terra e fuoco ARTE CERAMICA IN ITALIA
ITALIAN CERAMIC ART
earth and fire
Mandragora
TERRA E FUOCO ARTE CERAMICA IN ITALIA EARTH AND FIRE ITALIAN CERAMIC ART Bruxelles, Palais de Charles Quint Sito archeologico di Coudenberg | Archaeological site of the Coudenberg Place Royale 10, 2-8 dicembre | December 2003
iniziativa a cura di | event organised by
Confartigianato
CNA
Artex
in collaborazione con | in collaboration with Associazione Italiana Città della Ceramica
nell’ambito di | in the context of
Progetto ACTA
coordinato da | coordinated by
Agenzia Polo Ceramico
finanziato da | funded by Ministero delle Attività Produttive
saggio introduttivo | introductory essay Gilda Cefariello Grosso coordinamento generale del progetto | project coordination Elisa Guidi, Artex - Centro per l’Artigianato Artistico e Tradizionale della Toscana coordinamento tecnico | technical coordination Studio LaVanguardia segreteria tecnica | technical secretariat Irene Bellomo, Francesca Bevilacqua, Artex - Centro per l’Artigianato Artistico e Tradizionale della Toscana progetto di copertina | cover layout Sabrina Sguanci, Artex - Centro per l’Artigianato Artistico e Tradizionale della Toscana Le fotografie riprodotte in questo volume sono state gentilmente fornite dagli artisti. The photographs in this volume were kindly supplied by the artists.
© 2003 Mandragora Mandragora s.r.l. piazza del Duomo 9, 50122 Firenze www.mandragora.it traduzione del saggio | introductory essay translated by Jeremy Carden redazione, grafica e impaginazione | editing, design and typesetting Monica Fintoni, Andrea Paoletti con la collaborazione di | with the collaboration of Michèle Fantoli, Luca Martelli Stampato in Italia | Printed in Italy ISBN 88-7461-045-9 Questo libro è stampato su carta TCF (totally chlorine-free). This book is printed on TCF (totally chlorine-free) paper.
TERRA E FUOCO ARTE CERAMICA IN ITALIA EARTH AND FIRE ITALIAN CERAMIC ART Bruxelles, Palais de Charles Quint Sito archeologico di Coudenberg | Archaeological site of the Coudenberg Place Royale 10, 2-8 dicembre | December 2003
Mandragora
Sono trascorsi ormai molti anni da quando cultura, economia e politica hanno avviato costruttive frequentazioni. Sovente, anche attraverso vie e forme diverse di eventi. Accadimenti che, come in questo caso, sempre più spesso prestano particolare attenzione alle sedi e ai luoghi di lavoro delle Istituzioni europee. Presentato a Bruxelles nel Palais de Charles Quint, quasi al termine di una Presidenza italiana del semestre europeo particolarmente impegnativa per le problematiche dell’Unione, il fatto culturale della Mostra “Terra e Fuoco. Arte ceramica in Italia”, per il tramite del linguaggio delle forme e dei colori della ceramica italiana, è qui a parlare del legame esistente d’ininterrotta continuità d’arte tra la storia delle botteghe artigiane di ieri e quella delle imprese, oggi. Una duplice e specifica attenzione, quindi, da parte del Ministero delle Attività Produttive: alla ceramica d’arte, in quanto attività produttiva, e alla promozione del marchio “Ceramica artistica e tradizionale”, apposto ai manufatti realizzati secondo i disciplinari di cui alla Legge n. 188 del luglio 1990 dalle imprese delle 33 Città di Antica tradizione ceramica. Di questa legge il Ministero e il Consiglio Nazionale Ceramico sono i custodi, e nell’adempimento delle finalità richieste, sono stati altresì promotori del concorso per l’istituzione dei marchi “Ceramica artistica e tradizionale” e “Ceramica di qualità”. Marchi che significano una connotazione di valori o specificità o qualità unite a precisi requisiti oggettivi, da promuovere attraverso le imprese e da affidare al valore creativo e d’arte di quanti continueranno a tramandare la tradizione; marchi, quasi come una rete di connessione per riunire gusto e stile, mito e mercato, in modo da far viaggiare insieme una preziosa sintesi di storia d’arte e di tradizione del patrimonio italiano, che significa memoria dei luoghi, identità, valore economico del fare ad arte. In quanto creatività e declinazione di sperimentazione, l’arte ceramica italiana contemporanea nel perimetro della mostra vuole essere momento da condividere con i nostri partner europei; al contempo, è comu-
Many years have passed since culture, the economy and politics began to keep constructive company, often at events of different types and forms. Occurrences which, as in this case, increasingly more often devote special attention to the cities where European institutions are based. In the venue of the Palais de Charles Quint, in Brussels, almost at the end of a particularly difficult semester during which Italy has held the presidency of the European Union, this exhibition, entitled “Earth and Fire. Italian Ceramic Art”, comes as a welcome cultural event: through the shapes and colours of Italian ceramic art, it expresses the artistic continuity that binds together the history of the artisan workshops of the past and that of present-day firms. The Ministry of Production Activities’ interest in this field is twofold: attention to artistic ceramics in as much as it is a production activity, and promotion of the “Ceramica artistica e tradizionale” (‘Artistic and Traditional Ceramics’) mark of quality that firms of the 33 cities with an ancient ceramics tradition apply to products made in compliance with the specifications of law no. 188 of July 1990. The Ministry and the National Ceramics Council are responsible for the observance of this law, and in order to fulfil its aims have promoted the competition to institute the “Artistic and Traditional Ceramics” and “Quality Ceramics” certifications. These certifications represent a number of values, specific characteristics and qualities, combined with precise requirements, to be promoted by firms and entrusted to the creative and artistic flair of those who will continue to pass on the tradition. They form a series of interrelating connections combining taste and style, history and trade, in such a way as to convey the invaluable synthesis of art history and tradition that is the Italian legacy—a sense of place, of identity, and the economic value of the art of making. In its creativity and experimentalism, this exhibition of contemporary Italian ceramic art is intended to provide a moment of sharing with our European partners. At the same time, it conveys the added value that pro-
nicazione del valore aggiunto che la promozione del marchio conferisce ai prodotti, e che il Progetto ACTA, assegnato per l’attuazione e il coordinamento all’Agenzia Polo Ceramico, ha il compito di realizzare nelle diverse componenti: culturale, scientifica, economica. Obiettivo di fondo perseguito con la parte di risorse destinate dal Ministero alla tutela e alla valorizzazione della ceramica artistica e tradizionale è quello di conseguire uno sviluppo di alto profilo e competitività, operando in una logica di sistema, e fidando, come punti forti d’intersezione e di sinergia, tanto nelle Associazioni di categoria rappresentative del settore, quanto nelle autonome funzioni del Consiglio Nazionale Ceramico e dell’Associazione Italiana Città della Ceramica.
motion of this certification gives to products, and that the ACTA Project, implemented and coordinated by the Agenzia Polo Ceramico (‘Ceramics Agency’), has the task of realising in its cultural, scientific and economic components. In funding the preservation and promotion of artistic and traditional ceramics, the Ministry’s fundamental objective is to enhance the profile and competitiveness of the entire sector, operating strategically and systematically, and relying on the trade associations concerned with ceramics as strong points of intersection and synergy, as well as on the autonomous contribution of the National Ceramics Council and the Associazione Italiana Città della Ceramica (‘Italian Association of Ceramics Cities’).
Roma, novembre 2003
Rome, November 2003
On. Mario Valducci Sottosegretario Ministero delle Attività Produttive
Hon. Mario Valducci Under-secretary Ministry of Production Activities
Nel ricchissimo panorama dell’artigianato artistico e tradizionale italiano un ruolo sicuramente di rilievo spetta, da sempre, alla ceramica. Un rilievo dovuto a più di un aspetto. In primo luogo per la diffusione che, sull’intero territorio nazionale, ha avuto ed ha la lavorazione della ceramica. Lo dimostrano gli oltre trenta Comuni che aderiscono all’Associazione Italiana Città della Ceramica, a testimonianza di un patrimonio di conoscenze, abilità, saper fare, che si collega poi, in maniera indissolubile, alla storia, alla cultura e alla tradizione produttiva del nostro territorio. In secondo luogo per l’importanza economica che, nel più generale contesto dell’artigianato e della piccola impresa, riveste la lavorazione della ceramica in termini di imprese, di addetti, di fatturato, di quote export. È quindi con estremo piacere ed entusiasmo che CNA, Confartigianato, Artex, in collaborazione con l’Associazione Italiana Città della Ceramica, nel quadro del Progetto ACTA coordinato dall’Agenzia Polo Ceramico e finanziato dal Ministero delle Attività Produttive ai sensi dell’art. 13 della Legge n. 273/2000 hanno deciso di dare vita alla mostra “Terra e fuoco. Arte ceramica in Italia”. Un’occasione unica non solo per presentare, nel cuore dell’Unione Europea, uno dei settori più qualificanti dell’artigianato artistico e tradizionale italiano, ma anche per offrire un omaggio simbolico ai tanti maestri artigiani che, della ceramica italiana, hanno fatto e fanno la storia. Proponiamo in questo catalogo della mostra le opere degli artisti esposte nella sezione “Ceramica d’arte e innovazione”. Nel rimandare alle interessantissime pagine introduttive di Gilda Cefariello Grosso, ci limitiamo a mettere in rilievo un aspetto che riteniamo fondamentale: la ceramica in Italia è certo storia, tradizione, rappresentazione di culture sedimentate nei secoli, ma anche profonda sensibilità, costante capacità di ricerca, forte propensione all’innovazione formale; in sintesi una
Ceramics has always played an extremely important role in the rich and varied panorama of Italian artistic and traditional handicrafts. Its significance can be ascribed to different factors. First among these is the remarkably widespread distribution of ceramic production, both in the past and the present, throughout Italy. Indeed, the more than thirty municipalities that belong to the Associazione Italiana Città della Ceramica (‘Italian Association of Ceramics Cities’) testify to a legacy of knowledge, skills and know-how which is indissolubly tied to the history, culture and traditional productions of our country. Secondly, in the more general context of handicrafts and small-scale business, ceramic production has great economic importance in terms of companies involved, number of people employed, sales and exports. It is therefore a great pleasure for CNA, Confartigianato and Artex, in collaboration with the Italian Association of Ceramics Cities, under the ACTA Project coordinated by the Ceramics Agency and funded by the Ministry of Production Activities in accordance with article 13 of law no. 273/2000, to organise the exhibition entitled “Earth and Fire. Italian Ceramic Art”. This is a unique opportunity to present, in the heart of the European Union, one of the most outstanding sectors of Italian artistic and traditional handicrafts. It is also an opportunity to offer a symbolic tribute to the many master craftsmen who have made, and still make, the history of ceramics in Italy. This catalogue shows works by the artists exhibiting in the “Artistic Ceramics and Innovation” section. Referring the interested reader to the introductory essay by Gilda Cefariello Grosso, we limit ourselves to emphasising one aspect we feel to be of fundamental importance: ceramics in Italy means, of course, history, tradition, the representation of centuries of culture; it also implies profound sensitivity, a constant desire to experiment, a strong propensity for formal innovation—it is, in a word, a fine art form expressing itself in many and varied ways.
felice forma d’arte, capace di manifestarsi nelle più varie forme espressive. Si tratta, infine, di un settore in cui vi è ancora molto spazio per l’innovazione di stile, di forma, di decoro e anche per l’impiego di nuovi materiali, e che quindi ben si presta all’inserimento di giovani che abbiano voglia e coraggio di sperimentare e realizzare la loro creatività.
Ivan Malavasi Presidente CNA
Luciano Petracchi Presidente Confartigianato
Finally, it is a sector where there is still plenty of scope for innovation in terms of style, form and ornamentation, as well as for the use of new materials. Ceramic art therefore represents a promising field of work for young people with the desire and initiative to experiment and to explore their creativity.
Ivan Malavasi President CNA
Luciano Petracchi President Confartigianato
Le produzioni ceramiche sono parte della storia dell’arte e della storia produttiva italiana fin dall’antichità: basti pensare agli splendidi buccheri di origine etrusca. Nel Medioevo l’arte della ceramica conobbe una nuova fase, grazie anche ai rapporti con la cultura araba mediata dalle produzioni spagnole che giungevano nei porti della penisola. Da allora vari centri di produzione si sono formati in Italia, ciascuno con le proprie caratteristiche formali, tecniche e tecnologiche. Da questa millenaria tradizione, uniformemente e largamente diffusa sul territorio nazionale, che costituisce a tutt’oggi una ricchezza inestimabile per l’Italia dal punto di vista culturale, artistico, economico e produttivo, sono nate esperienze innovative e creative di altissimo livello, tanto che non è fuori luogo parlare di ceramica d’arte italiana. Ceramisti artisti, creatori e scultori hanno svolto, in modo individuale o in rete, esperienze di sperimentazione materica e formale in cui la capacità tecnica trasfigura la materia giungendo ad espressioni artistiche universalmente riconosciute. Alcune di queste esperienze sono state raccolte in questo volume che, lungi dall’essere esaustivo, vuole in realtà rappresentare un primo passo verso la conoscenza e lo studio di questo universo multiforme in costante evoluzione, in cui arte, tecnologia e “mestiere” si fondono per dare risultati unici e preziosi.
Ceramics production has been a part of the history of Italian art and handicrafts since antiquity; one need only mention the splendid bucchero pottery made by the Etruscans. Ceramic art entered a new phase during the Middle Ages, thanks also to the influence of Arab culture mediated through Spanish artefacts arriving in Italian ports. From then on, centres of production sprang up all over Italy, each with its own formal, technical and technological characteristics. This centuries-old tradition is widely and uniformly distributed throughout the country, and is still of inestimable value to Italy from a cultural, artistic, economic and production point of view. It has given rise to innovative and creative work of the finest quality, and it is not therefore out of place to speak here of Italian artistic ceramics. Artists and sculptors working in the field of ceramics have experimented, both individually and collectively, with materials and forms, transfiguring the material through their technical ability and attaining universally recognised artistic expressions. Some of this work can be seen in this volume which, however, is far from being exhaustive. Indeed, this is only the first step towards a fuller knowledge of a multifaceted, constantly evolving world where technology and know-how come together to produce unique and invaluable results.
Franco Biagi Presidente Artex - Centro per l’Artigianato Artistico e Tradizionale della Toscana
Franco Biagi President Artex - Centro per l’Artigianato Artistico e Tradizionale della Toscana
ACTA è l’acronimo di “Azioni per lo sviluppo del comparto Ceramico italiano a Tutela dell’artigianato Artistico”. Una dizione che evidenzia un complesso corpus di interventi che prende il via proprio con questa prestigiosa esposizione e che nei prossimi mesi vedrà svilupparsi una fitta rete di iniziative quali fiere tematiche, mostre, seminari, convegni, corsi di formazione, master di perfezionamento, proposte di percorsi turistici ed enogastronomici articolati secondo due assi progettuali. Il primo riguarda la valorizzazione del marchio che identifica la ceramica artistica e tradizionale (CAT), che sarà oggetto di una massiccia campagna di informazione e di promozione, indirizzata sia ai potenziali acquirenti sia agli stessi addetti ai lavori. L’obiettivo è quello di sottolineare il valore aggiunto innescato dal “marchio doc” che, attestando l’origine dei prodotti, consente di preservarne le caratteristiche tecniche e artistiche divenute un patrimonio storico e culturale del nostro paese. Il secondo vedrà la creazione di un network di centri di promozione per l’artigianato ceramico (CPA) dislocati sull’intero territorio nazionale. Tali centri opereranno a favore dello sviluppo e dell’innovazione del settore ceramico artigianale per un supporto costante e settoriale, indispensabile sia sotto il profilo formativo sia per affrontare al meglio la sfida della valorizzazione del manufatto artigianale nel difficile confronto con un mercato sempre più globale.
ACTA is the acronym for “Azioni per lo sviluppo del comparto Ceramico italiano a Tutela dell’artigianato Artistico” (‘Initiatives in favour of the development of Italian ceramics and the safeguarding of artistic handicrafts’). This project includes a series of activities, starting with this prestigious exhibition and continuing, in the months to come, with a full programme of events including themed trade fairs, exhibitions, seminars, conferences, training courses, a Master’s programme, and proposals for tourist and wine-and-food itineraries. There are two main areas of planned activities. The first involves promotion of the “CAT” mark of quality that identifies artistic and traditional ceramics, which will be the subject of a major information and promotional campaign aimed both at potential purchasers and those working in the field. The objective is to highlight the added value of the mark of quality which, by certifying product origin, makes it possible to preserve the technical and artistic characteristics that have become part of the historical and cultural heritage of our country. The second area of concern involves the setting up of a network of centres to promote ceramic handicrafts (CPA), distributed throughout the country. These centres will strive to facilitate development and innovation in the whole ceramic handicrafts sector. This is indispensable to offer training and to face the challenge of promoting handicrafts in the difficult context of an increasingly global market.
Gian Nicola Babini Responsabile Progetto ACTA Agenzia Polo Ceramico
Gian Nicola Babini Director, ACTA Project Ceramics Agency
A nome dei Comuni di antica tradizione ceramica aderenti a questa Associazione desidero esprimere il più vivo compiacimento per questa iniziativa che tende a documentare in modo significativo, se pur non esaustivo, la produzione fittile degli artigiani-artisti di tutta l’Italia. È un’iniziativa che rende onore ai tanti che hanno scelto, anche ai nostri giorni, di spendere la loro vita e il loro talento su un’arte così antica, con un impegno che non sempre trova adeguato riscontro alle loro fatiche. Un impegno dunque che merita di essere valorizzato favorendo la conoscenza di quest’arte presso il grande pubblico, attraverso azioni supportate da finanziamenti adeguati, al fine di espandere il mercato. Col progetto ACTA, del quale questa mostra costituisce il primo passo operativo, si cerca di porre le premesse per il rilancio del settore artigianale ceramico, promovendo i marchi della “Ceramica artistica e tradizionale” e della “Ceramica di qualità”. È un progetto fortissimamente voluto dall’Associazione Italiana Città della Ceramica, nel perseguimento dei propri fini statutari, in collaborazione con le associazioni nazionali di categoria dell’artigianato ceramico, e per il quale dobbiamo gratitudine a tutti coloro che, nei loro rispettivi ambiti di impegno, si sono prodigati per la sua redazione, per la sua approvazione e per il suo finanziamento. Un ringraziamento particolare desidero esprimere al Ministro delle Attività Produttive e ai suoi validi collaboratori, e ai parlamentari che hanno accompagnato gli atti normativi e amministrativi che hanno consentito di raggiungere questo importante obiettivo. E desidero altresì ringraziare coloro che stanno procedendo alle fasi realizzative del progetto, e formulare per loro (e per noi tutti) i migliori auspici di una felice riuscita. Stefano Collina Presidente Associazione Italiana Città della Ceramica
On behalf of the municipalities with an ancient ceramics tradition that belong to this association, I wish to express the greatest satisfaction regarding this initiative, which seeks to offer a significant, albeit non-exhaustive overview of the creative output of artist craftsmen throughout the Italian peninsula. This initiative honours the many people that still choose to devote their lives and talent to such an ancient art, with rewards not always commensurate to their efforts. Their commitment deserves to be acknowledged by making this art more widely known amongst the general public through promotional initiatives supported by adequate financing, with a view to the expansion of this particular market. The ACTA Project, of which this exhibition represents just the first phase, seeks to lay the foundations for a revival of the ceramics sector, promoting the “Artistic and Traditional Ceramics” and “Quality Ceramics” certifications. This project has been strongly advocated by the Italian Association of Ceramics Cities, in pursuit of their statutory aims and in collaboration with the national ceramics trade associations. We are grateful to all those who, in their respective spheres of action, have taken the pains to draft, approve and finance the project. My special thanks go to the Minister of Production Acti vities and his competent staff, and to the Parliament members who tracked the normative and administrative acts that have made it possible to achieve this important objective. I also wish to thank all those responsible for the executive phase of the project, and to offer everyone involved the very best wishes for a successful outcome.
Stefano Collina President Italian Association of Ceramics Cities
CERAMICA ITALIANA MODERNA MODERN ITALIAN CERAMICS Gilda Cefariello Grosso
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Spiccato intento degli esemplari raccolti in questa mostra è di rappresentare ad ottimo livello molti degli aspetti innovativi della ceramica italiana degli ultimi anni. Le opere scelte definiscono in modo puntuale paradigmi di tendenze espressive e differenti modi di concepire e usare il materiale ceramico. In questa prospettiva generale si possono quindi individuare le firme di qualificati e assai noti maestri di grandissima tradizione ed anche esponenti di una nuova generazione che mostra straordinarie qualità tecniche e una raffinata sensibilità. Dall’analisi delle opere qui raccolte emerge la rappresentazione di una grande impronta culturale apportata da personalità che della ceramica hanno fatto un mezzo espressivo privilegiato. Attraverso esse è possibile osservare un panorama artistico dal tessuto totalmente diversificato, con formule maturate attraverso l’attuazione di percorsi in cui rimane come carattere costante una stretta connessione tra la necessità di sperimentare e una profonda e meditata riflessione sulla stessa operazione artistica. È forse anche per questo che gli esemplari presenti in mostra ci raccontano ancora una volta dell’itinerario difficile che un ceramista si trova a percorrere, tra sentimento, gusto della bellezza, relazione tra senso dell’arcaico e piacere grafico; in altri termini, del suo continuo rapportarsi tra l’intrinseca, primordiale espressività della terra manipolata e la capacità di piegarla a mezzo espressivo di un modo di fare arte. Di tutto ciò è radice un lontano pregiudizio che vuole la ceramica come materiale povero e quindi meno adatto di altri a raggiungere raffinate forme d’arte. Nulla di più errato. Solo l’affermazione del modernismo internazionale, nella seconda metà dell’Ottocento, aprì definitivamente un nuovo orientamento nel modo di intendere l’arte, e di conseguenza anche nella definizione dei mezzi espressivi. Mi sembra allora utile ripercorrere alcuni momenti essenziali che hanno dato la possibilità, anche in
The clear intent of this exhibition is to offer an insight into many of the innovative aspects of Italian ceramics that have emerged in recent years. The fine selection of works chosen for the show clearly delineate expressive trends and different ways of conceiving of and using ceramic materials. From this general perspective it is possible to identify the distinctive touch of skilled and illustrious exponents of a great tradition and that of a new generation blessed with extraordinary technical abilities and a sophisticated sensibility. Analysis of the works gathered together here reveals the significant cultural contribution of artists who have made ceramics their privileged means of expression. Through these works one can observe an extremely diverse artistic scene, with a range of expressive solutions resulting from the artists’ pursuit of paths of development invariably characterised by a close tie between the need to experiment and profound reflection on the artistic process itself. It is perhaps also for this reason that the items in the show speak to us once again of the difficult path facing a ceramist, made up as it is of a combination of feeling, a taste for beauty and the relation between a sense of the archaic and graphical pleasure. In other words, what is involved is a constant process of interrelating between the intrinsic, primordial expressiveness of moulded earth and the ability to bend it into an expressive means of a way of practising art. At the root of all this is a distant prejudice that views clay as a humble material less well-suited than other media to the achievement of refined art forms. Nothing could be more further from the truth. However, only when international modernism became established in the second half of the 19th century did a new orientation open up in the way of viewing art and consequently of defining its expressive means. It therefore seems useful to trace some of the essential phases that provided the possibility, also in Italy, of creating the es-
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Italia, di creare i contenuti essenziali per far crescere una linea di sviluppo artistico in senso moderno. L’affermazione delle arti applicate in Italia ha seguito, a partire dalla fine dell’Ottocento fino ad oggi, un faticoso processo evolutivo che ha assorbito schemi culturali di gran parte delle correnti artistiche moderne. In Italia la resistenza a tale processo è parsa più tenace che in altri paesi europei, e questo soprattutto per la presenza della ricchissima tradizione artistica del passato. A ben vedere, però, la difficoltà dell’affermazione delle diverse poetiche e vocazioni introdotte dalle estetiche di tendenza moderna non va fatta certo risalire agli “antichi”, ma alla modesta capacità di rinnovamento e apertura a nuovi schemi da parte degli operatori e della critica ufficiale, che non sapeva recepire i paradigmi espressivi di questi nuovi tipi di realizzazioni d’arte. La ceramica, in particolare, ha molto sofferto di ciò, soprattutto nel processo di affrancamento dallo storicismo ottocentesco che la vedeva soprattutto come strumento tecnico nelle mani del diffuso eclettismo. Nel nostro paese la ceramica è stata per troppo tempo considerata esclusivamente nella dimensione di prassi artigianale. Di fatto l’Esposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna di Torino del 1902 rappresenta il primo episodio ufficiale in Italia in cui si pongono con sistematicità le premesse per il superamento della concezione ottocentesca delle arti applicate. Per la prima volta, infatti, è ufficializzato un appello agli artisti affinché lascino le cosiddette arti maggiori per occuparsi delle arti decorative e si cimentino nel dare loro una nuova definizione in senso moderno. I risultati furono sicuramente interessanti, ma non ancora sufficienti per abolire le gerarchie delle differenti forme di arti. Doveva ancora passare del tempo perché venisse metabolizzata la consapevolezza che la qualità dell’opera d’arte è definita dai valori in essa racchiusi indipendentemente dal mezzo espressivo utilizzato. Un evento importante è di sicuro la costituzione, nel 1908, del Museo Internazionale delle Ceramiche a Faenza, che sorge proprio con lo scopo di raccogliere le più significative produzioni moderne internazionali affinché possano servire da confronto e stimolo per esperienze tecniche ed estetiche. Bisognerà attendere poi le Biennali monzesi negli anni Venti per trovare un forte impegno e una chiara definizione prospettica verso cui indirizzare le sorti delle arti applicate italiane, soprattutto per quello che riguarda i rapporti che intercorrono tra ideazione e materia. Ne è un esempio im-
sential foundations for the growth of a line of modern artistic development. From the end of the 19th century through to the present day, the applied arts in Italy have undergone a difficult evolutionary process involving the assimilation of the cultural frames of reference of the majority of modern artistic movements. However, in Italy resistance to such a process appears to have been stiffer than in other European countries, due above all to the presence of a glorious artistic tradition. But if one looks carefully, it is clear that the responsibility for the difficulty in introducing the different poetics and objectives of modern aesthetic trends should not be attributed to the ‘ancients’, but to the very limited capacity for renewal, and the lack of receptivity to new developments on the part of mainstream critics and those working in the field, who proved unable to grasp the expressive paradigms of new art forms. Ceramics has particularly suffered from this entrenchment, especially in freeing itself from 19th-century historicism, which viewed this particular art form as little more than a technical process infused with a widespread eclecticism. For far too long, ceramics in Italy was considered exclusively in terms of craft practices. The International Exhibition of Modern Decorative Arts held in Turin in 1902 was effectively the first official event in Italy to systematically pave the way towards overcoming the 19th-century conception of the applied arts. For the first time, in fact, an official appeal was made to artists to turn their attention from the so-called major arts to the decorative arts, and to redefine them in modern terms. The results were certainly interesting, but still insufficient to do away with the traditional hierarchy of art forms. More time was to elapse before it gradually sank in that the quality of a work of art is defined by its inherent values, quite irrespective of the expressive medium employed. One important event in this growing awareness was the establishment, in 1908, of the International Museum of Ceramics in Faenza, which was founded with the specific aim of bringing together examples of the most significant modern, international forms of production so that they might serve as a technical and aesthetic stimulus. Italian ceramics then had to wait until the Monza Biennali in the 1920s for a strong commitment and a clear definition of future perspectives towards which to direct Italian applied arts, above all regarding the relationship between concept and matter. One important example
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portante Arturo Martini. Nella Biennale monzese del 1927 Martini presenta un presepe in ceramica realizzato nella fabbrica La Fenice di Albissola e nel 1930, alla Triennale di Milano, propone una serie di figure di animali vedendo, come rileva Mario Quesada, «la ceramica quale mezzo espressivo ulteriore carpendo alla materia “nuova” tutta la duttilità possibile con la sua nota capacità di dare ascolto alla materia».1 Il recupero delle arti applicate registra un forte impulso verso una collocazione moderna anche nella stagione del futurismo. Ben rileva Enrico Crispolti che la ceramica viene praticata dai futuristi «in quanto strumento, tradizionalmente, di costruzione di oggetti di commercio pubblico, capaci quindi della maggiore penetrazione nel contesto quotidiano. La praticano si può dire sotto un duplice profilo. Quello della creazione-costruzione-produzione di oggetti d’uso capaci di una forte carica autorappresentativa in senso immaginativo-emotivo, cioè di una possibilità di essere veicoli di proselitismo futurista. E così realizzando una “ricostruzione” futurista dell’ambito dell’oggettistica e delle suppellettili dell’ambiente quotidiano. E quello (secondo profilo) della possibilità di sperimentare nuove soluzioni formali-decorative in un rinnovamento dall’interno (che è poi anche questo naturalmente una “ricostruzione”) della produttività artigiana, recuperandone e rinnovandone creativamente il patrimonio di sapienza tecnologica».2 Ci sentiamo di condi videre con convinzione il pensiero del Crispolti anche perché sintetizza con puntualità lo spirito che aveva penetrato l’azione dei futuristi. Ricordiamo che nel 1938 avviene la stesura del Manifesto futurista della ceramica ad opera di Filippo Tommaso Marinetti e Tullio d’Albisola. In esso è contenuto il programma e, con grande evidenza, si precisa che «risulta cretina e antipatriottica qualsiasi speranza di ritorno ad ibridismi e statiche classicheggianti»;3 quindi si prosegue dichiarando che «I futuristi creatori di aeroceramiche conoscono il corpus vasorum tutta la porcellana dell’oriente gli unguentari riflessati dei barbari le ciottole dei negri e degli indii e valutano la risplendente maiolica classica italiana primato mondiale indiscusso. Tutto ciò non per imitare ma per dimenticare e superare e rovesciare idee e tecniche di ogni segreto ceramico col Nuovissimo l’Originalissimo e il Maivisto che appare nel fuoco con le ceramiche futuriste di Tullio d’Al bisola nel 1925».4 Ma anche i futuristi più rivoluzionari per realizzare i loro progetti innovativi si debbono av-
was offered by Arturo Martini. In the 1927 Monza Biennale, Martini showed a ceramic crib produced in the La Fenice factory at Albissola. This was followed, in 1930, by a series of animal figures at the Milan Triennale; as Mario Quesada notes, “with his well-known capacity to respond to matter”, the artist relates to ceramics as “an additional expressive means that draws out all possible malleability from ‘new’ matter”.1 A powerful impetus towards the renewal of—and a more modern approach to—the applied arts was also provided by Futurism. As Enrico Crispolti has clearly pointed out, ceramics was practised by the Futurists “insofar as it was traditionally a means of constructing items for sale to the public, and there was therefore scope for greater penetration into the context of everyday life. One can say that they practised it from a dual perspective. There was interest in the creationconstruction-production of functional objects with the potential for a strong dose of imaginative and emotional self-representation—objects, that is, with the possibility of being vehicles of Futurist proselytism, thereby realising a Futurist ‘reconstruction’ of the objects and ornaments found in people’s everyday environments. The second area of interest was the possibility of experimenting with new formal and decorative solutions in a renewal from within—and this too is, of course, a ‘reconstruction’—of craft production, recovering and creatively renewing the legacy of technological knowledge”.2 We feel able to share Crispolti’s thinking on this issue with conviction, because it accurately captures the spirit of the Futurists’ activities in this field. It is worth recalling that the Futurist manifesto of ceramics was drawn up in 1938 by Filippo Tommaso Marinetti and Tullio d’Albisola. This contained a programme that stated, with great emphasis, that “any hope of a return to hybridism and classical-style staticism is stupid and unpatriotic”.3 It then goes on to declare that “the Futurist creators of aeroceramics are familiar with the corpus vasorum all the porcelain of the East the reflecting unguent pots of the barbarians the bowls of the Negroes and Indios and consider the splendid Italian classical maiolica to possess an indisputed world primacy. All of this is not to imitate but to forget and move beyond and overthrow ideas and techniques of all ceramic secrets with the Very New Very Original and the Never-before-seen which appeared in the fire with the Futurist ceramics of Tullio d’Albisola in 1925”.4 But even the most revolutionary
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valere della consolidata esperienza di imprese ceramiche, e quella di Mazzotti ad Albisola o quella faentina di Riccardo Gatti ne sono un esempio notevole. La ceramica affascina con sempre maggiore peso la curiosità e l’azione di molti artisti. Alla Triennale del 1951 Ponti rileva come le ceramiche moderne italiane «son votate più all’arte che all’uso».5 Nella recensione della manifestazione Ponti analizza i progressi di questo settore: «Oltre la ricchezza prodigiosa di un artigianato distribuito in vari suoi territori e paesi e terre sacre alla ceramica […] l’Italia aveva già anche prima del clamoroso episodio picassiano i suoi precursori nel fausto sposalizio fra ceramica e artisti modernissimi, che della ceramica moderna italiana han rappresentato la più vivace e valorosa avanguardia. Le prime nozze sono avvenute in Albisola officiante Tullio Mazzotti, e precursori sono stati il grande Arturo Martini, Fancello […] e Lucio Fontana – tre scultori. E accanto a loro presto si sono aggiunti altri scultori di fama, da Fausto Melotti a Leoncillo Leonardi […] ad Agenore Fabbri e un pittore: Aligi Sassu».6 Ma è con l’arrivo dell’Informale, negli anni Cinquanta-Sessanta, che la ceramica si afferma soprattutto come mezzo espressivo ideale per la sua plasmabilità e perde sempre più la sua prerogativa secolare di elemento adatto a costruire solo oggetti d’uso per divenire sempre più un mezzo di espressione d’arte. «Appunto per il suo portato specifico», rileva con puntualità Luciana Martini, «l’esperienza informale è stata per i ceramisti uno strumento per conquistare, con forza ben maggiore di quanto non fosse stato per l’astrattismo prebellico, prolungatosi in divulgazioni a carattere piacevolmente decorativo, un’autonomia espressiva non facile in una tecnica che persegue per tradizione per lo più fini estetico-funzionali. Così un aspetto della storia della ceramica informale coincide con la presa di coscienza, da parte degli artisti, di un nuovo tipo di attualità del materiale, della ceramica come tecnica autonoma, distinta da un tipo di elaborazione legata al design e alla produzione di oggetti a scopo funzionale, che porta con sé una problematica di carattere diverso».7 Proprio dal quadro sopra delineato è possibile rilevare elementi ancora vivi nelle opere degli artisti contemporanei raccolte in questa mostra. Ci è sembrato utile sottolineare prima pochissimi elementi storici e problematici perché così risulti più facile evidenziare la loro personalità dalla lettura delle opere esposte.
Futurists had to draw on the consolidated experience of ceramic firms in order to realise their innovative projects; Mazzotti’s works at Albisola and Riccardo Gatti’s factory in Faenza are good examples. Ceramics increasingly aroused the curiosity of many artists who decided to work in the field. At the 1951 Triennale, Ponti noted that modern Italian ceramics “is directed more towards art than towards use”.5 In his review of the event, Ponti analysed progress in this sector: “Besides the prodigious wealth of a craft tradition distributed in various areas, towns and holy lands of ceramics […] Italy already had its own precursors before Picasso’s sensational arrival on the scene, in the propitious union between ceramics and modern artists, who were the lively and bold avant-garde of modern Italian ceramics. The first wedding took place in Albisola, officiated by Tullio Mazzotti, and the precursors were Arturo Martini, Fancello […] and Lucio Fontana—three sculptors. They were soon joined by other eminent sculptors, ranging from Fausto Melotti to Leoncillo Leonardi […] and Agenore Fabbri, and by a painter: Aligi Sassu”.6 But it was with the onset of Art Informel in the 1950s and 60s that ceramics established itself as an ideal means of expression, chiefly due to its malleability; it gradually lost its centuries-old reputation as something that was only suitable for making functional objects, and increasingly became a form of artistic expression. As Luciana Martini perceptively notes, “because of its specific qualities, the Art Informel period was an opportunity for ceramists to establish, with much greater force that had been the case with prewar abstractionism, an expressive autonomy hard to achieve in a technique that by tradition chiefly pursues aesthetic-functional ends. It was even possible to indulge in some pleasantly decorative work to popularise the medium. One aspect of the history of Art Informel ceramics thus coincides with the recognition, on the part of artists, that the medium had a new topicality, that ceramics was an autonomous technique distinguished by working methods tied in with the design and production of functional objects, with the different kinds of problems that this brings”.7 On the basis of the historic framework outlined above it is possible to note that certain features are still alive in the works of the contemporary artists featured in this show. It seemed useful to start by mentioning just a few historical points and issues, because this
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Vediamo nell’operato degli artisti presenti in mostra, amalgamate e diversamente assimilate, conquiste che i vari periodi storico-culturali precedenti hanno portato con sé. Sicuramente per tutti rimane fondamentale una perfetta intesa con la materia, e da essa ognuno trae, o in estroflessioni di forme o in silente compostezza, il proprio fare artistico. E così, ad esempio, nella complessa personalità artistica di Marcello Fantoni, attivo nel settore ceramico dalla fine degli anni Venti, troviamo il riflesso di numerose tendenze artistiche: dall’ascendenza trecentesca di matrice toscana delle sue prime opere alle successive espressioni dove forma e colore si traducono in volumetrie dalle evidenti stilizzazioni. Quest’ultima tendenza ha caratterizzato gran parte dell’opera di Fantoni, che si contraddistingue per la ricchezza cromatica e lo spessore degli smalti. Nella sua vasta e articolata produzione non mancano richiami a elementi della natura, come le grandi sculture dalla solida impostazione che ricordano rocce cariche di vigore e di potenza. Di grande interesse sono le opere di Carlos Carlé, che rivelano una scrupolosa ricerca delle proporzioni delle masse. Gli impianti strutturali mostrano un’equilibrata compostezza formale dove le scansioni volumetriche divengono articolazioni da cui, sebbene con ritmi calibrati, la materia sprigiona la sua potenza e spressiva. È un linguaggio che, nella rudezza delle superfici o nelle fenditure, rievoca memorie arcaiche tradotte non senza una nota di vibrante emozione. La propensione per impianti rigorosi caratterizza anche l’opera del faentino Emidio Galassi. Egli infatti adotta spesso forme geometriche elementari che vengono organizzate in ordinati complessi compositivi. Le linee di connessione divengono importanti, assumendo il ruolo non di semplici giunzioni, ma di vere e proprie linee direttrici di un dinamico sistema interno. La sapiente calibratura dell’alternarsi dei pieni e dei vuoti stabilisce poi in tutto il complesso compositivo un vivificante rapporto tra luce e ombra. L’elaborazione di belle forme studiate con effetto di levità è caratteristica delle opere di Giovanni Cimatti. Esse occupano lo spazio circostante diffondendovi, senza aggressione, il loro equilibrato senso dinamico che nasce anche da un’opportuna trattazione della superficie articolata da una fitta tramatura, in modo da offrire con i suoi raffinati segni grafici una resa di orga nica vitalità. Con Riccardo Biavati siamo condotti in un mondo arcano, magico. Le sue opere, compostissime
makes it easier to gain an insight, through a reading of their works, into the inspiration and influences that informed the artists. The developments brought about by previous historic and cultural periods have been combined and assimilated in different ways in the work of these artists. But there is one fundamental thing they undoubtedly all share—a perfect and intimate familiarity with their material. This lies at the very heart of the artistic practice of everyone present in this show, whether it is expressed in outward-looking forms or in silent composure. So, for example, in the complex artistic personality of Marcello Fantoni, active since the end of the 1920s, we can find traces of a number of artistic trends, ranging from early work characterised by the influence of tradition—particularly 14th-century Tuscan art—to later work where form and colour are translated into markedly stylised volumes. The latter has been a regular feature of much of Fantoni’s work, which is distinguished by its richness of colours and the thickness of its glazes. In his extensive and multifaceted pro duction there is no lack of references to natural elements—for instance the solid, large-scale sculptures that recall rocks charged with vigour and power. Also of great interest are the works of Carlos Carlé, which display a scrupulous attention for the proportion of masses. The structures display a balanced formal composure where the disposition of volumes is articulated in such a way as to release their expressive power, albeit with measured rhythms. With its rough surfaces and fissures, this artistic syntax reevokes archaic memories that are rendered not without a vibrant note of feeling. The propensity for rigorous patterns also characterises the work of the Faenza artist Emidio Galassi. He often adopts elementary geometric forms organised into ordered compositional units. The connecting lines are important here—not simply joins, but the major axes of a dynamic internal system. The careful balance in the alternation of full and empty volumes then establishes a lively relationship between light and shade in the composition as a whole. A characteristic feature of the work of Giovanni Cimatti is the light touch with which he creates beautiful forms that occupy and spread into the surrounding space unaggressively. Their balanced sense of dynamics also stems from an appropriate, densely hatched treatment of the surfaces, which offer a sophisticated rendering of organic vitality. Meanwhile, Riccardo
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nelle strutture, offrono la piacevolezza di un mondo che si scopre a poco a poco o forse che non ha fretta di mostrarsi subitaneamente, ma che poi si ricompone in un’immagine unitaria dove gli elementi sintattici sono la testimonianza di un processo creativo altamente ponderato. Costruzioni formali altamente suggestive, che sfuggono ad intenzioni convenzionali, sono il punto centrale del linguaggio espressivo di Goffredo Gaeta. Vi è in queste forme, caratterizzate a prima vista da rigorosa semplicità, una complessità che spesso traspare dall’inclusione di varie tipologie di materiali e dove gioca un ruolo importante la studiata scelta cromatica. Anche in Mirta Morigi diviene importante la definizione di un apparato cromatico che tende a disporsi sulla superficie ora con uniformità o in fluide striature. Le forme dei suoi esemplari, indipendentemente dalle loro dimensioni, presentano una grande energia e talvolta divengono un vero e proprio habitat per piccoli animali che si arrampicano sulle sagome disponendovisi variamente fino a costituire con esse un corpo unico. Nella ricerca di Guido Mariani è presente una necessità di imprimere alla materia sollecitazioni che ne rafforzino con energia la collocazione nello spazio. Nel suo percorso artistico non manca una notevole carica ironica, ricercata soprattutto nel recupero della quotidianità dando vita a composizioni curiose e originali. Gli oggetti proposti dalla Bottega Gatti catturano l’attenzione con le loro notissime iridescenze. Caratteristici di questa famosa bottega faentina sono infatti i pezzi a riflessi metallici: la loro produzione, iniziata fin dal periodo della fondazione della fabbrica, nel 1928, continua ancora oggi, attraverso studiati aggiornamenti che integrano la produzione originaria con esemplari di grande pregio che ben rispondono alle esigenze estetiche contemporanee. Del tutto immerso nel binomio tradizione-innovazione è l’interesse di Giacomo Alessi. Il recupero della tradizione calatina, infatti, non è per lui di sicuro uno scadimento nel folkloristico, ma un iter che passa attraverso una visione ampia della storia della Sicilia. A dimostrazione di ciò, per esempio, l’opera “Cupole e minareti” ben traduce il messaggio di una espressione di multietnicità e di convivenza di culture e religioni differenti, così come racconta da molti secoli la storia della Sicilia. Ogni singolo elemento della composizione è prodotto al tornio, recuperando l’antica operatività del vasaio. Articolate da costolature e finissimi decori, queste strutture si collocano con i loro
Biavati takes us into an arcane, magic world. Characterised by great structural composure, his works offer the pleasure of a world that opens up bit by bit, which is perhaps in no haste to reveal itself all at once, but which then comes together into a harmonious image whose syntactic elements bear witness to a deeply pondered creative process. Highly suggestive constructions that elude conventional intentions lie at the heart of the expressive language of Goffredo Gaeta. Although at first sight his works appear to be marked by a rigorous simplicity, there is a complexity about them that often transpires from his use of a variety of materials and where an important role is played by his careful selection of colour. Definition of chromatic values is also important in the work of Mirta Morigi, where colour is distributed onto surfaces at times in a uniform fashion, at others in fluid striations. The forms of her works, irrespective of their dimensions, are charged with energy and sometimes even become a full-blown habitat for small animals, which climb onto the shapes, distributing themselves in various ways and blending in with them to become one body. The work of Guido Mariani displays a need to impress into clay impulses that energetically reinforce the spatial organisation of the work. In addition there is no shortage of irony in his artistic output; this can be seen above all in a revival of the everyday, giving life to curious and original works. The objects presented by the Bottega Gatti capture the viewer’s attention with their well-known iridescence. Indeed, a characteristic feature of this famous Faenza-based workshop are pieces shot through with metallic reflections. The workshop has been in active production since it was founded in 1928, and continues to evolve today, combining production of original pieces with fine new work responding to contemporary aesthetic tastes. The work of Giacomo Alessi is deeply informed by tradition and innovation. The revival of the Caltagirone tradition is by no means a slide into quaint folklore, but a process encompassing a broad view of the history of Sicily. One demonstration of this is the work entitled “Domes and Minarets”, which effectively conveys the message of an expression of multiethnicity and a coexistence of different cultures and religions, as revealed by many centuries of Sicilian history. All the elements of this pieces are produced on the potter’s wheel, thereby reviving the ancient dexterity of the potter. Featuring ribbing and sophisticated decora-
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rigorosi impianti nello spazio creando un’immagine suggestiva. Scansioni temporali di un lontano passato rivivono così anche attraverso particolari come i fini segni dell’apporto pittorico che definisce un’immagine originale e attualissima, da cui è ben evidente tutta la tensione emotiva del percorso creativo. Anche nelle opere di Angelo Sciannella affiorano la storia e la tradizione dell’antica civiltà sarda. Gran parte della sua ricerca infatti è rivolta al recupero di modelli arcaici della civiltà nuragica; parallelamente a questo però Sciannella coltiva una meticolosa attenzione nello studio delle potenzialità della tradizione della ceramica popolare. Ne sono splendido esempio le figure dei Re Magi nelle quali rivivono sapientemente filtrati i moduli decorativi della ceramica oristanese. Anche nelle opere di Sergio Scognamiglio troviamo l’impronta di una tradizione popolare. Le morfologie dei pezzi vengono però rielaborate con notevole libertà di espressione e spesso ad esse sono accostati smalti che vanno ben oltre la dimensione decorativa per tradurre anche sensazioni tattili. Nelle elaborazioni di Lucio Liguori la materia diviene elemento flessibile che si articola in forme leggere ma animate da un ritmo intenso. L’intero impianto costruttivo, benché regolato da una necessità di ordine e spesso di simmetria, riesce ad emanare effetti di dinamica vitalità. L’esperienza stilistica di Pasquale Liguori si rivela soprattutto nell’essenzialità delle forme, che uniscono da un lato la fantasia creativa dell’autore e dall’altro la sua predilezione per un trattamento della materia dal carattere scabro tanto da sembrare voler sintetizzare lo spirito di plastiche arcaiche. L’attenzione di Giulio Busti per la ceramica prende le mosse da una rivisitazione del tutto personale di forme consuete, e possiamo incontrare allora compostissime forme di vasi dalla robusta linea che emergono da avvolgenti panneggi. Molto interessanti sono alcune forme come teiere su cui egli agisce in maniera fantasiosa con un complesso cromatico dalle suadenti tonalità che si distribuiscono sulla struttura articolate in linee dal flusso fiammante o in complessi filamenti, originando così particolari effetti decorativi. Di Alessio Tasca ben rilevava Enrico Crispolti: «Così che la trafila, del tutto marginale altrimenti, e accessoria, nel lavoro del ceramista, sostanziale invece nella produzione industriale del cotto edilizio, è diventata per Tasca lo strumento di una nuova possibilità d’articolazione strutturale dell’evento plastico-ceramico, al di là (ma anche entro) l’ambito oggettistico,
tive work, these structures, with their rigorous compositional patterns, are distributed in space to create a highly suggestive image. The temporal rhythms of a distant past come to life again through details such as the fine painterly brushstrokes that outline an original and contemporary image, which clearly reveals the emotional tension of the creative process. The history and traditions of an ancient civilisation, this time Sardinian, also emerge in the works of Angelo Sciannella. Much of his work is directed towards reviving archaic models of nuraghic civilisation; alongside this, however, Sciannella devotes meticulous attention to studying the potential of the popular tradition of ceramics. Splendid examples of this are the figures of the Wise Men, where one can see a carefully filtered revival of the decorative motifs to be found in the ceramic tradition of Oristano. Traces of a popular tradition can also be found in the works of Sergio Scognamiglio. However, his shapes are reworked with considerable expressive licence, and are often accompanied by glazes that extend well beyond the purely decorative and into the realm of tactile sensation. In the work of Lucio Liguori, matter is a flexible element articulated into forms that are light yet animated by an intense rhythm. The structural qualities of his works, though regulated by the need for order and often for symmetry as well, succeed in emanating effects of dynamic vitality. The stylistic experience of Pasquale Liguori reveals itself above all in the essentiality of forms, which combine the artist’s creative imagination and a fondness for a rugged treatment of the material that seems to express a wish to encapsulate the spirit of archaic models. Giulio Busti’s approach to ceramics is based on an entirely personal revisitation of habitual forms; this results in highly composed forms of vases with solid, clearly delineated lines emerging from the enfolding drapery. Of particular interest are certain teapot forms, where he exercises his imagination with a complex range of colour characterised by attractive tonalities distributed on the surfaces in bright flowing lines or complex filaments to create particular decorative effects. As regards Alessio Tasca, the following comment by Enrico Crispolti seems particularly pertinent: “The die, which is otherwise an entirely marginal accessory in the work of the ceramist, yet is of central importance in the industrial production of building bricks, has become for Tasca the means for a possible new structural articulation of the three-dimensional ceramic work; this goes
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sempre più consapevolmente insinuandosi, oltre questo, in possibilità di scultura».8 Le sue opere, ottenute per estrusione, sono ricche di intensi effetti chiaroscurali, dove anche per una opportuna dosatura di materiali diversi si ottiene un particolare apparato cromatico che va da sovrapposizioni di toni cupi al fluire di calde tonalità avorio. Il risultato ottenuto è di grandissimo effetto, perché il ritmo narrativo si sviluppa lungo un percorso che viene cadenzato anche dall’alternarsi dei vari strati cromatici. L’opera di Federico Bonaldi, ricca di fantasiose variazioni, riesce sempre a sorprenderci per gli aspetti inusuali del linguaggio adottato per definire anche i più semplici elementi compositivi tratti dalla quotidianità o dal mondo della natura. Bonaldi ha la capacità di trovare soluzioni altamente innovative offrendo nelle sue rappresentazioni una forza espressiva non comune. L’apparato cromatico, orchestrato in modo sapiente, contribuisce a creare un tramite di intesa dialettica all’interno della costruzione. Non minore è certo il fascino di opere dalle articolazioni strutturali meno marcate come certi vasi di notevole linearità: in essi Bonaldi fa vivere le superfici avvolgendole con motivi arabescati che arricchiscono l’esemplare di eleganti sigle grafiche. Dalla raffinatezza e profondità delle ricerche di Giuseppe Lucietti emergono elementi del tutto peculiari per originalità, che sembrano risolversi in maniera lieve in un gioco di filamenti, ragnatele o strati polverosi sostenuti da lastre di spessore minimo. Con virtuosistica perizia egli sa trarre dalla porcellana una forza espressiva stupefacente e, come ben sottolinea Nico Stringa, «questo riaffiorare, con Lucietti, della vena informale, in un momento così lontano dagli anni ’50-’60, più che un attardarsi stilistico, lo leggerei come l’inevitabile apparizione di quello che poteva essere, ma non è stato, quasi un lasciar fare alla materia ciò che prima non le è stato concesso».9 Anche la creatività di un altro veneto, Vittore Tasca, è sostenuta da un fine senso decorativo. Le sue lastre manifestano un’impostazione altamente ordinata nel disporre i delicati arabeschi degli intagli da cui scaturiscono motivi costruiti con elegante sintesi formale. Nonostante la delicatezza e la liricità di certi impianti, dalle opere di Vittore Tasca traspare con efficacia una espressività ricca di energia. Una variatissima ricchezza di sperimentazioni si riflette nelle opere di Alfredo Gioventù, dove è palese l’attenzione a quei particolari significati che la materia può rivelare. Egli plasma le forme con docile riflessio-
beyond (but also takes place within) the field of decorative objects, and works its way every more consciously beyond this into the potential for sculpture”.8 His works, obtained by extrusion, possess a wealth of intense chiaroscuro effects; with a careful dosing of different materials, he obtains a particular consistency and pattern of colour, ranging from the juxtaposition of dark tones to the flow of warm ivory tonalities. The results are extremely effective, because the narrative rhythm develops along a path that is also marked by alternating layers of different colours. Full of imaginative variations, the work of Federico Bonaldi always succeeds in surprising us with the unusual aspects of the artistic language used to define even the simplest compositional elements, drawn from everyday life or the natural world. Bonaldi has the capacity for coming up with extremely innovative solutions, infusing his work with an uncommon expressive force. The skilfully orchestrated pattern of colours contributes to creating a dialectic interaction within the construction. No less fascinating are his less markedly structured works, for instance some of his highly linear vases; in these Bonaldi brings the surfaces to life, encircling the vase with arabesque motifs that enrich it with elegant graphic signs. From the sophistication and depth of Giuseppe Lucietti’s research emerge highly distinctive original features; these take the form of a light play of filaments, spiders’ webs or dusty surfaces supported by slabs of minimal thickness. With virtuoso skill, he succeeds in extracting incredible expressive qualities from the porcelain and, as Nico Stringa emphasises, “the reappearance, with Lucietti, of the Art Informel vein in a period so distant from the 1950s and 60s is perhaps best interpreted not as a stylistic hangover, but as the inevitable appearance of what might have been; it’s almost as if matter has been left to do what had not previously been conceded to it”.9 The creativity of another ceramist from the Veneto, Vittore Tasca, is accompanied by a fine eye for decorative effect. His quite original slabs display a highly ordered approach in their arrangement of the delicately carved arabesques from which there stem motifs designed with elegant formal synthesis. Despite the delicate and lyrical nature of certain pieces, what emerges in a highly effective way from Tasca’s work as whole is a richly energetic expressiveness. An extremely varied experimentalism can be seen in the works of Alfredo Gioventù, where obvious atten-
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ne proponendo effetti di superfici ora lisce e scorrevoli, accarezzate dalla tenue cromia degli smalti céladon, oppure ruvide e corrose, o anche coperte da soluzioni decorative centrate su un dinamico complesso grafico dal segno incisivo. Effetti di superfici di grande resa decorativa sono anche le proposte di Enzo Caruso. Ricordiamo le sue forme ovoidali dalle morbide curve coperte quasi interamente dalle irregolari colature di spessi smalti. Personalità assai complessa risulta quella di Bruno Gambone. Nella formulazione della sua creatività egli elabora un particolare linguaggio che esprime, attraverso invenzioni formali dalle variate morfologie, una finissima calibratura dei ritmi volumetrici e un’accordatura cromatica di inusuale sensibilità. Nelle sue opere nulla è dovuto ad eventi casuali: ogni momento del processo creativo, anche il minimo particolare, viene sapientemente ponderato. Caratteristica peculiare di Gambone è la sua coinvolgente e continua evoluzione, che lo porta a maturare nuove armonie e nuovi ritmi condotti sempre con perfetti equilibri. Nelle forme proposte da Riccardo Gori, la sapiente costruzione al tornio denota la volontà di collegarsi ad una prassi artigianale di secolare memoria. Partendo spesso da questo, egli elabora un indirizzo che lo porta a conferire alle sue opere espressioni del tutto nuove, per esempio attraverso l’adozione di originali soluzioni che interessano zone limitate dell’opera, oppure di scelte cromatiche opportune. Per Alessio Sarri ricercare da repertori tipologici consueti è anche un punto di partenza per giungere a determinare un rinnovamento delle forme degli oggetti d’uso. Le sue realizzazioni mostrano, nella loro semplicità strutturale, una linea elegante ben sottolineata dalla sapiente calibratura degli smalti e si pongono come efficaci espressioni di una moderna sensibilità. Un orientamento diverso caratterizza l’opera di Daniela Chinellato, che focalizza la sua attenzione in particolar modo su elementi del contesto urbano, come i palazzi, o su simboli del mondo industriale come ad esempio le ciminiere fumanti delle fabbriche. Le sue costruzioni hanno l’impostazione solenne delle cattedrali, anche se mantengono una notevole essenzialità formale su cui si innestano effetti di grande resa realistica come le scrostature o la rudezza delle superfici. Nel percorso intrapreso da Nicola Boccini la materia si trasforma con fantasia creativa per ritornare talvolta a costituire primordiali superfici magmatiche dalla riverberante luminosità. Nella sua
tion is given to the particular meanings that the material can express. He moulds his forms with easy reflection, producing effects that are sometimes characterised by smooth, flowing surfaces caressed by the gentle colours of celadon glazes, sometimes by rough, worn surfaces. On occasion they are even covered by decorative elements centred on a dynamic, graphically incisive composition. Highly decorative surface effects can also be seen in the work of Enzo Caruso. Here it is worth mentioning his egg-shaped forms, the soft curves of which are almost entirely covered by the irregular drip effect of thick glazes. The work of Bruno Gambone is highly complex. In giving expression to his creativity, he develops a distinctive artistic language that expresses, through variously shaped forms, an extremely fine balance of volumes and an unusually sensitive matching of colours. There is nothing casual about his work: every aspect of the creative process, even the smallest detail, is carefully pondered. One particular characteristic of Gambone’s work is its constant and fascinating evolution, which leads him to develop new harmonies and perfectly balanced rhythms. The ceramic forms presented by Riccardo Gori are all carefully produced on the potter’s wheel, revealing a desire to remain bound to a craft practice dating back centuries. He often starts from this to develop a line of work that leads him to confer an entirely new expressiveness on his pieces, for example by adopting original solutions used in circumscribed areas of the work or suitable choices of colours. For Alessio Sarri, working from habitual typological repertoires is also a point of departure to achieve a renewal of the forms of functional objects. In their structural simplicity, his works display an elegance enhanced by the skilfully measured use of glazes, and can be viewed as effective expressions of a modern sensibility. A different orientation characterises the work of Daniela Chinellato, who focuses in particular on elements from the urban context, such as buildings, or symbols of the industrial world, for instance smoking factory chimneys. Her works have something of the solemnity of cathedrals about them, though they retain a considerable formal essentiality onto which are grafted highly realistic effects such as the encrustations or roughness of surfaces. In the artistic path taken by Nicola Boccini, the material is creatively transformed, sometimes returning into the past to form primordial magma-like surfaces infused with a
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formulazione di tipologie innovative, Boccini rivela l’intenzione di creare opere dalle bilanciate volumetrie ricche di passaggi chiaroscurali. Luca Leandri invece esprime la sua creatività attraverso soluzioni caratterizzate da un evidente nitore formale. L’effetto decorativo viene spesso affidato ad un sintetico complesso di linee rilevabile nei vari elementi compositivi con cui costruisce l’architettura delle sue opere. Talvolta Leandri propone anche effetti particolari interrompendo l’unità di superficie tramite una resa disuniforme degli smalti o attraverso l’inclusione di motivi reticolari dal segno marcato. Anche nei lavori di Orazio Del Monaco scopriamo l’incanto di un’inventiva felice, resa e vidente da un percorso artistico intensamente caratterizzato da ricerche sostenute da un personalissimo linguaggio. Le sue opere, di alto valore comunicativo, ben traducono la consapevolezza di avere con la materia un dialogo profondo e dai toni ben calibrati. Questo percorso nel variegato panorama della ceramica moderna italiana ci rivela una realtà ricchissima e di altissima qualità, motore e fucina di esperienze irripetibili e di profonde operazioni culturali. Tutto ciò riporta alla mente anche una riflessione quanto mai attuale espressa, più di mezzo secolo fa, da Gio Ponti nel lodare «la fantasia degli italiani, la capacità di immaginazione, e il fegato nel seguire con i modi più concreti e immediati fantasia e immaginazione».10
vibrant luminosity. In his development of new typologies, Boccini reveals an intention to create works with balanced volumes and a wealth of chiaroscuro effects. Luca Leandri, on the other hand, expresses his creativity through works characterised by an evident formal clarity. The decorative effect is often created by a synthetic complex of lines visible in the various compositional elements with which he builds the architecture of his works. Leandri sometimes even produces particular effects by interrupting the unity of surfaces with an uneven rendering of the glazes or by including marked grid motifs. Also in the works of Orazio Del Monaco we can find a wonderfully successful inventiveness; this is clearly visible in his development as an artist, strongly characterised by a very personal artistic syntax. His highly communicative works convey the sense of a profound and measured interaction between the artist and its material. This exploration of the varied panorama of modern Italian ceramics reveals the vitality and quality of the art today, a powerhouse of unique work and profound cultural activity. All this brings to mind a comment made by Gio Ponti more than half a century ago, but which could not be more topical today, in which he praised “the creativity and imagination of the Italians and their guts in pursuing that creativity and imagination in the most concrete and immediate ways”.10
1 M. Quesada, Arturo Martini, in Scultura e ceramica in Italia
1 M. Quesada, “Arturo Martini”, in P.G. Castagnoli, F. D’Ami-
nel Novecento, catalogo della mostra (Bologna, 1989), a cura di
co, F. Gualdoni (eds.), Scultura e ceramica in Italia nel Novecento,
P.G. Castagnoli, F. D’Amico, F. Gualdoni, Milano 1989, p. 21.
exhibition catalogue: Bologna, 1989 (Milan 1989), p. 21.
2 E. Crispolti, La ceramica futurista da Balla a Tullio D’Albiso-
2 E. Crispolti, La ceramica futurista da Balla a Tullio D’Albisola,
la, catalogo della mostra (Albisola Superiore-Faenza, 1982), Firen-
exhibition catalogue: Albisola Superiore-Faenza, 1982 (Florence
ze 1982, p. 7.
1982), p. 7.
3 Ivi, p. 170.
3 Ibid., p. 170.
4 Ibid.
4 Ibid.
5 G. Ponti, La ceramica italiana, “Domus”, 260, 1951, p. 34.
5 G. Ponti, “La ceramica italiana”, Domus 260 (1951), p. 34.
6 Ivi, pp. 33-34.
6 Ibid., pp. 33-4.
7 L. Martini, Approccio alla ceramica informale in Italia, “Faenza”, 1-2, 1983, p. 108.
7 L. Martini, “Approccio alla ceramica informale in Italia”, Fa enza 1-2 (1983), p. 108.
8 E. Crispolti, Tasca fra Ottanta e Novanta, in Alessio Tasca.
8 E. Crispolti, “Tasca fra Ottanta e Novanta”, in N. Stringa
Terre rare, catalogo della mostra (Vicenza, 1997-1998), a cura di N.
(ed.), Alessio Tasca. Terre rare, exhibition catalogue: Vicenza, 1997-
Stringa, Vicenza 1997, p. 6.
98 (Vicenza 1997), p. 6.
9 N. Stringa, Mimèsis. Note sulla porcellana a Nove dalle ori-
9 N. Stringa, “Mimèsis. Note sulla porcellana a Nove dalle
gini ad oggi, in Storia e ricerca. Porcellane di Giuseppe Lucietti, ca-
origini ad oggi”, in Storia e ricerca. Porcellane di Giuseppe Luciet-
talogo della mostra (Nove, 1988), Nove 1988, cap. III.
ti, exhibition catalogue: Nove, 1988 (Nove 1988), Chapter III.
10 G. Ponti, Insegnamento altrui e fantasia degli italiani, “Domus”, 259, 1951, p. 12.
10 G. Ponti, “Insegnamento altrui e fantasia degli italiani”, Domus 259 (1951), p. 12.
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TERRA E FUOCO ARTE CERAMICA IN ITALIA EARTH AND FIRE ITALIAN CERAMIC ART
Giacomo Alessi nasce a Caltagirone nel 1955. Dal 1978 lavora nel settore ceramico, sempre nella sua città natale, realizzando opere che, partendo dai valori della tradizione, presentano connotazioni innovative. All’attività di ceramista affianca interessi di studioso: oltre ad aver scritto numerosi articoli per varie riviste, sta lavorando a una pubblicazione sulla storia della ceramica calatina. Fa parte di una commissione di esperti di ceramica voluta dal Ministero dell’Industria ed è membro della presidenza nazionale della CNA per il settore artistico. È firmatario del Manifesto per le Arti Applicate del Nuovo Secolo. Della sua attività espositiva ricordiamo le seguenti mostre: “Il linguaggio dell’arte ceramica nel Mediterraneo”, Caltagirone (1997); “Fatto ad Arte”, Parigi, Musée des Arts Décoratifs (2001); “L’eco delle Sirene”, Siracusa-Cipro (2001-2002); “Le sirene e il mare”, Vietri sul Mare (2001); “Il colore nelle terre del sole”, Grottaglie, Castello Episcopio (2002); “1902-2002”, mostra del Centenario, Celebrazioni per il Centenario dell’Esposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna a Torino (2002); “Islam”, Il Cairo-Amman-Damasco (2002-2003); “Il presepe”, mostra personale al Museo Regionale della Ceramica di Caltagirone (2002-2003); “La fable du musée”, Parigi (2003).
Giacomo Alessi
Giacomo Alessi was born in Caltagirone in 1955. Since 1978 he has been working in the ceramics sector in his hometown, where he realises pieces inspired by local tradition, yet distinctively innovative. He is a scholar as well as a ceramist, and has written numerous articles for various magazines; he is currently working on a history of Caltagirone’s ceramics production. He is a member of a commission of experts on ceramics established by the Ministry of Industry. He is also a member of the national presidency board of CNA for the artistic sector, and has signed the Manifesto for Applied Arts in the New Century. He has exhibited widely, including at: “Il linguaggio dell’arte ceramica nel Mediterraneo”, Caltagirone (1997); “Fatto ad Arte”, Paris, Musée des Arts Décoratifs (2001); “L’eco delle Sirene”, Syracuse, Italy-Cyprus (2001-02); “Le sirene e il mare”, Vietri sul Mare (2001); “Il colore nelle terre del sole”, Grottaglie, Castello Episcopio (2002); “1902-2002”, Centennial Exhibition, Celebrations for the Centennial of the International Exhibition of Modern Decorative Arts in Turin (2002); “Islam”, Cairo-Amman-Damascus (2002-03); “Il presepe”, solo exhibition at the Museo Regionale della Ceramica in Caltagirone (2002-03); “La fable du musée”, Paris (2003).
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Giacomo Alessi
Riccardo Biavati nasce a Ferrara nel 1950. Si diploma presso l’Istituto d’Arte della sua città e in seguito all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Dal 1977 insegna discipline pittoriche presso l’Istituto d’Arte “Dosso Dossi” di Ferrara. Nella sua città natale, dove risiede, svolge attività artistica nel campo della scultura in ceramica e della grafica e cura la direzione artistica della Bottega delle Stelle. Della sua partecipazione a esposizioni italiane e straniere ricordiamo le seguenti mostre: “Quadriennale d’Arte Moderna - Scultura”, Roma (1975); “11 artisti ferraresi”, Capodistria (1976); “Ceramiche popolari a fiato di tutto il mondo”, Vicenza (1981); Concorso nazionale “Ceramiche a fiato”, Ostuni (1985), dove ottiene il primo premio; Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea, Faenza (1987, 1989); Concorso Internazionale Ceramica d’Arte, Gualdo Tadino (1989, 1990); “Temperature”, Bologna, Arte Fiera, Galleria Il Giardino dell’Arte (1990); Mostra Regionale di Ceramica, Santo Stefano di Camastra (1990, 1997); “Fischietti e favole”, Caltagirone, Palazzo Libertini di San Marco (1991); “Ceramiche italiane contemporanee”, Kyushu-Shigaraki-Toki (1992); Bologna, Arte Fiera, Salone della Ceramica (1993-1995); “Virtualità del Vaso”, Firenze (1994), Vitorchiano-MilanoTorgiano (1995); Mostra della Ceramica, Castellamonte (1995-1998 e 2002); “L’Officina delle Stelle ovvero le Stufe degli Dei”, Faenza, Circolo degli Artisti (1997); “Migrazioni spirituali”, Firenze, Fortezza da Basso (1997); “Riccardo Biavati e la Bottega delle Stelle”, Ferrara, Padiglione d’Arte Contemporanea di Palazzo Massari (2000); “Riccardo e la Bottega delle Stelle”, Milano, Spazio Niobe (2003).
Riccardo Biavati
Born in Ferrara in 1950, Riccardo Biavati obtained his diploma at the Istituto d’Arte of his hometown and then at the Accademia di Belle Arti in Bologna. Since 1977 he teaches painting styles and techniques at the Istituto d’Arte “Dosso Dossi” in Ferrara. He lives and works in his hometown, where he is engaged in artistic activities in the fields of ceramic sculpture and graphic art, and is artistic director of the “Bottega delle Stelle”. He has exhibited widely in Italy and abroad, including at: “Quadriennale d’Arte Moderna - Scultura”, Rome (1975); “11 artisti ferraresi”, Koper/Capodistria (1976); “Ceramiche popolari a fiato di tutto il mondo”, Vicenza (1981); “Ceramiche a fiato” national competition, Ostuni (1985), where he won first prize; International Competition for Contemporary Ceramic Art, Faenza (1987, 1989); International Competition for Ceramic Art, Gualdo Tadino (1989, 1990); “Temperature”, Bologna, Arte Fiera, Galleria Il Giardino dell’Arte (1990); Mostra Regionale della Ceramica, Santo Stefano di Camastra (1990, 1997); “Fischietti e favole”, Caltagirone, Palazzo Libertini di San Marco (1991); “Italian Contemporary Ceramics”, Kyushu-Shigaraki-Toki (1992); Bologna, Arte Fiera, Salone della Ceramica (1993-1995); “Virtualità del Vaso”, Florence (1994), Vitorchiano-Milan-Torgiano (1995); Mostra della Ceramica, Castellamonte (1995-98, 2002);”L’Officina delle Stelle ovvero le Stufe degli Dei”, Faenza, Circolo degli Artisti (1997); “Migrazioni spirituali”, Florence, Fortezza da Basso (1997); “Riccardo Biavati e la Bottega delle Stelle”, Ferrara, Palazzo Massari, Padiglione d’Arte Contemporanea (2000); “Riccardo e la Bottega delle Stelle”, Milan, Spazio Niobe (2003).
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Riccardo Biavati
Nicola Boccini nasce a Deruta nel 1972. Dopo aver compiuto gli studi presso la Scuola di Arti Applicate si diploma, nel 1998, all’Accademia di Belle Arti di Perugia nella sezione scultura. Nel 1995 ottiene una borsa di studio Erasmus per la Koninklijke Academie van Beeldende Kunsten dell’Aia. Dal 1995 è docente presso il Consorzio Futuro ed ECIPA di Perugia per il settore della ceramica. Nel 1999 insegna nei corsi estivi di ceramica presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia. Nello stesso anno svolge attività di insegnante a Bisignano ottenendo la docenza straordinaria per le tecniche di pittura classica e moderna su ceramica. Nel 2000 ottiene la docenza straordinaria per il medesimo corso a Godki, Wolowno in Polonia. Viene nominato membro della giuria al Festival Internazionale d’Arte Contemporanea a Tczew, in Polonia, nelle edizioni 2002 e 2003. Nel 2003 realizza la decorazione di un’edicola per il Comune di Torgiano; nello stesso anno è membro della giuria al Festival della Ceramica Raku a Urbino. Attualmente è direttore artistico del CLS (Ceramica Libera Sperimentale) e coordinatore artistico della Scuola d’Arte Ceramica “Romano Ranieri” di Deruta. Ha ottenuto un riconoscimento al Premio Luna di Deruta nel 1988 e un primo premio nel 2001 come migliore performance al Festival Internazionale d’Arte Contemporanea di Tczew. Della sua attività espositiva ricordiamo le seguenti mostre: Mostra della Ceramica, Santo Stefano di Camastra (1994-1995); “Fare arte in Sardegna”, Quartu Sant’Elena (1996); Concorso Internazionale della Ceramica, Gualdo Tadino (1996); Brufa Arte Giovani, Brufa di Torgiano (1997); “Performance di Scultura/Moda”, L’Aia, Koninklijke Academie (1998); Mostra collettiva dell’Accademia di Belle Arti (Genova, Perugia, Ravenna), Perugia, Sala Cannoniera della Rocca Paolina (1998); Mostra d’arte contemporanea, Rouen (1998); “Arte ceramica. Nuove generazioni” nell’ambito del convegno internazionale “Cotta Terra. Arte ceramica dalla tradizione all’innovazione”, Deruta (1998); Mostra collettiva di pittura e scultura, Ponte San Giovanni (1999); “Esperimentia FormAzione”, Deruta (2000); Mostra Internazionale d’Arte Ceramica “formAzione conCreta”, Deruta (2003).
Nicola Boccini
Born in Deruta in 1972, Nicola Boccini attended the Scuola di Arti Applicate and in 1998 obtained his certificate in sculpture at the Accademia di Belle Arti in Perugia. In 1995 he received an Erasmus grant for the Koninklijke Academie van Beeldende Kunsten, The Hague. Since 1995 he holds a teaching post in the ceramics department at the Consorzio Futuro and ECIPA in Perugia. In 1999 he taught summer courses in ceramics at the Accademia di Belle Arti in Perugia. In the same year, he was given a teaching position in Bisignano (Cosenza), where he lectured on classic and modern painting on ceramics. In 2000 he was appointed visiting teacher for the same course in Godki, Wolowno (Poland). For two consecutive years (2002 and 2003) he was a member of the jury at the International Festival of Contemporary Art in Tczew (Poland). In 2003 he decorated an aedicule for the Municipality of Torgiano; he was also member of the jury of the Raku Ceramics Festival in Urbino. He is currently artistic director of CLS (Ceramica Libera Sperimentale) and artistic coordinator of the Scuola d’Arte Ceramica “Romano Ranieri” in Deruta. In 1988 he won an award in the “Premio Luna” competition in Deruta and in 2001 won first prize for Best Performance at the International Contemporary Art Festival in Tczew. Amongst the numerous exhibitions in which he has participated, one can mention: Mostra della Ceramica, Santo Stefano di Camastra (1994-95), “Fare Arte in Sardegna”, Quartu Sant’Elena (1996); International Competition for Ceramic Art, Gualdo Tadino (1996); Brufa Arte Giovani, Brufa di Torgiano (1997); “Sculpture/Fashion Performance”, The Hague, Koninklijke Academie (1998); collective exhibition of the Accademia di Belle Arti (Genova, Perugia, Ravenna), Perugia, Sala Cannoniera della Rocca Paolina (1998); contemporary art exhibition, Rouen (1998); “Arte ceramica. Nuove generazioni” in the context of the international symposium “Cotta Terra. Arte ceramica dalla tradizione all’innovazione”, Deruta (1998); collective painting and sculpture exhibition, Ponte San Giovanni (1999); “Esperimentia FormAzione”, Deruta (2000); Mostra Internazionale d’Arte Ceramica “formAzione conCreta”, Deruta (2003).
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Nicola Boccini
Federico Bonaldi nasce nel 1933 a Bassano del Grappa (Vicenza). Ha frequentato la Scuola d’Arte a Nove e a Venezia, dove ha conseguito il diploma di Maestro d’Arte seguito dal Magistero di Arte Ceramica. Dal 1957 lavora nel proprio laboratorio a Bassano del Grappa. Collabora con industrie della ceramica italiane e straniere e organizza laboratori e conferenze in scuole e musei. Per la sua attività ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui il primo premio della Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia (1953); il secondo premio al Concorso Nazionale della Ceramica di Faenza (1953); il primo premio alla Mostra Nazionale dell’Artigianato di Sanremo (1964); la medaglia d’oro al Concorso Ceramica d’Arte a Cervia (1965); il premio Pinarella al Concorso Ceramica d’Arte a Cervia (1966); il primo premio alla XXII Mostra dell’Artigianato Veneto a Padova (1975). Le sue opere si trovano in collezioni private italiane e straniere e in vari musei (Museo della Ceramica di Bassano del Grappa, Museo Civico della Ceramica di Nove, Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, Museo Regionale della Ceramica di Caltagirone, Museum Bellerive di Zurigo, Hetjens-Museum di Düsseldorf, Museum of Contemporary Ceramics di Shigaraki, Museum of Modern Art di Kyoto). Della sua intensa attività espositiva, iniziata nel 1950, ricordiamo le mostre più recenti: “7 Scultori Ceramisti”, Marostica (1986); “Trent’anni di Premi alla Fiera di Vicenza”, Nove (1987); “Ceramica Moderna di Bassano del Grappa”, Adelaide-Melbourne-Sydney (1988); “Fictilia: la ceramica nel vicentino”, Vicenza, Basilica Palladiana (1989-1990); “Bestiario fantastico”, Como, Galleria La Ruota (1992); “Ceramiche italiane contemporanee”, Kyushu-Shigaraki-Toki (1992); “Virtualità del Vaso”, Firenze (1994), Vitorchiano-Milano-Torgiano (1995), Caltagirone (1996); “Internationale Keramik gestern und heute”, Düsseldorf, Hetjens-Museum (1997); “Il fascino della Ceramica”, Castellamonte (2000); “I maestri della ceramica”, Castellamonte (2001); III Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea, Cerreto Sannita (2002); “Il fare dell’arte. 10 artisti per Arbos”, Bassano del Grappa, Palazzo Roberti (2002); “The Legacy of Modern Ceramic Art”, Gifu (Giappone), Museum of Modern Ceramic Art (2003).
Federico Bonaldi
Born in 1933 in Bassano del Grappa (Vicenza), Federico Bonaldi attended the Scuola d’Arte in Nove and in Venice where he first obtained the certificate of ‘Maestro d’Arte’ and later his qualification as a teacher of Ceramic Art. Since 1957 he works in his own workshop in Bassano del Grappa. He cooperates with Italian and foreign ceramics industries; he organises workshops and gives lectures in schools and museums. Amongst the many awards he has received for his work, one can mention: first prize of the Fondazione Bevilacqua La Masa in Venice (1953); second prize at the National Competition for Ceramic Art in Faenza (1953); first prize at the Mostra Nazionale dell’Artigianato in Sanremo (1964); gold medal at the Ceramic Art Competition in Cervia (1965); “Pinarella” Prize at the Ceramic Art Competition in Cervia (1966); first prize at the 22. Mostra dell’Artigianato Veneto in Padua (1975). His works are part of private Italian and foreign collections, and are exhibited in several museums (Museo della Ceramica, Bassano del Grappa; Museo della Ceramica, Nove; International Museum of Ceramics, Faenza; Museo Regionale della Ceramica, Caltagirone; Museum Belle rive, Zurich; Hetjens-Museum, Düsseldorf; Museum of Contemporary Ceramics, Shigaraki; Kyoto Museum of Modern Arts). He started exhibiting in 1950. Recent shows include: “7 Scultori Ceramisti”, Marostica (1986); “Trent’anni di Premi alla Fiera di Vicenza”, Nove (1987); “Modern Ceramics from Bassano del Grappa”, Adelaide-Melbourne-Sidney (1988); “Fictilia: la ceramica nel vicentino”, Vicenza, Basilica Palladiana (1989-90); “Bestiario fantastico”, Como, Galleria La Ruota (1992); “Contemporary Italian Ceramics”, KyushuShigaraki-Toki (1992); “Virtualità del Vaso”, Florence (1994), Vitorchiano-Milan-Torgiano (1995) Caltagirone (1996); “Internationale Keramik gestern und heute”, Düsseldorf, Hetjens-Museum (1997); “Il fascino della Ceramica”, Castellamonte (2000); “I maestri della ceramica”, Castellamonte (2001); 3. Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea, Cerreto Sannita (2002); “Il fare dell’arte. 10 artisti per Arbos”, Bassano del Grappa, Palazzo Roberti (2002); “The Legacy of Modern Ceramic Art”, Gifu (Japan), Museum of Modern Ceramic Art (2003).
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Federico Bonaldi
Giulio Busti nasce a Deruta nel 1945. Frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Deruta e l’Accademia di Belle Arti a Perugia. È conservatore del Museo Regionale della Ceramica di Deruta. Ha svolto attività di insegnante presso l’Istituto d’Arte di Deruta dal 1972 al 2000; attualmente è docente di Tecniche della Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia. Dagli anni Sessanta agli inizi degli anni Novanta la sua attività legata alla ceramica è piuttosto intensa. Partecipa a numerose manifestazioni in cui ottiene importanti riconoscimenti: la medaglia d’oro al Concorso Internazionale “Agosto a Castelli” (1965, 1967); la medaglia d’oro al XV Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte di Gualdo Tadino (1973) – nelle edizioni 1978, 1983 e 1986 di questa rassegna ottiene la targa d’oro; alla IV Biennale della Ceramica d’Arte di Reggio Calabria del 1987 gli viene conferita la medaglia d’oro; riceve un analogo premio l’anno successivo alla XIe Biennale Internationale de Céramique d’Art di Vallauris, Francia; nel 1989 ottiene il primo premio al XXIX Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte di Gualdo Tadino; l’anno seguente partecipa al Concorso Provinciale CESAP “Idee per una fontana per l’arredo urbano”, ottenendo il primo premio; nel 1992 riceve il premio della giuria alla I Triennale di Ceramica Contemporanea al Cairo. Dagli anni Ottanta inizia anche a definirsi il suo interesse, ancora oggi ampiamente coltivato, per lo studio della storia e delle tecniche della ceramica, che si è concretizzato in una serie di importanti pubblicazioni.
Giulio Busti
Giulio Busti was born in Deruta in 1945. He attended the Istituto Statale d’Arte in Deruta and the Accademia di Belle Arti in Perugia. He is curator of the Museo Regionale della Ceramica in Deruta. He has held a teaching post at the Istituto d’Arte of Deruta from 1972 to 2000. He currently teaches sculpting techniques at the Accademia di Belle Arti in Perugia. From the 1960s to the early 1990s he has been particularly active in the field of ceramics. He took part in various competitions and art exhibitions, where he received important awards: he won the gold medal at the International Competition “Agosto a Castelli” (1965, 1967) and at the 15. International Competition for Ceramic Art of Gualdo Tadino (1973)—at the same event in 1978, 1983 and 1986 he was awarded the gold plate; he also won the gold medal at the 4. Biennale della Ceramica d’Arte of Reggio Calabria in 1987, and was awarded a similar prize the following year at the 11. Biennale Internationale de Céramique d’Art of Vallauris, France. He won first prize at the 29. International Competition for Ceramic Art of Gualdo Tadino (1989). The following year he took part in the CESAP Provincial Competition “Idee per una fontana per l’arredo urbano”, where he won first prize. In 1992 he was awarded the Jury Prize at the 1. International Cairo Triennial for Contemporary Ceramics. During the 1980s he started developing what has become an on-going interest in the history and techniques of ceramic art; these studies have later found expression in several important publications.
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Giulio Busti
Carlos Carlé nasce a Oncativo in Argentina nel 1928. In giovane età si avvicina al mondo della ceramica nella fabbrica di refrattari del padre. La sua famiglia si trasferisce nel 1938 a Buenos Aires. In questa città, agli inizi degli anni Cinquanta, studia letteratura e disegno. Incontra Ana Burnichon, che sarà sua maestra nell’approfondimento di varie tecniche ceramiche. Nel 1954, assieme ad Ana e Alberto Burnichon, dà vita al gruppo Artesanos, che si configura come movimento d’avanguardia della ceramica artistica argentina. Nel 1959 espone le sue opere per la prima volta in Europa. Nel 1963 si trasferisce in Italia, e nel 1973 si stabilisce definitivamente ad Albissola. Nel 1972 viene nominato membro dell’Accademia Internazionale della Ceramica di Ginevra. Nell’estate del 1974 gli viene conferito il Premio Regione Emilia Romagna al XXII Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea di Faenza e nel 1976 riceve il Grand Prix alla Ve Biennale Internationale de Céramique d’Art di Vallauris, Francia. Nel 1980 compie il suo primo viaggio in Giappone e tiene a Kyoto una relazione su argomenti riguardanti la ceramica nell’architettura. Nel 1985 espone al Hetjens-Museum di Düsseldorf e al Museu de Ceràmica di Barcellona. L’anno seguente prende parte alla mostra collettiva itinerante “Encuentro de Ceramistas Contemporáneos”, che da Puerto Rico si conclude, dopo tre anni, a Buenos Aires. Nel 1989 alcune sue opere vengono presentate in una esposizione personale all’interno della XXIX Mostra della Ceramica di Castellamonte. Nel 1991 riceve il Gran Premio alla XXXI edizione del Premio Suzzara. In Giappone, oltre a partecipare a varie esposizioni, realizza, nel 1998, delle sculture nello Shigaraki Ceramic Cultural Park destinate al museo della città. Nel maggio del 1999 ritorna a Buenos Aires per partecipare al Simposio de Cerámica, organizzato in suo onore. L’anno seguente, la città di Padova ospita una sua personale, e l’artista realizza il grande rilievo I codici della materia ad Albissola Marina e il monumento Megaliti per Barge a Barge. È stato invitato a far parte della giuria dell’International Ceramics Festival 2002 di Mino in Giappone.
Carlos Carlé
Carlos Carlé was born in Oncativo, Argentina, in 1928. During his childhood he became familiar with the world of ceramics in his father’s refractory factory. His family moved to Buenos Aires in 1938: here, in the early 1950s, he studied literature and drawing, and met Ana Burnichon, who will be his teacher and help him deepen his knowledge of several ceramic techniques. In 1954, together with Ana and Alberto Burnichon, he founded the Artesanos group, an avant-garde movement in the Argentinian ceramic art scenario. In 1959 he exhibited his work in Europe for the first time. In 1963 he moved to Italy, and in 1973 settled permanently in Albissola. In 1972 he was elected to the International Academy of Ceramics in Geneva. In the summer of 1974 he won the prize of the Emilia Romagna Regional Council at the 22. International Competition for Contemporary Ceramic Art in Faenza, and in 1976 he won the Grand Prix at the 5. Biennale Internationale de Céramique d’Art of Vallauris, France. In 1980 he travelled for the first time to Japan; during this trip he lectured in Kyoto on the relationship between ceramics and architecture. In 1985 he exhibited at the Hetjens-Museum in Düsseldorf and at the Museu de Ceràmica in Barcelona. In 1986 he participated in the collective touring exhibition “Encuentro de Ceramistas Contemporáneos”, which opened in Puerto Rico and finished three years later in Buenos Aires. In 1989 some of his works were shown in a solo exhibition that formed part of the 29. Mostra della Ceramica in Castellamonte. In 1991 he was awarded the Special Prize at the 31st Suzzara Prize (Mantua). In Japan he participated in several exhibitions, and in 1998 realised some sculptures for the city’s museum in the Shigaraki Ceramic Cultural Park. In May 1999 he returned to Buenos Aires to participate in the Simposio de Cerámica organised in his honour. The following year, the city of Padua hosted a solo exhibition of his work, and he completed the large relief I codici della materia in Albissola Marina and the monument Megaliti per Barge in Barge. He was invited to be a member of the jury of the International Ceramics Festival 2002 in Mino, Japan.
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Carlos CarlĂŠ
Enzo Caruso si diploma nel 1962 all’Istituto Statale d’Arte di Salerno nella sezione ceramica. In questa stessa scuola sarà docente di progettazione ceramica. Dal 1975 inizia la sua attività nel campo ceramico nel laboratorio Fornelle, situato nel centro storico di Salerno, aperto assieme ad altri ceramisti. Nel suo studio di Vietri sul Mare svolge la sua attività, concentrata soprattutto sulla realizzazione di pezzi unici e sculture in ceramica. Nel 2001 vince il premio regionale della VIII edizione di “Viaggio attraverso la Ceramica” di Vietri sul Mare. Della sua attività espositiva più recente ricordiamo: “Il Piacere dell’Oggetto”, presso il Club Cetrangolo di Salerno (1995); “Tempi Ceramici”, nella cappella di Villa Rufolo, Ravello (1996); “Arie Mediterranee”, Stoccolma, Istituto Italiano di Cultura (1998); “Abitare il tempo - La tradizione rinnovata”, Verona (1999); “A cielo aperto - La ceramica contemporanea italiana: 40 ceramisti”, Castellamonte (2000), Iconografia dell’Immacolata presso la Casbah delle antichità, Amalfi (2000); “Mag(h)i, buffoni e lazzari alla corte del re”, Salerno, chiesa di Santa Apollonia (2001); “Terre Mediterranee”, Belgrado, Muzej primenjene umetnosti (2002); “Ceramica: luci, forme e segni”, Ravello, Villa Rufolo (2002).
Enzo Caruso
Enzo Caruso obtained his diploma in ceramics in 1962 at the Istituto Statale d’Arte in Salerno; at the same school he would later teach ceramics design. He began his work as a ceramist in the Fornelle laboratory, located in the historic centre of Salerno and opened together with other ceramists in 1975. He works in his Vietri sul Mare workshop, focussing mainly on the realisation of one-off pieces and ceramic sculptures. In 2001, at Vietri sul Mare, he won the regional prize of the 8th “Viaggio attraverso la Ceramica” competition. Recent exhibitions include: “Il Piacere dell’Oggetto”, Salerno, Club Cetrangolo (1995); “Tempi ceramici”, Ravello, Chapel of Villa Rufolo (1996); “Arie Mediterranee”, Stockholm, Italian Cultural Institute (1998); “Abitare il tempo - La tradizione rinnovata”, Verona (1999); “A cielo aperto - La ceramica contemporanea italiana: 40 ceramisti”, Castellamonte (2000); Iconography of the Blessed Virgin at the “Casbah delle Antichità” in Amalfi (2000); “Mag(h)i, buffoni e lazzari alla corte del re”, Salerno, Church of Santa Apollonia (2001); “Terre Mediterranee”, Belgrade, Muzej primenjene umetnosti (2002); “Ceramica: luci, forme e segni”, Ravello, Villa Rufolo (2002).
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Daniela Chinellato nasce a Venezia nel 1950. Si è diplomata presso l’Istituto d’Arte della sua città natale nella sezione scultura e ceramica. Attualmente risiede a Bolzano, dove svolge la sua attività artistica. Nel 1992 è stata invitata come artist in residence presso la San Diego State University, negli Stati Uniti, dove ha intrapreso apprezzabili lavori di sperimentazione. Un viaggio in Africa, lavorando in collaborazione con la National Gallery of Zimbabwe a Harare, nel 1994, e un workshop in Lituania a contatto con artisti di fama internazionale, nel 1995, sono stati importanti per il suo sviluppo artistico. Nel 1998 le vengono conferiti alcuni riconoscimenti: secondo premio al concorso per la decorazione artistica del foyer del nuovo auditorium di Bolzano; quarto premio al concorso per la decorazione artistica dell’edificio Plaza di Bolzano; quinto premio al concorso per la decorazione artistica della Scuola Provinciale di Grafica “Gutenberg”. Nel 2002 collabora con la Escuela Nacional de Arte a Lima in Perù. Tra le sue mostre recenti ricordiamo: “Luoghi”, Park Hotel Laurin, Bolzano (1999); “Bellissimo”, Brunico, Stadtgalerie (2000); “Kamine, teufel, amigos”, Brunico (2002); “Ma questo lo so fare anch’io!”, Bolzano, Galleria Prisma (2002); l’installazione “Vicolo Gumer” a Bolzano nell’ambito dell’iniziativa “Ponti d’artista - Künstlerbrücken” (2002).
Daniela Chinellato
Daniela Chinellato was born in Venice in 1950. She obtained her diploma at the Istituto d’Arte of her hometown in the sculpture and ceramics section. She lives and works in Bolzano. In 1992 she was invited to the United States as artist in residence at San Diego State University, where she undertook interesting experimental work. A trip to Africa, in 1994, where she collaborated with the National Gallery of Zimbabwe in Harare, and a workshop in Lithuania, in 1995, working together with prominent international artists, have had a strong influence on her artistic development. In 1998 she received several international awards: she won second prize in the competition for the artistic decoration of the foyer of the new Bolzano auditorium, fourth prize for the artistic decoration of the Plaza building in Bolzano, and fifth prize in the competition for the artistic decoration of the Scuola Provinciale di Grafica “Gutenberg”. In 2002 she collaborated with the Escuela Nacional de Arte in Lima (Peru). Recent exhibitions include: “Luoghi”, Park Hotel Laurin, Bolzano (1999); “Bellissimo”, Brunico/Bruneck, Stadtgalerie (2000); “Kamine, teufel, amigos”, Brunico/Bruneck (2002); “Ma questo lo so fare anch’io!”, Bolzano, Galleria Prisma (2002); the “Vicolo Gumer” installation in Bolzano, part of the “Ponti d’artista - Künstlerbrücken” project (2002).
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Daniela Chinellato
Giovanni Cimatti nasce a Faenza nel 1949. Ha compiuto gli studi presso l’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica nella sua città natale. Svolge dal 1970 la sua attività artistica producendo anche numerosi interventi nel campo architettonico, compiendo anche particolari ricerche che lo hanno portato alla realizzazione di un singolare rapporto tra forma e superficie. All’attività artistica ha sempre affiancato anche quella di docente, prima all’Istituto Statale di Siena, per passare poi alla direzione della Scuola di Disegno e Plastica “T. Minardi” di Faenza, e divenire successivamente docente presso l’Istituto Statale d’Arte della sua città. Ha tenuto conferenze e seminari in Corea del Sud, Francia, Belgio, Svizzera e Stati Uniti. Ha operato anche come designer per la “Nuova Ceramica La Faenza” e la SACMI di Imola. Le sue opere sono presenti in vari musei italiani e stranieri. Per la sua attività ha ottenuto numerosi riconoscimenti in varie manifestazioni come il Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea di Faenza (1969, 1971, 1973, 1991), l’International Invitational Exhibition of Ceramic Art di Taipei (1992) e il XXXII Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte di Gualdo Tadino (1992). Della sua recente attività espositiva ricordiamo le seguenti mostre: “Migrazioni spirituali mediterranee”, Bettona (1997); “Keramuze 1999”, Bilthoven, Olanda, Stichting Kunst & Cultuur (1999); “Mostra della piastrella”, Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche (2000); “Terre d’Italia”, Ferrara, Accademia d’Arte Città di Ferrara, Galleria del Carbone (2000); Galerij Marc Van Meensel, Zelem-Halen, Belgio (2001).
Giovanni Cimatti
Born in Faenza in 1949, Giovanni Cimatti completed his studies at the Istituto Statale d’Arte per la Ceramica in his hometown. His artistic career began in 1970; since then, alongside ceramic work, he also carried out architectural projects, as well as specific research that led him to develop an original and unique concept of the relationship between shape and surface. As regards his teaching activity, he held posts at the Istituto Statale in Siena, at the Scuola di Disegno e Plastica “T. Minardi” in Faenza (of which he was appointed director), and later at the Istituto Statale d’Arte of his hometown. He has held lectures and seminars in South Korea, France, Belgium, Switzerland and the United States. He also worked as a designer for the “Nuova Ceramica La Faenza” and SACMI, Imola. His works are housed in various museums in Italy and abroad. For his artistic merits he received numerous awards in important events such as the International Competition for Contemporary Ceramic Art in Faenza (1969, 1971, 1973, 1991), the International Invitational Exhibition of Ceramic Art in Taipei (1992) and the 32. International Competition for Ceramic Art in Gualdo Tadino (1992). Amongst recent exhibitions in which he has participated, one can mention: “Migrazioni spirituali mediterranee”, Bettona (1997); “Keramuze 1999”, Bilthoven, The Netherlands, Stichting Kunst & Cultuur (1999); “Mostra della piastrella”, Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche (2000); “Terre d’Italia”, Ferrara, Accademia d’Arte Città di Ferrara, Galleria del Carbone (2000); Galerij Marc Van Meensel, Zelem-Halen, Belgium (2001).
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Giovanni Cimatti
Orazio Del Monaco nasce a Grottaglie nel 1939. Nel 1959 consegue il diploma di Magistero Superiore presso l’Istituto d’Arte “G. Ballardini” di Faenza, nella sezione di Tecnologia Ceramica. Tra il 1960 e il 1963 si specializza sui materiali ceramici avanzati (refrattari speciali, bioceramica, ceramica nucleare) presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna. Dal 1964 al 1999 è stato docente presso la cattedra di Chimica e Laboratorio Tecnologico dell’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica di Grottaglie. Durante questo periodo ha svolto anche incarichi di consulenza per conto del Ministero della Pubblica Istruzione come membro delle commissioni esaminatrici dei concorsi a cattedra. Nel 2000 viene nominato docente presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Bari per l’insegnamento di Tecnologia e Chimica dei Materiali Ceramici e, sempre presso lo stesso ateneo, gli viene anche conferita la nomina di responsabile del laboratorio di sperimentazione didattica delle ceramiche tradizionali meridionali del tardo Medioevo. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche, di testi scolastici di tecnologia ceramica e di storia della ceramica tradizionale, in particolare dell’area meridionale. Ha partecipato a numerose mostre e concorsi, tra cui ricordiamo: Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea, Faenza (1970-1971), dove nel 1972 ottiene il Premio “Camere di Commercio d’Italia”; Ceramica Mediterranea, Grottaglie (1972, 1980), dove in entrambe le edizioni ottiene il primo premio; Concorso Internazionale Ceramica d’Arte, Gualdo Tadino (1975), dove ottiene il primo premio; Concorso Gran decoro della piastrella industriale, Reggio Emilia (1981), dove gli viene conferito un premio.
Orazio Del Monaco
Orazio Del Monaco was born in Grottaglie in 1939. In 1959 he qualified as a teacher at the Istituto d’Arte “G. Ballardini”, Ceramics Technology Department, in Faenza. Between 1960 and 1963 he specialised in advanced ceramic materials (special refractory materials, bioceramics, nuclear ceramics) at the Faculty of Engineering of the University of Bologna. From 1964 to 1999 he held a teaching position in Chemistry and the Technological Laboratory at the Istituto Statale d’Arte per la Ceramica in Grottaglie. During this period he also served as consultant to the Ministry of Education as a member of the commissions that examined candidates for teaching posts. In 2000 he was appointed professor for the course of Technology and Chemistry of Ceramic Materials at the Faculty of Literature and Philosophy of the University of Bari; by the same university he was appointed director of the experimental laboratory for the study of the traditional ceramics of Southern Italy in the late Middle Ages. He is the author of numerous scientific works, school texts on ceramic technology and the history of traditional ceramics with particular reference to Southern Italy. He has participated in several exhibitions and competitions. Recent events include: International Competition for Contemporary Ceramic Art, Faenza (1970-71), where in 1972 he was awarded the “Camere di Commercio d’Italia” Prize; Ceramica Mediterranea, Grottaglie (1972, 1980), where he won first prize in both events; International Competition for Ceramic Art, Gualdo Tadino (1975), where he was awarded first prize; “Gran decoro della piastrella industriale” Competition, Reggio Emilia (1981), where he received an award.
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Orazio Del Monaco
Marcello Fantoni nasce a Firenze nel 1915. È stato docente di scultura all’Accademia di Belle Arti della sua città natale, dove risiede e lavora. Inizia l’attività nel settore ceramico nel 1927. Contemporaneamente si interessa anche alla scultura con materie tradizionali come il bronzo, il ferro, l’argento e il cemento. Sin dall’età giovanile ha partecipato a numerose manifestazioni. Ha prodotto anche importanti opere per chiese, palazzi pubblici e privati, scuole, cinema, teatri e navi. Le sue opere sono entrate a far parte delle collezioni di famosi musei come il Victoria and Albert Museum di Londra, il Museum of Modern Art a Tokyo e a Kyoto, il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, la Manchester Art Gallery, il Royal Scottish Museum di Edimburgo, il Brooklyn Museum e il Metropolitan Museum of Art di New York, il Museum of Fine Arts di Boston, il Museo Nazionale del Bargello di Firenze e il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze.
Marcello Fantoni
Marcello Fantoni was born in Florence in 1915. He has taught sculpture at the Accademia di Belle Arti of his hometown, where he lives and works. He began his work as a ceramist in 1927, at the same time pursuing his interest in sculpting with traditional materials such as bronze, iron, silver and concrete. From an early age he took part in numerous events and exhibitions. He has realised important works for churches, public and private buildings, schools, cinemas, theatres and ships. Today many of his pieces are part of the collections of famous museums such as the Victoria and Albert Museum in London, the Museums of Modern Art in Tokyo and Kyoto, the International Museum of Ceramics in Faenza, the Manchester Art Gallery, the Royal Scottish Museum in Edinburgh, the Brooklyn Museum and the Metropolitan Museum of Art in New York, the Boston Museum of Fine Arts, the Bargello National Museum and the Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi in Florence.
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Marcello Fantoni
Goffredo Gaeta nasce a Faenza nel 1937. Vive il periodo della sua infanzia nelle isole dell’Egeo e nel 1946 si trasferisce in Italia. Compie gli studi presso l’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica di Faenza, l’Accademia di Belle Arti di Bologna e frequenta i corsi di decorazione e affresco all’Istituto d’Arte di Firenze. Nella sua città natale, dove attualmente vive e lavora, ha svolto attività di docente, per oltre un ventennio, presso la Scuola di Disegno “T. Minardi”, dove ha sperimentato e trasmesso i suoi interessi per le nuove tecniche e le nuove applicazioni. La conoscenza di diverse tecniche gli permette di esprimersi in vari settori come quello della ceramica, della fusione in bronzo, della decorazione murale e della vetrata d’arte. Negli anni Settanta e Ottanta mette a punto una tecnica personale per la realizzazione di vetrate d’arte montate su vetro antisfondamento che offre la possibilità di realizzare opere di grande superficie. In questo periodo tende a specializzarsi prevalentemente nel campo dell’arte sacra. Per quanto riguarda l’arte della fusione si devono ricordare alcune opere come il calice in oro e argento raffigurante le Virtù Teologali attualmente conservato presso il Museo del Tesoro della Diocesi di Rimini, le porte in bronzo della cattedrale di Sarsina e il grande complesso in bronzo raffigurante la Madre con il Cristo Risorto per la Cappella delle Ancelle dell’Immacolata nel Cimitero Monumentale di Parma. Le sue opere sono esposte in varie collezioni private e musei italiani e stranieri come il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, il Museo della Ceramica di Gubbio, il Museo di Gualdo Tadino, il Muzej za umjetnost i obrt di Zagabria, il Muzej primenjene umetnosti di Belgrado, il Museo del Mare di Rijeka/Fiume, il Museum of Modern Art di New York. Tra le sue più recenti mostre ricordiamo: “Viaggio a Creta”, Bagnocavallo (2000); “Gli Angeli”, Lugo di Romagna (2001).
Goffredo Gaeta
Born in Faenza in 1937, Goffredo Gaeta spent most of his childhood in the Aegean Islands, and moved to Italy in 1946. He studied at the Istituto Statale d’Arte per la Ceramica in Faenza and at the Accademia di Belle Arti in Bologna, and attended decorative art and fresco courses at the Istituto d’Arte in Florence. In his hometown, where he currently lives and works, he has taught for over twenty years at the Scuola di Disegno “T. Mirandi”, where he experimented with new techniques and their applications, passing on these interests to his students. Familiarity with a wide range of techniques allows him to express his creativity in various areas such as ceramics, bronze casting, wall decoration and stained-glass window-making. In the 1970s and 80s he developed a special technique for the production of artistic stained-glass windows on smash-proof glass, a technique that allows the creation of large-scale pieces. Nowadays, he specialises mainly in the field of sacred art. Amongst his cast pieces, one can recall the gold and silver goblet representing the Theological Virtues, currently housed in Rimini in the Museo del Tesoro della Diocesi, the bronze doors of Sarsina Cathedral and the large bronze group representing the Blessed Mother with the Resurrected Christ, created for the Ancelle dell’Immacolata Chapel in the Monumental Cemetery of Parma. His works are part of various private collections, and are housed in museums and galleries both in Italy and abroad, such as the International Museum of Ceramics in Faenza, the Museo della Ceramica in Gubbio, the Museum of Gualdo Tadino, the Muzej za umjetnost i obrt in Zagreb, the Muzej primenjene umetnosti in Belgrade, the Maritime Museum of Rijeka/Fiume, Kroatia, the Museum of Modern Art in New York. Recent exhibitions include “Viaggio a Creta”, Bagnocavallo (2000) and “Gli Angeli”, Lugo di Romagna (2001).
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Goffredo Gaeta
Emidio Galassi nasce a Imola (Bologna) nel 1944. Frequenta l’Istituto d’Arte di Faenza e si diploma nel settore scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna. A Faenza, dove vive e lavora, è anche docente presso l’ISIA e l’Istituto d’Arte “G. Ballardini”. Partecipa dal 1966 a importanti manifestazioni nazionali e internazionali, ottenendo numerosi riconoscimenti; viene premiato in varie edizioni del Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea (1966, 1968, 1971-1974, 1976, 1982), dove nel 1983 ottiene il Premio Faenza. Gli viene conferita la medaglia d’oro in due edizioni del Concorso di Ceramica Artistica a Cervia. Nelle edizioni del 1970 e del 1974 della Biennale d’Arte Ceramica di Gubbio ottiene il secondo premio. Nel 1990 vince il primo premio al Concorso di Ceramica di Santo Stefano di Camastra e, l’anno successivo, il secondo premio al Concorso Nazionale di Ceramica di Capraia e Limite. Le sue opere sono presenti in varie collezioni private e musei come il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, il Museu de Ceràmica di Barcellona, il Museo de Sargadelos di Lugo e il Museo Evaristo Valle di Gijón, in Spagna, il Museo Internazionale Design Ceramico di Palazzo Perabò a Cerro di Laveno Mombello, l’Hetjens-Museum di Düsseldorf, il WilhelmHack-Museum di Ludwigshafen am Rhein, il Museo della Ceramica di Stoccarda, il Fine Arts Museums di Taipei, il Seoul Metropolitan Museum of Art, il Museo d’Arte Contemporanea del Cairo, il Museu de Cerâmica di Caldas da Rainha in Portogallo. Dal 1984 organizza corsi, workshop e stage nel suo studio e in varie località italiane e straniere. Della sua recente attività espositiva ricordiamo le seguenti mostre: Biennale d’Arte, Seoul (1997); “Ceramica Italiana”, Il Cairo, Istituto Italiano di Cultura (1998); “Os Caminhos do barro”, Caldas da Rainha (2001); “Faenza-Maroussi”, Amarussion, Grecia (2002), “Per amore solo per amore. L’essenza della terra”, Faenza, Miino studio (2003).
Emidio Galassi
Emidio Galassi was born in Imola (Bologna) in 1944. He attended the Istituto d’Arte of Faenza and obtained his diploma in sculpture at the Accademia di Belle Arti in Bologna. He lives and works in Faenza, where he teaches at the ISIA and at the Istituto d’Arte “G. Ballardini”. Since 1966 he has been participating in important national and international events where his work received numerous awards: at the International Competition for Contemporary Ceramic Art he won the Faenza Prize in 1983, and other prizes at previous events in 1966, 1968, 1971-74, 1976 and 1982; on two occasions he was awarded the gold medal at the Ceramic Art Competition in Cervia; in 1970 and 1974 he won second prize at the Biennale d’Arte Ceramica in Gubbio; in 1990 he won first prize at the Santo Stefano di Camastra Ceramics Competition and, the following year, second prize at the National Ceramics Competition of Capraia and Limite. His works are part of various private collections and are housed in museums such as the International Museum of Ceramics in Faenza, the Museu de Ceràmica in Barcelona, the Museo de Sargadelos in Lugo and the Museo Evaristo Valle of Gijón in Spain, the Museo Internazionale Design Ceramico of Palazzo Perabò in Cerro di Laveno Mombello, the HetjensMuseum in Düsseldorf, the Wilhem-Hack-Museum in Ludwigshafen am Rhein, the Museum of Ceramics in Stuttgart, the Fine Arts Museum of Taipei, the Seoul Metropolitan Museum of Art, the Cairo Museum of Contemporary Art, the Museu de Cerâmica in Caldas da Rainha, Portugal. Since 1984 he has been organising workshops and courses at his studio and at various venues in Italy and abroad. Recent exhibitions include: the Biennial of Art, Seoul (1997); Ceramica Italiana”, Cairo, Italian Cultural Institute (1998); “Os Caminhos do barro”, Caldas da Rainha (2001); “Faenza-Maroussi”, Amaroussion, Greece (2002); “Per amore solo per amore. L’essenza della terra”, Faenza, Miino studio (2003).
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Emidio Galassi
Bruno Gambone nasce a Vietri sul Mare (Salerno) nel 1936. I suoi primi contatti con il mondo della ceramica avvengono all’età di quattordici anni nell’atelier fiorentino del padre. Determinato ad affermarsi in maniera autonoma, si dedica anche ad altre esperienze artistiche. A partire dal 1963 vive per cinque anni negli Stati Uniti, dove compie numerose esperienze nel settore della pittura, della scultura, del cinema e del teatro e frequenta artisti come Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, Andy Warhol. Al suo rientro in Italia si stabilisce a Milano, dove entra in contatto con figure quali Enrico Castellani, Lucio Fontana, Paolo Scheggi, Agostino Bonalumi e Gianni Colombo. Nel 1969, dopo la morte del padre, torna a occuparsi del settore ceramico per non lasciare inattivo il laboratorio. Da allora svolge a Firenze, con continuità, un intenso lavoro. È componente del Consiglio Nazionale della Ceramica e membro dell’Accademia Internazionale della Ceramica di Ginevra. Per un decennio è stato presidente dell’ASNART (Associazione Nazionale Artigianato Artistico e Tradizionale) della CNA, di cui oggi è presidente onorario. Nel 1997 assume l’incarico quale direttore artistico del Premio Nazionale della Ceramica di Vietri sul Mare. Ha partecipato a importanti manifestazioni sia in Italia che all’estero, tra le quali si segnalano: Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea di Faenza (1971, 1972, 1974, 1975, 1977); Biennale di Venezia, Mostra delle arti decorative (1973); IIe Exposition Internationale de la Céramique, Parigi (1973); Triennale di Milano (1973); “Thinking, Touching, Drinking Cup”, Sea of Japan Exhibition, Kanazawa-Tokyo-Hakodate (1973); Fiera di Monaco (1973), dove ottiene la medaglia d’oro dell’ENAPI; Concorso della Ceramica Mediterranea, Grottaglie (1974, 1977), dove viene premiato in entrambe le edizioni; VIIe Biennale Internationale de Céramique d’Art, Vallauris (1980); Biennale nazionale della ceramica d’arte, Reggio Calabria (1981), dove ottiene un premio; “Il design anni ’80” presso il Museum of Contemporary Art di San Diego a La Jolla, Cal. (USA) e il Museum of Modern Art di New York (1982); Salone internazionale della ceramica, porcellana, vetro della Fiera di Vicenza (1984), dove ottiene un premio; Mostra nazionale biennale “Piatto di Ceramica”, Asti (1985), dove ottiene un premio; Mostra della ceramica, Santo Stefano di Camastra (1989-1990); Mostra della Ceramica, Castellamonte (1989, 1991-1993, 1995); “Vino e materia”, Firenze, Fortezza da Basso (1992); “Virtualità del vaso”, Firenze (1994), Vitorchiano-Milano-Torgiano (1995); “Bruno Gambone”, Firenze, Fortezza da Basso, 37. Florence Gift Mart, Firenze (1997); “Bruno Gambone. La forma del racconto”, Napoli, Scuderie di Palazzo Reale (1999), Vietri sul Mare, Palazzo della Guardia (2000).
Bruno Gambone
Bruno Gambone was born in Vietri sul Mare (Salerno) in 1936. He first acquainted himself with the world of ceramics at the age of fourteen in his father’s Florentine workshop. Determined as he was to work and prove himself on his own, he explored various art forms. In 1963 he went to the United States, where he remained for five years, experimenting in such diverse fields as painting, sculpture, cinema and theatre and coming into contact with such prominent figures as Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein and Andy Warhol. Upon his return to Italy he settled in Milan, where he got to know artists such as Enrico Castellani, Lucio Fontana, Paolo Scheggi, Agostino Bonalumi and Gianni Colombo. After his father’s death in 1969, he returned to ceramics in order to keep the workshop running: since then he has been active in Florence. He is a member of the Consiglio Nazionale della Ceramica and of the International Academy of Ceramics of Geneva. For a decade he has been President of CNA’s ASNART (Associazione Nazionale Artigianato Artistico e Tradizionale), of which today he is Honorary President. In 1997 he became artistic director of the National Prize for Ceramics of Vietri sul Mare. He has participated in numerous national and international events, amongst which one can mention: International Competition for Contemporary Ceramic Art of Faenza (1971, 1972, 1974, 1975, 1977); Venice Biennale, Decorative Arts Exhibition (1973); 2. Exposition Internationale de la Céramique, Paris (1973); Milan Triennale (1973); “Thinking, Touching, Drinking Cup”, Sea of Japan Exhibition, Kanazawa-Tokyo-Hakodate (1973); Munich Fair (1973), where he was awarded the gold medal of the ENAPI (Ente Nazionale dell’Artigianato e delle Piccole Industrie); Mediterranean Ceramics Competition, Grottaglie (1974, 1977)—he received prizes at both events; 7. Biennale Internationale de Céramique d’Art, Vallauris (1980); Biennale Nazionale della Ceramica d’Arte, Reggio Calabria (1981), where he received a prize; “Design of the ’80s” at the Museum of Contemporary Art San Diego in La Jolla, Cal. (USA) and the Museum of Modern Arts of New York (1982); Vicenza Fair, Salone internazionale della ceramica, porcellana, vetro (1984), where he was awarded a prize; Biennial National Exhibition “ Piatto di ceramica”, Asti (1985), where he was awarded a prize; Mostra della Ceramica, Santo Stefano di Camastra (1989-90); Mostra della Ceramica, Castellamonte (1989, 1991-1993, 1995); “Vino e materia”, Florence, Fortezza da Basso (1992); “Virtualità del vaso”, Florence (1994), Vitorchiano-Milan-Torgiano (1995); “Bruno Gambone”, Florence, Fortezza da Basso, 37. Florence Gift Mart, Florence (1997); “Bruno Gambone. La forma del racconto”, Naples, Scuderie di Palazzo Reale (1999), Vietri sul Mare, Palazzo della Guardia (2000).
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Bruno Gambone
La Bottega Gatti viene fondata nel 1928, a Faenza, da Riccardo Gatti (1886-1972). Personalità singolare e complessa, Riccardo Gatti si forma presso la Scuola di Arti e Mestieri della sua città e presso la Fabbrica di Maioliche di Virginio e Venturino Minardi. Nel 1909 lascia la fabbrica per recarsi a Firenze, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti. Abbandona gli studi per le difficoltà economiche della famiglia e nel 1911 rientra a Faenza, tornando a lavorare presso la manifattura dei Minardi. In seguito si trasferisce a Roma e nel 1915 viene chiamato alle armi. Dopo il periodo bellico lavora a Faenza presso alcune fabbriche di ceramica. Nel 1928 apre una bottega per la produzione di ceramiche ispirate a modelli tradizionali e in questo periodo viene richiesta la sua collaborazione per la realizzazione di ceramiche futuriste. All’inizio degli anni Trenta collabora anche con Gio Ponti. In questa epoca, Gatti inizia una produzione di indirizzo moderno con particolari smalti e coperture a lustri metallici ottenuti attraverso le sue personali ricerche, che gli sono valsi numerosi riconoscimenti. Il nipote Dante Servadei, con la collaborazione del figlio Davide, continua la tradizione di questa celebre bottega faentina. La produzione è basata sia sulle tipologie classiche della ceramica tradizionale faentina che su opere ispirate al gusto contemporaneo, caratterizzate da smalti a riflessi metallici. La Bottega Gatti collabora ancora oggi con artisti di grande fama (Arman, Baj, Matta, Ontani, Paladino) nella continua ricerca di nuovi stimoli per forme, materiali e colori. All’interno dell’impresa è stato allestito un museo permanente con lo scopo di far risaltare gli aspetti legati all’arte contemporanea e alla tradizione, mostrando in questa bottega-museo, unico esempio nel suo genere a Faenza, la possibilità di vedere uno spaccato dell’evolversi della produzione di una bottega ceramica dai primi del Novecento fino ai giorni nostri.
Bottega Gatti
The Bottega Gatti was founded in Faenza by Riccardo Gatti (1886-1972) in 1928. A unique and complex figure, Riccardo Gatti trained at the Scuola di Arti e Mestieri of his hometown and in the Majolica Factory of Virginio and Venturino Minardi. In 1909 he left the factory and went to Florence, where he attended the Accademia di Belle Arti. Forced to quit his studies owing to his family’s economic difficulties, in 1911 he returned to Faenza, where he resumed working at the Minardi factory. He then moved to Rome, and served in the army during the First World War. After the war he worked in various ceramics factories in Faenza. In 1928 he opened a workshop devoted to the production of ceramics inspired by traditional models; at this time his help and expertise are sought for the creation of Futurist ceramics. At the beginning of the 1930s he collaborated with Gio Ponti. During this period Gatti started to produce modern ceramics work characterised by the use of special glazes and metallic finishing that are the result of his personal research and have earned him wide recognition. Today the tradition of this famous Faenza-based workshop is kept alive by Dante Servadei, Riccardo’s nephew, and his son Davide. The artistic production ranges from the classic typologies of traditional Faenza ceramics to modern works attuned to contemporary taste, characterised by metallic, iridescent glazes. The Bottega Gatti again collaborates with prominent artists such as Arman, Baj, Matta, Ontani and Paladino in an on-going search for new forms, materials and colours. A permanent museum has been opened in the workshop in order to highlight and promote both the traditional and contemporary aspects of production; this museum-workshop, the only one of its kind in Faenza, gives the opportunity to follow the evolution of a ceramics workshop from the beginning of the 20th century up to the present day.
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Bottega Gatti
Alfredo Gioventù nasce a Sestri Levante nel 1952. Si laurea in lettere moderne e successivamente ottiene la qualifica di decoratore nel settore ceramico e l’attestato di specializzazione in ceramica conseguito presso i corsi di formazione professionale della Regione Liguria. A Faenza consegue l’attestato di specializzazione presso il laboratorio “Giocare con l’arte”. Nel 1980 avvia un laboratorio per la produzione artistica di grès e porcellana e diviene docente presso i corsi di formazione professionale per la ceramica della Regione Liguria. Nel 1990 organizza e coordina il corso di perfezionamento “Rapporti tra ceramica e scultura”. Nel 1995 diventa responsabile per l’ENAIP dei progetti legati all’ecosistema della pietra nera in Val Fontanabuona. Nel 1996 realizza la Fontana della Sirena a Sestri Levante. Nel 1997 diviene docente di Tecnologia della ceramica nel corso dedicato al grès della Scuola di Ceramica di Albisola Superiore. Nello stesso periodo sperimenta in collaborazione con il maestro Mario Lodi una metodologia per la lettura creativa del museo e l’utilizzo della ceramica nella didattica presso le strutture del Museo di Sant’Agostino a Genova. Dal 1997 al 2000 partecipa alla stesura di una serie di progetti per la valorizzazione del patrimonio culturale territoriale. Nel 1998 avvia l’attività dell’Opificio Ceramico Alfredo Gioventù s.n.c. in collaborazione con Daniela Mangini. Nel 2002 realizza la fontana monumentale dedicata alla Resistenza a Sestri Levante. Della sua attività espositiva ricordiamo le seguenti mostre: VII Mostra Regionale della Ceramica, Santo Stefano di Camastra (1983); “Architettura ridisegnata, architettura ricotta”, Sestri Levante (1989); “Per abitare con l’arte”, Milano, Centro Internazionale di Brera, ex chiesa di San Carpoforo (1990); “Segmento, cammino attraverso l’arte e la didattica della ceramica italiana negli anni ’80”, Genova, Loggia della Mercanzia (1991); “Design e scultura in ceramica e ardesia”, Fontanabuona (1993); “Fatto ad arte”, Todi (1996); “Simbologie mediterranee”, Bettona-Gerusalemme (1997); L.A. International, Biennial Art Invitational, Los Angeles (1997); “Le diversità, dai rituali domestici: la prima colazione”, Firenze, Fortezza da Basso (1998); II Rassegna Nazionale “Albissola città d’arte e ceramica” (1999), dove la sua opera si classifica al primo posto; “Merchandising museale. Restauro 2000”, Ferrara (2000); “Sassi e sirene”, Piadena, Palazzo Comunale (2001); “L’oggetto travestito”, Firenze, Fortezza da Basso (2002).
Alfredo Gioventù
Alfredo Gioventù was born in Sestri Levante in 1952. He obtained a degree in modern literature, and subsequently attended training courses organised by the Liguria Regional Council, which earned him the qualification of decorator in ceramics and a specialisation in ceramics. He also attended courses at the “Giocare con l’arte” workshop in Faenza, where he received a further specialisation. In 1980 he opened a workshop devoted to the production of artistic stoneware and porcelain and was appointed teacher for the vocational training courses of the Liguria Region. In 1990 he organised and coordinated a course on the relations between ceramics and sculpture. In 1995 he was in charge of ENAIP’s projects related to the slate ecosystem of the Fontanabuona Valley. In 1996 he realised the Fountain of the Mermaid in Sestri Levante. In 1997 he was appointed professor of Ceramics Technology for the course on stoneware at the Scuola di Ceramica in Albisola Superiore. At the same time, together with Mario Lodi, he explored an original method of museum visual and creative education and the use of ceramics in teaching at the Sant’Agostino Museum in Genova. Between 1997 and 2000 he participated in the planning phase of a number of projects for the valorisation of the territorial cultural heritage. In 1998 he opened the Opificio Ceramico Alfredo Gioventù s.n.c. together with Daniela Mangini. In 2002 he completed a monumental fountain dedicated to the Italian Resistance in Sestri Levante. He has exhibited widely, including at: 7. Mostra Regionale della Ceramica, Santo Stefano di Camastra (1983); “Architettura ridisegnata, architettura ricotta”, Sestri Levante (1989); “Per abitare con l’arte”, Milan, Centro Internazionale di Brera, former Church of San Carpoforo (1990); “Segmento, cammino attraverso l’arte e la didattica della ceramica italiana negli anni ’80”, Genova, Loggia della Mercanzia (1991); “Design e scultura in ceramica e ardesia”, Fontanabuona (1993); “Fatto ad Arte”, Todi (1996); “Simbologie mediterranee”, Bettona-Jerusalem (1997); L.A. International, Biennal Art Invitational, Los Angeles (1997); “Le diversità, dai rituali domestici: la prima colazione”, Florence, Fortezza da Basso (1998); 2. Rassegna Nazionale “Albissola città d’arte e ceramica” (1999), where he won first prize; “Merchandising museale. Restauro 2000”, Ferrara (2000); “Sassi e sirene”, Piadena, Palazzo Comunale (2001); “L’oggetto travestito”, Florence, Fortezza da Basso (2002).
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Alfredo Giovent첫
Riccardo Gori nasce a Firenze nel 1960. Dopo la maturità scientifica segue i corsi di formazione professionale della Regione Toscana. Nel 1986 collabora con il Comune di San Casciano Val di Pesa per la realizzazione e la gestione di laboratori didattici della scuola media ed elementare. Nel 1988 si trasferisce a Ravenna, dove apre il laboratorio La Fenice. Approfondisce la pratica del tornio a Faenza presso Arnaldo Cavallazzi. Rientrato a Firenze, nel 1992 intraprende l’attività di insegnante di tornio nello studio Giambo e lavora presso il laboratorio di Giorgio Mattioli a Sesto Fiorentino, collaborando alla realizzazione di stufe in ceramica. Nel 1998 progetta e realizza una stufa in ceramica a Villa Salta presso Predappio. Realizza su suo progetto un forno a gas per la cottura in riduzione per il laboratorio dello scultore Marco Lituani, con cui collabora alla realizzazione di sculture in ceramica, curandone la parte relativa alla smaltatura e alla cottura. Ha intrapreso collaborazioni con alcune imprese ceramiche di indirizzo artistico di Sesto Fiorentino e di Montelupo, e attualmente con il laboratorio di Bruno Gambone. Nel maggio del 2002 ha aperto un nuovo laboratorio a Sesto Fiorentino, dove produce oggetti e sculture in grès, porcellana e maiolica. Tra le sue esposizioni ricordiamo: Mostra dell’artigianato artistico, Urbino (1989); Florence Gift Mart, Firenze (1990); Mostra presso la Galleria “La Costarella”, San Gimignano (1996); IV Concorso Nazionale “Viaggio attraverso la ceramica”, Vietri sul Mare (1997), dove ottiene un premio; “Manimario”, Firenze, Chiostro dell’Ammannati (1998); “Visioni”, Firenze, Fortezza da Basso (2001-2002); “Radici antiche e Omaggio al moderno”, Monte San Savino (2003).
Riccardo Gori
Riccardo Gori was born in Florence in 1960. After obtaining a scientific high-school certificate he attended training courses organised by the Tuscany Region. In 1986 he collaborated with San Casciano Val di Pesa City Council in setting up and running educational workshops for primary and secondary schools. In 1988 he moved to Ravenna where he opened the workshop La Fenice. He practised lathe work in Faenza with Arnaldo Cavallazzi. Upon his return to Florence in 1992, he began a career as lathe teacher in the Giambo studio and worked in the workshop of Giorgio Mattioli in Sesto Fiorentino, collaborating to the production of ceramic stoves. In 1998 he designed and constructed a ceramic stove in Villa Salta, near Predappio. He devised and built a gas kiln for reduction firing for the studio of the sculptor Marco Lituani, with whom he collaborated on ceramic sculptures supervising the glazing and firing process. He started col laborations with several artistic ceramics firms in Sesto Fiorentino and Montelupo, and currently collaborates with the workshop of Bruno Gambone. In May 2002 he opened a new workshop in Sesto Fiorentino, where he produces objects and sculptures in stoneware, porcelain and majolica. He has exhibited widely, including at: Mostra dell’artigianato artistico, Urbino (1989); Florence Gift Mart, Florence (1990); exhibition in San Gimignano, Galleria “La Costarella” (1996); 4. National Competition “Viaggio attraverso la ceramica”, Vietri sul Mare (1997), where he received an award; “Manimario”, Florence, Chiostro dell’Ammannati (1998); “Visioni”, Florence, Fortezza da Basso (2001-02); “Radici antiche e Omaggio al moderno”, Monte San Savino (2003).
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Riccardo Gori
Luca Leandri nasce a Deruta nel 1964. Dopo gli studi, frequenta alcune botteghe di maestri della ceramica acquisendo competenze nelle varie tecniche manuali di modellazione e di tornio. Si dedica alla scultura creando forme e sperimentando materiali. Attraverso lo studio e l’approfondimento di tecniche antiche (il bucchero, il raku, i lustri) e con continue sperimentazioni ha raggiunto risultati che gli permettono di crearsi autonomamente gli smalti e gli impasti. Attualmente vive ed opera assieme alla moglie, Elisabetta Corrao, a Marsciano nei pressi di Perugia. Qui, nella loro residenza di campagna, strutturata come art house, si può partecipare attivamente a workshop. È stato nominato docente, per l’anno accademico 2003-2004, di arte ceramica (modellazione, tornio e cottura raku) presso il Centro regionale di educazione e sperimentazione per ciechi pluriminorati (CRESC) di Assisi in collaborazione con l’Istituto Serafico della stessa città. Della sua attività espositiva ricordiamo: “De suggestione. Cinquecento Anni del Perugino”, Fontignano (1987); “Instant Art-Taglio. Tendenze della cultura giovanile”, Perugia (1987); Bologna, Arte Fiera, Sezione giovani artisti umbri (1988); Mostra del vino, Torgiano, ex-Fornaci Lungarotti (1988); “Tradizione e innovazione”, Perugia, Rocca Paolina (1996); “Abitare il tempo”, Fiera di Verona (1997, 1998); Collettiva di artigianato artistico, Spoleto (1997); “Arte ceramica. Nuove generazioni” nell’ambito del convegno internazionale “Cotta Terra. Arte ceramica dalla tradizione all’innovazione”, Deruta (1998); “Dalla Terra/From the Earth”, Spoleto, Galleria Fontana (1998), Los Angeles (1999); “Visioni”, Firenze, Fortezza da Basso (2000); Mostra Internazionale d’Arte Ceramica “formAzione conCreta”, Deruta (2003).
Luca Leandri
Luca Leandri was born in Deruta in 1964. After completing his studies, he trained in the workshops of several ceramics artists, where he became acquainted with various manual techniques for moulding and lathe work. He has been practising sculpture, creating new forms and experimenting with materials. Through the study and investigation of ancient techniques (bucchero, raku and lustreware) and continuous experimental research he has developed a procedure by means of which he creates his own glazes and mixtures. He lives and works with his wife, Elisabetta Corrao, in Marsciano, near Perugia. In their ‘art house’ in the countryside the couple organises ceramics workshops. For the academic year 2003-2004 Leandri has been appointed professor of ceramic art (moulding, lathe work and raku firing) at the CRESC Regional Centre in Assisi in collaboration with the city’s Istituto Serafico. Amongst the numerous exhibitions in which he has participated, one can mention: “De suggestione. Cinquecento Anni del Perugino”, Fontignano (1987); “Instant Art-Taglio. Tendenze della cultura giovanile”, Perugia (1987); Bologna, Arte Fiera, Sezione giovani artisti umbri (1988); Mostra del Vino, Torgiano, ex-Fornaci Lungarotti (1988); “Tradizione e innovazione”, Perugia, Rocca Paolina (1996); “Abitare il tempo”, Verona Fair (1997, 1998); Collective Exhibition of Artistic Craftsmanship, Spoleto (1997); “Arte ceramica. Nuove generazioni” in the context of the international symposium “Cotta Terra. Arte ceramica dalla tradizione all’innovazione”, Deruta (1998); “Dalla Terra/From the Earth”, Spoleto, Galleria Fontana (1998), Los Angeles (1999); “Visioni”, Florence, Fortezza da Basso (2000); International Exhibition of Ceramic Art “formAzione conCreta”, Deruta (2003).
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Luca Leandri
Lucio Liguori nasce a Vietri sul Mare nel 1958. Frequenta il liceo artistico a Salerno e successivamente si dedica all’attività ceramica apprendendo l’arte in diverse botteghe di Vietri. Nel 1994 è vincitore al Concorso Nazionale “Viaggio attraverso la Ceramica” di Vietri, nel 1997 del Premio Torniante a San Lorenzello e nel 1999 ottiene un riconoscimento alla manifestazione Presepiarte ’99 a Cerreto Sannita. Tra le sue esposizioni ricordiamo: “L’uva nella ceramica”, Vietri sul Mare (1992); I Simposio d’Arte, Imperia (1993); I Simposio d’Arte Città di Laigueglia (1993); “Art & Tabac”, Roma, Scuderie di Palazzo Ruspoli (1993); “Il Natale attraverso i personaggi del presepe”, Vietri sul Mare (1993); XX Mostra della Ceramica, Santo Stefano di Camastra (1996); I Rassegna Nazionale “Albissola città d’arte e ceramica”, Albissola (1997); “Arie Mediterranee”, Stoccolma, Istituto Italiano di Cultura (1998); Christmas Arts & Crafts, Assisi (1998); XVIIe Biennale Internationale de Céramique d’Art, Vallauris (2000).
Lucio Liguori
Lucio Liguori was born in Vietri sul Mare in 1958. He attended art high school in Salerno and began his career as a ceramist by learning the tools of the trade in various Vietri workshops. In 1994 he won Vietri’s “Viaggio attraverso la Ceramica” National Competition. In 1997 he won the Premio Torniante in San Lorenzello and in 1999 he received a prize at Presepiarte ’99 in Cerreto Sannita. Exhibitions include: “L’uva nella ceramica”, Vietri sul Mare (1992); 1. Simposio d’Arte, Imperia (1993); 1. Simposio d’Arte Città di Laigueglia (1993); “Art & Tabac”, Rome, Scuderie di Palazzo Ruspoli (1993); “Il Natale attraverso i personaggi del presepe”, Vietri sul Mare (1993); 20. Mostra della Ceramica, Santo Stefano di Camastra (1996); 1. Rassegna Nazionale “Albissola cit tà d’arte e ceramica”, Albissola (1997); “Arie Mediterranee”, Stockholm, Italian Cultural Institute (1998); Christmas Arts & Crafts, Assisi (1998); 17. Biennale Internationale de Céramique d’Art, Vallauris (2000).
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Lucio Liguori
Pasquale Liguori nasce a Vietri sul Mare nel 1964. Nel 1975 inizia ad occuparsi di ceramica attraverso l’apprendistato guidato dal fratello Lucio, ceramista già affermato. Ha svolto la sua attività in vari laboratori occupandosi sia del lavoro al tornio che della decorazione. Opera in un laboratorio a Raito assieme ai fratelli. Nel 1998 vince il Premio Decorazione a San Lorenzello, dove due anni dopo gli viene assegnata la medaglia d’oro per la tecnica della stratigrafia. Ha partecipato a tutte le edizioni del Concorso Nazionale “Viaggio attraverso la Ceramica” di Vietri, che ha vinto nel 1999. Tra le sue esposizioni ricordiamo: “Art & Tabac”, Roma, Scuderie di Palazzo Ruspoli (1993); “Il Natale attraverso i personaggi del presepe”, Vietri sul Mare (1993); “Rassegna Internazionale d’Arte Contemporanea”, Cava de’ Tirreni (1996); I Biennale Ceramica Campana, Forio d’Ischia; Mostra sacra, Pompei (1996); XX Mostra della Ceramica, Santo Stefano di Camastra (1996); I Rassegna Nazionale “Albissola città d’arte e ceramica”, Albissola (1997); “Arie Mediterranee”, Stoccolma, Istituto Italiano di Cultura (1998); Christmas Arts & Crafts, Assisi (1998); Presepiarte ’99, Cerreto Sannita (1999-2000).
Pasquale Liguori
Pasquale Liguori was born in Vietri sul Mare in 1964. He began his career as a ceramist in 1975 under the guidance of his brother Lucio, at the time already a well-known artist. He then worked in various workshops doing both lathe work and decoration. He now works with his brothers in a workshop in Raito. In San Lorenzello he won the Decoration Prize in 1998 and, two years later, the gold medal for stratigraphy. He has participated in the “Viaggio attraverso la Ceramica” National Competition in Vietri since its inception, and was declared the winner of the 1999 event. Exhibitions include: “Art & Tabac”, Rome, Scuderie di Palazzo Ruspoli (1993); “Il Natale attraverso i personaggi del presepe”, Vietri sul Mare (1993); Rassegna Internazionale d’Arte Contemporanea, Cava de’ Tirreni (1996); 1. Biennale Ceramica Campana, Forio d’Ischia; “Mostra sacra”, Pompei (1996); 20. Mostra della Ceramica, Santo Stefano di Camastra (1996); 1. Rassegna Nazionale “Albissola città d’arte e ceramica”, Albissola (1997); “Arie Mediterranee”, Stockholm, Italian Cultural Institute (1998); Christmas Arts & Crafts, Assisi (1998); Presepiarte ’99, Cerreto Sannita (1999-2000).
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Pasquale Liguori
Giuseppe Lucietti nasce a Nove (Vicenza) nel 1936. Si diploma all’Istituto d’Arte del suo luogo natale, dove in seguito sarà docente di decorazione ceramica e disegno professionale. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Fino al 1973 utilizza materiali come la maiolica, i refrattari e la terraglia, eseguendo, in collaborazione con il fratello Antonio, ceramiche di grandi dimensioni per edifici pubblici e privati. Il suo interesse per la porcellana inizia con la collaborazione presso l’impresa Porcellane San Marco di Nove, dove realizza oggetti ornamentali e funzionali con forme moderne. I suoi interessi sono rivolti anche ad altri settori, come la grafica e la pittura. Le sue opere hanno ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui: terzo premio della Scuola d’Arte a Faenza (1954); premio Ente Mostra Artigianato di Firenze a Faenza (1956, 1975, 1976); premio Andrea Palladio per il disegno industriale a Vicenza (1959, 1961); primo premio per il vaso da giardino a Monza (1961); primo premio a Castellamonte (1964); medaglia d’oro a Cervia (1965); premio per la decorazione pittorica a Faenza (1966); medaglia d’oro alla Biennale di Gubbio (1966, 1968); premio ENAPI a Faenza (1969); medaglia d’oro a Faenza (1974); primo premio per il disegno industriale come designer delle Porcellane San Marco di Nove a Vicenza (1975); premio acquisto per il Museo Internazionale delle Ceramiche a Faenza (1983); primo premio al Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea a Faenza (1984); primo premio al Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte (“Oggetti d’uso ed arredo per la casa”) a Gualdo Tadino (1985); primo premio al Concorso nazionale della ceramica a Savona (1988). Le sue opere si trovano in vari musei italiani e stranieri: il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, il Museo Civico di Bassano del Grappa, il Musée Ariana di Ginevra, il Musée de design et d’arts appliqués contemporains di Losanna, il Museo delle Ceramiche di Castelli. Della sua intensa attività espositiva, iniziata nel 1954, ricordiamo: II Mostra biennale italiana di arte sacra per la casa, Milano, Angelicum (1955); Biennale di Venezia (1956, 1964); Triennale di Milano (1964); Eurodomus, Genova (1967); Esposizione Internazionale “Chunichi Shimbun”, Nagoya, Giappone (1977); “Presenze ’78”, Bassano del Grappa (1978); “La nuova ceramica”, Bologna, Galleria Comunale d’Arte Moderna (1982); Mostra personale a Faenza, Palazzo delle Esposizioni (1985); “Sette scultori ceramisti veneti”, Marostica (1986); “Presenze della ceramica europea presso il Badisches Landesmuseum”, Karlsruhe (1987); “Ceramiche venete in Australia”, Melbourne (1988).
Giuseppe Lucietti
Giuseppe Lucietti was born in Nove (Vicenza) in 1936. He obtained his diploma at the Istituto d’Arte of his hometown, where he will later teach ceramics decoration and professional design. He attended the Accademia di Belle Arti in Venice. Until 1973 he used chiefly majolica, refractory materials and earthenware, realising large-scale ceramics works for public and private buildings in collaboration with his brother Antonio. His interest in porcelain began during his collaboration with the Porcellane San Marco company in Nove, where he created ornamental and functional objects characterised by modern shapes. He also pursues other fields of interest, such as graphic design and painting. His pieces have received numerous awards, amongst which: third prize at the Scuola d’Arte competition in Faenza (1954); Prize of the Ente Mostra Artigianato di Firenze in Faenza (1956, 1975, 1976); “Andrea Palladio” Prize for Industrial Design in Vicenza (1959, 1961); first prize for garden vase design in Monza (1961); first prize in Castellamonte (1964); gold medal in Cervia (1965); prize for painting decoration in Faenza (1966); Gold Medal at the Gubbio Biennale (1966, 1968); ENAPI Prize in Faenza (1969); gold medal in Faenza (1974); first prize for industrial design as designer of Nove firm Porcellane San Marco in Vicenza (1975); purchase award for the International Museum of Ceramics in Faenza; first prize in the International Competition for Contemporary Ceramic Art in Faenza (1984); first prize in the International Competition for Ceramic Art (“Oggetti d’uso ed arredo per la casa”) in Gualdo Tadino (1985); first prize in the National Ceramics Competition in Savona (1988). His pieces are housed in important Italian and foreign museums, amongst which: International Museum of Ceramics in Faenza, Museo Civico of Bassano del Grappa, Musée Ariana in Geneva, Musée de design et d’arts appliqués contemporains in Lausanne, Museo delle Ceramiche of Castelli. Since 1954 he has been exhibiting widely in Italy and abroad, including at: 2. Mostra biennale italiana di arte sacra per la casa, Milan, Angelicum (1955); Venice Biennale (1956, 1964); Milan Triennale (1964); Eurodomus, Genova (1967); “Chunichi Shimbun” International Exhibition, Nagoya, Japan (1977); “Presenze ’78”, Bassano del Grappa (1978); “La nuova ceramica”, Bologna, Galleria Comunale d’Arte Moderna (1982); solo exhibition in Faenza, Palazzo delle Esposizioni (1985); “Sette scultori ceramisti veneti”, Marostica (1986); “European Ceramics Presences in the Badisches Landesmuseum”, Karlsruhe (1987); “Ceramics from the Veneto in Australia”, Melbourne (1988).
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Giuseppe Lucietti
Guido Mariani nasce a Faenza nel 1950. Si diploma all’Istituto d’Arte “G. Ballardini” di Faenza e in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Dal 1970 al 1976 insegna Progettazione Ceramica all’Istituto “P.A. De Luca” di Avellino. In seguito diviene docente ai corsi di perfezionamento plastico-decorativo e di restauro all’Istituto d’Arte “G. Ballardini” di Faenza. Tra i suoi maestri ha avuto personalità come Angelo Biancini, Carlo Zauli e Augusto Perez. Nel 1980 vince il “Premio Faenza” al Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea di Faenza. Le sue opere sono esposte in vari musei italiani e stranieri. È membro dell’Accademia Internazionale della Ceramica di Ginevra. Lavora nel suo laboratorio a Faenza occupandosi di scultura in ceramica. Della sua attività espositiva ricordiamo le seguenti mostre: “Ceramiche Demistificanti”, Parma, Galleria Santa Chiara (1977); “Percorso”, Faenza, Palazzo delle Esposizioni (1981); “Pégase ou le fils de la terre”, Limoges (1984); “Onda nuova di Arte Contemporanea Italiana”, TokyoOsaka (1986); “Tendenze moderne”, Castellamonte, Rotonda Antonelliana (1991); “Terre Provocate”, Padova, Galleria Civica (1991); “Europäisches Kunst Handwerk”, Stoccarda (1991); Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea, Cerreto Sannita (1998); “Italia y Argentina países en movimiento”, Buenos Aires (1999); Castel di Sangro, Museo Civico Aufidenate (2000); “Estremi soffi dell’informale”, Ercolano, Villa Campolieto (2001); “In attesa del nuovo”, Badalucco (2003).
Guido Mariani
Guido Mariani was born in Faenza in 1950. He attended the Istituto d’Arte “G. Ballardini” in Faenza and obtained a diploma in sculpting from the Accademia di Belle Arti in Naples. From 1970 to 1976 he taught ceramics design at the Istituto “P.A. De Luca” in Avellino. Later he taught decoration and restoration courses at the Istituto d’Arte “G. Ballardini” in Faenza. He has had amongst his teachers artists such as Angelo Biancini, Carlo Zauli and Augusto Perez. In 1980 he won the Faenza Prize at the International Competition for Contemporary Ceramic Art in Faenza. His works are housed in several museums in Italy and abroad. He is a member of the International Academy of Ceramics of Geneva. He works in his workshop in Faenza, where he devotes himself to ceramics sculpting. Exhibitions in which he has participated include: “Ceramiche Demistificanti”, Parma, Galleria Santa Chiara (1977); “Percorso”, Faenza, Palazzo delle Esposizioni (1981); “Pégase ou le fils de la terre”, Limoges (1984); “New Wave of Contemporary Italian Art”, Tokyo-Osaka (1986); “Tendenze moderne”, Castellamonte, Rotonda Antonelliana (1991); “Terre Provocate”, Padova, Galleria Civica (1991); “Europäisches Kunst Handwerk”, Stuttgart (1991); Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea, Cerreto Sannita (1998); “Italia y Argentina países en movimiento”, Buenos Aires (1999); Castel di Sangro, Museo Civico Aufidenate (2000); “Estremi soffi dell’informale”, Ercolano, Villa Campolieto (2001); “In attesa del nuovo”, Badalucco (2003).
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Guido Mariani
Mirta Morigi nasce a Faenza. Dopo gli studi presso l’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica “G. Ballardini” della sua città lavora presso ceramisti faentini. Nel 1973 apre una propria bottega nel centro storico di Faenza, dove ancora oggi svolge la sua attività. È stata selezionata in varie edizioni del Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea di Faenza (1973-1975, 1980, 1982, 1984, 1985-1987, 2001) e in altri concorsi internazionali. Ha presentato le sue opere in numerose manifestazioni in Italia e all’estero (Faenza, Gubbio, Milano, Bologna, Torino, Laveno Mombello, Perugia, Grottaglie, Verona, Firenze, Gualdo Tadino, Reggio Calabria, Pirano, Valencia, Lucerna, Zurigo, Stoccarda, Atene, Ankara, Istanbul, Bucarest, Vallauris).
Mirta Morigi
Mirta Morigi was born in Faenza. After completing his studies at the Istituto Statale d’Arte per la Ceramica “G. Ballardini” she worked in various ceramics workshops in Faenza. In 1973 she opened her own workshop in the historic centre of Faenza, where she still works. Her work was selected several times in the International Competition for Contemporary Ceramic Art in Faenza (1973-75, 1980, 1982, 1984, 198587, 2001), and she participated in various other international competitions. She has exhibited widely in Italy and abroad, including at events in Faenza, Gubbio, Milan, Bologna, Turin, Laveno Mombello, Perugia, Grottaglie, Verona, Florence, Gualdo Tadino, Reggio Calabria, Piran, Lucerne, Zurich, Stuttgart, Athens, Ankara, Istanbul, Bucharest, Vallauris.
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Mirta Morigi
Alessio Sarri nasce a Sesto Fiorentino nel 1957. Studia presso l’Istituto d’Arte di Firenze, dove si diploma in pittura. L’incontro con Matteo Thun rende definitivo il suo interesse per la ceramica. Oltre che da Thun, la sua collaborazione è richiesta da designer e architetti come Sottsass, Natalini, Mendini, Tigermann, Morrison, Sowden. Sarri sviluppa anche una sua produzione autonoma attraverso sperimentazioni e l’uso di un linguaggio molto personale. I suoi oggetti dalle strutture lineari e pensati per funzioni pratiche presentano aspetti di ricercata eleganza. Utilizza materiali ceramici diversi come il grès, la porcellana o la terracotta per dar vita ad esemplari scaturiti da una ricerca attenta su modelli di oggetti canonici della tradizione, dove un uso opportuno degli smalti conferisce una definizione più incisiva alle forme. A partire dal 1998, la sua attività si concentra nella collaborazione con Ettore Sottsass e con The Gallery Mourmans di Maastricht; a tale riguardo realizzerà le collezioni “Antiche ceramiche etc.” e “Geology”, portando però sempre avanti la sua personale linea di ricerca che lo porterà a partecipare a varie mostre in diverse parti del mondo, come a Mino in Giappone nel 1998 e a Rio de Janeiro e a New York nel 2003.
Alessio Sarri
Alessio Sarri was born in Sesto Fiorentino in 1957. He studied at the Istituto d’Arte in Florence where he obtained a diploma in painting. His encounter with Matteo Thun was instrumental in his choice to pursue a career as a ceramist. In addition to Thun, his expertise is sought by architects and designers such as Sottsass, Natalini, Mendini, Tigermann, Morrison, Sowden. Meanwhile Sarri develops his own production through experimental research and the use of a very personal artistic language. Characterised by a linear structure and conceived for practical use, his objects stand out for their refined elegance. He uses different materials such as stoneware, porcelain and terracotta in order to create pieces that result from a thorough investigation of traditional models and a carefully thought-out use of glazing designed to give sharper definition to the shapes. From 1998 onwards he has been working mainly with Ettore Sottsass and with The Gallery Mourmans in Maastricht. In the context of these collaborations he has produced the “Antiche Ceramiche etc.” and “Geology” collections, at the same time pursuing his personal research. He has participated in various international events such as the ones in Mino (Japan) in 1998, and in Rio de Janeiro and New York in 2003.
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Alessio Sarri
Angelo Sciannella nasce a Castelli (Teramo) nel 1938. Ha studiato presso la Scuola d’Arte del suo luogo natale e in seguito ha frequentato l’Istituto d’Arte di Venezia e il corso di Magistero d’Arte, diplomandosi nel 1957. Ha svolto attività di designer in alcune fabbriche di ceramica a Venezia, Rimini e Castelli. È stato docente presso l’Istituto d’Arte di Oristano dal 1962 al 1997. Dal 1985 al 1987 si è occupato dei seminari di ceramica presso l’Istituto Europeo di Design di Cagliari; in seguito ha svolto attività di docente, ad Assemini, nei corsi di formazione professionale presso il centro pilota dell’ISOLA (Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano). È insegnante presso l’Istituto d’Arte di Oristano nei corsi di specializzazione post-diploma.
Angelo Sciannella
Angelo Sciannella was born in Castelli (Teramo) in 1938. He completed his studies at the Scuola d’Arte of his hometown; he then attended the Istituto d’Arte in Venice and qualified as an art teacher in 1957. He has carried out design work for various ceramics firms in Venice, Rimini and Castelli. From 1962 to 1997 he taught at the Istituto d’Arte in Oristano. Between 1985 and 1987 he conducted ceramics seminars at the Istituto Europeo di Design in Cagliari, and was later appointed teacher for the vocational training courses at the ISOLA (Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano) experimental centre in Assemini (Cagliari). He currently teaches post-diploma specialisation courses at the Istituto d’Arte in Oristano.
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Angelo Sciannella
Sergio Scognamiglio nasce a Napoli nel 1966. Nel 1992 si trasferisce stabilmente a Cetara, in costiera Amalfitana, dove collabora con Ugo Marano al progetto “Vasai di Cetara”. Nel 1995 inizia a Vietri sul Mare l’attività del laboratorio Ios Ceramiche, dove ancora oggi lavora. Oltre che con Ugo Marano ha collaborato con altri artisti, come ad esempio Enzo Mari. Ha esposto le sue opere in varie città: Roma, Bologna, Firenze, Napoli e Salerno.
Sergio Scognamiglio
Sergio Scognamiglio was born in Naples in 1966. In 1992 he moved to Cetara, on the Amalfi Coast, where he works with Ugo Marano at the development of the “Vasai di Cetara” project. In 1995 he opened the workshop Ios Ceramiche, where he still works. Besides collaborating with Ugo Marano he has worked with other artists, amongst them Enzo Mari. He has been exhibiting in various Italian cities, including Rome, Bologna, Florence, Naples and Salerno.
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Sergio Scognamiglio
Alessio Tasca nasce a Nove (Vicenza) nel 1929. Frequenta la locale Scuola d’Arte e l’Istituto d’Arte di Venezia. Nel 1948 fonda a Nove, con i fratelli Marco e Flavio, il laboratorio Tasca Artigiani Ceramisti. Nel 1951 si trasferisce a Firenze, dove consegue il diploma di Magistero all’Istituto d’Arte. Nel 1961 apre un proprio laboratorio; dal 1962 al 1978 è docente presso l’Istituto d’Arte di Nove. Nel 1967 inizia un nuovo ciclo produttivo caratterizzato dall’uso della trafila. Nel 1979 inizia a restaurare l’antica fornace di Rivarotta. Nel 1991 riceve dal Comune di Nove l’incarico di decorare il muro che costeggia l’ex manifattura Antonibon ed esegue una serie di pannelli in grès ottenuti per estrusione in cui si racconta la storia del paese. Nel 1994 traduce in nove xilografie le storie della Mura Antonibon. Nel 1995 realizza i grandi pannelli incentrati sulla rivisitazione del ciclo quattrocentesco dei Mesi affrescato nella Torre Aquila del Castello del Buonconsiglio a Trento. Le sue opere hanno ottenuto numerosi consensi e riconoscimenti, tra cui: primo premio della Camera di Commercio di Napoli alla II Mostra Selettiva dell’Artigianato a Milano (1950); Premio Nove alla Mostra Concorso Nazionale di Vicenza (1954); Premio Palladio al Salone Internazionale della Ceramica di Vicenza (1959, 1964); primo premio alla Biennale di Venezia, Sezione Arti Decorative (1964); primo premio alla II Biennale di Reggio Calabria (1981); terzo premio per il “Piatto di ceramica”, Concorso Biennale di Asti (1983). Della sua intensa attività espositiva, iniziata nel 1949, ricordiamo le seguenti mostre: Mostra Italiana di Arte Sacra, Milano, Angelicum (1949-1951); Biennale di Venezia, Sezione Arti Decorative (1950, 1952, 1956, 1962, 1972); Triennale di Milano (1951, 1964, 1968, 1973); Mostra collettiva di ceramisti novesi, Milano (1953); Salone Internazionale della Ceramica, Vicenza (1959, 1963); “Italia produce”, Losanna (1962); Biennale d’Arte Ceramica, Gubbio (1964, 1968, 1974); “Italian Decorative Art Exhibition”, New York (1965); Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea, Faenza (1968, 1976); “Lee Babel, Alessio Tasca”, Francoforte (1979); “Il cotto e il crudo”, Caltagirone (1981); Mostra Regionale della Ceramica, Santo Stefano di Camastra (1989); “Artigianato e design. Protagonisti a confronto”, Ferrara (1991); “Linee della ricerca plastica nella ceramica contemporanea”, Savona (1994); “Alessio Tasca, Lee Babel: sculture ceramiche xilografie”, Marciana Marina, Galleria Gulliver (1994); “Alessio Tasca”, Firenze, Fortezza da Basso (1995); “Alessio Tasca. Terre rare”, Vicenza, Basilica Palladiana (1997); “Il muro delle meraviglie”, Caltagirone (2000); “Dare forma alla terra”, Cittadella, Palazzo Pretorio (2001); “Terra terra sette”, Cerro di Laveno Mombello, Museo Internazionale Design Ceramico di Palazzo Perabò (2002).
Alessio Tasca
Alessio Tasca was born in Nove (Vicenza) in 1929. He attended the local Scuola d’Arte and the Istituto d’Arte in Venice. In 1948, with his brothers Marco and Flavio, he founded the Tasca Artigiani Ceramisti workshop in Nove. In 1951 he moved to Florence where he qualified as a teacher at the Istituto d’Arte. In 1961 he opened his own workshop. From 1962 to 1978 he taught at the Istituto d’Arte in Nove. In 1967 he started a new artistic production characterised by the use of the die. In 1979 he began restoration work on the old furnace of Rivarotta. In 1991 Nove City Council charged him with decorating the wall that runs along the old Antonibon factory, and he therefore executed a series of stoneware panels obtained by extrusion relating the story of the village. In 1994 he created nine woodcuts depicting the stories of the “Mura Antonibon”. In 1995 he realised large-scale panels revisiting the 15th-century fresco cycle of the Months painted in the Torre Aquila of Buonconsiglio Castle in Trento. His work has received wide recognition and numerous awards, amongst which: first prize of the Naples Chamber of Commerce at the 2. Mostra Selettiva dell’Artigianato in Milan (1950); Nove Prize at the Mostra Concorso Nazionale of Vicenza (1954); “Palladio” Prize at the Salone Internazionale della Ceramica of Vicenza (1959, 1964); first prize at the Venice Biennale, Decorative Arts Section (1964); first prize at the 2. Biennale di Reggio Calabria (1981); third prize for the “Ceramics Plate” at the Biennial Competition in Asti (1983). Since 1949 he has exhibited widely, including at: Mostra Italiana di Arte Sacra, Milan, Angelicum (1949-1951); Venice Biennale, Decorative Arts Section (1950, 1952, 1956, 1962, 1972); Milan Triennale (1951, 1964, 1968, 1973); Mostra collettiva di ceramisti novesi, Milan (1953); Salone Internazionale della Ceramica, Vicenza (1959, 1963); “Italia produce”, Lausanne (1962); Biennale d’Arte Ceramica, Gubbio (1964, 1968, 1974); “Italian Decorative Art Exhibition”, New York (1965); International Competition for Contemporary Ceramic Art, Faenza (1968, 1976); “Lee Babel, Alessio Tasca”, Frankfurt (1979); “Il cotto e il crudo”, Caltagirone (1981); Mostra Regionale della Ceramica, Santo Stefano di Camastra (1989); “Artigianato e design. Protagonisti a confronto”, Ferrara (1991); “Linee della ricerca plastica nella ceramica contemporanea”, Savona (1994); “Alessio Tasca, Lee Babel: sculture ceramiche xilografie”, Marciana Marina, Galleria Gulliver (1994); “Alessio Tasca”, Florence, Fortezza da Basso (1995); “Alessio Tasca. Terre rare”, Vicenza, Basilica Palladiana (1997); “Il muro delle meraviglie”, Caltagirone (2000); “Dare forma alla terra”, Cittadella, Palazzo Pretorio (2001); “Terra terra sette”, Cerro di Laveno Mombello, Museo Internazionale Design Ceramico di Palazzo Perabò (2002).
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Vittore Tasca nasce a Bassano del Grappa (Vicenza) nel 1959. La sua formazione avviene nel laboratorio del padre Alessio; dal 1980 si occupa della produzione seriale di design ideata dal padre. Dalla metĂ degli anni Novanta ha iniziato una produzione autonoma incentrata soprattutto sulla produzione di lastre. Ha esposto a Gualdo Tadino e a Bassano del Grappa.
Vittore Tasca
Vittore Tasca was born in Bassano del Grappa (Vicenza) in 1959. His development as a ceramist took place in the workshop of his father Alessio. Since 1980 he has been supervising the mass production of design objects created by his father. In the mid 1990s he started his own production line centred mainly on slabs. He has exhibited his art work in Gualdo Tadino and Bassano del Grappa.
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Stampa: Alpilito, Firenze - novembre 2003 Printed by Alpilito, Florence - November 2003