Lo sviluppo del linguaggio tra i 3 e i 6 anni, con particolare attenzione ai bambini stranieri Sonia Claris 12 marzo 2012
Riferimenti • Classi plurilivello e plurilingue. • Docente facilitatore linguistico e dell’apprendimento. • Mediatore culturale /linguistico. • PEP: Programma Educativo. • Laboratorio di italiano L2.
Lo sviluppo del linguaggio • La comunicazione fa da cornice al linguaggio. • Vocalizzazioni, vagiti, altri suoni del neonato: sono linguaggio? Sono allenamento dell’apparato fonatorio? • 9 mesi: lo sviluppo motorio consente il controllo della bocca, l’emissione dell’aria, il controllo della lingua. I suoni sono testati nella loro intensità e rispetto alle reazioni prodotte nell’adulto. Al suono però non è ancora associato un significato preciso. • Dopo i 9 mesi i suoni acquisiscono intenzione comunicativa, servono ad esprimere bisogni, concetti, emozioni…. • E’ più elevata la capacità di comprensione rispetto a quella di produzione.
Tappe •
12-18 mesi: il bambino si esprime circa con 15 parole, ma ne comprende molte di più. • 2 anni: 300 parole e introduzione dell’OLOFRASE (utilizzo di una parola per indicare diversi concetti. Es.’acqua’: voglio l’acqua o sta piovendo…a seconda dei contesti). • 3 anni: 1000 parole, si arricchiscono la sintassi ed i contenuti (errori di sintassi e semantica). • 4 anni: 1500 parole e ne fa un uso concreto; non analizza i contenuti delle risposte alle sue domande. • 5 anni: 2500 parole e ne fa un uso speculativo, ovvero riesce ad operare le prime astrazioni e l’articolazione si perfeziona. SCATTO MATURATIVO tra i 4 e i 5 ANNI: si registra un enorme incremento del vocabolario rispetto alle età precedenti. Perché? Bisogno di esprimere concetti più complessi.
Pronuncia dei suoni • Il percorso di apprendimento della pronuncia dei suoni va dalle LABBRA, ai DENTI, alla GOLA • M P B (labbra) • T D L N ( denti) • G dura e K (gola) Suoni più complessi con suoni + vibrazioni S CI GI SCI Z F V R
Fonetica, semantica, sintassi • La produzione del linguaggio è un’azione che nasce dal corpo, è un GESTO MOTORIO e necessita di tempo per essere acquisito. CAPACITA’ MOTORIA dell’articolazione del suono e della parola. CONOSCENZA SEMANTICA (dei significati). RICCHEZZA SINTATTICA (costruzione corretta della frase).
Dall’azione al pensiero tramite il linguaggio • • •
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Il gesto del bambino diventa parola sulla bocca dell’adulto, che viene appresa e INTERIORIZZATA, diviene strumento di pensiero del bambino. Potenziare il linguaggio, arricchirlo e stimolarlo significa arricchire il pensiero. GESTO: con INTENZIONE RICHIESTIVA (chiedere) o con INTENZIONE DICHIARATIVA (condividere con l’interlocutore l’attenzione su un oggetto/evento esterno). L’intenzione dichiarativa è propriamente comunicativa, perché riconosce l’altro come interlocutore, ne richiama l’attenzione e l’interesse. Vi è una correlazione positiva tra l’uso dell’indicare e la comprensione linguistica e l’ampiezza del vocabolario.
Il linguaggio rivolto al bambino: il baby talk •
Imparare la grammatica, diventare capace di relazionarsi con gli altri (il linguaggio è strumento di APPARTENENZA CULTURALE). • Caratteristiche del baby talk: Modo di produzione: il linguaggio è più lento, scandito, chiaro. Semplicità formale: enunciati più brevi e semplici dal punto di vista sintattico. Aspetti prosodici: uso di una gamma di toni di voce. Intonazioni. Semplicità semantica e ridondanza: lessico ristretto, ripetizioni di parole e frasi. Argomenti legati all’attività in corso ed al contesto. Funzione: controllare il comportamento del bambino, dirigere e sostenere l’interazione. Lo usano anche i bambini tra di loro (già a quattro anni). Idonea è l’interazione diadica o in piccolo gruppo.
Giocare con il linguaggio • Mediante il gioco simbolico ed il far finta che‌.
Linguaggio e schema corporeo • Il linguaggio è espressione di schemi di coordinazione motori (coordinazione spaziale e capacità visuo-spaziali). • Alcuni disturbi della lettura e della scrittura sono legate a difficoltà di percezione visiva, di coordinazione mano-occhio o di coordinazione motoria generalizzata.
I bambini stranieri • • • • • •
Sono bilingui? In che senso? Se viene richiesto loro di impiegare qualche parola in lingua madre, parlata a casa, spesso di rifiutano o ritraggano. Si sottolinea la diversità? Tra bambini stranieri che provengono dallo stesso paese vi è la tendenza a parlare la lingua di origine o di famiglia. Strategia: una lingua-una persona (si sceglie di parlare la lingua di riferimento del contesto in cui ci si trova). A tre anni si è capaci di separare l’apprendimento dei due lessici, separando quindi le lingue. Il sostegno alla lingua materna: come conservare l’identità? Ci si sente più accolti e valorizzati nel nuovo contesto?
Metodo per l’insegnamento dell’italiano L2 • • • • • •
Si
Metodo audio orale: uso di dialoghi Metodo diretto:riflessione grammaticale per via induttiva Metodo funzionale: si basa sulle funzioni linguistiche in diverse situazioni comunicative Approccio Naturale di S.Krashen (il contesto è quanto più possibile ‘naturale’) Total Physical Response di J.Asher : si parte dall’esecuzione di istruzioni, di comandi. Suggestopedia di G.Lozonov : l’apprendimento inconscio rinforza l’apprendimento e la memorizzazione (rilassamento, attività ludiche e multisensoriali, musica…). favoriscono in genere i metodi appartenenti agli approcci comunicativi e umanistico-affettivi.
Bilinguismo • • • •
Bilinguismo precoce o simultaneo (dalla nascita) Bilinguismo precoce consecutivo (prima dei 3 anni) Bilinguismo tardivo (dopo i 6 anni) Bilinguismo spesso ‘squilibrato’ (additivo, sottrattivo; il fenomeno del ‘semilinguismo’). • Sensibilità comunicativa, coscienza metalinguistica.
• Ipotesi dell’iceberg di J.Cummins sull’interdipendenza delle due lingue.
Bilinguismo precoce consecutivo • Una seconda lingua a tre anni: è essenzialmente un mezzo di comunicazione, serve per entrare a far parte del nuovo gruppo. Fillmore: il primo compito del bambino è stabilire relazioni sociali con i suoi interlocutori. Si uniscono al gruppo, facendo finta di capire quello che viene detto (uso di espressioni fisse, come ‘ dai’, ‘ è mio’, ‘ finito’…). GUARDA CHE COS’E’
Gli stili di apprendimento • STILE REFERENZIALE O ANALITICO: si imparano nomi, come funziona il linguaggio, le regole e si usa la lingua solo quando si è sicuri di usarla bene. • STILE ESPRESSIVO O OLISTICO: si privilegia la comunicazione, senza attribuire troppa importanza all’esattezza dell’enunciato.
4 TAPPE nell’apprendimento • 1) Scoperta che gli altri usano una lingua diversa da quella che si parla in casa. • 2) ‘Mutismo’ o fase silente: si comunica solo a gesti e con la mimica. • 3) Il linguaggio telegrafico . • 4) Frasi corrette. Frasi fisse, prefabbricate ( è mio; è mio camion; è mio il camion): servono ad entrare in contatto con i pari e ad imparare a costruire alcune frasi più articolate nella nuova lingua.
Metodi • Il bambino arrivato alla scuola dell’infanzia ha bisogno di tempo per costruire la nuova lingua grazie a strategie sociali e cognitive. • Evitare l’eccessiva pressione esercitata dalla scuola (es.pag.68, B.Abdelilah-Bauer, Il bambino bilingue). • Principio di Grammont o metodo ‘una persona una lingua’: va ricordato ai bambini, applicato con costanza nel quotidiano, scelta e non necessità del bilinguismo. • Trovare un equilibrio, evitando eccessivi irrigidimenti nelle relazioni interpersonali. • Non è sufficiente l’esposizione alla lingua, senza l’interazione diretta adulto/bambino per apprendere e mantenere una lingua.
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Trilinguismo e multilinguismo
La terza lingua si apprende più velocemente della seconda. Il bambino apprende ogni sistema linguistico la cui padronanza gli è utile per stabilire relazioni con persone del suo ambiente; dimentica velocemente quando viene meno la necessità della comunicazione. Competenze fluttuanti: compaiono in occasione di un periodo di ‘immersione’ linguistica e poi scompaiono. Una delle tre lingue è più ‘debole’, specialmente se non gode di prestigio sociale. MULTILINGUISMO LIMITATO o DISGLOSSIA: si usa una lingua in un contesto circoscritto e limitato ed il suo uso non copre altri ambiti. SEMILINGUISMO: durante l’apprendimento di una seconda lingua, il bambino attraversa una fase in cui incomincia a perdere determinate abilità di linguaggio della lingua madre, per mancanza di pratica, ma senza aver acquisito una sufficiente abilità nella seconda lingua.