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PORTFOLIO UNA SUPERALA PER L’ARENA
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Credo faccia parte dell’immaginario veronese pensare a come doveva essere stupefacente la veduta imponente dell’Anfiteatro per gli abitanti al tempo della sua costruzione, fuori dall’area urbana, e come lo sia stata certamente ancora per secoli prima del disgregarsi mano a mano della facciata fino ad arrivare a noi con il solo “scheletro”, pur sempre straordinario. Il grande anello esterno di cui rimane solo l’”Ala” si presentava con la superficie riccamente lavorata, come testimonia la parte sopravvissuta, e dotato probabilmente di un corredo statuario nella parte superiore delle arcate. Un prospetto grandioso che si può immaginare in pietra perfettamente sagomata, praticamente nuovo come era allora. Negli ultimi duecento anni alcuni anfiteatri sono stati oggetto di vere e proprie ricostruzioni, come l’anfiteatro di Ostia e lo stesso Colosseo, se pur quest’ultimo in forma molto parziale. Il rapporto attuale della cultura del mantenimento e restauro dei monumenti esclude ovviamente la ricostruzione “mimetica”, ma è aperta a partire dall’analisi filologica all’intervento messo in evidenza, anche, nel caso, di pura tecnologia contemporanea.
La proposta non rientra nella casistica della integrazione per consentire l’agibilità, ma solamente nella RAPPRESENTATIVITÀ del monumento come era nel suo aspetto originario. Quindi uno sviluppo del perimetro esterno per una porzione di ampiezza che renda ben percepibile la reale grandiosità dell’opera senza intaccare il monumento originario. Mentre aspirazione impossibile sarebbe vederlo realizzato in blocchi di pietra, si propone un interessante suggerimento ricevuto, cioè di far eseguire la cortina “muraria” di alcune decine di metri alle brave maestranze dell’Ente Lirico, nel tradizionale materiale di scena. Una esibizione anche di alta tecnica artigiana dedicata allo stupore e godimento dei cittadini nel vedere come era davvero il loro Super Monumento.