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I musicanti di Brema
C’ era una volta un vecchio asino, che aveva lavorato sodo per tutta la vita: aveva portato i sacchi al mulino, tirato l’aratro e il carretto lavorando per ore e ore. Ormai non era più in grado di portare pesi perché si stancava facilmente e per questo il suo padrone aveva deciso di liberarsene.
Non sei più buono a nulla! È meglio che mi liberi di te, così risparmierò la spesa della biada – disse un giorno.
L’asino, intimorito dalle parole del suo padrone, decise di andarsene a Brema, dove sperava di poter vivere facendo il musicista.
“Sono stanco di subire tante umiliazioni
Si era incamminato, trascinando le povere zampe indolenzite, quando si fermò sul bordo di un fossato per riprender fiato tanto era stanco e lì vide un cane.
Il poveretto ansimava come se avesse fatto una lunga corsa. Il vecchio asino si accorse che il cane era magro e molto affaticato. – Come mai hai il fiatone? – gli chiese l’asino.
Sono dovuto scappare in tutta fretta per salvare la pelle – gli rispose il cane. – Il mio padrone voleva uccidermi, perché ora che sono vecchio non gli servo più. Inoltre, la mia vista si è indebolita e mi vengono a mancare le forze. Non sono più capace di rincorrere la selvaggina come una volta, e sono così debole che non spavento più nessuno. Ora come farò a procurarmi da mangiare? – concluse depresso.
– Vieni a Brema con me – gli suggerì l’asino. – Ho intenzione di far parte della banda della città. Laggiù faremo fortuna con la musica: io suonerò il liuto e tu mi darai il ritmo con il tamburo. Al cane piacque la proposta. Infatti, si rincuorò subito confortato dalle parole del vecchio asino.
– Sono certo che avrai anche tu un posto nella banda – gli ripeteva strada facendo e, intanto, non poteva fare a meno di constatare la magrezza e i lividi sparsi un po’ ovunque sul corpo del povero compagno.
Ogni tanto i due, vinti dalla stanchezza, si fermavano per riprender fiato e, scambiandosi occhiate di intesa, si infondevano coraggio l’un l’altro.
Non avevano percorso ancora tanta strada che incontrarono un gatto che miagolava disperato.
– Cosa ti è successo per lamentarti in questa maniera? – gli chiese l’asino.
Sono vecchio e soffro d’artrite, non so proprio dove andare – rispose, singhiozzando il gatto.
– Allora vieni a fare il musicista con noi a Brema – gli dissero insieme l’asino e il cane. La musica notturna è il tuo forte, perciò potresti esserci di grande aiuto.
Si può sapere perché ti sgoli tanto? – gli chiese l’asino. – Mi vuole tirare il collo! Vuole me perché non ha un tacchino da cucinare per il pranzo della festa. Ha detto alla cuoca di spennarmi per benino, perciò canto per l’ultima volta – disse terrorizzato il povero galletto, agitando testa e bargigli.
I tre compari gli gridarono:
– Perché vuoi aspettare che ti tirino il collo? Vieni con noi! Con la tua bella voce formeremo una grande orchestra. Non ebbero il tempo di aggiungere altro che l’asino si ritrovò sulla schiena il gallo che li incitava: – Corriamo, corriamo, prima che la padrona mi acchiappi!
Corsero disperatamente, finché raggiunsero il bosco. Lì finalmente ripresero fiato e si sentirono più sereni per essersi allontanati da chi aveva cattive intenzioni nei loro confronti.
Ormai si era fatto buio e i quattro decisero di passare la notte nel bosco. L’asino e il cane si sdraiarono ai piedi di un albero, mentre il gatto vi si arrampicò tra i rami e il gallo andò a mettersi in cima alla pianta.
– Domani partiremo per Brema – ma proprio in quel momento l’asino fu interrotto dal gallo, che, stando appollaiato sull’albero, vide brillare una luce al di là del bosco.
Ci deve essere una casa non molto distante da qui. Volete che andiamo a chiedere ospitalità per questa notte? –chiese il gallo.
Andiamo pure – rispose l’asino, –poiché l’umidità della notte potrebbe far peggiorare le nostre condizioni di salute.
Così si diressero verso la casa.
Giunti sotto la finestra dell’abitazione, l’asino poté guardarvi dentro.
– Che cosa vedi? – chiese il gallo.
Vedo una tavola imbandita con ogni ben di Dio e, seduti intorno, alcuni briganti che mangiano beati – precisò l’asino masticando a vuoto.
– Che bellezza! – sospirò il cane. – Che cosa c’è di tanto buono?
Un tacchino ripieno, mortadelle invitanti, formaggi di tutti i tipi, pane d’ogni forma, torte stupende, frutta profumata. Sarei molto felice di trovarmi al loro posto – concluse l’asino.
Subito dopo, i quattro si misero a confabulare per trovare il modo migliore per intrufolarsi nella casa e mettere in fuga i briganti. Finalmente trovarono la soluzione per spaventarli e gustare tutte quelle prelibatezze. Nel buio e nella tranquillità della notte, interrotti solo dalla luce che proveniva dall’interno della casa e dal vociare sguaiato dei briganti, si avvicinarono alla finestra.
L’asino posò le zampe davanti sul davanzale della finestra, il cane gli montò sulla schiena, il gatto con un balzo salì sulla testa del cane; e il gallo su quella del gatto. Quindi, ad un cenno dell’asino, diedero inizio al loro primo concerto: l’asino ragliò, il cane abbaiò, il gatto miagolò e il gallo cacciò con quanto fiato aveva in gola un lunghissimo chicchirichì. Fu, così, un continuo ragliare, abbaiare, miagolare e schiamazzare.
I quattro briganti cercarono la salvezza fuori dalla casa, ma all’uscita, furono investiti da calci, graffi, morsi e beccate.
– Misericordia! – gridarono i briganti, scappando a gambe levate.
I quattro amici non ci pensarono due volte: si precipitarono all’interno della casa e, senza esitare, si sedettero intorno al tavolo.
L’asino gustò una gran pentola di pasta; il gatto fece sparire in un boccone tre squisite bistecche; il cane mangiò un coniglio allo spiedo; e il gallo una fetta di marzapane. Sazi e soddisfatti, cercarono un posticino per poter riposare.
Dopo pochi minuti si addormentarono.
A mezzanotte il capo dei briganti disse: – Siamo stati sciocchi a lasciarci impressionare in quel modo. I diavoli e le streghe debbono essersene andati; perciò, uno di voi ritorni nella casa per vedere se tutto è tornato tranquillo come prima. Il nostro uomo si avviò verso la casa e vi entrò, ma non vide nessuno. Entrò in cucina e stava per accendere il lume, quando scorse gli occhi del gatto che scambiò per due tizzoni ardenti, perciò pensò che il fuoco non fosse del tutto spento.
Si avvicinò per rianimarlo, soffiandovi sopra. Il gatto allora gli si avventò contro e gli graffiò il viso.
L’uomo spaventato cercò di fuggire, ma inciampò nel cane, che gli diede un tremendo morso al polpaccio.
L’uomo cadde, ma subito si rialzò deciso a lasciare quella casa infestata dagli spiriti.
Nel correre, però, non vide l’asino, che gli assestò un ferocissimo calcio.
In quel momento, il gallo incominciò a gridare; poi, lo beccò, spingendolo verso la porta.
Il brigante più che mai terrorizzato riprese la corsa.
Arrivò dal suo capo tremante e sconvolto. – In casa c’è una terribile strega, che mi ha graffiato il viso; accanto alla porta un uomo mi ha piantato un coltellaccio nella gamba sana; nel cortile un mostro nero mi si è scagliato contro e, in cima al tetto, un poliziotto gridava: «Portatemi quel furfante!» e allora me la sono data a gambe!
Da quel giorno i briganti non si arrischiarono più a ritornare nella casa, ma i quattro musicanti di Brema ci stavano così bene che decisero di non abbandonarla.
Si ritrovarono padroni della casa senza fatica e, scoperto un piccolo tesoro lasciato dai briganti, riuscirono ad avere sempre una tavola imbandita.