U.C.S. Magazine

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U.C.S. Unione Cacciatori di Sardegna

L’Associazione sarda per la difesa della caccia www.unionecacciatorisardegna.it


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Chi siamo L’Unione Cacciatori di Sardegna è un’Associazione Venatoria riconosciuta con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n° 39 del 02/04/2008


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1. Alcuni componenti del direttivo U.C.S. durante la prima Festa di S.Uberto 2. Fine gara nella ZAC Ittifaun di Robin Roverati a Serrenti, quartier generale delle attività cinofile associative

3. Alcuni direttori di tiro dell’U.C.S.

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’ Unione Cacciatori di Sardegna è una Associazione Venatoria riconosciuta con Decreto del Presidente della Giunta regionale n° 39 del 02/04/2008. L’associazione si prefigge i seguenti scopi: unire le persone, animate da passione e serietà, che hanno a cuore il destino dell’ambiente, della fauna selvatica e della caccia e il mantenimento di questo patrimonio, per far crescere l’attività venatoria ad un livello responsabile e sostenibile. La conservazione delle risorse naturali, considerate come bene imprescindibile di tutta la comunità e irrinunciabile eredità per le generazioni future e la promozione di una gestione rigorosa e sostenuta scientificamente di tali risorse. La salvaguardia del territorio, la protezione degli habitat di montagna, collinari e di campagna, l’incremento della fauna selvatica, lo sviluppo di una moderna

cultura venatoria e dei più avanzati criteri di gestione, l’incentivazione di scambi culturali e di collegamenti con Associazioni Venatorie, Agricole e Ambientaliste, il potenziamento della formazione e della conoscenza, la diffusione di pubblicazioni e documenti tecnici, il dialogo con le Istituzioni e gli Istituti di ricerca. Diffondere la conoscenza della fauna selvatica sarda e del suo ambiente. La realizzazione e la promozione di studi e ricerche scientifiche sulle specie faunistiche sarde. Le nostre attività sono inumerevoli: Attività di volontariato per la gestione delle problematiche venatorie; Corsi per il conseguimento dell’abilitazione venatoria; Corsi di formazione per assistenti di gara e giudici cinofili; Assistenza legale; Assistenza assicurativa; Esposizione permanente di animali selvatici imbalsamati; Locale della sede regionale a disposizione gratuita per organizzazione di incontri e dibattiti sulla caccia; Supporto ad associazioni umanitarie e aiuti finanziari alla ricerca medica; Aiuti ad agricoltori e allevatori vittime di calamità naturali; Servizi volontari di vigilanza antincendio; Convegni e seminari sulla sicurezza durante l’attività venatoria; Campagne di sensibilizzazione e progetti per il contenimento di specie alloctone e invasive; Contributi per l’abbattimento delle cornacchie grigie; Incentivazione e rimborsi per la raccolta di bossoli e rifiuti dalle campagne; Realizzazione di colture a perdere con distribuzione di semenze in tutta l’isola; Progetti di ripopolamento per la selvaggina nobile stanziale; Supporto logistico e collaborazione per studi sull’avifauna migratoria; Studi e monitoraggi per favorire il ripopolamento del coniglio selvatico; Studi e approfondimenti su problematiche ambientali e sanitarie del territorio; Attività e iniziative di promozione sociale; Creazione di comitati comunali faunistici volontari per la gestione del territorio.


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1. Sit-in davanti all’allevamento di pernici sarde dell’Ente Foreste della Sardegna a Monastir

2. Manifestazione in Via Roma a Cagliari


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12 anni di battaglie Sono passati tanti anni dalla nascita dell’U.C.S. e tante sono state le iniziative finalizzate alla risoluzione di alcuni dei più grossi problemi che attanagliano il mondo venatorio sardo.

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e la mediazione e la diplomazia non sortiscono gli effetti desiderati, non resta che la strada della protesta, quella composta e costruttiva, messa in atto più volte nel corso degli anni. Lo si è fatto quando ci hanno sottratto giornate di caccia, ci hanno tolto specie cacciabili ci hanno sottratto territorio. Crediamo che la scienza sia l’unica guida che possa permettere di gestire la fauna selvatica nel migliore dei modi, a patto che non vi siano infiltrazioni ed interessi di parte. Ogni azione di programmazione deve necessariamente essere adottata senza influenze. Questo purtroppo non sempre accade ed in questi casi è necessario scendere in piazza per gridare con le giuste motivazioni, il torto subito. E’ successo quando è stato ridotto il tempo di prelievo del tordo bottaccio, sulla base di elementi scientifici incompleti e non aderenti alla realtà isolana. Lo testimoniano studi scientifici non presi in esame che fissano le date di migrazione prenuziale, come il caso dell’Atlante delle migrazioni ISPRA 2008 che identifica la data di migrazione prenuziale fra la 3° decade di febbraio e la 1° decade di marzo. Non solo, anche l’Institut Mediterraneen du patrimoine cynegetique et faunistique condivide tali date. Ad oggi il problema risulta ancora irrisolto ma l’attenzione non cala e sono tante le azioni intraprese per tentare di risolvere il problema. Ma la fauna migratrice non è l’unico nostro interesse. La caccia alla nobile stanziale vede continue restrizioni. Ci stanno togliendo giornate di caccia

senza che venga presa alcuna azione finalizzata alla reale tutela e salvaguardia di lepri e pernici. Abbiamo simbolicamente occupato il Centro di Allevamento Fauna Selvatica a Monastir e potuto constatare che tale impianto è in grado di produrre pernici di assoluta qualità. Abbiamo avviato dei rapporti di collaborazione con le istituzioni per spianare la strada per la reintroduzione di pernici su tutto il territorio regionale. Non meno importanti sono state le manifestazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica verso i danni provocati dalle specie alloctone e oggi alcuni soci sono parte attiva nel prelievo di nutrie, responsabili di gravi danni all’agricoltura e agli argini dei fiumi. Attraverso un’azione portata avanti in collaborazione con l’Avvocato Francesco Viola, alcune migliaia di cacciatori sardi non sono stati sanzionati per aver consegnato in ritardo il foglio venatorio relativo alla stagione 2013/2014. Ciò ancora una volta dimostra che le azioni dell’UCS sono volte a tutelare i diritti di tutti i cacciatori sardi, a prescindere dall’Associazione di appartenenza. Abbiamo voluto “alzare la voce” anche per quanto riguarda la gestione degli ungulati non cacciabili come il muflone sardo. La fauna selvatica è una risorsa in grado di muovere l’economia senza però esaurirsi, concetto spesso trascurato da chi ha in mano le redini e crede che il miglior modo per tutelare un’entità animale sia il semplice non far niente. Per questo motivo continueremo a combattere finchè raggiungeremo i nostri obbiettivi.

Dalla fauna nobile stanziale, alla migratoria passando per gli ungulati protetti. Questi gli obbiettivi per restituire dignità ad una attività che merita il giusto rispetto.


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La caccia in Sardegna

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a nostra è una regione che tutta Italia ci invidia. Il nostro patrimonio ambientale attira centinaia di migliaia di turisti provvenienti da tutto il mondo, sono desiderosi di scoprire le nostre bellezze ambientali e di godere del nostro mare. La densità abitativa in Sardegna è fra le più basse d’Italia, siamo pochi e abbiamo tanto territorio a disposizione. Da Santa Teresa di Gallura a Capo Teulada è possibile osservare una alternanza di biotopi tale da rendere la nostra Isola un continente di biodiversità. La bassa collina che degrada fino alle scogliere rocciose di Capo Caccia ospita un numero di cinghiali che va ben oltre la capacitá portante del territorio; le pianure del Campidano sfruttate da un’agricoltura intensiva sono agli antipodi del primo caso citato. Pianificare l’attività venatoria attraverso un regolamento comune a tutta l’Isola non è un metodo valido, sopratutto se tali disposizioni vengono impartite senza l’ausilio di autorevoli studi scientifici

su scala regionale che ci possano fornire precise informazioni su tutte le specie faunistiche d’interesse venatorio. La carta delle vocazioni faunistiche è uno strumento incompleto come incompleti sono i meccanismi burocratici che dovrebbero programmare in maniera conservazionistica l’attività venatoria. Come se ciò non bastasse, la nostra categoria si dimostra eterogenea, incontentabile e profondamente gelosa del proprio territorio. La soluzione potrebbe questa volta venire dalla politica, attraverso una revisione condivisa dal nord al sud, della nostra legge sulla caccia. Un lavoro che dovrebbe tener conto di ogni singolo territorio, dai paesi di montagna alle aree cittadine. Un lavoro impossibile, direbbe qualcuno, ma non irrealizzabile. Abbiamo in mano un ventennio di esperienze, errori e successi. Prendiamone il buono e usciamo dal nostro stato di arretratezza che ci divide dal resto d’Italia e dal resto del mondo.


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Da Santa Teresa di Gallura a Capo Teulada è possibile osservare un’alternanza di biotopi tale da rendere la nostra Isola un continente di biodiversità.

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3 1. L’alba sul Gennargentu, il più grosso complesso montuoso della Sardegna

2. In attesa dei colombacci, nascosti fra ginepri secolari

3. In cerca di pernici sul Gennargentu

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4. A caccia grossa nel Sulcis


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La gestione faunistica secondo l’U.C.S. Il nostro obbiettivo è quello di eguagliare altre regioni ben più illuminate della nostra.

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’ U.C.S. nasce in seguito all’approvazione della legge regionale 23 del 1998 che altro non è che uno svogliato recepimento della legge quadro nazionale che non tiene conto delle peculiarità del territorio e delle tradizioni venatorie del popolo Sardo. Abbiamo dovuto far fronte al nefasto tentativo di istituire il parco nazionale del Gennargentu, che avrebbe solo contribuito a sottrarre altro territorio alla libera attività venatoria, già penalizzata dalla presenza di parchi regionali, oasi permanenti e non ultimo dalle autogestite che si sommano alle innumerevoli AATV ed alla coatta istituzione di una improponibile quantità di ZPS e SIC. Per quanto riguarda la caccia al cinghiale anche nei giovedì, riteniamo che,

a prescindere da qualche posizione ipocrita, non si possa non dare ascolto alle richieste pervenute da oltre 300 compagnie operanti in tutto il territorio che, piaccia o meno sono i custodi delle tradizioni legate alla caccia di questo ambito ungulato. Rimaniamo del parere che debbano essere trovate altre strade per il contenimento del cinghiale diverse dalla incontrollata macelleria venatoria. Da quando è stato dichiarato nullo l’esito del referendum che mirava all’abrogazione della caccia, è in atto, da parte di alcune fazioni politiche, una subdola manovra finalizzata a cercare di limitare nei tempi e nei modi, quanto è, e rimane legittimo ed ecologicamente sostenibile. Viene dato un enorme risalto a chi ci addita come


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1. Un colombaccio si riposa sui rami di un sughero

2. Il cinghiale è la specie di interesse venatorio più importante dell’Isola

3. La Sardegna offre paesaggi di mirabile bellezza

4. Un corbezzolo maturo

Continueremo a lavorare in maniera costruttiva con le altre AAVV per fare fronte comune cercando di limare vecchi rancori e pensando unicamente a portare a casa dei risultati. 3

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assassini senza aver mai messo un piede in campagna. Lo stesso tentativo di istituire e rendere operativi gli ATC, fallimentari sul 90% del territorio nazionale, altro non è che una imposizione di metodi e regole calate dall’alto, senza tener conto delle esigenze dei praticanti, specialmente in un’isola che di per se è già un ambito e che volendo potrebbe essere gestito egregiamente senza creare ulteriori poltronifici per politici trombati o amici del partito politico di turno. Il Cacciatore Sardo deve innanzitutto imparare a scegliere i propri rappresentanti all’interno di movimenti e partiti politici, che non siano dichiaratamente anticaccia, o che creano con questi alleanze pre-elettorali. Riteniamo infatti che la legge non possa essere superata ma purtroppo può essere applicata in modo restrittivo senza infrangerla, tutto dipende dalla linea politica di governo. Quel che è certo, noi continueremo a lavorare in maniera costruttiva con le altre Associazioni Venatorie per fare fronte comune cercando di limare vecchi attriti e rancori, ma pensando unicamente a portare a casa dei risultati. Attualmente in Sardegna la gestione faunistica è all’anno zero, tutto è da costruire e le poche cose che funzionano sono da migliorare. Vogliamo eguagliare altre regioni ben più illuminate della nostra.


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1. Caccia grossa a Capoterra, i cacciatori rientrano a casa dopo una mattinata intensa

2. Un’alzavola si alza in volo da un acquitrino in territorio di Serrenti

Il cacciatore sardo deve poter continuare ad esercitare la propria passione senza confini. Da parte nostra contrasteremo la possibile “invasione” di cacciatori dal resto d’Italia che aumenterebbe la pressione venatoria sconvolgendo i delicati equilibri che si sono formati nel corso del tempo.

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roviamo a fare un pò di chiarezza in modo che tutti si rendano conto, qualora fosse ancora necessario, cosa prevede la LR 23 sull’istituzione degli ambiti e la loro applicazione. Innanzi tutto è legge che l’accesso all’ATC sia limitato solo per il prelievo della selvaggina stanziale e non per l’avifauna migratoria (ad esempio tordo, colombaccio e beccaccia) il cui prelievo costituisce oggi la principale attrazione per chi arriva dalle altre province che pertanto non subirebbe alcuna limitazione, ma anzi aumenterebbe notevolmente anche grazie alla decadenza automatica delle autogestite rendendo usufruibili dai “forestieri” ampi territori sinora riservati a pochi. Per quanto riguarda il prelievo della selvaggina stanziale (pernice sarda, lepre, coniglio, cinghiale e volpe) sarebbe doveroso, per chi si pronuncia, ricordare che i piani faunistici provinciali approvati prevedono che i non residenti a cui non può essere negato l’accesso siano praticamente pari al numero dei residenti vedendoli come un ulteriore introito indispensabile; testualmente ”uno schema di ripartizione proporzionale della quota di iscrizione che comunque prenda in considerazione, come parametro discriminante, la residenza anagrafica del cacciatore, garantirà anche gli A.T.C. caratterizzati da una ridotta utenza venatoria residente, di disporre di sufficienti risorse economiche per far fronte alle spese derivate della gestione faunistica”. Nessuno ha poi messo in evidenza la perimetrazione degli ATC, difatti i piani provinciali approvati ne individuano due con un criterio che nulla

ha a che vedere con la gestione faunistica ma è solamente un segno di pennarello su una cartina geografica che ricalca i limiti comunali senza tener conto ne di assetti ambientali ne di habitat omogenei come in realtà indicato dalla legge e dalla logica di gestione che la stessa pone come obbiettivo. Se questo è l’inizio della gestione territoriale è disarmante pensare a cosa succederà dopo. Oggi in Sardegna si può ancora parlare di selvaggina naturale autoctona, e questo lo si deve ad una legge superata che vieta il rilascio dell’autorizzazione regionale per l’esercizio della caccia ai residenti in altre regioni che difficilmente saranno disposti a pagare salatissime quote e trasferte per “rispettare rigorosamente” i limitatissimi carnieri, insomma inizieremo a parlare non di trasferte dei “predatori campidanesi” ma di una vera invasione e di turismo venatorio! Teniamo conto che se il mondo ambientalista protesta per la mancata istituzione degli ATC difficilmente lo fa per rendere più proficua e piacevole l’attività venatoria. Sia mai che questi personaggi ambiscano ad occupare una qualche poltrona nel comitato di gestione dell’ambito a spese (aggiuntive) dei cacciatori? Abbiamo fattivamente collaborato con l’On. Modesto Fenu per la stesura di una proposta di legge alternativa alla 23, una legge moderna che pur stando sotto le linee guida della insormontabile “157”, si proponeva di migliorare su tutti i fronti la gestione del territorio, per buona pace dei cacciatori che dalle aree cittadine si spostano verso la campagna e sia per quei cacciatori che hanno la fortuna di abitare in piccoli paesi a contatto con la natura.

Se il mondo ambientalista protesta per la mancata istituzione degli ATC difficilmente lo fa per rendere più proficua e piacevole l’attività venatoria. Il loro scopo è quello di contrastare la caccia senza “se” e senza “ma”.


Studi sulla fauna 1

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onseguentemente alle pesanti e, a nostro parere, ingiustificate restrizioni inflitte dal calendario venatorio 2014- 2015 al prelievo della specie tordo bottaccio, riteniamo si debba intensificare l’attività di monitoraggio ambientale sulla specie migratoria in argomento anche attraverso l’apporto diretto di cacciatori volontari che, opportunamente formati, rendano possibile restituire un quadro esaustivo e completo sulla presenza, sugli spostamenti e sui periodi di migrazione del tordo, esteso ad un ampio intervallo temporale, attraverso attività di inanellamento, campionamento e monitoraggio visivo. Ci chiediamo perchè le attuali stazioni di rilevamento dell’avifauna migratrice siano collocate in luoghi storicamente non frequentati dalle principali rotte. Basterebbe una stazione in più nel supramonte di Baunei per alterare gli attuali dati. L’auspicio vuole essere quello di poter finalmente disporre di studi scientifici “certificati” eseguiti a livello regionale e non imposti dall’alto, in grado di appurare quanto da sempre osservato obbiettivamente dai cacciatori appassionati e ampiamente dimostrato dalla bibliografia scientifica sull’argomento in modo da non dover ricorrere ad un eccessivo, e a volte incauto, utilizzo della “cautela” per colmare una mancanza di dati oggettivi. Siamo fermamente convinti che il prelievo venato-

rio sulla specie in argomento possa essere esteso sino alla fine di gennaio (e oltre) senza causare alcuna flessione numerica sulla popolazione tale da comprometterne lo stato di salute, anche in considerazione del numero di cacciatori che praticano questo tipo di caccia rapportati all’estensione territoriale. Siamo altresì consapevoli che questo prelievo deve avvenire nei limiti della normativa che, sebbene non sempre condivisibile, ne stabilisce le regole. Vogliamo suggerire un approccio etico, scientifico e ragionevolmente cauto per la stesura del calendario venatorio per la prossima stagione relativamente al prelievo dei turdidi, rimandando al mese di dicembre la definizione dell’estensione temporale e della quantità prelevabile nei mesi di gennaio, ed eventualmente di febbraio; in questo modo si potrà tenere conto del contesto stagionale e ambientale che influenza tutte le specie migratorie, senza pregiudizi di parte che puntualmente portano a limitazioni che nulla hanno a che fare con i principi della sostenibilità venatoria. Per quanto riguarda la gestione degli ungulati, è bene affermare che la nostra regione sul versante della programmazione dell’attività venatoria è considerata la più arretrata su tutto il panorama nazionale.. Noi cacciatori sardi chiediamo da anni un maggiore interessamento da parte degli amministratori al fine di rin-

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La fauna selvatica è una risorsa rigenerabile, concetto spesso trascurato da chi ha in mano le redini e crede che il miglior modo per tutelare un’entità animale sia il semplice non far niente.

novare e aggiornare le metodiche attualmente applicate nella gestione della fauna selvatica. I problemi sono evidenti e conosciuti: nessun ripopolamento di selvaggina nobile stanziale; istituzione di nuove zone temporanee di ripopolamento e cattura che non assolveranno mai il compito per la quale sono concepite; cattiva gestione dell’inestimabile patrimonio rappresentato dagli ungulati sardi, in particolare il cervo sardo, il muflone sardo e il daino. A tal proposito ci teniamo ad evidenziare che IUCN considera il cervo sardo specie “minacciata” (endangered) e il muflone (cacciato in tutta Europa), è considerato “vulnerabile” pur non disponendo dei dati necessari per esprimere pareri a riguardo. La Comunità Europea e la nostra Legge Quadro sulla caccia indicano inequivocabili parametri di gestione che regioni e province devono obbligatoriamente applicare. Il primo passo per gestire e tutelare una popolazione di ungulati è il reperimento di dati riguardanti densità e dinamica di popolazione, solo in questo modo si potranno scegliere le strategie di gestione più adatte al caso. Noi cacciatori siamo disponibili a fornire il nostro contributo ma solo alcune province sarde hanno avviato dei corsi per coadiutori nel controllo della fauna selvatica. Vorremmo censire, ridurre i nocivi, contribuire a far espandere gli areali dei nostri ungulati ma noi autonomamente,

così indica la legge, non possiamo farlo. È necessaria una strategia di gestione che solo regione e province possono mettere in atto e il primo passo è quello di formare i cacciatori attraverso specifici corsi. Al fine di educare ed approfondire le tematiche relative agli ungulati protetti, abbiamo recentemente pubblicato un volume nato con l’intento di fornire una giusta ed equilibrata informazione sulle problematiche relative alla gestione del muflone sardo. Il titolo è provocatorio “Il prelievo venatorio del muflone sardo” ma crediamo fortemente sia possibile, alla luce del materiale proposto, parlare di caccia al muflone sardo, non prima chiaramente di aver svolto alcune insostituibili operazioni. La fauna selvatica è una risorsa in grado di muovere l’economia senza però esaurirsi, un patrimonio rigenerabile, da sfruttare e salvaguardare. Abbiamo più volte sollecitato la Regione affinchè l’Istituto Regionale Fauna Selvatica lavori come un vero istituto e realizzi in maniera indipendente, gli studi scientifici tanto acclamati. Invece si continua a spendere soldi per l’indennizzo agli agricoltori per i danni provocati dalle cornacchie mentre queste non possono essere abbattute nella pre apertura alla tortora e non si sia creato un vero piano di contenimento. I cacciatori possono diventare parte attiva nel controllo delle specie, il tutto a costo zero.

1. Un tordo bottaccio inanellato dal socio UCS Robin Roverati

2. Anche l’avifauna migratrice che frequenta le zone umide deve essere censita per poter programmare un giusto prelievo

3. Una femmina di muflone, specie in ottimo stato di salute e in continua espansione, sopra, la copertina del volume “Il prelievo venatorio del muflone sardo”


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Dovremmo in un prossimo futuro adoperarci tutti in base alle nostre possibilità per favorire quei progetti che rappresentano il futuro della caccia!

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e semine di colture “a perdere” rappresentano un’importante fonte di sostentamento per quasi tutte le specie di fauna selvatica sia stanziale che migratoria. Queste semine che per lo più sono di Girasoli, Colza, Sorgo, Mais, Frumento, vengono fatte in superfici non troppo vaste, solitamente tra i 2 e i 10 mila mq e hanno come scopo principale quello di fornire alimentazione ottimale ai selvatici nel periodo della riproduzione e nel periodo subito seguente. I benefici di questa operazione sono molteplici e facilmente comprensibili: in un periodo ove la relativa mancanza di frutti spontanei rende l’allevamento della prole più arduo queste “oasi alimentari” sono una vera manna per i selvatici, il non dover allontanarsi troppo per reperire il cibo rende i selvatici più attenti alla prole, la presenza di questo favorevole andamento alimentare ritarda notevolmente nei migratori lo stimolo alla partenza in special modo di

quaglia, tortora e colombaccio che sono molto sensibili alla presenza di cibo per decidere sulla loro permanenza. La campagna avviata dall’U.C.S. con l’omaggio di semenze al fine di perseguire questi scopi ha già riscontrato ottimi risultati dato il cospicuo numero di cacciatori e agricoltori che hanno ritirato dette semenze per metterle a dimora. Bisogna essere consapevoli del fatto che non si è inventato nulla di nuovo, dato che sia all’estero che nel continente questa prassi viene largamente utilizzata da decenni e questo è una garanzia del suo funzionamento. Sono state impiantate semine di girasoli nella Valle Padana realizzate esclusivamente per Tortora e Colombacci, piante da frutto per sasselli e cesene sugli Appennini Tosco-Emiliani, semine di riso per anatidi in Toscana e in tutti i casi i risultati son più che positivi. Se ci sono cose che sino a oggi non abbiamo mai fatto non significa che sia giusto non farle, ma al contrario può


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1. Robin Roverati libera una gallinella d’acqua dopo averla inanellata

2. Caccia alla nobile stanziale in alta montagna

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I cacciatori meritano di essere considerati maggiormente, con un posto di rilievo nella protezione del paesaggio come sentinelle dell’ambiente e custodi della fauna selvatica

Ambiente significare che è arrivato il momento che anche noi ci adeguiamo ai tempi e facciamo qualche cosa per favorire la fauna che è alla base della nostra bellissima passione! Pensate alle risaie del vercellese ove raramente si vedevano pavoncelle e ora ne hanno decine di migliaia tutto l’anno o alla Valle Padana ove il colombaccio era una rara presenza mentre ora è una presenza costante se non in aumento con numeri interessantissimi. Questi risultati devono farci comprendere che, nell’ottica del miglioramento dell’habitat e del benessere della fauna, dovremmo in un prossimo futuro adoperarci tutti in base alle nostre possibilità per favorire questi progetti che altro non sono che il FUTURO DELLA CACCIA!! Non solo interventi di miglioramento ambientale, ma anche impegno nella salvaguardia e tutela dell’ambiente. E’ la missione portata avanti dall’Unione Cacciatori Sardegna che ha messo in campo un esercito di volontari per la raccolta dei bossoli. Centinaia di soci e volontari dell’Associazione – che raggruppa migliaia di iscritti nell’isola – hanno perlustrato per alcune settimane le località maggiormente frequentate dai cacciatori al fine di verificare che non siano stati abbandonati i

bossoli delle cartucce sparate. Ed ecco i numeri forniti dal presidente Bonifacio Cuccu in base a questa attività finalizzata a difendere il patrimonio naturalistico sardo. “Abbiamo raccolto oltre 30 mila bossoli nel corso delle nostre ispezioni sulle montagne più battute nell’Isola. Un segnale positivo, che fa risaltare il grande senso civico e sociale dei cacciatori obbligati in base ad una precisa norma di legge a recuperare i bossoli delle cartucce sparate, che non devono essere abbandonati nei luoghi di caccia, ma purtroppo le pecore nere ci sono in ogni categoria”. La formazione dei cacciatori, che si identifica in un sodalizio tutto sardo, consegnerà ora i bossoli alle autorità competenti per lo smaltimento del materiale. L’impegno della compagine conferma che il mondo venatorio mantiene un’attenzione particolare alla salvaguardia del paesaggio, alla tutela del patrimonio campestre. Un risultato importante raggiunto dall’universo venatorio: è la certificazione del ruolo fondamentale dei cacciatori nel governo del territorio sardo. Per questo i cacciatori meritano di essere considerati maggiormente, nella protezione del paesaggio e custodi della fauna selvatica della nostra splendida Isola.


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Sicurezza a caccia Vorremmo sensibilizzare i cacciatori sardi al fine di evitare perdite umane causate da imprudenza e imperizia

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a sicurezza nell’attività venatoria è un elemento imprescindibile ma spesso trascurato. Sono ancora troppi gli incidenti di caccia dovuti ad errori umani che potrebbero essere evitati. L’Unione Cacciatori di Sardegna, ha organizzato nel 2012 quattro incontri dedicati alla sicurezza nell’attività venatoria. Relatore d’eccezione il dott. Vittorio Balzi della Benelli Armi, famosa casa costruttrice di armi semi automatiche conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. In sintesi vi elenchiamo i principali accorgimenti da mettere in atto durante l’attività venatoria. • Non usare canne con strozzatura superiore a 3 stelle con cartucce a palla asciutta. Impiegando strozzature più accentuate, in particolare su canne vecchie o in cattivo stato di conservazione, si possono correre rischi di collasso strutturale in caso di fuochi lunghi o di presenza di ostruzioni anche minime (basta una piccola foglia) nella canna. •Nell’uso delle palle asciutte occorre ricordare che esse vengono facilmente destabilizzate e deviate da piccoli ramoscelli e che rimbalzano facilmente sul terreno od alberi, mantenendo inalterata la loro pericolosità fin quasi ad un chilometro di distanza. • I caricamenti slug standard sono di regola confezionati con bossoli da 70 e possono essere sparati nelle camere standard ed in quelle magnum. I caricamenti magnum hanno bossolo da 76 e devono essere usati solo nelle camere magnum. • Per quanto riguarda la canna rigata sono da evitare tutti i caricamenti con proiettile interamente camiciato, penetrano a fondo ma creano traumatismi poco invalidanti (a meno di non attingere organi vitali) ed hanno un’alta attitudine al rimbalzo e all’eccesso di penetrazione. • È bene ricordare che un colpo di carabina, se sparato con canna rivolta verso l’alto, può percorrere più di tre chilometri prima che il proiettile impatti col suolo ed è altresì bene ricordare che alcuni calibri rimangono letali anche oltre i tre chilometri. •Una palla slug, con la sua bassa velocità, rimbalza quasi sempre, anche con angoli di incidenza accentuati, se colpisce legno o corpo duro (pietra) e, se trova un ulteriore ostacolo, può di nuovo rimbalzare, al punto che in situazioni particolari può continuare a rimbalzare come una

pallina da ping-pong impazzita. Nell’assegnare i posti ai componenti della squadra, si dovrà tenere conto oltre che del campo di tiro e delle distanze di sgombero, anche della possibilità che un proiettile rimbalzi colpendo pietre, rocce, vegetazione, acqua. • Non sparate mai contro superfici dure o specchi d’acqua. • È opportuno che tutte le armi dei cacciatori siano sempre attentamente controllate e provate al poligono prima della stagione di caccia. Una canna lubrificata può originare traiettorie lontane da quelle normalmente realizzate da un certo binomio arma cartuccia. • una mira metallica regolabile o un’ottica di mira possono essere “starate” come conseguenza di un urto, per allentamento delle viti (conseguente a molti spari o a un montaggio non corretto) oppure semplicemente perché qualcuno ha “giocato” con le regolazioni della mira o le torrette dell’ottica. • Il buon funzionamento di un’ arma è strettamente legato alla sua corretta manutenzione. Pertanto, non dimenticate mai di effettuare un’ appropriata e periodica manutenzione dell’arma. • Il rimbalzo di un proiettile è evento sempre possibile nell’attività venatoria e che non è certo sconosciuto ai cacciatori. Non per nulla le regole di comportamento delle aziende faunistico venatorie impongono di evitare di sparare in linea tra una posta e l’altra (tirando sempre di fronte e dietro la propria postazione) e impongono altresì di stabilire con i vicini i limiti di tiro tra una postazione e l’altra • Non puntate mai un’arma contro qualcuno o qualcosa a cui può essere pericoloso sparare. • Maneggiate sempre un’arma come se fosse carica. • Armi da fuoco e munizioni devono essere custodite sempre separate, chiuse a chiave e al di fuori della portata dei bambini. • Non trasportate mai un’arma carica. • Non caricate mai l’arma fino a quando non siete giunti in un luogo in cui sia consentito sparare in sicurezza. Non effettuate movimenti bruschi e pericolosi con un’arma carica. • Siate certi di conoscere i dispositivi di sicurezza dell’arma che state usando ma ricordate che tali dispositivi non sostituiscono le norme di sicurezza e di corretto maneggio. Oggi l’U.C.S., per dare a tutti la possibilità di approfondire le proprie conoscenze sulla delicata materia della sicurezza, mette a disposizione la guida “Caccia Sicura” una dettagliata raccolta di preziose nozioni che ogni cacciatore dovrebbe conoscere. La guida è disponibile per il download gratuito sul giornale on line www.arsvenandisardegna.it e sul sito dell’U.C.S. www.unionecacciatorisardegna.it “La caccia è un’attività regolata da norme giuridiche e dal buon senso di ogni cacciatore. Praticare l’attività venatoria


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Il volume realizzato dall’UCS

con superficialità, imprudenza e imperizia può causare gravi incidenti di caccia. Le cause sono da imputare principalmente ad errori umani del tutto evitabili, segno che attraverso una corretta e approfondita educazione è possibile ridurre drasticamente questo preoccupante fenomeno. Attraverso questa guida vorremmo sensibilizzare i cacciatori sardi al fine di evitare perdite umane causate da imprudenza. 1

1 Un momento dell’incontro dedicato alla sicurezza nell’attività venatoria.

Per dare a tutti la possibilità di approfondire le proprie conoscenze sulla delicata materia della sicurezza, mettiamo a disposizione la guida “Caccia Sicura”


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Specie alloctone e nocive

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l problema è atavico e nel corso degli anni è divenuto un vero e proprio cavallo di battaglia fra coloro i quali sostengono che gli Enti Pubblici nulla fanno per la tutela delle specie faunistiche sarde. I tanto attesi ripopolamenti di lepri e pernici non sono mai entrati in quella che dovrebbe essere un’attività di routine messa in opera dalle varie province sarde. Solo alcune hanno timidamente e senza darne tanto risalto immesso qualche pernice, talvolta registrando ottimi risultati ma tale procedura viene ostacolata da studi scientifici non realizzati in Sardegna e non sulla pernice sarda, che evidenziano alcune problematiche legate al reinserimento in natura di selvaggina allevata. L’ostacolo è risolvibile in quanto ai sensi della L.R. 23 del 1998 è possibile attraverso l’ausilio di studi preliminari, valutare un’adeguata strategia di reintroduzione. Invece alcune province vietano l’immissione sul territorio di pernici e lepri allevate e impediscono, complice un quadro normativo che andrebbe aggiornato, di prelevare con maggiore facilità specie alloctone e nocive come nutria e cornacchia. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la pernice e la lepre sono estinte in molte aree della Sardegna mentre proliferano a dismisura quelle che qualcuno ha chiamato “le specie strangias”. Non ultimo è necessario evidenziare che queste problematiche vengono spesso trascurate da una classe politica che non ci rappresenta e che ritiene i ripopolamenti un favore a noi cacciatori. L’Unione Cacciatori di Sardegna in collaborazione con Modesto Fenu hanno organizzato una manifestazione denominata “Giornata della tutela dell’ambiente e della fauna sarda”. Più di 400 cacciatori hanno sfilato pacificamente lungo la strada che porta dal Parco di S. Lucia a Monastir fino ai cancelli del Centro di Allevamento dell’Ente Foreste della Sardegna. L’intento

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è stato quello di sensibilizzare l’opinione pubblica verso tematiche spesso trascurate e falsificate da una cattiva informazione che rivolge ai cacciatori tutte le colpe del degrado ambientale. Il risvolto mediatico che ha avuto la manifestazione è stato più che positivo ma il lavoro più importante è tuttora in corso d’opera. L’UCS, Modesto Fenu, l’Assessorato all’Ambiente della Provincia di Cagliari e l’Ente Foreste della Sardegna sono impegnati nella stesura di un progetto pilota di reintroduzione di pernici, lepri e conigli allevate nel centro di Monastir. Lo scopo è quello di implementare la letteratura scientifica in materia dimostrando che tali metodiche non solo non sono nocive ma garantirebbero un sufficiente rigeneramento delle specie faunistiche più sensibili. Il tutto dopo un’adeguata riqualificazione ambientale messa in atto con l’ausilio di colture a perdere e altre attività gestite dagli stessi cacciatori che diverrebbero i protagonisti principali nella difesa dell’ambiente. “Il paradosso più grande che la nostra legge sulla caccia presenta è quello di impedire la reimmissione di pernici e lepri favorendo le specie alloctone” sostiene Modesto Fenu, “è necessario un chiarimento sulle competenze degli enti ma soprattutto la Regione deve indirizzare i soldi versati dai cacciatori in opere di reintroduzione, è necessario snellire le procedure atte a contenere gli animali nocivi, non possiamo pagare continuamente i danni provocati da specie che non possiamo cacciare.” Bonifacio Cuccu, presidente dell’Unione Cacciatori di Sardegna è convinto che si debba cambiare rotta, i cacciatori hanno dimostrato di essere pronti a prendere in mano le redini ma senza una modifica del quadro normativo abbiamo le mani legate. Lo stesso UCS ha avviato recentemente alcuni miglioramenti ambientali con la


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1.La nutria, immessa illegalmente alcuni decenni fa è responsabile di ingenti danni all’agricoltura e agli argini dei fiumi

2.La cornacchia grigia è una delle specie più dannose per l’agricoltura e il suo numero deve essere regolato al di fuori della stagione venatoria

3. Un momento della “Giornata della tutela dell’ambiente e della fauna selvatica” svoltasi nel 2014 a Cagliari

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messa in opera di colture a perdere, i risultati sono stati sorprendenti e gettano le basi per un ampliamento di queste metodiche che vanno a vantaggio di tutti i cacciatori, a prescindere dalla tessera associativa in loro possesso. “Il progetto pilota è di fondamentale importanza per sbloccare questo stato di inadempienza. Se dovessimo riuscire a mettere in atto un progetto di ripopolamento con bassa mortalità e alto successo riproduttivo dimostreremo che la soluzione è semplice e facilmente realizzabile.” Ha affermato Bonifacio Cuccu. Entrambi, sia Bonifacio che Modesto Fenu affermano che la battaglia è per la difesa e valorizzazione dell’Ambiente e della Nobile fauna Sarda. La Provincia di Cagliari, ha recentemente abilitato quindici coadiutori (operatori volontari) per il supporto nella gestione faunistica della Nutria. L’attivazione dei corsi per la figura di “coadiutore nell’attività di controllo della fauna selvatica” è nata dall’esigenza sempre più pressante di dotare l’Amministrazione Provinciale di figure specialistiche che siano di supporto nello svolgimento di prevenzione e controllo dei danni arrecati dalla fauna selvatica alle colture ed alle produzioni zootecniche. L’emergenza “nutria” si è presentata di recente in Sardegna e di anno in anno si aggrava ulteriormente. Questi roditori distruggono gli argini e creano non pochi problemi agli animali autoctoni. I roditori si nutrono, in particolare, dei germogli delle canne. Proprio il cibo preferito da una delle nostre specie protette, il pollo sultano. La nutria non attacca gli altri animali ma, essendo di taglia relativamente grande, spaventa gli uccelli, camminando alla ricerca di cibo, può rompere le uova dei volatili che hanno nidificato in terra. Tra l’altro, c’è anche il rischio che possa

essere portatrice di pericolose malattie, come la leptospirosi. Le due colonie più numerose, a Santa Gilla e nel parco di Molentargius, si stanno rivelando particolarmente dannose: a Santa Gilla, attraversano regolarmente la pista di atterraggio dell’aeroporto di Elmas. A Molentargius, invece, stanno ostacolando la nidificazione degli uccelli stanziali e stanno distruggendo gli argini che separano i diversi canali. Ai coadiutori abilitati sono state assegnate delle gabbie di cattura che vengono controllate frequentemente per liberare eventuali animali accidentalmente catturati. Le nutrie vengono abbattute sul posto con uso di armi e le carcasse vengono regolarmente smaltite. L’U.C.S. per voce del Presidente Bonifaccio Cuccu (anch’esso coadiutore abilitato) mette in evidenza delle criticità date dal sistema di cattura che ritiene non efficace quanto una attività di controllo esercitato in forma di caccia vagante. E’ ancora presto per fare il punto della situazione ma il numero di nutrie prelevate è ancora troppo basso per considerare arginata l’emergenza. L’U.C.S. anche per la stagione venatoria 2015/2016 incentiva l’abbattimento delle cornacchie corrispondendo al cacciatore (socio dell’U.C.S.) una confezione da 25 cartucce ogni 5 esemplari abbattuti. Al termine della stagione venatoria in corso i primi tre cacciatori che avranno abbattuto più esemplari di cornacchia (nel rispetto della normativa vigente) saranno premiati con: 1° Classificato Fucile semiauto cal. 12 / cal. 20 nuovo - 2° Classificato Armadio porta fucili da 7 posti - 3° Classificato Carabina ad aria compressa libera vendita. Verrà incentivato anche il contenimento della volpe e per ogni capo abbattuto saranno corrisposte 10 cartucce a piombo spezzato.

L’Unione Cacciatori di Sardegna anche per la stagione venatoria 2016/2017 incentiva l’abbattimento delle cornacchie corrispondendo al cacciatore una confezione da 25 cartucce ogni 5 esemplari abbattuti. 3


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La 1° Festa di S. Uberto La Festa di S. Uberto vuole porsi come un evento itinerante dedicato a tutti i cacciatori sardi. Un momento di unione e confronto per rafforzare i rapporti fra cacciatori di varia provvenienza geografica

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n Sardegna abbiamo un esercito di 36 mila cacciatori che svolge un ruolo determinante per la tutela dell’ambiente e nella salvaguardia del patrimonio paesaggistico e naturalistico. Un potenziale ancora inespresso, visto che dovrebbe essere valorizzato in modo funzionale anche per evitare la piaga degli incendi estivi e scongiurare danni alle campagne”. E’ quanto rilevato dal consigliere regionale Modesto Fenu nel corso del convegno “Il ruolo del cacciatore nella società moderna” che si è svolto lo scorso 14 settembre nell’oasi di Santa Lucia a Monastir, nel corso della prima festa di Sant’Uberto, il patrono della galassia venatoria. E’ stata un’occasione per fare il punto sul settore della caccia e dell’ambiente nell’Isola. “Abbiamo ancora tanta strada da percorrere – ha aggiunto Bonifacio Cuccu, presidente dell’Unione Cacciatori Sardegna, che ha promosso l’evento – per rafforzare l’importante opera svolta dai nostri aderenti nei boschi e nelle campagne dei nostri territori”. Durante la tavola rotonda è intervenuto anche Franco Corosu (consulente dell’Assessorato Regionale dell’Ambiente) che ha puntato l’accento “sulla necessità di un rafforzamento del dialogo con gli esponenti del mondo venatorio, anche nell’ottica di una riscrittura della legge del settore, ponendo il cacciatore al centro della normativa come sentinella dell’ambiente”. Solo un punto di partenza. Stefania Taccori (presidente di Ambiente e Vita) ha puntato i riflettori “su un equilibrio sensato tra l’universo dei cacciatori e l’ecologia. Senza che possano

prevalere gli integralismi di un ambientalismo esasperato”. Il grande meeting in occasione della festa di Sant’Uberto – protettore dei cacciatori sardi - è stata anche una grande festa di popolo. La messa solenne è stata contraddistinta da momenti di forte emozione. Mons. Arrigo Miglio, vescovo di Cagliari nell’omelia non ha mancato di rilevare “lo stretto rapporto tra i cacciatori e l’ambiente, con il rispetto del creato che è una delle principali caratteristiche del mondo venatorio”. Poi il pranzo. La marea di gente accorsa nel parco di Santa Lucia ha potuto gustare i succulenti piatti preparati per l’occasione. “Semplicemente uno spettacolo unico nel suo genere – hanno detto Bonifacio Cuccu e Modesto Fenu, promotori dell’evento – che sarà il primo di una lunghissima serie”. Attorno alla chiesetta campestre si sono alternati per tutta la giornata non meno di quattromila persone. Afflusso record nelle sale allestite dall’Ente Foreste della Sardegna, con visite guidate per bambini alla scoperta della flora e della fauna isolana. E poi un grande lavoro di coordinamento svolto dalla Pro loco di Monastir, con il coinvolgimento di gruppi folk, banda musicale Città di Monastir, falconieri e protezione civile. Ogni anno la Festa di S.Uberto cambierà location e toccherà tutte le province sarde per abbracciare ed unire simbolicamente il mondo venatorio sardo. L’ambizione è quella di creare un evento dove anche le grosse aziende produttrici di armi possano esporre i propri articoli incrementando i motivi per i quali un cacciatore non possa perdersi questo evento.

Convegni, mostre, manifestazioni cinofile e di tiro sportivo, falconeria, enoganostronomia. Sacro e profano si uniscono per la gioia di cacciatori e simpatizzanti.

1.Un momento del convegno sul ruolo del cacciatore nella società moderna.

2. La chiesa campestre di S. Lucia a Monastir

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La grande presenza di visitatori soddisfatti ha evidenziato quanto eventi di questa natura possano coinvolgere anche chi non conosce gli aspetti e le realtà legate all’attività venatoria ottenendo un consenso sociale che rivaluta la figura del cacciatore senza luoghi comuni troppo spesso utilizzati dalle fazioni contrarie.

1. Un momento del convegno

2. Il grande arrosto di maialetti


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La 2° Festa di S. Uberto Il più importante appuntamento per il mondo venatorio sardo è giunto alla seconda edizione con un programma sempre più ricco di eventi che hanno allietato gli oltre 10.000 visitatori

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’ giunta alla seconda edizione la festa dedicata al protettore dei cacciatori, Sant’Uberto. Dopo l’inaspettato successo dell’edizione 2014 tenutasi a Monastir, l’Unione Cacciatori di Sardegna replica e registra il tutto esaurito per l’edizione 2015. Grazie alla determinazione del presidente Bonifacio Cuccu l’evento di caratura regionale si è svolto in un magnifico scenario nei pressi della borgata di Santa Sofia in località “su dominariu” nel comune di Laconi e ha registrato la partecipazione di oltre 10.000 persone. È stato centrato in pieno l’obbiettivo, la grande presenza di visitatori soddisfatti ha infatti evidenziato quanto eventi di questa natura possano coinvolgere, oltre gli “addetti ai lavori”, anche chi non conosce gli aspetti e le realtà legate all’attività venatoria ottenendo un consenso sociale che rivaluta la figura del cacciatore senza luoghi comuni o stereotipi troppo spesso utilizzati dalle fazioni contrarie. La strada è tracciata, non si torna più indietro, il cacciatore, così come riconosciuto dalla stessa normativa Comunitaria, deve diventare sempre più parte integrante del governo del territorio con un ruolo chiaro nel presidio e lotta agli incendi, nella gestione del ripopolamento e nella valorizzazione delle risorse naturali rigenerabili ma anche e soprattutto come custode dell’ambiente, delle biodiversità e sentinella della fauna selvatica. Ed è nell’ottica della sensibilizzazione dell’opinione pubblica, rispetto a questa nuova veste del cacciatore che è stato concepito il programma della festa svoltasi nelle giornate di sabato 12 e domenica 13 settembre mettendo sul campo tutto quanto ruota attorno alla nostra passione. Il sabato è stato dedicato alle attività prettamente sportive con l’allestimento di un campo da tiro dove cacciatori e tiratori si sono affrontati su tre differenti discipline: percorso di caccia in pedana, tiro a palla su sagoma in movimento e fossa universale con macchina lanciapiattelli multidirezionale che hanno visto trionfare rispettivamente Salvatore Angiargiu nel percorso, Luigi Atzeni di Nurri nel tiro a palla e Pietro Cardia di Settimo San Pietro in fossa. La domenica è incentrata sulla festa vera e propria, iniziata con il tanto atteso quanto importante dibattito tra gli esponenti

della giunta regionale e le parti in causa che ha visto la partecipazione di circa 600 persone. Il convegno, fortemente voluto da Modesto Fenu e dall’ UCS, ha di fatto aperto la giornata e ha visto l’assessore Paolo Manichedda, in veste di referente del Governatore Pigliaru, rispondere alle domande postegli dallo stesso Fenu, dai presidenti dell’UCS Cuccu e del CPA Pisano e dell’associazione armieri Cortis. Quesiti e interrogazioni, che hanno spaziato dalla nuova proposta di legge sulla caccia presentata dall’UCS e da Fenu in Consiglio regionale già firmata da 15 consiglieri di entrambi gli schieramenti ad argomentazioni economiche e scientifiche, grazie all’intervento del sempre presente Robin Roverati. La mattinata si è chiusa con la celebrazione eucaristica in onore del Santo Protettore dei cacciatori celebrata dal Francescano padre Andrea del convento di Fra Ignazio da Laconi che ha visto rituali simpatici e inusuali come la benedizione per gli ausiliari da caccia. Dopo il pranzo a base di maialetto il programma della manifestazione è proseguito con le prove cinofile dimostrative dei cani da ferma perfettamente raccontate da Alessio Mascia. Per la gioia di tutti, specialmente dei più piccoli presenti in gran numero, immediatamente dopo l’angolo della cinofilia si è potuta ammirare l’esibizione dei falconieri. Il programma si è concluso con la gara culinaria che ha visto la giuria impegnata a scegliere il vincitore tra i concorrenti che si sono cimentati nella preparazione della carne di cinghiale. Come corollario al programma sono stati allestiti numerosi stand espositivi dove si è potuto ammirare la fauna regionale con gli animali imbalsamati, una importante collezione di armi da caccia storiche e l’arte dei coltellinai di Sardegna. Numerosi anche gli armieri che hanno messo in mostra i loro prodotti rendendo il contesto ancora più ricco e colorato. Il successo riscosso da questa edizione serva come stimolo per gli anni a venire affinché si possa dimostrare come il cacciatore sia e debba essere attore nella salvaguardia dell’ambiente, della fauna selvatica, delle tradizioni e contribuisca ad alimentare tantissime realtà produttive generando un indotto economico e occupazionale da non sottovalutare.


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1. I giudici seguono da vicino un concorrente durante il Campionato UCS per cani da ferma

Attività cinofile e sportive

2. L’alto livello dei concorrenti stimola a fare sempre meglio

3. Alcuni direttori di tiro a fine gara

La finalità essenziale delle gare di tipo S. Uberto è quella di promuovere l’agonismo sportivo fra gli associati e concorrere all’educazione venatoria del cacciatore.

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l di là della stagione venatoria, chi pratica la nobile arte venatoria può continuare a godere delle azioni dei propri ausiliari, grazie alle tante ZAC presenti sul territorio regionale. Ma non solo, i campi di tiro al volo e su sagoma mobile consentono di tenersi allenati nelle varie discipline che ripropongono seppur in maniera artificiale, il tiro praticato a caccia. Un briciolo di sano agonismo non fa altro che rafforzare e motivare a fare sempre meglio, per questo motivo ma sopratutto per rafforzare lo spirito di coesione fra cacciatori, l’UCS promuove una serie di attività sportive con un calendario che parte dai primi mesi dell’anno per arrivare all’autunno. Per far si che queste attività divenissero realtà, è stato necessario formare

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un gruppo di giudici cinofili per cani da ferma e un gruppo di direttori di tiro. I primi, hanno il compito di arbitrare le varie gare federali che si svolgono in primavera. I giudici devono conoscere alla perfezione lo standard delle varie razze di cani da ferma e devono distinguere il cane più meritevole. Il regolamento delle gare è di tipo S. Uberto e oltre al lavoro del cane, viene giudicata l’azione del cacciatore che deve necessariamente essere rispettosa nei confronti della natura e della selvaggina, deve dimostrare di saper maneggiare con sicurezza il proprio fucile, pena l’espulsione. La finalità essenziale delle gare di tipo S. Uberto è quella di educare il cacciatore e promuovere l’agonismo sportivo fra gli associati. I direttori di tiro sono i resposabili della sicurezza durante le gare.


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L’UCS organizza un fitto calendario di gare dedicate ai cani da ferma e al tiro sportivo. In futuro anche gli amanti dei cani da seguita potranno cimentarsi nelle prove su lepre e cinghiale che verranno organizzate non appena saranno formati i nuovi giudici federali.

4. Un tiratore impegnato in gara

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Trofeo S. Barbara 2015 E’ nel perseguire l’obbiettivo di trasmettere a tutti, anche agli “anziani” cacciatori, i corretti atteggiamenti da mantenere durante l’attività venatoria che l’Unione Cacciatori di Sardegna da qualche anno ha formato un gruppo affiatato di appassionati grazie al quale è stato possibile calendarizzare il terzo campionato per cani da ferma.

Una giovane partecipante impegnata nel recupero di una quaglia

Un attimo prima dell’involo

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’educazione e la cortesia, il rispetto per gli animali e la sicurezza maniacale nel maneggio delle armi, la passione per la pratica venatoria e l’esaltazione dei valori etici sono gli elementi che si glorificano nelle discipline cinofile sfociando nelle competizioni, puntualmente materializzate ogni anno nei periodi di chiusura generale della caccia, in cui l’assoluto protagonista è lui, il migliore amico dell’uomo. Ed è nel perseguire l’obbiettivo di trasmettere a tutti, anche agli “anziani” cacciatori, i corretti atteggiamenti da mantenere durante l’attività venatoria che l’Unione Cacciatori di Sardegna da qualche anno ha formato un gruppo affiatato di appassionati grazie al quale è stato possibile calendarizzare il terzo campionato per cani da ferma UCS, campionato dedicato a Santa Barbara con un pizzico di simpatica irriverenza per l’allusione alla nostra Alectoris protagonista incontrastata delle locandine. Arrivato alla terza edizione, il Trofeo S. Barbara UCS, si è saldamente imposto tra le gare più seguite del panorama cinofilo sardo. L’edizione 2015, viene articolata su tre prove di qualificazione, svolte negli ambiti provinciali di Nuoro, Sassari e Medio Campidano, per facilitare a tutti l’accesso alla gara finale, tenutasi a Vallermosa in provincia di Cagliari. I concorrenti, giudicati secondo il regolamento UCS, si sono confrontati in due categorie principali: Cinofili (concorrenti particolarmente esperti con ausiliari iscritti) e Cacciatori (concorrenti con cani iscritti e non) e su categorie a parte, dedicate alle ladies ed agli esordienti. L’innegabile grande successo della manifestazione è stato confermato da un discreto sondaggio di opinioni, predisposto dall’organizzazione nell’arco temporale delle prove. Tra i motivi di orgoglio figurano gli aspetti che hanno riscosso il maggior gradimento, quali l’efficienza dell’organizzazione, la preparazione dei giudici, l’ambiente amichevole ed accogliente ed anche i lauti montepremi messi in palio in ogni gara. Quest’ultimo particolare merita un accenno: dai 600 € messi in palio nella prima edizione del 2013, ai 750 € del 2014, si è passati nell’edizio-


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Un concorrente in piena azione

Gli attenti giudici seguono da vicino l’azione di un concorrente

ne di quest’anno a montepremi di ben 4.600 € di valore, consistenti in trofei ai primi classificati di ogni categoria oltre a cospicui premi in denaro e merce. Il sondaggio ha rilevato anche qualche fisiologico punto negativo: qualche rara critica sulla qualità di qualche capo di selvaggina immessa, su alcuni campi di gara non perfetti e su qualche tempo morto di troppo nelle varie fasi delle prove. Lusinghiero il risultato complessivo del sondaggio, da cui emerge un indice di gradimento pari a quasi l’82% dei campioni analizzati. Naturalmente, le criticità riscontrate forniranno all’organizzazione la possibilità di lavorare su possibili margini di miglioramento. Con l’intento di ottimizzare le valutazioni delle gare, il Presidente dell’UCS Bonifacio Cuccu, ha messo in campo ben 11 Giudici Cinofili Abilitati, che, in coppie ed in molti casi in terne, hanno raggiunto lo scopo di eliminare eventuali polemiche sui risultati delle prove. Si sono alternati diversi giudici che, sotto il coordinamento di Massimiliano Zanda, hanno operato con serenità di valutazione, correttezza, competenza ed imparzialità. Molte le belle cose viste in campo. Prestazioni eccellenti, tanto da mettere in difficoltà i Giudici per le esigue differenze nelle valutazioni. Le gare si sono svolte regolarmente, anche se la sfalciatura dei campi, predisposta nei giorni precedenti ha creato qualche obbiettiva difficoltà all’olfatto degli ausiliari. Era indispensabile per evitare le insidie dei forasacchi giunti a maturazione. In un clima ormai estivo, i concorrenti si sono contesi fino all’ultimo i primi piazzamenti ed il ricchissimo montepremi in palio. Alla fine ha prevalso l’esperienza, la preparazione e la tenacia, e così Guido Schievenin con il grande Siro vince l’edizione 2015 del S. Barbara..

In un clima ormai estivo, i concorrenti si sono contesi fino all’ultimo i primi piazzamenti ed il ricchissimo montepremi in palio. Alla fine ha prevalso l’esperienza, e la tenacia, in quanto la bravura era già emersa nelle dure selezioni precedenti e così Guido Schievenin con il grande Siro vince l’edizione 2015


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Le nostre sedi, i nostri servizi Prosegue il processo di radicazione sul territorio grazie alle nuove sedi periferiche che anno dopo anno consentono ai tanti soci di usufruire dei servizi e dell’assistenza in caso di sinistri.


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l quartier generale dell’UCS si trova a Cagliari in Via Monte Sabotino 31/A. Qui è possibile ammirare la grande raccolta di animali imbalsamati ed è possibile organizzare in maniera gratuita, incontri dedicati all’attività venatoria. Inoltre grazie all’assistenza di Gianni Mura e Vittorio Giufarelli, è possibile avere assistenza in caso di sinistri. Sono state inaugurate ad agosto e sono già operative le sedi provinciali dell’Unione Cacciatori di Sardegna a Sassari e Carbonia. Le cerimonie sono state l’occasione per presentare agli iscritti il direttivo provinciale composto da Piero Cossa e dal vice Gianni Serra per Sassari mentre, per la sede di Carbonia, il responsabile è Sergio Peltz. Il presidente regionale Bonifacio Cuccu ha esposto gli obbiettivi futuri del lavoro dell’associazione “che avrà come unico obbiettivo la difesa degli interessi dei cacciatori sardi e di tutto quello che accompagna l’indotto collegato alla caccia”. Alle due cerimonie hanno presenziato i vertici dell’U.C.S. e un nutrito pubblico di associati e simpatizzanti. L’U.C.S. prosegue gli investimenti per permettere all’associazione di radicarsi sul territorio e offrire i servizi di assistenza e tesseramento anche nelle sedi periferiche. A Novembre è stata inaugurata la nuova sede dell’Unione Cacciatori Sardegna a Bosa. La struttura – che si trova nel Corso Vittorio Emanuele - è pienamente operativa per tutte le domande riguardanti il mondo venatorio, dalla distribuzione delle tessere sino alle richieste del porto d’armi. Un punto di riferimento per i cacciatori dell’hinterland di Oristano e del Marghine Planargia. Una sede voluta e nata dai tantissimi appassionati dell’universo venatorio, convinti sostenitori delle tradizioni legate al territorio sardo e alla caccia. Gli obiettivi futuri della compagine? “Abbiamo come unico obiettivo la difesa degli interessi dei cacciatori sardi e di tutto quello che accompagna l’indotto collegato alla caccia”. sostiene Lino Fois, responsabile della nuova sede di Bosa.

3 1. La sede di Carbonia e sopra, la sede di Cagliari

2. Il Segretario regionale Gianni Mura

3. L’inaugurazione della sede di Carbonia

Aperte nuove sedi a Sassari, Carbonia e Bosa. Il quartier generale si trova a Cagliari in Via Monte Sabotino 31/A Per info Tel. e Fax 070 2776026 www.unionecacciatorisardegna.it unionecacciatorisardegna@gmail.com 2


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Organigramma

Armando Giuffarelli vice presidente regionale

Bonifacio Cuccu presidente regionale

Maurizio Vacca consigliere regionale

Franco Lecca consigliere regionale

Gian Paolo De Bei pres. prov. - Ca, delegato e cons. regionale

Giampaolo Sedda vice presidente regionale

Claudio Loya consigliere regionale


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Marco Albanella consigliere regionale

Gavino Piredda presidente provinciale OT

Alessandro Di Francesco presidente provinciale OR

Gianni Mura segretario regionale

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Agostino Landis consigliere regionale

Marco Loi consigliere regionale

Vittorio Giuffarelli segretario

Sergio Peltz responsabile prov. CI

Piero Cossa resp. prov. SS

Simone Di Martino presidente prov. OG

Massimiliano Zanda responsabile cinofilia

Francesco Manduzio presidente prov. NU


Il nostro impegno giornaliero per la caccia Attività di volontariato per la gestione delle problematiche venatorie Corsi per il conseguimento dell’abilitazione venatoria Corsi di formazione per assistenti di gara e giudici cinofili Assistenza legale Assistenza assicurativa Esposizione permanente di animali selvatici imbalsamati Locale della sede regionale a disposizione gratuita per organizzazione di incontri e dibattiti sulla caccia Supporto ad associazioni umanitarie e aiuti finanziari alla ricerca medica Aiuti ad agricoltori e allevatori vittime di calamità naturali Servizi volontari di vigilanza antincendio Convegni e seminari sulla sicurezza durante l’attività venatoria Campagne di sensibilizzazione e progetti per il contenimento di specie alloctone e invasive Contributi per l’abbattimento delle cornacchie grigie Incentivazione e rimborsi per la raccolta di bossoli e rifiuti dalle campagne Realizzazione di colture a perdere con distribuzione di semenze in tutta l’isola Progetti di ripopolamento per la selvaggina nobile stanziale Supporto logistico e collaborazione per censimenti e monitoraggi dell’avifauna migratoria Studi e monitoraggi per favorire il ripopolamento del coniglio selvatico Studi e approfondimenti su problematiche ambientali e sanitarie del territorio Attività e iniziative di promozione sociale (festa di S.Uberto, trasmissioni televisive spot ecc.) Creazione di comitati comunali faunistici volontari per la gestione del territorio Organizzazione e patrocinio eventi sportivi, cinofili, di tiro a volo e di tiro a palla NON LIMITARTI A SOTTOSCRIVERE UNA POLIZZA ASSICURATIVA COLLABORA CON NOI PER LA REALIZZAZIONE DEI NOSTRI PROGETTI

Unione Cacciatori di Sardegna Associazione venatoria riconosciuta con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n° 39 del 02/04/2008 Via Monte Sabotino, 31/A 09122 Cagliari - Tel. 070 2776026 Fax 070 2776026 www.unionecacciatorisardegna.it unionecacciatorisardegna@gmail.com


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