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I TEMPI VERBALI

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Il velociraptor

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Tim avanzò verso la porta della cucina e guardò oltre. Nella buia sala da pranzo, vide vede le verdi superfici rettangolari dei tavoli. Fra questi un velociraptor si muoveva muove agilmente, silenzioso come uno spettro, a eccezione dei sibili del suo respiro. Si dirigeva con sicurezza proprio verso la cucina.

Il suo corpo era alto circa due metri, di costituzione robustissima. Lo si vedeva chiaramente sebbene le forti zampe e la coda fossero fosse nascoste dai tavoli. Tim scorgeva scorgerà solo la parte superiore del torso muscoloso, le due zampe anteriori strette lungo il corpo, gli artigli ciondolanti. Poteva vedere l’iridescente disegno chiazzato sulla schiena possente, le contrazioni nervose dei muscoli dei fianchi e le pieghe della pelle del corto, ma robusto, collo sotto la mascella.

Il velociraptor stava starà all’erta; mentre avanzava, guardava guarda da una parte all’altra, muovendo la testa con bruschi movimenti da uccello e tenendo bassa la lunga coda dritta. Sembrava un gigantesco, silenzioso uccello da preda. Tim si abbassò abbassava completamente dietro il tavolo. Poteva sentire l’odore di rancido del grande rettile e il respiro sibilante. A un certo punto il velociraptor sbadigliò sbadiglierà gettando all’indietro il lungo muso, mostrando file di denti affilati come rasoi. I grandi occhi penetranti roteavano nelle orbite ossute.

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