ALBERT CEOLAN
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ALBERT CEOLAN EDIZIONI
Foto e/und copyright: Grafica e layout/Konzept und Grafik: Traduzione/Übersetzung: Stampa/Druck: Edizione:
ALBERT CEOLAN - www.albertceolan.com RENATO CEOLAN - ROSANNA CORI - ALEXA FELICETTI (controllo testi) - www.areagrafica.tn.it KARIN SIMEONI - Studio Gorter Longo AG - Spa - Bolzano/Bozen - novembre 2016 ALBERT CEOLAN EDIZIONI
•2016
Tutti i diritti riservati/Alle Rechte vorbehalten
C’è un che di bello nel contemplare il passare delle stagioni sulla terra e un intimo stato di grazia nell’onorare i cicli della vita. Jack Kornfield
Es liegt Schönheit in der Betrachtung der vorüberziehenden Jahreszeiten auf Erden und ein innerster Zustand der Gnade in der Verehrung der Lebenszyklen.
Spesso si dice che le stagioni non esistono più, ma io penso che, soprattutto per quanto riguarda la montagna, questo non sia vero. Esistono ancora, eccome, forse siamo noi che non riusciamo più a vederle e a considerarle tali. A molti di noi, non a tutti per fortuna, dà fastidio che nevichi, che piova, che cadano le foglie, che spiri troppo forte il vento, che faccia troppo caldo o che ci sia la brina per terra. Non riusciamo più a godere delle bellissime cose che ogni stagione ci porta in dono. Con questo libro, il primo di una collana dedicata alle stagioni sulle Alpi, spero di far capire che il mondo che ci circonda è una fantastica sorgente di bellezza e di cose meravigliose che aspettano soltanto di essere viste e/o scoperte. Cose semplici, alla portata di tutti, io non scio, non arrampico, non vado praticamente neanche in funivia (ho paura), l’unica cosa veramente importante penso sia quella di rallentare e di guardare con occhi molto più curiosi del solito, ciò che ci circonda. Chiunque abbia a cuore il mondo, la sua natura, non può rimanere indifferente alla bellezza e all’arte magica e spontanea che troviamo attorno a noi e che tocca corde molto particolari, libere da intellettualismi che in questo caso non servono. Il primo libro è dedicato all’inverno, forse la stagione più magica e misteriosa dell’anno. È stato veramente molto entusiasmante vagare alla ricerca di forme che cambiavano di giorno in giorno, quello che oggi il ghiaccio aveva disegnato, il giorno dopo era sparito per colpa di un rialzo termico e così il bosco ricamato dalla brina, dopo alcuni giorni, era irriconoscibile. Magie della Natura.
È stato altrettanto entusiasmante seguire i “Silvesterklausen” nell’Appenzell svizzero dove si festeggia il Capodanno il 13 gennaio, secondo il calendario di Giulio Cesare, questo strano corteo di uomini travestiti da alberi. Oppure guardare i cervi sotto una fitta nevicata a Paneveggio, più sorpresi che spaventati nel vedere una persona sotto tutta quella neve. Camminare nei bellissimi boschi di Arte Sella con le installazioni coperte di neve, o vedere la neve aumentare a vista d’occhio a Reit im Winkl, in Germania, o seguire i voli del martin pescatore noncurante del ghiaccio e del freddo, non a caso in tedesco si chiama “Eisvogel”, uccello del ghiaccio. Potrei continuare all’infinito. Penso e spero che le foto spieghino di più e meglio, questo mio amore per l’inverno. A questo punto qualche doveroso ringraziamento. Poche professioni consentono di avere uno stretto contatto con arte e natura come quello del fotografo e di questo voglio ringraziare le riviste con cui lavoro e che mi hanno dato, almeno in parte, la possibilità di vivere di questo bellissimo lavoro e in particolare le riviste del Gruppo Cairo, “Bell’Italia”, “Bell’Europa”, “In viaggio” e “Gardenia” con l’incredibile direttrice Emanuela Rosa-Clot e i suoi fantastici collaboratori che mi hanno fatto partecipe a questo straordinario progetto. Penso che tutti gli amanti del bello dovrebbero essere lettori di queste riviste. A tal proposito, vorrei riportare le parole di Antonio Paolucci direttore dei Musei Vaticani, in occasione dei trent’anni di Bell’Italia. ”Ho sempre pensato a Bell’Italia come a una gioia per gli occhi e a una consolazione per la mente e per l’anima. Specie per chi come me, ha operato
nella vita come professionista dei beni culturali e tecnico della tutela, sfogliare le pagine di Bell’Italia era ogni volta una conferma della necessità del mio, del nostro lavoro. Se l’Italia è così bella come appare nei servizi fotografici della rivista, tanto bella da stringerci il cuore e da renderci almeno per un momento felici, allora il nostro lavoro di soprintendenti, di direttori di museo, di restauratori, di studiosi d’arte ha un senso. Anzi di più. È il servizio alla Patria più necessario, più doveroso che si possa immaginare. Bell’Italia ha insegnato a me e a tutti i suoi lettori quello che Fëdor Dostoevskij ne “I demoni” mette in bocca a Stepan Trofimovič quando dichiara che gli uomini possono fare a meno di molte cose, non però della Bellezza perché «Senza la Bellezza non potrebbero vivere, non avrebbero nulla da fare al mondo»”. Un ringraziamento a mio fratello Renato parte integrante di questo libro per le idee, le parole, il suo modo di vedere, di stimolare e tanto altro, grazie anche al team di Area Grafica, Rosanna e Alexa. Senza mia moglie Cinzia molto probabilmente non avrei mai fatto il fotografo, l’ho già sostenuto, ma lo ripeto volentieri. Insieme abbiamo iniziato questo viaggio e insieme lo stiamo ancora portando avanti con la stessa passione e la stessa curiosità di quando abbiamo cominciato. La gioia di scoprire, la voglia di emozionarsi, fanno sì che questo viaggio non debba mai finire. Grazie. Ultimo, ma non ultimo, un grazie all’insostituibile, grande David.
ALBERT CEOLAN
ALPI [INVERNO]•ALPEN [WINTER]
Oft sagt man, dass es keine Jahreszeiten mehr gibt, doch ich glaube, dass dies – vor allem auf das Gebirge bezogen – nicht stimmt. Es gibt sie noch, und ob, aber vielleicht sind wir es, die sie nicht mehr sehen und als solche wahrnehmen können. Vielen von uns, zum Glück nicht allen, ist es lästig, wenn es schneit, regnet, wenn die Blätter fallen, wenn der Wind zu stark weht, wenn es zu heiß ist oder wenn Reif auf dem Boden liegt. Wir können die wunderschönen Dinge nicht mehr genießen, die jede Jahreszeit uns aufs Neue schenkt. Mit diesem Buch, dem ersten einer Reihe über die Jahreszeiten in den Alpen, möchte ich darauf aufmerksam machen, dass die Welt, die uns umgibt, eine fantastische Quelle der Schönheit und wunderbarer Dinge ist, die nur darauf warten, von uns gesehen oder entdeckt zu werden. Einfache Dinge, die für alle zugänglich sind. Ich fahre nicht Ski, ich klettere nicht, ich fahre auch nicht mit dem Lift (ich fürchte mich). Das einzig Wichtige ist es, unseren Rhythmus zu verlangsamen und mit neugierigeren Augen als gewöhnlich all das zu betrachten, was uns umgibt. Wem die Welt, ihre Natur am Herzen liegt, der kann nicht gleichgültig sein gegenüber der Schönheit und der zauberhaften, spontanen Kunst, die wir um uns herum erblicken und die ganz besondere Saiten berührt, frei von jedem Intellektualismus, der hier überflüssig ist. Das erste Buch ist dem Winter gewidmet, der von allen Jahreszeiten vielleicht am ehesten als magisch und geheimnisvoll bezeichnet werden kann. Es hat mich sehr begeistert, mich auf die Suche nach Formen zu begeben, die sich von Tag zu Tag veränderten. Was das Eis heute gezeichnet hat, ist
am nächsten Tag durch einen Temperaturanstieg schon wieder verschwunden. Ebenso war der vom Frost bestickte Wald nach einigen Tagen nicht mehr wiederzuerkennen. Zaubereien der Natur. Genauso hat es mich begeistert, beim „Silvesterklausen“ im schweizerischen Appenzell dabei zu sein, wo gemäß dem Julianischen Kalender Neujahr am 13. Januar gefeiert wird und sich ein Umzug aus Männern bildet, die sich als Bäume verkleiden. Oder in Paneveggio die Hirsche unter einem heftigen Schneefall zu betrachten, die sich mehr überrascht als erschrocken zeigten, unter all dem Schnee einen Menschen zu erblicken. Oder wiederum in den wunderschönen Wäldern von Arte Sella die schneebedeckten Installationen zu bewundern. In Reit im Winkl dagegen konnte man der Schneedecke beim Wachsen zusehen oder den Flug des Eisvogels beobachten, dem Eis und Kälte nichts anhaben können. Diese Aufzählung könnte ich schier bis ins Unendliche fortsetzen. Ich hoffe, dass diese Bilder meine Liebe zum Winter besser zu erläutern vermögen. An dieser Stelle noch ein paar Worte des Dankes. Nur wenige Berufe ermöglichen es, einen so engen Kontakt mit Kunst und Natur zu haben wie jener des Fotografen. Dafür möchte ich mich bei den Zeitschriften bedanken, mit denen ich zusammenarbeite und die mir wenigstens zum Teil die Möglichkeit gegeben haben, von dieser wunderschönen Arbeit zu leben, insbesondere die Zeitschriften der Gruppe Cairo, „Bell’Italia“, „Bell’Europa“, „In Viaggio“ und „Gardenia“, mit ihrer unermüdlichen Leiterin Emanuela Rosa-Clot und ihren fantastischen Mitarbeitern, die mich in ihr
außergewöhnliches Vorhaben einbezogen haben. Ich finde, dass alle Liebhaber des Schönen zu den Leserinnen und Lesern dieser Zeitschriften gehören sollten. Diesbezüglich möchte ich die Worte von Antonio Paolucci, dem Direktor der Vatikanischen Museen, anlässlich des dreißigsten Jubiläums von Bell’Italia wiedergeben: „Ich habe an Bell’Italia immer wie an eine Augenweide gedacht und an einen Trost für Geist und Seele. Besonders für jene Menschen, die wie ich als Fachleute im Bereich der Kulturgüter und des Denkmalschutzes tätig sind, ist ein Blättern in Bell’Italia jedes Mal wieder eine Bestätigung der Notwendigkeit meiner, unserer Arbeit. Wenn Italien so schön ist, wie es in den Fotoreportagen dieser Zeitschrift erscheint, so schön, dass sich uns das Herz auftut und wir wenigstens für einen Augenblick glücklich sind, dann hat unsere Arbeit als Denkmalpfleger, Museumsdirektoren, Restauratoren, Kunststudierende einen Sinn. Noch mehr: es ist der notwendigste, gebotenste Dienst an der Heimat, den man sich vorstellen kann. Bell’Italia hat mich und all ihre Leser gelehrt, was Fjodor Dostojewski in seinen „Dämonen“ Stepan Trofimowitsch in den Mund legt, wenn er erklärt, dass die Menschen auf vieles verzichten können, nur nicht auf die Schönheit, denn ‚ohne die Schönheit wäre ein Fortbestehen der Menschheit unmöglich, denn dann wäre auf der Welt überhaupt nichts mehr anzufangen“. Ein Dankeschön meinem Bruder Renato, der mit seinen Ideen, seinen Worten, seiner Sichtweise, seinen Anregungen und vielem mehr einen wesentlichen Beitrag zu diesem Buch geleistet hat. Danke auch dem Team von Area Grafica, Rosanna und Alexa.
Ohne meine Frau Cinzia wäre ich vermutlich nie Fotograf geworden. Ich habe es schon einmal gesagt, aber ich wiederhole es gern. Gemeinsam haben wir diese Reise begonnen und gemeinsam führen wir sie immer noch mit derselben Leidenschaft und Neugier fort, die uns von Beginn an geleitet haben. Die Freude an der Entdeckung und die damit verbundenen Emotionen lassen diese Reise niemals enden. Danke. Last but not least ein Dankeschön dem unersetzlichen, großartigen David.
ALPI [INVERNO]•ALPEN [WINTER]
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GIUSEPPE UNGARETTI
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Ho fatto delle foto. Ho fotografato invece di parlare. Ho fotografato per non dimenticare. Per non smettere di guardare. 8
Ich habe einige Fotos gemacht. Ich habe fotografiert anstatt zu sprechen. Ich habe fotografiert, um nicht zu vergessen. Um nicht aufzuhรถren zu schauen.
DANIEL PENNAC
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Eros, come tagliatore d’alberi mi colpì con una grande scure, e mi riversò alla deriva d’un torrente invernale. Anacreonte
Eros traf mich als Baumfäller mit einer großen Axt und schleuderte mich in die Fluten eines winterlichen Baches. Anakreon
Se ascolti bene lo senti, percepisci il suono della neve. E la neve... racconta le sue storie incredibili. Basta guardare! Vorrei un essere dalla saggezza incommensurabile che affermasse, a proposito dell’inverno, che è una stagione bellissima. VORREI UN ESSERE COSÌ, PER AMARLO.
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Direi che vale la pena conoscere le sue ragioni. Queste immagini accennano a queste ragioni, le immortalano, le fissano sulla liscia superficie della carta, indicano il cammino, formano la narrazione. Il freddo e la neve, alle nostre latitudini, raccolgono, nascondono, trasformano quello che ci è dato vedere. Quello che vediamo è insito in un tempo come rallentato, frenato nella sua pienezza di sonno apparente, di segno solido e freddo, di sogno che può evaporare al primo refolo di calore (non conosco la temperatura dei sogni, forse perché non ha alcuna importanza). La bellezza del mondo, nelle stagioni calde, ha un suo riverbero diretto che va a piantarsi nell’occhio e scende nel sentimento, subito. Ciò che si vede è, l’inverno ci obbliga a cercare, a recuperare quanto vi è di nascosto perché avvertiamo un suo fascino discreto ma tagliente, freddo; abisso e nuvola allo stesso tempo, ma non lo vediamo veramente finché non impegniamo a fondo il nostro essere, soprattutto la nostra percezione. Queste fotografie si arrogano il diritto di farci vedere, come la possibilità di vedere senza confini o distanze. Quanto c’è da vedere, se si GUARDA!
[Queste immagini guardano] L’inverno trasforma le tracce visibili dell’esistente in una specie di malattia dolce per il cuore, come quando ci si innamora e si è ciechi, frastornati, incantati, rapiti. “Inverno” è disposto a tutto pur di metterci a disposizione sintomi di felicità... da cogliere. Ma con raffinatezza, con sensibilità. Gradazioni infinite di poche tonalità con bagliori di colore resistente, qualche rosso carminio, nascosto, sornione, o verde oliva scuro e sordo, immortale... da cogliere! Segmenti di tempo, il quale non interrompe il suo procedere ma lo rende come il diamante, imprigiona la sua luce e la rilascia con pazienza, un altro tipo di respiro... da cogliere! Serve un lasciarsi andare vigile che ritroveremo confinato nel ghiaccio e il ghiaccio sarà pronto a liberarlo quando il sole avrà più forza e saremo pronti noi. Il racconto dell’inverno affiora dalla solitudine di ogni essere vivente e per solitudine intendo il suo significato più appagante, abbarbicato al cuore di ognuno e dove nessun altro può giungere. Territorio interno, lì dove, spesso inconsapevolmente, si è più liberi; lì dove germoglia il vero racconto, l’inverno di ognuno!
RENATO CEOLAN
Wenn du aufmerksam bist, hörst du, fühlst du den Klang des Schnees. Und der Schnee... ja, er erzählt seine unglaublichen Geschichten. Schau genau hin! Ich möchte ein Wesen von unschätzbarer Weisheit, das vom Winter behauptet, er sei eine wunderschöne Jahreszeit. ICH MÖCHTE SO EIN WESEN, UM ES ZU LIEBEN. Ich finde, es lohnt sich, seine Begründungen zu kennen. Diese Bilder weisen auf die Begründungen hin, verewigen sie, halten sie fest auf der glatten Oberfläche des Papiers, weisen den Weg, gestalten die Erzählung. Die Kälte und der Schnee sammeln, verbergen, verwandeln in unseren Breitengraden all das, was wir sehen können. Was wir sehen ist eingebettet in eine Zeit, die in der Fülle dieses scheinbaren Traums verlangsamt wird – eines festen, kalten Traums, der sich beim ersten warmen Windstoß in Dampf auflösen kann (ich kenne die Temperatur der Träume nicht, vielleicht weil sie völlig unbedeutend ist). Die Schönheit der Welt hat während der warmen Jahreszeit einen direkten Widerschein, der sich im Auge einpflanzt und im Gefühl versinkt, sofort. Was man sieht, das ist. Der Winter zwingt uns zu suchen und auszugraben, was verborgen ist, denn wir empfinden seine Faszination als diskret, aber beißend, kalt; Abgrund und Wolke in einem, doch wir sehen ihn nicht wirklich, solange wir unser Wesen, unsere Wahrnehmung nicht mit allen Kräften einsetzen. Diese Bilder maßen sich an, uns
zum Sehen zu bringen, zu sehen ohne Grenzen oder Entfernungen. All das, was sichtbar ist, wenn man SCHAUT! [Diese Bilder schauen] Der Winter verwandelt die sichtbaren Spuren alles Bestehenden in eine süße Krankheit für das Herz, wie wenn man sich verliebt und davon blind wird, zerstreut, verzaubert, entzückt. “Winter” ist zu allem bereit, solange er Glückssymptome schaffen kann... und wir lesen sie auf. Er macht es mit Raffinesse, mit Empfindsamkeit. Unendliche Abstufungen weniger Farbtöne mit blendenden Schimmern: ein bisschen Karminrot, verborgen, versteckt, oder Olivgrün, unsterblich... und wir lesen sie auf! Fragmente einer Zeit, die nicht anhält, sondern ihren Verlauf in Diamant einfasst, ihr Licht einfängt und es geduldig wieder abgibt, eine andere Art des Atmens... und wir lesen sie auf! Sich gehen lassen und dabei aufmerksam sein, das finden wir im Eis wieder, und das Eis wird bereit sein, es zu befreien, wenn die Sonne wieder zu Kräften gekommen ist und wir bereit sind. Die Wintererzählung tritt aus der Einsamkeit jedes Lebewesens zutage, der Einsamkeit in ihrer erregendsten Bedeutung, die im Herzen jedes Menschen verwurzelt ist, wo niemand hinkommt. Einer inneren Landschaft, wo man – meist gänzlich unbewusst – am freiesten ist, wo die wahre Erzählung entspringt, der Winter jedes Einzelnen!
ALPI [INVERNO]•ALPEN [WINTER]
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Die Farbe des Winters
ALPI [INVERNO]•ALPEN [WINTER]
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Sich gehen lassen und dabei aufmerksam sein, das finden wir im Eis wieder, und das Eis wird bereit sein, es zu befreien, wenn die Sonne wieder zu Kräften gekommen ist und wir bereit sind. Serve un lasciarsi andare vigile che ritroveremo confinato nel ghiaccio e il ghiaccio sarà pronto a liberarlo quando il sole avrà più forza e saremo pronti noi.
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Lieto leggerò i neri segni dei rami sul bianco. Non turberà suono alcuno questa allegria solitaria. 18
Mit Freude werde ich die schwarzen Zeichen der Zweige auf weißem Hintergrund lesen. Kein Geräusch wird diese einsame Fröhlichkeit stören.
EUGENIO MONTALE
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Chiudo gli occhi e sento il tocco gelido del cielo, sogno di riaprirli e di ritrovarmi in un piccolo paradiso, e lo sguardo ora si perde, in un candido paesaggio, non è l’immaginazione, è il potere magico della neve, attutisce i rumori con il suo candido manto e mi regala... un piccolo, minuscolo, straordinario sogno.
Ich schließe die Augen und spüre die eisige Berührung des Himmels. Ich träume, dass ich sie wieder öffne und mich in einem kleinen Paradies wiederfinde. Jetzt verliert sich mein Blick in einer makellosen Landschaft. Es ist keine Einbildung. Es ist die magische Kraft des Schnees, der mit seinem weißen Mantel alle Geräusche dämpft und mir einen kleinen, winzigen, außergewöhnlichen Traum beschert.
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STEPHEN LITTLEWORD
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Chiedono la via della Montagna Fredda, alla Montagna Fredda la strada non arriva, d’estate il ghiaccio non si scioglie, il sole si leva oscurato dalla nebbia, come a me è stato dato di arrivarci? Le nostre menti non sono uguali, se la vostra mente fosse simile alla mia, ci troveremmo qui insieme.
Sie fragten nach dem Weg zum Kalten Berg, zum Kalten Berg führt der Weg nicht, im Sommer schmilzt das Eis nicht, die Sonne geht auf und wird vom Nebel verdunkelt, wie konnte ich dorthin gelangen? Unser Geist ist nicht derselbe; wenn euer Geist meinem ähnlich wäre, so wären wir jetzt gemeinsam hier.
HAN SHAN
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ALPI [INVERNO] come la possibilità di vedere senza confini o distanze >>> quanto c’è da vedere se si GUARDA! ALPEN [WINTER] zu sehen ohne Grenzen oder Entfernungen >>> all das, was sichtbar ist, wenn man SCHAUT!
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Il lento farsi e disfarsi del ghiaccio, come avesse una memoria infinita e potesse attingere, nella creazione dei suoi innumerevoli spessori e segni e buche e protuberanze e angoli e soffi, ...attingere dicevo, a tutte le forme dell’universo, persino alla profondità del creato. E lo chiamiamo semplicemente ghiaccio! Das langsame Gefrieren und Schmelzen des Eises, als hätte es ein unendliches Gedächtnis und könnte bei der Gestaltung seiner unzähligen Schichten und Zeichen und Löcher und Höcker und Ecken und Blasen... als könnte es, sagte ich, aus sämtlichen Formen des Universums schöpfen, bis in die Tiefe der Schöpfung. Und wir nennen es einfach Eis! RENATO CEOLAN 29
medusa galattica/galaktische Medusa
foca curiosa/neugieriger Seehund
ALPI [INVERNO] creature diverse popolano l’inverno >>> e non sempre sono di questi luoghi ALPEN [WINTER] verschiedene Kreaturen bevölkern den Winter >>> und sind nicht von dieser Welt
pinguino cacciatore/jagender Pinguin
narvalo ingioiellato/mit Edelsteinen besetzter Narwal
aringa flessuosa/biegsamer Hering
signora frettolosa/hastige Dame
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pirata bonario/liebenswürdiger Pirat
talpa occhialuta/bebrillter Maulwurf
pesce angelo dormiente/schlafender Kaiserfisch
seppia fuggiasca/flüchtiger Tintenfisch
formichiere avido/gieriger Ameisenbär
cane atterrito/entsetzter Hund
SILVESTERCHLAUSEN
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lle Alpi. ni d e o i z i d Alpenraums statt. le tra nen des l e b elle più Traditio nzell, una d e p p A ’ i l c g a a l e m e m d a r e i s n ten e t o t f e n s a r C i l o o e s n , a a r s e m i z z s i v t v olge in S schöns In un’a r e d e n i e r Kanton Appenzell findet in magischer, geheimnisvoller Atmosphäre Im Schweize
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CHRIS PACKHAM
PERCHTENLAUF
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...nella sua essenza, il bianco non è tanto un colore quanto l’assenza visibile del colore e, al tempo stesso, …in seiner Essenz ist das Weiß nicht so sehr eine Farbe, sondern das sichtbare Fehlen von Farbe und gleichzeitig ein Verschmelzen sämtlicher Farben; la fusione di tutti i colori; è forse per questi motivi che c’è una muta vacuità, piena di significato, in un vasto paesaggio nevoso. vielleicht liegt aus diesem Grund eine stille, doch bedeutungsvolle Leere in jeder ausgedehnten Schneelandschaft.
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HERMANN MELVILLE
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LA NEVE E IL SUO MAGNIFICO SILENZIO. NON C’È UN ALTRO CHE VALGA IL NOME DI SILENZIO, OLTRE QUELLO DELLA NEVE SUL TETTO E SULLA TERRA.
DER SCHNEE UND SEINE HERRLICHE STILLE. ES GIBT NICHTS ANDERES, WAS DEN NAMEN STILLE VERDIENT, WENN NICHT DER SCHNEE AUF DEM DACH UND AUF DER ERDE.
ERRI DE LUCA
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DE, DIE MENSCH
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PERCHÉ LA MEMORIA DEL MALE NON RIESCE A CAMBIARE L’UMANITÀ? A CHE SERVE LA MEMORIA ?
PRIMO LEVI
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LASSÙ LA MONTAGNA È SILENZIOSA E DESERTA. LA NEVE CHE IN QUESTI GIORNI È CADUTA ABBONDANTE HA CANCELLATO I SENTIERI DEI PASTORI, LE AIE DEI CARBONAI, LE TRINCEE DELLA GRANDE GUERRA, LE AVVENTURE DEI CACCIATORI. E SOTTO QUELLA NEVE VIVONO I MIEI RICORDI. 52
DORT OBEN IST DER BERG STILL UND EINSAM. DER SCHNEE, DER IN DEN LETZTEN TAGEN ÜPPIG GEFALLEN IST, HAT DIE PFADE DER HIRTEN, DIE TENNEN DER KÖHLER, DIE LAUFGRÄBEN DES GROSSEN KRIEGES, DIE ABENTEUER DER JÄGER AUSGELÖSCHT. UND UNTER DIESEM SCHNEE LEBEN MEINE ERINNERUNGEN.
MARIO RIGONI STERN
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Die Dummheit fürchtet sich vor der Stille. Öffnet die Augen und Ohren, schaltet das Radio aus, kein Geräusch. Kein Schreien, kein Hupen, hört auf die Musik der Berge. La stupidità ha paura del silenzio. Aprite gli occhi e le orecchie, chiudete le radioline, niente rumori. Niente grida, niente clacson, ascoltate la musica delle montagne. SAMIVEL (PAUL GAYET-TANCREDÈ)
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La neve verrà leggera come piccole piume d’oca, soffermandosi prima sugli alberi, Der Schnee wird leicht kommen wie kleine Gänsefedern und zuerst auf den Bäumen liegen bleiben, quindi filtrerà tra i rami posandosi infine sui cortinari gelati, dann zwischen die Äste hindurchschlüpfen und sich schließlich auf die vereisten Schleierlinge, sugli arbusti di mirtillo, sul muschio come velo di zucchero su una torta... auf die Heidelbeersträucher und auf das Moos legen wie Staubzucker auf einen Kuchen... Il bosco sarà immerso in un tempo irreale e io andrò a camminarci dentro come in sogno. Der Wald wird in eine irreale Welt gehüllt sein und ich werde darin umhergehen wie in einem Traum. Molte cose mi appariranno chiare in quella luce che nasce da se stessa. Viele Dinge werden mir klar erscheinen in jenem Licht, das aus sich selbst entsteht.
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MARIO RIGONI STERN
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MA IL GHIACCIO INAZZURRA I SENTIERI - LA NEBBIA ADDORMENTA I FOSSATI - UN LENTO PALLORE DEVASTA I COLORI DEL CIELO.
DOCH DAS EIS FÄRBT DIE WEGE BLAU – DER NEBEL HÜLLT DIE GRÄBEN IN DEN SCHLAF – EINE LANGSAME BLÄSSE VERWÜSTET DIE FARBEN DES HIMMELS.
SCENDE LA NOTTE NESSUN FIORE È NATO.
DIE NACHT KOMMT. KEINE BLUME IST GEBOREN.
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ANTONIA POZZI
Die Wintererzählung tritt aus der Einsamkeit jedes Lebewesens zutage, der Einsamkeit in ihrer erregendsten Bedeutung, die im Herzen jedes Menschen verwurzelt ist, wo niemand hinkommt. Einer inneren Landschaft, wo man – meist gänzlich unbewusst – am freiesten ist, wo die wahre Erzählung entspringt, der Winter jedes Einzelnen!
Il racconto dell’inverno affiora dalla solitudine di ogni essere vivente, e per solitudine intendo il suo significato più appagante, abbarbicato al cuore di ognuno e dove nessun altro può giungere. Territorio interno, lì dove, spesso inconsapevolmente, si è più liberi; lì dove germoglia il vero racconto. L’inverno di ognuno!
RENATO CEOLAN
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È bene sapere qualcosa dei costumi dei diversi popoli, per giudicare dei nostri in modo più equo e per non credere che sia ridicolo e contrario alla ragione tutto quello che è contrario alle nostre usanze, come sono soliti fare quelli che non hanno mai visto nulla.
CARTESIO/DESCARTES
„ES IST GUT, ETWAS VON DEN BRÄUCHEN DER VERSCHIEDENEN VÖLKER ZU WISSEN, UM ÜBER DIE UNSEREN AUF GERECHTERE WEISE ZU URTEILEN UND NICHT ZU GLAUBEN, DASS ALL DAS, WAS NICHT UNSEREN BRÄUCHEN ENTSPRICHT, LÄCHERLICH UND UNVERNÜNFTIG SEI, WIE ES ALL JENE MACHEN, DIE NIE ETWAS GESEHEN HABEN“.
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...STRANO CHE ADESSO CHE NE DUBITO, CHE NON LO DO PER SCONTATO, IL MONDO MI APPAIA INCREDIBILMENTE RICCO DI MERAVIGLIE.... QUELLA PARTE DI MONDO, DI NATURA, CHE È FONTE DI GIOIA PURISSIMA, DISINTERESSATA CREDO, O FORSE FINE A SE STESSA, NON ASSERVITA AL CRITERIO DI UTILE.... VEDO UN’INFINITÀ DI PARTICOLARI CHE DANNO GIOIA E INSIEME ISPIRANO QUASI SGOMENTO, DI FRONTE A TANTA BELLEZZA
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...EIGENARTIG, DASS JETZT, DA ICH DARAN ZWEIFLE UND ES NICHT MEHR ALS SELBSTVERSTÄNDLICH HINNEHME, DIE WELT MIR UNGLAUBLICH REICH AN WUNDERN ERSCHEINT…JENER TEIL DER WELT UND DER NATUR, DER QUELL REINSTER FREUDE IST, UNEIGENNÜTZIG, GLAUBE ICH, ODER EINEM SELBSTZWECK DIENEND, NICHT DEM GRUNDSATZ DER NÜTZLICHKEIT UNTERWORFEN… ICH SEHE UNENDLICHE EINZELHEITEN, DIE FREUDE MACHEN UND GLEICHZEITIG FAST BESTÜRZUNG HERVORRUFEN, VOR SO VIEL SCHÖNHEIT.
PIA PERA
RACCONTO D’INVERNO
VIAGGIO FOTOGRAFICO TRA NATURA E TRADIZIONI NELLE ALPI Genere: fotografico Editore: Albert Ceolan Edizioni Collana: 4 stagioni Anno edizione: 2016 Pagine: 176 Formato: 30x23 cm Rilegatura: cartonato ISBN: 978-88-908557-0-2 Prezzo: e 30,00 Descrizione: il primo di 4 libri dedicati alle stagioni nelle Alpi
In vendita presso: Area Grafica Piazza Pasquai, 27 - Cavalese (Tn) Tel. 0462 230018 info@areagrafica.tn.it