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Ci mette il becco LC Tutti i tetti
Alcuni dei progetti più noti del repertorio dello studio Calcagni&Cenna come paradigma di una riflessione sulla forma e sul significato delle coperture – a falde o meno – degli edifici
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E ho appena completato l’elenco che mi rendo conto che non solo i primi, le due case private, ma anche la Casa per Anziani hanno le coperture spioventi – nella casa di San Zeno addirittura non sporgono dai fronti edilizi. Penso si debba più alle tipologie che a una scelta di base, tuttavia anche il linguaggio adottato è molto diverso: devo precisare che la copertura del fabbricato Degenze dell’Ospedale di Settimo è a due falde, però, non solo, ma aggiungo che se è vero che con il razionalismo i volumi architettonici sono prevalentemente conclusi con scarsa evidenza, lo si deve soprattutto alla adozione di materiali impermeabili in grado di sostituire le tegole in cotto con cui si realizzavano tutte, o quasi, le coperture inclinate. Eppoi e forse conseguentemente all’adozione di scelte architettoniche più o meno ispirate al repertorio del Razionalismo di Le Corbusier anziché alla tradizione edilizia veneta. Nego, quindi, che ci sia stata una sorta di evoluzione, dal linguaggio tradizionale al moderno, da parte nostra, semmai ne faccio una questione di utilità e di opportunità. Per spiegarmi meglio prendo ad esempio il complesso per uffici e residenze “Palladio”.
Quando gli edifici avevano i tetti a falde spioventi: ce li siamo dimenticati quei tempi? È valso a ricordarmeli l’aver preso in mano i numeri 81 e 100 di «AV», il primo con la mia casa di vacanze a San Zeno di Montagna – casa T –, il secondo con la villa M al Cerro, entrambe della fine degli anni Sessanta. Ne riguardavo la felice presentazione fotografica e dei testi appunto su «AV», in quanto mi sto occupando di fornire del materiale a un gruppo editoriale che intenderebbe presentare una parte dei lavori della Calcagni e Cenna dall’inizio dell’attività fino a fine anni Novanta, tra cui i due citati e la Casa per Anziani di via don Carlo Steeb a Verona, gli uffici Manni in ZAI, il palazzetto dello Sport di Verona, gran parte degli edifici universitari a Borgo Roma e a Veronetta, il complesso “Palladio” sempre a Verona, gli uffici Acon di San Martino Buon Albergo, l’ospedale di Settimo Milanese e altri ancora.
È evidente che alcuni elementi caratteristici della sua tipologia abitativa sono tipici di una tipologia che tende a integrare tra loro oltre 40 tipi di alloggi e almeno una decina di tagli di Uffici, il tutto garantendo distinzione di accessi tra loro, ottimali condizioni di comfort abitativo favorito da terrazze giardino sulle coperture, visuali libere e soleggiamento nell’arco della giornata; oltre a uno skyline urbano decisamente frastagliato così da renderlo compatibile con la frammentazione delle periferie, pur se nettamente distinguibile. Oppure, confrontando tra loro edifici con coperture inclinate e forti elementi di partecipazione paesaggistica, la copertura di casa T che come un cappuccio copre gran parte del fabbricato a due livelli e quella fortemente aggettante e tagliente di casa M: entrambe tuttavia impostate sul perno verticale del grande camino in c.a . – quasi una colombaia – simbolo del focolare domestico, ma in questi due casi anche rimando al ruolo-profilo delle montagne alle loro spalle: i Lessini per la villa al Cerro, il Baldo per quella a San Zeno di Montagna.
In conclusione vorrei poter ancora proporre soluzioni progettuali in cui le coperture sono sì conclusioni tecniche del volume sottostante, ma anche sue conclusioni architettoniche, più che i coperchi delle scatole. O, chiedendo il permesso di autocitazione, chiudere in alto un edificio con lo stesso impegno messo nel progettare il suo attacco a terra: per esempio con lo svuotamento a cerchi del frontone di coronamento del “Palladio”, reminescenza del merli medievali. •