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iTalian agile days sulle orMe di danTe

Antonietta Fulvio

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Intervista ad Enza Leano Agile Developer & Padawan “

Agile Coach, tra i protagonisti di uno fra i tanti workshop presentati a Brescia il 14 ottobre 2022”

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Gli ItalianAgile Days sono la conferenza italiana più importante per la diffusione della metodologia agile. Si tengono ogni anno in una diversa città italiana e sono organizzati dallo IAM (Italian Agile Movement). La conferenza dura due giorni in cui vengono presentati workshop ("laboratori" interattivi) o talk (presentazioni frontali). L'edizione di quest'anno si è tenuta presso l'università degli studi di Brescia il 14 e il 15 Ottobre. La metodologia Agile nasce negli anni 2000 nell'ambito dello sviluppo software, i suoi creatori definirono i 4 valori e i 12 principi a cui ispirarsi per la creazione di prodotti software in un manifesto consultabile all’indirizzo: agilemanifesto.org. Il focus è sulle persone (team) che creano i prodotti e sul valore portato a chi li commissiona, basandosi su feedback continui, eccellenza tecnica e apertura ai cambiamenti. I team sono autoorganizzati e auto sufficienti, i rilasci di prodotto sono frequenti e di conseguenza anche i feedback. Si contrappone alla metodologia classica o a "cascata" che invece separa le fasi di raccolta requisiti, pianificazione, esecuzione e messa in esercizio del prodotto che allunga i tempi di feedback tra richiesta e prodotto creato ed è meno aperta ai cambiamenti in corso d'opera. Questa metodologia può essere applicata non solo ai prodotti software, ma in qualsiasi ambito in cui sono richiesti risultati veloci e di qualità in un contesto in continua evoluzione. Abbiamo avuto il piacere di con-

Enza Leano, foto di mario Bolignano versare con Enza Leano, Agile Developer & Padawan Agile Coach che come suggerisce il termine Padawan, attinto dalla saga di Star Wars, si sta addestrando con un Maestro Jedi. Sviluppatrice software da sempre, Enza Leano ha esperienza di ricerca sia in ambito accademico che industriale e ha partecipato all’edizione bresciana IAD 2022. «Da quando mi sono avvicinata all'Agile ho fatto miei i 4 valori e cerco di applicarli a prescindere dalla metodologia specifica. "Individuals and interactions over processes and tools" è il mio mantra! Dopo una carriera a scrivere codice ora sto seguendo la via della Forza per mettermi in gioco come Agile Coach.»

Chi sono gli agile Coach? «Gli Agile Coach guidano i team e le organizzazioni cui appartengono a seguire e implementare le metodologie agili.» In questa edizione dell’Italian Agile Days, tenutosi a Brescia lo scorso 14 e 15 ottobre, hai elaborato un progetto formativo innovativo che trae spunto dalla cantica più famosa del poema dantesco parafrasandone l’incipit: “Nel mezzo di cammin di nostra carriera, mi ritrovai in un progetto oscuro, ché l’agi-

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le via era smarrita… " . Perché il riferimento a Dante? «Con i miei colleghi Marco Zamprogno, Gianni Bombelli e il nostro coach Renato Brazioli, spesso ci siamo trovati ad affrontare situazioni lavorative, in diversi contesti, che avevano poco a che fare col mindset Agile. Situazioni e problemi che tendono a ripetersi nei progetti e che vanno a definire dei veri e propri anti-pattern: cose che è prassi che accadano ma che si sa che sono sbagliate. Un esempio di anti pattern è quando un cliente viene da te a commissionarti un prodotto e ti impone anche come farlo, nel caso software impone architettura e linguaggio di programmazione. Nell'editoria per esempio è imporre la copertina o il formato del libro. Abbiamo pensato di mettere insieme gli episodi di anti-pattern più frequenti in un solo progetto "impossibile" , un vero e proprio Inferno del mindset agile. Da qui l'ispirazione al sommo poeta e ai gironi infernali, che ha fatto così da ambientazione al gioco di ruolo che siamo andati a proporrei come workshop allo IAD.» Che nome avete dato al progetto e qual era il tuo ruolo? «Il progetto commissionato si chiamava Caronte, il cliente "Viaggi Ultraterreni" rappresentato dal famigerato Ingegner Lucifero e dal Dottor Minosse. I giocatori interpretavano il "team Dante" e io, che avevo il ruolo di fare da ponte tra il cliente e il team, guidandoli in questo inferno, interpretavo Virgilio.»

Una vera e propria guida per aiutare i componenti ad affrontare e superare diverse manifestazioni di anti-pattern assimilabili ai gironi dell’inferno. Un interessante gioco di ruoli, dunque, e una visione del gioco come metafora dell'esistenza. In fondo da soli non si va da nessuna parte... «Lo scopo del workshop è quello di far agire i partecipanti come team, sottoporli a sfide: eventi durante l'esecuzione del progetto che vanno a mettere in discussione i valori e i principi Agili, e far decidere a loro insieme, come team, quali sono le azioni da porre in essere, in linea con tali principi, per affrontare la situazione. Il gioco prevede anche un risultato di tali azioni dovuto alla casualità, un po' come nella vita, puoi fare la scelta giusta ma sei sfortunato e ti va male… o il contrario ovviamente!» Come si è svolto il gioco e con quali esiti finali? «In questo gioco non si vince e non si perde, né si gioca l'uno contro l'altro o tutti contro il narratore. Lo scopo è quello di riflettere sui vari anti-pattern e provare ad esaminare i valori e principi per affrontarli… il tutto divertendosi.»

Il titolo del workshop era “E quindi uscimmo a riveder le stelle” , il team Dante è riuscito a superare i gironi infernali? e soprattutto cosa si sono portati a casa i partecipanti? «Quello che spero si siano portati a casa i temerari giocatori, oltre a un esempio pratico di come mettere in campo i principi, è l'importanza di agire come squadra e affrontare le difficoltà, al di là del risultato.»

© 2001, gli autori sopraindicati

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il MisTero di san Mauro

Raffaele Polo

Per i luoghi del mistero andiamo nel Salento “ sulla rupe che sovrasta la costa e su cui si erge l’abbazia basiliana”

Erano gli anni Sessanta e ci prefiggemmo, ancorché ragazzini, di scoprire 'il mistero di San Mauro' , ovvero di accedere alla caverna principale tra quelle che erano sulla meravigliosa altura che domina il mare, proprio nei pressi della Montagna Spaccata, del lido Conchiglie e della baia di Gallipoli. Con un po' di timore, ci addentrammo nella impervia salita e la grotta, con l'apertura ostruita da sterpaglie cresciute in abbondanza, ci consentì uno scomodo ingresso ed un percorso di pochi metri: un muro di grosse pietre bloccava tutto, sicuramente eretto per mettere in sicurezza la grotta. Ma la delusione fu forte, chissà cosa immaginavamo di scoprire in quell'anfratto... Piuttosto, la chiesetta di San Mauro, ci ha sempre impressionato per la sua ubicazione e per la silenziosa, 44

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raccolta quantità di generi artistici e culturali che comprende. Completamente abbandonata sull'altura, si mostrava con il suo interno corroso ma nel quale affioravano immagini e pitture che parevano parlarci un linguaggio unico, segreto. Non so, adesso che la chiesa è stata riconosciuta meritevole di attenzioni e restauri, se conserva quell'austero fascino, un po' misterioso, che incuteva un certo timore in noi giovanissimi, tutti attenti ai racconti che ce la indicavano come luogo sicuramente testimone di quelle 'messe nere' il cui solo accenno ci incuteva paura... E poi, il saltuario apparire di bagliori isolati provenienti dall'interno della chiesa, ci faceva tralasciare la naturale curiosità, soprattutto nelle ore notturne. Abbiamo poi imparato che la costruzione dell’abbazia non ha una data certa. Le prime notizie si possono ricavare da un documento del 1149 e riguardano una donazione alla comunità monastica che aveva preso dimora sulle alture di Orthólithon, cioè “rupe dritta” . Si ha ancora traccia di ulteriori donazioni sino al 1331, poi più nulla.Tra l’altro le pergamene dell’epoca sono state smarrite: nel 1497 risultava già da tempo in stato di degrado e abitata solo dall’abate. Il monastero che doveva sorgere alle sue spalle, sulla parte più alta della rupe, ebbe la peggior sorte. Infatti nel 1567 era già ridotto in macerie e poco rimaneva degli edifici vicini. Ora non resta nulla, se non un cumulo di rocce e terra e conci di tufo sparsi un po’ ovunque. La chiesa all’interno è suddivisa in tre navate: le pareti e la volta mantengono ancora oggi vaste porzioni visibili e riconoscibili degli affreschi che una volta abbellivano in modo mirabile la piccola Abbazia. Lungo la navata centrale viene raccontata la vita di Gesù dalla sua nascita sino alla discesa al limbo. Sulle facce dei pilastri sono rappresentati numerosi santi, alcuni purtroppo non più riconoscibili, mentre altri è possibili identificarli grazie a dei cartigli in greco (vi è una rara immagine di san Niceta). Ma proprio in questa zona, un altro piccolo mistero è stato testimoniato anche da turisti, amanti dal trekking e dallo stesso 'Quotidiano' che, nel 2018, si è occupato della misteriosa sparizione dell'altalena che era diventata una tradizione, un punto di riferimento per gli amanti di questi luoghi. Come questa altalena si ritrovi sulla insenatura rocciosa tra Lido Conchiglie e Santa Maria al Bagno, è rimasto un vero e proprio mistero. Ed è un mistero la sua scomparsa quando, al pino centenario cui era stata assicurata, sono state lasciate solo le corde che la reggevano. E, ai numerosi tentativi di ripristino, è sempre succeduta una scomparsa misteriosa... Piccole cose, episodi minuti che, peraltro, ambientati in questa zona, fanno da corona ad un'altra 'stranezza': quella della 'pietra spaccata' unica impresa dell'uomo moderno che ha pensato di tagliare in due una 'montagna' per farci passare la strada costiera...

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