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Vipitenesi. Storia di una comunità dalle origini al dopoguerra

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Vor 100 Jahren

Vor 100 Jahren

Comitato di Eduzione Permanente Vipiteno Presentato il libro: Vipitenesi. Storia di una comunità dalle origini al dopoguerra

Nel 2017 su iniziativa di un intraprendente gruppo di vipitenesi, nasce l’idea di raccogliere foto storiche della comunità vipitenese con l’obiettivo di promuovere una mostra. In quell’occasione viene lanciato un appello alla popolazione con l’obiettivo di raccogliere fotografie private inedite. Il gruppo promotore, riesce così a mettere assieme centinaia e centinaia di foto, tra le quali compaiono molte che riguardano l’ANA, una delle associazioni vipitenesi più attive e rilevanti nella storia della comunità cittadina. Nel 2018 viene data alle stampe la pubblicazione celebrativa per i settant’anni dell’ANA, tanto apprezzata da 74

ispirare un progetto editoriale che valorizzasse tutto il resto del materiale fotografico raccolto, che ripercorreva la storia delle origini di una comunità. Nel frattempo, il Comitato Educazione Permanente Vipiteno, si è fatto carico di promuovere e di sviluppare l’iniziativa culturale e ha commissionato a Caterina Fantoni un percorso storico – narrativo in cui inserire le fotografie. Vipitenesi. Storia di una comunità dalle origini al dopoguerra raccoglie una selezione di fotografie e la viva voce di molti vipitenesi, in una cornice introduttiva storica che permette di collocare immagini e racconti in un quadro temporale preciso, sullo sfondo delle vicende storiche più significative della regione. Il libro ripercorre la storia della nascita della comunità italiana dalle sue origini poiché, come chiarisce la curatrice Caterina Fantoni nell’introduzione, “questa è una storia che ha un inizio preciso: prima di allora i Vipitenesi non esistevano”. Il libro è diviso cronologicamente in tre capitoli: il primo riguarda il periodo successivo all’annessione del Sudtirolo all’Italia, il secondo è riferito alla seconda guerra mondiale e il terzo al dopoguerra. Il risultato è un lavoro articolato: la contestualizzazione storica introduce gli estratti delle testimonianze, distribuiti nella pubblicazione secondo un criterio tematico e cronologico e, in modo analogo, le immagini sono inserite secondo un criterio di pertinenza. Nel corso dei tre capitoli compaiono inoltre “le storie”, testimonianze di particolare rilevanza storica. Il libro è arricchito da alcune schede di approfondimento e, in appendice, dalle schede biografiche di oltre 130 famiglie italiane arrivate e stabilitesi a Vipiteno tra la fine dell’Ottocento e il 1955. Un aspetto di fondamentale importanza nel libro è l’apparato iconografico. Da un lato la raccolta di foto storiche private ha consentito

la partecipazione attiva dei citta- dini alla costruzione del fondo fotografico, dall’altro ha regalato documenti inediti, alcuni dei quali di notevole importanza per la sto- ria cittadina e sociale. I promotori del progetto editoriale hanno vissuto in prima persona lo sviluppo e il declino delle associa- zioni della comunità italiana vipi- tenese. Era importante per loro fissarne almeno la memoria: quel-

la del clima di un periodo pionie- ristico, perché, seppure il declino dell’associazionismo sia il riflesso di una più ampia metamorfosi sociale, per i “vecchi” vipitenesi esso ha rappresentato un perio- do di condivisione importante, soprattutto perché aveva origine in un momento di rinascita, dopo la guerra, quando tutto assumeva un nuovo significato. Il racconto della comunità che è scaturito dal- le ricerche e dalle fonti è risultato però più ampio del ricordo della vita comunitaria delle associa- zioni e senz’altro più sfaccettato del semplice ricordo nostalgico di “come eravamo”. Ripercorrere le origini di una co- munità dal punto di vista della sua origine storico-politica era dun- que fondamentale, sia per i com- mittenti sia per la curatrice, per valorizzare le immagini private e il racconto corale dei testimoni. Va tuttavia chiarito che nel libro non si tratta dell’esaltazione dell’italia- nità della comunità, come viene sottolineato dalla curatrice nell’in- troduzione: “Ciò che accomuna tutti loro non è tanto l’apparte- nenza a un gruppo linguistico o a un altro: non è il senso di ap- partenenza alla “comunità italia- na”, quanto piuttosto un passato analogo. Un passato in cui tanti di quelli che arrivavano a Vipite- no spesso facevano un salto nel vuoto, nell’esperienza comune di chi, superate due guerre, ha fatto ogni sforzo possibile per garantire ai propri figli una vita agiata.

Uomini e donne che si sono reinventati, hanno costruito, condiviso, lavorato per una comunità che potesse final- mente vivere gli eventi, senza doverli subire. Questa pubbli- cazione, fermando immagini e autorappresentazioni, in- tende restituire il riverbero di prospettive e di esistenze di chi ha contribuito a costruire la città di Vipiteno per come appare oggi” - Caterina Fan- toni. Dal luglio 2019 sono state raccol- te tante testimonianze di vipite- nesi che conservavano memoria o tracce di un passato comune. Il progetto ha cercato di coinvolge- re quanti più concittadini possibili ma inevitabilmente in un’impresa simile capita che qualcuno possa rimanere escluso, per cause impe- denti oggettive o per la svista dei promotori. I concittadini cui non fosse ancora arrivata voce dell’i- niziativa nel corso degli ultimi tre anni avranno sicuramente modo di partecipare comunque a questo progetto. È stato realizzato un sito in cui è ancora possibile raccoglie- re contributi: si tratta di un archi- vio digitale in cui sono pubblicate le fotografie vipitenesi raccolte che, ad oggi, ammontano a più di 1700.

Franz Keim Atti “cavallereschi” nella prima Guerra mondiale

Sulle vette più impervie ed inaccessibili dell’acrocoro Adamellino, sulle distese innevate dei ghiacciai, nella Prima Guerra mondiale, è stata scrit ta con il sangue una indimenticabile

Franz Keim in divisa.

pagina di storia da uomini che, sen za odio, combatterono per la difesa della loro Patria. Una guerra dove i soldati di entrambi le parti senti vano di rappresentare una assoluta élite in possesso di qualità fisiche e psicologiche non comuni. Gli Alpini del Morbegno, reggimento costitu ito il 1º novembre 1882 a Milano ed attualmente con sede a Vipite no, furono anch’essi coinvolti in quella guerra che mai prima di al lora, viste le quote in gioco, era mai stata combattuta da essere umano. La permanenza e l’operatività di quei soldati ha contribuito notevol mente alla costruzione di un mito ancora oggi presente nell’immagi nario collettivo del nostro Paese. Ed il mito è costituito dalla resistenza di uomini ad oltre 3500 metri con temperature che andavano a 30-40 gradi sotto lo zero, dalla costruzio ne all’altezza del rifugio Garibaldi, ai piedi dell’imponente parete Nord dell’Adamello, di una caserma che poteva ospitare circa 900 soldati, dalla creazione di una infermeria con 140 posti letto, con la costru zione di teleferiche per portare materiali e viveri dal fondo valle , con la realizzazione di camminamenti, trincee, di appostamenti e, soprat tutto, con la capacità di resistere in quota a quelle temperature. Quan do il 24 maggio 1915 il Regno d’Italia dichiarò guerra all’Impero Austro Ungarico, gli eserciti schierarono sui monti, tra le nevi perenni, i rispettivi reparti. Gli Italiani misero in campo gli Alpini, mentre gli Austriaci schie rarono i Landeschützen o, ancora di più gli Standschschützen. Abbiamo detto prima di uomini che combat terono senza odio. Se gli ufficiali, sia italiani che austroungarici, rara mente provenivano dalle zone interessate dalla Guerra Bianca, i soldati, i graduati ed i sottufficiali erano, invece, molto spesso originari delle valli alpine. Per tale ragione poteva accadere che tra i contendenti si trovassero, su opposti fronti, amici, conoscenti e, qualche volta, addirit tura parenti. Esisteva una sostanziale affinità tra soldati contrapposti dove cultura, tradizioni e mestieri, ad esempio guide alpine, cacciatori, contrabbandieri, erano del tutto co muni. Risultava per tale motivo naturale il rispetto e la solidarietà tra nemici ed una maggiore tendenza ad atti cavallereschi ed episodi di vera e propria fraternizzazione. Va detto anche che la propaganda militare cercò di trasformare questi sentimenti in orgoglio di reparto invece di considerarli popolazio ni affini che riconoscevano negli avversari caratteristiche simili alle proprie e per gli episodi di fraterniz zazione con il nemico arrivarono, quasi sempre, censure da parte dei Comandi degli eserciti. Sulla rivista n.5 dell’”Alpino” in un articolo dal titolo “Onore delle armi” vengono riportati due di questi atti “caval lereschi” che vedono coinvolti da una parte gli Alpini del Morbegno e dall’altra, il sergente (Zugsführer) Franz Keim dei 1° reggimento dei Tiroler Kaiserjäger nato a Vipiteno il 1° aprile 1887. Nel vano tentati vo di conquistare il Passo Paradiso, gli Alpini del battaglione Morbegno

Gli onori militari a Franz Keim. purtroppo ebbero la peggio e lasciarono sul ghiacciaio un grande numero di morti e feriti. Al termi ne dello scontro gli austriaci del 2° reggimento Landeschützen, sven tolarono una bandiera bianca e si presero cura dei feriti italiani dan do, altresì, una degna sepoltura ai caduti. Era il 9 giugno 1915: 3 uffi ciali e 15 alpini rimasero sul campo mentre un capitano e quattro sol dati gravemente feriti, nella notte cessarono di vivere. In loro ricordo i soldati austriaci, in lingua tedesca, scrissero su un masso situato nelle vicinanze una frase commemorati va e l’elenco di tutti i caduti. Tramite la Croce Rossa austriaca, furono avvertite le autorità militari italiane e quindi le famiglie. Un mese dopo il comando austroungarico tentò, di sorpresa, un’azione nei confronti del presidio italiano del rifugio Gari baldi. Questa volta, dopo un aspro combattimento, furono gli italiani ad avere la meglio e nello scontro morirono 6 austriaci e 10 furono fatti prigionieri. Cinque caduti fu rono sepolti sul posto dove un valente scalpellino incise nel granito questo epitaffio: “Gli Alpini Italiani qui composero nella pace eterna le salme di 5 soldati austriaci. Al Passo Garibaldi combattendo per la loro

patria il 15.7.1915”. Il sesto caduto, raccolto gravemente ferito ed iden tificato inizialmente con il nome di Franz Klein, morì poco dopo al rifu gio Garibaldi. Fu sepolto sul posto ai piedi di un grosso masso dove fu incisa la seguente scritta:” Franz Klein soldato austriaco. Al Passo Garibaldi combattendo per la sua Patria il 15.7.1915.” Prima di sotter rarlo gli alpini del Morbegno, come avevano fatto il mese precedente i Landeschützen, rendevano al milite caduto l’onore delle armi. In periodi successivi il soldato fu identificato come Franz Keim di Vipiteno. Il suo nome anche se l’anno non coincide, visto che è riportato il 1916 come data della sua morte, risulta probabilmente essere quello inciso nella lapide ai caduti della 1° e 2° guerra mon diale situata nei pressi del Cimitero di Vipiteno. Atti “cavallereschi” e di “fraternizzazione” in una guerra che si combatté per quasi 4 anni sulle cime delle montagne, un conflitto del tutto anomalo per l’ambiente estremo in cui avvenne e per le caratteristiche assolutamente uniche degli uomini che vi prese ro parte. Si è trattato comunque, come tutte le guerre, di un evento di massa tragico che ha visto morire 750.000 persone con oltre 1 milione di feriti e che ha portato conseguenze sulla vita della popolazione anche dopo la sua conclusione. bm

„Heidi e i drammi quotidiani” di Doris Moser

Dal primo luglio fino al 30 settembre è possibile visitare la mostra dell’arti sta vipitenese Doris Moser „Heidi e i drammi quotidiani”. Le opere dell’ar tista sono esposte a Castel Welsperg, a Monguelfo.

Doris Moser è nata nel 1987 a Vipiteno, dopo essersi diplomata alla Scuola di Gra fica Pubblicitaria di Bressanone, frequenta corsi gratuiti presso la Libera Accademia di Belle Arti di Firenze. Dal 2009 studia pittura e design tessile all‘Accademia Mozarteum a Salisburgo. Nel 2012 fonda il collettivo artistico „Bockstuhlplatte“ e collabora con lo spazio off „Periscope“ a Salisburgo. Nel 2014 segue un programma di residenza d‘artista a Budapest. Come membro del Südtiroler Künstlerb und e del consiglio di amministrazione di LURX, associazione per l‘arte e la cultura dell‘Alta Valle Isarco, è attiva nell’ambito artistico altoatesino dal 2017. Dal 2018 insegna pittura presso il Dipartimento di Arti Visive al Mozarteum di Innsbruck. Oggi vive e lavora a Campo di Trens e a Innsbruck.

Heidi e i drammi quotidiani

„Heidi“ chi non la conosce? La piccola or fanella delle montagne svizzere, la figura principale della letteratura svizzera. L’arti sta di Vipiteno, Doris Moser, nella sua mostra „Heidi e i drammi quotidiani“ elabora ricordi d’infanzia e riflette sulle anime: serie animata giapponese nata negli anni 70 con cui Heidi svilupperà il suo successo. L’artista si lascia entusiasmare soprattutto dall’estetica del cartone animato giappo nese: le immagini idilliache, stereotipate di

un mondo rustico, alpino visto dall’ottica giapponese che sminuendo la personalità caratteriale della protagonista Heidi, dà all’artista Doris Moser l’ispirazione ai suoi lavori. La scelta delle dimensioni della serie pittorica rimanda all’animazione del carto ne animato. „Heidi e i drammi quotidiani“ offre ad una varietà interpretativa e di vedute sia dal punto di vista personale che dal lato socio politico. L’artista è in grado di tematizzare i drammi grandi e piccoli che Heidi vive e supera giornalmente. Heidi diventa simbo lo di desideri vanificati e nostalgie incomprese ma anche di valori, come l’amore per la terra in cui cresce, di schiettezza, di generosità, coraggio e femminismo. Non per ultimo gioca un ruolo importante l’au toidentificazione dell’artista Doris Moser in un mondo da lei conosciuto, essendo nata e cresciuta lei stessa in una famiglia conta dina. cm

CAI Brennero

03.09.20: Gita Lago di Anter selva.

CAI Vipiteno

04.- 06.09: Trekking Alta via numero 2 - Da Bressanone al passo Gardena. Adatto per buoni camminatori con un pas so sicuro su tutti i terreni. Per questioni organizzative le iscri zioni si chiudono il 30 giugno. - Accompagnatore: Ugo Santon - Ulteriori informazioni: 348 9237346

13.09.20: Tradizionale Gita con AVS - Accompagnatori Cai: An drea 335 272822, Adriano 333 8914478

20.09.20: Tour circolare delle tre cime di Lavaredo - Punto di partenza dell’itinerario: Rifu gio Auronzo (m 2.320) - Dislivello Complessivo: m 400 circa - Distanza: circa 6 Km - Diffi coltà: E (escursionisti). Iscrizioni e informazioni: Alberto 3496153268 o Andrea (tel. 335272822)

16.09.20: Escursione del mercoledì. Accompagnatore Ugo 348 9237346

Udienza della difensora civica

presso la sede dell'Ispettorato all'agricoltura, via Stazione 2 a Vipiteno, venerdì, 25 settembre 2020 dalle ore 9.30 alle ore 11.30, appuntamento necessario. Per informazioni: tel. 0471 946020.

La nuova draga sul lago di Fortezza

È tornata la draga sul lago di Fortezza. Un’installazione che nulla ha a che vedere con quella rumorosa, arrugginita e vetusta che negli anni ’70, grazie ad una serie di benne installate su di un rullo che pescava in acqua, asportava sabbia che poi veniva usata per diversi scopi. Smantellata, non fu mai sostituita da qualcosa di più funzionale e così il lago, creato nel 1939 per far fronte alla sempre più massiccia richiesta di energia elettrica, ha iniziato lentamente ed inesorabilmente a riempirsi di sabbia. L’Isarco scava a monte e, non appena la corrente si calma, deposita quanto eroso. Sino ad oggi, l’unica soluzione, per mantenere la quantità d’acqua ad un livello accettabile e garantire la funzionalità delle turbine della centrale elettrica, è stata quella di aprire le paratoie della diga di quando in quando, facendo sì che la corrente ripulisse una parte dell’invaso e spedendo di fatto il problema a sud. Ad ogni apertura infatti c’erano le proteste dei pescatori di Bressanone, che vedevano frustrata la loro opera di ripopolamento, c’erano i rischi nella zona di Novacella di piene improvvise, ci sarebbe stata – ove la prassi fosse stata reiterata – la possibilità di mettere a rischio l’imponente opera messa in atto a Bressanone, per l’utilizzo a scopo

CAI Vipiteno

Venerdì 7 agosto, presso la sede CAI Vipiteno di Via Passo Pennes a Vipiteno si è svolta la Santa Messa commemorativa dei soci che alla montagna hanno dedicato tanta passione e la loro vita. Quest’anno è stato ricordato particolarmente Marco Zamboni a trent’anni dalla sua tragica scomparsa. La funzione è stata celebrata da Don Giorgio. Sono stati molti i soci e simpatizzanti che hanno partecipato alla funzione religiosa. Sabato 08 agosto tutti gli amici e simpatizzanti hanno voluto ricordare Marco e tutti gli amici deceduti in montagna con una salita al rifugio Tribulaun. In ricordo di Marco è stata montata una targa ai piedi del Tribulaun. La targa è stata montata dai suoi fratelli. ricreativo delle sponde del fiume. Bene, oggi, in via sperimentale, entra in funzione la nuova draga mobile, posta su di una sorta di chiatta, che funziona un po’ come un enorme aspirapolvere. Rimarrà in funzione sul lago di Fortezza – così assicurano le informazioni giunte al

sindaco Thomas Klapfer che ha riferito in proposito in sede consiliare - fino a novembre. La nuova draga è in grado di aspirare un qualcosa come 140 mila metri cubi di sabbia e, visto che i calcoli degli esperti dicono che l’Isarco ne depositi circa 60 mila l’anno, il risultato di pulizia e di recupero dei metri cubi d’acqua dovrebbe essere garantito per almeno due anni.

Commemorazione in ricordo dei soci deceduti

dm

CAI Brennero

Per ricordare l’amico Marco sono stati molti i partecipanti che domenica 9 agosto hanno preso parte all’escursione al Rifugio Tribulaun organizzata dal CAI di Brennero. I partecipanti erano divisi in 2 gruppi il primo gruppo ha raggiunto la parete bianca, mentre il secondo gruppo con le famiglie si è fermato al rifugio Tribulaun. Tutti con lo stesso spirito, ovvero di ricordare l’amico Marco. Le due sezioni hanno voluto salire al rifugio in due giornate diverse per rispettare le misure di sicurezza interpersonale obbligatorie ai fini della prevenzione del contagio ed evitare assembramenti. cm

Consiglio Comunale di Fortezza

Probabilmente, quella di fine luglio, è stata l’ultima riunione del consiglio comunale di Fortezza.

Sono stati discussi una decina di punti in gran parte dedicati all’atti vità finanziaria comunale, con 200 mila euro destinati alle opere pub bliche, tra cui la conclusione dei lavori del ponte sull’Isarco a Le Cave e gli allacciamenti alla fibra ottica. Nella seduta è stato anche deciso all’unanimità, di contenere al mi nimo le percentuali dovute per gli oneri di urbanizzazione, cosa che dovrebbe forse favorire un’ulterio re urbanizzazione del paese, che da poco ha superato i 1000 abitan ti e che nelle intenzioni dovrebbe vedere incentivata oltre alla costru zione di nuove abitazioni, anche la presenza di aziende nella zona industriale di Mezzaselva. Nella seduta è anche stato appro vato il piano di collaborazione, che ormai pare far parte integrante delle linee-guida future del paese, con i Comuni di Varna e Naz-Scia ves. Così è stato deciso, ad esempio, di condividere oneri e personale, del servizio di mensa per le scuole dell’infanzia e del servizio di pulizia per le strutture comunali. “Dispiace che qualcuno abbia per

so il posto di lavoro – ha affermato il sindaco riferendosi alla situazio ne pregressa – ma così facendo abbiamo un risparmio notevole nei costi di gestione oltre ad avere assicurato un indubbio migliora mento nella qualità del servizio”. Approvata anche la futura realiz zazione del “front-office”, ufficio con personale in presenza, per ciò che riguarda il servizio tecnico e le funzioni paesaggistiche. Insomma un ufficio a cui l’utenza potrà rivol gersi per presentare domande ed avere risposte su tutte le questio ni che sino ad oggi erano svolte dall’ufficio tecnico e dalla commis sione edilizia, organo questo, che pare avviarsi in futuro all’estinzio ne di ruolo. Nella sua relazione conclusiva, il sindaco Thomas Klapfer ha anche annunciato che sta per essere av viata la prima parte del progetto di quel percorso, riservato ai pedoni, che in futuro collegherà il piccolo parco archeologico con la Stra da Romana, al Forte Asburgico: il tratto che va da Piazza Municipio a Piazza Irma Apor (quella realizzata a sud del paese fronte-lago), e che si svilupperà lungo la riva destra dell’Isarco, è in partenza. Un momento di commozione ha colto il primo cittadino, nell’ac comiatarsi dal consiglio uscente. Thomas Klapfer lo ha fatto rispol verando, a sorpresa, un ormai antico articolo-lettera del sindaco Oddo Bronzo, la cui memoria, cancellata dalla scomparsa del campo da calcio a lui intitolato, è tornata attuale grazie a parole semprevive, pronunciate ormai quarant’anni fa e conservate gra zie al progetto “Open archive” realizzato nel corso di “Manife sta 7”: “…..chi viene a Fortezza, cerca subito di andar via, ma dopo poco, se vi ha vissuto un certo tempo, ama ritornare e ne sente la nostalgia……”. Commentando come Oddo Bronzo analizzasse il fatto che “…a Fortezza arriva no persone da tutte le parti della Penisola”, Thomas Klapfer ha sot tolineato come oggi “…arrivino invece da tutte le parti del mon do…” e che se allora si lamentava la mancanza dell’illuminazione pubblica, oggi le infrastrutture rea lizzate rendono il paese “…un po’ più bello e funzionale di quanto

era in passato”.

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