministeriale per la Qualità delle Costruzioni Pubbliche
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A sinistra: recente ritratto di Raffaele Sirica In alto: locandina della Festa dell’Architettura, Assisi, 1998 On the left: a recent portrait of Raffaele Sirica Above: wallpaper of Architecture Day, Assisi, 1998
Giuliano Urbani*
Città più Belle Cities More Beautiful
l mio personale ricordo di Raffaele Sirica è particolarmente legato ad una delle sue più benemerite ‘utopie’. Ho vivo infatti un ricordo di alto significato simbolico. In un’incantevole giornata del maggio 2002, ancor più ispirati dalla pregevole sede partenopea che ospitava il convegno sul Riuso e rivitalizzazione degli edifici e delle dimore storiche - l’affascinante complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore in Napoli – ordini professionali e istituzioni ponevano le basi di un nuovo panorama legislativo per la qualità architettonica del nostro Bel Paese, sentendo la responsabilità etica e culturale di collaborare per assicurare all’Italia un orizzonte sostenibile in materia di beni architettonici e paesaggistici che tuteli le risorse ambientali, rurali, che produca testimonianze dell’architettura contemporanea all’altezza delle nostre grandi tradizioni e che soprattutto valorizzi e gratifichi le nostre nuove generazioni di professionisti, preziosa e irrinunciabile risorsa per il futuro. Questo fu, detto nella sua essenza, il progetto che volle sottopormi il Presidente Nazionale Raffaele Sirica, nella mia funzione di allora quale Ministro per i Beni e le Attività Culturali della Repubblica Italiana. Concordi sul nostro comune obiettivo, strumento necessario e inevitabile a tale scopo doveva essere quello di una modernizzazione delle nostre leggi in materia di qualità architettonica dell’ambiente urbano e rurale. Il nostro compito era arduo e imponeva di essere svolto in fretta e bene, così come la nostra civiltà del tapis roulant ci richiede col suo frenetico evolvere: era necessario svestirsi dei tempi tradizionali della nostra produzione legislativa e provvedere rapidamente ad una revisione della normativa italiana sulla produzione architettonica, dove la ‘qualità’ andava finalmente considerata in concreto come valore aggiunto, non solo sociale e culturale, ma anche economico, che l’architettura contemporanea può, anzi deve offrire al nostro Paese. Con l’amico Sirica, decidemmo di dare un nome rivelatore all’intero progetto: Città più Belle, nella migliore tradizione storico-urbanistica del nostro Paese.
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In alto: locandina del convegno Riuso e rivitalizzazione degli edifici e delle dimore storiche, Napoli, 2002 Above: wallpaper of the congress Reuse and revitalisation of buildings and historical houses, Naples, 2002
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Il disegno di legge in materia, che dunque andava via via delineandosi, necessitava ovviamente della migliore collaborazione degli Ordini Professionali - di chi fa - ma anche degli operatori economici, di chi realizza - concretamente giorno per giorno - così come di una solida sinergia interministeriale, che rendesse fattibile la ricerca di un nuovo sistema legislativo in linea con la ‘risoluzione europea’, nonché di stretta collaborazione con le Regioni. Bisognava insomma progettare e mettere in moto un imponente meccanismo, sostenuto da un ambizioso project financing nazionale, che non solo mettesse in campo tutte le venti regioni, ma che soprattutto avesse le dimensioni per risolvere il nodale problema delle infrastrutture. Ciò che mi veniva chiesto in quella sede partenopea così impregnata di ambizioni e speranze per il futuro non solo di una categoria, ma di un bene collettivo, condiviso, come quello rappresentato dal nostro patrimonio architettonico e ambientale, passato e a venire, era profondamente coerente con ciò che, come Ministero per i Beni e per le Attività culturali, all’epoca ci proponevamo, quando ogni giorno ci trovavamo ad affrontare cruciali sfide che vedevano sul piatto etica, estetica ed economia. Così fummo estremamente soddisfatti quando, nel febbraio del 2004, il nostro disegno di legge sulla qualità architettonica fu finalmente approvato dal Consiglio dei Ministri – allora come oggi – presieduto da Silvio Berlusconi. Per tutto ciò non posso che ringraziare con sincerità il corale impegno degli architetti italiani tutti, degnamente rappresentati dai propri ordini professionali, che sin dall’inizio si sono presentati come una categoria non a caccia di privilegi, ma di opportunità per offrire servizi e che tanto hanno combattuto per attivare un più virtuoso ed etico processo di riqualificazione urbana e dell’ambiente fondato sulla qualità del recupero del patrimonio edilizio e delle nuove architetture. Ma, soprattutto e in primo luogo, non posso non ringraziare il loro caro Presidente Nazionale Raffaele Sirica, che per primo ci ha ‘tirato la giacchetta’, al momento opportuno, richiamando la
nostra generale attenzione verso una nuova via per la tutela del nostro Bel Paese, ma soprattutto lo ringrazio per tutti i suggerimenti e la sentita collaborazione in questa bella avventura, che ci ha resi orgogliosi del nostro lavoro. *già Ministro per i Beni e le Attività Culturali
y personal memory of Raffele Sirica is strongly connected with one of his ‘utopia’, a great symbolic value. It was a sunny day in May 2002, we were truly inspired by the wonderful location in Naples of San Lorenzo Maggiore in occasion of the congress Riuso e rivitalizzazione degli edifici e delle dimore storiche (Reuse and revitalisation of buildings and historical houses), the professional associations were establishing the roots for new laws about architecture quality in Italy, having the ethical and moral responsibility to cooperate, defending sustainability in all rural and urban architecture procedures. The only way, for respecting the Italian contemporary architecture showing our traditions and providing works to our young talents, our future. This was the essence of the project and Raffaele Sirica, President of the National Council of Architects, explained it to me, when I was Minister for Cultural Affair. We agreed on a common aim, we were going to modernize the Italian legislation about architecture quality in rural and urban environment. Our task was hard indeed and needed to be accomplished carefully and in a short time, we were in a rush; we had to change our legislative system dramatically getting rid of the proverbial slowness, of Italian bureaucracy, defining immediately a change into the procedures about architectural quality. In the end, quality was considered as a social and cultural factor but also as an economic one, that can be offered in our Country thanks to contemporary architecture. With my friend Sirica, we called the project in an emblematic way:
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A lato: Raffaele Sirica con Giuliano Urbani, Paolo Pisciotta e Gennaro Polichetti durante il convegno Riuso e rivitalizzazione degli edifici e delle dimore storiche, Napoli, 2002
Next page: Raffaele Sirica with Giuliano Urbani, Paolo Pisciotta and Gennaro Polichetti during the congress Reuse and revitalisation of buildings and historical houses, Naples, 2002
Città più belle (Cities More Beautiful), according to the best Italian urban-historical tradition. The proposal law in progress needed the best cooperation from the Professional Associations, from the ‘doers’, who does, and from the economic operators, who ‘realizes’ things day by day. Furthermore, an inter-ministerial synergy was also needed, in order to find legislation in line with the ‘European resolution’ as well as with a strong cooperation with all Regions. We had to create a great system, supported by an ambitious national project financing, involving twenty Regions, aiming at solving the central issue of infrastructures. In Naples, in that location full of hope for our future, I was invited to defend our architecture and natural patrimony, this mission was perfectly in line with my goal as minister, coping everyday with crucial challenges involving ethics, aesthetics and economy. We were really satisfied when, in February 2004, our proposal law about “Architecture Quality” was finally approved by the Council of Ministers, directed by Silvio Berlusconi, Prime Minister at that time and as the present one. For all these activities, I would like to thank sincerely the strong commitment of all Italian architects represented by their own professional associations. These associations have always presented themselves not as a category, asking for privileges but on the contrary as a category able to offer services. They have started a battle to improve our cities and the environment, respecting values and ethics. But above of all, I would like to thank their National President Raffale Sirica, who drew our attention to protect our beautiful Country. I thank him once again for all the suggestions and for the steady cooperation during this great adventure, it made us proud of our work. * Past Minister of Cultural Activities and Heritage
Roberto Cecchi*
Il Mestiere dell’Architetto The job of Architect
A destra: Raffaele Sirica al VI congresso nazionale degli architetti Dai 100 degli anni '90 ai 1000 concorsi di oggi / Mille nuove architetture - Cambia l'Italia, Bari, 2003 On the right: Raffaele Sirica during the 6th National Congress of Architects From 100 competitions of the Nineties to 1000 ones of today/ One thousand new architectures - Italy changes, Bari, 2003
rima di tutto, di Raffaele Sirica ho un ricordo netto dell’amico premuroso che non ti fa mancare mai la sua attenzione per un tuo problema, per un qualsiasi argomento, anche marginale. L’ ho sentito spesso, anche di recente. S’interessava delle nuove modifiche in corso dell’Amministrazione dei Beni Culturali. Amministrazione a cui teneva in modo particolare e per la quale aveva speso molto del suo impegno professionale. Ne sono testimonianza le personalità che hanno aderito a questo Memorial day in suo onore, che hanno sentito il dovere di ricordare con la loro presenza il suo ruolo sempre discreto ma efficace ed equilibrato. Quello d’un signore d’altri tempi, rispettoso dei ruoli, in grado di comprendere e di far comprendere che le modifiche agli assetti amministrativi e istituzionali vanno curati e introdotti con attenzione, perché gli equilibri che il tempo ha prodotto sono una risorsa che non va dispersa in nome di un riformismo che rischia l’avventura. Raffaele ha interpretato al meglio il ruolo difficile dell’architetto. Di quell’architetto di cui parla Ignazi de Solà-Morales quando ricorda che si tratta di un «mestiere spesso oscuro, ripetitivo, atomizzato in pratiche negoziali». Un mestiere difficile, che s’impara sul campo. Un mestiere complesso che siccome s’incrocia sempre con la vita, si riconnette con quasi tutte le altre discipline, dalla sociologia, alla geologia; dall’ingegneria, alla storia dell’arte; dalla filosofia alla statistica. Un mestiere che talvolta può apparire un non mestiere e che invece sempre più spesso si configura come il luogo della centralità del divenire. Quasi al di fuori dalle certezze delle cosiddette discipline scientifiche. Anche se Blaise Pascal l’annovera tra queste insieme alla geometria, all’aritmetica e alla musica perché dipende dal ragionamento e ha per scopo «la ricerca e la scoperta di verità nascoste». Ma comunque sempre in bilico tra uno sfondo da burocrazia d’antan e l’utopia del futuro.
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Raffaele Sirica ha interpretato tutto questo con grande abilità e professionalità. Spero che la sua lezione venga analizzata per quel che è stata effettivamente, perché il futuro della professione se ne possa giovare. *Direttore Generale per i “Beni architettonici, storico artistici e demoantropologici” del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
distinctively remember that Raffaele Sirica above all, was a thoughtful friend, always paying attention to problems or issues, even if they were just marginal. I used to hear from him very often, even recently. He was really involved in the change of the administration of the Ministry of Cultural Heritage and Activities. He devoted most of his professional life to this task. Those people gathered in his honour in this Memorial Day witness his role as a distinct but strong and balanced man. He was a man of old times, very respectful of the different roles, able to understand and make people understand that changes in the asset of the administration and institution had to be introduced and conducted carefully, because those balances, time produced, could not run the risk to be affected by an incautious reformism. Raffaele interpreted the difficult task of being an architect at his best. In this regard, Ignasi de SolàMorales mentioned that «this is a job often dark, repetitive, atomized in negotiable practices». A difficult job, learned by doing. A complex job, strongly tied with life that it is connected with many other disciplines like sociology, geology, engineering, art history, philosophy and statistics. A job which may appear as a non-job but often seen as of crucial centrality in the becoming, beyond the certainties of the so-called scientific disciplines. Although, Blaise Pascal enumerate architecture together with geometry, arithmetic, and music because it is based on reasoning and aims at «searching and shedding light on hidden true».
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However, it is still in between the old bureaucracy and the future utopia. Raffaele Sirica interpreted all of this with strong ability and professionalism. I hope his lesson will be analysed for what it was in itself, so that the future of the profession will benefit from this mostly. *General director of the Architectural, historical- artistic, ethno-anthropological heritage of the Ministry of Cultural Heritage and Activities
Gaetan Siew*
Triangle parfait Triangolo perfetto/Perfect Triangle
ertains hommes sont nés pour une autre destinée. Ils sont là pour servir et servir bien au-delà de leurs frontières géographiques, de leurs cercles de famille et d’amis. Raffaele appartenait à cette race-là. Depuis notre première rencontre anodine et amicale à Trieste, où il m’interrogeait sur mes attributs astrologiques, je savais que je saurais m’entendre avec lui quand je serai Président de l’UIA. Et pourtant ce n’était pas évident de communiquer, moi dans un italien inexistant et lui dans un français approximatif. Notre entente se situait à un autre niveau, dans un espace où les mots importent peu. Dans un univers où Giancarlo s’est révélé par la suite être un trait d’union parfait. Nous formions un trian-
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gle que certains appelleraient juste et parfait. De Raffaele, j’ai retenu son obstination, sa persévérance à défendre la profession, de défendre l’architecture et d’agir comme un homme libre. J’ai compris son immense capacité de rassembler dans un pays si difficile et si multiple. Quand je pense à lui, je ne peux le faire sans penser qu’il a aujourd’hui rejoint Giancarlo à l’Orient éternel. Je pense qu’ils sont bien ensemble. Deux hommes de la même trempe. Je voudrais leur dire merci, merci de m’avoir accompagné dans cette si belle aventure. Merci pour tout, tout simplement. *Président sortant de l’UIA
A sinistra: Raffaele Sirica durante un suo intervento al XXIII congresso mondiale UIA Transmitting Architecture, Torino, 2008 A destra, in alto: locandina del congresso UIA On the left: Raffaele Sirica during a speech at XXIII International UIA congress, Transmitting Architecture, Turin, 2008 On the right above: wallpaper of the UIA congress
ome men are meant for another destiny. They are here to serve a purpose but to serve far beyond their geographical borders, their family and their friends. Raffaele was one of these men. Since our first friendly and informal meeting in Trieste, in which he asked me about my zodiac characteristics, I just knew I was going to get along with him once I became president of the UIA. Nevertheless, communication between us was not that simple, I didn’t speak Italian and he spoke approximate French. Our accord was based on a different level where words didn’t count that much. We were part of a universe into which later Giancarlo found to be the perfect bond. Together we were the perfect triangle. What I remember about Raffaele, is his determination and perseverance while he was defending his profession, his architecture, acting as a free man. I understood his immense ability to bring together things in a country so varied and difficult. When I think about him, I can’t help thinking that now he is with Giancarlo in the eternal Orient. I think they are happy together. Two men with the same muscle I just would like to say thank you, thank you for keeping me company during this nice adventure. Thank you for everything, just genuinely thank you.
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*Past President de l’UIA
lcuni uomini sono nati per un altro destino. Sono qui per servire e per servire ben aldilà delle proprie frontiere geografiche, della cerchia familiare e di quella degli amici. Raffaele apparteneva a questa categoria di persone. Dal nostro primo incontro anodino ed amichevole a Trieste, durante il quale mi chiedeva dei miei attributi astrologici, sapevo che sarei andato d’accordo con lui quando sarei diventato Presidente dell’UIA. Eppure non era ovvia la comunicazione tra di noi, io con un italiano inesistente e lui con un francese approssimativo. La nostra intesa era basata su un altro livello, in uno spazio dove le parole importano poco. In un universo nel quale poi Giancarlo si è rivelato un perfetto trait d’union. Formavamo un triangolo definito da alcuni un triangolo giusto e perfetto. Di Raffaele, ricordo la sua ostinazione, la sua perseveranza nel difendere la professione, nel difendere l’architettura e nell’agire come un uomo libero. Ho capito la sua immensa capacità ad unire in un paese così difficile e così multiplo. Quando penso a lui, non posso fare a meno di pensare che ha raggiunto oggi Giancarlo nell’eterno Oriente. Penso che stiano bene insieme.
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Due uomini della stessa tempra. Vorrei dire loro grazie, grazie per avermi accompagnato in questa così bella avventura. Grazie per tutto, molto semplicemente grazie. *Past President de l’UIA
Messaggio da Louise Cox Conoscere Raffaele è stato un privilegio. Era un uomo gentile, tranquillo e davvero un buon architetto. Ha guidato gli architetti italiani con grazia e dignità ed il CNAPPC ha avuto la grande fortuna di averlo in qualità di suo Presidente. L’ Unione Internazionale degli Architetti è stata particolarmente colpita dalla notizia della sua morte. Non dovremmo perdere personalità di tale spessore, che tanto danno alla società, che sono così rispettati dalla comunità di appartenenza, che dedicano la propria vita all’architettura e che soprattutto vogliono condividere con tutti noi il loro sapere. Abbiamo perso un ottimo amico: a me personalmente mancherà tantissimo. *Presidente UIA
Message by Louise Cox It was a privilege to know Raffaele. He was a quiet, gentle man, an enlightened teacher and a very good architect. He steered and led the Italian architects with grace and dignity and CNAPPC were very lucky to have him as their President. The International Union of Architects was particularly shocked by the news of his death. We should not be losing such people, who give so much to society, who are respected so much by their community, who dedicate their lives to architecture and want to share their knowledge with us all. We have lost a very good friend: I personally will miss him very much. *UIA President
Juhani Katainen*
Architetti in Europa Architects in Europe
nche se non ho avuto molte occasioni di incontrare personalmente Raffaele Sirica, ho sentito parlare molto di lui sin da quando sono stato impegnato nel Consiglio degli Architetti d’Europa (CAE) che mi ha visto membro del Bureau Esecutivo prima e Presidente poi. I miei colleghi che l’hanno conosciuto l’hanno sempre descritto come un Presidente del CNA prima e del CNAPPC poi molto dedito al suo lavoro, ardente propugnatore della Qualità nel concorso pubblico, intesa come Qualità Architettonica. Anche se estremamente impegnato sulla scena nazionale italiana, il coinvolgimento di Raffaele Sirica è stato notevole anche a livello europeo. E’ stato in prima linea per alcuni importanti sviluppi a livello europeo. Per esempio, ritornando al 1999, quando il mio Paese, la Finlandia, all’epoca alla Presidenza dell’Unione Europea, propose, insieme alla Francia, in occasione del Consiglio dei Ministri della Cultura del novembre 1999, di lanciare un Forum Europeo per le Politiche Architettoniche (FEPA), Raffaele Sirica supportò efficacemente l’iniziativa. Il Forum, di cui il CAE è parte attiva, fu inaugurato a Parigi nel luglio 2000 come rete informale, e Raffaele Sirica, che fu uno dei relatori durante la cerimonia di apertura, intervenne poderosamente invocando la Qualità nel concorso pubblico. Fu proprio durante quel meeting che la Presidenza francese presentò una bozza di Risoluzione del Consiglio per la Qualità Architettonica dell’ambiente urbano e rurale. Tale Risoluzione fu poi successivamente adottata dal Consiglio Europeo dei Ministri e pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Comunità Europea il 12 febbraio 2001, divenendo così un documento politico fondante. Recentemente è stato dato un seguito ad esso con l’adozione delle Conclusioni Consiliari sul contributo dell’architettura allo sviluppo sostenibile, nel novembre 2008. Nel novembre 2000, fu grazie all’iniziativa di Raffaele Sirica che il CNA organizzò a Roma un importante incontro del Comitato Direttivo del Forum con delegati operativi di 11 dei 17 Stati Mem-
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bri (dell’epoca). Tale iniziativa ebbe un notevole impatto sui media, con un forte coinvolgimento sia politico che professionale; ad essa presenziarono anche tre ministri italiani. Nel novembre 2003, un altro incontro del Comitato Direttivo del FEPA fu tenuto a Bari, ospitato dal CNAPPC nell’ambito del suo Sesto Congresso Nazionale, sotto gli auspici della Presidenza italiana della Unione Europea. Inoltre, sempre nel novembre dell’anno 2003, fu organizzato a Bologna dal Ministero Italiano dei Beni e delle Attività Culturali, in cooperazione con il CNAPPC, un seminario europeo su La Qualità della Architettura Contemporanea nelle Città e nei Territori Europei. Nel 2004 Raffaele Sirica riuscì ad ottenere che il Rappresentante del Parlamento Europeo sul pacchetto legislativo sul concorso pubblico proposto dalla Commissione Europea, Stefano Zappalà, si recasse a Dublino per i saluti all’Assemblea Generale del CAE nel castello di Dublino, sotto gli auspici della Presidenza Irlandese dell’Unione Europea. Gli emendamenti proposti in quella occasione ebbero grande influenza sulla redazione del testo finale che andò nella direzione di un migliore riconoscimento della dimensione architettonica, soprattutto nei riguardi del ruolo dei concorsi di progettazione architettonica. Sono, questi, solo pochi esempi selezionati da una potenzialmente lunga lista di contributi dati da Raffaele a livello europeo. Ricorderemo Raffaele come uno strenuo difensore della causa degli architetti e dell’Architettura. *Presidente CAE
hilst I did not have many opportunities to personally meet Raffaele Sirica, I have heard much of him ever since I became involved in the Architects’ Council of Europe (ACE), where I have twice served as a member of the Executive Board and as President. My colleagues who knew him always referred to him
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Nella foto: Raffaele Sirica al VI congresso nazionale degli architetti Dai 100 degli anni '90 ai 1000 concorsi di oggi / Mille nuove architetture - Cambia l'Italia, Bari, 2003 in the picture: Raffaele Sirica during the 6th National Congress of Architects From 100 competitions of the Nineties to 1000 ones of today/ One thousand new architectures - Italy changes, Bari, 2003
as a very dedicated President of the CNA and then of the CNAPPC, in particular as an ardent champion of quality in public procurement, notably architectural quality. Even though he was much engaged in the Italian national scene, Raffaele Sirica’s engagement was also strong in Europe. He was at the forefront of some important developments at European level. For example, back in 1999, when my country, Finland, holder of the Presidency of the European Union proposed, in cooperation with France, during the Council of Ministers of Culture in November 1999 to launch a European Forum for Architectural Policies (EFAP), Raffaele Sirica was very much supportive of the initiative. The Forum, in which the ACE is an active participant, was formally set up in Paris in July 2000 as an informal network, and Raffaele Sirica, who was one of the speakers at the launch event, made a robust contribution pleading for quality in public procurement. Let us remember that it is also during that meeting that the French Presidency presented a draft Council Resolution on architectural quality in the urban and rural environments. This resolution was subsequently adopted by the European Council of Ministers and published in the Official Journal of the European Communities on 12 February 2001, and it became a founding political document. A follow up was recently given to it with the adoption of Council Conclusions on the contribution of architecture to sustainable development, in November 2008. In November 2000, it was at Raffaele Sirica’s initiative that the National Council of Italian Architects organised in Rome an enlarged meeting of the Steering Committee of the Forum, with delegates from 11 of the 17 Member States (at the
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time) in attendance. It had considerable impact on the media, with strong political and professional engagement; three Italian ministers were present. In November 2003, another meeting of the Steering Committee of EFAP was held in Bari, hosted by the CNAPPC in the framework of its 6th National Congress, under the auspices of the Italian Presidency of the EU. Furthermore, also in November that year, a European seminar on The Quality of Contemporary Architecture in Cities and European Territories was organised in Bologna by the Italian Ministry for Cultural Goods and Activities, in cooperation with the CNAPPC. In 2004, Raffaele Sirica was able to obtain that the Rapporteur for the European Parliament on the legislative package on public procurement proposed by the European Commission, Stefano Zappala, travelled to Dublin to address the General Assembly of the ACE in Dublin Castle, under the auspices of the Irish Presidency of the EU. The exchanges that took place on that occasion greatly helped to influence the final text in a manner that went in the direction of a better recognition of the architectural dimension, notably in respect of the role of architectural design competitions. These are just a few examples selected from a potentially long list of contributions made by Raffaele at European level. We will remember Raffaele as a relentless defender of the cause of architects and architecture. *ACE President
Marina Calderone*
Segni Superiori Superior Signs
ai avrei pensato che uno dei miei primi atti da Presidente del Comitato Unitario delle Professioni sarebbe stato quello di scrivere un pezzo in memoria dell’Amico e Collega Raffaele Sirica. Raffaele ha voluto onorarmi della sua amicizia e della sua stima oltre che del suo costante incoraggiamento. Vedeva in me una giovane collega che stava umilmente imparando a fare il presidente della categoria dei Consulenti del Lavoro e ha cercato di aiutarmi nel mio compito, sempre prodigo di consigli e suggerimenti, fino alla fine. All’inizio della nostra conoscenza mi faceva un po’ sorridere quella sua incredibile passione per l’astrologia, quel suo modo di attribuire agli astri e ai segni zodiacali, la capacità di determinare, come scienza assoluta, il carattere delle persone. Scoprii quindi di essere una ‘Leonessa Superiore’, io che avevo sempre sorriso di fronte agli oroscopi pubblicati sui giornali. In seguito compresi che dietro ad una passione, vi era anche una singolare e incredibile capacità dell’Uomo Raffaele di capire le persone, comprenderne la loro anima, l’essenza dell’IO. Era un uomo innamorato della vita e anche delle professioni in generale e della sua in particolare. Ricordo ancora le sue ansie per la piena riuscita del Congresso Mondiale dell’Architettura in quel di Torino. Ricordo anche il suo orgoglio per una manifestazione che, per la prima volta, gli Architetti italiani avevano l’onore di ospitare. Dal 2005 in poi, è stato un mio costante punto di riferimento per le tematiche delle professioni ed io ho cercato di ripagare la sua fiducia, fornendo il modesto contributo della mia categoria alle iniziative promosse dal CUP. Avevo pensato, e con me gli altri Presidenti, che Raffaele Sirica sarebbe stato per molto tempo il Presidente Onorario del CUP. La sorte ha disegnato per Lui e per noi, scenari diversi, non senza lasciare l’amaro in bocca per una perdita che sa di bef-
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fa del destino perché è assai ingiusto doversi privare di persone della statura umana e morale di Raffaele. Cercherò, nei limiti delle mie capacità, di essere degna del Suo esempio e di lavorare per le professioni italiane e per l’affermazione della forza sociale che, tutti insieme, rappresentiamo e in cui Lui credeva fermamente. *Presidente Comitato Unitario Professioni
would have never thought that one of my first tasks as President of Comitato Unitario delle Professioni (United Committee for professions) would have been to write an article commemorating my colleague and friend Raffaele Sirica. Raffaele honoured me with his friendship and esteem beyond his constant encouragement. He saw me as a young colleague who was humbly getting to know how to be a president of Consulenti del Lavoro (Job consultant) and he tried to help me, he was always lavish with advice until the end. At the beginning of our friendship, his incredible passion for astrology, his peculiar ability to understand the character of persons interpreting stars and zodiac signs, as absolute science, made me smile a bit. So I found out I was a “Superior Leo”, me, the one who had always smiled at daily horoscope in magazines. Afterwards, I figured that beyond that passion, the Man Raffale had an incredible capacity of understanding people, understanding their soul and their essence. He was a man in love with life, in love with all professions and in particular with his own. I still remember all his anxieties for the success of the World Congress of Architecture in Turin. I remember how proud he was of this event, that for the first time, Italian architects had the honour to host. Since 2005 onwards, he had been my constant point of reference about professions issues and
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I tried to pay him back providing the initiatives promoted by CUP with the modest contribute from my category. I thought, together with the other presidents that Raffaele Sirica would have been the CUP honorary president for a very long time. Unfortunately, fate had different plans in mind for Him and for us, we are left with such a loss because it is so unfair to say goodbye to a person of such human an moral stature. I’ll try, within my limitations to deserve His example and to work for the Italian professions in order to establish a social strength, which we all represent and in which he firmly believed. *President of United Professions Committee
In questa pagina: foto della manifestazione sulla riforma delle professioni, Roma, 2006 In this page: pictures of the demonstration for the professions’ reform, Rome, 2006
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Lorenzo Bellicini*
Il valore della città Bella The value of the beautiful city
o conosciuto Raffaele a Torino il 26 giugno del 2006. Carlo Olmo mi aveva invitato a tenere una relazione nell’ambito della Conferenza Nazionale dei presidi delle facoltà di Ingegneria e Architettura. Dopo la conferenza Carlo invitò alcune persone a pranzo e tra queste c’era Raffaele. Sapevo chi era, ma non ci eravamo mai incontrati. Mi ricordo che fu molto generoso, la relazione gli piacque, e come faceva lui accentrò con la sua particolare signorilità e vivacità la discussione. Si parlò di qualità edilizia, di innovazione, del ruolo della progettazione. Ma non solo. Con sorpresa scoprii che era un amante dell’astrologia. Mi chiese se ero del Toro. Lo sono. Raccontò dei grandi ‘tori’ della storia. Sapeva conquistare le persone. Aveva un modo di guardare e di pensare aperto, curioso. Era una persona diretta, pur avendo un ruolo politico di rappresentanza così importante e una capacità di riconoscere come va il mondo, si percepiva la sua voglia di scoprire, allo stesso modo era gentile, forte, con la mente continuamente in movimento. Fu un vero piacere stare al quel tavolo e conoscere Raffale. Poco tempo dopo Raffaele mi chiamò, voleva che provassimo a fare qualche cosa con il CRESME, ci vedemmo alcune volte, avviammo una ricerca, ma soprattutto nacque un amicizia. Non ci siamo visti molte volte con Raffaele, troppo impegnato lui, preso anch’io. E questo è un grande rammarico. Ma ogni tanto abbiamo avuto modo di parlare e stare insieme. Il lavoro fatto per il Convegno nazionale di Palermo fu certo una grande occasione, una ricerca che faceva il punto sul mercato dell’edilizia e dell’architettura, sul ruolo degli architetti, una ricerca che fissava i temi di una riflessione nuova anche critica rispetto alla professione. La necessità di un forte salto di scala di conoscenza nel mondo della professione architettonica, l’architetto come sapiente nella versione vitruviana e allo stesso tempo come operatore e conoscitore del mercato. La ricerca introduceva aspetti critici che forse in un Convegno Nazionale potevano sembrare poco opportuni, ma Raffaele credeva nella ne-
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cessità di individuare nuove strade d’azione per rilanciare la professione e il ruolo dell’architetto. Il Congresso Nazionale di Palermo, era stato costruito «attorno ai temi dell’innovazione, della conoscenza e della competitività, ‘petali’ di un tema centrale che è quello della qualità dell’architettura e dell’urbano», la ricerca del CRESME si presentava come «un lavoro di analisi e interpretazione inusuale per il mondo della progettazione», anche critico, e voleva consentire agli architetti di confrontarsi con il mercato e cogliere i temi strategici che orientano l’evoluzione della professione, misurandone anche i ritardi. E tra questi temi stava il ‘valore della città bella’, un valore caro a Raffaele, non solo estetico e sociale. Scriveva nell’introduzione alla ricerca:
«La città bella è un valore economico, un valore competitivo, la città cambia e la sua qualità è determinata dalla qualità della sua architettura. La qualità dell’architettura assume un peso determinante, come la storia insegna, nella qualità della vita urbana e oggi è fattore anche della competizione che si gioca sui piani ampi delle economia globale». Nel corso di quel lavoro ho conosciuto Raffaele, la sua dirittura morale, la sua vivacità intellettuale e il suo grande amore per l’architettura. Lì è nata una amicizia. A ottobre dello scorso anno, ci siamo visti a Bologna, Lo avevo invitato ad un Convegno che avevamo organizzato per la presentazione di una Ricerca sui regolamenti edilizi per il risparmio energetico. Venne, nonostante i molti impegni e i problemi di salute. Cenammo assieme, e mi raccontò del suo male. In forma aperta. Con una sorprendente eleganza, con una grande forza. Raffele era veramente speciale. Parlammo di molte cose da fare. Ero sicuro che avrebbe vin-
to la sua battaglia. Non ho mai messo in dubbio che ne sarebbe uscito. Con Raffaele, cosa rara, era facile parlarsi. Era facile dire e ascoltare. In modo diretto e allo stesso tempo gentile e vivace, acuto. Colpiva la sua disponibilità e la sua intelligenza critica, la sua capacità di astrazione e la sua concretezza organizzativa e allo stesso tempo la sua curiosità e la sua forza. E la possibilità di parlare non solo delle cose di lavoro, ma anche della vita. La sua morte mi ha colpito di sorpresa e ha aperto un vuoto grande. Ho perso un grande amico. * Direttore del CRESME
met Raffaele in Turin 26th June 2006. I had been invited by Carlo Olmo in occasion of the National Conference of Deans of faculty of Engineering and Architecture. After the conference, we had lunch together with Carlo, Raffaele was also with us. I knew him, but I’d never had the chance to meet him in person. I remember he was really friendly, he said he liked my report, and we started a really lively conversation. We talked about building quality, innovation and the role played by designing. But there was more. With all my surprise I found out he was a big fan of astrology. He asked me if my zodiac sign was Taurus, and he was right. He talked about pretty famous Taurean in the history. He knew how to engage the interest of everybody. He was an open minded person, very curious. He was also a very straight person, although he held a prestigious political position, he was always curious about everything. He was kind and strong, with a mind in motion. It was such a pleasure sitting at that table and meeting Raffaele. A bit later, Raffaele called me, he wanted me to cooperate with the CRESME, we met a couple of times, we started a plan, but above all we became friends. Unfortunately, we barely met, Raffaele and I, were always so busy, this is my only huge regret. However, from time to time we had the chance to talk and spend some time together. The work we did for the National conference in Palermo was a great opportunity. The research summed up the trend about building and architecture market, about the role of the architect, encouraging critical and new thoughts about the profession. Furthermore, the necessity to define the architect with a new role, a knower, as suggested by Vitruvio, as well as an operator and a connoisseur of the market. The research introduced some critical aspects, which maybe in a National Conference, might have appeared quite inappropriate; but Raffaele was sure about walking a new path for estab-
I Sopra: copertina della ricerca Il mercato della progettazione architettonica in Italia, realizzato dal CRESME in collaborazione con il CNAPPC in occasione del VII congresso nazionale degli architetti a Palermo, nel 2008 A sinistra: logo del congresso Above: cover od the study The market of architectural desining in Italy, released by CRESME togheter with CNAPPC for the 7th National Congress of Architects in Palermo, 2008 On the left: logo of the congress
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lishing the profession and the role of the architects. The National Conference in Palermo focused on knowledge and innovation for competitiveness. These aspects were all connected to the central core of the architecture and urban quality. The research of CRESME was presented as an «analysis and interpretation, quite unusual for the designing world», sometimes also critical. It was meant as an opportunity for the architects to face the market and to get those strategic elements necessary to support the development of the profession, in all its aspects. Among other topics there was the ‘value of the beautiful city’, a value very important for Raffaele, not only considered as an aesthetical and a social value. With this regard, he wrote in the introduction to the research:
«The beautiful city is an economic and a competitive value, the city changes and its quality is determined by the quality of its architecture. The architecture quality became an absolute factor in the quality of the urban life, history taught us this, and nowadays this is also plays an important role in the competition for the global economy». During this research, I had the chance to get to know Raffaele, his ethics, his lively mind and his deep love for architecture. In that occasion we became close friends. Last October, we met in Bologna. I invited him for the presentation of a research about building code to save energy. He came by, although he was really busy and didn’t feel great. We had dinner together and he talked to me about his illness with clear words, with a surprising grace, with strength. Raffaele was really special. We talked about what to do. I was sure he was going to win his fight. I had no doubt about it. The rare thing with Raffaele was talking, talking to him was easy. It was easy to talk and to listen to. He was so straight but so gentle, sharp and lively. He was so open and friendly, he had such a critical intelligence, capacity and organizational skills as well as a curiosity and strength. You could talk to him about work as well as about life. His death shocked me immensely, I’ve lost a great friend. *Director of CRESME
Luca Molinari*
Battaglia donchisciottesca Don Quixote’s battle
o appartengo alla generazione di quegli architetti e autori che hanno potuto incontrare e frequentare Raffaele Sirica con minore possibilità rispetto ai colleghi più anziani, ma non per questo considero i suoi tentativi strutturali sull’architettura italiana degli ultimi anni come qualcosa di lontano e poco significativo. Chiunque in questo Paese abbia tentato, o ancora provi, ad elevare l’architettura a un grado di riconoscibilità legislativa e sociale significativo, avrà sempre la mia gratitudine e di tanti miei colleghi. La cultura architettonica italiana e il professionismo che la interpreta in tanti, diversi gradi vive sulla propria pelle un paradosso vergognoso: siamo considerati uno dei Paesi che ha dato forma e tradizione all’architettura dall’antichità, abbiamo contribuito per centinaia d’anni a formare gusto e a fornire modelli da imitare, e ancora oggi non esiste una legge dello Stato italiano che definisca, sancisca e tuteli l’architettura come bene sociale, civile, economico e culturale. La battaglia quasi donchisciottesca, ministro dopo ministro, governo dopo governo, per fare approvare una legge in questa direzione, è diventata la magnifica ossessione che ha segnato la carriera politica di Sirica presidente, e che me lo ha fatto conoscere. Non si trattava di una battaglia corporativa o di casta, ma la volontà di fare riconoscere a un Paese, che negli ultimi decenni ha perso il senno devastando coste e consumando territori, il valore civile dell’architettura, la sua responsabilità sociale, la sua potenzialità nel
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produrre spazi di qualità da abitare nel futuro, il suo essere risorsa possibile per costruire strade diverse per domani. Una legge conferma una avvenuta sensibilità istituzionale e collettiva verso un valore che dovrebbe essere condiviso, e credo che l’architettura meriti molto di più che questa considerazione istituzionale. Le giovani generazioni di architetti italiani, soprattutto in questo periodo difficile e di crisi, hanno bisogno di un riconoscimento che diventi attenzione al valore della qualità progettuale che saprebbero esprimere, investimento sulla loro capacità, trasparenza nelle regole di appalti e concorsi pubblici, tutte battaglie che Raffaele Sirica ha cercato di portare avanti in questi anni di presidenza e che sarebbe delittuoso lasciare andare alla deriva. Non è più tempo di rimandi e pause, le battaglie di Sirica, la spinta culturale e civile confermata dal grande sforzo del congresso UIA di Torino e della Carta UIA prodotta nell’ultima giornata, dovrebbero essere un volano che dia speranza e possibilità concrete e diffuse per una generazione di giovani architetti italiani che non chiede altro che si lavorare con dignità ed esprimere il proprio talento. *Associato di Storia dell’architettura contemporanea presso la Seconda Università di Napoli
In queste pagine: alcune delle argute vignette dell’architetto Giorgio Marchetti dal 2001 ad oggi. In these pages: Some of the witty satirical drawings by the architect Giorgio Marchetti since 2001 until today.
belong to that generation of architects and authors who had the chance to meet Raffaele Sirica less often than the older colleagues, however, I can’t consider his architecture activity, over the last years, as something far from my perspective. Many of my colleagues and I will always be grateful to each person who has tried and is still trying to raise architecture towards a high level of clarity in legislative expression. In Italy, architecture culture and professional world live far from each other, a sort of paradox. Our country is considered worldwide among those places which gave birth to ancient architecture, having contributed, for hundreds of years, to create style and models to imitate. However, at present there isn’t yet a public legislation which defines, ratifies and protects architecture as a social, civil, economical and cultural patrimony. Sirica as president of the Italian Council of Architects has been fighting a battle like a modern Don Quixote, Minister after Minister, Government after Government, in order to get the final approval of the legislation he believed in. This was his great obsession that made me meet him. It was nor a corporative neither an elitist battle, he had in mind a strong desire to make our Country aware of what was going on; over the last ten years, Italy has been crazily devastating seasides and lands, Raffaele Sirica wanted his Country to recognize the civil value of architecture, its social responsibility, its potential for producing good space for the future, its possible resource for building a different world. A legislation expresses a genuine, collective and institutional sensibility in the name of shared values, in my opinion, architecture deserves more than this official statement. The young generations of Italian architects, deserve to be taken into account, respecting the quality of architecture designing especially through this difficult crisis, it also implies to invest in young architects’ capacities and transparency in tenders and public competitions. These are the battles that Raffaele Sirica had been fighting over the years of his political engagement. It would be outrageous to lose his heritage. It is no time for procrastination, Sirica’s activity, the cultural and civil insight which characterised the UIA congress in Turin and the Carta UIA, the final document signed up in the last day, should turn into a message of hope, and large possibilities for the young generation of Italian architects willing to work and to express their talent.
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*Associate professor of History of Contemporary Architecture at the Second University of Naples
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Luigi Centola
La fiducia nel futuro We trust the future
Immagine di fondo di Ines Paolucci, dalla copertina de Parco della Memoria, a cura di Luigi Centola. Background image by Ines Paolucci, from the cover of Parco della Memoria, by Luigi Centola.
e brevi riflessioni che seguono non sono un ricordo dell’uomo, né un bilancio della decennale attività di Presidente, lascio questo compito ai tanti amici e agli autorevoli colleghi che hanno avuto modo di frequentare Raffaele e di apprezzarne le doti umane e professionali. E’ troppo presto per tentare di delinearne con precisione la multiforme eredità di politico, leader indiscusso delle professioni intellettuali e convinto sostenitore della terza logica. Vorrei qui invece soltanto ricordare, da apprendista, due momenti nei quali ho avuto il privilegio di lavorare al suo fianco: la preparazione di un concorso internazionale e la riflessione sui contenuti di un discorso. Due episodi dove il programmatore e l’urbanista tracciano la strada maestra per il futuro democratico di una comunità e, ci auguriamo, lo sviluppo sostenibile del nostro paese. Il concorso è quello per la realizzazione del Parco della Memoria di San Giuliano di Puglia sul luogo della scuola dove persero la vita 27 bambini e la loro maestra. Il discorso è quello pronunciato al Congresso Mondiale UIA di Torino. Dopo una libera competizione di progettisti e di idee, il giudizio unanime di una autorevole giuria ed il sincero apprezzamento del Comitato Vittime della scuola Jovine, l’esecutivo del progetto vincitore del concorso è oggi in via di sviluppo. A breve cominceranno i lavori e in pochi mesi sarà inaugurato il Parco della Memoria, piccolo ma significativo intervento che completerà il recupero post-sisma della città vecchia di San Giuliano. Se la realizzazione manterrà le promesse offerte dai disegni e dai prototipi avremo uno spazio pubblico significativo che ricorderà, con sobrietà e sensibilità, le giovani vittime proponendo allo stesso tempo un messaggio di incontro e speranza; messaggio di cui la comunità di San Giuliano ha assoluto bisogno per ricominciare a vivere. Raffaele non solo ha generosamente messo a disposizione del Sindaco un competente contributo professionale, personale, degli Ordini e del CNAPPC, ma è stato presente più volte, subito dopo la tragedia e nella presentazione pubblica del progetto, per testimoniare la vicinanza di noi architetti. Dopo questa toccante esperienza, preceduta da anni di intense battaglie per la promozione dei concorsi e
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della meritocrazia, Raffaele ha ispirato un manuale di buona pratica per la programmazione delle opere pubbliche e lo sviluppo dei concorsi di progettazione che il CNAPPC ha messo a disposizione degli Amministratori, nella certezza che soltanto attraverso il confronto virtuoso si possa raggiungere la qualità. Riguardo il contributo della comunità internazionale degli architetti per risolvere i difficili problemi ecologici e sociali del nostro tempo, Raffaele individua la linea da seguire nell’intervento di apertura del XXIII Congresso Mondiale di Torino 2008:
«Non è un caso se, la casa e l’ambiente siano tra i principali punti dell’agenda politica dei governi europei. Il Premier inglese Brown ha annunciato la realizzazione tra il 2016 e il 2020 di almeno dieci ecotowns ad impatto, consumo ed emissioni zero. Lo stesso accade in Francia dove il governo presieduto da Sarkozy annuncia, nel rapporto Attali del 2008, di voler costruire, entro il 2012, dieci ecopolis, con città o quartieri di almeno 50.000 abitanti». La triste attualità del terremoto in Abruzzo e la proposta del Piano Casa hanno, di fatto, riaperto anche in Italia il dibattito sulla ricostruzione e lo sviluppo urbano, in particolare con la proposta del Governo Berlusconi di realizzare 100 new towns, una per ogni provincia italiana e di collocarne la prima nei pressi dell’Aquila. In televisione e sui giornali sono state svelate alcune immagini della new town promossa da un imprenditore. Come dovrebbero essere strutturate le nostre ecocittà? Ma soprattutto dove collocarle e quale il loro contributo al paese? Raffaele risponde, in anticipo, con lucida visione nelle conclusioni dello stesso Congresso Mondiale di Torino: «Perché l’Italia torni al futuro, trasformiamo le nostre periferie in brani di ecocittà». Anche come urbanista Raffaele era avanti. Invece di consumare prezioso territorio ed ispirasi a romantiche città-giardino, utopiche oasi immerse
nella natura incontaminata, bastò riflettere sul contesto italiano per individuare, quei luoghi dove ‘innestare’ le nostre ecocittà: le dense periferie con la mancanza assoluta di spazi di relazione come a Napoli, a Palermo, a Roma e a Milano; le aree industriali inquinate, dismesse o in via di dismissione; l’espansione a macchia d’olio delle villettopoli. Innestare significa, in ogni caso, non occupare mai nuovo suolo ma rottamare, riqualificare, integrare, ricostruire chirurgicamente, mettendo in sinergia le migliori energie creative ed imprenditoriali italiane, per migliorare l’esistente e la vita dei cittadini invece di sottrarre futuro alla natura ed alle future generazioni oltre che a noi stessi.
rom herein the brief thoughts are nor memories about the man, neither an assessment of his 10 year activity as President, I leave this task to all his friends and respected colleagues, who had the chance to meet him. It is too early to sketch with precision the rich heritage of the politician, of the leader of the intellectual professions. I just would like to remember, as novice, two important moments during which I had the privilege to work by his side: the organization of the international competition and the elaboration of a speech. Two episodes where the city planner draws the path of the main road for the democratic future of a community, and hopefully the sustainable development of our Country. The competition is the one for the Parco della Memoria di San Giuliano di Puglia (a Memory Park) in the place of the school where 27 children died with their teacher after an earthquake. The speech is the one declared at the UIA World Conference in Turin. After a free competition of designers and ideas, the jury and the Comitato Vittime della scuola Jovine have chosen the project without any dissents and within a short period works will start and the park will be inaugurated in the following months. The Memory Park, a small but meaningful renovation works will end the requalification of the old city San Giuliano. If works will keep the promise, presented in the sketches and in the prototypes we are going to have a significant public space, which reminds, with sobriety and sensibility, the young victims, suggesting, at the same time, a message of hope and life, necessary for the San Giuliano community. Raffaele generously helped the Mayor with his expert counselling, the counselling of the Orders and the one of the CNAPPC (Italian Council of Architects, Planners, Landscapers). He went there more than once, soon after the tragedy and during the public presentation of the project, mainly to demonstrate the presence of the architects. After this touchy experience, coming after years of intense fighting for competition equality and
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meritocracy, Raffaele inspired a manual of good practice about planning public works and about developing designing competition, a useful tool for promoting the best procedure possible for building public works. The International community of architects was really concerned about the difficult ecological and social problems of our time. Raffaele proposed some suggestions at the opening of the world Congress of Architecture in Turin in 2008.
«It is not a coincidence that house and environment are two of the topics in the agenda of the European Government. The English Prime Minister Brown declared that they are going to construct, between 2016 and 2020, at least ten ‘eco-towns’ with low impact and zero emission. The same is true in France, where The President Sarkozy declared in the Attali report of 2008 the intention to build by 2012, ten ‘ecopolis’, cities or quarters with at least 50.000 inhabitants». The sad reality of the dramatic earthquake in Abruzzo and the proposal of the Piano Casa (house plan) has caused a huge debate about reconstruction and urban development, in particular, with the proposal supported by Berlusconi to build 100 new towns, one for each Italian town and to locate the very first one close to Aquila. In the media, some images about the new city promoted by the manager have been revealed. How our eco-towns should be structured? But above all, where they should be located? What are the benefits? Raffaele answers ahead and promptly to these questions in the concluding days of the World Congress in Turin: «In order to give a future to Italy, we have to transform our suburbs in eco-towns». Raffaele was a town planner always ahead of everyone. He didn’t think of exploiting precious areas, neither imagining romantic garden-cities or some oasis in an uncontaminated nature, he thought about the Italian context to understand the most appropriate place where to ‘insert’ our eco-towns: the suburbs. The rich suburbs of Naples, Palermo, Rome and Milan; industrial, unused and polluted areas. Inserting does not mean to occupy new ground but scrapping, requalifying, integrating, and rebuilding surgically. It means to gather all the Italian creative and entrepreneurial energies to improve the present and the citizen life, instead of stealing future to nature and to our future generations.
Giovanni Capozzi*
Sette ricordi Seven Records
l difensore della professione di architetto e della qualità della progettazione, il paladino delle libere professioni e di tutte le istanze propugnate dai cosiddetti ‘lavoratori della conoscenza’, l’esperto di pianificazione urbanistica, il politico (nell’accezione migliore del termine), l’amico: dai ricordi di alcuni protagonisti del mondo dell’architettura emerge ancora una volta la complessità e la ricchezza della figura di Raffaele Sirica. E si ha la conferma che le sue battaglie, il suo impegno, la sua instancabile energia hanno prodotto - e continueranno a produrre nei tempi a venire - buoni frutti. La carriera di ‘politico & professionista’ di Raffaele Sirica inizia proprio nell’Ordine professionale. Un contesto in cui le doti di organizzatore, di mediatore, di lungimirante pianificatore delle strategie hanno modo subito di mettersi in mostra. Del resto lo scenario degli Ordini professionali – sebbene dall’esterno possa essere giudicato un contesto ristretto, circoscritto – è invece tra i più impegnativi e tra i più probanti per saggiare la stoffa di un personaggio. «Tra i molti successi ottenuti dall’amico e collega Sirica» commenta a questo proposito Salvatore Bisogni, già docente Ordinario alla facoltà
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di Architettura dell’Università Federico II «i primi che mi vengono in mente sono proprio quelli ottenuti nella gestione del consiglio dell’Ordine di Napoli. In quella sede ho apprezzato il suo equilibrio e anche la sua capacità di comporre gli eventuali contrasti. Una capacità che si rispecchia anche nell’attuale andamento del consiglio: tutto improntato alla concretezza e alla fattività. Raffaele era un personaggio dalle grandi doti umane e che lascia un grande vuoto: ne abbiamo avuto conferma in occasione della cerimonia per l’ultimo saluto. In tanti hanno voluto rendergli omaggio da tutta Italia». «Eravamo amici affettuosi» ricorda Nicola Pagliara, Ordinario di progettazione architettonica alla Federico II «e oggi Raffaele mi manca molto. Tutti devono riconoscergli un impegno instancabile a difesa di quella che definirei l’anima della nostra professione. Il confronto sull’architettura e sulle questioni che questa disciplina presuppone ha trovato, grazie all’impegno del nostro compianto presidente nazionale, nuovo impulso. L’architettura è ritornata protagonista del dibattito culturale e politico. Dirò di più: Sirica si è battuto per riaffermare il tema della qualità dell’architettura. Una qualità non sufficientemente
In queste pagine: Richard Meier, Onorato Visone e Raffaele Sirica durante la cerimonia di iscrizione di Richard Meier all’Ordine degli architetti di Napoli, 2001 In these pages: Richard Meier, Onorato Visone and Raffaele Sirica during the ceremony for Richard Meier’s inscription to the Order of architects of Naples, 2001
tutelata, malgrado la pletora di leggi e leggine sull’argomento. «A volte» aggiunge Pagliara «ho avuto quasi la sensazione che i ‘poteri forti’ abbiano ostacolato ciò che Raffaele Sirica aveva in mente, il suo ambizioso disegno di una professione al servizio del territorio e quindi dell’uomo». Uno dei più grandi risultati dell’azione di Raffaele Sirica come presidente nazionale degli architetti è stato portare in Italia, a Torino, la conferenza internazionale dell’UIA, la scorsa estate. «Il manifesto finale di quell’assise» ricorda Aldo Loris Rossi «in qualche modo rappresenta il suo testamento spirituale». Loris Rossi elaborò il manifesto insieme a Sirica. Profetico il titolo: Verso ecometropoli. «Le idee di base ci erano venute tempo addietro, in occasione di un ciclo di corsi estivi all’Università di Camerino. Nel documento presentato a chiusura del congresso UIA venivano analizzati» ricorda Loris Rossi «i fattori di crisi delle megalopoli e le possibili strategie di soluzione. Il tutto in una visione dello sviluppo sostenibile e nella consapevolezza della necessità di un ridisegno dell’urbanistica che tenesse conto degli scenari post-consumistici». Uno scenario, insomma, che ha anticipato le sfide che si sono poste su scala planetaria con la gigantesca recessione economica che ha colpito tutti i continenti. «Anche in occasione della conferenza UIA» aggiunge Aldo Loris Rossi «il mio amico Raffaele Sirica si confermò il professionista lucido e concreto che ho sempre apprezzato». «La formazione tecnica di Raffaele Sirica» sottolinea Gaetano Borrelli, ex presidente dell’Ordine degli architetti di Napoli «ne ha senza dubbio ispirato l’approccio concreto ai problemi. A lui si deve un rilevante contributo nell’aver sviluppato, anche in virtù dei suoi impegni istituzionali, il dibattito sull’architettura delle città». Alberto Izzo, Ordinario di Progettazione architettonica alla Federico II, sottolinea la grande attenzione di Sirica agli eventi culturali collegati alla professione. «Nel corso degli anni» ricorda «ho organizzato numerose mostre internazionali a Napoli, che hanno avuto protagonisti, tra l’altro, David Chipperfield e Richard Meier. Ebbene in queste occasioni Raffaele mi è stato sempre vicino. Ho potuto sempre contare sul suo appoggio e sul suo aiuto in tutte le iniziative che hanno contribuito a portare a Napoli importanti testimonianze dell’architettura contemporanea. Con la sua scomparsa» aggiunge Izzo «ho perso anche un grande amico. Lo ricordo fin da quando era studente. E la figlia Anna, già mia studentessa e poi mia assistente è ora una delle collaboratrici del mio studio. Una continuità che mi riempie di soddisfazione». Anche Benedetto Gravagnuolo, preside uscente della Facoltà di Architettura della Federico II e presidente della fondazione Annali dell’architettura e delle città, ricorda il ruolo di animatore
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culturale che caratterizzò l’azione di Sirica. «Raffaele» dice Gravagnuolo «aveva la capacità di guardare lontano. Ricordo un convegno organizzato una decina di anni fa sul futuro della nostra professione connesso al futuro degli ordinamenti didattici. E’ solo una delle tante dimostrazioni di come il nostro presidente nazionale sapesse individuare i nuovi scenari e le prospettive della professione». Dal canto suo Massimo Pica Ciamarra, Docente di Progettazione architettonica alla Federico II, sottolinea la forte visione ‘politica’ del presidente scomparso. «Faccio fatica» afferma «a disgiungere il mio antico rapporto personale con Raffaele da quello istituzionale. Grazie a Raffaele Sirica, dalla metà degli anni ’90 il Consiglio Nazionale degli Architetti ha assunto in Italia un ruolo forte, propulsivo, davvero aperto alle relazioni internazionali: il Convegno di Assisi fu una tappa fondamentale dello straordinario percorso che solo una personalità generosa e tenace come la sua poteva delineare. Raffaele aveva la naturale capacità politica (nella migliore accezione del termine) di intessere relazioni finalizzate al suo credo sulla missione dell’architettura nella società contemporanea: un credo coinvolgente e forte a tal punto da portare in Italia il congresso dell’UIA. La sua presidenza al Consiglio Nazionale sostanzialmente ha coinciso con il mio coinvolgimento ai vertici dell’Istituto Nazionale di Architettura: molti anni quindi nei quali due veri amici, ambedue napoletani, hanno avuto occasioni di incontrasi un po’ dovunque. Anni di convergenze, a volte anche di lievi divergenze, ma sempre superate grazie alla sua eccezionale capacità di sorridere e, quando serviva, di insistere nel suo credo». *caporedattore de «Il Denaro»
efender of the profession of the architect and of the designing quality, paladin of freelance professions and of all the ‘workers with knowledge’. Raffaele Sirica, was an expert in urban planning, a politician (in the positive sense of the word), and a friend. Thanks to the memories of some friends from the architecture world we get a picture of a very complex and rich man. So that, we do know that through his battles, his commitment, his restless energy, he produced and, in a certain way, will still produce good fruit. His career as ‘politician & expert’ started in the professional Order. Here very soon, he showed his skills as manager, mediator and far-sighted planner. On the other hand, the scenario of the professional Order, although can be considered as a restricted context, is, instead, a very demanding and challenging place. Salvatore Bisogni, Full Professor at the University of Naples Federico II, Faculty of Architecture says that: «Among so many successes of my friend and colleague Sirica, the first things come in mind are those gained during his management of the Council of the Order in Naples. In that place, I had the chance to appreciate his equilibrium, and his capacity to handle contrasts. A virtue mirrored in the present trend of the Council. Raffaele was a gifted man, he has left a huge void. We’ve got confirmation of this in the ceremony for the last goodbye. So many people wanted to pay tribute to him». Nicola Pagliara, Full Professor of architecture design at the University of Naples Federico II, remembers that: «We were close friends, today, I really miss him. Everybody has to pay a tribute about his tireless commitment defending the soul of our profession. He was strongly motivated about all those issues related to architecture. Architecture is back at the centre of the political and cultural debate, and I’ll tell you more. Sirica fought to establish the important topic of the architecture quality. A quality not really defended, despite the plethora of laws». Paglaira still remembers that «sometimes, I had the feeling that ‘powerful people’ obstructed what Raffaele Sirica had in mind, his ambitious dream of a profession for the territory and for mankind». One of the most important results of what Raffaele Sirica did as National President of the architects was hosting in Italy, in Turin, the International conference of UIA, last summer. Aldo Loris Rossi remembers that «The final manifesto represents his spiritual testament». Loris Rossi elaborated the manifesto together with Sirica. Title was quite prophetical: Verso ecometropoli. (Towards a eco-metropolis). «The basic ideas rose quite a while ago, when we were at the University of Camerino for a summer course». In the document, presented at the end of the UIA congress, some factors of the mega-polis were
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analysed, and some possible solutions were suggested. The general vision was taking into account the sustainable development and the reshaping of different post-consumer scenarios A scenario, after all, presenting some of the challenges today spread all over the world, due to the economic recession. Loris Rossi remembers that: «In the occasion of the UIA congress my friend Raffaele Sirica showed himself as the usual smart and realistic expert who I have always respected». Gaetano Borrelli former president of the Architecture degree of the Seconda University of Naples and former President of the Order of the Architects of Naples stressed that Raffaele Sirica’s technical knowledge has inspired in many architects the concrete approach to problems. We owe him a relevant contribution, because he enlarged the debate about architectures in the cities. Alberto Izzo, full Professor of architecture design at the University of Naples Federico II highlighted the great commitment of Sirica with all the cultural events connected to the profession. He says that : «Over these years, I have organised many international exhibitions in Naples, with important artists, such as David Chipperfield e
Sotto: l’On. Vincenzo De Luca, Marco Casamonti, David Chipperfield, Raffaele Sirica e Paolo Pisciotta durante la cerimonia di consegna del premio Cubo d’Oro a David Chipperfield, Napoli, 2008 Below: Hon. Vincenzo De Luca, Marco Casamonti, David Chipperfield, Raffaele Sirica and Paolo Pisciotta during the ceremony of Cubo d’oro (Golden Cube) award to David Chipperfield, Naples, 2008
Richard Meier. Well, in those occasions Raffaele was always standing by me. I could count on his help and support, in all those occasions important for Naples and for the modern architecture. With his loss, I’ve lost a great friend. I remember him since he was a student of mine. His daughter Anna, was first one of my student, then my assistant and today one of my collaborators. This is like a recurring cycle that I am proud of». Benedetto Gravagnuolo, leaving President of the Faculty of Architecture, at the University of Naples Federico II and President of the foundation Annali dell’architettura e delle città, remembers Sirica as a culture entertainer. Gravagnuolo says that «Raffele, had the gift to look at the future. I remember a conference organized about 10 years ago, it was about the future of our profession and instruction. This is just one of those demonstrations of how our National President managed to find new scenarios and perspectives in our profession». On the other hand, Massimo Pica Ciamarra points out the strong political vision of the departed President. He says that: «I can hardly split up the personal relationship from the professional relationship I had with Raffele. Thanks to him,
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since mid ‘90s, The National Council of Architects acquired an important role in Italy, open to all international relationships. The conference in Assisi was an important step in this extraordinary path that only a person generous and tenacious like him could have done. Raffaele had a natural talent for politics, he could build relationships easily aiming at the mission of architecture in our contemporary society. He had such a strong belief that he managed to drag the UIA Congress to Italy. While he was President of the National Council, I was in charge of the National Institute of Architecture, so over many years, like two real friends, we had the chance to meet here and there very often. Those were years of agreeing and disagreeing, but differences were always reconciled thanks to his extraordinary smiling attitude and his strong belief». *news editor of «Il Denaro»
Bellezza Civica Estratto dal discorso del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Sandro Bondi al XXIII congresso mondiale UIA Transmitting Architecture, Torino, 2008 Occorre recuperare la saggezza del progettare e del costruire con il dovere di ricercare un necessario benessere e un’armonia tra gli uomini e tra gli uomini e l’ambiente. In Italia le città costruite in armonia con l’ambiente le città d’arte italiane, le piccole e le grandi - costituiscono un modello di ispirazione e uno scrigno inesauribile di informazioni come basi per progettare il futuro. Anche considerando soltanto il lato estetico, ci rendiamo subito conto che i palazzi delle città italiane e numerose anche straniere, che hanno più di 60 anni, nell’insieme sono considerati gradevoli; al contrario gli edifici di più recente costruzione ci appaiono per lo più brutti, banali, insignificanti. Non dico ovviamente che non esistano realizzazioni spettacolari anche nell’architettura moderna. Il punto è che sono rare, troppo rare, in un mare di disperante squallore, come le periferie delle nostre grandi città. Nel dopoguerra in Italia si è costruito molto e male perché è stata privilegiata l’esigenza primaria di dare una casa a tutti in tempi brevi. Una volta superata l’emergenza però si è continuato a costruire secondo questa stessa filosofia, così sono nate una serie di periferie mostruose, da quella di Roma a quella di Milano. E sempre per dare una casa a tutti, si è finito per trasformare la Val Padana in un’unica sequenza di agglomerati urbani senza identità, o per costruire a ridosso delle Ville Palladiane del Veneto. In questo modo - come ha giustamente ricordato l’architetto Mario Botta - il povero è punito due volte: la prima volta perché la casa non ce l’ha e la seconda perché se ce l’ha è una casa brutta in cui si vive male, in cui non è giusto che una persona viva. «Da quando ci sono urbanisti indottrinati e architetti standardizzati» ha scritto un grande architetto «le nostre case sono malate. Non si ammalano: sono già concepite e costruite come case malate». Tolleriamo migliaia di questi edifici, privi di sentimento e di emozioni, spietati, aggressivi, sacrileghi, sterili, disadorni, freddi, anonimi dando l’illusione della funzionalità. Ma sono talmente deprimenti che si ammalano sia gli abitanti che i passanti. Per comprendere quanto questo sia vero, basta pensare alla mancanza di spiritualità di alcune chiese o luoghi di preghiera costruiti negli ultimi decenni anche in Italia, dove sono state costruite le più belle chiese. Eppure il senso italiano di bellezza civica è senza pari. Dove altro si può constatare la magnificenza degli edifici pubblici, delle piazze e di ogni singola chiesa parrocchiale? L’Italia tutta sembra essere stata tutta appositamente creata per innalzare i nostri spiriti. Come potrebbero infatti le persone acquisire uno spirito nobile se intorno a loro non ci fossero opere d’arte che rappresentano la nobiltà d’animo? Ma qual è l’elemento fondamentale che ha reso possibile questa bellezza civica in Italia? Credo che possiamo rispondere con poche parole. Quello che ha reso possibile la bellezza civica in Italia è stata l’autonomia, è stato il municipalismo, è stata la libertà, libertà di creare, di fare, di intraprendere, di progettare. Le città d’arte italiane sono il frutto della libertà, mentre oggi paradossalmente i piani regolatori, le leggi hanno prodotto la bruttezza e lo squallore. Paradossalmente le città d’arte italiane sono state costruite senza piani regolatori e sono belle, mentre oggi costruiamo con i piani regolatori e costruiamo delle città brutte. Questo è il paradosso sul quale dobbiamo cercare di riflettere per trovare le soluzioni per il futuro. Partendo dai risultati della Convenzione europea del paesaggio di Firenze, sono convinto che occorra avviare una grande politica nazionale per il recupero delle immense periferie senza volto e senza anima che devastano il paesaggio italiano e generano disagio sociale, infelicità, degrado e quindi povertà. Dove non c’è bellezza, né piacere di riconoscersi come a casa propria, lì non c’è creatività, non c’è voglia di fare, non c’è l’humus indispensabile perché possano esserci le condizioni anche per uno sviluppo economico armonioso, equilibrato e sostenibile. [ ] Dobbiamo renderci conto che il territorio specie in una realtà come quella italiana è un bene prezioso e richiede dunque un utilizzo attento, misurato e prudente. Il che non vuol dire che politiche territoriali sagge si pongano in contrasto con le esigenze di crescita economica. Occorre puntare al riutilizzo dell’immenso patrimonio immobiliare, pubblico e privato, anche attraverso la demolizione e la ricostruzione di quello che abbiamo, dalle periferie degradate che imbruttiscono le nostre città, al recupero delle aree industriali dismesse delle troppe cattedrali nel deserto, sorte senza adeguati progetti e rimaste incompiute. Per questa ragione è mia intenzione sottoporre all’esame di uno dei prossimi consigli dei ministri, prima dell’inizio delle vacanze, un disegno di legge quadro sulla qualità architettonica, riprendendo un testo che è già stato presentato in parlamento in passato senza però essere stato approvato e che il presidente Sirica e tutti gli architetti credo conoscano bene. Con questa iniziativa dunque intendo richiamare l’attenzione di tutti sul tema della qualità dell’architettura e del raggiungimento di più elevati standard di progettazione e di realizzazione delle opere pubbliche e delle infrastrutture. [ ] Significativamente infatti il primo articolo di tale disegno di legge proclama che, in attuazione all’articolo 9 della Costituzione italiana, la Repubblica promuove e tutela la qualità, l’ideazione e la realizzazione architettonica, cui riconosce particolare rilevanza pubblica, anche ai fini della salvaguardia dei paesaggi nonché al miglioramento della qualità della vita. E poi la qualità dell’architettura si persegue attraverso un coerente sviluppo progettuale che recepisca le esigenze di carattere funzionale, sociale e formale, poste a base dell’ideazione e della realizzazione dell’opera, che garantisca il suo armonico inserimento nel paesaggio e nell’ambiente circostante. Diretta conseguenza di questo presupposto è che le amministrazioni pubbliche debbano perseguire la promozione della qualità del progetto e dell’opera architettonica e dello strumento del concorso di architettura nelle forme del concorso di idee e del concorso di progettazione. Le amministrazioni inoltre devono favorire la partecipazione dei giovani progettisti ai concorsi di architettura, sostenerne l’ideazione e la progettazione di opere di rilevante interesse architettonico e devono riconoscere il particolare valore artistico delle opere di architettura contemporanea, promuovendo l’alta formazione e la ricerca e tutelando e valorizzando gli archivi di architettura contemporanea.
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Civil Beauty Abstract from the speech of Minister of Cultural Activities and Heritage Sandro Bondi at XXIII International Congress UIA Transmitting Architecture, Turin, 2008 Building and designing need a sort of wisdom, we have to search for harmony between men and his environment. In Italy cities, built on this idea are the cities of art, either big or small, they all represent an inspiring model and are a treasure of information on how to design in the future. Considering the aesthetical point of view, we do realize quite soon that buildings in some Italian and foreigner cities, that are more than 60 years old are nice, on the other hand, some other buildings more modern appear, most of the time, ugly, banal, insignificant. I can’t say that there is no beauty in modern architecture but it occurs rarely, like in the sordid suburbs of our big cities. After the war in Italy the trend was building fast and bad, everybody needed a house. However, once the emergency was over the philosophy was still the same, this is why we have appalling suburbs like the ones in Rome and Milan. According to the perspective to provide lodging to everyone, the Val Padana (Padan Valley) is a built-up area with no identity. In this way, as the architect Mario Botta reminded us, poor people are punished twice, first because they don’t have their own house, second because if they have the house but it is ugly and you are unhappy in it, this is pretty unfair. Once, an important architect wrote that: «Since the arrival of learned urbanists and standardized architects, our houses are sick. The do not get sick, they are already built as sick houses». There are thousands of buildings, with no emotions, aggressive, sacrilegious, sterile, unadorned, cold, and anonymous they provide the illusion of functionality. But they are so depressing that inhabitants and passerbies got sick. To fully understand to what extent this is true, you should think about the lack of spirituality in some churches or some cult places, built over the last ten years in Italy close to those old beautiful churches. So, the Italian sense of civic beauty has no peer. Where else is it possible to contemplate the magnificence of public buildings, of some squares and some churches? Italy appears to be built to raise our souls. How could people get a noble spirit if there are no art pieces representing a noble soul? What did create the civic beauty in Italy? I think that the answer is short. What made the civic beauty possible in Italy is the autonomy, the municipalism, the freedom, the freedom of creating, of doing, of designing. Italian cities of art are the product of freedom, while today regulating plans, and laws have produced ugliness and sordidness. Paradoxically, Italian cities of art were built with no regulating plans and are so beautiful, today we build ugly cities with regulating plans. We have to think about this paradox to find solutions for our future. Starting from the results of the European Convention about the landscape of Florence, I am pretty sure that we need a strong national policy to recover the huge suburbs with no face and no soul, source of unhappiness, damage and poverty. If there is no beauty especially in your own house, there is no creativity, no desire of doing and there are no conditions for an economic, harmonious and sustainable development [ ]. We have to understand that the territory especially in Italy is a precious good so we have to handle it with care. It does not mean that wise territorial policies cannot support economic growth. On the contrary, it is necessary to re-use the immense public and private patrimony through demolishing and rebuilding what we have, we can recover sordid suburbs and unused industrial areas. For this reason it is my strong intention to present to the next Council of Ministers, before the holidays, a law proposal about architecture quality, based on a text already submitted to the Parliament, with no previous approval, that the President Sirica and the other architects know it very well. This initiative highlights the importance of the architecture quality and the need of achieving higher designing standards for public buildings. [ ] . Quite significantly, the first article of this law proposal claims that, according to article 9 of the Italian Constitution, the Republic promotes and preserves the quality, the ideation, and the architecture, to which a high public relevance is recognized, preserving the landscape and improving the quality of life. Architecture quality is achieved through a coherent designing development based on functional needs, social and formal, fitted with the landscape and the surrounding environment. Direct consequence is that public administrations have to support the quality of the project and the architecture through the competition of ideas and designing competition. Furthermore, administrations have to support the presence of young architects, the ideation and designing of works, relevant for the contemporary architecture and last, administrations have to promote higher training and research preserving contemporary architecture archives.
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Vision Estratto dal discorso di Raffaele Sirica al XXIII congresso mondiale UIA Transmitting Architecture Torino, 2008
Un congresso mondiale dell’architettura deve essere il luogo dove alzare lo sguardo, allargarsi allo scenario globale, fare i conti con il quadro complesso di cambiamenti epocali. Il primo di questi cambiamenti riguarda le dimensioni del mercato. La crescita del Prodotto Interno Lordo mondiale, la crescita degli anni novanta, e quella degli anni dal 2000 al 2007, con l’emergere delle ‘nuove economie’, ha dimensioni mai vissute nella storia del globo, traducendosi in un epocale impulso all’urbanizzazione e all’infrastrutturazione del territorio. L’analisi delle dimensioni del mercato mondiale delle costruzioni e della progettazione, che, con lo studio del Cresme abbiamo sondato, mostra un valore della trasformazione fisica del territorio nel 2007 vicino agli 8.000 miliardi di dollari. Qui dentro sta il mercato della progettazione. Una prima riflessione che dobbiamo svolgere riguarda la capacità di usare queste risorse per la qualità. In questo contesto il ruolo degli architetti è decisivo. Il secondo cambiamento epocale ci pone di fronte ai temi emergenti dell’inquinamento, dell’innovazione tecnologica e del costo dell’energia. Le città, gli edifici, nelle forme tradizionali dell’agglomerazione e del costruire, consumano e inquinano, ma con le nuove tecnologie possono diventare i luoghi di un nuovo progetto: quello della città eco-compatibile, la eco-town. E’ una nuova utopia che deve orientare la progettazione, guidarla sposando il processo di innovazione tecnologica, e aprendo nuovi orizzonti all’integrazione di tutti i saperi tecnici. L’architetto come coordinatore, regista, direttore d’orchestra, traduttore. Il terzo cambiamento epocale riguarda i tempi difficili che ci aspettano: dopo la fase di crescita che abbiamo vissuto, i prossimi anni disegnano ombre cupe, i tassi di crescita dell’economia mondiale rallentano, quelli delle economie avanzate ristagnano, irretiti dalla crisi immobiliare e della finanza, e alcuni paesi più deboli cominciano a mostrare la sofferenza che deriva dalla ripresa dell’inflazione e dalla crescita eccezionale dei prezzi dei prodotti alimentari. Lo squilibrio tra chi vince e chi perde segnerà i prossimi anni più di quanto non abbia fatto nel recente passato e segnerà le forme dell’abitare per molte persone. Anche in questo contesto l’architettura è chiamata ad innovare e a trovare soluzioni sociali, soprattutto ‘di qualità a basso costo’, per chi è in difficoltà, per chi non ce la fa. E’ chiamata ad un impeto di innovazione che porta a sviluppare nuovi modelli di offerta basati sull’integrazione delle esperienze, delle conoscenze e delle risorse. Insomma, con la Democrazia Urbana per la qualità, si tratterà di orientarsi verso una ‘nuova frontiera eco-metropolitana’: l’architettura quale organismo ‘vivente’ in simbiosi con l’Uomo e la Natura. L’architettura dell’era elettronica, digitale, dovrà contribuire a neutralizzare le patologie delle grandi aree urbane, dovrà andare oltre i linguaggi, sia accademici che sperimentali, ormai in fase involutiva, che ignorano la crisi ambientale e sociale. E il tema di fondo, allora, è quello del ruolo della professione di fronte a questi scenari di cambiamento: il tema di fondo è nella definizione delle linee valoriali, etiche, di responsabilità e di innovazione che è in grado di seguire l’architetto, ovvero colui che per natura disegna e organizza il processo di trasformazione fisica del mondo (Sarkozy). E concludendo: questo congresso mondiale dovrà avere una ricaduta anche qui, nel mio paese, in Italia, dopo secoli di gloria, e alcuni decenni di rallentamento. La grande opportunità del confronto di questi giorni, con i rappresentanti degli architetti del mondo segnerà una svolta fondamentale anche nella bella avventura durata dieci anni, con il nuovo corso degli ordini italiani. Esattamente dieci anni fa, nel ‘98, nacque ad Assisi il Forum Europeo per le politiche architettoniche. L’anno successivo, nel ‘99, qui a Torino, fu acclamato un manifesto europeo che si trasformò, nel 2000, nella proposta di Risoluzione per la Qualità Architettonica dell’Ambiente Urbano e Rurale, poi approvata nel 2001 all’unanimità dal Consiglio dell’Unione Europea. Lunedì scorso, in apertura del Congresso, il Ministro della Cultura italiano si è impegnato a rilanciare la legge nazionale per la qualità architettonica. Allora, oggi, carissimi colleghi, approfittando della forza che ci viene dalla vostra presenza qui a Torino, lanceremo alle Istituzioni del nostro paese una nuova parola d’ordine: perché l’Italia torni al futuro, trasformiamo le nostre periferie in brani di ecocittà. Attraverso la ‘Democrazia urbana per la qualità’, ovvero consultazioni nelle comunità e intreccio virtuoso tra architettura sostenibile e urbanistica, per trasformazioni condivise. Agire localmente, pensare globalmente. A conclusione di questo Congresso Mondiale, sarà approvato, ancora qui a Torino, dall’UIA, un Manifesto, che guarderà al futuro, e che annuncerà il possibile superamento della crisi delle grandi aree urbane attraverso la eco-metropolis. E stavolta sarà il Manifesto della comunità mondiale degli architetti, che rappresenterà un impegno etico fondamentale a beneficio di tutti i cittadini del pianeta. Grazie ancora, un abbraccio a tutti, e arrivederci a Tokio, nel 2011, per continuare i nostri lavori.