Abitudini nocive

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CONSUMO DI ALCOL CARATTERISTICHE DELL’ALCOL E DIFFUSIONE DEL SUO CONSUMO, METABOLISMO DELL’ALCOL, L’ALCOL COME SOSTANZA NOCIVA, L’ALCOL COME UNA DROGA, INTOSSICAZIONE ALCOLICA ACUTO, INTOSSICAZIONE ALCOLICA CRONICA.

TABAGISMO NATURA E UTILIZZAZIONE DEL TABACCO, MODALITÀ DI CONSUMO DEL TABACCO CONSIDERATE IMPROPRIAMENTE INNOCUE, L’ABITUDINE AL FUMO, CONSEGUENZE DEL TABAGISMO SULLA SALUTE, CONSUMO DI TABACCO DURANTE LA GRAVIDANZA, EFFETTI DEL TABAGISMO SUI NON FUMATORI.


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00 ABITUDINI NOCIVE Con “abitudini nocive” intendiamo qui il consumo di diversi prodotti tossici che contengono sostanze capaci di provocare effetti dannosi sulla salute, e il cui consumo esagerato o ripetuto dà origine a disturbi e/o lesioni in diversi organi, causa un deterioramento a volte molto notevole della qualità della vita e, infine, è responsabile di alti indici di mortalità, come si verifica nel caso di tabagismo e di abuso di bevande alcoliche. Dal punto di vista della salute pubblica, sia il tabagismo sia il consumo eccessivo di bevande che contengono alcol etilico, abitudini molto diffuse nella nostra società, hanno gravi conseguenze; queste abitudini, infatti, figurano tra le maggiori cause di mortalità e, per la loro diffusione, rappresentano la causa di un marcato deterioramento della qualità di vita di gran parte della popolazione. In realtà, a un primo esame del problema, è difficile capire perché tante persone consumino, in modo abituale e spesso incontrollato, prodotti che, come ben si conosce, hanno ripercussioni nocive per la salute. La spiegazione è molto complessa, poiché esistono numerosi fattori che partecipano nell’acquisizione di queste abitudini. Sebbene il consumo di determinate sostanze tossiche sia volontario, indotto e favorito da circostanze sociali, una volta instauratasi, l’abitudine nociva solitamente è molto difficile da abbandonare, a causa delle caratteristiche particolari delle sostanze tossiche, che svolgono numerosi effetti sull’organismo. All’inizio,

il loro consumo ha effetti che possono essere considerati piacevoli, perché si tratta di sostanze psicotrope, cioè che agiscono a livello del sistema nervoso centrale. Dopo qualche tempo, però, il consumo di queste sostanze non è più conseguente al fatto che esse rappresentano una fonte di piacere, ma esso tende a diventare permanente, anche se il consumatore non lo ha deciso in precedenza, perché i prodotti tossici cui ci si riferisce agiscono come droghe, cioè sostanze il cui consumo crea tolleranza, meccanismo attraverso il quale è necessario aumentare progressivamente le dosi della sostanza per ottenere lo stesso effetto; dipendenza psichica, perché di fronte alla mancanza della sostanza l’individuo si sente a disagio e viene spinto a riprenderne il consumo; e, infine, dipendenza fisica, perché di fronte a una riduzione dell’apporto del prodotto tossico, l’individuo presenta un certo malessere organico che egli tende a compensare con una nuova assunzione del prodotto stesso. Ciò è molto evidente quando si verifica una cessazione improvvisa del suo apporto, circostanza che è accompagnata da un insieme di disturbi organici cui si dà il nome di sindrome di astinenza. In definitiva, il soggetto abituato a queste droghe ha bisogno di consumarle, anche se ciò comporta numerosi effetti nocivi per la salute e persino se provoca conflitti nell’ambiente familiare e sociale.


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01 CONSUMO DI ALCOL CONSUMO DI ALCOL Una delle abitudini nocive più importanti dal punto di vista della salute è il consumo di alcol. Qui si descrivono le caratteristiche dell’alcol etilico, il suo metabolismo e i suoi effetti sull’organismo, le caratteristiche e le conseguenze dell’intossicazione acuta e dell’intossicazione cronica. Con la denominazione generica di alcol si fa riferimento a una serie di composti organici, con caratteristiche fisico-chimiche molto diverse. L’uso, però, ha fatto sì che si chiami

alcol, semplicemente, uno di questi composti, cioè l’alcol etilico o etanolo, che si ottengono mediante la fermentazione e la distillazione degli zuccheri contenuti in alcuni frutti e nel malto di alcuni cereali. Il consumo di bevande alcoliche è molto antico e risale ad alcuni millenni avanti Cristo. Nella nostra società esso costituisce un costume molto radicato e diffuso: i pasti, di solito, sono accompagnati da vino; di sera si “va a bere qualcosa”; e tra i giovani è sempre più comune il consumo di birra. Bere alcol


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nel nostro ambiente non è soltanto un’abitudine radicata, che presuppone un condizionamento sin dall’infanzia, ma riceve un impulso costante e notevole anche dalla grande pubblicità che spinge al consumo di bevande alcoliche. Praticamente, la metà della popolazione sopra i quindici anni beve alcol diverse volte alla settimana, se non quotidianamente, mentre soltanto i1 20% risulta astemio. È persino comune che gli adulti offrano bevande alcoliche ai bambini che già possono conoscere, per espe-

rienza personale, gli effetti dell’eccesso di alcol. Il consumo di alcol, in definitiva, rappresenta l’abitudine nociva più diffusa nelle nostre popolazioni.


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CARATTERISTICHE DELL’ALCOL E DIFFUSIONE DEL SUO CONSUMO

Sebbene il consumo di bevande alcoliche sia molto antico, l’alcol non può essere considerato, come molta gente ritiene erroneamente, una sostanza naturale; infatti, esso non si trova come tale in natura. Per ottenere le bevande alcoliche è necessario ricorrere a procedimenti più o meno complessi, sostanzialmente di due tipi: l’uno è la fermentazione di diversi vegetali e l’altro è la distillazione dei prodotti ottenuti con questo metodo. Mediante la fermentazione si ottengono alcune delle bevande di consumo più comune: il vino e la birra. Il processo si basa semplicemente sull’azione svolta da alcuni enzimi sugli zuccheri contenuti in diversi frutti e nei malti di diversi cereali. Nel caso del vino, in primo luogo si pigia l’uva ottenendo il mosto, che viene lasciato riposare in determinate condizioni per periodi di tempo più o meno lunghi, ciò che permette agli enzimi in esso contenuti, o ad altri aggiunti appositamente allo stesso scopo, di agire producendo la bevanda desiderata. La birra è il risultato della fermentazione dell’orzo germinato, che successivamente viene aromatizzato con luppolo. Concentrando il vino per ebollizione, e aggiungendovi alcol e aromatizzanti, si ottengono i vermut. Nel caso della distillazione, il processo è più

complesso. Prima di tutto è necessario far fermentare i malti e, quindi, il prodotto ottenuto viene sottoposto alla distillazione; utilizzando un apparecchio chiamato alambicco, si riscalda il mosto fermentato di modo che le sostanze volatili evaporino; queste sostanze circolano attraverso un tubo verso un recipiente a temperatura più bassa e, di conseguenza, tornano allo stato liquido; il nuovo prodotto così ottenuto ha una concentrazione di alcol molto più elevata. Si ottengono così le acquaviti, come il whisky, il gin o la vodka, e i liquori, come la sambuca o il cognac, che contengono anche sostanze aromatizzanti. Gradazione delle bevande alcoliche Sebbene ciascuna delle bevande alcoliche abbia caratteristiche particolari per quanto riguarda il colore, il sapore, ecc. tutte contengono quantità variabili della stessa sostanza, l’alcol etilico. In questo senso, la differenza fondamentale tra le diverse bevande alcoliche è la percentuale del loro contenuto in alcol; in alcune di esse tale percentuale è ridotta, per esempio il 5% del volume totale, mentre in altre può corrispondere praticamente alla metà o anche più del volume. Poiché è necessario disporre di qualche parametro che permetta di de-


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terminare il contenuto di alcol etilico di ogni bevanda alcolica, si è adottata la formula della gradazione, in cui un grado corrisponde all’1% del volume totale. Perciò, una bevanda di 5° contiene il 5% del volume in alcol; in 1 litro della stessa bevanda si trovano circa 50 cc o ml di alcol etilico puro. Le bevande alcoliche ottenute mediante la fermentazione sono quelle di minor

gradazione. La birra, tra i 4 e gli 8°; il vino, tra gli 8 e i 13°; i vermut hanno una gradazione tra i 16 ei 20°. Le bevande ottenute mediante distillazione hanno un contenuto alcolico superiore rispetto alle precedenti, che oscilla tra il 40 e il 60%. Per esempio, il cognac e il whisky hanno una gradazione di circa 40°, il gin di 45° e la vodka intorno ai 50°.


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01/3 METABOLISMO DELL’ALCOL Quando si consuma una bevanda alcolica, l’alcol etilico in essa contenuto viene assorbito rapidamente nel tubo digerente senza subire alcuna trasformazione; circa il 20% dell’alcol viene assorbito nello stomaco, e il resto nell’intestino tenue. Dopo essere stato assorbito, l’alcol, che è solubile in acqua, entra a far parte del plasma sanguigno e arriva con il sangue ai diversi organi, all’urina e all’interno degli alveoli polmonari in concentrazioni che mantengono un rapporto costante rispetto alla quantità che è presente nel sangue. A distanza di cinque minuti dalla ingestione, è possibile determinare la presenza di alcol nel sangue. Una volta che l’alcol è stato assunto dall’organismo, la sua eliminazione è progressiva e ha luogo attraverso diverse vie. Soltanto una piccola quantità, meno del 5% del totale, viene eliminata dall’organismo senza subire trasformazioni; una parte raggiunge gli alveoli polmonari e viene eliminata attraverso la respirazione, un’altra viene filtrata dai reni ed eliminata attraverso l’urina e un’altra parte ancora viene eliminata attraverso il sudore secreto nella pelle dalle ghiandole sudoripare. Il resto, circa il 95% del totale, viene metabolizzato a livello del fegato. Poiché l’alcol viene assorbito rapidamente, ma viene metabolizzato nel fegato a una velocità più o meno costante, dopo l’ingestione di una bevanda

alcolica e il suo assorbimento nel tubo digerente, l’alcol passa nel sangue e se ne può determinare la concentrazione. La concentrazione di alcol nel sangue viene chiamata alcolemia, il parametro attualmente più utilizzato per misurare gli effetti dell’alcol sull’organismo. Se un soggetto ingerisce bevande alcoliche a stomaco vuoto, cioè senza aver assunto alimenti, l’alcol viene assorbito entro pochi minuti e porta a un aumento rapido dell’alcolemia (maggiore o minore, a seconda della quantità di alcol ingerita); via via che l’alcol viene metabolizzato nel fegato, l’alcolemia diminuisce gradualmente. Se si sono ingeriti previamente alimenti, l’alcol impiega un maggior tempo per arrivare all’intestino tenue, e il suo assorbimento risulta perciò più lento; l’alcolemia, quindi, non aumenta di molto, mantiene livelli stabili per un certo periodo e poi scende progressivamente. Ma se prima che esso venga eliminato completamente si assumono altre bevande alcoliche, l’alcolemia raggiunge livelli sempre più alti, superando la velocità di eliminazione epatica.


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01/4 L’ALCOL COME SOSTANZA TOSSICA L’alcol etilico che circola nel sangue dopo l’assunzione di bevande alcoliche svolge diversi effetti sull’organismo; infatti, a seconda della sua concentrazione, può interferire o modificare diverse reazioni nei differenti tessuti. Alcuni di questi effetti sono quelli che forse vuole ottenere il consumatore, per esempio una certa sensazione di benessere e di tranquillità che si presenta con valori bassi di alcolemia. In realtà, bere alcol in quantità moderate e di tanto in tanto, in modo che la continua metabolizzazione epatica riesca a depurare sufficientemente il sangue e a mantenere l’alcolemia su valori ridotti, non è considerato nocivo. Ma se si beve in proporzioni maggiori e l’alcolemia supera una determinata concentrazione, l’alcol circolante agisce sui diversi tessuti e nessuno dei suoi effetti è benefico, perché generalmente la presenza di alcol etilico provoca alterazioni nei tessuti su cui agisce: è dannoso per il tubo digerente, deprime la funzione del sistema nervoso, è nocivo per lo stesso tessuto epatico che lo deve metabolizzare e per molti altri tessuti. Infine, si può concludere che l’alcol è una sostanza tossica per l’organismo e, pertanto, che un consumo esagerato di bevande alcoliche può causare una intossicazione. In questo senso, si distinguono le conseguenze dell’intossicazione alcolica acuta, che si produce quando si bevono grandi quantità di alcol in un

breve periodo di tempo, e quelle dovute all’intossicazione alcolica cronica, che è provocata dal consumo esagerato di bevande alcoliche in maniera abituale e continuativa.


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01/5 L’ALCOL COME UNA DROGA Quando si consumano quantità esagerate di bevande alcoliche per periodi di tempo prolungati, l’intossicazione cronica, con i suoi numerosi effetti, è accompagnata da fenomeni che permettono di considerare l’alcol etilico come una droga. In primo luogo, poiché si mantiene una certa concentrazione di alcol nel sangue in modo più o meno costante, l’organismo si abitua alla sua azione, che in definitiva ne modifica le funzioni; in tal modo, affinché si producano gli effetti desiderati, come la sensazione di benessere già ricordata, è necessario raggiungere livelli di alcolemia sempre più elevati. Si produce così il fenomeno di tolleranza, a seguito del quale l’individuo assuefatto tende ad au-

mentare progressivamente le dosi. Poiché per ottenere lo stesso effetto è necessario raggiungere un determinato livello di alcolemia, si sviluppa una dipendenza psicologica; infatti, l’individuo assuefatto è preoccupato e ansioso di assumere più o meno regolarmente alcol, in quantità spesso notevoli. Si instaura, perciò, una dipendenza fisica, perché, interrompendo l’assunzione di questa sostanza, compare una serie di disturbi organici che il consumatore abituale tende ad attenuare assumendo altro alcol; la massima espressione di questa dipendenza è la sindrome da astinenza, provocata dalla cessazione improvvisa dell’assunzione di alcol, che provoca disturbi organici notevoli.


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01/6 INTOSSICAZIONE ALCOLICA ACUTA L’intossicazione alcolica acuta consiste in un insieme di alterazioni provocate dall’ingestione di quantità eccessive di bevande alcoliche in un breve periodo di tempo, in particolare nelle manifestazioni della depressione del sistema nervoso dovuta all’alcol che, complessivamente, portano a uno stato conosciuto popolarmente con termini quali “ubriacatura” o “sbornia”. L’intossicazione alcolica acuta è una delle intossicazioni più frequenti; generalmente si risolve in modo spontaneo e graduale dopo che si è sospesa l’assunzione di bevande alcoliche. Bisogna sottolineare, però, che nei casi più gravi l’intossicazione alcolica acuta può provocare la morte per insufficienza cardio-respiratoria e che, in molti casi, essa agisce come fattore causale o è profondamente connessa a situazioni pericolose ed è, per esempio, la causa di numerosi incidenti stradali. Cause, manifestazioni e ripercussioni L’assunzione di bevande alcoliche, di qualsiasi tipo, comporta la presenza di alcol etilico nel sangue. L’alcolemia, cioè la concentrazione di alcol nel sangue, dipende dalla quantità e dal tipo di bevande alcoliche ingerite; infatti, ciascuna di esse ha una determinata gradazione cioè un contenuto variabile in alcol etilico, e la concentrazione di alcol nel sangue varia anche in relazione al periodo in cui le bevande sono state consumate. In una persona non abituata, gli effetti

tossici immediati dell’alcol etilico si rendono evidenti già con un’alcolemia molto bassa, anche se tale effetto varia in relazione con la sensibilità individuale. Questa considerazione fa riferimento esclusivamente alle persone non abituate ad assumere bevande alcoliche, perché nei grandi bevitori abituali si produce un fenomeno di tolleranza a seguito del quale è necessaria un’alcolemia sempre più alta affinché si producano gli stessi effetti di intossicazione acuta, indipendentemente dal fatto che queste persone soffrano di intossicazione cronica; vi sono, infatti, alcolisti che non presentano sintomi manifesti di ubriachezza dopo aver ingerito una quantità di alcol che in una persona non abituata produrrebbe gli effetti di un’intossicazione acuta. È difficile, perciò, determinare la quantità di bevande alcoliche che è in grado di produrre intossicazione; esistono individui nei quali gli effetti tossici si rendono evidenti con concentrazioni basse di alcol nel sangue; a titolo orientativo, un maschio adulto di peso medio, non abituato all’alcol, può presentare i primi sintomi e segni di ubriachezza quando beve, senza aver mangiato precedentemente, un boccale di birra o due bicchieri di vino, o un bicchierino di cognac, o mezzo di whisky. Gli effetti dell’intossicazione alcolica acuta sono sempre maggiori in funzione dell’alcolemia e dipendono soprattutto dall’effetto tossico dell’alcol sul sistema


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nervoso, anche se si verificano modificazioni funzionali in altri organi. In sostanza, l’etanolo si comporta come un depressore del sistema nervoso, per cui, con il graduale aumento dell’alcolemia, i diversi processi neurologici normali risultano inibiti, e compaiono diverse manifestazioni. Con un livello di alcolemia basso si produce uno stato di sopore e di tranquillità, una sensazione descritta come benessere, che teoricamente è l’effetto desiderato da molte persone che assumono bevande alcoliche; i riflessi nervosi risultano rallentati e perdono coordinazione. Quando il livello di alcolemia inizia a salire, anche di poco, gli effetti sono più evidenti, soprattutto sul piano dello stato di coscienza, perché la

capacità di autocritica diminuisce e compare una particolare disinibizione; l’individuo si sente euforico e si mostra loquace, sebbene contemporaneamente diminuisca la propria capacità di fissare l’attenzione, di pensare o di fare valutazioni; i riflessi nervosi diventano lenti e incoordinati e l’equilibrio corporeo può risultare notevolmente interessato (ciò provoca le tipiche difficoltà che la persona intossicata incontra nel camminare) e, tra gli altri effetti concomitanti, si riduce il campo visivo. Con l’aumentare dell’alcolemia, le funzioni del sistema nervoso si alterano maggiormente e le reazioni emotive possono essere molto varie e oscillanti. A un livello di alcolemia di 2 g/l compaiono


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gravi disturbi della coscienza, con un’accentuata difficoltà di concentrazione e perdita della capacità di attenzione; esiste una difficoltà al momento di camminare e di parlare, perché si verifica una notevole diminuzione nella capacità di reazione e nella rapidità dei riflessi nervosi; lo stato d’animo può variare, a seconda delle circostanze, da una profonda malinconia a una notevole irascibilità. Quando l’alcolemia raggiunge i 3 g/l, la situazione si rende più critica; il comportamento è completamente alterato e assume caratteristiche psicotiche; infatti, l’individuo non è capace di discernere le proprie azioni, manca di coordinazione, assume frequentemente una notevole passività, i suoi movimenti

sono molto difficili ed egli tende a rimanere addormentato. In queste circostanze, può entrare in uno stato di coma e si può produrre un collasso cardiovascolare o un arresto respiratorio che causa la morte. Un’alcolemia di 4 o 5 g/l di solito provoca una depressione del sistema nervoso tale da dare luogo a complicazioni mortali. Bisogna sottolineare che, se insieme all’alcol si assumono farmaci depressivi del sistema nervoso, come i barbiturici, gli effetti delle due sostanze si sommano e la morte può prodursi anche a livelli inferiori di alcolemia. Gli effetti dell’intossicazione alcolica acuta su organi e tessuti diversi da quelli del sistema nervoso sono molto vari. Per


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esempio, si produce un aumento della frequenza cardiaca in coincidenza con una vasodilatazione cutanea. Questa vasodilatazione cutanea, insieme a un aumento della sudorazione, favorisce la perdita di calore da parte dell’organismo e quindi può provocare una diminuzione della temperatura corporea. Questa situazione è particolarmente grave se, a causa di una perdita di coscienza, l’individuo intossicato si espone a basse temperature ambientali. L’alcol etilico provoca anche una stimolazione della secrezione gastrica e, in quantità elevate, una gastrite, che a volte è accompagnata da nausea e vomito. Questa circostanza assume un particolare rilievo se, a seguito di una perdita di coscienza, il materiale vomitato passa nelle vie respiratorie, con le relative conseguenze. La presenza di alcol nel sangue provoca anche un aumento della produzione di urina da parte dei reni. La depressione del sistema nervoso causata dall’intossicazione alcolica, oltre a produrre le manifestazioni descritte, può avere ripercussioni molto diverse. Alcune di esse non comportano un grande pericolo, ma possono risultare fastidiose, come succede per esempio nel caso della risposta sessuale; sebbene l’alcol provochi euforia e favorisca l’espressione della libido, l’intossicazione acuta provoca disturbi dell’erezione. Altre ripercussioni sono molto più gravi, perché il soggetto intossicato può mettere in pericolo la propria vita quando si verifica una profonda alterazione del senso dell’autocritica e della discriminazione. Per esempio, se l’individuo intossicato assume un comportamento irascibile, a causa della perdita di controllo della situazione, egli può compiere un’aggressione che in condizioni normali non avrebbe mai osato fare; si può osservare, per esempio, che una percentuale notevole di omicidi ha luogo in stato di ubriachezza. È frequente anche che l’intossicazione alcolica comporti uno stato

di profonda depressione, che in alcuni casi è accompagnato da un tentativo di suicidio; si è riscontrato che un terzo dei suicidi vengono compiuti sotto gli effetti di un’intossicazione alcolica. Bisogna ricordare, inoltre, che la diminuzione dei riflessi nervosi e della capacità di attenzione provocata dall’intossicazione alcolica costituisce un elemento profondamente connesso a diversi tipi di incidenti, che in molti casi risultano fatali. Si calcola, così, che il 15% degli incidenti lavorativi si producano in stato di intossicazione alcolica. Esiste, inoltre, uno stretto rapporto tra gli indici di incidenti stradali e l’intossicazione alcolica acuta; almeno un terzo di questi incidenti sono dovuti a manovre scorrette effettuate da conducenti in stato di ubriachezza. In questo senso, le situazioni più pericolose si verificano per la concomitanza di diversi fattori; da una parte, l’azione dell’alcol sul sistema nervoso fa sì che i riflessi siano più lenti e incoordinati e che la capacità di attenzione diminuisca; pertanto, per esempio, di fronte a un fatto imprevisto, il conducente impiega più tempo per frenare o per eseguire la manovra opportuna; d’altra parte, l’effetto stesso dell’alcol fa sì che il conducente si senta tranquillo e persino euforico, pensando che è in perfette condizioni per guidare, e per questo non è conscio delle imprudenze che commette. L’intossicazione alcolica, inoltre, interessa la funzione dei muscoli incaricati di coordinare lo sguardo, e riduce il campo visivo, per cui non è raro che in un incrocio di strade il conducente intossicato non si accorga della prossimità di altri veicoli che circolano sull’altra corsia. Il rapporto tra incidenti stradali e intossicazione alcolica è così grande che la legislazione vigente non consente la guida in tali condizioni. Per determinare con precisione l’indice di alcolemia, è necessario effettuare un’analisi del sangue. Comunque, per accertare se l’alcolemia


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è superiore a quella consentita per guidare, si può ricorrere a un esame rapido, mediante l’uso di un alcolimetro, un dispositivo consistente in un tubo in cui si deve espirare aria e che contiene reattivi che cambiano colore a seconda della concentrazione di alcol presente nell’aria espirata; poiché la percentuale di alcol eliminata dai polmoni ha un rapporto costante con la sua concentrazione nel sangue, questo metodo permette di valutare in modo indiretto l’alcolemia e quindi il grado di intossicazione. Terapia Il trattamento dell’intossicazione alcolica acuta varia a seconda delle conseguenze che ne derivano. Se si è prodotta una perdita di coscienza, è necessario ricorrere a un centro ospedaliero, dove si controllano i parametri vitali e si adottano le misure opportune nel caso in cui si verifichi una insufficienza cardio-respiratoria. Se l’intossicazione non è molto grave, è necessario soltanto aspettare che l’organismo metabolizzi l’alcol circolante. Non si conoscono misure per accelerare il metabolismo dell’alcol, e che quindi favoriscono un più rapido recupero; quanto maggiore è l’alcolemia, tanto più tempo occorre all’organismo per eliminare l’alcol. Solitamente si propone alla persona intossicata di bere caffè, bevanda che ha effetto stimolante e che può contrastare gli effetti depressivi dell’alcol sul sistema nervoso; con l’uso del caffè l’individuo intossicato rimane più sveglio, senza che peraltro si riducano gli effetti tossici dell’alcol. Non si deve impedire al soggetto di vomitare se ne ha necessità, perché in tal modo l’organismo si libera dell’alcol che non è ancora stato assorbito e che si trova nello stomaco; bisogna controllare, però, che il soggetto si trovi in una posizione adatta affinché il contenuto del vomito venga espulso all’esterno, tenendo presente che la mancanza di riflessi può far sì che esso passi nelle vie respiratorie,

complicando notevolmente la situazione. Così, è necessario soltanto aspettare che la situazione si risolva spontaneamente, se necessario coprendo il soggetto o portandolo in un ambiente caldo per ridurre la perdita di calore provocata dall’alcol e controllare che non si alterino le funzioni vitali; inoltre, il soggetto non deve essere lasciato solo in quanto potrebbe commettere azioni che potrebbero risultare nocive a sé o ad altri. È tipico che il giorno successivo all’intossicazione alcolica acuta, l’individuo presenti uno stato di abbattimento e malessere fisico. Tra le varie manifestazioni, le più notevoli sono mal di testa, sensazione di confusione mentale e mancanza di stimoli, difficoltà a fissare l’attenzione, bruciore di stomaco, nausea, inappetenza e sensazione di bocca impastata. Parte di questi disturbi sono il risultato dell’azione dell’alcol sul sistema nervoso. Altri sono dovuti all’azione irritante dell’alcol sul tubo digerente, che provoca una gastrite, e anche alla perdita di liquidi, che produce un certo grado di disidratazione. In questi casi, è necessario essere cauti nell’assumere farmaci per attenuare il mal di testa, perché questi potrebbero risultare nocivi per lo stomaco che è già irritato. L’ingestione di liquidi può normalizzare lo stato di idratazione. In definitiva, però, non si conoscono metodi che possano risolvere completamente la situazione.


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01/7 INTOSSICAZIONE ALCOLICA CRONICA. ALCOLISMO L’intossicazione alcolica cronica consiste in un insieme di alterazioni provocate dal consumo esagerato e abituale di bevande alcoliche per periodi di tempo prolungati; tale situazione si verifica in caso di alcolismo o dipendenza dall’alcol, come viene chiamata la malattia dovuta al consumo ripetuto ed eccessivo di bevande alcoliche a seguito della quale il soggetto perde progressivamente il controllo dell’abitudine ed è incapace di astenersi dal consumo di alcol. Questa malattia comporta numerose ripercussioni negative sia sulla salute fisica e mentale del soggetto sia sul suo ambiente familiare, sociale e lavorativo. Frequenza e cause L’alcolismo è una delle malattie più frequenti nel nostro ambiente. Secondo dati statistici, si ritiene che oltre il 10% della popolazione soffra di questo disturbo. La malattia colpisce quasi sempre individui adulti; infatti, è necessario consumare alcol per periodi di tempo prolungati, generalmente per anni, affinché si produca la dipendenza e compaiano le alterazioni organiche tipiche dell’intossicazione cronica; comunque, l’alcolismo è sempre più frequente tra gli adolescenti, a seguito dell’inizio precoce del consumo di bevande alcoliche. Secondo diversi studi statistici, l’alcolismo

è da quattro a dieci volte più frequente nei maschi che nelle femmine; ciononostante, a causa della maggior tendenza a nascondere questa malattia da parte delle donne, è probabile che le differenze non siano così marcate. L’assuefazione si stabilisce progressivamente, in un tempo più o meno lungo, a seconda della sensibilità individuale e della quantità di alcol assunta da ogni individuo. Nel primo periodo in cui si stabilisce l’abitudine, il soggetto beve soprattutto in determinate circostanze e con l’intenzione di ottenere effetti che considera desiderabili, come una sensazione di benessere o un’attenuazione dell’ansia. Gradualmente, però, si sviluppa una tolleranza all’alcol, e per questo è necessario aumentare la dose per ottenere gli stessi effetti. L’alcol genera anche diverse alterazioni psichiche e organiche che inducono ad assumere ripetutamente alcol per evitare le sensazioni sgradevoli che una diminuzione dell’alcolemia provoca nell’individuo assuefatto, cioè tremori, sudorazione e malessere generale, che tendono ad attenuarsi con una nuova assunzione di alcol. Perciò, qualsiasi persona che consumi alcol in modo eccessivo e ripetuto per un periodo di tempo prolungato, può andare incontro a un’intossicazione


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cronica in cinque-vent’anni. Non esiste un limite di tempo preciso in relazione alla quantità di alcol che, assunta abitualmente, provoca il prodursi della dipendenza, o che, invece, consente di evitare il rischio di un’intossicazione cronica. Il parametro che si utilizza per determinare il limite nocivo si riferisce alla capacità di metabolizzazione epatica dell’individuo. Se si superano i livelli massimi, il fegato non metabolizza tutto l’alcol assunto e la sostanza tossica circola attraverso il sangue esercitando i propri effetti su tutto l’organismo. In questo caso, se si mantiene l’abitudine per alcuni anni, si viene configurando la dipendenza e compaiono le manifestazioni dell’intossicazione cronica. Le manifestazioni dell’intossicazione alcolica cronica dipendono soprattutto dall’effetto tossico dell’alcol sugli organi dell’apparato digerente e sul sistema nervoso. Tra i vari disturbi, l’alcol produce lesioni organiche specifiche nel fegato, nel tubo digerente e nel sistema nervoso, alterazioni mentali e modificazioni del comportamento rispetto all’ambiente familiare, sociale e lavorativo. Il periodo di tempo necessario perché compaiano questi disturbi dipende dalla quantità di alcol che viene assunta quotidianamente, dalla frequenza delle in-

tossicazioni acute, dallo stato fisico e di nutrizione del soggetto e dalle caratteristiche dell’ambiente affettivo e lavorativo. Manifestazioni Le ripercussioni a lungo termine dell’abuso prolungato di bevande alcoliche sono numerose. Da una parte, occorre sottolineare che l’alcol, essendo una sostanza tossica, provoca un deterioramento organico generalizzato, che si manifesta soprattutto attraverso lesioni e disturbi che si verificano in determinati organi. Dall’altra parte, però, l’assuefazione all’alcol produce anche modificazioni nella vita di relazione con conseguenze nell’ambito familiare e sociale. Uno degli organi più colpiti è il fegato; gli effetti nocivi dell’alcol sull’organo che ha la funzione di metabolizzarlo risultano notevoli in caso di consumo esagerato e prolungato. In primo luogo, si verifica un accumulo di gocciole di grasso all’interno delle cellule epatiche che porta alla cosiddetta degenerazione grassa del fegato; in questo caso, il fegato aumenta di volume e ciò può provocare dolore nella regione epatica; tuttavia, sospendendo l’ingestione di alcol, la lesione evolve favorevolmente fino alla completa normalità. Per contro, se l’assunzione di alcol continua si può


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produrre un’infiammazione del fegato, cioè una epatite alcolica, che si manifesta con nausea, vomito, colorazione giallastra della pelle e delle mucose e dolore addominale; anche questa alterazione può risolversi se si smette di bere. Nel 30% degli alcolisti che bevono da molti anni si sviluppa una cirrosi epatica alcolica; il fegato riduce progressivamente il proprio volume e si stabilisce progressivamente un’insufficienza epatica. A questo punto, le lesioni sono irreversibili e il malato può morire per diverse complicazioni, quali emorragie interne o infezioni. Può sopraggiungere così un coma epatico che è dovuto a un aumento della concentrazione di ammoniaca nel sangue, a seguito di un suo mancato meta-

bolismo da parte del fegato colpito; in questo caso, il malato presenta tremore alle mani, è confuso e agitato o inibito, ed entra gradualmente in uno stato di stupore e coma profondo. In alcuni casi, però, il disturbo diventa cronico e provoca nel malato profondi cambiamenti dello stato d’animo, disgregazione della personalità e difetti delle capacità intellettive. L’alcol esercita effetti tossici anche sugli organi dell’apparato digerente, può causare esofagite e gastrite. Queste lesioni possono essere il punto di partenza di un’ulcera o di un cancro dello stomaco. Può venire danneggiato anche il pancreas con la comparsa di una pancreatite. Gli effetti lesivi dell’alcol sulla


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mucosa dell’intestino tenue ne alterano la struttura, di modo che con il passare degli anni si può produrre una diminuzione della capacità di assorbimento di sostanze nutritive con la comparsa di una sindrome da malassorbimento intestinale. Il consumo continuato di alcol provoca anche numerose alterazioni neurologiche, che sono dovute sia all’effetto diretto della sostanza tossica sulle strutture nervose sia alla carenza di vitamina B1. Si producono alterazioni nel sistema nervoso periferico, con una progressiva degenerazione di numerosi nervi e si pussono manifestare disturbi sensoriali e motori. Inoltre, si possono produrre alterazioni molto diverse che interessano

direttamente il sistema nervoso centrale. L’encefalopatia minore viene considerata come il primo grado di lesione encefalica, che successivamente può risolversi oppure evolvere in altri quadri patologici più gravi e persistenti. Essa è caratterizzata da diminuzione della capacità di autocontrollo, reazioni di irritabilità e di euforia ingiustificate, disturbi della memoria, deterioramento dei rapporti familiari e lavorativi e propensione a disturbi psicosomatici. Quando l’organismo si è abituato all’alcol, un arresto brusco e prolungato del suo apporto provoca una sindrome di astinenza molto spettacolare, che si manifesta specialmente con il cosiddetto delirium tremens, che solitamente si


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presenta dopo alcuni giorni di interruzione dall’ingestione di alcol; esso è caratterizzato da confusione e disorientamento spazio-temporale, da allucinazioni sensoriali soprattutto visive, da inquietudine e agitazione psicomotoria. Il malato sente che la stanza si riempie di esseri terrificanti e che le pareti prendono vita e minacciano di crollargli addosso; non è cosciente di ciò che gli succede e ritiene che si tratti di un incubo o di una situazione reale; spesso cerca di catturare le creature immaginarie che lo minacciano o di fuggire dalla stanza. Lo stato fisico generale è deteriorato e solitamente si presentano convulsioni, febbre, sudorazione profusa, disidratazione e tremori intensi alle mani. L’episodio di solito dura per una settimana dopo la quale, e a seguito del trattamento adeguato, che consiste soprattutto in riposo, somministrazione di sedativi e idratazione, l’individuo recupera progressivamente. Ciononostante, in circa il 10% dei casi si può giungere a un esito letale. Un’altra delle manifestazioni frequenti dell’alcolismo che compare dopo alcuni anni di evoluzione è la cosiddetta sindrome da impregnazione alcolica, che consiste nella comparsa di tremore alle mani, nausea e vomito mattutini, disturbi epatici, perdita dei peli, formicolio agli arti e impotenza sessuale. Gradualmente, i sintomi dovuti alla mancanza improvvisa di alcol nell’organismo diventano sempre più intensi; si instaura cioè la sindrome di astinenza, che nei casi lievi provoca tremori, sudorazione profusa, debolezza e diarrea; nei casi più gravi si giunge al delirium tremens. Oltre alle manifestazioni organiche, il consumo esagerato di alcol a lungo andare causa anche ripercussioni negative in tutti gli ambiti in cui si svolge la vita quotidiana del malato, sia quelli affettivi che quelli lavorativi. Con l’aggravarsi della malattia e della dipendenza fisica e

psichica, l’alcolista tende a chiudersi in se stesso, perde interesse per tutto ciò che lo circonda e si rifugia nel consumo di alcol per evadere dalla realtà. Queste circostanze, sommate agli episodi di intossicazione acuta e ai disturbi mentali e organici secondari all’alcolismo, costituiscono una cornice favorevole alle liti familiari, all’abbandono della casa, all’instabilità dei rapporti affettivi, all’assenteismo e alla perdita del lavoro, agli atteggiamenti ostili verso gli altri e verso se stessi compresi l’omicidio, i tentativi di suicidio e gli incidenti stradali. L’alcolismo, insomma, porta inesorabilmente a un profondo deterioramento della qualità della vita nel senso più ampio del termine. Terapia Il trattamento dell’alcolismo si basa sull’astensione totale e permanente dal consumo di bevande alcoliche, e sul contemporaneo ricorso alle misure opportune per curare il deterioramento organico provocato dall’intossicazione alcolica cronica. Per questo, in primo luogo è necessario che l’individuo prenda coscienza della propria malattia e solleciti l’aiuto opportuno, perché difficilmente egli potrà superare da solo, senza un sostegno adeguato, la dipendenza dall’alcol. In un primo momento è necessario procedere alla disintossicazione, processo che può richiedere il ricovero del soggetto in un ospedale per istituire il trattamento più adatto a risolvere i disturbi organici provocati dalla sindrome di astinenza. Comunemente, la situazione può essere messa sotto controllo in circa una settimana-dieci giorni, periodo sufficiente per permettere all’organismo di eliminare completamente la sostanza tossica e durante il quale si può valutare lo stato fisico generale del paziente, migliorarne le condizioni nutritive e programmare il trattamento specifico degli eventuali disturbi organici. Però, sebbene la fase di disintossicazione solitamente sia breve e la


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sindrome di astinenza possa essere superata abbastanza facilmente, manca ancora la parte più dura del trattamento dell’alcolismo, cioè la perdita dell’abitudine, che costituisce un passaggio fondamentale. Infatti, sebbene l’organismo sia stato disintossicato e il soggetto sia rimasto per un certo periodo senza bere, se egli torna ad assumere bevande alcoliche si scatenano nuovamente le costanti della dipendenza e si verifica una ricaduta. Così, è necessario fornire un sostegno all’ex-alcolista affinché egli possa rispettare fermamente il proposito di non ritornare a bere e possa modificare i propri modelli di comportamento. Per riuscire in questo, esistono diversi procedimenti che, adattati alle circostanze individuali, possono riuscire efficaci.

Uno di questi procedimenti è costituito dai gruppi di discussione terapeutica, cui partecipano persone che soffrono o hanno sofferto dello stesso problema e che, mediante il confronto delle esperienze, possono servire da guida e sostegno. Può essere utile anche ricorrere a psicoterapie personalizzate per cercare di risolvere i conflitti emotivi e comportamentali, sia precedenti che conseguenti all’instaurarsi dell’abitudine. È possibile anche ricorrere ad altri metodi, come la terapia di avversione, mediante la somministrazione di farmaci che provocano disturbi organici notevoli quando si assume alcol; questo procedimento, più drastico dei precedenti, non sembra peraltro avere risultati altrettanto efficaci.


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02 TABAGISMO Il consumo di tabacco interessa gran parte della popolazione e rappresenta una delle cause maggiori di mortalità, perché sta alla base di molti disturbi gravi, soprattutto il cancro del polmone e diversi disturbi cardiovascolari. Comunque, il tabagismo è anche causa di

molte altre alterazioni che, pur non essendo causa di morte, deteriorano notevolmente la qualità della vita. Qui vengono spiegati dettagliatamente gli effetti nocivi del tabagismo e sono descritti anche i procedimenti più utilizzati ed efficaci per abbandonare quest’abitudine.


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02/1

NATURA E UTILIZZAZIONE DEL TABACCO

Si dà il nome di tabacco a un gruppo di piante della famiglia delle solanacee, la più comune delle quali è la Nicotiana tabacum, e genericamente anche ai manufatti che si producono a partire da queste piante. La Nicotiana tabacum, o pianta del tabacco, è originaria dell’America, ma da quando questo continente è stato colonizzato, la sua coltivazione si estesa rapidamente al resto del mondo, perché la pianta presenta caratteristiche biologiche che le consentono di adattarsi a diversi ambienti, infatti ora è coltivata in oltre 120 paesi. Lefoglie vengono utilizzate per la confezione di vari prodotti destinati fondamentalmente a essere fumati. Per fabbricare questi prodotti, le foglie raccolte vengono sottoposte a diversi processi di essiccamento e fermentazione. A seconda dei procedimenti utilizzati si ottengono diversi tipi di tabacco, con i quali vengono preparati i prodotti che sono messi in commercio. Attualmente il tabacco si presenta principalmente in tre forme: sigari, costituiti unicamente da foglie di tabacco arrotolate a forma di cilindro, che si fumano direttamente senza il supporto di altri dispositivi; trinciato, costituito da piccoli frammenti di foglie che, per essere fumato, deve venire avvolto in foglietti di carta o essere introdotto in una pipa; e sigarette, formate da trinciato avvolto in carta. L’atto di fumare consiste nell’aspira-

zione del fumo prodotto dalla combustione del tabacco, in una qualsiasi delle sue forme di confezione. A seconda del metodo di fumare cui si ricorre, e delle abitudini di ogni soggetto, il fumo prodotto dalla combustione del tabacco viene inalato in maggiore o minor misura. È possibile che tutto il fumo aspirato, o soltanto parte di esso, arrivi fino ai polmoni. Indirettamente, però, respirando si inala anche il fumo che rimane nell’aria per effetto della combustione del tabacco. Origine storica e diffusione L’origine storica del consumo di tabacco non è nota con precisione, ma la sua diffusione è cominciata a partire dalla cultura azteca, in Messico. Il tabacco faceva parte della mitologia di questa civiltà; infatti, la pianta veniva considerata come la dea moglie di Tlaloc, dio della pioggia, che fumando formava le nuvole. In questa prospettiva, il tabacco era presente nei costumi e nei riti sociali degli aztechi. Si attribuivano al tabacco effetti magici, perché il suo fumo era considerato un elemento di unione tra gli uomini e gli dei, capace di guarire malattie e di proteggere i popoli. I primi colonizzatori dell’America rimasero sorpresi quando videro gli indios fumare. Il padre De Las Casas nella sua “Storia delle Indie” racconta: “... specie di tizzoni nelle mani formati da certe erbe secche ficcate in una foglia pure secca, come un moschetto fatto di carta che viene acceso a


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un’estremità mentre dall’altra si succhia o si assorbe quel fumo verso l’interno. A questi moschetti loro danno il nome di tabacco ...”. Successivamente gli stessi colonizzatori si azzardarono a provare il tabacco, e lo consumarono con l’intenzione di ottenerne gli effetti magici che gli indios gli attribuivano; successivamente essi lo introdussero in Europa. Da quando è iniziata la sua diffusione, il consumo di tabacco è stato considerato socialmente in modi diversi, come un’abitudine propria di gente ignorante e primitiva, fino a convertirsi in un segno di distinzione. Inizialmente il tabacco venne addirittura proibito in alcuni paesi, come si verifico in Inghilterra nel XVI secolo. Il potenziale economico della produzione e della commercializzazione del tabacco, però, fece sì che alla fine esso venisse accettato. Gli stessi poteri statali ne favorirono la diffusione e da allora fino ai nostri giorni ne hanno controllato in molti paesi la produzione e il consumo. La diffusione maggiore del tabagismo si è verificata a partire dalla meta del secolo scorso. Fino ad allora, il tabacco era consumato soltanto in determinati momenti, in saloni e in luoghi chiusi, ed era riservato agli uomini adulti. Le rivoluzioni liberali dell’epoca imposero come rivendicazione individuale il libero consumo del tabacco per strada o in qualsiasi altro luogo. Da allora, i diversi momenti di progresso individuale e sociale che si sono prodotti hanno dato

origine alla diffusione del consumo del tabacco in tutti i gruppi sociali. Per esempio, l’accesso delle donne a una serie di attività e abitudini prima riservate agli uomini ha comportato la rapida diffusione del tabacco nella popolazione femminile. La stessa cosa si è verificata nei giovani quando essi hanno cominciato a conquistare libertà sempre maggiori, acquisendo privilegi che prima erano riservati agli adulti, nonostante in questo caso si tratti di un privilegio discutibile. Attualmente, mentre per motivi sanitari si sta promuovendo una campagna volta alla riduzione del tabagismo, la diffusione di quest’abitudine è maggiore proprio nei gruppi sociali che si sono avvicinati più di recente al consumo del tabacco.


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MODALITÀ DI CONSUMO DEL TABACCO CONSIDERATE IMPROPRIAMENTE INNOCUE

Le ditte che producono e commerciano tabacco, e gli stessi consumatori, hanno proposto diverse alternative per ridurre o evitare gli effetti nocivi del tabacco, senza la necessità di smettere di fumare. Nessuno dei procedimenti proposti è però in grado di evitare che il fumatore presenti un rischio maggiore di ammalarsi rispetto al non fumatore. In questo senso, si ritiene che l’unico modo efficace per impedire che il tabacco sia nocivo alla salute è quindi evitare di fumare. I bocchini e i filtri trattengono soltanto una parte di alcune delle sostanze contenute nel fumo di tabacco, ma non impediscono l’accesso di sostanze tossiche all’interno dell’organismo ogni volta che si fuma. Nemmeno il consumo di sigarette appositamente preparate con un basso contenuto di determinati prodotti tossici impedisce che vengano inalate le altre sostanze tossiche, alcune delle quali sono molto pericolose. In generale, inoltre, le persone che consumano questi prodotti light tendono a fumare un numero maggiore di sigarette, per ottenere la stessa sensazione che provavano fumando un minor numero di sigarette normali. Le conseguenze del cercare di fumare meno mediante accorgimenti, come tagliare un pezzo di sigaretta o

buttarla via prima di terminarla, di solito sono le stesse; si fuma un numero maggiore di sigarette o si utilizzano maggiormente. Le persone che tentano di fumare meno, ma senza abbandonare l’abitudine, solitamente non hanno successo. Il tabacco agisce come una droga, e la cosa più comune è che la persona che fuma aumenti progressivamente il numero di sigarette, fino a raggiungere la quantità abituale. D’altra parte, negli studi che sono stati effettuati, si è dimostrato che non esiste una quantità minima di sigarette che possa essere ritenuta innocua. Qualsiasi quantità di tabacco, anche se minima, costituisce un attentato alla salute. La maggior parte degli studi sugli effetti del fumo di tabacco si riferiscono all’abitudine di fumare sigarette, ma nemmeno i fumatori di pipa o di sigari sono esenti dagli effetti nocivi. Anche se non aspirano il fumo volontariamente, essi, respirando, inalano le sostanze prodotte dalla combustione del tabacco che contaminano l’aria che il fumatore respira direttamente. Questi fumatori, inoltre, solitamente tengono in bocca il sigaro o la pipa per un tempo maggiore; pertanto, essi risentono maggiormente degli effetti del fumo sulle vie respiratorie superiori.


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02/3 L’ABITUDINE AL FUMO L’abitudine di fumare è molto diffusa nella nostra società. Le prime esperienze solitamente provocano disturbi, a volte notevoli; comunque, molte persone che provano a fumare continuano a farlo, fino a considerarla un’abitudine piacevole e praticamente indispensabile per mantenere il proprio benessere. I meccanismi che inducono a consumare tabacco sono complessi, ma così potenti che hanno fatto sì che il tabagismo si sia diffuso come un’autentica epidemia. Acquisizione dell’abitudine al fumo L’introduzione all’abitudine di fumare inizia sin dall’infanzia. Le persone che esercitano una maggiore influenza sono i genitori, perché durante le prime tappe dello sviluppo scopre il mondo principalmente attraverso le loro azioni. Se il bambino ha potuto osservare che gli adulti fumano, egli può considerare che il fumare rappresenti una loro attività abituale. Difficilmente poi potrà capire perché gli stessi adulti gli proibiscono di fumare, per quanti motivi giustificati gli dimostrino l’effetto nocivo di quest’abitudine. L’immagine dei genitori e di altri adulti rispettati che fumano prevale molte volte sui ragionamenti coscienti che si oppongono al fatto di fumare. Nel corso dell’adolescenza i genitori smettono di essere il modello da imitare. Sono altre le persone, come i compagni, i professori o gli idoli della musica o del cinema, che possono esercitare un’influenza molto maggiore. Questi soggetti rappresentano per l’adolescente mete da raggiungere e, se fumano, può considerare il tabacco come una delle caratteristiche dei modelli da imitare. A poco

servono a quest’età i ragionamenti che si possono esporre al ragazzo sull’effetto nocivo del tabacco, e meno ancora i divieti, che lo possono spingere maggiormente al consumo di tabacco, a causa della ribellione propria dell’adolescenza. Inoltre, egli riterrà questi argomenti ancor meno validi se vede che i professori, che ritiene depositari del sapere, fumano. L’influenza dei modelli sociali è minore nell’età adulta, ma continua a sostenere i comportamenti appresi. Tra i modelli che possono influire sulle abitudini della popolazione occupano un posto di rilievo gli specialisti sanitari, che si ritiene siano l’immagine della salute. Nei paesi in cui più precocemente si è presa coscienza dell’effetto nocivo del fumo di tabacco e del ruolo importante dei medici nel suo controllo, il tabagismo si è molto ridotto. Nel nostro paese, certamente non all’avanguardia nella lotta contro il fumo, fuma ancora quasi la metà dei medici. Ciò non significa che i medici del nostro paese non condividano le ragioni che si oppongono al fumo; possono aver cominciato a fumare come qualsiasi altra persona e, se molti di essi non hanno ancora smesso, ciò è dovuto a condizionamenti che mantengono questa abitudine, alcuni dei quali sono forse più rilevanti in questi professionisti rispetto ad altri gruppi sociali. Il tabacco come droga Per i fumatori il tabacco si trasforma in un evento che riguarda le loro attività quotidiane, come il mangiare e il bere. La persona assuefatta ha bisogno di fumare per sentirsi bene e lo fa senza chiedersi i motivi che la spingono a farlo.


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Questo tipo di comportamento del fumatore rispetto al tabacco è simile a quello di qualsiasi tossicodipendente nei confronti di una droga. Quindi, si può considerare il tabacco come una droga e il tabagismo come una tossicodipendenza. Nel caso del tabagismo, la dipendenza fisica è indotta soprattutto dalla nicotina contenuta nel tabacco. Questa sostanza è uno stimolante del sistema nervoso e l’organismo del fumatore si abitua in tal modo ai suoi effetti. Quando la persona assuefatta non fuma, e quindi riduce l’assunzione di nicotina, le funzioni modificate da questa sostanza presentano alcune alterazioni, e il fumatore avverte una serie di disturbi che nell’insieme costituiscono la sindrome da astinenza. Gli effetti stimolanti della nicotina hanno breve durata e quindi il fumatore sente la necessità di consumare tabacco con molta frequenza. Gli effetti immediati, oggettivamente osservabili sono, però, molto ridotti al confronto con

quelli di altre droghe. Per questo, la sindrome di astinenza dal tabacco è lieve e generalmente può essere superata senza la necessità di ricorrere a farmaci. L’assuefazione del fumatore al tabacco è dovuta principalmente a una dipendenza psichica. Quando un soggetto acquisisce l’abitudine, di solito fuma soprattutto in determinate situazioni. In questo modo, si stabilisce un’associazione inconscia tra certe situazioni e il fumo; se non fuma la persona assuefatta si sente incapace di comportarsi adeguatamente in queste situazioni, o di superarle. La dipendenza che il fumatore acquisisce rispetto al tabacco, attraverso questo meccanismoè dovuta, quindi, al valore che il fumatore attribuisce all’atto di fumare. I valori psicologici che vengono attribuiti al fumo variano da persona a persona, ma ne esistono alcuni che sono assai comuni. Molti fumatori ritengono di avere bisogno del tabacco come stimolante, per iniziare la propria attività o


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per portare a termine lavori intellettuali. In modo contraddittorio si ritiene anche che il tabacco possa avere un effetto rilassante ed è comune che molti individui fumino nei momenti in cui cercano di rilassarsi. Il tabacco viene utilizzato come sedativo, e molti fumatori hanno bisogno di fumare quando si trovano in una situazione di tensione emotiva. Ambiente sociale del tabagismo L’ambiente sociale favorisce il mantenimento dell’abitudine al fumo, perché nonostante il tabacco sia un prodotto tossico, esso viene venduto legalmente, è facilmente reperibile e il suo consumo è socialmente accettato e persino incoraggiato. Il tabacco è la droga che può essere comprata più facilmente e al prezzo più basso. I punti di vendita del tabacco sono numerosi e il suo prezzo è accessibile perché a un costo simile a quello di una bibita rinfrescante si può acquistare un pacchetto di 20 sigarette. Ultimamente sono stati introdotti alcuni divieti legali alla promozione e al con-

sumo del tabacco, ma nonostante ciò l’ambiente sociale continua a essere favorevole al tabagismo. La possibilità di fumare in luoghi pubblici è stata ridotta largamente, ma i fumatori dispongono di zone riservate in cui è possibile fumare. Il consumo del tabacco è completamente integrato nelle attività ricreative e sociali. Gli investimenti realizzati dall’industria dei tabacchi per incrementare il consumo sono così considerevoli che la spesa annuale per la pubblicità di alcune marche di sigaretta è superiore rispetto a quella per qualsiasi altro prodotto proposto sul mercato pubblicitario. La pubblicità delle sigarette non si limita a fare la promozione di una determinata marca, ma utilizza le tecniche di marketing più avanzate affinché il consumo di tabacco appaia unito a valori considerati positivi, quali la giovinezza, la bellezza, il successo sessuale, l’integrazione sociale, il trionfo economico e, paradossalmente, persino ai successi sportivi.


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CONSEGUENZE DEL TABAGISMO SULLA SALUTE

Il fumo prodotto dalla combustione del tabacco viene inalato e si distribuisce in diverse percentuali nella bocca, nelle vie respiratorie superiori e inferiori e nei polmoni. Gli effetti del fumo di tabacco non sono, però, esclusivamente locali, perché alcune delle sostanze inalate passano nel sangue e, mediante la circolazione sanguigna, raggiungono praticamente tutti i tessuti dell’organismo. L’abitudine di fumare induce o favorisce lo sviluppo di diverse malattie e altera la qualità di vita del fumatore riducendo anche l’aspettativa di vita. Esistono diverse malattie abbastanza frequenti che sono caratteristiche delle persone che fumano, e che non colpiscono quasi mai quelle che non fumano. L’unico modo per ridurre, o annullare, il rischio di soffrire delle malattie associate al tabacco, è quello di evitarne il consumo. Il tabagismo, un problema sanitario L’abitudine di fumare tabacco è considerata dalle autorità e dalle organizzazioni sanitarie uno dei problemi sanitari più gravi nei paesi sviluppati. Le malattie causate dal fumo sono le più frequenti e causano gran parte delle morti nei paesi sviluppati. Ma le conseguenze del tabagismo non si limitano soltanto alle persone che fumano; infatti, il fumo di tabacco colpisce anche la salute dei figli di donne che fumano durante la gravidanza e di coloro che vivono o lavorano

con persone che fumano. Di conseguenza, la sua ripercussione sociale ed economica è enorme, perché le malattie da esso causate alterano l’attività familiare e lavorativa delle persone colpite, la loro assistenza sanitaria richiede l’impiego di costosi mezzi, e gli enti di assicurazione pubblici e privati devono coprire il costo economico delle prestazioni richieste per curare queste malattie e le loro conseguenze. Da quando le istituzioni sanitarie nazionali e internazionali hanno messo in evidenza le gravi conseguenze del tabagismo, i governi hanno adottato diverse misure per frenarlo. Fumo e malattie broncopolmonari croniche Le vie respiratorie e i polmoni sono le formazioni dell’organismo che subiscono più direttamente gli effetti del tabagismo. Diverse sostanze presenti nel fumo del tabacco irritano la mucosa respiratoria e di conseguenza provocano un aumento nella produzione di secrezioni mucose. L’eccesso di muco prodotto non viene eliminato e si accumula nelle vie respiratorie, scatenando il riflesso della tosse, che si presenta tanto più frequentemente quanto più si fuma. Alcuni studi epidemiologici hanno dimostrato che i soggetti che fumano presentano tosse ed espettorato con una frequenza tre volte superiore rispetto al resto della popolazione. Le persone che


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cominciano a presentare tosse ed espettorato finiscono per soffrire di bronchite cronica, una malattia che colpisce principalmente i fumatori. Un altro effetto accertato delle sostanze irritanti contenute nel fumo del tabacco è che esse distruggono le pareti alveolari e riducono l’elasticità dei polmoni, sviluppando un enfisema, malattia che interessa quasi esclusivamente i fumatori. La bronchite cronica e l’enfisema costituiscono due aspetti della malattia polmonare cronica ostruttiva, disturbo caratterizzato da una limitazione irreversibile del flusso d’aria attraverso le vie respiratorie. Fumo e malattie cardiovascolari Alcune delle sostanze tossiche contenute nel fumo del tabacco attraversano le pareti degli alveoli polmonari, attraverso la circolazione sanguigna, si diffondono in tutto l’apparato cardiovascolare. Le strutture di questo apparato subiscono direttamente l’azione di tali sostanze e, di conseguenza, si sviluppano gravi malattie. Il fumo è uno dei principali fattori causali dell’aterosclerosi, disturbo caratterizzato da un indurimento e da un ispessimento delle pareti vascolari. Il fumo favorisce il deposito di sostanze grasse e di altro tipo sulle pareti vascolari, portando alla formazione delle placche ateromatose caratteristiche dell’aterosclerosi. Tale effetto è stato osservato soprattutto nelle arterie coronarie e nell’arteria aorta, e in minor misura nelle arterie cerebrali. Si è potuto così dimostrare che nei fumatori la percentuale di arterie coronarie con placche ateromatose può essere oltre quattro volte superiore rispetto a quella delle persone che non fumano. Il disturbo cardiovascolare più direttamente correlato al fumo è la malattia coronarica, che si produce quando l’aterosclerosi è localizzata nelle arterie che irrorano il cuore. Le manifestazioni di questa malattia sono principalmente l’angina pectoris e l’infarto del miocardio. Secondo diversi

studi, i fumatori presentano le manifestazioni della malattia coronarica con una frequenza due o tre volte superiore rispetto ai non fumatori. Un’altra malattia cardiovascolare che dipende dall’uso di tabacco è la vasculopatia periferica, causata dalla formazione di placche ateromatose nelle arterie periferiche, e che può portare a gravi alterazioni della circolazione sanguigna negli arti. Fumo e cancro Con il termine di cancro si fa riferimento a una serie di malattie che hanno come caratteristica lo sviluppo anomalo e incontrollato di cellule aberranti che invadono e provocano disturbi nei tessuti normali circostanti, che diffondono in regioni corporee più o meno lontane e che possono causare complicazioni mortali. Si sa che la comparsa di una malattia neoplastica dipende dall’effetto congiunto di diversi fattori. Il fumo del tabacco contiene diverse sostanze che svolgono provata azione cancerogena, e per questo motivo le persone che fumano sono molto più predisposte a soffrire di una malattia neoplastica rispetto al resto della popolazione. L’effetto cancerogeno del tabacco si manifesta principalmente a livello delle vie respiratorie. Numerosi studi dimostrano che esiste una relazione diretta tra l’abitudine di fumare e il cancro del polmone. Si è riscontrato, così, che il rischio che una persona ha di soffrire di cancro del polmone è tanto maggiore quanto più numerosi sono gli anni che fuma e quante più sigarette giornaliere vengono consumate. Anche il cancro della laringe, alla bocca e all’esofago sono legati al fumo. Mentre l’incidenza del primo è legata alla quantità di tabacco consumata, il rischio di presentare un cancro della laringe o dell’esofago è lo stesso per tutti i fumatori, sia che essi consumino sigarette sia che fumino sigari o la pipa. È stato poi, osservato che l’abitudine di fumare au-


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menta notevolmente il rischio di soffrire di cancro renale, cancro della vescica urinaria, cancro del pancreas e cancro del collo dell’utero. È stato anche suggerito che il fumo può aumentare il rischio di cancro della mammella, anche se questo dato attende ulteriori conferme. Il fumo, oltre a provocare alterazioni della salute, può anche rendere difficile la guarigione di diverse malattie. Aspettativa di vita e fumo Le malattie indotte o favorite dagli effetti del fumo di tabacco, oltre ad alterare la qualità di vita del fumatore, ne abbreviano la durata. Da diversi studi eseguiti risulta che l’aspettativa di vita diminuisce in rapporto inversamente proporzionale al numero di sigarette fumate quotidianamente e agli anni di durata dell’abitudine al fumo. Complessivamente, le persone che fumano presentano una mortalità del 70% più alta di quelle che non fumano, ma questa percentuale varia a seconda dell’età. La fascia d’età tra i 45 e i 54 anni e quella in cui si rendono più evidenti le conseguenze del tabagismo, perché la mortalità dei fumatori a quest’età è quasi tre volte superiore a quella dei non fumatori. Conseguenze sociali del tabagismo L’abitudine di fumare ha notevoli conseguenze sociali ed economiche, per le malattie causate dal fumo di tabacco, la loro assistenza sanitaria, le loro conseguenze e la mortalità che ne deriva. Il tabagismo, inoltre, risulta socialmente oneroso per i pesanti aggravi che impone al sistema sanitario e a quello sociale. Un terzo dei costi ricade sull’assistenza sanitaria delle malattie causate dal fumo e il resto alle perdite di ore lavorative causate dall’assenteismo. Il fumo di tabacco non risulta dannoso soltanto per gli effetti diretti che ha su diversi organi, ma anche perché esso potenzia gli effetti di altre sostanze tossiche. Questa azione adiuvante ha importanti conseguenze nell’ambiente

lavorativo; infatti, le persone che fumano sono molto più predisposte a soffrire di determinate malattie del lavoro, come alcuni tipi di pneumoconiosi, rispetto a quelle che non fumano. Inoltre, il contatto con diverse sostanze presenti in alcuni ambienti lavorativi aumenta notevolmente il rischio di soffrire di malattie collegate al fumo. Così, la frequenza di cancro del polmone tra i lavoratori dell’industria dell’asbesto e otto volte superiore nei fumatori rispetto ai non fumatori. Oltre agli effetti diretti che esercitano i prodotti tossici del fumo di tabacco sull’organismo umano, l’abitudine di fumare è responsabile di molti incidenti che possono produrre danni materiali e perdite di vite umane. Reversibilità degli effetti nocivi del fumo Il fumatore, se smette di fumare, può ritornare a condizioni di salute paragonabili a quelle di chi non ha mai fumato. Quanto prima egli smette di fumare tanto migliori sono i risultati. In qualsiasi momento della vita, smettere di fumare migliora la salute, perché diminuisce le probabilità di andare incontro a malattie e aumenta l’aspettativa di vita. In diversi studi si è potuto constatare che la riduzione della capacità respiratoria causata dal fumo di tabacco può essere recuperata se si smette di fumare. Il rischio di malattia cardiovascolare e di cancro del polmone diminuisce notevolmente se si smette di fumare, sebbene in modo graduale. In conclusione, smettere di fumare riduce la probabilità di soffrire di numerose malattie e di conseguenza migliora anche l’aspettativa di vita. Si è osservato che la mortalità degli ex-fumatori è significativamente inferiore a quella dei fumatori, già dopo cinque anni che essi hanno smesso di fumare, e dopo dieci anni la mortalità è uguale a quella dei soggetti che non hanno mai fumato.


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CONSUMO DI TABACCO DURANTE LA GRAVIDANZA

Il tabasmo comporta un rischio per la salute dei figli di madri fumatrici, oltre che per le madri stesse. È stato ampiamente provato che l’abitudine di fumare altera il decorso della gravidanza, provocando effetti negativi sullo sviluppo del feto. Effetti del fumo di tabacco sulla gravidanza e sul parto Il principale effetto nocivo del fumo di tabacco durante la gravidanza è dovuto a una deficienza dell’ossigenazione del feto e degli annessi fetali che si sviluppano durante la gravidanza, soprattutto la placenta. Gli organi di una persona adulta, completamente formati, possono adattarsi fino a un certo punto a un’ossigenazione scarsa, come quella dovuta all’abitudine di fumare. Ma la stessa mancanza di ossigeno può ostacolare lo sviluppo dei tessuti del feto, che sono in via di formazione. Per questo motivo, se la donna fuma durante la gravidanza, il feto si sviluppa più lentamente rispetto alla norma. Per tentare di compensare l’ossigenazione insufficiente, la superficie della placenta aumenta, ma questo rende maggiore il rischio che essa si stacchi o che si collochi in una posizione tale da ostacolare il parto. A causa di queste alterazioni, nelle gravidanze e nei parti delle donne fumatrici si presentano complicazioni più frequenti rispetto alle donne che non fumano. Diversi studi hanno dimostrato che nelle donne che fumano durante la gravidanza si presentano alterazioni quali placenta

previa, distacco prematuro della placenta ed emorragie, più frequentemente rispetto alle gestanti che non fumano. Di conseguenza, l’abitudine di fumare durante la gravidanza aumenta la probabilità di un aborto spontaneo o di un parto prematuro. Insomma, il tabagismo aumenta il rischio che la gravidanza non giunga a termine e che si produca la perdita del feto. Il figlio di madre fumatrice A causa degli effetti negativi del tabagismo della madre sullo sviluppo del feto, i neonati da donne fumatrici mediamente pesano 200 g meno di quelli partoriti da donne che non fumano. La frequenza di neonati con un peso inferiore a 2.500 g è quasi doppia per i figli di madri che hanno fumato durante la gravidanza rispetto al resto dei neonati. Il basso peso alla nascita è considerato un indice del rischio che il bambino presenta di soffrire di determinati disturbi. Si è dimostrato, per esempio, che i figli di donne che hanno fumato durante la gravidanza hanno una probabilità superiore alla media di andare incontro alla sindrome di morte improvvisa del lattante. Gli effetti del tabagismo materno durante la gravidanza possono durare per alcuni anni; i figli di donne che hanno fumato durante la gravidanza hanno uno sviluppo fisico e mentale relativamente inferiore a quello degli altri bambini, almeno fino agli undici anni d’età.


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Alcuni studi indicano che i figli di fumatrici soffrono di alcune malattie, soprattutto respiratorie, con una frequenza superiore alla media. Tra questi bambini sono più frequenti anche alcuni tipi di tumori. Analogamente, la mortalità dei figli di fumatrici è superiore alla media. In questi studi condotti a lungo termine, però, non si sono potuti distinguere gli effetti del tabagismo della donna durante la gravidanza rispetto a quelli causati dall’inalazione passiva di fumo da parte del bambino, nelle situazioni in cui la madre o entrambi i genitori fumano. In ogni caso il tabagismo della madre, durante la gravidanza e anche durante i primi anni di vita del bambino, è dannoso per la salute del figlio. Limitazione degli effetti del tabagismo durante la gravidanza In numerosi studi si è riscontrato che il rapporto tra la quantità di sigarette fumate dalla gestante e le loro conseguenze sulla gravidanza è simile a quella del fumo riguardo ad altri aspetti della salute. Non è possibile fissare un limite a partire dal quale il tabagismo può essere considerato innocuo. Gli effetti del fumo di tabacco sulla gestazione si cominciano a notare a partire dalla più piccola quantità di sigarette fumate quotidianamente, e la probabilità che si presentino disturbi cresce parallelamente al numero di sigarette consumate. Non è stato possibile dimostrare che le misure per limitare l’effetto nocivo del

fumo siano efficaci per ridurre i suoi effetti sulla gravidanza. Negli studi eseguiti non si è riscontrato che il fatto di fumare sigarette a basso contenuto di nicotina o di catrame, o con filtro, riduca l’incidenza delle complicazioni causate dal tabacco o che porti a un peso normale del neonato. Nessuna di queste misure è utile per ridurre la quantità di monossido di carbonio inalata e questo prodotto tossico è uno dei principali fattori responsabili degli effetti del fumo sulla gravidanza. In definitiva, l’unico modo efficace per evitare le conseguenze del fumo sulla gestazione e sullo sviluppo del bambino consiste nel sopprimere il consumo di sigarette durante la gravidanza. Alcuni studi indicano che le conseguenze del tabagismo sulla gestazione sono dovute principalmente al tabacco fumato dalla donna durante la gravidanza e non a quello che ella ha consumato prima di rimanere incinta. Se la donna smette di fumare durante il primo trimestre di gravidanza, la probabilità che si presentino i disturbi descritti è praticamente la stessa che si riscontra nel caso delle donne che non hanno mai fumato.


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EFFETTI DEL TABAGISMO SUI NON FUMATORI

Gli effetti nocivi del fumo di tabacco non si limitano al fumatore, ma si estendono anche alle persone che lo circondano. Ciò è dovuto al fatto che il fumo prodotto dalla combustione del tabacco non raggiunge soltanto il fumatore, ma si diffonde anche nell’ambiente circostante; se si tratta di un locale chiuso, le sostanze contenute nel fumo si accumulano nell’aria e vengono inalate da tutti i presenti. Fumando si producono fondamentalmente due correnti di fumo: la corrente principale che è quella inalata direttamente dal fumatore, e la corrente secondaria, costituita dal fumo prodotto dalla combustione passiva della sigaretta, che viene immesso direttamente nell’aria circostante senza venire aspirato. Il fumo, esalato dal fumatore dopo essere stato aspirato, costituisce inoltre la corrente terziaria, che ha una composizione molto diversa a seconda del modo di fumare. La corrente secondaria contiene virtualmente le stesse componenti della corrente principale e alcune di esse persino in una concentrazione più elevata. Si è riscontrato che, rispetto alla corrente principale, la corrente secondaria contiene una concentrazione tre volte maggiore di nicotina e di catrame, e cinque volte superiore di monossido di carbonio. Quando un individuo fuma, parte del fumo entra a far parte dell’aria circostante e costituisce il fumo di tabacco ambientale. La sua composizione varia a seconda del modo di fumare di ogni persona, ma in generale è costituito princi-

palmente da fumo della corrente secondaria e quindi ha un contenuto altamente tossico. In un locale chiuso, via via che un fumatore consuma sigarette, la percentuale di fumo di tabacco ambientale nell’aria diventa sempre maggiore. Quest’aria è quella che viene inalata dalle persone che si trovano nello stesso locale ogni volta che respirano. Di conseguenza, qualsiasi persona che si trovi in un luogo chiuso in cui si fuma, aspira involontariamente fumo di tabacco e pertanto può venire considerata come un fumatore passivo. Gli effetti del tabacco sul fumatore passivo variano a seconda della concentrazione di fumo ambientale, ma è certo che una percentuale più o meno grande delle sostanze tossiche del tabacco penetra nel suo organismo esercitando un’azione nociva. Sperimentalmente, è stata misurata la concentrazione di diversi prodotti tossici del tabacco nel sangue di fumatori passivi e l’eliminazione di suoi derivati attraverso l’urina, e si è osservato che essi raggiungono livelli paragonabili a quelli di un fumatore attivo. Fumo in casa Il fumo ambientale causa numerosi fastidi soggettivi e disturbi minori che non sono considerati gravi per la salute, ma che possono interessare la qualità della vita del non fumatore. Molte persone che non fumano sono infastidite dall’odore del fumo, che può anche rendere difficile la percezione di altre sensazioni, come l’odore o il sapore dei cibi, ed esse non


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gradiscono che si fumi mentre si sta mangiando. Il fumo del tabacco causa anche irritazione della mucosa nasale, degli occhi e della faringe. Se la sua concentrazione è alta, può provocare anche cefalea e nausea. Il fumatore attivo solitamente non si accorge di questi effetti, perché è abituato all’azione del fumo di tabacco, ma per il fumatore passivo essi possono rendersi molto evidenti. Diversi studi hanno dimostrato che l’inalazione passiva del fumo di tabacco ambientale è particolarmente nociva per le persone che soffrono di determinate malattie, quali malattia coronarica, bronchite cronica e asma bronchiale. Queste persone presentano un rischio maggiore di soffrire di crisi acute e di complicazioni delle loro malattie se vivono con soggetti che fumano. Le persone che non fumano e sono sane hanno anche una probabilità maggiore di contrarre determinate malattie se vivono con fumatori. Si è riscontrato che i figli di genitori fumatori soffrono di malattie respiratorie, quali bronchite o polmonite, con una frequenza maggiore rispetto agli altri bambini. Si calcola anche che le donne non fumatrici che vivono con uomini che fumano presentino un rischio di soffrire di cancro del polmone di circa il 30-50% superiore a quello corrispondente alla media della popolazione femminile. Fumo nei luoghi di lavoro e in automobile Gli effetti nocivi del fumo di tabacco ambientale hanno ripercussioni sul rendimento lavorativo e possono essere causa

di incidenti quando si fuma nei luoghi di lavoro. Il monossido di carbonio inalato produce nel fumatore passivo gli stessi effetti che si verificano nel fumatore attivo. Pertanto, le persone che lavorano in ambienti carichi di fumo di tabacco possono subire alterazioni nella percezione sensoriale e nella capacità di reazione verso diversi stimoli; il rendimento lavorativo può risultare ridotto, e i lavoratori sono più predisposti a subire un incidente. I non fumatori che lavorano in ambienti in cui si fuma soffrono anche degli stessi effetti potenziatori del tabacco su determinati tossici industriali. Queste persone, perciò, presentano un rischio maggiore di contrarre malattie gravi a causa dell’abitudine al fumo dei loro colleghi. Gli effetti del tabacco sul conducente e sugli altri occupanti di un’automobile sono simili a quelli descritti precedentemente. In questo caso le alterazioni nervose causate dal fumo ritardano la capacità di reazione di fronte a situazioni impreviste, e quindi sono causa di incidenti stradali. Inoltre, quando si fuma all’interno di una macchina chiusa si raggiungono rapidamente alte concentrazioni di fumo di tabacco e questo fa sì che i disturbi soggettivi avvertiti dagli occupanti possano essere notevoli e l’inalazione di sostanze tossiche molto elevata.


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