Le finestre di Brenta

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PRIMO INTERVENTO ARTISTICO 2015


Con il patrocinio:

Bed & Breakfast Home Gallery

COMUNE DI BRENTA

Organizzatore: Arend (Andrea Sala) Fotografa: Elena Bianchi

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Ritratto di una Brenta che cambia Il piccolo villaggio di Brenta sta vivendo un periodo di fertili cambiamenti. Il sindaco Gianpietro Ballardin si era da tempo impegnato per riqualificare il territorio che amministra, come ad esempio il progetto del nuovo parco destinato a trasformare l’area del lavatoio. L’incontro del primo cittadino con l’artista del mosaico Arend (Andrea Sala), che nel paese della Valcuvia risiede ed ha trascorso l’infanzia, si è rivelato fruttifero tanto per l’uno quanto per l’altro. Il risultato più lampante del sodalizio tra i due si presenta sotto gli occhi dell’intera comunità con lo stemma di Brenta realizzato con tessere in marmo e situato sulla parete della facciata del municipio. La potenza del marmo ammaestrato in tasselli suggella il palazzo simbolo del potere. La collaborazione del primo cittadino con l’artista varesotto ha inoltre conferito nuova vita alla latteria sociale, che dopo mesi di abbandono è diventata la bottega dove il nostro mosaicista lavora e trasmette i segreti della sua arte. Piazza Diaz torna così ad essere un punto di aggregazione, un angolo di centro storico che torna a svolgere il proprio ruolo di “centro” tanto geografico quanto umano. I grandi cambiamenti, tuttavia, non possono scaturire dalla sola volontà di due persone. La trasformazione e rivalutazione di Brenta sta avendo luogo anche grazie agli sforzi collettivi dell’intera comunità: diversi privati, così come una buona fetta di negozianti del borgo, hanno commissionato le insegne dei propri esercizi commerciali ad Arend, con il risultato che i muri del villaggio, nella loro nuova bellezza, stanno aiutando i brentesi a scoprire (o riscoprire) il piacere dell’appartenenza ad un luogo. L’arte, quella del mosaico in questo caso, svolge l’importante funzione di unire le genti ed i popoli. La presa di coscienza del valore artistico delle zone che ognuno esperisce come proprie non può non essere condivisa, altrimenti tanti sforzi e tanta aria di novità scadrebbero in una inutile sterilità. Anche per questo motivo si è deciso di dare il via all’intervento artistico denominato Le Finestre di Brenta. Gli obiettivi dell’iniziativa si rivolgono ad una comunità che lentamente ritrova se stessa, ma anche a chi vive all’esterno di questa comunità: ai fruitori vicini e lontani che parteciperanno, assieme agli autoctoni, all’esperienza estetica del mosaico. Le Finestre di Brenta parla ad artisti locali ed internazionali i quali, pur se distanti sulla carta geografica, si sentiranno brentesi grazie all’opera da loro realizzata e donata al paese. L’idea di invadere artisticamente un borgo prealpino si ispira alla non distante Arcumeggia, che nel 1956 aveva deciso di svecchiare il proprio aspetto con l’intervento di pittori che avrebbero decorato i muri della località. A distanza di poco più 3


di cinquant’anni dall’iniziativa della frazione di Casalzuigno, Brenta decide di avviare un dialogo con il paese dell’affresco. Non rimane che augurarsi che altre realtà si mettano in comunicazione con quelle che già hanno avviato la propria piccola rivoluzione all’insegna dell’arte, così che il paesino di San Quirico, con le sue “finestre” decorate, diventi il tassello di un mosaico in grado di invadere e coinvolgere persone e realtà sempre diverse. Quanto ai metodi di realizzazione del progetto, si è tentato di agire il più possibile al risparmio, sia per fronteggiare i tempi austeri della presente contemporaneità, sia per sperimentare quella “economia umana” presente nelle idee di chi auspica il ritorno al baratto ed alla gioia dello scambio. I materiali con cui sono stati realizzati i mosaici sono per la maggior parte di riciclo. Inoltre Arend, nell’organizzare il progetto delle finestre, ha potuto contare sulla propria casa: il Bed and Breakfast La Corte di Brenta, che oltre ad essere una struttura alberghiera in piccolo formato dell’entroterra del Lago Maggiore, aspira a divenire un centro nevralgico della vita culturale del paese. Nella quiete della propria dimora l’artista espone il più cospicuo corpus della propria produzione. E’ lì che si possono ammirare i suoi primi esperimenti risalenti alla sua formazione avvenuta presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna. I muri tempestati di mosaici conferiscono alla residenza, sita in una corte di fine Seicento, un carattere di informale galleria d’arte (home gallery, secondo la dicitura inglese con cui vengono comunemente definite queste realtà). I mosaicisti che hanno lavorato a Brenta dunque hanno trovato un alloggio adeguato alle proprie esigenze a pochi passi dal laboratorio dove quotidianamente operavano. L’opera d’arte che ogni artista componeva si configura dunque come un dono offerto alla comunità per ringraziare dell’ospitalità e dell’accoglienza locale. Accoglienza che è stata messa in atto non solo dall’artista albergatore, bensì da tutta una serie di iniziative spontanee: l’ agriturismo “La Sciareda” di Cittiglio ha invitato tutti i partecipanti per una grande cena, qualcun altro ha proposto la propria musica o il proprio talento performativo per allietare le serate; il negozio “L’albero di Roby” di Laveno ha regalato dei gadget, altri ancora hanno collaborato al presente Catalogo scattando le fotografie senza preoccuparsi di un eventuale ritorno economico. Un modo di dire diffuso nell’area insegna che nemmeno il cane muove la coda gratis. Le Finestre di Brenta ha provato ad andar contro questa saggezza popolare con il risultato che il borgo su cui è intervenuto si è caricata di una nuova luccicante personalità. Le voci del popolo soddisfatto e di chi ha preso parte all’iniziativa confermeranno o smentiranno il successo di questo progetto. Qualche soldo, in ogni caso, qualcuno lo ha dovuto scucire. In questa sede si desidera ringraziare chi ha creduto 5


nell’iniziativa ed ha deciso di appoggiarla economicamente. Nello specifico mi riferisco alla Pro Loco di Brenta, Pivetta Asfalti di Gemonio, Monti Arreda di Cittiglio e CTN Architektur und Dienstleistungen della vicina Svizzera. Gli esiti oggi ammirabili per le vie del centro di Brenta sono dei più disparati. Essi toccano punte di lirismo (Amy Sanders, Giorgia Lattanzi) come di ironia (Monika Capol, Arend Sala) e riflettono sul significato del gesto di frammentare (Raffaella Ceccarossi), sui pericoli della società globalizzata (Kerstin Kuemmerle), sul senso della vita (Massimo Sala). Alcuni evocano universi improbabili (Catherine Prioli, Sé Van Wert), altre celebrano l’estetica del quotidiano (Marco De Santi, Emanuela Bottana) non senza connotazioni simboliche (Neslihan Zabci Erdal, Alberta Jacqueroud, Zelda Bruce). Altre soluzioni celebrano la vita nella sua spontaneità. Si segnalano in proposito il lavoro di Alex Oarth e di bambini e ragazzi di Brenta, che hanno desiderato cimentarsi nell’arte del mosaico senza preconcetti. Resta poco da aggiungere per capire cos’è e come si struttura Le Finestre di Brenta. A questo punto è utile intavolare un discorso più strettamente storico-artistico per capire in maniera più approfondita cos’è il mosaico contemporaneo, da dove affonda le proprie radici e quale diffusione sta trovando nella nostra società.

Ad ogni epoca il proprio mosaico La pratica artistica della decorazione musiva è riuscita a rispondere a necessità pratiche ed esigenze espressive sempre nuove. Il suo stare al passo con i tempi le ha permesso di esistere dal sorgere delle prime civiltà fino ai giorni nostri, a volte occupando una posizione marginale, altre cavalcando tempi favorevoli al rinvigorimento. Ogni epoca ha avuto il proprio mosaico ed ogni momento storico se ne è servito in maniera differente. Il Novecento, il controverso secolo breve, ha posto le arti di fronte a difficoltà di grande portata. Ci si è interrogati sul ruolo dell’opera artistica, e la manualità è stata messa in crisi dai vari concettualismi, oltre che dal confronto con l’incipiente fanatismo tecnologico. La pittura e le arti plastiche hanno dovuto fare i conti con la produzione seriale. Il mosaico, per sopravvivere ha dovuto trasformarsi in mosaico industriale. I tasselli ora vengono tagliati con precisione millimetrica da appositi macchinari: per continuare ad essere, il mosaico ha dovuto sacrificare l’imprecisione che era il suo punto di forza e che era confacente alla sua condizione di arte manuale. Sempre più spesso piscine, fontane ed hall di alberghi si presentano mosaicati in questa maniera. Poco artistica, senza dubbio, ma pratica, facile da applicare e di efficace risultato. 7


Pensare al mosaico industriale come sola sopravvivenza contemporanea di questa pratica artistica, tuttavia, è errato. Alcuni artisti, primo tra tutti Gino Severini, hanno creduto nelle potenzialità del mosaico ed hanno iniziato ad indagare il medium con spirito innovativo. Ancora oggi le generazioni di mosaicisti stanno raccogliendo la lezione di Severini. Le opere dei giovani che escono delle varie accademie stanno scomponendo e ricomponendo il linguaggio delle tessere accostate. Il mosaico, in un primo momento legato alla superficie architettonica su cui veniva realizzato, è oggi libero e svincolato da ogni regola: si possono comporre mosaici senza supporto, con tessere enormi o della grandezza di granelli di polvere o con materiali insoliti, dai cioccolatini alle mosche morte. Arend, organizzatore de Le Finestre di Brenta, lavora con una poetica che si allontana da ogni gabbia concettuale. Lui, come la maggior parte degli artisti che hanno preso parte all’iniziativa artistica, non si interroga sul senso del suo lavoro in relazione all’industria, ma sulle potenzialità espressive non ancora esplorate. Il quid del suo fare mosaico si forma nella riscoperta della manualità, quasi in ostinata controtendenza con i dettami del digitale che sempre più si impongono. Creare dunque non per guardare al futuro ed al nuovo modo di comunicare bensì per non dimenticare il patrimonio comune che ci ha portati alla contemporaneità. La materia ormai si può plasmare con una stampante laser; tuttavia è bene ricordare che potenza e controllo su un blocco di marmo sono ancora esercitabili da mano umana. L’arte del mosaico vive dei giochi di luce. I nostri decenni ricercano una bellezza pettinata, composta, fredda. Asettica. Arend e molti altri con lui rispondono con il colore dei giochi di luce e con un operare paziente, lontano dai grandi centri d’arte contemporanea. Qualcuno potrà obiettare sostenendo che il mosaico contemporaneo è in realtà provinciale. L’interpretazione è plausibile. In Valcuvia, tale provincialità sembra più che mai appropriata. Del resto anche a Cocholgue (Cile), al quartire di Puente Alto di Santiago del Cile, a Smirne (Turchia), nella chiesa di Casciago ed in tutti i luoghi dove i mosaici stanno invadendo gli spazi di vita comunitaria, il mosaico pare appropriato. Se il mosaico è arte di provincia, tutte le province si sono unite ed hanno deciso di fare di questa pratica creativa una bandiera. Brenta, oggi, con tutti i mosaici di artisti internazionali, non ha perso il suo aspetto di borgo lontano dalle città. Le esperienze che cantano le pareti del suo centro storico raccontano di tante e tali diverse province del mondo accomunate dal bisogno di riscoprire valori legati al passato per sopravvivere all’urgenza dei secoli.

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Arend (Andrea Sala) Brenta(VA) NOI QUI MANGIAVAMO piastrelle

Brenta, al pari di altri borghi pedemontani, nella sua vita precedente al boom economico, trovava sussistenza in attività quali la pastorizia e l’allevamento. Uomini ed animali vivevano e lavoravano a stretto contatto tra loro. La scelta di Arend di realizzare a mosaico degli animali da fattoria intende commemorare il valore di questa secolare relazione. Via Garibaldi è un luogo che ancora oggi conserva tracce del suo passato rapporto con le bestie; tracce seminascoste e discrete, ma ancora capaci di evocare un presente che non è più. Il muro vicino a quello su cui le tre finestre quadrate sono collocate, delimita un ambiente un tempo adibito a stalla le cui fattezze si indovinano ancora oggi. I ganci posti sulla destra del cavallo, invece, attestano la presenza dell’antico mercato di paese. I commerci degli animali avevano luogo esattamente di fronte a dove ora fanno bella mostra le opere di Arend. I cavalli, le capre e le vacche, lì mangiavano, ma anche faticavano, morivano. Con questo lavoro insieme scherzoso e nostalgico, l’artista vuole dialogare con spazi a lui assai familiari (la casa in cui è cresciuto e vive, oggi adibita a home-gallery, si affaccia proprio su via Garibaldi), ma anche ricordare che, pure nella produttiva Lombardia, non si può guardare al futuro senza conservare memoria di ciò che si è stati.

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Massimo Sala Caravate (VA) LA VITA È FUORI APRI LA FINESTRA piastrelle

La finestra di Massimo Sala, situata in piazza Garibaldi è l’unico legato ad una precisa committenza: a richiederlo sono stati il marito ed il figlio di una donna prematuramente scomparsa. Essi desideravano appendere fuori dalla loro casa un oggetto artistico che rappresentasse girasoli: il fiore preferito della parente di cui la memoria andava perpetuata. L’opera, dopo una serie di peripezie, non ha trovato collocazione sulla parete della dimora che lo ha richiesto. Non per questo non propone una riflessione sulla morte che non indulge in patetici sentimentalismi e rimane gradevole anche agli occhi dell’ignaro osservatore. Il mistero dell’ultraterreno viene evocato all’interno della stanza, al di là del vetro leggermente aperto, con una oscurità che vanifica gli sforzi della picassiana lampadina accesa. Il tema è particolarmente congeniale all’artista padre di Arend: negli ultimi anni, infatti, la sua poetica, espressa attraverso dipinti e forme d’arte che esulano dal mosaico, si mette in colloquio con le tematiche più profonde legata alla condizione umana. Le sue opere, ora surrealiste ora aderenti al vero, parlano con linguaggio dismesso e colloquiale di quanto di più angosciante alberga nell’uomo di ogni tempo.

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Marco De Santi Varese LA NONNINA POP piastrelle e plexiglas

Questa “finestra” in mosaico è in onore di tutte le nonnine emarginate, imprigionate, abbandonate, dimenticate negli appartamenti dei nostri centri urbani o periferie. Sono signorine anziane che passano le loro giornate a guardare fuori dalle finestre, in cerca di un saluto o di un sorriso. Alternative e sempre alla moda, con i loro grembiuli dai colori brillanti, le pettinature inusuali, gli occhiali improbabili e i vasi con fiori coloratissimi, rendono vivaci e allegre le facciate dei nostri edifici, altrimenti noiose. Secondo l’artista, queste nonnine sono le attuali rappresentanti dell’idea sacra del femminile, che racchiudono una femminilità temuta e invidiata e, per questo, rinchiusa in una trappola architettonica.

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I bambini di Brenta Brenta(VA) LA FINESTRA DEI BAMBINI piastrelle

I mosaici di Brenta, oltre alle loro qualità estetiche, sono dei monumenti che rinnovano nei cittadini il senso di appartenenza ad una comunità ed il piacere di vivere in un luogo la cui rivalutazione avviene sotto gli occhi di tutti, giorno dopo giorno. Le opere esposte nel borgo prealpino vengono donate dagli artisti per i brentesi; alcune di queste, inoltre, sono state realizzate da brentesi stessi. E’ il caso della finestra creata dai bambini lo scorso luglio durante le giornate della festa delle associazioni. Elisa Muscolino ha realizzato il disegno. In seguito, tutti assieme hanno rotto piastrelle, incollato tessere e steso lo stucco. Analizzare un simile documento musivo con la seria gravità del linguaggio critico è azione vana. Ci si limiti dunque ad osservare divertiti un lavoro il cui gli uccellini simmetrici e l’uso fantasioso della prospettiva conferiscono all’insieme un aspetto brioso.

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I Ragazzi di Brenta Brenta (VA) LA QUITE SUL DAVANZALE marmi e piastrelle

“I ragazzi di Brenta” hanno aderito alla proposta di agire concretamente per abbellire il luogo in cui sono cresciuti e vivono: l’idea di mettersi in gruppo per realizzare un mosaico da destinare al paese è partita dai loro stessi entusiasmi. Con la vivacità che è loro propria si augurano fiduciosi che riempire Brenta di mosaici sia la prima di una serie di iniziative volte a presentare il loro borgo ad un numero di persone sempre più vasto, nella speranza di portare nuovo fermento alla realtà quotidiana che li circonda. Il disegno dell’opera che presentano si ispira alle finestre con cornice in mattoni di alcuni edifici situati sul lato opposto della strada in cui il mosaico è esposto. Il risultato finale si compone di tutta una serie di espedienti decorativi: oltre alla bifora, rielaborazione estetizzante delle rotondità delle cornici in mattoni delle finestre dirimpettaie con cui il mosaico dialoga, si notino la colomba bianca che si sta posando sul davanzale e l’edera ordinata ed elegante che si arrampica lungo uno dei muri laterali. Questo lavoro artistico conserva la spontaneità ma non la freschezza dei giovani che lo hanno composto ed attesta il successo de le finestre di Brenta: iniziativa che, oltre al contributo di artisti internazionali, ha saputo porsi come elemento di aggregazione nel tessuto paesano.

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Giorgia Lattanzi Roma SENZA TITOLO marmi

Il mosaico, si sa, è un’arte che vive nel suo rapporto con la luce. Giorgia Lattanzi gioca con questo assioma: le tessere dei suoi mosaici possono essere i puntini colorati di opere chiaramente debitrici a Georges Seurat, oppure pietruzze dalle diverse sporgenze in grado di conferire movimento all’intera superficie musiva. L’opera creata dall’artista per Brenta, pur se in bianco e nero, vibra di luce a causa del sapiente uso di sporadici piccoli pezzi di marmi colorati. Le tessere, capaci di rompere la bidimensionalità dell’opera e di apparecchiarsi in un plasticismo di pieni e rientranze quasi scultoreo, accentuano ulteriormente gli effetti luminosi. L’opera Senza Titolo si inserisce sui muri di Brenta con discrezione e malinconia alla maniera di uno scatto fotografico di cento anni fa casualmente riapparso da un libro o una soffitta. La fotografia sbiadita mostra un’anziana signora alla finestra. L’atmosfera è mesta nonostante il pesante tendaggio rigonfio. La povertà della scena appare dignitosa come il nobile marmo adoperato. La finestra di Giorgia Lattanzi, più che uno sguardo attraverso un vetro, è un viaggio nel passato che cerca di raccontare allo sguardo dell’attento osservatore come del passante distratto il frammento di una storia al tempo stesso intima ed universale.

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Raffaella Ceccarossi Ravenna SENZA TITOLO piastrelle e marmi

La poetica di Raffaella Ceccarossi muove da profonde riflessioni intorno alla frammentazione della materia. I suoi mosaici spesso riproducono un processo di disfacimento e le sue tessere si rimpiccioliscono fino a diventare granelli di polvere. Questo suo operare, lungi dall’essere un maniacale esercizio di precisione, intende intavolare una riflessione sul significato dello sgretolamento per ogni essere umano, tanto sul piano sociale quanto su quello fisico o interiore. La finestra che l’artista realizza per Brenta mostra una soluzione che combina l’astratto al figurativo, il tangibile con l’ineffabile. La tendina con decorazione floreale sembra ricondurre ad un’ambientazione familiare, eppure basta scostarla leggermente per catapultare lo sguardo in un mondo incerto ed indefinito. Un fulcro di luce bianca proveniente da remote profondità spaziali si propaga nello spazio ed assume poco a poco una colorazione verde. Le tessere sono più grosse ed il verde è più scuro negli angoli periferici della composizione, quelli vicino alla tendina; diventano più chiare e millimetriche in prossimità della sorgente luminosa. Il gioco cromatico, le varie dimensioni dei marmi e gli andamenti formano una ragnatela di luce. L’abbaglio al di là della finestra rischiara lo sguardo ma al tempo stesso impedisce di sapere cosa realmente si celi oltre la tenda. Un simile straniamento inserisce il fruitore in una dimensione sospesa e lo avvicina ad ignoti misteri sospesi tra il sensoriale e l’ultraterreno.

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Monika Capol Svizzera GITA AL LAGO vetry Tiffany e murrine

L’opera di Monika Capol dà forma allo stato d’animo con cui l’artista è giunta in Valcuvia. Le Finestre di Brenta sono state per lei un’occasione per ritrovare le colleghe Alberta Jacqueroud ed Emanuela Bottana, oltre che il pretesto per un piacevole fine settimana oltre il confine della sua Svizzera. Le protagoniste del mosaico da lei realizzato, vezzose figure femminili nascoste da sgargianti copricapi e sedute sulla Cinquecento rosa, sono proprio l’artista in compagnia delle due amiche nell’atto di attraversare il centro storico di Brenta per raggiungere le spiagge del Lago Maggiore. “Mosaiciste in vacanza” si potrebbe dire parafrasando il motto dell’iniziativa che nella seconda metà del secolo scorso ha portato pittori ad Arcumeggia. Gita al lago racconta una storia autobiografica, poco importa se realmente avuta luogo o meno, ma descrive anche, più in generale, la condizione di chi si trova in vacanza. I colori accesi dell’auto e delle donne, l’effetto kitsch della composizione e l’ironico stemma della pace concorrono ad evocare un’atmosfera di spensierata leggerezza. Le foglie nere e gli elementi naturali che si indovinano nella composizione non sono riferibili a nessun preciso luogo geografico e questo per evidenziare come in una vacanza non conti tanto la meta prescelta quanto l’atto di spostarsi, di allontanarsi dalla stressante quotidianità. Si va in vacanza al lago, ma se anche non fosse al lago andrebbe bene lo stesso perché l’importante è che si va in vacanza. Si va...

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Alberta Jacqueroud Svizzera LA LUNA, DENTRO piastrelle, vetri, metallo

La luna, dentro è un quadrato di piccole dimensioni decorato a mosaico. Il soggetto rappresentato, come secondo la consegna, è una finestra. Spicca nella composizione la felice intromissione dei quattro cardini degli scuri, prelevati dalla realtà a mo’ di objets trouvés. La finestra dà sulla strada ed invita il fruitore ad osservare ciò che, nella finzione artistica, avviene all’interno delle mura della casa su cui è appesa. La parete e le imposte, tuttavia, inquadrano un paesaggio in bianco e nero con la sommità di un albero ed una luna piena che troneggia nel cielo stellato. Un paesaggio tipico di una veduta esterna, dunque, collocato in un contesto domestico. Con quest’opera, l’artista svizzera Alberta Jacqueroud ha voluto omaggiare la figura della donna. La luna esprime una femminilità piena e vigorosa che sconfina dalle mura domestiche entro cui da sempre la società ha cercato di imprigionarla con gli avvilenti pretesti del “sesso debole” o dell’”angelo del focolare”. Il messaggio di rivendicazione di libertà lanciato dal mosaico La luna, dentro si esprime con una discrezione che è quasi timida. L’opera, educatamente esposta in piazza Diaz, entra in comunicazione con le altre espressioni artistiche presenti in quel luogo ed inscena un dialogo tutto al femminile con gli affreschi plurisecolari delle Madonne che le stanno sui lati destro e sinistro.

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Emanuela Bottana Svizzera EDUARDO, IL GATTO DI BRENTA vetri, smalti, ceramiche

I lavori di Emanuela Bottana includono da sempre materiali nobili affiancati da altri più modesti: nelle sue sculture e nei suoi mosaici convivono oro, tessere scelte dai cataloghi della SICIS, piastrelle, perle e ciottoli. In tempi più recenti, questa attenzione alle combinazioni di materiali si mette al servizio di una nuova ricerca artistica che gioca su differenze e punti di contatto tra mosaico e fotografia. L’artista traspone a mosaico degli scatti fotografici e ricompone nel giro di diverse settimane immagini che nascono nel breve lasso temporale di un click. Eduardo il gatto di Brenta mette in luce tanto l’esperienza della Bottana nell’uso dei materiali quanto il debito dell’artista nei confronti dell’immagine cartacea da trasformare in mosaico. L’opera in questione non riproduce una fotografia bensì un’illustrazione di Rosina Wachtmeister, artista viennese trapiantata nel Lazio. Il modello per la Finestra non proviene da una camera oscura, ma conserva il modus operandi dell’artista, che eterna con materiali solidi un’immagine nata su carta. La copia non aderisce all’originale in maniera pedissequa: si scorgono le variazioni personali della mosaicista in alcune scelte cromatiche e nell’organizzazione di tutto il registro superiore dell’opera. La citazione del gatto rispecchia in pieno l’obiettivo di Emanuela Bottana, desiderosa di regalare agli sguardi dei brentesi qualche momento di colorata vivacità.

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Neslihan Erdal Turichia BLASFEMIA RINASCIMENTALE piastrelle, specchio

Neslihan Zabci Erdal crea per Brenta un’opera che fonde echi della tradizione pittorica italiana con il background culturale della Turchia, suo paese d’origine. La composizione ripropone gli schemi delle nature morte del tardo Rinascimento o del Seicento barocco diffuse principalmente in Italia e nell’area fiamminga: immagini fortemente radicate nella storia della cultura figurativa europea. Gli elementi dipinti nelle nature morte spesso nascondono significati simbolici. Il mosaico di Neslihan mostra un davanzale su cui poggia, tra le altre cose, una bottiglia di vino, omaggio ad uno dei più apprezzati prodotti del bel Paese. Il cestino di vimini realizzato con frammenti di piastrelle gialle tagliate sinuosamente, così come i cuccioli di cinghiale adagiati nel cestino e sorvegliati dalla possente madre, evocano una dimensione più locale, boscosa e paesana. I maiali selvatici conferiscono al mosaico un certo straniante surrealismo. La loro inclusione all’interno dell’opera non è casuale. L’artista, infatti, rappresenta spesso animali nei suoi lavori ed a più riprese ha tentato di includere cinghiali nelle commissioni che riceve. Un simile animale, però, si connota in senso religioso in un paese di cultura musulmana. Per questo motivo, la mosaicista turca ha deciso di proporre il suino dei boschi ad un pubblico europeo, abituato ad associarlo alla fauna locale o alla gastronomia più che ad un determinato credo.

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Catherine Prioli Francia CORRI! VOLA! VIVI! piastrelle

Un semplice sguardo ai mosaici parietali dello studio di Catherine Prioli è sufficiente per catapultarsi nel suo universo popolato da creature immaginifiche, a volte simpatiche altre inquietanti, tra cui figurano bizzarri camaleonti, uccelli con occhi a forma di pesce o addirittura esseri marroni difficilmente riconducibili a qualsiasi animale vivente. L’opera apparecchiata durante il soggiorno a Brenta non smentisce l’attitudine favolistica dell’artista, che inscena un teatrino che si immagina avvenga su un davanzale di una finestra del paese. In un a notte di luna sottile, una farfalla, uno scoiattolo ed un uccello scorazzano divertiti, ognuno assorto dalla propria frenesia. L’idea di velocità è rimarcata dai telegrafici imperativi del titolo del mosaico: Corri! Vola! Vivi! La sensibilità della mosaicista francese si traduce in composizioni non convenzionali: ogni abitante del suo mondo nasconde una storia tenera, a volte commovente. Compito di Catherine Prioli è dar voce a tante tenere inascoltate, non sempre antropomorfiche personalità. Il mosaico è un’istantanea comune in molte case brentesi. L’artista non fa altro che inscenare un momento di quotidianità tipico di una famiglia, dove le urgenze della vita non sempre permettono di fermarsi per ricordare che alla base di ogni convivenza, di ogni accettazione della diversità sta l’amore, meglio se inserito in un interno riparato.

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Amy Sanders Stati Uniti ONE DAY I’LL FLY AWAY marmi, vetri, specchi

Amy Sanders, dopo aver sperimentato varie tecniche artistiche, approda in Europa decisa a confrontarsi con la stesura del suo primo mosaico. Atterra con la testa spoglia, priva di una reale idea di cosa creare in atelier alle prese con le tessere. Sua sola guida, la graduale scoperta di angoli italiani. Il mosaico La chambre turque, eseguito da Balthus nel 1994-95, notato casualmente sfogliando un libro d’arte, funge da sorta di punto di partenza. L’opera figlia della sua pazienza rappresenta una ragazza dai tratti mediterranei seduta sotto un arco, nell’atto di accarezzare un uccellino che sopraggiunge sullo stesso davanzale su cui lei si trova. Le attenzioni da dedicare al piccolo volatile la distolgono per qualche istante dalla vanesia attività del rimirarsi allo specchio. Sotto l’arco figura anche un albero in un vaso che accentua la bidimensionalità dell’opera e crea uno straniamento che desta perplessità. Quanto dista l’arbusto dal davanzale della finestra? La sua posizione è soltanto dietro o anche sotto l’arco? E come mai quella leggera curvatura sulla sommità? Una folata di vento che però risparmia la chioma della fanciulla? La presenza dell’alberello sporca l’abbozzo di verosimiglianza prospettica e crea un senso di poetica sospensione. L’equilibrio complessivo del mosaico, abilmente costruito su volute immobilità precarie e raffinate imperfezioni, conferma la bravura dell’artista, capace con ogni mezzo di creare momenti di silenzioso lirismo.

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Kristin Kuemmerle Germania M.S.C. CROCERE A BRENTA sassi e vetri

Kristin Kuemmerle scende dalla sua Germania e dopo aver riabbracciato Arend, amico di vecchia data, decide di mettersi alla prova lavorando con il mosaico, tecnica con cui non si era mai confrontata prima. Visita, oltre a Brenta, anche altre città ed imprime nella mente paesaggi italiani filtrati attraverso il suo ironico spirito di osservazione. Il suo mosaico presenta quel carattere di sottile impertinenza che è proprio dello sguardo dell’artista. L’opera è un trittico, nato su modello delle finestre tonde di via Garibaldi (le stesse che hanno ispirato I ragazzi di Brenta, cfr. infra) e riproduce tre oblò di una maestosa nave da crociera. Kristin Kuemmerle porta a Brenta realtà che ha conosciuto a Venezia e compone una sorta di collage con frammenti di luoghi toccati nel corso del suo viaggio per il bel paese. Intento di questa opera d’arte è far riflettere. Le grandi navi per il turismo di massa sono al centro di attuali polemiche (soprattutto a Venezia) per via dell’inquinamento di cui sono responsabili e dei disagi che arrecano alle città portuali ed in alcuni casi alle fondamenta stesse della città. Kristin Keummerle invita i brentesi a riflettere: simili realtà politiche, apparentemente così lontane dalle coscienze del popolo montano, riguardano in realtà ogni cittadino. Le ombre delle navi da crociera gettano anche su Brenta una sottile ma minacciosa ombra.

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Alex Oarth Germania L’INCONTRO DELLE SALAMANDRE piastrelle

Alex Oarth, di origine tedesca, è un gran giramondo, eppure, da un paio di anni a questa parte, decide di ritirarsi ogni estate nella tranquillità di Brenta. La Valcuvia gli permette di godere di uno stile di vita a contatto con la natura. Il punto più suggestivo di un tale locus amoenus, secondo l’artista, sono le cascate di Cittiglio. Lì trova origine l’idea per un mosaico da inserire in occasione dell’intervento artistico Le Finestre di Brenta. L’artista sceglie di rappresentare delle salamandre, così presenti in prossimità del corso d’acqua e le inserisce nello scenario di una finestra con la tendina abbassata a metà. L’anfibio giallo e nero è il fil rouge che cuce assieme svariati pezzi recuperati dalla vita di Alex: riemerge la salamandra ammazzata davanti ai suoi occhi di bambino; tornano alla memoria le scarpe che per un periodo gli piacevano tanto, con il logo raffigurante il solito animale... L’opera d’arte che Alex fa piazzare davanti alla Home Gallery La Corte di Brenta, è un omaggio che il viaggiatore tedesco porge alle località prealpine di cui tanto si è infatuato e che gli garantiscono un sodalizio con l’elemento naturale e, forse, un senso di comunione con l’universo. Le salamandre che si inseguono simboleggiano l’artista stesso e lo spirito giocoso con cui egli conduce la propria esistenza.

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Zelda Bruce Nuova Zelanda COMPOSIZIONE FLOREALE piastrelle

La composizione floreale che l’artista neozelandese ha tradotto in mosaico offre l’occasione per riflettere da vicino su rapporto viscerale che intercorre tra un’opera d’arte e l’artista che la realizza. Ripercorrendo la vita di Zelda Bruce, si scopre un drammatico frammento della sua storia: la mosaicista, anni fa, rimase vittima di un pericoloso incidente avvenuto in una fabbrica. Sopravvisse, ma il suo corpo uscì da questa esperienza devastato dalle fiamme e dallo shoc. Al giorno del tragico avvenimento, ne seguirono altri, difficili, in cui chirurghi e medici rimettevano in sesto la paziente e le ricostruivano un corpo. Questo è il periodo in cui Zelda dedica sempre più energie alla tecnica artistica dei marmi spaccati. “Io stessa ero un mosaico”, afferma. Qualcuno si domanderà quale relazione unisce le vicende biografiche sinora trattate ed il vaso di fiori che troneggia alto teste dei brentesi. Ebbene, quella natura morta è un autoritratto di Zelda Bruce. Lo si osserva nella struttura frammentata dell’opera, nella piena esuberanza dei fiori, nella invadente esasperazione delle dimensioni, ma anche nell’esplosione che ha distrutto il vetro della finestra. Si è scelto di collocare il mosaico in alto, entro la cornice di una finestra murata che rimarca le altre cornici, quelle che delimitano rigidamente i confini dello spazio di intervento dell’artista. Viene de chiedersi se anche questa decisione non rispecchi il carattere fiero del personaggio. Si potrebbero aggiungere ulteriori considerazioni riguardo al vaso decentrato rispetto alla composizione ed alle ceramiche dipinte di alcuni piatti, ricomposti meticolosamente per formare il vaso ed il suo piano d’appoggio. Va tenuto presente, tuttavia, che l’artista stessa ha sperimentato soluzioni di cui ignorava l’esito e che non si dichiara pienamente soddisfatta del risultato finale.

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Se Van Weert Olanda DREAM CASTLE vetri

La toponomastica insegna che a Brenta c’è stato un castello. Sé Van Wert realizza un mosaico che raffigura un castello: il castello all’imbocco di via Castello ricomposto forse ispirandosi ai vanti italiani di San Pietroburgo, città russa famosa per le piazze costellate di architetture semifantastiche progettate dall’architetto italiano Rastrelli. Il paesaggio dell’artista apre ad un mondo dove l’immaginazione corre sfrenata. Potere al gioco, a tutto ciò che è strampalato e sottosopra! Architetture sospese e giochi di equilibri accentuati da esseri a metà tra mongolfiere e pesci. Divertite forme di insubordinazione. L’artista olandese è avvezza a mondi irreali ed atmosfere cariche di magia e di pioggia che non cadrà illuminata da un sole forte ed anonimo. Il suo sogno è di circondarsi di uno zoo di animali realizzati a mosaico. Il castello di piazza Diaz all’imbocco di via Castello allora potrebbe essere proprio la dimora che l’artista ha scelto e costruito per dare a tutte le creature della sua immaginazione, un luogo in cui vivere serenamente.

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Sponsor: PRO LOCO BRENTA Piazza Diaz Brenta (VA)

Pivetta Asflati Via Mulino della Prea 11 21036 Gemonio (VA)

Monti Arreda via Provinciale Ang. via Roma 79 21033 Cittiglio (VA)

Bibliografia Walter Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Milano 1936. Renata Cariola, Latteria Sociale Cooperativa Brenta – Valcuvia. Cronaca e storia di una esperienza ultracinquantenaria, Brenta 2002. Maria Teresa Luvini, Il comune di Brenta. Storia dell’ente in età moderna e contemporanea, Brenta 2003. Nikolaus Pevsenr, I pionieri dell’architettura moderna. Da William Morris a Walter Grophius, Milano 1936. Francesco Poli (a cura di), Contemporanea. Arte dal 1950 ad oggi, Milano 2004. Michele Tosi, Il mosaico contemporaneo, Milano 2004.

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CTN Architektur und Dienstleistungen GmbH Ringstrasse 35b CH-7000 Chur (Svizzera) 46


Un migliaio di tessere, 1.800 abitanti, 17 artisti, 6 strade, 4 sponsor, 1 paese, 1 laboratorio di mosaico, 1 progetto:

LE FINESTRE DI BRENTA Quando le idee trovano terreno fertile per germogliare crescono e mettono radici, così è nato il progetto de “LE FINESTRE DI BRENTA”, che si è tenuto a Brenta nell’estate 2015. L’idea è di Arend (Andrea Sla) artista mosaicista, che ha realizzato in precedenza vari mosaici in giro per il mondo e ha aperto un Bed & Breakfast artistico nel suo paese natale. Per questo suo progetto ha voluto coinvolgere vari artisti da tutto il mondo per inserire degli interventi artistici tra le vie del suo borgo. Gli artisti hanno aderito con entusiasmo e hanno lavorato per vari giorni con la tecnica del mosaico, ognuno con il suo stile e con il suo background culturale. Artisti provenienti dalla Francia, dalla Turchia, dall’America, ecc., insieme a vari artisti locali, hanno lasciato non solo le proprie tracce nel paese prealpino, ma hanno anche creato e rinsaldato una rete di relazioni che non si ferma al progetto, con proficui scambi di idee e competenze che sono il modo migliore per garantire la sopravvivenza e la promozione delle arti applicate.

www.cortedibrenta.tk


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