17 minute read
Album
Akhal Tekè
Corso Como
20154 Milano
10
10corsocomo.com/akhal-teke-shoes
Una collezione di scarpe da sogno, impreziosita da ricami fatti a mano secondo l'antica arte italiana e realizzata con una tecnica bolognese davvero speciale, detta “a sacchetto”.
L'hanno creata nel 2015 Benedetta Bolognesi e Gaia Ghetti, due giovani amiche che, affascinate dai preziosi ornamenti della tribù Turkmen, hanno voluto riprodurli su diversi modelli di calzature. E si sono messe all'opera, coadiuvate da un piccolo laboratorio che dà vita ai loro disegni.
«Il nome che abbiamo dato alla nostra attività trae ispirazione da Akhal-Teke, il cavallo della tribù Turkmen che la tradizione vuole essere stato montato da imperatori e amazzoni e il cui manto era talmente liscio da sembrare fatto di seta,» racconta Gaia. «I Turkmeni vivono nel mezzo del deserto di Karakum, nella prospera oasi del Tekè nella Valle Akhal, e sono famosi per la magnificenza dei loro ricami e dei gioielli, che utilizzano anche per decorare le finiture dei cavalli. I loro ornamenti preziosi hanno sempre ispirato molte collezioni di pezzi unici e senza tempo, già nel passato.»
Facendo riferimento a questi decori, Gaia e Benedetta, che già avevano esperienza lavorativa nel campo delle calzature, hanno iniziato a progettare le loro babbucce. «Il primo modello che abbiamo realizzato riproduce l'ornamento delle briglie del leggendario cavallo, per questo abbiamo deciso di dare il suo nome alla nostra collezione. Tutti i ricami sono realizzati a mano. Velluti, sete, satin e lino sono impreziositi con pietre, perline, fili metallici, filettature e rafia, elaborati con punti di ricamo rigorosamente fatti a mano. I modelli delle nostre calzature sono molti: alcuni sono piatti, come le babbucce, i sabot, le ballerine e gli stivali; altri hanno un tacco medio o basso, come ad esempio le decolleté, gli stivali e i texani. Per le lavorazioni delle ballerine utilizziamo il metodo detto “a sacchetto”, che consiste nell'applicazione separata della pelle, infilata come la sagoma di un guanto e chiusa come un sacchetto sul piede. La parte superiore della scarpa è completamente uniforme e garantisce il massimo della flessibilità e morbidezza.» Una tecnica antica, tipica della lavorazione bolognese di tradizione. «Abbiamo anche studiato un comfort supplementare dotando la scarpa di un cuscinetto in lattex in corrispondenza del tallone,» conclude Gaia Ghetti.
Antonia Sautter
San Marco 1286, Frezzaria
30124 Venezia Tel. +39 041 5232662 antoniasautter.it
La passione per lo studio della storia del costume, dei tessuti e degli antichi metodi di lavorazione accompagnati dall'amore per il mestiere artigianale, hanno reso Antonia Sautter un'eccellenza italiana famosa e riconosciuta in tutto il mondo. Nel suo laboratorio nel cuore di Venezia vengono lavorate le sete e i velluti, con le antiche tecniche di tintura e stampa a mano, per dare vita a straordinari abiti, borse, scarpe, kimono, accessori per l'abbigliamento e per la casa. «Già da bambina ho iniziato a creare costumi, dopo aver appreso l'arte sartoriale da mia madre,» racconta la grande creativa. «Adoravo cucire. Il mio laboratorio era la soffitta della nostra casa di famiglia, a San Tomà, a Venezia, dove è tuttora l'atelier di sartoria. Non ho mai capito se fossero i sogni a influenzare la mia creatività, o la mia creatività a influenzare i miei sogni. Fatto sta che quel gioco di fanciulla ha disegnato il mio destino.» Dopo l'università a Ca’ Foscari e alcuni anni di lavoro a New York nel settore della moda, torna a Venezia e apre il suo atelier ideando la linea di moda Venetia. Ben presto però il suo lavoro evolve e inizia a creare eventi col nome di Antonia Sautter Creations & Events. Il fil rouge sono storie fantastiche, costumi preziosi e scenografie da mille e una notte che culminano nel 1994 con l'ideazione del Ballo del Doge, il Galà internazionale del Carnevale di Venezia. «Ho scoperto la magia di ricreare epoche del passato collaborando con Terry Jones, che preparava un documentario storico per la BBC sulle crociate. Quel viaggio nel passato di Venezia mi ha appassionato fino a farmi desiderare di ricreare quelle atmosfere lontane, come i sontuosi banchetti del Settecento: così è nato il Ballo del Doge, che quest'anno festeggerà i trent'anni dalla prima realizzazione. Per questo evento confeziono tutti gli abiti non solo per gli artisti, circa un centinaio, ma anche per i miei clienti. Inoltre, creo anche le scenografie, coadiuvata da esperti del mestiere, scegliendo i soggetti e gli sfondi in legno, che vengono dipinti a mano, come per una rappresentazione teatrale. È il lavoro di un intero anno per un sogno che dura una sola notte. Nel 1999 ho avuto l'onore di essere scelta da Stanley Kubrick per la realizzazione delle maschere utilizzate nell'ultimo capolavoro del Maestro del cinema, Eyes wide shut.» Tanti i riconoscimenti, tra i quali quello di Cavaliere della Repubblica Italiana per ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, dell'economia.
Cosimo De Vita
Via de' Bardi 30 50125 Firenze Tel. +39 393 2841149 cosimodevita.com
Un bisnonno che negli anni Venti realizzava le poltrone per le sale cinematografiche, un nonno architetto, un padre decoratore: con questi precedenti in famiglia, si può tranquillamente affermare che Cosimo De Vita è un figlio d'arte che ha respirato la creatività fin da bambino. «Ho capito che questo è un lavoro da cui non riesco ad allontanarmi. Ogni volta che ho provato ad accantonarlo sono sempre tornato sui miei passi. Come accadde in un pomeriggio quando, seduto sulle gradinate di Santo Spirito, mi venne un’idea che tramutai subito in disegno: lo schienale di una sedia che prende la forma della Basilica di Santo Spirito. Così è nato il progetto Cityng, una linea di sedute monumentali che parla di condivisione e appartenenza, composta da 16 sedie rappresentanti i monumenti simbolo del mondo,» racconta il giovane artigiano. «Mi definisco un “artiginer”, un po' artigiano e un po' designer. La mia arte si sforza di trasformare un oggetto quotidiano in un’opera metafisica incorporando memoria ed esperienza nel design. La sedia diventa un oggetto simbolico, che racchiude la città e i suoi valori. Cityng è un viaggio tra Occidente e Oriente, tra tradizione e modernità; le sedie sono realizzate artigianalmente in legno massello, ma anche decorate da un pantografo a controllo numerico,» spiega Cosimo. Il suo laboratorio è un affascinante grande scantinato in via de’ Bardi a Firenze dove si trovano tutti gli strumenti del mestiere che Cosimo utilizza per realizzare le sue sedute. Per rifinire gli schienali si avvale dell'aiuto dell'azienda Savio Firmino, con la quale collabora. Così nascono le cupole della Basilica di San Marco, la facciata di Santo Spirito, di Santa Maria Novella, di Santa Croce e di San Lorenzo, le cuspidi di un minareto, le sagome delle pagode cinesi. «Ogni sedia è un esemplare unico e può essere modificata e personalizzata su richiesta del cliente,» spiega Cosimo. Il suo è il racconto di una grande passione unita a originalità e contemporaneità, per una storia che parte proprio da Firenze. Cosimo De Vita è stato al Salone del Mobile ospite di Rossana Orlandi.
Crizu
Corso Magenta 31
16125 Genova
Tel. +39 338 8366521 crizu.it
operiamo nessun taglio, nessuna “mutilazione”, solo tante pieghe che trasformano ogni volume in scultura, in lampada, in complemento d’arredo. Tutte le pagine vengono piegate a mano, una ad una, con arte e pazienza fino a quando il vecchio volume si trasforma in una nuova e meravigliosa scultura di carta,» spiega Anna. Vecchi manuali ed enciclopedie rinascono in sofisticati pezzi di design. «La forma cambia, ma il libro rimane intatto: lo si può ancora leggere e scorrere o, più semplicemente, si può ammirare la sua metamorfosi in oggetto d'arte e di design, rinnovato. Poetico nella sua semplicità.»
Un gioco di pieghe composte in modo da formare divertenti sculture di carta, artisticamente concepite. Un'idea nata per caso, in una galleria di New York, ammirando un libro cinese ritagliato al suo interno e trasformato in scultura. Così è nata l'avventura di Crizu, laboratorio artistico genovese aperto una ventina di anni fa da Cristina Corradi Bonino, abile restauratrice della carta, che ha deciso di dedicarsi alla metamorfosi dei libri, da sempre sua grande passione.
Oggi nell'atelier c'è Anna Bonino, figlia di Cristina, che ha raccolto il testimone di questo bellissimo progetto: abilissima nella tecnica appresa dalla madre e pervasa dalla sua stessa passione, continua con grande talento a creare questi magnifici pezzi unici.
Nel laboratorio, Anna svolge le fasi di piegatura e “messa in piega”, mentre a due abili artigiani è affidato il compito di realizzare le basi in legno delle singole creazioni e le teche in plexiglass.
«È appassionante dedicarsi alla metamorfosi dei libri, quelli destinati al macero, e farli rivivere in una nuova veste, mantenendone però l’integrità,» confida l'artigiana. «Non
Un paio d'anni fa ai libri scultura è stata affiancata anche una linea di gioielli, in edizione limitata, quali orecchini e collane. Composti da pagine alle quali vengono alternati vari materiali come perle, pietre dure, cristalli. «Per dare un ruolo anche alle pagine singole, recentemente abbiamo iniziato a creare dei petali di fiori,» conclude Anna Bonino. Tutte le creazioni di Crizu sono interamente realizzate a mano, in atelier. Sono ovviamente pezzi unici perché unici sono i libri che vengono utilizzati. «Questi oggetti sono intrisi di ricordi e diventano sempre più belli con il passare del tempo. Piegare le pagine è un po' come portare elementi di storia, di cultura e di bellezza al pezzo finito.»
Piazza Beccaria 6
21100 Varese
Tel. +39 0332 241227
Buosi store e B-Academy
Via Baracca 18
Venegono Superiore (VA)
Tel. +39 0331 857492 buosi.it
Denis Buosi è uno straordinario pasticciere che ha saputo sviluppare l'attività iniziata dai suoi genitori nel 1958, specializzandosi nella creazione di prodotti dolciari e di cioccolato, fino a vincere numerosi premi internazionali e aprire a Venegono Superiore, in provincia di Varese, la Buosi Academy per trasmettere il suo sapere alle nuove generazioni. Anzitutto ai suoi figli, Andrea e Lorenzo, che si sono già distinti nel firmamento culinario. «Nel nostro laboratorio selezioniamo le migliori eccellenze italiane come le mandorle della Val di Noto, i pistacchi di Bronte, le nocciole e i marroni del Piemonte,» spiega Denis. «I nostri prodotti di pasticceria sono preparati solo con ingredienti di primissima qualità, attentamente scelti e miscelati, senza utilizzo di grassi vegetali idrogenati, aromi chimici e alcun tipo di conservante. Cerchiamo anche di valorizzare il territorio circostante utilizzando alimenti e ingredienti tipici come le pesche di Monate e il latte e la panna della centrale di Varese.»
Ma oltre alla sua attività nel campo della pasticceria e dell'insegnamento, Denis ha anche un'altra passione, decisamente ludica. Infatti, il Maestro Cioccolataio si diletta nel creare mille forme e silhouette che vanno dagli animaletti alle automobili, dagli stemmi alle lettere dell'alfabeto in cioccolato al latte o fondente.
Denis ha anche creato la linea
Giocolato all'interno della quale propone giochi quali la dama, gli scacchi, il circuito della Formula
Uno, attrezzi da lavoro realizzati interamente in cioccolato. Oltre a questi, Buosi confeziona anche scatole ad hoc, contenenti lettere di cioccolato, per formare dolci parole da regalare. La creatività di Denis Buosi non ha limiti: i soggetti spaziano dal tema natalizio a quello pasquale, dalla Festa della Mamma o del Papà, per finire con il salame di cioccolato. «Con il cioccolato si può realizzare qualsiasi forma: un logo aziendale, un oggetto o un accessorio di abbigliamento...
Basta creare uno stampo, scegliere la tipologia di cioccolato preferita e il gadget in cioccolato è fatto!»
Tra i corsi organizzati nell'ampio laboratorio a vista, ci sono anche quelli per bambini, che possono poi gustare i disegni da loro realizzati.
Villa Milano
Via San Carpoforo 3
20121 Milano
Tel. +39 02 804279 villa.it
Villa Milano è una storica oreficeria di Milano dove si possono trovare gioielli di straordinaria eleganza, molti dei quali realizzati con il tessuto Villa, un intreccio di fili d'oro brevettato da Giuseppe, figlio del geniale Benvenuto, bis bisnonno delle attuali proprietarie, che iniziò l'attività orafa nel 1876. Orafo, scultore e alchimista di grande fama, con le sue creazioni di gioielli e sculture partecipò alle grandi esposizioni universali dell'epoca vincendo la medaglia d'oro all'Expo di Parigi del 1889 grazie alla scultura cubo in argento scomponibile, modernissima per l'epoca. Di generazione in generazione la vena artistica della famiglia non si è mai estinta. Oggi a continuare l'attività sono Alice e Francesca Villa, figlie di Marco, che rappresentano la quinta generazione e proseguono con passione nella tradizione familiare. Da poco trasferita dalla storica sede di via Manzoni, la nuova boutique si trova in Brera, in via San Carpoforo: nel laboratorio a vista inaugurato nel 2021 si possono ammirare i maestri orafi che, muniti di minuscoli strumenti del mestiere, danno vita a meravigliosi bracciali, anelli, spille e collane con pietre preziose, molti dei quali creati su misura per i clienti. Tra le creazioni più particolari che continuano a rendere famosa la gioielleria ci sono i gemelli “dai mille volti”: in oro e pietre dure, smaltati col muso di un bassotto, in osso con la sembianza di un cane carlino; animali di tutti i tipi, in pietra dura incisa e scolpita; con una foglia di edera, una sfera decorata e dipinta come una mappa geografica, con gli angioletti, con le conchiglie, con la pallina da golf, con una vela. Recentemente sono venuti ad arricchire la collezione anche elementi in alluminio, geodi, fossili in pietra lavica, meteoriti. Gemelli di ogni forma e materiale, creativi, ironici, giocosi, eleganti e raffinatissimi, con una tale varietà di soggetti e di fattura che è veramente difficile attuare una scelta.
Argenterie
Giovanni Raspini
Largo Torricelli 1
52041 Pieve al Toppo, Civitella in Val di Chiana (AR)
Tel. +39 057 5410330 giovanniraspini.com
Da oltre cinquant'anni
Giovanni
Raspini dà vita a preziosi manufatti che realizza nella sua terra, la Toscana, coadiuvato da esperti artigiani. I gioielli creati nei suoi laboratori si distinguono non solo per l’originalità, ma per quel pizzico di ironia e giocosità che sono alla base di ogni sua creazione. Come i bracciali con i coccodrilli, i charms con le rane, le spille con i granchi, le cornici portafotografie costellate di margherite. «Quando ho deciso di dare un'impronta diversa alla mia produzione, agli inizi degli anni Novanta, ho creato le cornici Margherita: non immaginavo che avrei riscosso tanto successo,» confida il designer. Il dialogo fra la tradizione orafa italiana e il desiderio di proporre modelli sempre nuovi trova spazio nei suoi laboratori, dando vita a nuovi manufatti attraverso il fuoco e le sapienti mani degli artigiani. «Nei nostri laboratori scolpiamo idee per trasformarle in gioielli,» continua Raspini. «Creiamo i nostri oggetti a mano grazie a tecniche di lavorazione millenarie, in primis quella a cera persa. Nell'arte orafa, l'idea è come il vento di un'intuizione, un sogno a occhi aperti. Costruire un gioiello, per me, è come costruire una scultura in miniatura, equilibrata e perfetta in ogni sua parte.» Raspini ripercorre il suo passato: «Gli anni Novanta sono stati un momento di grande cambiamento per l’azienda, nata nel 1972; i charms, l’argenteria da tavola e da scrivania, sono diventati sempre più importanti nell’offerta del nostro brand e tra questi alcuni pezzi per l’arredo quali le cornici Margherita, che incarnano perfettamente lo stile aziendale, tanto da diventare un best seller non solo in Italia.» È con il nuovo millennio però che la trasformazione dell’azienda si compie a pieno. Giovanni Raspini comincia a progettare e realizzare preziosi da indossare che, seguendo un'evoluzione partita dai charms, giungono a modelli più elaborati.
I gioielli in argento e in argento dorato assumono mille forme divertenti e perfette, dagli esemplari di diverse razze canine alle lucertole, dalle pantere alle rane e alle anatre, dalle coccinelle ai quadrifogli e ai fiocchi di neve. Creazioni uniche e preziose, straordinario connubio tra artigianalità, ironia e qualità made in Italy.
Ad affiancare nel lavoro Giovanni ci sono la figlia Costanza e il suo socio alter ego Claudio Arati, che condivide con lui la stessa passione. Sempre attento alle iniziative culturali, Raspini è promotore di mostre sulle tradizioni orafe e di varie manifestazioni volte a sostenere e a promuovere l'artigianato italiano.
Judith Sotriffer
Strada Pedetliva 18 39046 Ortisei (BZ) Tel. +39 333 4606593 giocolegnovalgardena.com
Judith Sotriffer è un'abilissima artigiana che ha deciso di riportare a nuova vita un'antica attività per la quale il suo Paese, Ortisei, era famoso fin dal Seicento.
«Nei secoli passati quasi tutti gli abitanti della Val Gardena lavoravano il legno, che era la prima fonte di reddito del Paese, ricco di boschi,» spiega Judith. «Molti di loro si erano specializzati nell'intaglio e nella realizzazione di giocattoli che venivano venduti nei mercati e nelle fiere di molte città, anche straniere, con grande successo. Si pensi che le bambole della Val Gardena erano diventate famose anche in Olanda e che il Childhood Museum del Victoria & Albert di Londra ne ha in esposizione circa 130 esemplari, tra i quali 12 bambole appartenute alla regina Vittoria. Di fianco al Covent Garden c'è ancora un negozio che all'epoca vendeva le bambole della Val Gardena e che le vende ancora!» Figlia di un artista e della proprietaria di uno storico negozio di giocattoli a Ortisei, Judith Sotriffer è stata abituata fin da bambina ad apprezzare il bello.
«Io sono sempre stata affascinata da questi giochi-sculture, così ho deciso di riportare in vita la nostra antica tradizione, fiorente fino agli anni Trenta del secolo scorso. Poi sono arrivate le bambole in cellulosa e i peluche che hanno soppiantato i giocattoli in legno. In casa avevamo alcuni esemplari di bambole: ho cominciato a smontarle, per scoprire come erano state fatte, mi sono documentata studiando sui libri, poi ho aperto un laboratorio nel 1985 e mi sono messa all'opera.»
Già all'ingresso del laboratorio si viene avvolti dal profumo della colla e del cirmolo mescolati insieme. Sugli scaffali un'infinità di pinocchi, cavallini e bambole dalla faccia tonda, sorridenti, dinoccolate e sottili, realizzate a mano una per una. Di tutte le misure. Sui tavoli da lavoro sgorbie, lime, raspe, scalpelli, pennelli, barattoli di colori, colla. E un tornio per modellare. Capelli e scarpe nere, calzine bianche, occhi azzurri: ogni bambola gardenese è composta da ben 17 parti. Judith intaglia ogni singolo pezzo, dipinge, fissa con la vernice i colori, assembla, fino a dar vita ai suoi pezzi unici. Che sono richiesti da varie parti del mondo, dall'America alla Svezia fino all'Australia e alla Nuova Zelanda. «La bambola non è solo un giocattolo, è un'amica con la quale ci si confida. È il primo approccio ludico di un bambino, la prima arte che lo fa riflettere, che ne stimola la fantasia. È come un amuleto affettuoso, conosciuto fin dall'epoca degli Etruschi, da tenere stretto a sé: con un pizzico di magia,» conclude sorridendo Judith Sotriffer.
L'Arcolaio
Via Giovanni Fabbri
Zona Industriale Sant’Atto
64100
Teramo
Tel. +39 0861 587095
Olga: +39 392 7931430 larcolaio.it ma sempre jacquard, sulla storica tela Pienza.»
Diverse sono le proposte de L'Arcolaio: la linea Identity, dove vengono sperimentate le costruzioni jacquard e le varie tinture; la linea Ambienti Italiani dove le artigiane si dilettano a raccontare, attraverso tessuti jacquard o ricamati, suggestioni del nostro Bel Paese; e la linea Alma, concepita durante la primavera del 2020, per tradurre in tessuto l'esigenza di leggerezza rispetto alla cupezza di quel momento storico.
Tra i motivi decorativi, spiccano i polipi giganti, gli ombrelloni, i pesci e le sirene, i cervi, le stelle marine, i volti di donne. Un universo giocoso, da realizzare anche su misura.
Olga, Chiara e Mariana Perticara sono tre sorelle che hanno ereditato dal nonno Antonio, oltre all'azienda con una decina di telai, anche la passione per la tessitura con un chiodo fisso per le fibre naturali, le costruzioni jacquard dei tessuti e i manufatti tessili ricercati. Racconta Olga: «Nonostante i nostri settant'anni di tradizione familiare alle spalle, noi sorelle amiamo metterci in gioco e sperimentare tecniche diverse come il ricamo, la tintura e la stampa, con lo scopo di creare qualcosa di originale. Sentiamo che i tessuti jacquard appartengono al nostro DNA, ma amiamo i tessuti di ogni genere, purché originali e sostenibili. Lavoriamo con il lino, il cotone, la canapa e la lana.» Tra le ultime creazioni de L'Arcolaio ci sono i cipressi della Val d’Orcia: «Sono venuti fuori da un telaio, con tante armature diverse, nel tentativo di replicarne l’unicità; poi, dopo pochi anni, sono diventati ricami, quasi stilizzati, per rendere l'immagine del loro stagliarsi sull’orizzonte; da un anno sono anche stampati,
Conclude Olga: «È incredibile come da un diverso intreccio di fili possano nascere sempre cose nuove e originali. Abbiamo letteralmente rimesso mano a quello che tesseva nostro nonno – riproponendo lo stesso intreccio di ordito e trama – e abbiamo provato a dare un senso contemporaneo. Ci sentiamo delle privilegiate per aver avuto la fortuna di incontrare, nel corso degli anni, artisti di una rara sensibilità che collaborano con noi, quali Elisabetta Bovina e Carlo Pastore, di Elica Studio, e Monica Zani. Insieme a loro abbiamo inventato tanti nuovi motivi per le nostre tele.»
Ottavia Moschini
10, Avenue Junot
75018 Parigi
Tel. +33 06 24484933 ottaviamoschini.com
Piena di idee e di iniziative, Ottavia Moschini è una giovane decoratrice sempre in giro per il mondo. Munita di pennelli e di colori, è in grado di cambiare volto alle pareti trasformando anche le stanze più anonime in ambienti da sogno. Dai castelli in Austria, Bavaria, Francia alle abitazioni milanesi, dai grandi alberghi di Parigi, Firenze e Venezia ai casali in Toscana fino a Soho (New York). Nel 2007 ha diretto il padiglione del Libano alla cinquantaduesima Biennale di Venezia.
«Ho sempre avuto la passione per il disegno,» ci racconta Ottavia. «Fin da bambina copiavo quadri a olio e dipingevo porcellane. Poi grazie agli anni a bottega dal Maestro Melli che mi ha portato a restaurare il Mantegna, alla scuola Van Der Kelen-Logelain in Belgio e a corsi specifici alla Royal Academy di Londra ho messo a fuoco quello che avrei voluto fare “da grande”.»
Oggi che le sue abilità tecniche si sono arricchite di esperienza e affinate, l'abile pittrice è in grado non solo di realizzare qualunque decoro su pareti, stoffe, carte, ma anche di consigliare i disegni appropriati per rendere più armoniosa una casa. «Il mio è un mestiere ludico,» racconta. «Già il fatto di trasformare le pareti, di creare degli effetti ottici che ingannano la vista ha in sé un pizzico di giocosa ironia. Una decorazione molto apprezzata anche dai bambini, che a volte sono i destinatari dei dipinti. Spesso “sfondiamo le pareti” disegnando intere foreste, oppure serre con piante esotiche: un modo di giocare con l'habitat ricostruendolo su misura. Dopo aver elaborato il progetto con il committente e creato il bozzetto, procedo dipingendo con i colori direttamente sulle pareti o sulla carta, senza tratteggiare prima un disegno. Per dare maggiore spontaneità all'opera. Molti lavori vengono oggi realizzati su pannelli di carta per permettere eventuali spostamenti in ambienti diversi,» conclude Ottavia Moschini. «Per me oltre a un lavoro il mio è un gioco,» confessa sorridendo la straordinaria artigiana che ha appena finito di riprodurre degli elaborati disegni con ogni tipo di vegetazione e insetti su delle tele in seta destinate a sostituire delle tende ormai lacerate dal tempo che erano state ideate dall'architetto Mongiardino. E forse è questo il segreto del suo successo: vivere la sua arte come un gioco e trasmettere gioia.
Studio Elica
Via San Felice 48
40122 Bologna
Tel. +39 348 3825919 elicastudio.it
La curiosità è la loro molla che quotidianamente, da quasi quarant'anni, li spinge a sperimentare materiali, forme, a elaborare disegni e decori, spaziando nei campi più svariati del design e dell'artigianato.
Elisabetta Bovina e Carlo Pastore si sono incontrati a Faenza, alla Scuola superiore di ceramica, e da allora hanno iniziato una collaborazione e un sodalizio, di lavoro e di vita, che non ha mai smesso di crescere. Il loro quartier generale è una storica vineria nel centro di Bologna: l'insegna del 1928 riporta ancora la scritta La Vinicola. Oltre l'ingresso una serie di stanze e stanzette dove avvengono le diverse fasi delle creazioni di ceramica, la cottura nei quattro forni ad alta temperatura, i torni per modellare l'argilla, i tavoli per la pittura. Racconta Elisabetta: «Nelle cantine sottostanti abbiamo spesso organizzato eventi, mostre collettive di artisti, spettacoli. Perché amiamo sperimentare e siamo innamorati di tutti i materiali, mai fissati su uno solo. Il nostro lavoro è un mezzo per esprimerci, per raccontare delle storie. Per alcune delle nostre creazioni abbiamo preso spunto dal gioco della Smorfia con i cuori napoletani. L'idea è l'utilizzo di un'icona pop come il cuore reinterpretato con richiami anatomici e fortemente italiano.» Nell'ampio laboratorio si possono ammirare i loro vasicuore, con tanto di arterie in bella vista per acqua e fiori, e poi piedi, mani, parti del corpo umano. Il tutto riveduto con sapienza, fantasia e tanta ironia da questi straordinari designer e maestri artigiani. Abilissimo nella decorazione è Carlo Pastore, vero artista del pennello, mentre Elisabetta cura la creazione materica degli oggetti.
I loro clienti sono cittadini del mondo: dal Giappone agli Stati Uniti, dagli Emirati Arabi al nord Europa.