Chiara Bettazzi / Emma Grosbois

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Emma Grosbois - Chiara Bettazzi Prato Settembre 2014



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Cara Chiara, Sono a Como, ho traslocato da Firenze, ho dovuto trasportare tutti gli oggetti e anche buttarne altri. Andando alla spazzatura è successo una scena comica, schiaccio col piede il container, faceva già buio e appare un uomo che era dentro ad aprire i sacchi : grido, lui : no problema signora, no problema signora ! lui ho consegnato a lui la mia cassa di oggetti vari. Ero contenta il flusso non si è fermato. Ho preso un po di tempo prima di risponderti, traslocare e raccogliere fagiolini e zucchine nell’orto qua. dovevo staccare qualche giorni. l’idea degli interni, intestini degli oggetti è interessante, però devi pensare che tecnicamente dobbiamo abbastanza facilmente poter istallare una luce dentro.. se trovi qualche oggetti. a me piace l’idea di cercare a rappresentare il desiderio. Il desiderio di avere ciò che si vede, il legame e nonlegame tra l’avere e il vedere. Si ha ciò che si vede ? trovare il modo di far sentire, sperimentare una tensione, la tensione verso il desiderabile accarezzare l’illusione. Sto leggendo Lezioni di fotografia di Luigi Ghirri è molto piacevole perché fa dei legami essenziali e semplici per riflettere partendo della fotografia sul vedere in un senso ampio che tocca a tutto, galattico. ti scrivo una citazione, te ne manderò altre : “Il grande ruolo che ha oggi la fotografia, da un punto di vista comunicativo, è quello di rallentare la velocizzazione dei processi di lettura dell’immagine. Rappresenta uno spazio di osservazione della realtà, o di un analogo della realtà (la fotografia è sempre un analogo della realtà), che ci permette ancora di vedere le cose. Diversamente, al cinema e alla televisione la percezione dell’immagine è diventata talmente veloce che non vediamo più niente. E come riuscire, una volta tanto, a leggere un articolo di giornale senza che qualcuno ci volti in continuazione le pagine. È una forma di lentezza dello sguardo che trovo estremamente importante, oggi.” “permettere tempi di contemplazione” un bacio Emma TOUCHER AVEC LES YEUX / IL TATTO DEGLI OCCHI

Carissima Emma, mi sono molto divertita a leggere il tuo racconto sul trasporto degli oggetti al cassonetto! un mese fa anch’io ho traslocato qua in studio …. e ho buttato via oggetti su oggetti! ….. il potere dell’immagine è anche questo! quando hai in mente di cercare qualcosa… è come se tutto portasse a quella cosa li !! spesso mi accade quando sono all’interno di una ricerca e di lavoro , di vedere e trovare quotidianamente cose che riguardano quello … inizialmente pensavo fossero solo coincidenze ma poi ho capito che il potere dell’attrazione e della selezione mentale ha un ruolo fondamentale! In questi giorni farò un passaggio all’usato, se trovo degli oggetti che conquistano la mia attenzione ti invio le immagini ! sto leggendo Sul guardare di John Berger …. ti mando qualche pagina che mi sembra molto bella ! chiara


Toucher avec les yeux dépasse la simple expression C’est dans son laboratoire en génie et science fondamentale que le professeur Takashi Kawai effectue des recherches sur une technologie de perception intermodale, employant une intégration multi-sensorielle dans laquelle les participants perçoivent la sensation tactile lors de la stimulation visuelle. À l’aide d’un prototype visuel suscitant des « sensations tactiles », un mécanisme très simple est utilisé pour activer le phénomène de la perception de la sensation tactile, malgré l’absence de tout contact physique, simplement en visualisant une image vidéo. « Un élément de ce système », a expliqué Hiroyuki Morikawa, professeur associé à l’Université de Waseda, « est l’utilisation d’une paire de lunettes à réalité augmentée afin de présenter une image stéréoscopique. Contrairement à un affichage classique d’images sur un écran, il est important ici de visualiser l’image dans l’espace. Un autre aspect très important dans la construction de ce système est que le participant soit capable d’observer d’une manière naturelle une partie de son corps comme ses mains pour faire contact avec l’image ». Tout d’abord, on place une paire de lunettes tête haute disponible dans le commerce devant les yeux de la personne. Une image d’un objet flottant à environ 30 cm audevant des yeux devient visible. Sur l’image ci-dessous, l’objet apparaît comme une boule de feu ou de glace pour représenter la sensation de température. Le participant place ses mains comme s’il touchait l’objet, de telle sorte que la boule de feu ou de glace soit observable en appui sur ses paumes. En ajustant les mains afin que l’objet soit en contact avec la paume des mains, puis en secouant doucement la tête à gauche et à droite de sorte qu’un mouvement de vitesse lente soit perçu, il peut ressentir une sensation tactile subtile comme une brise légère ou une sensation de froid ou de chaud. « Les domaines d’application », a décrit Takashi Kawai, professeur à l’Université Waseda, « sont le divertissement ou la communication, ou une nouvelle forme de média pour la production de contenus visuels pour induire l’illusion tactile. Ou pour des applications plus sérieuses, il existe différentes possibilités pour cet outil, y compris la réhabilitation ainsi bien que la formation et l’éducation, où ce type de système peut être utilisé efficacement ». Avec le système prototype, le groupe de recherche a découvert que la perception de la sensation tactile du participant changera qualitativement, comme une sensation de chaleur ou de froid, en fonction du contenu de l’image vidéo. Le groupe continuera à mener des recherches sur le contenu vidéo avec sensation tactile associée et de rechercher une utilisation efficace des sensations tactiles dans des domaines tels que le soutien social et l’éducation.



Ciao Chiara, oggi ti mando qualche studi con la lente, andare in giro e cercare l’immagine proiettata del reale è molto gradevole, mi sembra di cercare dei segreti effimeri. Mi da l’impressione di avere intimità col reale. grazie per i testi. Mi sono pure accorta di questo fatto che quando cerchi qualcosa lo vedi dappertutto, c’è un potere psichico notevole non possiamo negarlo. un abbraccio Emma







19-luglio-2014 “Walking can also be imagined as a visual activity, every walk a tour leisurely enough both to see and to think over the sights, to assimilate the new into the known. Perhaps this is where walking’s peculiar utility for thinkers comes from.” Rebecca Solnit, A History of Walking Emma 19-Luglio-2014 Fra tutti gli oggetti i più cari sono per me quelli usati. Storti agli orli e ammaccati,i recipienti di rame, i coltelli e forchette che hanno di legno i manici, lucidi per tante mani: simili forme mi paiono di tutte le più nobili. Come le lastre di pietra intorno a case antiche, da tanti passi lise, levigate, e fra cui crescono erbe, codesti sono oggetti felici. Penetrati nell’uso di molti, spesso mutati, migliorano forma, si fanno preziosi perché tante volte apprezzati. Persino i frammenti delle sculture, con quelle loro mani mozze, li amo. Anche quelle, vissero per me. Lasciate cadere, ma pure portate; travolte sì, ma perché non troppo in alto stavano. Le costruzioni quasi in rovina hanno l’aspetto di progetti incompiuti, grandiosi; le loro belle misure si posson già indovinare; non hanno bisogno ancora della nostra comprensione. E poi han già servito, sono persino superate. Tutto questo mi fa felice. Bertolt Brecht Chiara


















dovremmo trovare dei supporti e dei contenitori scuri dentro i quali mettere una luce.. lampade..fili con delle lampadine...

a che supporti pensi ? contenitori/oggetti/ che diventino lanterne all’interno? giusto?


Giovan Battista Della Porta non è mago, se per magia si intende commercio soprannaturale, per vantaggio del praticante, spesso con altrui danno. Egli piuttosto verifica le tradizioni magiche in quanto pratiche naturali ma ‘mirabili’, le libera da superstizione o demonismo, le interroga circa il loro profitto civile. Il suo disegno di ‘demagificazione’ della magia si colloca con ambizione e prudenza fra legalità tridentina e sperimentazione. Non senza ambiguità, sue, ma anche del quadro istituzionale e sociale che lo protegge e lo sorveglia. Collegata alla ricerca tecnologica, emergente anche nel teatro, la sua problematica magia naturalis più che preludere alla scienza servì, con vasta eco europea, l’idea di una natura al servizio dell’uomo.



















www.sc17.it



ON TOUCHE AVEC LES YEUX toccare con gli occhi 26-09-2014 / 20-10-2014

La “Condivisione temporanea di studio ” tra le artiste Chiara Bettazzi ed Emma Grosbois nasce come progetto all’interno di SC17, realtà che da anni propone progetti speciali in occasione del Contemporanea Festival. La collaborazione tra le due artiste ha origine dall’uso della fotografia come ricerca di memoria, l’una racchiusa all’interno di un mezzo che impressiona una pellicola e fissa un momento preciso in un altrettanto preciso istante, l’altra come esperienza visiva diretta di un’immagine mediata da un mezzo inconsueto quale la camera ottica. L’incontro manifesta la volontà di trovare all’interno di due ricerche personali e dalla direzione ben delineata punti in comune, utilizzando come mezzo di scambio il confronto composto da una fitta corrispondenza e dalla conseguente condivisione fisica dello spazio. Partendo da una riflessione nata intorno ad un proverbio francese: “On touche avec les yeux”, si è sviluppato un dialogo intorno all’idea dello sguardo come gesto, cercando di sperimentare in maniera reale le sue molteplici possibilità di interpretazione attraverso il legame tra immagine e scultura. Emma Grosbois ha suggerito di porre l’attenzione su territori solo accessibili dal vedere, arrivando a riflettere su fenomeni visivi come superfici toccabili con lo sguardo. Chiara Bettazzi ha puntato l’attenzione sull’assemblaggio di oggetti che manifestano un binomio organico/inorganico, mettendo in evidenza la superficie interna di oggetti in gesso e ceramica provenienti dal suo studio. Entrambe sono partite dal mito della Caverna di Platone, giocando con cavità attraverso luci e ombre, arrivando alla scoperta delle cose che ci circondano e degli oggetti intorno a noi, non tramite la ragione ma la percezione. L’intento principale di questo lavoro condiviso è quello di tentare una collaborazione che potesse dar vita ad un lavoro nel quale gli interessi e le competenze del singolo potessero unirsi in un operare comune, spinto e alimentato da una ricerca equamente sostenuta.

CHIARA BETTAZZI Italia, 1977 Chiara Bettazzi vive e lavora a Prato. Tutto il suo procedere si muove sulla sottile linea patologica tipica della società contemporanea, da una parte orientata verso l’usa e getta e dall’altra votata all’accumulo compulsivo di oggetti di dubbia utilità. Nel suo lavoro cerca di unire il sex appeal dell’oggetto di uso quotidiano con l’identità industriale da cui proviene, mutando l’oggetto in opera attraverso vari medium. In tutti i suoi lavori persiste la necessità di camuffare la natura delle cose. Un lavoro sulla memoria personale e collettiva che la circonda, sulla registrazione continua di immagini, assemblando oggetti reperiti sul suo territorio e prevenienti dalla sua vita personale.

EMMA GROSBOIS Francia 1985 Emma Grosbois nata a Rennes, Francia. Dopo gli studi di filosofia si trasferisce a Berlino grazie ad una borsa di studio europea dove lavora presso una galleria fotografica, in seguito deciderà di dedicarsi alla fotografia. Conclude nel 2014 il corso triennale di Fotografia alla Fondazione Studio Marangoni e vive attualmente in Italia. Il suo lavoro si incentra sull’immagine intesa come luogo di aggregazione dove confluiscono significati, storie e memorie. Nutrendosi di linguaggio, cerca le tracce del genere umano nelle immagini e nei costumi che trova sul suo cammino.












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